GPII 1994 Insegnamenti - All'Italia il compito di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma da Pietro e Paolo

All'Italia il compito di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma da Pietro e Paolo


4. In questo quadro europeo e mondiale, carissimi Fratelli nell'Episcopato, è giusto che ci poniamo la domanda: "Quali sono le possibilità e le responsabilità dell'Italia?".

Sono convinto che l'Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l'Europa. Le tendenze che oggi mirano ad indebolire l'Italia sono negative per l'Europa stessa e nascono anche sullo sfondo della negazione del cristianesimo. In una tale prospettiva si vorrebbe creare un'Europa, e in essa anche un'Italia, che siano apparentemente "neutrali" sul piano dei valori, ma che in realtà collaborino alla diffusione di un modello postilluministico di vita. Ciò si può vedere anche in alcune tendenze operanti nel funzionamento di istituzioni europee. Contro l'orientamento di coloro che furono i padri dell'Europa unita, alcune forze, attualmente operanti in questa comunità, sembrano piuttosto ridurre il senso della sua esistenza e della sua azione ad una dimensione puramente economica e secolaristica.

All'Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli apostoli Pietro e Paolo. Di questo preciso compito dovrà avere chiara consapevolezza la società italiana nell'attuale momento storico, quando viene compiuto il bilancio politico del passato, dal dopoguerra ad oggi.

La presenza dei laici cristiani è ancora necessaria per esprimere sul piano sociale e politico la tradizione e la cultura cristiana della società italiana


5. A tale bilancio non possiamo rimanere estranei o indifferenti, perché, come Pastori animati da profondo amore per il bene vero e integrale dell'uomo e della società, siamo chiamati a "discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui il Popolo di Dio prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio" (GS 11).

In particolare, la caduta del comunismo nell'Europa centrale e orientale ha provocato anche in Italia un nuovo modo di guardare alle forze politiche e ai loro rapporti. Si sono così udite delle voci secondo le quali, nella nuova stagione politica, una forza di ispirazione cristiana avrebbe cessato di essere necessaria. Si tratta pero di una valutazione errata, perché la presenza dei laici cristiani nella vita sociale e politica non solo è stata importante per opporsi alle varie forme di totalitarismo, a cominciare da quello comunista, ma è ancora necessaria per esprimere sul piano sociale e politico la tradizione e la cultura cristiana della società italiana.

I laici cristiani non possono sottrarsi alle loro responsabilità


6. Certamente oggi è necessario un profondo rinnovamento sociale e politico.

Accanto a coloro che, ispirandosi ai valori cristiani, hanno contribuito a governare l'Italia nel corso di quasi mezzo secolo, acquistando innegabili meriti verso il Paese e il suo sviluppo, non sono mancate purtroppo persone che non hanno saputo evitare addebiti anche gravi: persone, in particolare, che non sempre sono state capaci di contrastare le pressioni sia delle forze che spingevano verso un eccessivo statalismo, sia di quelle che cercavano di far prevalere i propri interessi sul bene comune. Alcuni, inoltre, sono accusati di aver violato le leggi dello Stato.

Proprio queste accuse, rivolte per il vero alle diverse forze politiche ed anche ad istanze operanti nella stessa società civile, hanno provocato iniziative di carattere giudiziario, che attualmente stanno modificando in modo profondo il volto politico dell'Italia.

Un bilancio onesto e veritiero degli anni dal dopoguerra ad oggi non può dimenticare, pero, tutto ciò che i cattolici, insieme ad altre forze democratiche, hanno fatto per il bene dell'Italia. Non si possono dimenticare cioè tutte quelle significative realizzazioni che hanno portato l'Italia ad entrare nel numero dei sette Paesi più sviluppati del mondo, né si può sottovalutare o scordare il grande merito di avere salvato la libertà e la democrazia. Tanto meno si può accettare l'idea che il Cristianesimo, e in particolare la dottrina sociale della Chiesa, con i suoi contenuti essenziali ed irrinunciabili, dopo tutto un secolo dalla Rerum novarum al Concilio Vaticano II e alla Centesimus annus, abbiano cessato di essere, nell'attuale situazione, il fondamento e l'impulso per l'impegno sociale e politico dei cristiani.

