GPII 1993 Insegnamenti - Lettera alle Claustrali Clarisse

Lettera alle Claustrali Clarisse

Titolo: Per l'VIII Centenario della nascita di Santa Chiara

Carissime sorelle claustrali!


1. Ottocento anni fa nasceva dal nobile Favarone di Offreduccio Chiara d'Assisi.

Questa "donna nuova", come hanno scritto di lei in una recente Lettera i Ministri Generali delle Famiglie Francescane, visse come "piccola pianta" all'ombra di San Francesco, che la condusse ai vertici della perfezione cristiana.

La celebrazione di una simile creatura davvero evangelica vuole essere soprattutto un invito alla riscoperta della contemplazione, di quell'itinerario spirituale di cui solo i mistici hanno profonda esperienza. Leggere la sua antica biografia e i suoi scritti - la Forma di vita, il Testamento e le quattro Lettere rimasteci delle molte indirizzate a Santa Agnese di Praga - significa immergersi talmente nel mistero di Dio Uno e Trino e di Cristo, Verbo incarnato, da restarne come abbagliati. Gli scritti sono talmente segnati dall'amore suscitato in lei dallo sguardo ardente e prolungato su Cristo Signore, che non è facile ridire quello che solo un cuore di donna ha potuto sperimentare.


2. L'itinerario contemplativo di Chiara, che si concluderà con la visione del "Re della gloria" (Proc. IV,19: FF 3017), inizia proprio dal suo consegnarsi totalmente allo Spirito del Signore, alla maniera di Maria nell'Annunciazione: inizia cioè da quello spirito di povertà (Cfr. Lc 1,48) che non lascia più nulla in lei se non la semplicità dello sguardo fisso in Dio.

Per Chiara la povertà - così amata e così citata nei suoi scritti - è la ricchezza dell'anima che, spogliata dei propri beni, si apre allo "Spirito del Signore e alla sua santa operazione" (Cfr. Reg. S. Ch. X,10: FF 2811), come conca vuota in cui Dio può riversare l'abbondanza dei suoi doni. Il parallelo Maria-Chiara compare nel primo scritto di San Francesco, nella "Forma vivendi" data a Chiara "Per divina ispirazione vi siete fatte figlie e serve dell' altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo" (Forma vivendi, in Reg. S. Ch. VI,3: F 2788).

Chiara e le sue sorelle sono dette "spose dello Spirito Santo": termine inusitato nella storia della Chiesa, dove la suora, la monaca è sempre qualificata come "sposa di Cristo". Ma riecheggiano qui alcuni termini del racconto lucano dell'Annunciazione (Cfr. Lc 1,26-38), che diventano parole-chiave per esprimere l'esperienza di Chiara: l'"Altissimo", lo "Spirito Santo", il "Figlio di Dio", la "serva del Signore" e, infine, quella "adombrazione" che è per Chiara la velazione, allorché i suoi capelli, recisi, cadono ai piedi dell'altare della Vergine Maria nella Porziuncola, "quasi davanti al talamo nuziale" (Cfr. Legg. S. Ch. 8: FF 3170-3172).


3. L'"operazione dello Spirito del Signore", che ci è donato nel Battesimo, è quella di creare nel cristiano il volto del Figlio di Dio. Nella solitudine e nel silenzio, che Chiara sceglie come forma di vita per sé e per le sue consorelle tra le poverissime pareti del suo monastero, a mezza costa tra Assisi e la Porziuncola, si dissipa la cortina di fumo delle parole e delle cose terrene, e la comunione con Dio diviene realtà: amore che nasce e che si dona.

Chiara, chinata in contemplazione sul Bambino di Betlemme, così esorta: "Poiché questa visione di lui è splendore dell'eterna gloria, chiarore della luce perenne e specchio senza macchia, ogni giorno porta l'anima tua in questo specchio... Mira la povertà di Colui che fu deposto nel presepe e avvolto in poveri pannicelli. O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra, è adagiato in una mangiatoia!" (Lett. IV,14.19-21: FF 2902-2904).

Ella neppure s'accorge che anche il suo grembo di vergine consacrata e di "vergine poverella" attaccata a "Cristo povero" (Cfr. Lett. II,18: FF 2878) diviene, per via di contemplazione e di trasformazione, una culla del Figlio di Dio (Proc. IX,4: FF 3062). E' la voce di questo Bambino che dall'Eucaristia, in un momento di grande pericolo - quando il monastero sta per cadere in mano a truppe saracene al soldo dell'imperatore Federico II -, la rassicura: "Io vi custodiro sempre!" (Legg. S. Ch. 22: FF 3202).

Nella notte di Natale del 1252, Gesù Bambino trasporta Chiara lontano dal suo lettuccio di inferma e l'amore, che non ha luogo né tempo, la avvolge in una esperienza mistica che la immerge nell'abisso infinito di Dio.


4. Se Caterina da Siena è la Santa piena di passione per il Sangue di Cristo, Teresa la Grande è la donna che si spinge di "mansione" in "mansione" fino alla soglia del Gran Re nel Castello interiore e Teresa di Gesù Bambino è colei che percorre con semplicità evangelica la piccola via, Chiara è l'amante appassionata del Crocifisso povero, con cui vuole assolutamente identificarsi.

In una sua lettera così si esprime: "Vedi che Egli per te si è fatto oggetto di disprezzo, e segui il suo esempio, rendendoti, per amor suo, spregevole in questo mondo. Mira... lo Sposo tuo, il più bello tra i figli degli uomini, divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo ripetutamente flagellato, e morente perfino tra i più struggenti dolori sulla croce. Medita e contempla e brama di imitarlo. Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai; se con Lui piangerai con Lui godrai; se con Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi, e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita..." (Lett. II, 19-22: FF 2879-2880).

