GPII 1993 Insegnamenti - Nelle parole improvvisate a Tallinn il completamento dell'Atto Europeo dopo i noti eventi del 1989

Nelle parole improvvisate a Tallinn il completamento dell'Atto Europeo dopo i noti eventi del 1989


7. A questo punto, sento il bisogno di ritornare con la mente e col cuore ai Paesi situati sul Baltico: la Lituania, la Lettonia e l'Estonia. E' stato finalmente possibile mettere piede in quella terra martire, tra contemporanei testimoni della croce e della risurrezione di Cristo; là dove l'annuncio missionario, partito da Roma verso il nord e l'est dell'Europa, s'è incontrato con lo slancio della evangelizzazione proveniente da Costantinopoli. In quelle terre la testimonianza della fede ancora una volta è diventata la forza dell'uomo. E' difficile non provare profonda commozione al ricordo della Collina delle Croci in Lituania. E' difficile non peregrinare col pensiero e col cuore alla Porta dell'Aurora, a Siluwa, oppure ad Aglona, in Lettonia. E' difficile non esprimere meraviglia al vedere che non soltanto Riga, in maggioranza luterana, ma la stessa Estonia, dove il numero dei cattolici non supera le poche migliaia, hanno accolto il Papa con così viva cordialità. Dopo Vilnius, Kaunas e Riga, pure Tallinn, attendeva la presenza del Successore di Pietro e la sua visita ecumenica nella cattedrale luterana, come pure quanto egli avrebbe detto agli Estoni durante la celebrazione pomeridiana nella Vecchia Città. Le parole allora improvvisate sono risultate il momento più importante non solo per l'Estonia ma, in qualche modo, per tutta l'Europa. Undici anni fa, Santiago de Compostela in Spagna è stato il luogo dell'Atto Europeo. Nel 1993 l'Europa ha come sentito il completamento di quell'Atto proprio da Tallinn, dopo i noti eventi del 1989.

La "Veritatis Splendor": non c'è luogo in cui non abbiano valore le parole di Cristo sulla verità


8. Ed eccoci all'Enciclica "Veritatis Splendor". Avverto, al riguardo, impellente il bisogno di rendere grazie allo Spirito di verità perché, mediante il ministero della Sede Apostolica, coadiuvata dall'infaticabile opera della Congregazione per la Dottrina della Fede, ed in particolare del suo Cardinale Prefetto, come pure dall'apporto di Vescovi e teologi, si è potuto pubblicare questo documento, elaborato con diligenza nell'arco di quasi sei anni. Oggi non è possibile negare che esso era necessario. In passato occorreva dire la verità sull'uomo all'Europa dell'est, oltre il muro di Berlino; ora è necessario ribadire tale verità anche all'uomo che vive ad ovest e guarda con interesse verso l'est. L'uomo è lo stesso dappertutto; non c'è luogo in cui non abbiano valore le parole di Cristo sulla verità, la sola capace di rendere liberi (Cfr. Jn 8,32). Tali parole costituiscono la base della dottrina sociale della Chiesa, come emerge dalla "Centesimus Annus" (Cfr. CA 46), e sono il fondamento dell'intera morale umana, se questa non vuole condannarsi all'autodistruzione relativistica (Cfr. VS 87).

Non è questo, purtroppo, il triste spettacolo offerto dal diffondersi nel mondo di deviazioni morali di ogni genere, tra le quali particolarmente penose quelle sessuali, in cui sono risultati coinvolti a volte, "flens dico" (Ph 3,18), membri stessi del clero? E come tacere poi delle varie forme di sette che si vanno moltiplicando in zone tradizionalmente cristiane, con manifestazioni di sincretismo religioso in cui il rapporto dell'uomo con Dio risulta privato della sua verità profonda? La Chiesa desidera servire la causa dell'uomo, operando per affermarne concretamente la dignità in un consolidato contesto di giustizia e di pace. A questo mira la sua azione dottrinale e pastorale, nella consapevolezza che l'annuncio di Cristo non può andare disgiunto da tale servizio.