I laici cristiani non possono dunque, proprio in questo decisivo momento storico, sottrarsi alle loro responsabilità. Devono piuttosto testimoniare con coraggio la loro fiducia in Dio, Signore della storia, e il loro amore per l'Italia attraverso una presenza unita e coerente e un servizio onesto e disinteressato nel campo sociale e politico, sempre aperti a una sincera collaborazione con tutte le forze sane della nazione.

Un esame di coscienza per una rinnovata solidarietà


7. Se la situazione attuale sollecita il rinnovamento sociale e politico, a noi Pastori tocca richiamarne con forza i necessari presupposti, che si riconducono al rinnovamento delle menti e dei cuori, e dunque al rinnovamento culturale, morale e religioso (cfr. VS 98).

Proprio qui si colloca la nostra missione pastorale: dobbiamo chiamare tutti ad uno specifico esame di coscienza. Questo è un bilancio non solo di carattere politico, ma anche e soprattutto di carattere culturale ed etico. E' necessario allora aiutare tutti a liberare tale bilancio dagli aspetti utilitaristici e congiunturali, come pure dai rischi di una manipolazione dell'opinione pubblica.

Mi riferisco specialmente alle tendenze corporative ed ai rischi separatisti che sembrano emergere nel Paese. In Italia, per la verità, da molto tempo esiste una certa tensione tra il Nord, piuttosto ricco, e il Sud, più povero. Ma oggi questa tensione si fa più acuta. Le tendenze corporative ed i rischi separatisti vanno pero decisamente superati con un onesto atteggiamento di amore per il bene della propria nazione e con comportamenti di rinnovata solidarietà. Si tratta di una solidarietà che dev'essere vissuta non solo all'interno del Paese, ma anche nei riguardi dell'Europa e del Terzo Mondo.

L'amore per la propria nazione e la solidarietà con l'umanità tutta non contraddicono il legame dell'uomo con la regione e con la comunità locale, in cui è nato, e gli obblighi che egli ha verso di esse. La solidarietà passa piuttosto attraverso tutte le comunità in cui l'uomo vive: la famiglia, in primo luogo, la comunità locale e regionale, la nazione, il continente, l'umanità intera: la solidarietà le anima, raccordandole fra di loro secondo il principio di sussidiarietà che attribuisce a ciascuna di esse il giusto grado di autonomia.

Non può essere, poi, trascurato il pericolo che questo esame di coscienza, pienamente legittimo e necessario per la rinascita della società italiana, possa diventare l'occasione per una dannosa manipolazione dell'opinione pubblica. E' certamente giusto che i presunti colpevoli siano giudicati e, se realmente colpevoli, ne subiscano le conseguenze legali.

Nello stesso tempo pero bisogna domandarsi fin dove giungono gli abusi e dove incomincia un normale e sano funzionamento delle istituzioni al servizio del bene comune. E' ovvio che una società ben ordinata non può mettere le decisioni sulla sua sorte futura nelle mani della sola autorità giudiziaria. Il potere legislativo e quello esecutivo, infatti, hanno le proprie specifiche competenze e responsabilità.

Il compito della Chiesa a questo proposito sembra essere dunque l'esortazione al rinnovamento morale e ad una profonda solidarietà degli italiani, così da assicurare le condizioni della riconciliazione e del superamento delle divisioni e delle contrapposizioni.

Una grande preghiera del popolo italiano in vista dell'anno 2000


8. Carissimi fratelli nell'Episcopato, la nostra comune sollecitudine per l'Italia non può esprimersi soltanto attraverso le parole. Se la società italiana deve profondamente rinnovarsi, purificandosi dai reciproci sospetti e guardando con fiducia verso il suo futuro, allora è necessario che tutti i credenti si mobilitino mediante la comune preghiera. So per esperienza personale quanto significo nella storia della mia nazione una tale preghiera. Di fronte all'anno 2000 tutta la Chiesa, e in particolare tutta l'Europa, ha bisogno di una grande preghiera, che passi, come onde convergenti, attraverso le varie Chiese, nazioni, continenti. In questa grande preghiera vi è un posto particolare per l'Italia: l'esperienza degli ultimi anni costituisce anche uno specifico richiamo al bisogno di tale preghiera. La preghiera significa sempre una specie di "confessione", di riconoscimento della presenza di Dio nella storia e della sua opera a favore degli uomini e dei popoli; al tempo stesso, la preghiera promuove una più stretta unione con Lui e un reciproco avvicinamento tra gli uomini.

