GPII 1993 Insegnamenti - Arrivo all'aeroporto di Mérida - Messico

Arrivo all'aeroporto di Mérida - Messico

Titolo: Vengo per condividere la vostra fede

Signor Presidente degli Stati Uniti Messicani, Venerabili Confratelli nell'Episcopato, Autorità, Carissimi fratelli e sorelle,


1. Mi riempie di gioia trovarmi di nuovo in questa terra benedetta del Messico, che per i disegni di Dio ha ricevuto la Buona Novella della salvezza cinque secoli or sono, e che nel corso della sua storia, ha dato tante prove di vigorosa fede cristiana e di fedeltà alla Chiesa.

Evocando le giornate profondamente condivise con i carissimi figli e figlie di questo nobile Paese, durante le mie precedenti visite pastorali, mi giunge alla mente e al cuore il ricordo dei grandi valori che caratterizzano il popolo messicano: le sue pure radici cristiane, la fede e la pietà delle sue genti, in particolar modo la devozione mariana, il suo spirito di accoglienza, di ospitalità, la sua fermezza dinanzi alle avversità, il suo spontaneo affetto verso il Successore di Pietro.


2. Sono lieto di salutare, in primo luogo, il Presidente della Repubblica, che mi ha appena ricevuto a nome del Governo e del popolo di questa cara Nazione, e gli esprimo la mia più viva gratitudine per le affettuose parole di benvenuto che ha voluto rivolgermi, e anche per il suo invito a visitare questa amata terra dello Yucatàn. Saluto anche le altre Autorità civili e militari, alle quali esprimo anche la mia riconoscenza per la loro presenza e per la loro collaborazione nella preparazione del programma stabilito.

I miei sentimenti di gratitudine si trasformano in un abbraccio affettuoso ai miei Confratelli nell'Episcopato; in modo particolare al Cardinale Ernesto Corripio Ahumada, Arcivescovo di Messico, a Mons. Adolfo Suarez Rivera, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza dell'Episcopato Messicano, e all'Arcivescovo di questa Arcidiocesi dello Yucatan, Mons. Manuel Castro Ruiz.

In questa circostanza, non posso fare a meno di dedicare un ricordo carico di emozione a un altro benemerito Pastore che oggi sarebbe stato qui presente tra noi se la barbara e ingiustificabile violenza non avesse falciato la sua vita: il Cardinale Juan Jesus Posadas Ocampo, Arcivescovo di Guadalajara.

Il mio pensiero si rivolge anche ai cari sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli cristiani, così come a tutti i figli della grande Nazione messicana, dallo Yucatan alla Bassa California, a cui rivolgo attraverso la radio e la televisione il mio saluto pieno di affetto.


3. Con questo viaggio apostolico - essendo ancora recenti le commemorazioni del V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo - desidero, innanzitutto, rendere omaggio ai discendenti degli uomini e delle donne che popolavano il continente americano quando la Croce di Cristo fu piantata quel 12 ottobre del 1492. Essi sono eredi di nobili popoli e culture, che con legittimo orgoglio possono vantarsi di possedere una visione della vita permeata di senso religioso.

Rendo fervide grazie a Dio che mi concede il tanto desiderato incontro con i fratelli indigeni, a cui rivolgo già da ora il mio affettuoso saluto.

Vengo come araldo di Cristo e a compimento della missione, affidata all'apostolo Pietro e ai suoi Successori, di confermare nella fede i fratelli (Cfr. Lc 22,32). Vengo come pellegrino dell'amore e della speranza, con il desiderio di alimentare l'impulso evangelizzatore e apostolico della Chiesa in Messico. Vengo anche per condividere la vostra fede, le vostre angosce, le vostre gioie e le vostre sofferenze. Vengo a celebrare in questa terra benedetta del Mayab, - culla di una gloriosa civiltà - Gesù Cristo, che ha affidato alla sua Chiesa il compito di proclamare nel mondo intero il suo messaggio di salvezza.


4. La Chiesa cattolica, che ha accompagnato la vita di questa Nazione per cinque secoli della sua storia, rinnova la sua volontà di servizio alla grande causa dell'uomo, all'edificazione della civiltà dell'amore, che renda possibile una società più giusta e fraterna nella quale l'ideale di solidarietà trionfi sull'effimera pretesa di dominio. Con questa visita desidero anche riaffermare l' impegno dei cattolici messicani a favore del bene comune ed esortarli a uno sforzo ancora più generoso.