Chiara, entrata in monastero a 18 anni appena, vi muore a 59, dopo una vita di sofferenze, di preghiera mai allentata, di strettezza e di penitenza. Per questo "ardente desiderio del Crocifisso povero" nulla le peserà mai, al punto da dire in fin di vita a frate Rainaldo, che l'assisteva "nel lungo martirio di così gravi infermità...: Da quando ho conosciuto la grazia del Signore mio Gesù Cristo per mezzo di quel suo servo Francesco, nessuna pena mi è stata molesta, nessuna penitenza gravosa, nessuna infermità mi è stata dura, fratello carissimo!" (Legg. S. Ch. 44: FF 3247).


5. Ma Colui che soffre sulla croce è anche Colui che riflette la gloria del Padre e trascina con sé nella sua Pasqua chi lo ha amato fino a condividerne per amore le sofferenze.

La fragile diciottenne che, fuggendo di casa la notte della domenica delle Palme dell'anno 1212, si avventura nella nuova esperienza senza titubanze, credendo al Vangelo indicatole da Francesco e a nient'altro, tutta immersa con gli occhi del viso e con quelli del cuore nel Cristo povero e crocifisso, fa esperienza di questa unione che la trasforma: "Colloca i tuoi occhi - scrive ad Agnese di Praga - davanti allo specchio dell'eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nell'immagine della divinità di Lui. Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall'inizio a coloro che lo amano. Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato" (Lett. III,12-15: FF 2888-2889).

Allora il duro talamo della croce diventa il dolce talamo di nozze e la "reclusa a vita per amore" trova gli accenti più appassionati della Sposa del Cantico: "Attirami a Te, o celeste Sposo!... Correro senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella" (Lett. IV, 30-32: FF 2906).

Chiusa nel Monastero di San Damiano, in una vita segnata dalla povertà, dalla fatica, dalla tribolazione, dalla malattia, ma anche da una comunione fraterna così intensa da essere qualificata nel linguaggio della "Forma di vita" col nome di "santa unità" (Bolla iniziale, 18: FF 2749), Chiara conosce la gioia più pura che sia mai data a creatura di sperimentare: quella di vivere nel Cristo la perfetta unione delle Tre divine Persone, entrando quasi nell'ineffabile circuito dell'amore trinitario.


6. La vita di Chiara, sotto la guida di Francesco, non fu una vita eremitica, anche se contemplativa e claustrale. Intorno a lei, che voleva vivere come gli uccelli del cielo e i gigli del campo (Mt 6,26 Mt 6,28), si raduno un primo nucleo di sorelle, contente di Dio solo. Questo "piccolo gregge", che rapidamente si ando ampliando - nell'agosto del 1228 i monasteri delle Clarisse erano almeno 25 (Cfr. Lett. del Cardinale Rainaldo: AFH 5,1912, pp. 444-446) - non nutriva alcun timore (Cfr. Lc 12,32): la fede era per esse motivo di tranquilla sicurezza in mezzo ad ogni pericolo. Chiara e le Sorelle avevano un cuore grande come il mondo: da contemplative intercedevano per l' intera umanità. Quali anime sensibili ai problemi quotidiani di ciascuno, sapevano farsi carico di ogni pena: non c'era preoccupazione altrui, sofferenza, angoscia, disperazione che non trovasse eco nel loro cuore di donne oranti. Chiara pianse e supplico il Signore per l'amata città di Assise, assediata dalle truppe di Vitale di Aversa, ottenendo la liberazione della città dalla guerra; ella pregava ogni giorno per gli ammalati e molte volte li risanava con un segno di croce. Persuasa che non c'è vita apostolica, se non ci si immerge nel petto squarciato di Cristo crocifisso, scriveva ad Agnese di Praga con le parole di San Paolo: "Ti stimo collaboratrice di Dio stesso (Rm 16,3) e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo" (Lett. III, 8: FF 2886).


7. Chiara d'Assisi, anche per un tipo di iconografia che ha avuto ampio successo a partire dal '600, è spesso rappresentata con l'ostensorio in mano. Il gesto ricorda, seppure in un atteggiamento più solenne, l'umile realtà di questa donna, che, già molto malata, si prostrava, sorretta da due sorelle, davanti al ciborio d'argento contenente l'Eucaristia (Cfr. Legg. S. Ch. 21: FF 3201), posto davanti alla porta del refettorio, dove stava per abbattersi la furia delle truppe dell'Imperatore. Chiara viveva di quel Pane, che pure, secondo l'uso del tempo, poteva ricevere solo sette volte l'anno. Sul letto della sua malattia ricamava corporali e li mandava alle chiese povere della vallata spoletina.

In realtà, l'intera vita di Chiara era una eucaristia, perché - al pari di Francesco - ella elevava dalla sua clausura un continuo "ringraziamento" a Dio con la preghiera, la lode, la supplica, l'intercessione, il pianto, l'offerta e il sacrificio. Tutto era da lei accolto ed offerto al Padre in unione col "grazie" infinito del Figlio unigenito, bambino, crocifisso, risorto, vivo alla destra del Padre.

In questa ricorrenza giubilare, carissime Sorelle, l'attenzione di tutta la Chiesa si volge con accresciuto interesse alla luminosa figura della vostra Madre amatissima. Con quanto maggior fervore deve su di lei convergere il vostro sguardo per trarre dai suoi esempi stimolo ad intensificare lo slancio nel corrispondere alle grazie del Signore, con quotidiana dedizione a quell'impegno di vita contemplativa da cui la Chiesa tanta forza attinge per la sua azione missionaria nel mondo odierno.

Il Cristo, nostro Signore, sia la vostra luce e la gioia dei vostri cuori.