Come Vescovi delle Chiese che sono in Italia dovremo indire presto questa grande preghiera del popolo italiano, in vista dell'anno 2000 che si sta avvicinando e in riferimento alla situazione attuale, in cui urge la mobilitazione delle forze spirituali e morali dell'intera società. E' mia convinzione, condivisa da italiani insigni anche non cattolici praticanti, come il compianto Presidente Pertini, che la Chiesa in Italia possa fare molto di più di quanto si ritiene generalmente. Essa è una grande forza sociale che unisce gli abitanti dell'Italia, dal Nord al Sud. Una forza che ha superato la prova della storia.

La Chiesa è una tale forza prima di tutto attraverso la preghiera, e l'unità nella preghiera. E' giunto il momento in cui questa convinzione può e deve essere maggiormente concretizzata. L'esortazione stessa ad una tale preghiera, la sua preparazione programmatica, la sua profonda motivazione in questo momento storico, saranno per tutti gli italiani un invito a riflettere e a comprendere.

Saranno forse anche un esempio e uno stimolo per le altre Nazioni.

"Senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5). La parola di Gesù contiene il più convincente invito alla preghiera ed insieme il più forte motivo di fiducia nella presenza del Salvatore in mezzo a noi. Proprio questa presenza è fonte inesauribile di speranza e di coraggio anche nelle situazioni confuse e travagliate della storia dei singoli e dei popoli.

Carissimi fratelli nell'Episcopato, rimetto nelle vostre mani, con profonda comunione e fiducia, questi pensieri e questi voti. Lo faccio unicamente per l'amore che provo per la nazione italiana, che fin dall'inizio del mio Pontificato mi ha dimostrato così grande benevolenza, tanto che sento di poter parlare dell'Italia come della mia seconda Patria. Su di essa invoco la materna intercessione di Maria, che ha generato per noi il Redentore, e la protezione dei santi Francesco e Caterina, mentre di cuore benedico voi e tutti gli italiani.

Dal Vaticano, 6 gennaio 1994, Solennità dell'Epifania del Signore.

Data: 1994-01-06 Data estesa: Giovedi 6 Gennaio 1994





Nella solennità dell'Epifania il Papa ordina tredici nuovi Vescovi durante la Santa Messa presieduta nella Basilica Vaticana (Roma)

Titolo: L'imposizione delle mani da parte del Successore di Pietro solido fondamento della vostra missione episcopale

"Cammineranno i popoli alla tua luce, / i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60,3).


1. Il "Mistero" è stato rivelato! Ecco perché l'odierna solennità si chiama "Epifania", manifestazione.

E' stato rivelato ai Magi giunti a Gerusalemme dall'Oriente: attendevano vigilanti un segno dal cielo e, seguendo da lontano la luce di Cristo, sono giunti finalmente a contemplarne il volto umano, affacciandosi sulla soglia della casa di Betlemme: "...e prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11). I Magi, in tal modo, sono diventati "in Cristo Gesù... partecipi della promessa per mezzo del Vangelo" (Ep 3,6). Non tanto il Vangelo è giunto a loro, quanto essi al Vangelo. Questo annuncia il profeta Isaia con le parole della prima Lettura.


2. In seguito il Vangelo ha raggiunto altri uomini. Progressivamente s'è spinto verso altri popoli. Il Mistero, annunciato alle precedenti generazioni, ma non ancora pienamente manifestato (cfr. Ep 3,5), si è rivelato per mezzo dello Spirito Santo anzitutto agli apostoli (); questi sono poi stati "inviati" in ogni angolo della terra nella potenza dello Spirito. L'apostolo, come uomo, è limitato e debole; la forza divina viene pero in lui grazie allo Spirito Santo e lo "costituisce" capace di andare verso i più lontani confini della terra (cfr. Ac 1,8).

In tale corsa senza sosta verso le genti di tutte le epoche il Vangelo chiama sulla strada di Damasco in modo straordinario ed improvviso Saulo di Tarso.

Di questo l'apostolo parla scrivendo alla Comunità cristiana di Efeso, come abbiamo ascoltato nel brano da poco proclamato: "Penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio a me affidato a vostro beneficio: come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero" (Ep 3,2-3).