Come tacere a proposito delle efferate azioni di guerra che continuano ad imperversare nelle regioni della ex Jugoslavia? La giustizia e la pace: quale lungo cammino, al riguardo, attende ancora l'umanità! Nubi minacciose di distruzione e di morte incombono tuttora su numerose regioni della terra. Come tacere, ad esempio, a proposito delle efferate azioni di guerra che continuano ad imperversare nelle regioni dell'ex Jugoslavia? Come non preoccuparsi di fronte all'acutizzarsi in tante parti del globo delle manifestazioni di nazionalismo esasperato? Possa il Natale, col suo messaggio di speranza e di amore, toccare il cuore dei responsabili e sorga finalmente per i popoli martoriati dalla violenza e dall'ingiustizia un'alba di pace e di serenità.

Confido di poter compiere nella prossima primavera un primo viaggio in Libano e di poter in seguito visitare tutti i principali luoghi legati alla fede cristiana


9. Nell'esprimere questo augurio penso, in special modo, alle iniziative di pacificazione che si stanno sviluppando in Medio Oriente e prego il Divin Salvatore di voler benedire una così meritoria azione alla quale si guarda con speranza da ogni parte del mondo.

Anche il Papa segue con trepidazione gli sviluppi delle trattative in corso ed affida quotidianamente a Dio nella preghiera gli sforzi che compiono a tal fine le persone di buona volontà.

Confido, in particolare, di poter compiere, a Dio piacendo, un primo viaggio in quella regione alla fine della prossima primavera. Esso riguarderà la terra tormentata del Libano, che ha tanto sofferto negli oltre sedici anni di guerra e che ora sta preparandosi a celebrare l'Assemblea Speciale del Sinodo. Lo scopo sarà, pertanto, ecclesiale e pastorale: intensificare lo sforzo per la preparazione del Sinodo libanese e ridare al tempo stesso fiducia a quelle popolazioni, nella speranza che, ritrovata la serena convivenza tra comunità di tradizioni diverse, esse possano quanto prima godere della piena libertà in una patria sovrana e unita.

Incontrero i cattolici delle varie Chiese Orientali, ma saro lieto di poter salutare anche i fratelli ortodossi, come pure i seguaci dell'Islam.

Confido, altresi, di poter in seguito ritornare ancora in Medio Oriente, culla delle tre religioni monoteistiche: ebraica, cristiana e musulmana, per visitare tutti i principali luoghi legati alla fede cristiana, dove sono passati i Patriarchi, da Abramo in poi, e dove hanno operato Gesù Cristo e gli Apostoli.

Verso l'Anno della Famiglia 10. Nell'"offertorio" della Notte Santa vorrei portare anche questi progetti e queste speranze ai piedi di Gesù nella Grotta di Betlemme. Ringraziamo insieme, venerati Fratelli e carissimi Collaboratori, lo Spirito di verità, perché non ha cessato di assistere la Chiesa nel suo quotidiano ministero pastorale.

La liturgia orientale, tanto profonda e ricca, concentra la sua attenzione sull'espressione "sancta sanctis". Con i doni del pane e del vino recati all'altare, Cristo rinnova il suo sacrificio divino-umano; sacrificio nel quale Egli si dona al Padre e contemporaneamente a noi nella comunione eucaristica: "sancta sanctis". Riceviamolo inginocchiati sulla soglia della capanna di Betlemme. Riceviamolo insieme alla sua Vergine Madre e a Giuseppe, custode della sacra Famiglia, volgendo lo sguardo verso l'Anno della Famiglia, che avrà inizio Domenica prossima, 26 dicembre, festa della Sacra Famiglia.

Venerati fratelli nell'Episcopato, carissimi fratelli e sorelle! Questo è ben il luogo ed il momento opportuno per scambiarci gli auguri natalizi e per il nuovo anno. "Sancta sanctis": da quanto viene compiuto in ogni "posto di lavoro" della Sede Apostolica e del Vaticano, dei molteplici Dicasteri della Curia Romana, del Vicariato della diocesi di Roma, possa nascere e maturare la santità che il Cristo, da noi contemplato nel mistero del Natale, desidera donarci. "Sancta sanctis"... Questi sono i miei auguri per ciascuno di voi, che prendete parte all'odierno incontro solenne e familiare.

Buon Natale e felice Anno Nuovo a tutti! Con una particolare Benedizione Apostolica.

Data: 1993-12-21 Data estesa: Martedi 21 Dicembre 1993

Udienza ad una rappresentanza dei Ragazzi dell'Azione Cattolica Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Signore vi chiama ad essere coraggiosi testimoni

Carissimi ragazzi e ragazze dell'Azione Cattolica Italiana! Fratelli e sorelle in Cristo!