Con questi voti, in segno di profondo affetto, a tutte imparto una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, l'11 agosto, memoria liturgica di Santa Chiara d'Assisi, dell'anno 1993, quindicesimo di Pontificato.

Data: 1993-08-11 Data estesa: Mercoledi 11 Agosto 1993




Congedo dal Messico a Mérida

Titolo: Un nuovo Messico nel quale regnino pace, giustizia e solidarietà

Eccellentissime Autorità, Venerabili Confratelli nell'Episcopato, Amatissimi fratelli e sorelle,


1. Il mio terzo viaggio pastorale nel Messico volge al termine. Ho sentito di nuovo la gioia immensa di incontrarmi con un popolo dalle profonde radici cristiane, che ha stretto legami di comunione e di sintonia così forti con il Successore dell'apostolo Pietro, durante le visite che nel 1979 e nel 1990 mi hanno permesso di percorrere gran parte del territorio di questo caro Paese, come pellegrino dell'evangelizzazione.

Volge al termine un nuovo viaggio apostolico che, nel nome del Signore, ho avuto la gioia di compiere, realizzando così il mio ardente desiderio di rendere omaggio ai discendenti degli uomini e delle donne che popolavano il continente americano all'arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo. Porto scolpito nel mio cuore il bellissimo incontro a Izamal con le comunità indigene in America, a cui ho voluto manifestare l'amore preferenziale del Papa e della Chiesa, e nel contempo, ribadire il fermo rifiuto delle ingiustizie, delle violenze e degli abusi di cui sono state vittime nel corso della storia. Chiedo insistentemente a Dio che le risoluzioni a favore degli indigeni, approvate dai miei Confratelli Vescovi dell'America Latina durante la IV Conferenza Generale dell' Episcopato Latinoamericano- che ho avuto la gioia di inaugurare l'ottobre scorso a Santo Domingo, in occasione della commemorazione del V Centenario dell'Evangelizzazione- siano attuate in maniera decisa, ponendo speciale impegno nel "promuovere nei popoli indigeni i loro valori culturali autoctoni per mezzo di una inculturazione della Chiesa per ottenere una maggiore realizzazione del Regno".


2. In questo momento di congedo il mio pensiero trasformatosi in preghiera si rivolge a Dio, ricco di misericordia, che mi ha concesso la grazia di condividere una giornata di intensa comunione nella fede e nella carità con i rappresentanti delle diverse etnie indigene dell'America in questa terra benedetta del Mayab, insieme con i carissimi figli dello Yucatàn. A tutti loro ho voluto proclamare la speranza che viene da Dio e ho voluto esortarli a consolidare la fede ricevuta.

Rivolgendomi ora anche a tutto il carissimo popolo messicano, ripeto: Ravvivate le vostre radici cristiane! Siate fedeli alla fede cattolica che ha illuminato il cammino della vostra storia! Non smettete di testimoniare coraggiosamente la vostra condizione di credenti, agendo con coerenza nell'esercizio delle vostre responsabilità familiari, professionali e sociali.


3. Ho constatato come il popolo del Messico vada via via ottenendo risultati positivi nello sviluppo, civico e istituzionale. Mosso dall'amore che vi professo, la mia preghiera si rivolge a Dio affinché vi assista nella vostra volontà di affrontare con animo sereno e con grande speranza i problemi- che vi affliggono, facendo ciò che è nelle vostre possibilità per trovarne le soluzioni attraverso il cammino della fraternità, del dialogo e del rispetto reciproco, e promuovendo i valori evangelici come fattore di coesione sociale, di solidarietà e di progresso.

Che i sacrifici che comportano il superamento delle attuali difficoltà economiche siano condivisi da tutti con equità, con spirito di solidarietà e con dedizione al lavoro. Per quanto mi riguarda, oltre a esortarvi, chiedo al Signore che i vostri sforzi, il vostro atteggiamento costruttivo e la vostra capacità creativa vi conducano a raggiungere l'agognata meta di un nuovo Messico nel quale regni la pace, la giustizia, la solidarietà.


4. Prima di terminare, desidero esprimere il mio più vivo ringraziamento alle Autorità della Nazione, come pure a quelle dello Stato dello Yucatàn, per la collaborazione prestata per il buon svolgimento della mia visita pastorale. Che il Signore premi gli sforzi che vengono compiuti per il bene comune di tutti i Messicani.

Questo ringraziamento è rivolto al Signor Presidente della Repubblica degli Stati Uniti Messicani, alla Signora Governatrice qui presente e a tutti i vostri collaboratori.

Ai miei Confratelli Vescovi, insieme con la mia gratitudine per la loro presenza e per la loro dedizione pastorale per dare alle loro Chiese particolari un vigoroso impulso ai compiti della nuova evangelizzazione, chiedo che trasmettano ai carissimi figli delle loro rispettive diocesi il saluto affettuoso del Papa, che prega ardentemente Dio affinché ispiri a tutti un rinnovato impegno di vita cristiana, di fedeltà a Cristo, di volontà di servizio e di aiuto verso i fratelli, in modo particolare verso i più bisognosi. Allo stesso modo, esprimo la mia viva gratitudine ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, come pure ai numerosi laici che tanto generosamente hanno contribuito alla preparazione e alla realizzazione delle diverse celebrazioni. Anche se il mio viaggio si è limitato allo Yucatàn, il mio spirito è sempre stato molto vicino a tutti e a ciascuno dei Messicani: famiglie, giovani e bambini, contadini e operai intellettuali e dirigenti, minoranze etniche, poveri e ammalati. Porto tutti nel mio cuore e di tutti conservero un ricordo indelebile.