3. E' lo stesso Mistero rivelato dapprima ai pastori di Betlemme, figli di Israele, e successivamente, nell'evento che oggi celebriamo, ai Magi, i quali hanno aperto il cammino di tutti i popoli chiamati insieme al popolo eletto ad "avvicinarsi" al Mistero manifestato in Cristo, fino a giungere a contemplarlo in pienezza.

Così si legge nel libro del profeta Isaia: "Alzati, rivestiti di luce, (Gerusalemme), perché viene la tua luce... Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere... I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio" (Is 60,1-4). Sono parole profetiche che, oggi, giorno dell'"Epifania", manifestano il loro arcano significato e la Chiesa, come Maria, le custodisce nel cuore, le proclama a se stessa e al mondo intero.


4. Queste medesime parole, come pure quelle dell'apostolo Paolo, si riferiscono anche a voi, carissimi Fratelli, che oggi ricevete per le mani del Vescovo di Roma l'ordinazione episcopale. Parlano di tutti voi insieme e di ciascuno singolarmente. Anche a voi, infatti, figli di diverse nazioni, è stato rivelato, mediante lo Spirito Santo, quel mistero insondabile che Egli, lo Spirito, ha annunziato ai Profeti.

Parlano di te, Mons. Pietro Paolo Prabhu, inviato come mio Rappresentante in Zimbabwe; di te, Mons. Peter Stephan Zurbriggen, Delegato Apostolico in Mozambico; di te, Mons. Jean-Paul Gobel, Nunzio Apostolico in Georgia ed Armenia; di te, Mons. Julien K. Mawule Kouto, eletto Vescovo di Atakpamé (Togo); di te, Mons. Edward J. Slattery, eletto Vescovo di Tulsa (Stati Uniti d'America); di te, Mons. Uriah Ashley, primo Vescovo di Penonomé (Panamà); di te, Mons. Emiliano Antonio Cisneros Martinez, Vescovo Prelato di Chota (Perù); di te, Mons. Américo Do Couto Oliveira, Vescovo Coadiutore di Lamego (Portogallo); di te, Mons. Christo Proykov, Vescovo Coadiutore dell'Esarcato Apostolico per i cattolici di rito bizantino-slavo in Bulgaria; di te, Mons. Ramon C. Argüelles, Ausiliare dell'Arcivescovo di Manila (Filippine); di te, Mons. Ricardo Valenzuela Rios, Ausiliare dell'Arcivescovo di Asuncion (Paraguay); di te, Mons. Paolo Gillet, Ausiliare del Vescovo di Albano (Italia); di te, Mons. Antoni Jozef D.Lugosz, Ausiliare dell'Arcivescovo di Czestochowa (Polonia).

Anche voi, come i dodici nel giorno di Pentecoste e come Paolo presso le mura di Damasco, venite chiamati e consacrati perché altri - persone, popoli e nazioni - diventino partecipi, per mezzo del Vangelo, della promessa donataci da Dio in Cristo Gesù (cfr. Ep 3,6).


5. Cari fratelli, le Ordinazioni episcopali nel giorno dell'Epifania in questa Basilica di San Pietro appartengono ad una significativa tradizione. L'imposizione delle mani da parte del Successore di Pietro e di tutti i Cardinali e i Vescovi presenti, i gesti e le parole della solenne liturgia di consacrazione rappresentano il solido fondamento e il gioioso inizio della vostra missione.

Insieme col mio affetto e la mia stima vi accompagni la grazia che il Signore ha voluto donarvi mediante questa santa vocazione. Vi sia di sostegno e di conforto, specialmente nei momenti di difficoltà e di prova, la protezione della Madre del Signore e di San Giuseppe. Contemplando, lungo quest'Anno della Famiglia, il Mistero della Santa Famiglia, possiate sempre ispirarvi alla spiritualità della Casa di Nazaret nel compimento gioioso e fedele del vostro ministero.

E' lo Spirito Santo che costituisce i Vescovi nella Chiesa (cfr. Ac 20,28). Auguro di cuore che si compiano in ciascuno di voi le parole dell'evangelista Giovanni: dal Verbo fatto carne, "noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia" (Jn 1,16).

L'amorosa fedeltà del Padre, che splende sul volto di Cristo Signore, sia sempre con voi per la potenza dello Spirito Santo, sulla via del vostro servizio episcopale. Amen.