Con la fiducia posta in Dio e sentendomi molto unito agli amati figli del Messico, do inizio alla mia visita apostolica che affido alla materna protezione di Nostra Signora di Guadalupe, mentre imparto la mia benedizione a tutti, ma in modo particolare ai poveri, ai malati, agli emarginati, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.

Sia lodato Gesù Cristo! 17/01/19102 Pag. 19498

Data: 1993-08-11 Data estesa: Mercoledi 11 Agosto 1993

Con i rappresentanti delle comunità indigene del Messico - Mérida

Titolo: Voglio rendere omaggio ai popoli indigeni dell'America

Carissimi fratelli e sorelle, rappresentanti dei popoli indigeni del Continente americano,


1. Provo un grande piacere nello stare con voi oggi nello Yucatan, splendido esponente della civiltà Maya, per avere questo incontro che così tanto ho desiderato, con il quale voglio rendere omaggio ai popoli indigeni dell'America.

Era mio desiderio effettuare questa peregrinazione verso uno dei luoghi più rappresentativi della gloriosa cultura Maya, l'anno scorso, come momento rilevante della commemorazione del V Centenario dell'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. Oggi quel vivo desiderio diventa realtà e rendo ferventi grazie a Dio, ricco di misericordia, che mi permette di condividere questa giornata con i discendenti degli uomini e delle donne che popolavano questo Continente quando fu piantata la Croce di Cristo quel 12 ottobre del 1492.


2. A voi dunque, cari fratelli e sorelle che siete convenuti a questo appuntamento a Izamal, porgo il mio saluto pieno di affetto insieme con la mia parola di incoraggiamento. Tuttavia il mio messaggio odierno non si rivolge solamente a coloro che sono qui presenti, ma va oltre i confini geografici dello Yucatan per abbracciare tutte le comunità, le etnie ed i popoli indigeni dell'America: dalla penisola dell'Alaska alla Terra del Fuoco.

Nelle vostre persone vedo con gli occhi della fede le generazioni di uomini e donne che ci hanno preceduto nel corso della storia, e desidero esprimervi ancora una volta tutto l'amore che la Chiesa vi professa. Siete i continuatori dei popoli tupi-guarani, aymara, maya, quechua, chibcha, nahualt, mixteco, araucano, yanomani, guajiro, inuit, apaches e di tantissimi altri che sono stati creatori di gloriose culture, come quelle azteca, maya, inca.

I vostri valori ancestrali e la vostra visione della vita, che riconosce la sacralità dell'essere umano e del mondo, vi hanno portato, grazie al Vangelo, ad aprire il cuore a Gesù, che è "la Via, la Verità e la Vita" (Jn 14,6).

Rivolgo un saluto particolare, pieno di affetto, ai numerosi sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi indigeni, la cui presenza a Izamal ci riempie di gioia e infonde viva speranza in tutta la Chiesa come protagonisti e ministri nell'urgente compito della nuova evangelizzazione delle sue comunità ed etnie.


3. Vengo in questa terra benedetta del Mayab nel nome di Gesù Cristo, povero e umile che ci diede come segnale della sua realtà messianica l'annuncio della Buona Novella ai poveri (Cfr. Mt 11,6); di questo Gesù che provava compassione per le moltitudini, che venivano da tutte le parti ad ascoltare la sua parola, "perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore" (Mt 9,36). Vengo per compiere la missione affidatami dal Signore di confermare nella fede i fratelli (Cfr. Lc 22,32). Vengo a portarvi un messaggio di speranza, di solidarietà, di amore.

Nel vedervi, cari fratelli e sorelle, il mio cuore si eleva in azione di grazie a Dio per il dono della fede che, come un grande tesoro, hanno coltivato i vostri antenati, e che voi cercate di incarnare nella vita e di trasmettere ai vostri figli. Mi vengono alle labbra le parole di Gesù: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). Questa preghiera di Cristo risuona oggi con una eco particolare a Izamal, perché ai semplici di cuore Dio volle mostrare le ricchezze del suo Regno.