Molte grazie. Lo so che tutti quanti amano il Papa. Tutti i messicani lo amano molto, in modo particolare quelli dello Yucatàn. Si fanno ben sentire i cittadini dello Yucatan. In questa acclamazione si possono distinguere bene i messicani di tutto il mondo. Ma bisogna concludere. Penso che si sarebbe potuta sentire persino a Denver questa acclamazione. Si sarebbe potuta ascoltare a Denver. Il Papa ci sarà.

Il mio ultimo sguardo, dalle terre dello Yucatàn, prima di partire per Denver. si rivolge al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe. A Lei affido i frutti ecclesiali della Giornata Mondiale della Gioventù e ai suoi piedi mi prostro spiritualmente per chiederle ardentemente di proteggere sempre tutti i Messicani, e che accresca in essi la loro fede cristiana, che è parte della nobile anima del Messico, tesoro della loro cultura, impulso e forza per costruire un futuro migliore nella libertà, nella giustizia e nella pace.

Che Dio benedica il Messico! Che Dio benedica tutti i figli e le figlie di questa cara Nazione! Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-08-12 Data estesa: Giovedi 12 Agosto 1993

Arrivo all'aeroporto di Denver - Colorado

Titolo: La posizione privilegiata degli Stati Uniti nella comunità internazionale

Signor Presidente, Cari amici, Caro popolo d'America, Cari giovani,


1. Apprezzo molto le sue generose parole di benvenuto. La Giornata Mondiale della Gioventù che quest'anno viene celebrata a Denver, mi offre la possibilità di incontrarla, e di esprimere ancora una volta al popolo americano, attraverso di lei, i miei sentimenti di profonda stima e amicizia. Ringrazio lei e la Signora Clinton per il gentile gesto di venire qui personalmente per darmi il benvenuto insieme con la loro figlia.

Colgo questa opportunità per salutare gli altri rappresentanti del Governo Federale, dello Stato del Colorado e della Città di Denver qui presenti, e per ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito in ogni modo a preparare questa visita. Sono grato ai Vescovi degli Stati Uniti per aver partecipato all'organizzazione dell'Ottava Giornata Mondiale della Gioventù, e in particolare all'Arcivescovo di Denver Stafford e alla Chiesa cattolica nel Colorado per essere stati gli ospiti locali di questo importante evento internazionale.

Sono consapevole del fatto che gli Stati Uniti stanno soffrendo enormemente per le recenti inondazioni nel Midwest. Mi sono sentito vicino al popolo americano nella sua tragedia e ho pregato per le vittime. Invoco la forza e il conforto di Dio Onnipotente su tutti coloro i quali sono stati colpiti da questa calamità.


2. C'è una gioia particolare nel venire in America per la celebrazione di questa Giornata Mondiale della Gioventù. Una nazione, essa stessa ancora giovane dal punto di vista storico, sta ospitando giovani che si sono riuniti venendo da tutto il mondo per una seria riflessione sul tema della vita: la vita umana che è il meraviglioso dono di Dio a ciascuno di noi, e la Vita trascendente che Gesù Cristo, il nostro Salvatore, offre a coloro che credono nel suo nome.

Vengo a Denver per ascoltare i giovani qui riuniti, accolti, per vivere la loro inesauribile ricerca della vita. Ogni successiva Giornata Mondiale della Gioventù è stata una conferma dell'apertura dei giovani al significato della vita come un dono ricevuto, un dono al quale sono ansiosi di rispondere lottando per un mondo migliore per se stessi e per i loro simili. Credo che interpreteremmo correttamente le loro più profonde aspirazioni dicendo che quel che chiedono è che la società - specialmente i capi delle nazioni e tutti quelli che controllano i destini dei popoli - li accettino come autentici associati nella costruzione di un mondo più umano, più giusto, più compassionevole. Chiedono di poter contribuire con le loro particolari idee ed energie a questo compito.


3. Il benessere dei bambini del mondo e dei giovani deve essere di estrema importanza per tutti coloro i quali hanno responsabilità pubbliche. Nelle mie visite pastorali alla Chiesa in ogni parte del mondo sono rimasto profondamente colpito dalle condizioni quasi universali di difficoltà nelle quali i giovani crescono e vivono. Troppe sofferenze ricadono su di loro per calamità naturali, carestie, epidemie, per crisi economiche e politiche, per le atrocità delle guerre. E dove le condizioni materiali sono perlomeno adeguate, sorgono altri ostacoli, tra i quali, non ultimo il crollo dei valori e della stabilità della famiglia. Nei paesi sviluppati una grave crisi morale sta colpendo la vita di molti giovani, lasciandoli alla deriva, spesso senza speranza, e indotti a ricercare solo la gratificazione momentanea. Ci sono pero ovunque giovani uomini e giovani donne profondamente preoccupati per il mondo intorno a loro, pronti a dare il meglio di sé nel servizio per gli altri e particolarmente sensibili al significato trascendente della vita.

Ma come li aiutiamo? Soltanto infondendo un'alta visione morale, una società può garantire che ai suoi giovani venga offerta la possibilità di maturare come esseri umani liberi e intelligenti, dotati di un forte senso di responsabilità per il bene comune, capaci di lavorare con gli altri per creare una comunità e una nazione con una forte tempra morale. L'America è stata costruita su questa visione, e il popolo americano possiede l'intelligenza e la volontà per affrontare la sfida di dedicarsi di nuovo, con rinnovato vigore, alla promozione delle verità sulle quali questo paese è stato fondato e per le quali è cresciuto.

Queste verità sono racchiuse nella Dichiarazione di Indipendenza, nella Costituzione e nella Carta dei Diritti, e ancor oggi ricevono un ampio consenso da parte degli Americani. Queste verità sostengono valori che hanno portato i popoli di tutto il mondo a guardare all'America con speranza e rispetto.