Data: 1994-01-06 Data estesa: Giovedi 6 Gennaio 1994





La riflessione del Papa prima della recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I Vescovi, successori degli Apostoli e "araldi della fede", al servizio del mistero dell'Epifania

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La solennità liturgica dell'Epifania allarga lo sguardo della Chiesa all'orizzonte del mondo intero. Oggi si celebra, infatti, la "manifestazione" del Signore: la salvezza operata da Cristo non conosce confini. Cristo è la luce vera che "illumina ogni uomo" (Jn 1,9), e dunque, per quanto diversi siano i tempi e i modi dell'incontro con Lui, nessuno è sottratto al raggio di azione del suo mistero. Ricorda San Paolo: Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4). Nell'odierno racconto evangelico dei Magi, che vengono da lontano per adorare il Salvatore, è evocato appunto il cammino verso Cristo di ogni uomo e di tutti i popoli.

Questa universalità del disegno salvifico di Dio ha come esigente risvolto per la Chiesa il dovere della testimonianza e dell'annuncio. Dovere che incombe su ogni battezzato.

Mentre sta per concludersi il secondo millennio del cristianesimo, la Chiesa non esita a constatare, con pressante senso di responsabilità, che tale sua missione "è ancora agli inizi" (RMi 1) e fa sua più che mai la consapevolezza dell'Apostolo: "Non è per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere: guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16).


2. Nel carattere missionario dell'odierna solennità ben s'innesta l'ordinazione episcopale, poc'anzi compiuta, di tredici nuovi Pastori, chiamati a svolgere il loro ministero in diverse parti del mondo. Sia ringraziato Dio che in questi nuovi eletti ci ha fatto rivivere il momento della Pentecoste, quando lo Spirito Santo scese come vento e fuoco sugli Apostoli, spingendoli all'annuncio di Cristo tra tutti i popoli. Il mistero dell'Epifania e quello della Pentecoste si richiamano a vicenda, come due tempi e due volti dell'unica manifestazione di Cristo al mondo nella forza dello Spirito Santo. E' a servizio di tale mistero che i Vescovi sono posti, quali successori degli Apostoli e "araldi della fede" (LG 25).


3. Imploriamo la Vergine Santa, perché ci comunichi il suo ardore missionario.

Glielo chiediamo rivolgendo un pensiero di stima affettuosa ai fratelli delle Chiese orientali, che, secondo la loro tradizione, celebrano in questa giornata il Natale del Signore. Mentre rivolgo alle comunità cristiane dell'Oriente il più sentito augurio di un Santo Natale, non posso fare a meno di pensare anche agli altri cristiani delle differenti tradizioni e confessioni sparsi nel mondo, e chiedo alla Madre di Dio di affrettare i tempi della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo, perché si possa affrontare insieme, con rinnovato slancio di fede e di opere, la sfida della nuova evangelizzazione all'alba del terzo millennio. Voglia la celeste Madre di Dio e della Chiesa ottenerci abbondanza di Spirito Santo e preparare una nuova primavera di vita cristiana tra gli uomini del nostro tempo.

(Dopo aver ricordato, a trent'anni dall'avvenimento, il pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa con le parole che pubblichiamo in prima pagina, il Papa ha rivolto un saluto particolare ad alcuni gruppi di pellegrini presenti in Piazza San Pietro:) Saluto cordialmente il gruppo di ciclisti, provenienti dalla passeggiata ecologica, e rivolgo un affettuoso benvenuto agli Organizzatori ed ai Partecipanti al tradizionale corteo storico-folkloristico intitolato "Viva la Befana", che si propone di mantenere vivi i contenuti storici e religiosi della festa dell'Epifania.

Possa la rappresentazione della visita dei Re Magi a Betlemme rinnovare in ciascuno la fede e l'amore verso Gesù Bambino, oggi presentato agli uomini perché lo accolgano come Salvatore del mondo, e contribuire inoltre a far riscoprire i fondamentali valori della famiglia, a cui è dedicato in modo particolare l'anno appena iniziato. A tutti imparto di cuore una speciale Benedizione.

Data: 1994-01-06 Data estesa: Giovedi 6 Gennaio 1994





Santa Messa, con il Battesimo a quarantuno bambini di diversi Paesi del mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'uomo rinasce dall'acqua e dallo Spirito mediante il Sacramento della nostra vita in Dio




1. "Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza" (Rit. Sal. resp., cfr. Is 12,3).