4. Dai primi passi dell'evangelizzazione, la Chiesa cattolica, fedele allo Spirito di Cristo, fu difensore instancabile degli indios, protettrice dei valori che aveva nelle sue culture, promotrice di umanità di fronte agli abusi dei colonizzatori talvolta senza scrupoli, che non seppero vedere negli indigeni dei fratelli e dei figli dello stesso Padre Dio. La denuncia delle ingiustizie e dei soprusi, fatta da Bartolomé de Las Casas, Antonio de Montesinos, Vasco de Quiroga, José de Anchieta, Manuel de Nobrega, Pedro de Cordoba, Bartolomé de Olmedo, Juan del Valle e tanti altri, fu come un clamore che favori una legislazione ispirata al riconoscimento del valore sacro della persona e, al tempo stesso, testimonianza profetica contro gli abusi commessi all'epoca della colonizzazione. Quei missionari, che il Documento di Puebla qualifica come "intrepidi lottatori per la giustizia ed evangelizzatori della pace" (n.8), non erano mossi da ambizioni terrene né da interessi personali, ma dalla urgente chiamata ad evangelizzare dei fratelli che ancora non conoscevano Gesù Cristo. "La Chiesa - leggiamo nel Documento di Santo Domingo - incontrandosi con i gruppi nativi, cerco sin dal principio di accompagnarli nella lotta per la loro stessa sopravvivenza, mostrando loro il cammino di Cristo Salvatore, dalla ingiusta situazione di popoli vinti, invasi e trattati come schiavi" (n. 245).


5. Con questo viaggio apostolico desidero, anzitutto, celebrare la vostra fede, sostenere la vostra promozione umana, affermare la vostra identità culturale e cristiana. La mia presenza in mezzo a voi vuole anche essere un appoggio deciso al vostro diritto ad uno spazio culturale, vitale e sociale, come individui e come gruppi etnici.

Portate in voi, fratelli e sorelle indigeni dell' America, una ricca eredità di saggezza umana, e, nello stesso tempo, siate depositari delle aspettative dei vostri popoli di fronte al futuro. La Chiesa, da parte sua, afferma apertamente il diritto di ogni cristiano al suo patrimonio culturale, come qualcosa di inerente alla sua dignità di uomo e di figlio di Dio. Nei suoi genuini valori di verità, di bene e di bellezza, tale patrimonio deve essere riconosciuto e rispettato. Sfortunatamente bisogna dire che non sempre è stata debitamente apprezzata la ricchezza delle vostre culture, né sono stati rispettati i vostri diritti come persone e come popoli. L'ombra del peccato si è proiettata anche in America nella distruzione di non poche delle vostre creazioni artistiche e culturali, e nella violenza di cui tante volte siete stati oggetto.

La Chiesa non desiste dal suo impegno di inculcare a tutti i suoi figli l'amore verso la diversità culturale che è manifestazione della peculiare identità cattolica - universale - del popolo di Dio. Consapevoli di questa realtà, i Vescovi riuniti a Santo Domingo, nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, si sono impegnati a "contribuire efficacemente a frenare e a sradicare le politiche tendenti a far scomparire le culture autoctone come mezzi di integrazione forzata; o, al contrario, politiche che mirano a mantenere gli indigeni isolati ed emarginati dalla realtà nazionale" (n.251).


6. Guardando le vostre realtà oggettive, devo dirvi che la Chiesa contempla i vostri autentici valori con amore e speranza. Nel messaggio che ho rivolto alle popolazioni indigene in occasione della commemorazione del V Centenario dell'inizio della evangelizzazione in terra americana, ho segnalato che "la semplicità, l'umiltà, l'amore per la libertà, l'ospitalità, la solidarietà, l'attaccamento alla famiglia, la vicinanza alla terra e il sentimento di contemplazione, sono altrettanti valori che la memoria indigena dell'America ha conservato fino ai nostri giorni e costituiscono un contributo tangibile che si palpa nell'animo latinoamericano". Per tutto ciò, il Papa incoraggia le popolazioni autoctone dell'America affinché conservino con sano orgoglio la cultura dei loro antenati.