4. A tutti gli Americani, senza eccezioni, porgo questo invito: Fermiamoci e discutiamo insieme (Cfr. Is 1,18). Educare senza un sistema di valori basato sulla verità significa abbandonare i giovani alla confusione morale, all'insicurezza personale e alla facile manipolazione. Nessun paese, neanche il più potente, può andare avanti se priva i propri figli di questo bene essenziale. Il rispetto per la dignità e il valore di ogni persona, l'integrità e la responsabilità, come anche la comprensione, la compassione e la solidarietà per gli altri, sopravvivono solo se sono trasmessi attraverso le famiglie, le scuole e i mezzi di comunicazione.

L'America ha una forte tradizione di rispetto per l'individuo, per la dignità umana e per i diritti umani. Ho riconosciuto ciò volentieri durante la mia precedente visita negli Stati Uniti nel 1987 e mi piacerebbe ripetere oggi la speranza che espressi in quella

"Si, America, sei veramente bella e benedetta in tanti modi... ma la tua maggior bellezza e la tua benedizione più abbondante stanno nella persona umana: in ogni uomo, donna e bambino, in ogni immigrante, in ogni figlio e figlia nati qui... La prova definitiva della tua grandezza è nel modo in cui tratti ogni uomo, ma in particolar modo il più debole e indifeso.

Le migliori tradizioni del tuo paese presuppongono il rispetto di coloro che non possono difendersi da soli. Se vuoi che ci sia giustizia per tutti, vera libertà e pace durevole, difendi la vita, America! Tutte le cause per le quali ti batti e nelle quali t'impegni oggi avranno significato solamente a condizione che tu garantisca il diritto alla vita e protegga la persona umana".


5. Signor Presidente, il mio riferimento alle verità morali che sostengono la vita della nazione non è senza rapporto con la posizione privilegiata che detengono gli Stati Uniti nella comunità internazionale. In considerazione delle tensioni e dei conflitti che troppi popoli hanno sopportato per tanto tempo - sto pensando in particolare alla regione del Medio Oriente e ad alcuni paesi africani - e nella nuova situazione che sta emergendo dagli eventi del 1989 - specialmente in relazione con i tragici conflitti in atto nei Balcani e nel Caucaso - la comunità internazionale dovrebbe stabilire strutture più efficaci per mantenere e promuovere la giustizia e la pace. Ciò implica che si dovrebbe evolvere un concetto di interesse strategico basato sul pieno sviluppo dei popoli - dalla povertà e verso un'esistenza più dignitosa, dall'ingiustizia e dallo sfruttamento verso un rispetto più pieno per la persona umana e per la difesa dei diritti umani universali. Se le Nazioni Unite e altri organismi internazionali, attraverso la cooperazione saggia e onesta delle nazioni che ne sono membri riusciranno a difendere efficacemente le nazioni ferite, che siano vittime del sottosviluppo o di conflitti, o della massiccia violazione dei diritti umani, allora c'è veramente speranza per il futuro. Perché la pace è l'opera della giustizia.


6. La generosità e la provvidenza di Dio hanno affidato un'enorme responsabilità al popolo e al Governo degli Stati Uniti. Ma questo fardello è anche l'opportunità di una vera grandezza. Insieme a milioni di persone di tutto il mondo condivido la profonda speranza che nella presente situazione internazionale gli Stati Uniti non risparmieranno nessuno sforzo per portare avanti l'autentica libertà e per promuovere i diritti umani e la solidarietà.

Che Dio possa guidare questa nazione, e tener viva in essa - per le infinite generazioni a venire - la fiamma della libertà e la giustizia per tutti.

Che Dio vi benedica tutti! Che Dio benedica l'America! America io ti esprimo la mia gratitudine per avermi accolto con la pioggia.

Data: 1993-08-12 Data estesa: Giovedi 12 Agosto 1993

Visita di cortesia al Presidente Clinton - Denver (Colorado)

Titolo: Prego ogni giorno per i responsabili di Governo

Signor Presidente, Signore e Signori, Mi rallegro, Signor Presidente, per aver avuto questa opportunità di parlare insieme di alcune delle principali preoccupazioni che affliggono il mondo in questo momento. L'inalienabile dignità di ogni essere umano e i diritti che ne derivano - in primo luogo, il diritto alla vita, e la difesa della vita -, così come il benessere e il pieno sviluppo di individui e popoli, sono nel cuore del messaggio della Chiesa e della sua azione nel mondo. In modo particolare, questi sono gli aspetti su cui la Chiesa cerca un dialogo sincero e costruttivo con i responsabili delle nazioni del mondo e con i rappresentanti della comunità internazionale. Guardo con speranza ad ulteriori contatti nel futuro, nello stesso spirito di comprensione e di stima reciproca che ha sempre caratterizzato i rapporti tra gli Stati Uniti e la Santa Sede.

Colgo questa opportunità per ringraziarvi ancora una volta per avermi accolto negli Stati Uniti. Vi assicuro che prego ogni giorno per i responsabili di Governo, perché siano servitori saggi e lungimiranti del bene comune e perché le loro decisioni e le loro azioni portino la giustizia e la pace nel mondo. Grazie.

Data: 1993-08-12 Data estesa: Giovedi 12 Agosto 1993

Saluto di benvenuto ai giovani convenuti a Denver - Colorado

Titolo: Maria è la guida migliore che possiamo avere

Cari giovani, pellegrini sul sentiero della vita.

Cari giovani. vi saluto nel nome di Gesù Cristo. Lui è la Via, la Verità e la Vita.