Nella Festa del Battesimo di Gesù, la Chiesa che è in Roma saluta con gioia i neonati, venuti quest'oggi nella Basilica di San Pietro in braccio ai loro padri e alle loro madri (cfr. Is 60,4) per ricevere il Sacramento dell'iniziazione cristiana e con esso la vita nuova che Cristo ci ha meritato col suo sangue sulla Croce.

Vi saluto con affetto, cari genitori, cari padrini e madrine, che oggi avete la gioia di offrire a questi bimbi il dono più bello e prezioso: la fede in Gesù, Salvatore del mondo e dell'intera umanità. La vostra gioia ben si accorda con l'esultanza di tutta la Chiesa, che, facendo memoria del Battesimo di Cristo, si reca come pellegrina sulle rive del Giordano, per partecipare ad un misterioso evento: il Verbo incarnato chiede di esser battezzato da Giovanni Battista. Con tale gesto egli, il santo e il giusto, si univa alla schiera di quanti, rispondendo all'appello del grande profeta, accettavano di convertirsi e di fare penitenza. Immergendosi nel Giordano, Gesù si metteva dalla parte di noi peccatori.

Il vero battesimo, pero, quello nello Spirito Santo (cfr. Mc 1,8), sarà Gesù stesso ad istituirlo in virtù della sua morte e risurrezione. In tale battesimo l'immersione nell'acqua diverrà segno efficace della remissione dei peccati e della vita eterna in Cristo. Noi oggi sappiamo che battezzare vuol dire immergere nella morte di Cristo, perché l'essere umano risorga alla vita nel Dio vivo: Padre, Figlio e Spirito Santo (cfr. Rm 6,1-11).


2. Voi tutti, carissimi Fratelli e Sorelle, convenuti in questa Basilica per una lieta festa della Famiglia cristiana, siete certamente guidati dalla fede. Voi credete che Gesù è il Messia, il Cristo, il Redentore dell'uomo. Egli, vero Figlio di Dio, ha ottenuto per noi, figli degli uomini, la vittoria che vince il mondo: la vittoria mediante la fede (cfr. 1Jn 5,4).

E per i vostri figli appena nati voi, genitori, desiderate tale stupenda vittoria mediante la fede. Cristo ve l'offre nel sacramento del santo Battesimo.

Egli ha detto: "Bisogna che l'uomo rinasca da Spirito Santo" (cfr. Jn 3,5).

Occorre veramente rinascere dall'acqua e dallo Spirito; tale spirituale rinascita si ha mediante il sacramento della nostra vita in Dio, il sacramento dell'inizio per noi della vita eterna.


3. Carissimi fratelli e sorelle! Raccolti in preghiera, al termine del tempo di Natale, siamo invitati dalla liturgia a meditare il mistero di una singolare "messe", di un "raccolto spirituale". Il campo è quello delle anime, reso fertile dalla parola di Dio uscita dalla bocca della Chiesa. Le anime, terreno chiamato a produrre frutti per la vita eterna. E' vero! La Parola divina, grazie alla potenza di Cristo Risorto, non rimane mai senza effetto. Agendo anzi nei segni sacramentali, porta a compimento l'opera della salvezza, per la quale Dio l'ha mandata (cfr. Is 55,10-11).

Si, cari genitori, Dio vuole questa salvezza per i vostri figli, come per ogni uomo. Il Padre che è nei cieli desidera che essi "abbiano la vita... in abbondanza" (Jn 10,10) e attende da voi, padri e madri, genitori terreni, che già avete collaborato con lui nel dare alla luce questi piccoli, una collaborazione ulteriore: vi domanda di assecondare l'azione della sua Parola salvifica mediante l'impegno della loro educazione cristiana. Anche da voi, cari padrini e madrine, Dio attende una singolare cooperazione che si esprima nel sostegno dato ai genitori in tale opera educativa.

Cari papà e mamme, cari padrini e madrine! L'uomo può, si, comunicare la vita ad altri esseri umani, ma non è in grado di conferirle il senso ultimo. Solo nella Parola di Dio è racchiuso il senso pieno del vivere e del morire dell'uomo.

