GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia della celebrazione eucaristica svoltasi nella Piazza del Municipio - Tallinn

L'omelia della celebrazione eucaristica svoltasi nella Piazza del Municipio - Tallinn

Titolo: "Siate verso ciascuno testimoni della carità che accoglie"




1. "Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi" (Rm 15,7).

L'odierna liturgia, che mi è dato di celebrare a Tallinn, Capitale dell'Estonia, riprende le parole indirizzate un tempo dall'Apostolo Paolo ai Romani.

Cristo ci ha accolti, e l'Eucaristia che stiamo celebrando è sacramento di quest'accoglienza divina che è somma espressione di amore. Perché l'amore accoglie.

Cristo è venuto nel mondo come l'Emmanuele, affinché Dio fosse con noi.

Ha accolto gli uomini mediante tutto ciò che ha fatto e insegnato, attraverso il Vangelo della verità e dell'amore. Ha accolto in modo definitivo l'intera umanità mediante il mistero pasquale, cioè mediante la sua morte in Croce e la sua Risurrezione.

Non ha detto Egli forse: "Io quando saro elevato da terra, attirero tutti a me" (Jn 12,32)? E dopo la risurrezione, nel momento di ascendere alla gloria del Padre, queste sono state le sue ultime parole sulla terra: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Carissimi fratelli e sorelle, lo scopo di questo nostro incontro, che è centrato sulla celebrazione dell'Eucaristia, è proprio quello di rinnovare ed approfondire la coscienza dell'amore, con cui Cristo accoglie ciascuno di noi.


2. "Il Dio della speranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù" (Rm 15,5), affinché siate pronti ad accogliervi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi (Cfr. Rm 15,7).

Le Letture bibliche poco fa proclamate nella nostra assemblea indicano quali sono le varie modalità dell'"accogliersi" gli uni gli altri, dell'amarsi cioè vicendevolmente sull'esempio di Cristo.

Un "bicchiere d'acqua" offerto in suo nome! Ecco in qualche modo, un simbolo di tutte quelle opere, attraverso le quali si dimostra amore autentico verso i fratelli. L'amore, allora, può riguardare una sola persona che si trovi nel bisogno, ma può interessare anche interi gruppi e società segnate da problemi e necessità di vario genere.

Esiste pure un altro modo di imitare Cristo: è quello che consiste nel sopportarsi a vicenda: "Abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi" (Rm 15,1).

"Sopportare" vuol dire anche "essere pazienti"; significa "tener viva la speranza", portare la consolazione agli oppressi (Cfr. Rm 15,4).

Cristo, guidato dall'amore nei confronti di ogni essere umano, pronuncia parole molto severe nei riguardi di coloro che scandalizzano gli altri. Egli dice: "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina tirata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18,6). Fare il bene agli altri sull'esempio di Cristo vuol dire, pertanto, non farli deviare sulle vie del male. Lo scandalo è paragonabile ad un omicidio, giacché si può uccidere non solo fisicamente, ma anche in senso spirituale e morale.


3. Carissimi fratelli e sorelle, la comunità che voi formate in questo vostro Paese deve riflettere a fondo sulle parole offerteci dall'odierna liturgia.

Occorre che mediti su cosa significhi il fatto di essere accolti da Cristo, e sul conseguente dovere di accoglierci gli uni gli altri.

Voi avete accolto con amore ed entusiasmo, come si accoglie un discepolo del Signore e successore dei suoi Apostoli, il vostro Amministratore Apostolico, Mons. Justo Mullor Garcia. Egli mi rappresenta nei tre Paesi baltici, ed è per voi in questo territorio, testimone e guida della Comunità cattolica, sulle vie di Cristo. A lui rivolgo il mio cordiale saluto insieme a tutti i Presuli presenti.

Saluto inoltre con affetto i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e quanti attivamente cooperano alla diffusione del Vangelo. Molti di questi apostoli del Regno di Dio provengono da diverse Nazioni e sono accorsi per cooperare nell'opera della nuova evangelizzazione. Sono venuti tra di voi "per amore del nome di Cristo" (3Jn 7).

Carissimi fratelli e sorelle, accoglieteli con animo aperto e disponibile, accogliete generosamente anche le Suore di Madre Teresa, e i membri di quei Movimenti cattolici ed Associazioni che, grazie alla loro esperienza pastorale, vi possono essere di sostegno nel conoscere e valorizzare gli orizzonti aperti dal Concilio Vaticano Il per il cammino della Chiesa nella nostra epoca.

La vostra comunità accoglie oggi anche numerosi cattolici, fratelli vostri, provenienti da altre Regioni: Russi, Bielorussi, e Polacchi, Lituani, Lettoni e da terre ancor più lontane, come l'America. Cercate sempre di comprendere, ed "accogliere tali persone per cooperare alla diffusione del Vangelo" (3Jn 8).