1. Lo Spirito di Dio ci ha condotti a questa Ottava Giornata Mondiale della Gioventù. In otto successive occasioni i giovani di tutte le parti del mondo hanno ascoltato l'appello della Chiesa e si sono mossi per stare insieme - per stare insieme ai loro Vescovi e al Papa: compagni di viaggio sul sentiero della vita - in cerca di Cristo. E' lui, Gesù Cristo, la vera Vita che dà speranza e scopo alla nostra esistenza umana, apre le nostre menti e i nostri cuori alla bontà e alla bellezza del mondo che ci circonda, alla solidarietà e all'amicizia, con gli esseri umani nostri fratelli, all'intima comunione con Dio stesso, in un amore che supera tutti i limiti di tempo e di spazio, fino all'eterna inviolabile felicità.

Questa Giornata Mondiale della Gioventù ci ha portati a Denver, un luogo stupendo nel cuore degli Stati Uniti d'America.

Come sapete siamo a Denver, Colorado. E sapete anche che questo signore qui è l' Arcivescovo di Denver. E' il nostro ospite. Con lui saluto ciascuno di voi: "Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7,9). Saluto i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti, le vostre guide spirituali, le vostre famiglie. Vi ringrazio di essere qui. Ringrazio tutti: l'Arcivescovo di Denver Stafford e i suoi collaboratori; l'Arcivescovo Keeler, Presidente della Conferenza Episcopale, e tutti i Vescovi; la Commissione episcopale per l' organizzazione di questa Giornata Mondiale della Gioventù; il Cardinale Pironio e il Pontificio Consiglio per i Laici; le autorità civili; il popolo di Denver e del Colorado che cortesemente ci ospitano; i volontari che si stanno adoperando perché tutto vada bene - ringrazio tutti voi per la vostra gentilezza, per la vostra ospitalità e la vostra buona volontà.

La maggior parte di voi sono membri della Chiesa cattolica; ma altri appartengono ad altre Chiese e Comunità cristiane, e saluto ciascuno di essi con sincera amicizia. Nonostante le divisioni tra i cristiani, "tutti coloro giustificati nel battesimo della fede, sono incorporati a Cristo...fratelli nel Signore" (UR 3). Ogni incontro tra i giovani cattolici e altri giovani cristiani deve essere un' occasione per scoprire insieme ancor più pienamente le ricchezze del messaggio evangelico della vita e dell'amore.

Saluto tutti voi che siete venuti da ogni angolo degli Stati Uniti, da ogni Diocesi di questo vasto paese. Tra di voi c'è un gruppo che desidero menzionare con particolare stima: i popoli dei nativi americani. Grazie perché portate la ricchezza e il colore della vostra eredità peculiare alla Giornata Mondiale della Gioventù. Che Cristo sia veramente la via, la verità e la vita delle vostre genti! La maggioranza di voi vengono dagli Stati Uniti. Molti provengono da altri due paesi dell'America del Nord: - dal Canada; - e numerosi dal Messico.

Alcuni di voi vengono dai Caraibi, Bahamas, Cuba, Haiti, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Isole Vergini. Altri vengono dall'America Centrale, specialmente Costa Rica, Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama.

Altri vengono dall'America Centrale e da tutti i Paesi dell'America del Sud: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela.

Molti di voi vengono dai paesi dell'Africa: Algeria, Angola, Benin, Burundi, Capo Verde, Cameroun, Egitto, Etiopia, Gambia, Gana, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Isole Maurizio, Mozambico, Nigeria, Rwanda, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica, Sudan, Swaziland, Tanzania, Uganda, Zaire, Zambia, Zimbabwe.

Dai paesi dell'Asia: Bangladesh, Cina, Hong Kong, India, Indonesia, Giappone, Tazakistan, Corea, Macao, Malesia, Myanmar, Pakistan, Filippine, Singapore, Taiwan, Thailandia, Vietnam.

Ci sono anche giovani provenienti dall'Oceania e dalle isole del Pacifico: Australia, Nuova Zelanda, Guam, Isole Solomon, Samoa Occidentale.

E dal Medio Oriente: Israele, Giordania, Libano.

E dall'Europa: Albania, Austria, Belgio, Belarus, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Bosnia-Herzegovina, Boemia (Repubblica Ceca), Repubblica Slovacca, Danimarca, Inghilterra, Scozia, Galles, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Ungheria, Irlanda, Italia, Liechtenstein; Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Montenegro, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina.

Possa Gesù Cristo, il Signore della storia e la luce delle nazioni, concedere la pace ad ognuno di voi dall'Est all'Ovest, da Nord a Sud, e a tutti i popoli che rappresentate. Dio benedica i giovani della Giornata Mondiale della Gioventù.

Voglio salutare insieme con i giovani i fratelli Vescovi e sacerdoti che accompagnano i diversi gruppi dei diversi paesi e che si sentono anche loro giovani e vengono qui con i giovani per ringiovanire, per sentirsi giovani, e questo si riferisce anche al Papa.


2. A questo punto desidero salutare alcuni dei gruppi presenti.

Con tutto il mio affetto saluto i numerosi giovani di lingua spagnola qui presenti, che vengono da tante città di questa nazione, così come dalla maggior parte dei paesi dell'America Latina e della Spagna. Che questa Giornata, strettamente legata alla celebrazione del V Centenario dell' arrivo del Vangelo nel Nuovo Mondo, sia un'occasione propizia per stringere i vincoli della fratellanza e della speranza tra i giovani delle Americhe e di tutti i continenti, e per ravvivare la coscienza della vostra missione come credenti: rendere una vigorosa testimonianza della Nuova Vita che ci ha dato per la salvezza del mondo.