Siate dunque voi per primi "frequentatori" della Sacra Scrittura! Leggete il Vangelo in famiglia, ascoltatelo attentamente nella Comunità parrocchiale; siatene testimoni nella quotidiana esistenza. I piccoli impareranno, in tal modo, da voi a conoscere Cristo, ad amarlo e a seguirlo sulla strada della vita vera.


4. La Chiesa si rallegra oggi per questa schiera di bambini - sono quarantuno - che, provenendo da vari Paesi del mondo, ma maggiormente da Roma, entrano a far parte della grande famiglia di Dio. In questa celebrazione eucaristica sperimentiamo la realtà della Comunità ecclesiale come famiglia universale costituita da quelle cellule fondamentali che sono appunto i nuclei familiari, "piccole chiese domestiche". E ciò assume un senso singolare in quest'Anno della Famiglia. E' all'interno della famiglia che si manifesta la ricchezza dell'esistenza umana e soprannaturale. Ai genitori, infatti, spetta in primo luogo il compito di far maturare nei figli la vita nuova innestata in loro dal Battesimo.

"Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11).

Oggi, cari genitori, questo "compiacimento" del Padre si posa sui vostri figli, svelando in ciascuno di essi la somiglianza col suo Figlio unigenito, primogenito.

Accogliamo con animo pieno di fede e di amore l'esortazione del Salmo ad attingere "con gioia alle sorgenti della salvezza" (cfr. Is 12,3). A questo vi invito. Gioisco con voi, mi congratulo con voi, auguro frutti abbondantissimi nella celebrazione odierna per ogni famiglia che rappresentate.

Rendiamo grazie alla Provvidenza divina per il mistero che stiamo celebrando.

Affidiamo alla Santa Famiglia, a Maria e Giuseppe ed al Figlio Unigenito del Padre, coloro che tra poco saranno rigenerati a vita nuova. Su di essi scenda la benedizione di Dio e li accompagni nel corso dell'intera loro esistenza.

Amen!

Data: 1994-01-09 Data estesa: Domenica 9 Gennaio 1994





Ai componenti dell'Associazione Santi Pietro e Paolo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Grazie per l'apprezzato servizio che offrite in diverse attività liturgiche e caritative"




1. Mi sono soffermato davanti all'artistico presepe. Il presepe ci attira sempre, fa di noi un circolo, una famiglia, perché ci evoca la presenza del Padre Celeste.

E così, nel nome di questo presepe, di questa divina Paternità, della Santa Famiglia qui raffigurata, saluto di cuore voi tutti qui presenti dell'Associazione Santi Pietro e Paolo.

Rivolgo un affettuoso saluto a ciascuno, un saluto ed un ringraziamento al vostro Presidente, l'avvocato Gianluigi Marrone, per le sue parole introduttive. Saluto cordialmente anche il vostro Assistente spirituale, Monsignor Carmelo Nicolosi.

Così con questo incontro nella vostra sede vogliamo concludere le celebrazioni natalizie di questo anno 1993 e per il 1994, il nuovo anno appena iniziato, ci auguriamo che sia fruttuoso per voi, per le vostre famiglie, per la vostra patria e anche per la Sede Apostolica.

L'odierno appuntamento mi offre l'opportunità di ringraziare sinceramente tutti i Soci per l'apprezzato servizio che offrono alla Santa Sede in diverse attività liturgiche e caritative. Desidero ringraziarvi, carissimi, soprattutto per la sintonia con il magistero che caratterizza il vostro sodalizio e per le preghiere che, ne sono certo, vengono da voi innalzate al Signore in favore del Papa e del suo ministero universale.


2. Mi è caro inoltre, in questa circostanza, esprimere il mio sentito compiacimento per l'artistico allestimento della raffigurazione della nascita del Salvatore. Ho potuto ammirare l'attenzione riservata ai dettagli, sia nelle numerose figure sia nell'insieme del paesaggio: è stata rappresentata una grande folla che si dirige verso la grotta di Betlemme. Si tratta di gente che appartiene alle diverse condizioni sociali: dal mondo della campagna a quello del lavoro salariato, da coloro che vivono in una dimora stabile a coloro che si spostano col gregge da un pascolo all'altro, dalle persone ricche a quelle povere.