4. Ma vi sono anche delle "modalità dell'accogliersi gli uni gli altri" che si innestano nelle concrete vocazioni e nelle strutture sociali in cui la Provvidenza vi ha posti.

Innanzitutto l'accoglienza nella famiglia, tra gli sposi con un amore fedele ed indefettibile, santificato e santificatore, elevato da Cristo grazie ad uno speciale dono di grazia e di carità nel sacramento coniugale.

L'accoglienza della vita, nel matrimonio e nella società. Sappiamo bene quanto una mentalità contraria al valore della vita umana, sviluppatasi nel nostro secolo, sia amaro frutto dell'assenza di Dio nel cuore degli uomini. La Chiesa, seguendo fedelmente l'insegnamento di Cristo vuole che si accolga, si stimi la vita nascente come un dono, che si protegga la vita di chi soffre, che siano superati l'egoismo e il pessimismo e si serva sempre la vita con amore, in nome di Dio: "Come Cristo ha amato voi".

Carissimi, vi sia tra voi vera accoglienza nei confronti dei fratelli delle Comunità parrocchiali. In esse, infatti, quale "luminoso esempio di apostolato comunitario" (AA 10), si attuano le iniziative della comune vocazione missionaria dei Sacerdoti e dei laici. Nelle parrocchie trova unità la varietà dei carismi e si attua la solidarietà di tutti gli impegni e missioni, che lo Spirito Santo suggerisce alle vostre coscienze.

Siate accoglienti anche nei riguardi della Comunità civile, inseriti in essa come un fermento suscitatore di iniziative di sviluppo e progresso. Siate capaci di svolgere le attività terrestri con generoso impegno, e conservate, nello stesso tempo, il retto ordine dell'agire, rimanendo fedeli a Cristo ed al suo Vangelo. così la vostra vita, individuale e sociale, sarà giorno dopo giorno ispirata dalla legge e dalle esigenze della giustizia e della carità.


5. "Ecco, io sono con voi" (Mt 28,20). Possa riconoscere questa viva presenza di Cristo ogni persona che, accolta da voi, intuirà quanto nel nome di Cristo e seguendo il suo esempio voi operiate come membra vive a lui unite.

Vedano nelle vostre opere che Cristo è presente in voi. Lo possano notare i fratelli di fede che appartengono ad altre confessioni cristiane. Lo riconoscano quanti hanno credenze religiose diverse o affermano di non credere.

Siate verso ciascuno testimoni della carità che accoglie, e contribuite a promuovere l'equità e la verità, la concordia e la collaborazione, l'amore fraterno e l'unione. Siate voi i primi ad iniziare la via della comprensione e della conoscenza, così che, a poco a poco, superati, se ci sono, gli ostacoli della diffidenza e del pregiudizio, sia possibile convergere sempre più verso l'unità che Cristo fin dall'inizio dono e desidero per la sua Chiesa e per il mondo intero.


6. "La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice" (Ps 19/18,8).

La Legge di Dio acquista il suo pieno significato grazie alla testimonianza lasciataci da Cristo. Possa questa testimonianza accompagnare sempre la nostra vita e il nostro modo di comportarci. Mai ci accechi l'orgoglio, quell'orgoglio da cui ci mette in guardia il Salmo responsoriale.

Solo fissando lo sguardo su Cristo, l'Emmanuele, supremo modello di vita, l'uomo può realizzare se stesso nella piena verità del suo essere, perché proprio Cristo "ha svelato pienamente l'uomo a se stesso", manifestandogli l'autentica sua dignità (Cfr. GS 22).


7. Che cosa augurare quindi alla vostra comunità, se non ciò che esprime il concetto del "sale" di cui parla il Vangelo? Il sale è un condimento che preserva l'esistenza umana personale e sociale dalla corruzione. Come il sale naturale conserva il cibo consumato dall'uomo - così il sale evangelico salvaguarda la salute spirituale degli individui e delle società.

"Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri" (Mc 9,50).

Cristo ci accolse - per la gloria di Dio.

Accoglietevi gli uni gli altri. Amen! Cari finlandesi, vi saluto con tutto il mio cuore. Desidero salutare e benedire voi, la vostra diocesi, il vostro Paese.

Desidero ancora salutare tutti i qui presenti polacchi che vivono in Estonia ed in altri Paesi baltici, ed anche tutti i polacchi nella mia Patria. Dio vi benedica sulle vie della libertà, della verità e della giustizia.


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Data: 1993-09-10 Data estesa: Venerdi 10 Settembre 1993

Al termine della Santa Messa - Tallinn

Titolo: Nel rispetto della persona e dei popoli un'epoca nuova per la storia dell'Europa

Vorrei concludere questa visita pastorale che la Provvidenza mi ha permesso di compiere in questi giorni in Lituania, in Lettonia ed in Estonia. Sono commosso di essere qui in questo Paese, in questa città, di celebrare l'Eucaristia nel centro di Tallinn, capitale dell'Estonia.