[In francese:] Giovani di lingua francese, spero che questo pellegrinaggio compiuto nella fede vi rafforzi nella vostra risoluzione di essere, in modo sempre più ardente, apostoli del mondo dei giovani. Saluto quanti di voi vengono dalla Francia, dal Canada, così come da altre nazioni francofone. Rivolgo una parola di incoraggiamento tutta particolare ai giovani originari di Haiti e prego per la pace e lo sviluppo armonioso del loro paese.

[In italiano:] Ai giovani venuti dall' Italia: grazie per aver risposto così numerosi all'invito di venire a Denver. So che vi siete preparati spiritualmente in modo molto serio a questo pellegrinaggio, e confido che potrete raccogliere abbondanti frutti per la vostra vita e testimonianza cristiana.

[In tedesco:] Saluto di cuore tutti voi, cari giovani di lingua tedesca, che siete venuti per dare testimonianza della vostra fede in Gesù Cristo, che ci dà la vita in abbondanza (Cfr. Jn 10,10). Che questi giorni di preghiera e di riflessione, di incontro e di lieta compagnia con i giovani di tutto il mondo, vi rafforzino nel vostro servizio alla Chiesa e al mondo.

[In portoghese:] Cari amici del Portogallo, del Brasile, dell'Angola, del Mozambico e di Sao Tomé e Principe, Gesù Cristo è la speranza del mondo. Possiate scoprire sempre più profondamente la sua amicizia e intimità in questi giorni a Denver.

[In polacco:] Saluto cordialmente i giovani venuti dalla Polonia con i loro pastori e i giovani d'origine polacca che vivono in America e in altri paesi.

Dopo l'indimenticabile esperienza dell'Incontro Mondiale dei Giovani svoltosi nel santuario di Jasna Gora a Czestochowa nel 1991 dove la gioventù polacca faceva gli onori di casa, ci ritroviamo oggi a Denver, negli Stati Uniti.

E la tappa successiva del pellegrinaggio dei giovani che seguono l'itinerario della nuova evangelizzazione.

Giovani Connazionali, la testimonianza della fede di migliaia di ragazzi e ragazze venuti qui da tutto il mondo vi aiuti a riscoprire che Cristo è la fonte della vita. Egli - crocifisso e risorto - è la Via, la Verità e la Vita (Cfr. Jn 14,8). Egli è la via che conduce alla pienezza della vita.

[In russo:] Giovani di lingua russa, siate sempre aperti alla luce di Cristo, così da diventare suoi fedeli testimoni.

[In lituano:] Giovani della Lituania: attendo con impazienza il momento di far visita alla vostra patria in settembre. Che la vita e la luce di Cristo illumini i vostri cuori e vi dia coraggio! [In croato:] Cari giovani della Croazia, tutti noi qui riuniti per la Giornata Mondiale della Gioventù siamo vicini a voi nella difficilissima situazione di conflitto che sta causando tanta sofferenza nei Balcani. Che Dio ispiri i capi della regione e la comunità internazionale a portare una pace rapida e duratura, evitando così ulteriori vittime e distruzioni.

[In arabo:] La pace di Cristo sia con tutti i giovani presenti di lingua araba.

[In tagalog:] Saluto cordialmente tutti i giovani delle Filippine e di origine filippina. Che Cristo sia sempre la luce delle vostre vite e che vi rafforzi nelle sfide che dovete affrontare come testimoni agli altri giovani.

[In swahili:] Dio benedica tutti voi con la fede, la speranza e l'amore.

[In coreano:] Possiate essere degni eredi di Sant'Andrea Kim e dei suoi compagni martiri. Essi hanno amato Cristo fino alla fine. Che anche voi siate suoi fedeli discepoli.

[in vietnamita:] Giovani vietnamiti, siate forti e coraggiosi nella vostra vita cristiana.


3. Siamo venuti a Denver come pellegrini. Stiamo continuando il viaggio fatto da milioni di giovani nelle precedenti Giornate Mondiali della Gioventù: a Roma, a Buenos Aires, a Santiago di Compostela, a Czestochowa.

Pellegrini in cammino verso una destinazione. Nel nostro caso non è tanto un luogo o un santuario che vogliamo onorare. Il nostro è un pellegrinaggio a una città moderna, a una destinazione simbolica: la "metropoli" è il luogo che determina lo stile di vita e la storia di una gran parte della famiglia umana alla fine del ventesimo secolo. Questa moderna città di Denver è situata nello splendido paesaggio naturale delle Montagne Rocciose, come a porre l 'opera delle mani umane in rapporto all'opera del Creatore. Stiamo quindi cercando il riflesso di Dio non soltanto nella bellezza della natura, ma anche nelle conquiste dell'umanità e in ciascuna persona. In questo pellegrinaggio i nostri passi sono guidati dalle parole di Gesù Cristo: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Il mio scopo in questo primo incontro con voi è di invitarvi a entrare nelle profondità dei vostri cuori, e di vivere i prossimi giorni come un reale incontro con Gesù Cristo.

Naturalmente siamo qui per ascoltarci l'un l'altro: io voi e voi il Papa. Ma soprattutto siamo a Denver per ascoltare l'unica autentica parola di Vita- il Verbo Eterno che all'inizio era presso Dio; per mezzo del quale tutte le cose sono state create, e senza il quale nulla di ciò che esiste è stato fatto (Cfr. Jn 1,2-3).

Giovani dell'America e del mondo, ascoltate ciò che Cristo il Redentore vi sta dicendo! "A quanti l'hanno accolto... a quelli che credono nel suo nome... ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,11-12). La Giornata Mondiale della Gioventù vi sfida ad essere pienamente consapevoli di ciò che siete, e precisamente figli e figlie di Dio teneramente amati.