1. Sono lieto di porgere a tutti voi un affettuoso benvenuto per l'odierno incontro - diventato ormai una gradita consuetudine - in occasione delle festività natalizie. Saluto cordialmente i membri della Direzione Nazionale e ringrazio l'Assistente generale, il caro Mons. Salvatore De Giorgi, per i cordiali voti augurali che mi ha rivolto a nome di tutti. Ho ascoltato con interesse la presentazione dell'itinerario vocazionale-battesimale, che accompagnerà il cammino dell'Azione Cattolica durante l'anno sociale in corso.


2. Nella Festa del Natale, noi celebriamo il dono della salvezza offerta da Dio all'umanità intera nel Figlio suo fatto uomo. Accostandoci al presepe, contempleremo nel Bambino di Betlemme il segno visibile della volontà divina di incontrarci e di stringere un'alleanza con ciascuno di noi. Nella sua straordinaria ricchezza e onnipotenza Dio non ha temuto di abbassarsi al livello delle sue creature, per offrire ad esse la sua amicizia.

Carissimi ragazzi e ragazze, auspico per ciascuno di voi, come pure per i Gruppi che rappresentate, la riscoperta in profondità dell'amore divino, che precede e sta alla base di ogni autentica esistenza al servizio del bene.

Vi esorto pertanto a proseguire nel vostro itinerario educativo, percorrendo le grandi tappe della manifestazione dell'amore di Dio. Partendo dal mistero del Natale che celebreremo fra pochi giorni, voi potrete, nel periodo della Quaresima e di Pasqua, approfondire il grande annuncio della morte e della risurrezione del Signore, per giungere, nel tempo dopo la Pentecoste, alla considerazione dell'intima realtà della Chiesa, nella quale Cristo è presente e continua ad operare in mezzo ai suoi discepoli attraverso lo Spirito Santo.


3. La riscoperta delle radici della fede e dell'impegno comunitario, sotto la guida dei vostri Pastori, vi aiuterà a formarvi una solida coscienza ecclesiale, sia come singoli sia come comunità. Potrete, in tal modo, prepararvi ad occupare responsabilmente il vostro ruolo nella Chiesa, rispondendo generosamente alla volontà del Signore che vi chiama ad essere suoi discepoli e coraggiosi testimoni.

A conclusione del nostro incontro, intenso e gioioso pur nella sua brevità, desidero ricambiare a ciascuno di voi, carissimi, i più cordiali voti augurali di un santo Natale e di un Nuovo Anno sereno e ricco di grazia. Affido i vostri impegni ed i vostri propositi, come pure quelli di tutti i Soci dell'Azione Cattolica, alla materna protezione di Maria Immacolata, davanti alla quale, l'8 dicembre scorso, avete rinnovato il vostro annuale impegno associativo. Con questi sentimenti di cuore vi benedico, insieme con i vostri familiari, assistenti ed amici.

[Rivolgendosi ancora ai ragazzi il Santo Padre ha improvvisato il seguente discorso:] Ringraziamo questo bambino, che ha parlato a nome di tutti i presenti e di tutta l'A.C.R. italiana. Ma, prima di tutto, mi domando se voi non avete un po' sbagliato, sbagliato soprattutto indirizzo, perché penso che voi volevate andare a Betlemme, probabilmente, per trovare Gesù. Ma poi la

Data: perché non è oggi, è fra pochi giorni, il 24, a mezzanotte.

Ma, penso che voi non avete sbagliato. Avete e non avete. Perché siete venuti per incontrare Gesù nella persona del Successore di Pietro, questo indegno successore di Pietro, che vi accoglie oggi nella prospettiva della notte di Betlemme, della notte natalizia. Di questa grande inaugurazione, questo grande inizio, che si celebra ogni anno con il Natale. Allora non avete sbagliato indirizzo, avete fatto bene.

Cosa vorrei rispondere? Dirvi soprattutto grazie. Ringraziarvi per la vostra venuta, per i vostri doni, per le parole e, soprattutto, per la vostra presenza. Siete giovani, ragazzi, ragazze, A.C.R. Una bella parola. Siete dappertutto, a Roma e in tutta l'Italia. Perché siete la speranza. Ma, qui, chi è la speranza è soprattutto Lui, soprattutto Gesù. Voi siete la speranza perché siete vicini a Lui, uniti a Lui. E siete venuti per mostrare come siete uniti a Lui, a Gesù, nella sua Chiesa.