Bisogna ringraziare Dio Onnipotente per averci offerto un tale viaggio, una tale visita del Papa. Alcuni anni fa essa non sarebbe stata possibile. Oggi è diventata una realtà.

Dobbiamo guardare alla Provvidenza che ci ha permesso di vivere in Europa questi cambiamenti che hanno portato anche all'indipendenza degli Stati Baltici: della Lituania, della Lettonia e dell'Estonia. Si deve guardare da questo punto, geografico e storico, verso l'insieme del nostro Continente.

E' caduta la logica dei due grandi blocchi decisa a Yalta, e per questo i Paesi, i popoli e gli Stati sono diventati liberi, indipendenti, hanno riacquistato la loro sovranità.

Mi congratulo con voi per la sovranità riacquistata, che si esprime nella persona del vostro Presidente, nel Parlamento e nell'ordinamento pubblico proprio di un Paese democratico.

Guardando da questo punto dell'Europa verso l'insieme dei Paesi europei, da Ovest ad Est, dall'Atlantico agli Urali, dobbiamo riconfermare questi diritti fondamentali che consentono alle persone, alle comunità, ai popoli di vivere in pace, di vivere nel rispetto reciproco dei loro diritti. Fondamento della civiltà umana, cristiana, democratica, europea, sono i diritti della persona umana e lo sono anche i diritti dei popoli. Sembrano molto opportune le parole della Liturgia di oggi, parole che abbiamo già considerato e meditato nell'omelia. Dobbiamo accettarci gli uni gli altri, perché Cristo ci ha accettato. Dobbiamo accettarci nelle relazioni tra le persone. Esse, in qualche senso, si riducono al rispetto dei diritti della persona umana. La reciproca accettazione nelle relazioni tra i popoli e gli Stati si esprime anche attraverso il rispetto dei diritti, in senso mutuo, tra questi popoli e questi Stati. così l'intero ordine della convivenza umana si riduce a due ordini di diritti: i diritti delle persone e i diritti dei popoli.

Accettarci gli uni gli altri vuol dire rispettare i diritti degli altri tra i diversi popoli. I popoli grandi e quelli piccoli devono godere dello stesso rispetto dei loro diritti. Se manca questo reciproco rispetto, rischiamo di ritornare di nuovo a ciò da cui ci siamo allontanati, perché il nostro secolo ha dato prova di come possono essere calpestati i diritti delle persone e dei popoli.

Se ci prepariamo ad entrare in una nuova Europa, giusta, degna della sua tradizione, anche cristiana, delle sue radici cristiane, dobbiamo riconsiderare profondamente questi due ordini: i diritti delle persone e i diritti dei popoli.

Ci ricordiamo bene il tragico periodo della storia europea di questo secolo quando tutti ci si preparava a calpestare la libertà e i diritti degli altri con la forza. Era il periodo della paura, dell'intimidazione, era il periodo in cui il principio della supremazia della forza era dominante.

Vogliamo ora entrare in un altro periodo. Dopo le esperienze di questo secolo, di tanti decenni di sofferenze umane, individuali e nazionali, vogliamo entrare nel periodo del rispetto gli uni verso gli altri, i grandi verso i piccoli. Tutti devono essere rispettati. Specialmente i più piccoli hanno più bisogno che i loro diritti sovrani siano rispettati.

Non può dominare la paura, l'intimidazione, se altri sono più forti e più grandi. Questi ultimi non possono solamente creare l'intimidazione e la paura nei più piccoli e nei più deboli, ma essi stessi devono garantire pieno rispetto dei diritti altrui.

Queste sono le mie riflessioni dopo la visita nei tre Paesi baltici cominciando dalla Lituania, attraverso la Lettonia e qui, oggi, in Estonia.

Vorrei, ringraziando la Provvidenza divina per la vostra indipendenza, per la vostra sovranità e per la vostra libertà riacquistate, chiedere a tutti i fratelli di questa grande famiglia europea di individuare i mezzi internazionali per garantire un ordine giusto nel nostro Continente. Lo imploro da Dio Onnipotente, lo imploro da Cristo tramite la sua Madre, ma lo imploro anche dalle istanze umane, dalle istituzioni europee, e, soprattutto, dagli stessi europei, dai popoli, dai Governi. Questo è un bene comune del nostro Continente che non si può distruggere.

Durante la Santa Messa abbiamo pregato, abbiamo soprattutto ascoltato la Parola di Cristo: "vi lascio la mia pace". Voglio, concludendo la mia visita e questa celebrazione a Tallinn, augurare questa pace che viene da Cristo a voi tutti, fratelli e sorelle della Lituania, della Lettonia e dell'Estonia.