Siate coscienti delle ancestrali ricchezze dei vostri popoli e fatele fruttificare. Siate coscienti, soprattutto, del grande tesoro che, per la grazia di Dio, avete ricevuto: la fede cattolica. Alla luce della fede in Cristo farete si che i vostri popoli, fedeli alle loro legittime tradizioni, crescano e progrediscano, sia in senso materiale che spirituale, diffondendo così i doni che Dio ha concesso loro.


7. Conosco anche le difficoltà della vostra situazione attuale e desidero assicurarmi che la Chiesa, come Madre sollecita, vi accompagna e vi sostiene nelle vostre legittime aspirazioni e giuste rivendicazioni. So di non pochi fratelli e sorelle che sono stati sradicati dai loro luoghi d'origine, essendo stati privati anche delle terre in cui vivevano. Esistono anche molte comunità indigene, in tutta l'estensione del Continente americano, che soffrono di un alto grado di povertà. Per questo, "il mondo non può sentirsi tranquillo e soddisfatto dinnanzi alla situazione caotica e sconcertante che si presenta davanti ai nostri occhi: nazioni, settori della popolazione, famiglie ed individui sempre più ricchi e privilegiati di fronte a popoli, famiglie e moltitudini di persone afflitte dalla povertà, vittime della fame e delle malattie, senza degna dimora, servizi sanitari, accesso alla cultura" (Santo Domingo, 12 ottobre 1992).

Come cristiani, non possiamo restare indifferenti dinnanzi alla situazione attuale di tanti fratelli privati del diritto ad un lavoro onesto, di tante famiglie afflitte dalla miseria. Certamente non si possono negare i buoni risultati ottenuti in alcuni paesi latinoamericani mediante lo sforzo congiunto della iniziativa pubblica e di quella privata. Questi risultati, tuttavia, non devono essere un pretesto per trascurare i difetti di un sistema economico il cui motore principale è il lucro, dove l'uomo si vede subordinato al capitale, convertendosi in un pezzo della immensa macchina produttiva, ed essendo il suo lavoro ridotto ad una semplice merce in balia delle oscillazioni della legge dell'offerta e della domanda.


8. Sono situazioni molto serie, fin troppo note, che stanno reclamando soluzioni drastiche che facciano valere le ragioni della giustizia. La dottrina sociale della Chiesa è stata costante nel difendere il concetto secondo cui i beni della creazione sono stati destinati da Dio al servizio e per l' utilità di tutti i suoi figli. Quindi nessuno se ne deve appropriare o li deve distruggere irrazionalmente dimenticando le esigenze superiori del bene comune.

Per tutto ciò desidero rivolgermi agli organi responsabili nell'ambito della promozione sociale in tutto il Continente, per invitarli ad impiegare tutti i mezzi a loro disposizione per attenuare i problemi che oggi affliggono gli indigeni, in modo che i membri di queste comunità possano condurre una vita più degna come lavoratori, cittadini e figli di Dio. Da Izamal, culla della gloriosa cultura maya, desidero lanciare anche un appello alle società sviluppate affinché, superando gli schemi economici che si orientano esclusivamente verso il beneficio, cerchino delle soluzioni reali ed effettive ai gravi problemi che affliggono estesi settori di popolazione del Continente.

Cari fratelli e sorelle indigeni: nel vedervi qui così numerosi, riuniti dalla comune fede cristiana per incontrarvi con il successore dell' apostolo Pietro, sento il dovere di rivolgervi un appello alla solidarietà, alla fratellanza senza frontiere. Il sapervi figli dello stesso Dio, redenti dal sangue di Gesù Cristo, deve spingervi, sotto l'impulso della fede, a promuovere solidalmente le condizioni necessarie che facciano delle società in cui vivete un luogo più giusto e fraterno per tutti. Questa solidarietà, cui vi invito come Pastore della Chiesa universale, affonda le sue radici non in ideologie dubbiose e passeggere, ma nella perenne verità della Buona Novella che ci ha portato Gesù.


9. Di fronte a non pochi fattori negativi che a volte potrebbero portare al pessimismo e allo scoraggiamento, la Chiesa continua ad annunciare con forza la speranza in un mondo migliore, perché Gesù ha vinto il male ed il peccato. La Chiesa non può in nessun modo lasciarsi strappare da qualche ideologia o da qualche corrente politica la bandiera della giustizia, che è una delle prime esigenze del Vangelo e, allo stesso tempo, è frutto della venuta del Regno di Dio.