Cosa devo augurarvi? Auguro a voi, ai vostri coetanei tutti, a tutta l'A.C.R. Buon Natale e Buon Nuovo Anno. Auguro soprattutto di avere una buona famiglia perché abbiamo davanti la famiglia che accusa evidenti segni di crisi.

Auguro a voi tutti una buona famiglia e auguro che siate voi buoni segni di questa famiglia; buoni ragazzi di questa famiglia; il futuro di questa famiglia. Auguro che siate il cuore della famiglia, le diate sentimento di tutto ciò che la riguarda, che la costruisce o che la istruisce.

Cari auguri! Se potete, fate questi auguri ai vostri colleghi, ai vostri coetanei in tutta l'Italia. Vi sarei grato anche per questo messaggio. Vi ripeto che non avete sbagliato. Avete trovato un buon indirizzo. Vi dico anche di più, che dovete qualche volta tornare a questo indirizzo. Siete sempre i benvenuti.

Probabilmente non posso essere accolto nell'A.C.R. Ho troppi anni, ma di spirito si, posso essere accolto.

Data: 1993-12-21 Data estesa: Martedi 21 Dicembre 1993





L'annuale incontro prenatalizio di Giovanni Paolo II con la comunità polacca - Città del Vaticano (Roma)

Ringrazio Sua Eccellenza per le parole pronunciate in occasione di questa vigilia di Natale. L'invito a dividere l'oplatek è legato alla giornata in cui ci incontriamo, alla giornata di oggi. Ringrazio tutti coloro che partecipano al nostro incontro e desidero che le mie parole siano soprattutto una preghiera per voi e con voi, con voi e per voi. La celebrazione della vigilia inizia sempre con la preghiera comune. Permettetemi di abbracciare con questa preghiera voi tutti e le vostre famiglie; tutti coloro che vivono in patria e fuori dei suoi confini, e che fanno parte della grande comunità della Nazione polacca in tutto il mondo. Gesù che nasce a Betlemme accolga la nostra preghiera per tutti i nostri fratelli e le sorelle, per gli amici e per i benefattori.

In questo momento i vostri pensieri vanno sicuramente a tutte quelle persone che vivono sia fuori, sia soprattutto in Polonia, in vari ambienti sociali. Anch'io sono vicino con il pensiero a tutte queste persone, a tutti i miei cari, agli amici ed ai benefattori. Tutti ne abbiamo molti ed anch'io ne ho tanti in Polonia. Penso alla Chiesa polacca, penso alla Chiesa di Cracovia, penso alla Chiesa in tutta la nostra Patria, in tante nuove arcidiocesi e diocesi.

Saluto cordialmente e invito a condividere l'oplatek tutti i vescovi polacchi, con a capo il Cardinal Primate, il Nunzio ed i rappresentanti della Nazione - di quella Nazione che è ritornata al suo proprio posto in Europa - invito il Presidente, il Governo, il Parlamento, tutti coloro che rappresentano la Polonia.

Recandomi in Polonia, varie volte nell'ultimo periodo, ho sempre ripetuto che il bene della Polonia e anche il mio bene. Oggi lo ripeto in occasione dell'oplatek.

Nello spirito del Mistero che si attua alla mezzanotte del Natale, possano oggi, la sera della Vigilia, allargarsi i nostri cuori. Quando nella povertà della stalla di Betlemme nasce il Figlio di Dio si fa uomo, bisogna soprattutto che gli esprimiamo la nostra gratitudine per il dono della sua venuta, per il dono dell'Avvento, per essere diventato per noi povero, senza casa, al fine di donarci la sua ricchezza sovrumana, se stesso. E ciò rappresenta questa sera il Dono più importante.

Questo dono comprende e nello stesso tempo supera tutti i doni che si fanno gli uomini: quelli dei genitori ai figli, degli sposi e degli amici. Questo dono abbraccia e supera tutto, conferendo valore definitivo a tutto ciò che vogliamo donarci gli uni agli altri.

In questa sera della Vigilia che precede l'inaugurazione dell'Anno della Famiglia, preghiamo insieme alle famiglie e per le famiglie che vivono in terra polacca ed in tutto il mondo. Preghiamo affinché Dio sia la forza delle famiglie - come dicevamo durante la Grande Novena che ha preceduto la celebrazione del Millennio, affinché esse non si sgretolino, ma mantengano le promesse di amore e di fedeltà espresse nella frase: "non ti abbandonero fino alla morte". Preghiamo perché le famiglie siano fedeli alla vita. Perché cresca la coscienza della paternità e della maternità responsabile. Preghiamo perché i giovani trovino sempre nelle famiglie l'autentica educazione cristiana. Preghiamo per la collaborazione educativa fra la famiglia, la scuola e la Chiesa. Preghiamo per tutti gli insegnanti e gli educatori.