La Chiesa vuole essere serva dell'uomo, della persona, delle comunità, delle Nazioni, dell'umanità intera. E il Papa si chiama Servo dei Servi di Dio.

Vogliamo continuare in questo servizio, con questo ministero petrino e cristiano davanti al nostro Continente e davanti al mondo intero.

Carissimi fratelli e sorelle, figli e figlie cittadini di questa città capitale, Tallinn e di tutte le altre città, mi raccomando anche alla vostra preghiera. Per realizzare questo programma di pace nel nostro Continente ci vuole dappertutto una grande preghiera, perché ciò che è veramente buono non si realizza solo con le forze umane: "Senza di me non potete fare nulla".

Ci vuole una grande preghiera nel nostro Continente e nel mondo intero.

E' necessaria perché la pace in Europa è minacciata. Lo vediamo soprattutto nei Paesi della Penisola balcanica. Che questa guerra si possa trasformare nella pace.

Vi auguro carissimi tutto il bene da Dio Padre Onnipotente attraverso il suo Figlio, Gesù Cristo, nostro Redentore, e nella forza dello Spirito Santo.

Amen.Data: 1993-09-10 Data estesa: Venerdi 10 Settembre 1993

Il congedo dall'Estonia - Tallinn

Titolo: In tutte e tre le Nazioni baltiche è presente un clima di condivisa speranza

Signor Presidente della Repubblica, Signor Primo Ministro e rappresentanti del Governo, Venerato fratello nell'Episcopato, Signore e Signori!


1. Concludendo a Tallinn questo Viaggio pastorale nei Paesi baltici, desidero che gli ultimi momenti prima della mia partenza per Roma siano dedicati alla preghiera e al ringraziamento; preghiera a Dio insieme con voi; ringraziamento a voi in presenza di Dio.

Sono riconoscente al Signore per la visita che mi ha concesso di fare a questa amata Regione e per le ore così intense e significative trascorse in Estonia.


2. Ho potuto avvertire che in tutte e tre le Nazioni baltiche è presente un clima di condivisa speranza. Dopo la comune sofferenza a causa della privazione dell'indipendenza e del soffocamento delle libertà fondamentali i cittadini dell'Estonia, come pure della Lettonia e della Lituania, generosamente avanzano sulla strada della democrazia, nel contesto del ripristinato Stato di diritto.

Tra le libertà, di cui la democrazia assicura la fruizione, fondamentale è quella religiosa. Con essa è garantito non solo il rispetto dovuto a Dio, come al Creatore e Signore dell'universo, ma anche il rispetto dovuto all'uomo, che ha il diritto di esprimere la sua convinzione religiosa sia in pubblico che in privato.


3. La fattiva volontà d'indipendenza nazionale e il fermo desiderio di sperimentare il valore della genuina libertà cominciano ora a produrre i loro frutti nella vita dei singoli e dell'intera comunità civile del vostro Paese.

Anche per tale motivo Dio sia ringraziato. Voglia Egli concedere a tutti i cittadini baltici di proseguire l'attuale esperienza positiva, affrettando il momento in cui le trascorse vicende altro non siano che un ricordo consegnato ai libri di storia per l'efficace ammaestramento delle generazioni future, le quali potranno così meglio apprezzare i beni conseguiti a prezzo talora di grandi sofferenze.


4. Un particolare motivo di gratitudine al Signore scaturisce, poi, dai momenti di intensa emozione ecumenica che mi è stato dato di vivere tra di voi. Proprio perché in questo Paese i cattolici costituiscono una minoranza, come Vescovo di Roma ho ben apprezzato i rapporti fraterni che con essi intrattengono le altre confessioni cristiane.

Nella meditazione della Parola di Dio e nella preghiera elevata stamane insieme con i fratelli luterani, ortodossi, battisti, metodisti ed altri, vedo un germe di quell'ecumenismo autentico che pone al suo centro l'adorazione di Dio e la ricerca della verità: passa di li l'itinerario sicuro per giungere all'auspicata unità dei cristiani. Tallinn resterà per il Papa un momento significativo del cammino ecumenico e un motivo per guardare al futuro con fiduciosa speranza.


5. Signor Presidente della Repubblica nella sua persona vedo tutti gli Estoni, dei quali Ella è il supremo rappresentante. Ad essi, attraverso di Lei, va il mio ringraziamento. Sin da quando sono giunto a Tallinn Ella si è prodigata per offrirmi un'accoglienza piena di rispetto e di amicizia. Nella sua cortesia ho scorto un segno dell'animo gentile di tutti gli Estoni. Nelle sue preoccupazioni dinanzi agli attuali problemi del Paese e della Regione ho sentito vibrare le inquietudini dei suoi concittadini. Ma soprattutto nella sua speranza di fronte all'avvenire e nei suoi propositi di impegno per preparare un domani più degno dell'uomo ho percepito la comune volontà di far entrare definitivamente l'Estonia nel novero delle Nazioni fermamente ancorate al rispetto di quei diritti inalienabili che hanno il loro fondamento nella stessa natura dell'uomo.