Questo fa parte dell'amore preferenziale per i poveri e non può svincolarsi dai grandi principi ed esigenze della dottrina sociale della Chiesa, il cui "oggetto primario è la dignità personale dell'uomo, immagine di Dio, e la tutela di tutti i suoi diritti inalienabili" (Puebla, 475). A questo proposito, i Vescovi latinoamericani, nelle Conclusioni della Conferenza di Santo Domingo, si impegnano a "far propria con rinnovata decisione la scelta evangelica e preferenziale per i poveri, seguendo l' esempio e le parole del Signore Gesù, con piena fiducia in Dio, austerità di vita e partecipazione di beni". Da parte sua, e come gesto di solidarietà la Santa Sede ha creato la Fondazione "Populorum Progressio", che dispone di un fondo di aiuto a favore dei contadini, degli indios e degli altri gruppi umani del settore rurale, particolarmente indifesi in America Latina.


10. Siate voi, cari fratelli e sorelle indigeni, assistiti sempre dalla fede in Dio e dal vostro lavoro onorato, e appoggiandovi ad adeguate forme di associazione per difendere i vostri legittimi diritti, gli artefici instancabili del vostro sviluppo integrale: umano e cristiano. Per questo, la nobile lotta per la giustizia non vi deve mai portare allo scontro, ma dovete sempre ispirarvi ai principi evangelici di collaborazione e dialogo, escludendo ogni tipo di violenza; la violenza e l'odio sono infatti semi perniciosi incapaci di produrre qualcosa che non sia odio e violenza. Non lasciatevi abbattere o intimorire dalle difficoltà! Sappiate che il presente e il futuro dei vostri paesi è anche nelle vostre mani e dipende dal vostro sforzo. Il vostro lavoro è una cosa nobile e nobilitante, quindi vi porta a collaborare con Dio creatore e a servire gli altri uomini nostri fratelli.

Prima di terminare, desidero rivolgermi ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e ai tanti agenti di pastorale, che svolgono con abnegazione il loro lavoro nelle comunità di fratelli indigeni di tutto il Continente, per incoraggiarli ad andare avanti nei loro compiti apostolici in piena comunione con i loro Pastori e con gli insegnamenti della Chiesa, essendo strumenti di santificazione mediante la parola e i sacramenti. Nel ministero che esercitano sono chiamati, anzitutto, a dare testimonianza di santità e di dedizione, coscienti del fatto che si tratta di un lavoro di tipo religioso. Non è ammissibile quindi che interessi estranei al Vangelo intorbidiscano la purezza della missione che la Chiesa ha loro affidato.


11. Nel concludere questo incontro con voi, fratelli e sorelle indigeni dell' America, nella fede e nell' amore che ci unisce, innalzo la mia fervente preghiera a Nostra Signora di Guadalupe affinché vi protegga sempre e si avveri la promessa che, sulla collina del Tepeyac, fece un giorno all'indio Juan Diego, insigne figlio del vostro stesso sangue che ebbi la gioia di esaltare all' onore degli altari: "Ascolta e intendi, più piccolo dei miei figli, che non è niente ciò che ti angoscia e ti affligge; non si turbi il tuo cuore; non temere questa malattia né altre malattie e angosce. Non ci sono qui io che sono tua Madre? Non sei sotto la mia ombra? Non sono io la tua salute? Non sei per caso nel mio grembo" (Nican Mopohua).

Da Izamal, nello Yucatàn, invocando abbondanti grazie divine su tutti i cari fratelli e sorelle indigeni del Continente americano, vi benedico di cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.[Saluto ai presenti:] Ringrazio tutti i presenti e tutti coloro che voi rappresentate.

A tutti gli indigeni dell'America, a tutti: Amico indigeno, il Papa è con te! Amico indigeno, il Papa è con te perché Gesù Cristo è con te. Gesù Cristo è con te per mezzo di Sua Madre. Maria è con te. Nostra Signora di Guadalupe è con te. Anche Colei che veneriamo qui a Izamal è con te.

Sarà con te, ci sarà...