Preghiamo per gli uomini di tutte le professioni affinché le esercitino con spirito di servizio fraterno al prossimo ed a tutta la società.

Con una speciale preghiera abbracciamo le persone malate, sole e abbandonate.

Durante questo incontro in occasione della Vigilia preghiamo affinché ogni uomo abbia il senso della propria dignità e sia da essa guidato nei suoi rapporti con ogni suo prossimo nella terra polacca e in tutto il mondo.

Cristo è il primo fondamento della dignità dell'uomo e di tutti i suoi inalienabili diritti, a cominciare dal diritto alla vita, fin dal primo momento del suo concepimento.

Preghiamo pensando a tutti i bambini non nati, minacciati nella loro stessa esistenza prima ancora che vengano al mondo. A te, Figlio dell'uomo, nato questa notte, raccomandiamo questo difficile problema di tante coscienze polacche.

"Dio, Redentore e Signore delle nazioni, non lasciare che cadiamo dalla tua mano e dalla tua disciplina!" così pregava il grande predicatore parlamentare, maestro della nazione, profeta, don Piotr Skarga. La Chiesa in Polonia fece sua la di lui preghiera per la Patria. Oggi recitiamo questa preghiera con particolare commozione, tenendo alla memoria il Millennio del Battesimo che abbiamo celebrato non molto tempo fa. Ringraziamo per la grazia del Battesimo e per tutto ciò che il Battesimo ha iniziato nella nostra storia - nella storia delle persone e della nazione. Ringraziamo perché Cristo ci ha dato la forza di diventare ciò che siamo; di resistere nei tempi difficili ad ogni minaccia. Il Battesimo è - si può dire - il fondamento particolare della nostra identità e della nostra "originalità". La storia della Polonia è "originale" e come tale costituisce un contributo alla storia dell'Europa e del mondo.

"Non dimentichiamo le opere di Dio!..." (Cfr. Ps 78/77,7).

Preghiamo con le parole di Skarga. Nel contempo, "per l'intercessione della Santissima Vergine Maria, Regina nostra", preghiamo il Sovrano e Signore delle Nazioni: "benedici la nostra Patria perché, fedele sempre a Te, porti gloria al Tuo Nome e guidi i suoi figli alla felicità"...

Sappiamo di aver pagato la nostra libertà a caro prezzo. In occasione della Vigilia desideriamo ringraziare per aver saputo pagare quel prezzo all'epoca delle spartizioni; ringraziamo per aver saputo pagare quel prezzo durante la terribile occupazione della seconda guerra mondiale; ringraziamo anche per aver saputo pagare quel prezzo negli ultimi decenni. Ringraziamo per tutti coloro che quel prezzo l'hanno pagato di persona.

La Vigilia ci fa ricordare tutti i nostri connazionali, forse molto cari, che su tanti fronti del mondo hanno combattutto per "la libertà vostra e nostra". Ricordiamo in particolar modo coloro che, dopo tali difficili trascorsi, non hanno potuto tornare in Patria perché là, nella Patria, li aspettava la prigione.

Seduti a tavola la sera della Vigilia non possiamo dimenticare le vittime del terrore nazista e poi di quello staliniano. C'inginocchiamo presso le loro tombe sconosciute, consapevoli che essi hanno pagato il prezzo speciale della nostra libertà. Hanno dato - si può dire - la forma definitiva a quella libertà.

C'inginocchiamo soprattutto presso le tombe di Katyn. La verita di Katyn è sempre presente nella nostra coscienza e non può essere cancellata dalla memoria dell'Europa.

Guardiamo il Signore della storia con gratitudine perché stanno rinascendo gli stati indipendenti, perché le nazioni a noi vicine, le nazioni sorelle, hanno riacquistato il loro diritto all'esistenza nella famiglia dei popoli dell'Europa e del mondo.

Ringraziamo per tutto ciò che ha rappresentato negli anni ottanta la nostra Solidarnosc polacca e chiediamo perdono perché non abbiamo saputo difendere quel grande bene.