6. Nel medioevo, quando, più per interesse che per amore del Vangelo, soldati venuti da terre lontane vollero imporre qui la fede con la spada, il Vescovo di Roma si oppose convintamente alla loro pretesa. Il Papa ascolto gli inviati della Livonia che chiedevano il suo intervento per ristabilire la pace e difendere i diritti del popolo minacciato di perdere il dono sacro della libertà. Il Papa protesse la libertà, anche religiosa, dei popoli della Livonia, tra cui figurava il popolo estone. Erano i tempi del mio predecessore Innocenzo III, che chiamo questo territorio "Maarjamaa", "Terra di Maria".

Altri tempi, certo, ma gli uomini di allora erano, in definitiva, gli stessi di oggi, sottoposti alle medesime sfide, alle medesime gioie e ai medesimi dolori. Il gesto del Pontefice, seppur legato ad un preciso periodo storico, resta ancor oggi nella memoria collettiva come una dimostrazione di speciale amicizia della Sede di Pietro verso le popolazioni della Livonia che muovevano i primi passi nella fede.


7. Quell'intervento storico, pur lontano nel tempo, s'ispiro agli stessi principi che, in epoca recente, hanno indotto la Santa Sede a difendere attivamente ed in maniera inequivocabile l'indipendenza dei Paesi baltici.

Nel caso dell'Estonia, poi, tale atteggiamento è stato in un certo senso maggiormente significativo. Tutelando dinnanzi all'opinione pubblica internazionale il diritto di questo Paese all'indipendenza, la Santa Sede non pensava tanto alla ridotta comunità cattolica, quanto all'insieme della popolazione. Essa prendeva la difesa dell'uomo estone come tale, della persona nata in questo Paese o qui venuta per vivere e lavorare nella società estone.


8. Anche in avvenire non potrà che essere così. Fortunatamente l'attuale situazione e il nuovo contesto internazionale inducono a pensare che condizioni simili a quelle vissute dalle Nazioni baltiche non avranno a ripetersi. E' speranza sostenuta sia dal costante progredire, anche in questa regione dell'Europa, della cosiddetta "cultura dei diritti umani", sia dalla vigile azione della comunità internazionale.

La Santa Sede, per parte sua, non mancherà di adoperarsi per consolidare quei due promettenti fattori di concordia e di pace.

Esprimo i migliori sentimenti di cordiale rispetto e di viva amicizia per la vostra Estonia e per queste amate terre del Baltico.

Dio benedica i popoli della Regione baltica! Dio benedica l'Estonia e tutti i suoi figli!

Data: 1993-09-10 Data estesa: Venerdi 10 Settembre 1993

Angelus: il Papa ricorda il pellegrinaggio in Lituania, Lettonia ed Estonia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Europa guarda al futuro attraverso questi popoli rinati alla libertà




1. "Il Verbo si fece carne" (Jn 1,14). La formula lapidaria dell'evangelista Giovanni fissa nel suo nucleo essenziale la realtà del mistero: il Verbo eterno di Dio "s'è fatto carne" nel seno della Vergine ed è così entrato nella storia umana immettendovi il germe del rinnovamento definitivo. La Parola divina s'è consegnata in parole umane e con esse ha cominciato a percorrere le strade del mondo spingendosi "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8).

Mi piace leggere in questa chiave, carissimi fratelli e sorelle, il recente Viaggio Apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia, nel corso del quale ho potuto conoscere più da vicino quelle nobili popolazioni.

Tra di esse il messaggio cristiano comincio a risuonare solo agli inizi del secondo millennio, quando esse già vantavano una lunga storia. Basti pensare che la lingua lituana è una delle lingue indo-europee più antiche, vicina al sanscrito. L'annuncio del Vangelo fecondo quelle terre, sviluppando e portando alla pienezza i tanti valori che esse già possedevano.

Il patrimonio religioso ed umano, accumulatosi da allora in quelle regioni, mentre costituisce una singolare ricchezza per l'umanità, è insieme testimonianza di quella infinita varietà di espressioni con cui il Verbo di Dio si rende presente ed opera nella storia. Quale fioritura di pensieri e sentimenti cristiani s'è espressa, nel corso dei secoli, attraverso gli accenti propri di quelle lingue ormai aperte al messaggio della salvezza! Accogliendo la rivelazione esse si sono fatte veicolo e quasi eco della Parola eterna che in Gesù si è fatta carne!