Una parola speciale per i Figli di San Francesco che sono qui, in questo Santuario. Essi sono stati i protagonisti della prima evangelizzazione e ci si attende che lo siano anche nella nuova evangelizzazione.

Insieme a tutti i miei Confratelli Vescovi, vi ringrazio per la vostra ospitalità, vi ringrazio per questa celebrazione comune e affido anche i giovani del Nord America, di Denver, alle vostre preghiere. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-08-11 Data estesa: Mercoledi 11 Agosto 1993

Messa per le popolazioni indigene a Mérida - Messico

Titolo: Anche voi siete stati oggetto di questo amore di predilezione

Venerabili Confratelli nell'Episcopato, Cari sacerdoti, religiosi e religiose, Carissimi fratelli e sorelle,


1. "Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13).

Sono parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli, che abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo in questa solenne celebrazione eucaristica. Sono parole che oggi il Successore di Pietro, nel nome del Signore, ripete con gioia a tutti voi, riuniti a Mérida per rendere ferventi grazie a Dio per il dono della fede cristiana.

Yucatàn è il nome sonoro ed espressivo di questa terra, che oggi si trova su milioni di labbra in tutta l'America Latina e in tutto il mondo.

Convocati dal Signore Gesù, vivo ed operante nella sua Chiesa, che oggi come ieri continua a parlare nella parte più intima di ogni uomo, vogliamo celebrare l'arrivo del suo messaggio di salvezza ai popoli di questo continente benedetto.

In lui, mediante l'azione dello Spirito, sono diventati fecondi i "semi del Verbo", presenti nel profondo senso religioso delle sue culture, e il suo cuore si è aperto alla "luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Jn 1,9).

Che bello è riunirsi per celebrare la stessa fede e la stessa vita in Cristo! Voi ed io siamo non solo frutto, ma anche seminatori delle parole di Gesù: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19), rendeteli cioè apostoli della nuova evangelizzazione cui, in virtù del nostro battesimo, siamo tutti chiamati. Per questo, il Signore oggi ci ricorda nuovamente che siamo "il sale della terra, la luce del mondo" (Cfr. Mt 5,13-14).


2. Il mio saluto in questa benedetta terra dello Yucatan, che ha accolto la Buona Novella di Gesù Cristo, vuol essere in sintonia con la vostra gioia per la fede ricevuta, germe di una nuova vita che trasforma tutta l' esistenza secondo i disegni provvidenziali di Dio. Saluto voi quindi, Confratelli Vescovi del Messico qui presenti, così come quelli delle diverse Nazioni dell' America Latina che hanno voluto unirsi alla nostra celebrazione. In particolare, Mons. Manuel Castro Ruiz, Pastore di questa amata Arcidiocesi che oggi ci accoglie. Ugualmente porgo il mio più cordiale benvenuto alle Autorità civili e militari che ci accompagnano.

Saluto voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, che continuate a svolgere con esemplare dedizione il lavoro che porta il Vangelo a tutti gli ambienti. Saluto voi carissimi fedeli di Mérida, dello Yucatan e di tutto il Messico, che con gioia ed allegria avete atteso questo incontro di fede e di amore. In modo particolare saluto voi, fratelli e sorelle indigeni, che rappresentate le comunità e le etnie non solo dello Yucatan e del Messico, ma anche di tutto il continente americano, ribadendo l'amore particolare che la Chiesa vi professa.


3. "Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13). Sono parole che il Signore rivolge oggi a voi, riuniti qui nella penisola dello Yucatan: lo dice a voi, discendenti dei primi abitanti del Messico e del continente americano.

Nella fede cristiana siete veramente il sale della terra. Prima che gli abitanti di altri continenti giungessero qui, voi avevate già dato a questa terra il sapore delle fatiche del vostro lavoro e delle vostre sofferenze, la ricchezza delle vostre culture ancestrali, dei vostri valori umani, delle vostre lingue. Ma con la fede cristiana tutto ciò ha ricevuto un significato nuovo e più profondo.

Voi, che avete accolto nel vostro cuore il messaggio salvifico di Cristo, siete quindi il sale della terra, perché dovete contribuire ad evitare che la vita dell'uomo si deteriori o che si corrompa perseguendo i falsi valori, che tante volte si propongono nella società contemporanea. Voi siete il sale di questa terra, terra messicana, terra americana.