"Dio Onnipotente ed Eterno, dacci un amore largo e profondo verso i fratelli e verso la nostra Patria, amatissima Madre, perché dopo aver dimenticato i nostri profitti, possiamo servire onestamente lei e il tuo popolo...".

Accanto alla tavola della Vigilia chiediamo a Cristo di infondere in noi l'amore della Patria, quel patriottismo che rappresentava la forza morale di intere generazioni. Gli chiediamo anche di non cedere mai alla tentazione del nazionalismo e della xenofobia. Le nostre tradizioni polacche sono ben diverse.

Ciò vale per i rappresentanti di tutte le nazioni che vivevano in mezzo a noi, e in particolare ciò vale per i figli d'Israele. Loro non condividono la nostra gioia del Natale, ma noi ci apriamo nei loro confronti nel nome di tutti i legami storici che ci uniscono.

Verso la fine del secondo Millennio dopo Cristo e, nello stesso tempo, alla soglia dei tempi nuovi preghiamo affinché non ci capiti di commettere gli errori dei nostri padri, affinché sappiamo fare buon uso della libertà, affinché sappiamo servirci a vicenda e servire il bene comune. "Portate i pesi gli uni degli altri" - queste parole di San Paolo ho ricordato una volta a Danzica.

Preghiamo in modo particolare affinché questa capacità di fare buon uso della libertà l'abbiano coloro che governano il nostro paese. Gesù e venuto nel mondo per insegnarci che governare significa servire. Nel passato la ricerca del proprio tornaconto ci è costata anche troppo, non vogliamo quindi che di nuovo metta radici nella nostra vita sociale e politica.

Ringraziamo Dio per tutto, per tutto il bene realizzato nella Terza Repubblica a partire dal 1989 e preghiamo affinché quel bene non vada disperso.

E' noto che nella nostra epoca il potere lo esercitano non solo i politici, i ministri, i deputati, i senatori, ma in modo particolare esso viene esercitato anche da coloro che possiedono i mezzi di comunicazione sociale.

Riuniti per dividere l'oplatek preghiamo perché quei mezzi non distruggano le anime e le coscienze nella nostra Patria, bensi servano la verità, la giustizia, l'amore e la libertà - come ha ricordato nella "Pacem in terris" Giovanni XXIII.

Coloro che dirigono quei mezzi sappiano che sulle loro spalle grava una grande responsabilità storica.

Forse mai Gesù aveva usato parole così dure come quelle rivolte ai corruttori (Cfr. Mt 18,6-7). L'ho ricordato nella Lettera ai Vescovi americani nel giugno di quest'anno. Non dimentichiamo le parole di Cristo neanche noi. Temiamo quelle parole. Quando manca qualsiasi altra dimensione dell'ordine e della morale, siano quelle parole a giudicarci tutti. Cristo che nasci nel silenzio della notte, quando la potenza trema, Signore dei cieli che giaci nudo nella stalla di Betlemme, accogli la nostra comune preghiera di questa Vigilia. Che essa diventi un anticipo della luce nuova per questi santi giorni ed anche per l'Anno Nuovo che abbiamo davanti. Per intercessione di tua Madre, la Madre di Dio, benedici la nostra Patria e tutti noi.

Data: 1993-12-24 Data estesa: Venerdi 24 Dicembre 1993

Angelus, il Papa invita tutta la Chiesa alla preghiera e alla riflessione per l'inaugurazione a Nazareth dell'Anno della Famiglia nella Chiesa Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "E' oggi urgente riscoprire il valore della famiglia quale comunità basata sul matrimonio indissolubile"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Con la celebrazione eucaristica, presieduta a Nazaret dal Legato Pontificio, oggi la Chiesa inaugura l'Anno della Famiglia, invitando tutti i figli suoi alla preghiera e alla riflessione. Lo fa in sintonia con l'iniziativa promossa per il 1994 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. La Festa della Santa Famiglia, che oggi ricorre, è una coincidenza liturgica particolarmente propizia per l'avvio di questo anno. E profondo significato ha anche la scelta di Nazaret come luogo per tale inaugurazione.

Fu li infatti che, nell'Annunciazione, "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Fu li che il Cristo, vivendo sotto lo sguardo amorevole della Vergine Santissima e di San Giuseppe, valorizzo e santifico la famiglia.