2. Purtroppo, nell'uomo ferito dal peccato, l'eco del Verbo arriva spesso deformata, tante volte è respinta e tradita. Non è forse un tradimento di questa Parola eterna, che è parola di amore e di pace, il sangue che scorre nel nostro mondo, gli egoismi che lo lacerano, le ingiustizie che lo segnano? L'uomo ha bisogno di una salvezza che viene dall'alto ha bisogno della Redenzione. Ce lo ricordano, proprio in questa settimana, le feste liturgiche dell'Esaltazione della Croce e della Vergine Addolorata, invitandoci a rimeditare il mistero della passione di Cristo, che è insieme frutto del nostro peccato e strumento del nostro riscatto.

Mi ha dato grande conforto nel mio pellegrinaggio baltico, il notare quanto quelle terre siano animate da tale consapevolezza. Ne è testimonianza persino il paesaggio, con le sue croci sparse sui cigli delle strade o devotamente affastellate, come sulla Collina delle Croci in Lituania, e con i suoi santuari mariani, nei quali la fede antica di quelle genti da secoli si ritempra.


3. Con questi popoli, finalmente giunti alla libertà, l'Europa guarda al futuro.

Ma quale futuro si può immaginare, lontano dalle radici cristiane che hanno plasmato la vita e la cultura del Continente? Se si guarda alla difficile situazione dell'Europa dei nostri giorni appare più che mai urgente che il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione torni a gettar luce sui nostri problemi, sui nostri pensieri, sulla nostra non facile convivenza.

Maria, la Madre del Redentore, guidi i Paesi Baltici, l'Europa, il mondo intero, sulla via di quel profondo e autentico rinnovamento che trae dal Vangelo la sua linfa vitale.

Rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i pellegrini presenti.

Saluto in particolare gli aderenti al Movimento dei Focolari provenienti da diverse Nazioni europee africane ed americane, raccolti in questo cortile e nella piazza antistante al Palazzo Pontificio. Auspico che l'incontro di questi giorni al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo li aiuti ad approfondire il valore dell'unità nella vita cristiana fondata sulla fede e sull'amore per Cristo crocifisso e risorto. Nelle mie visite nei diversi Paesi incontro sempre i Focolarini. Li ho incontrati anche adesso, in questo viaggio nei Paesi baltici. Vi ringrazio per la vostra presenza, per il vostro impegno e per la vostra collaborazione in diversi modi. E auguro una buona salute a Chiara.

Saluto poi i Volontari dell'Associazione Italiana Donatori di Organi ed i loro assistiti, come pure i pellegrini delle Parrocchie di Giànico e Cogno della Diocesi di Brescia. Uno speciale pensiero rivolgo inoltre, ai fedeli della Parrocchia dei Santi Nazario e Celso di Castiglione delle Stiviere (Mantova), la cui odierna visita mi rinnova la gioia dell'incontro di due anni or sono, in occasione del quarto Centenario della morte del loro illustre concittadino, san Luigi.

Augurando a ciascuno di voi una buona Domenica, imparto di cuore a tutti l'Apostolica Benedizione.

Data: 1993-09-12 Data estesa: Domenica 12 Settembre 1993





Ai Vescovi canadesi delle Regioni dell'Ovest in visita "ad limina" - E' necessario un insegnamento morale chiaro

e non ambiguo per garantire agli uomini del terzo Millennio la Verità che rende liberi


Cari fratelli Vescovi,

1. "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 133,1). Vescovi dell'Alberta, della Columbia Britannica del Manitoba, dei Territori del Nord Ovest, del Saskatchewan e dello Yukon, permettetemi di esprimere la mia gratitudine per la nostra comunione nel Collegio dei Vescovi e, con le parole di San Paolo, perché "la tua carità è stata... motivo di grande gioia e consolazione" (Ph 1,7). La vostra visita si svolge in un momento significativo. Il Cinquantesimo Anniversario della Conferenza Canadese dei Vescovi Cattolici è per noi un tempo opportuno per ringraziare insieme la Santissima Trinità, da cui discende ogni grazia, per la vita della Chiesa in Canada che voi siete stati chiamati a servire nel nome del Signore quali Successori degli Apostoli. Le vostre visite ad Limina così come i più frequenti incontri dei responsabili della vostra Conferenza con la Curia Romana costituiscono delle occasioni per un dialogo fraterno e una maggiore unità fra noi. In tal modo vengono rafforzati i vincoli di fede e comunione che uniscono le vostre Chiese particolari alla Sede Apostolica.

Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che in ogni Chiesa particolare "è veramente presente e agisce la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" (CD 11). Il ministero universale del Successore di Pietro assiste quindi il Popolo di Dio, affidato alla vostra cura pastorale, "dall'interno" come un dono divino che è parte integrante della vita delle vostre diocesi (Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Communionis notio, n. 13).

Questo avviene in particolar modo con la custodia del Depositum Fidei che deve essere mantenuto intatto e integro fino a quando il Signore ritornerà. La verità è di per sé una forza unificante. Segni di divisione affievoliscono il potere della testimonianza della Chiesa, mentre l'armonia accresce la sua credibilità (Cfr. Paolo VI, Paterna cum benevolentia, n. 3). E' importante che i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, mostrino che nel loro insegnamento essi sono "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32) "in perfetta unione di pensiero e di intenti" (1Co 1,10).