Oggi vengo tra voi per rendere omaggio ai discendenti degli antichi abitanti dell'America; per glorificare la divina Provvidenza, che vi affido questa terra per renderla feconda e fruttifera secondo i disegni del Creatore, che ha destinato i beni della creazione al servizio e per l'utilità di tutta la famiglia umana.

La Chiesa, come Madre e Maestra, fa suoi i problemi che affliggono gli uomini, e in particolare i più poveri e abbandonati, e cerca di illuminarli partendo dal Vangelo. Per questo, nella costruzione di una società più giusta e fraterna, la dottrina sociale della chiesa sostiene sempre la predominanza della persona sulle cose (Cfr. CA 53-54), della coscienza morale sui criteri utilitaristici, che pretendono di ignorare la dignità dell'uomo, creato a immaginare e somiglianza di Dio.


4. Cristo, luce del mondo (Cfr. Jn 8,12), ci esorta oggi affinché siamo anche luce dinnanzi agli uomini perché, vedendo le nostre buone opere, essi glorifichino il Padre che è nei cieli (Cfr. Mt 5,16). Cristo, luce vera, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Cfr. Jn 1,9), è il Verbo proclamato da San Giovanni nel prologo del suo Vangelo (Jn 1,1-4): il Figlio eterno, della stessa sostanza del Padre. La Vita era in Lui, e Lui l' ha portata al mondo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui... abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Questa è la prova suprema dell'amore di Dio per gli uomini da tutta l'eternità: l'incarnazione del Verbo. Anche voi, cari fratelli e sorelle, siete stati oggetto di questo amore di predilezione da parte di Dio; anche per amore vostro si incarno il suo Figlio Unigenito. Anche a voi Dio Padre lo dà come Salvatore, affinché abbiate la vita eterna. "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).


5. Sono passati cinquecento anni dall'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. L'ardore apostolico e la dedizione generosa di una moltitudine di missionari hanno reso possibile l'edificazione della Chiesa di Cristo in questo continente. Oggi, mentre rendiamo fervente grazie a Dio per la fede ricevuta e per gli abbondanti doni con i quali ha voluto benedire l'America, il Signore ci ricorda che siamo sale della terra e luce del mondo, e ci manda a proclamare la Buona Novella della salvezza.

Il mandato missionario di Gesù (Cfr. Mt 16,15) si fa oggi urgente appello, rivolto a tutti e ad ognuno dei battezzati. Si rivolge ai padri e alle madri di famiglia, invitandoli a fare della loro casa un focolare cristiano, evangelizzato ed evangelizzatore, ad esempio del focolare di Nazareth. Si rivolge ai giovani affinché si convertano in araldi e difensori della civiltà della solidarietà e dell'amore tra gli uomini. Si rivolge ai lavoratori e ai contadini, affinché trasformino il loro lavoro in uno strumento di fratellanza, di giustizia e di solidarietà. Si rivolge ai professionisti e agli uomini di cultura, affinché permeino le realtà temporali con lo spirito evangelico, che è spirito di verità e di amore. Si rivolge a coloro che ricoprono responsabilità pubbliche per il bene della comunità, affinché dedichino con onestà la parte migliore di sé a favore della pacifica convivenza, della libertà e dello sviluppo.


6. Cristo è la luce del mondo, quindi in Lui si è rivelata la Vita. Si è rivelata mediante la parola del Vangelo, ma soprattutto si è rivelata per mezzo della sua morte redentrice sulla Croce. Ha offerto in sacrificio al Padre la sua vita per espiare i peccati del mondo. Con questo sacrificio cruento Egli ha vinto il peccato e la morte. Sul Golgota accetto la morte, ma il terzo giorno risuscito e vive per sempre. Vive per darci la sua Vita. In questo modo, Cristo è quella Luce, quella Vita che ha dimostrato di essere più forte della morte. In Lui è la Vita divina, che è la Luce per gli uomini (Cfr. Jn 1,4). Cristo, luce del mondo, vi sta mandando, fratelli e sorelle, discendenti degli antenati, verso il cammino della vita. Questo è il cammino della verità, è il cammino di sempre ed è il cammino della nuova evangelizzazione.