Quasi esattamente trent'anni fa, il 5 gennaio 1964, il mio venerato predecessore Paolo VI dettava proprio dalla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret una vigorosa meditazione, che conserva una palpitante attualità. Egli presentava Nazaret come scuola di Vangelo e scuola di vita familiare. "Che Nazaret ci insegni - egli diceva - che cosa è la famiglia, la sua comunione d'amore, la sua bellezza semplice e austera, il suo carattere sacro e inviolabile; apprendiamo da Nazaret quanto la formazione che vi si riceve è dolce e insostituibile; apprendiamo qual è il suo ruolo primordiale sul piano sociale" (Insegnamenti di Paolo VI, II, 1964, p. 25).


2. E' oggi più che mai urgente, carissimi Fratelli e Sorelle, riscoprire il valore della famiglia, quale comunità basata sul matrimonio indissolubile di un uomo e di una donna che nell'amore fondono insieme le loro esistenze e si aprono al dono della vita; riscoprire la famiglia quale ambiente vitale dove ogni bimbo che viene al mondo è accolto, fin dal suo concepimento, con tenerezza e gratitudine, e trova quanto gli è necessario per crescere serenamente, come il Vangelo dice di Gesù, "in sapienza, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini" (Lc 2,52). La riscoperta di tale originario disegno divino è di importanza decisiva, nella crisi epocale che attraversa l'odierna umanità. L'avvenire in gran parte dipende dalla famiglia! Essa, come ho scritto nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, "porta in sé il futuro stesso della società; suo compito specialissimo è di contribuire efficacemente ad un avvenire di pace" (n. 2).


3. Affidiamo quest'Anno della Famiglia all'intercessione materna della Vergine di Nazaret.

Sia un anno di grazia, che porti il consolidamento di tale fondamentale valore.

Sia un anno di benedizione per tutte le famiglie; di conforto e di rasserenamento per quante vivono una situazione di crisi e di difficoltà.

Possa ogni famiglia del mondo ripetere con verità quanto afferma il salmista: "Quanto è bello e soave che i fratelli vivano insieme" (Ps 133[132],1).

Data: 1993-12-26 Data estesa: Domenica 26 Dicembre 1993

Messaggio "Urbi et Orbi" pronunciato, dalla Loggia della Benedizione della Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Si dilati in ogni angolo della terra lo spazio della fraternità"

"O admirabile commercium!..." "O meraviglioso scambio! Il Creatore del genere umano ha preso un'anima e un corpo ed è nato da una Vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità".


1. O meraviglioso scambio! Dio, fatto uomo, ci dona la sua Divinità. Ecco il messaggio di Natale, messaggio della notte di Betlemme, che riecheggia in questa mirabile giornata.

Messaggio che ancora una volta la Chiesa ci trasmette con le parole del Vangelo di Luca, richiamanti la profezia di Isaia (Cfr. Lc 2,10-11 Is 9,5-6).

Messaggio espresso, con il linguaggio loro proprio, dall'Autore della Lettera agli Ebrei (Cfr. He 1,1-2) e dall'Apostolo Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14).

O meraviglioso scambio! Il Creatore riceve dalla Vergine un corpo; fatto uomo, ci dona la sua divinità.


2. Questo accadde in Betlemme di Giuda. Tutto pero aveva avuto inizio a Nazareth, dove l'angelo aveva annunciato alla Vergine che avrebbe concepito un figlio e lo avrebbe dato alla luce chiamandolo Gesù (Cfr. Lc 1,31). Lo stesso annuncio l'angelo aveva poi rivolto a Giuseppe per prepararlo all'evento della notte di Betlemme.

A Nazareth si è formata dunque la Famiglia, da cui è venuto al mondo il Figlio di Dio come Figlio dell'uomo. E a Nazareth Gesù è vissuto per trent'anni.

Mistero della Santa Famiglia!


3. Domani, proprio a Nazareth, con la solenne Celebrazione eucaristica presieduta dal Legato Pontificio, inizierà l'Anno della Famiglia, indetto dalla Chiesa in sintonia con l'Anno Internazionale della Famiglia, promosso dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.

I popoli del mondo insieme con la Chiesa guardano all'istituzione familiare, come al futuro delle Nazioni e della Comunità ecclesiale. Essa è la culla naturale di ogni umana esistenza. Ogni uomo ha diritto di godere del calore di una famiglia, e la Chiesa è vicina con particolare affetto a quanti ne sono, purtroppo, privi.

Il senso della famiglia, come quello di tutta l'esistenza, si coglie pienamente soltanto nell'orizzonte del mistero. Nessuno nasce soltanto per i suoi genitori, né solo per il mondo, come l'Apostolo ci ricorda: "Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 14,8).