2. Durante la recente Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, mi ha commosso in particolar modo vedere così tanti giovani, di cui migliaia provenienti dal Canada, cercare seriamente di amare e di servire Cristo nella Sua Chiesa. Questi uomini e queste donne del terzo millennio si aspettano che i loro Vescovi e i loro sacerdoti li aiutino a vivere secondo quella verità che è il prezioso dono di Cristo (Cfr. Ga 5,1). La vera carità pastorale esige che non venga omesso nulla nella predicazione della parola salvifica di Cristo. Il successo della nuova evangelizzazione in Canada dipenderà in gran parte dal vostro efficace e unitario annuncio di tutte le esigenze del Vangelo.

I fedeli guardano ai Vescovi della Chiesa per essere "dottori autentici, cioè rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede" (LG 25). E in questa prospettiva dobbiamo costantemente rinnovare in noi stessi il carisma di vigilanza. Come buone sentinelle, devote all'insegnamento degli apostoli (Cfr. Ac 2,42) e investite del compito di custodire, illustrare e diffondere "l'eredità della fede" (Cfr. DV 10), non dobbiamo mai smettere di predicare la pienezza della conoscenza di Cristo e della Sua Chiesa. Siamo tutti consapevoli di quanto sia realmente difficile essere sentinelle attente e predicatori solleciti della "verità del vangelo" (Ga 2,5). Sant'Agostino ci ricorda la serietà delle nostre responsabilità quando dice: "Al di là dell'essere cristiano... io sono anche un responsabile, e per questo rendero a Dio conto del mio ministero" (Sermone n. 46, Sui pastori, n. 2).


3. Il Canada, come tanti Paesi, viene influenzato dai numerosi aspetti positivi, ma anche dai mali morali della cultura contemporanea. Molti dei vostri concittadini soffrono di una perdita del senso morale. Ciò porta spesso a chiamare in causa sistematicamente l'insegnamento cattolico in materia di fede e di morale.

Come Pastori che devono proporre "l'intero mistero di Cristo" (CD 12), possiamo affrontare questa sfida se il nostro insegnamento è chiaro, trasparente e unitario. Solo allora esso potrà ergersi al di sopra della confusione di opinioni contrastanti con la forza e il potere della Verità.

Nel nostro compito di tutelare il diritto dei fedeli di ascoltare la pienezza dell'insegnamento cattolico, noi, con umiltà, coraggio e carità, dovremmo vegliare affinché nessuno venga spinto all'errore da coloro che vorrebbero turbarlo e che "vogliono sovvertire il vangelo di Cristo" (Ga 1,6). Ciò vale in particolare per gli insegnamenti che il Magistero ritiene debbano essere "acquisiti in modo preciso" da tutti i fedeli. Essi esigono un consenso assoluto.

Come affermato nella Donum veritatis: "Quando il Magistero propone "in modo assoluto" verità concernenti fede e morale, che, anche se non rivelate divinamente, sono tuttavia strettamente ed intimamente connesse con la rivelazione, esse devono essere accettate e acquisite in modo assoluto" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum veritatis, n. 23; Professio Fidei et Iusiurandum Fidelitatis). Con grande amore e pazienza, e con lo sguardo rivolto costantemente a Cristo, "la luce del mondo" (Jn 8,12), abbiamo l'obbligo di guidare i fedeli nella formazione di una coscienza morale che giudicherà e agirà in accordo con la verità, di indicare "quegli atti che di per sé si conformano alle esigenze della fede e promuovono la loro espressione nella vita e quegli atti che, al contrario, poiché intrinsecamente negativi, sono incompatibili con tali esigenze" (Donum veritatis, n. 16). In quanto parola di vita, il Vangelo include norme morali universali ed eterne, che devono essere insegnate con rinnovato ardore e convinzione. Esorto ciascuno di voi a perseverare nel portare il fardello di questo ruolo profetico di amore vigile, assicurando in tutti i modi che la "sana dottrina" (1Tm 1,10) di fede e morale venga insegnata nelle vostre diocesi, in modo concreto e a ogni livello.


4. Per assistere noi tutti nel nostro ministero in questo momento come araldi della verità che ci rende liberi (Cfr. Jn 8,32), il Signore ci ha offerto un dono e uno strumento preziosi: il Catechismo della Chiesa Cattolica. Nelle vostre mani questo frutto maturo del Concilio Vaticano II sarà un utile strumento dal quale l'insegnamento autentico del Concilio, che è esso stesso una testimonianza della grande Tradizione della Chiesa, potrà fedelmente introdurre la predicazione e la catechesi. Definendo il messaggio di fede in modo sereno e sistematico, il Catechismo rivela l'unità, la coerenza, la bellezza e l'importanza della fede cattolica. Esso non è rivolto soltanto ai Pastori e agli esperti, come ha dimostrato l'accoglienza entusiasta da parte dei laici in molti Paesi, ma a tutti i settori della Chiesa. So che la Chiesa in Canada accoglierà il Catechismo della Chiesa Cattolica e che, in uno spirito di comunione universale, porrete i suoi tesori a disposizione di tutti i fedeli in ogni modo possibile.