La Buona Novella di Cristo, vincitore della morte e redentore del genere umano, fu annunciata cinque secoli fa agli abitanti di questo continente e molti vostri antenati la accolsero come messaggio di salvezza: ricevettero la luce che brilla nelle tenebre. Noi, oggi, siamo grati per questa accoglienza da parte dei cuori umani, per questa accoglienza della verità, della vita eterna introdotta in America Latina, nello Yucatan, in Messico, attraverso la prima evangelizzazione.

Anche voi, cari fratelli e sorelle, grazie al Vangelo, avete ricevuto la luce e siete chiamati a dare una valida testimonianza di essa. Ognuno di voi deve sentirsi chiamato ad essere sale della terra e luce del mondo. Dovete essere sale che preserva dalla corruzione e che dà sapore ai frutti della terra. Dovete illuminare coloro che vi circondano con la vostra carità; carità che è amare gli altri come Cristo ha amato noi (Cfr. Jn 15,12). Questa è l'evangelizzazione di ieri, di oggi e di sempre.


7. Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Ve lo dice Cristo stesso, che è la Luce. Lo dice anche con l'esempio della sua vita, con la verità delle sue sofferenze, con la sua morte sulla Croce.

Quando l'Apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, esorta i cristiani a non restituire a nessuno male per male; cercando di fare il bene dinnanzi a tutti gli uomini (Cfr. Rm 12,17), lo fa perché questo è l'autentico messaggio di Cristo.

Non è forse vero che Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre con queste parole: "perdona le nostre offese, così come noi perdoniamo quelli che ci offendono"? (Cfr. Mt 6,12 Lc 11,4). Non è forse vero che il Signore dalla croce ha pregato per quelli che lo offendevano: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno"? (Lc 23,34). Perdonando e amando Cristo ottenne la sua vittoria. Affinché anche noi otteniamo la nostra vittoria, San Paolo ci esorta con queste parole: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21).


8. Cari fratelli e sorelle, a voi, che siete stati vittime di tante ingiustizie, si riferisce anche la esortazione dell'Apostolo: "Non vi lasciate vincere dal male, ma vincete il male con il bene!" (Cfr. Rm 12,21). Vi ripeto le parole che vi rivolsi nel mio messaggio in occasione del V Centenario dell'evangelizzazione dell'America: "Il mondo ha sempre bisogno del perdono e della riconciliazione tra le persone e tra i popoli. Solo su queste basi si potrà costruire una società più giusta e fraterna" (Santo Domingo, 12 ottobre 1992). Una società di ieri, di oggi e di sempre: una società messicana, una società americana, una società umana e una società cristiana.

Siete un popolo mariano, devoto alla Vergine, Madre di tutti i cristiani e Regina della pace. Una pace che è frutto dell'accettazione della sofferenza e del dolore, così come lo fu nella vita della Vergine. Ma una pace che è anche frutto del vostro sforzo per vincere "con il bene il male" (Rm 12,21). Che la Vergine di Guadalupe vi protegga e sia la stella che vi guida nel vostro cammino, affinché siate sempre sale della terra e luce del mondo.

Fratelli e sorelle, come è bello riunirsi per celebrare la stessa fede, la stessa vita in Cristo. Voi, io, siamo non solo il frutto, ma anche i seminatori della Parola di Gesù, per far discepoli tutte le genti, cioè apostoli della nuova evangelizzazione: perché in virtù del nostro Battesimo, siamo tutti chiamati. Come è bello riunirsi per celebrare la stessa fede, la stessa vita in Cristo, la stessa Eucaristia.

Così sia.

[Ai fedeli:] Desidero ringraziarvi per questa grande riunione eucaristica.

Desidero ringraziarvi per questo giorno, per lo splendido incontro con gli indigeni dello Yucatan, del Messico e dei diversi Paesi dell'America Latina.

Desidero ringraziare, in modo particolare, per il Vangelo che abbiamo ascoltato in lingua maya.

I più sentiti ringraziamenti da parte di noi vivi in memoria di coloro che vivono nel Signore. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-08-11 Data estesa: Mercoledi 11 Agosto 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Arrivo all'aeroporto di Mérida - Messico