4. Il vostro pellegrinaggio alla città di Denver vi porterà a meditare sulla promessa di abbondanza di vita di Cristo, nelle diverse tappe lungo il cammino.

Nella chiesa di Santa Isabel la croce dell'Anno Santo vi ricorderà dove cercare la vera vita che Gesù offre. Gesù dice: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" (Mt 10,38). Vi dice questo non perché non vi ami a sufficienza, ma perché vi sta conducendo alla scoperta della vita e dell'amore autentici. La vita che Gesù offre può essere sperimentata soltanto con l'amore che è dono di sé e questo amore comporta sempre qualche tipo di sacrificio: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Jn 12,24). Questo è ciò che la croce ci insegna.

Presso la chiesa dello Spirito Santo, il vostro pellegrinaggio vi condurrà a Cristo presente nella Santa Eucaristia. Pregando dinanzi al Santissimo Sacramento esposto, potrete aprirgli i vostri cuori, ma dovrete soprattutto ascoltare ciò che lui vuole dire a ciascuno di voi. Le parole preferite di Cristo ai giovani sono le seguenti: "Non abbiate dunque timore" (Mt 10,31) e "vieni e seguimi" (Mt 19,21). Chissà cosa il Signore chiederà a voi, giovani d'America, giovani figli e figlie dell'Europa, dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania? Presso la cattedrale dell'Immacolata Concezione il vostro pellegrinaggio vi condurrà all'icona di Nostra Signora del Nuovo Avvento. Maria, la Madre del Redentore, fu la prima e la migliore discepola del Figlio suo. Ella sarà presente ad ogni stadio del nostro pellegrinaggio. E' la guida migliore che possiamo avere, poiché ci conduce a Cristo dicendoci: "Fate (tutto) quello che vi dirà" (Jn 2,5).


5. Domani, venerdi, sarà un giorno dedicato alla solidarietà e alla penitenza.

Quale gesto di amore verso i nostri fratelli e le nostre sorelle meno fortunati verrà chiesto a noi tutti di fare un sacrificio al pranzo di mezzogiorno di domani e di offrire ciò che abbiamo risparmiato all'Ospedale di San Giuseppe di Kitovu, in Uganda, dove tanti malati di AIDS vengono curati con grande amore e attenzione.

Quella regione è stata drasticamente colpita da questa terribile malattia e in conseguenza di ciò migliaia di bambini sono rimasti orfani. Il nostro gesto è un piccolo segno del nostro amore, un invito alla società a non trascurare quanti soffrono, soprattutto quando quella sofferenza, che Gesù prende su di sé (Cfr. Mt 25,36), può essere alleviata soltanto dalla presenza assidua, personale e amorevole degli altri.

Gesù ha chiamato ciascuno di voi a Denver con un proposito! Dovete vivere questi giorni in modo che, quando giungerà il momento di tornare a casa, ciascuno di voi avrà un'idea più chiara di ciò che Cristo si aspetta da voi.

Ciascuno deve avere il coraggio di andare a diffondere la Buona Novella tra i popoli dell'ultimo scorcio del ventesimo secolo, in particolare tra la popolazione giovane della vostra età, che condurrà la Chiesa e la società nel prossimo secolo.

E a voi, giovani latinoamericani, cosa chiede Cristo? Cerca collaboratori per la nuova evangelizzazione. Cerca missionari e missionarie della sua Parola in tutti i popoli di questo Continente della Speranza. Cerca costruttori di un nuova società, più giusta, più fraterna, più accogliente verso i "piccoli" e i bisognosi. Cristo ha bisogno di ciascuno e di ciascuna di voi.


6. Signore Gesù Cristo, manda il tuo Santo Spirito su questi giovani che sono venuti a trovarti nel cuore della moderna metropoli, soprattutto durante la catechesi di questi giorni.

Stai con noi durante il grande raduno dei pellegrini sul sentiero della vita, quando, alla Vigilia della Solennità dell'Assunzione di Maria al Cielo e alla Messa di quel giorno, i giovani degli Stati Uniti, delle Americhe, del mondo, proclameranno e celebreranno la loro fede in te, che solo hai parole che dischiudono le profondità del mistero della vera Vita.

O Maria, Nostra Signora del nuovo Avvento, che hai serbato tutte queste cose meditandole nel tuo cuore (Cfr. Lc 2,19), insegna a questi giovani ad essere buoni ascoltatori di tuo Figlio, la Parola di Vita.

Prega per loro affinché non si frappongano ostacoli sulla via della loro scoperta della nuova Vita che tuo Figlio ha portato nel mondo.

Vergine Figlia di Sion, guida ogni passo del nostro cammino lungo il sentiero che conduce alla Vita! Giovani dell'Ottava Giornata Mondiale della Gioventù, rispondete alla sfida che Denver vi presenta: Seguite la Croce "pellegrina"; andate in cerca di Dio, perché potete trovarlo anche nel cuore di una città moderna; riconoscetelo in tanti giovani pieni di speranza e di nobili ideali; avvertite il soffio dello Spirito Santo in mezzo a tante razze e culture diverse, tutti uniti nel riconoscere Cristo come la via, la verità e la vita di ogni essere umano.

Cari giovani amici, nel nome di Gesù Cristo, vi saluto tutti insieme e individualmente, tutti i diversi gruppi linguistici, e tutti insieme. Voi siete qui la Chiesa Universale, e prego perché Gesù sia con voi e benedica tutta questa Giornata Mondiale della Gioventù, ognuno di voi e tutti voi insieme. Il mio discorso è stato lungo, troppo lungo, ma ora ho finito. Vivo con gioia l'attesa del nostro prossimo incontro. Arrivederci.

Data: 1993-08-12 Data estesa: Giovedi 12 Agosto 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Lettera alle Claustrali Clarisse