5. Il vostro Paese è benedetto in quanto possiede uno dei sistemi educativi cattolici più sviluppati del mondo di cui siete giustamente orgogliosi. Insieme ai numerosi College cattolici e alle Università, le vostre scuole hanno portato un enorme contributo nel formare giovani uomini e donne come cattolici devoti e istruiti e cittadini generosi e responsabili. In tal modo l'educazione cattolica ha preparato generazioni di uomini e donne laici a cui una profonda armonia fra il loro essere membri della Chiesa e membri della società civile ha permesso di superare la tragica separazione della fede dalla vita e del vangelo dalla cultura (Cfr. CL 54).

Ora, tuttavia, dovete affrontare nuovi problemi: la necessità di proteggere l'identità cattolica delle vostre scuole e la sfida rappresentata dal crescente relativismo religioso e morale presente nell'opinione pubblica. Le istituzioni educative cattoliche devono riaffermare la propria responsabilità di evangelizzare e catechizzare, adempiendo pienamente al dovere di presentare la Parola di Dio in tutta la sua forza.

In alcune province è stato messo in discussione recentemente il diritto ad avere dei comitati scolastici cattolici indipendenti fondati pubblicamente, importanti per la sopravvivenza dell'educazione cattolica. I vostri sforzi determinati per gestire le vostre scuole, in armonia con la pratica e la fede cattoliche, sono fondati sull'inalienabile diritto della Chiesa di istituire e gestire delle scuole liberamente e in accordo con le sue necessità (Cfr. GE 8). Possiate essere pastori saggi e previdenti in questo aspetto importante della vita della Chiesa nella vostra nazione. Desidero incoraggiarvi a continuare a operare per fornire una sana formazione nella tradizione, nella dottrina e nella vita cattoliche a tutti coloro che sono impegnati nell'apostolato educativo, catechetico o sociale della Chiesa.


6. So con quale profonda sollecitudine pastorale desiderate lavorare per edificare l'unità che Cristo ha voluto per la sua Chiesa, l'unità autentica che, per sua natura, è la piena comunione visibile di tutti i cristiani nella verità e nella carità. Il Direttorio per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo, pubblicato recentemente dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha lo scopo di incoraggiare le attività ecumeniche e di sottolineare la necessità di sviluppare la formazione in questo campo. Conservando l'"umiltà d'animo" spirituale che esorta a superare la diffidenza e l'ignoranza, la Chiesa in Canada può offrire un contributo significativo al movimento ecumenico nel suo insieme. Ciascuno deve tenere presente la necessità di salvaguardare la priorità della verità nel dialogo e contemporaneamente l'apertura verso un arricchimento reciproco che caratterizza l'autentico ecumenismo. Innanzitutto, nessuno di noi deve dimenticare che l'obiettivo del movimento ecumenico "supera le forze e le doti umane" (UR 24) e che esso si fonderà essenzialmente su "questa conversione del cuore e questa santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani" (UR 8).


7. Cari fratelli nell'Episcopato, il vostro ministero deve rispondere a molte richieste! Con le mie parole, desidero ardentemente confermarvi nel Signore. In modo particolare, vorrei assicurare a quanti tra voi lavorano nel Grande Nord la mia preghiera e i miei incoraggiamenti per il loro ministero presso le popolazioni locali che tiene conto delle loro condizioni e delle loro necessità particolari.

Mi unisco volentieri al richiamo compiuto dal messaggio pastorale della vostra Conferenza, in occasione del quinto centenario dell'evangelizzazione delle Americhe, in cui voi scrivete che la qualità della solidarietà vissuta nella società canadese deve essere valutata in funzione delle misure prese per migliorare la situazione economica, politica e sociale delle popolazioni locali (Cfr. C.E.C.C., Verso una nuova evangelizzazione, 23 settembre 1992, n. 19).

Esprimendo la mia fiducia nel Signore, che continuerà ad accrescere l'ardore e la fede dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei laici delle vostre diocesi, poiché "colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Ph 1,6), affido voi e le vostre comunità diocesane all'amorevole sollecitudine di Maria, Madre della Chiesa, e alla protezione di San Giuseppe, patrono del Canada. Con la mia Benedizione apostolica.

Data: 1993-09-16 Data estesa: Giovedi 16 Settembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia della celebrazione eucaristica svoltasi nella Piazza del Municipio - Tallinn