In tutto questo si è voluto soprattutto mettere in rilievo le scene di vita familiare per ricordare, come è stato opportunamente sottolineato dal vostro Presidente, l'anno dedicato alla famiglia. Iniziato con la festa della Santa Famiglia, il 26 dicembre scorso, quest'anno vuol essere un tempo speciale di riflessione e di iniziative a favore della famiglia; esso invita i credenti ad approfondire i valori dell'istituto familiare e le responsabilità di quanti ne fanno parte, a tutti proponendo l'esempio della Santa Famiglia.


3. In tale atmosfera di comunione familiare e fraterna, carissimi, desidero ringraziare di cuore ciascuno di voi per i cordiali auguri che mi avete rivolto e che ricambio volentieri formando voti di un rinnovato impegno affinché le vostre famiglie diventino autentiche chiese domestiche in cui regnano l'amore, la pace e la grazia del Signore.

Con questi sentimenti, mentre invoco la celeste protezione della Madre di Dio, che ha donato al mondo il Salvatore, e di san Giuseppe, a cui fu affidata la sublime missione di custodire gli inizi della nostra redenzione, imparto volentieri a ciascuno di voi ed a tutti i vostri cari la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-01-09 Data estesa: Domenica 9 Gennaio 1994





Angelus con i fedeli in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Tu sei mio Figlio!": la parola del Padre diventa progetto e vocazione per ogni uomo




1. "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11).

Carissimi fratelli e sorelle! Abbiamo ascoltato queste parole nell'odierna liturgia della festa del Battesimo del Signore, evento che inaugura il ministero pubblico di Gesù.

Al Giordano la voce eterna del Padre, che addita il Cristo come Messia, risuona nella storia.

E' "voce dal cielo" che, mentre rivela l'identità messianica e divina del Cristo, inaugura il nuovo tempo dell'amore di Dio per l'uomo.

Gesù vide i cieli aprirsi e lo Spirito Santo discendere su di lui come colomba (cfr. Mc 1,10): questa manifestazione dello Spirito di Dio segna l'inizio del grande tempo della misericordia, dopo che il peccato aveva chiuso i cieli, elevando come una barriera tra l'essere umano e il suo Creatore. Ora i cieli si aprono! Dio ci dà nel Cristo il pegno di un amore indefettibile.


2. Tu sei il mio Figlio! Abbiamo poc'anzi ripetuto quest'affermazione evangelica nella Basilica di san Pietro. Quarantun bambini, romani ma anche di diversi popoli e continenti, ricevendo il Battesimo, sono stati innestati in Cristo. Immersi nel mistero della sua morte e risurrezione, sono diventati, per adozione, "figli di Dio". Il compiacimento del Padre si è posato anche su ciascuno di loro, per la conformazione al Redentore ricevuta nella grazia battesimale. Questo è il grande disegno di Dio per noi uomini: creati a sua immagine (cfr. Gn 1,26), ma resi deformi dal peccato, siamo chiamati ad essere "ri-creati" come suoi figli adottivi mediante la partecipazione alla vita stessa del Figlio, Gesù Cristo (cfr. Ga 4,5-7).

"Tu sei mio Figlio!", proclama la voce del Padre sulla riva del Giordano. E' parola rivolta al Figlio Unigenito, consostanziale al Padre, ma diventa progetto e vocazione per ogni uomo. Come vorrei gridare questa parola per tutti i bambini del mondo! Come vorrei che essa giungesse non solo ai battezzati, che non loderanno mai abbastanza il Signore per il dono ricevuto, bensi, come invito alla speranza, pur a quanti sinceramente cercano il senso della loro esistenza! Quale diverso sapore acquista la vita, quando ci si lascia incontrare dall'amore di Dio!


3. Carissimi fratelli e sorelle! Chiediamo alla Vergine Santa di essere costantemente disponibili ad accogliere questo amore.

Prima che sulle rive del Giordano, in un certo senso, fu proprio nel suo cuore che i cieli si aprirono, nel momento dell'Annunciazione. Ella divento così "madre di Dio", e pertanto "madre dell'Amore". Voglia ora guidarci con materna dolcezza a fare viva esperienza di Colui che è l'Amore (cfr. 1Jn 4,8).

Data: 1994-01-09 Data estesa: Domenica 9 Gennaio 1994






GPII 1994 Insegnamenti - All'Italia il compito di difendere per tutta l'Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma da Pietro e Paolo