4. così, per ogni famiglia umana la Chiesa ripete oggi le parole della liturgia: "O admirabile commercium: o meraviglioso scambio".

Nascendo dall'uomo e dalla donna, l'uomo diventa "corpo vivente": "animatum corpus sumens". In forza della nascita tra gli uomini del Figlio di Dio, ogni uomo è chiamato in qualche modo a diventare, in Cristo, "spirito datore di vita" (1Co 15,45).

La genealogia dell'uomo passa, quindi, attraverso il Natale, passa attraverso la famiglia. L'uomo nasce come figlio dell'uomo per diventare in Cristo "figlio di Dio". Il Verbo Incarnato, come ci annuncia l'apostolo Giovanni, ci "ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,12).


5. E se siamo figli di Dio, siamo anche fratelli. Tutti. Quale grande responsabilità! L'annuncio gioioso del Natale, che quest'oggi risuona nel mondo, ripropone l'arcano progetto divino: fare dell'intera umanità un'unica solidale famiglia.

Fratelli e sorelle qui presenti, uomini e donne di buona volontà d'ogni nazione e continente! Sia il Natale la festa dell'accoglienza e della solidarietà. Si aprano le braccia ed il cuore ad accogliere l'altro, chiunque egli sia. Abbandoni le armi chi le brandisce minaccioso; provveda al fratello nel bisogno chi ha mezzi in abbondanza; si dilati in ogni angolo della terra lo spazio della fraternità, frantumando ostacoli e barriere etniche e culturali, politiche e religiose.

Il Natale, questo giorno benedetto e familiare, diventi per ciascuno giorno di speranza e di pace.


6. Rifulga all'orizzonte del nostro tempo la luce di Betlemme, e rechi conforto e serenità soprattutto alle vittime delle umane tragedie della guerra, dell'esilio, della fame, dell'ingiustizia, dell'odio e della paura. Risplenda, quella luce, sulle martoriate popolazioni della Bosnia-Erzegovina, e della vasta regione del sud-est dell'Europa, dove la violenza pretende di imporre la propria legge senza alcuna pietà. E come non ricordare i popoli del Caucaso, straziati anch'essi da lotte fratricide? Nemmeno l'Africa è oggi risparmiata dall'inumana logica dei conflitti interetnici, le cui conseguenze patiscono ancora, ad esempio, i popoli dell'Angola, del Burundi e della Somalia. Solo il rispetto reciproco e la fraterna accoglienza potranno sconfiggere l'odio e l'ostilità.


7. Non è questa, carissimi fratelli e sorelle, l'umile e silenziosa lezione di vita che ci offre Gesù Bambino, avvolto dalla tenerezza di Maria e di Giuseppe? A Lui, "Principe della pace" (Is 9,5), si leva fiduciosa la nostra implorante preghiera. Ispira e sostieni, divino Redentore del mondo, gli sforzi di quanti con tenacia e coraggio difendono ed edificano la concordia fra individui e nazioni; benedici particolarmente coloro che si adoperano a rafforzare la dinamica della pace nella cara regione del Medio-Oriente, Terra Santa tra tutte, perché scelta per accogliere Te, Dio fatto uomo.

Dona lungimirante saggezza ed intrepida audacia ai responsabili dei popoli, perché s'impegnino ad orientare il cammino della storia verso traguardi di autentico progresso sociale.

Riempi la tua Chiesa, Salvatore del mondo, di rinnovato vigore spirituale ed apostolico, perché sappia annunciare il Vangelo della salvezza a tutti gli uomini e a tutto l'uomo.


8. "O admirabile commercium: o meraviglioso scambio"! Questa, carissimi fratelli e sorelle, è la Buona Novella; questa la lieta notizia del Natale: la verità della salvezza dell'uomo in Cristo. A voi tutti che oggi mi ascoltate, qui in Piazza San Pietro e in ogni parte del mondo, io "annuncio una grande gioia" (Lc 2,10)! Accogliete questa lieta notizia, divulgata nel silenzio della notte di Betlemme, e giunta fino a noi attraverso venti secoli di storia. Accogliamola insieme, e per tutti sarà veramente Natale!

Data: 1993-12-26 Data estesa: Domenica 26 Dicembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Nelle parole improvvisate a Tallinn il completamento dell'Atto Europeo dopo i noti eventi del 1989