GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia durante la Santa Messa celebrata nel Campo del Palio per la Beatificazione del Fondatore dei Giuseppini - Asti

L'omelia durante la Santa Messa celebrata nel Campo del Palio per la Beatificazione del Fondatore dei Giuseppini - Asti

Titolo: Sull'esempio di Giuseppe Marello, non venga mai meno il coraggio di proclamare la vostra fede in Gesù Cristo




1. "Va'... a lavorare nella mia vigna" (Cfr. Mt 21,28).

Vigna di Dio può dirsi in un certo senso, il mondo, affidato dal Creatore all'uomo perché lo soggioghi e lo domini (Cfr. Gn 1,28).

Soggiogare e dominare il mondo è, dunque, l'ultimo fine dell'uomo? L'unico suo scopo? Dice Gesù: Dio ha amato il mondo... Io ha amato tanto "da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Ecco: vigna di Dio è, in un senso più profondo, il mondo redento da Cristo, abbracciato dalla sua missione salvifica, dalla croce e dalla risurrezione. Questo mondo è dato all'uomo, fatto "nuova creatura" nel Figlio unigenito.


2. Per questo, nell'odierna liturgia l'Apostolo Paolo ci esorta: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina... umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,5-6 Ph 2,8).

Non si può forse dire che proprio Gesù, l'Unigenito, il Figlio della stessa sostanza del Padre, è il prototipo di ciascun figlio e figlia, che il Padre chiama al lavoro nella vigna? Tutti siamo chiamati in Lui a coltivare il mondo in modo tale da prepararvi il Regno di Dio. Dobbiamo coltivare il mondo, trasforrnare la nostra umanità grazie alla potenza dello Spirito Santo, a somiglianza di Colui che è il Primogenito di ogni creatura (Cfr. Col 1,15).


3. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di essere tra voi, in questa antica Chiesa di Asti che ci riporta ai primi tempi della evangelizzazione del Piemonte, in questa terra astigiana che è terra di santi: san Giovanni Bosco, san Giuseppe Cafasso, il Beato Giuseppe Allamano, nati a Castelnuovo d'Asti, oggi Castelnuovo Don Bosco; san Giuseppe Benedetto Cottolengo, che fu alunno del Seminario di Asti e per un certo tempo membro del presbiterio astigiano; san Domenico Savio, vissuto e morto a Mondonio, nella diocesi di Asti il Venerabile fratel Teodoreto, di Vinchio d'Asti, apostolo della catechesi.

E come non ricordare che da queste colline astigiane, che non chiudono ma aprono ad orizzonti sempre più vasti, sono partiti grandi missionari come il Card. Guglielmo Massaia l'apostolo dei Galla, Mons. Giuseppe Fagnano, l'apostolo della Patagonia e della Terra del Fuoco, il Venerabile Luigi Variara, l'apostolo dei lebbrosi in Colombia?


4. "Va' a lavorare nella mia vigna". Mons. Giuseppe Marello, Fondatore degli Oblati di san Giuseppe, che oggi ho la gioia di proclamare Beato, si inserisce in questa storia stupenda di vitalità religiosa e di santità.

Oggi noi rendiamo omaggio a questo Pastore che ha tanto lavorato nella vigna del Signore. Qui ad Asti egli si formo al presbiterato e per vent'anni fu membro del clero diocesano, spendendosi in ogni modo per iI bene delle anime.

Nominato poi Vescovo di Acqui, espresse in un breve ma intenso ministero pastorale il meglio delle sue doti umane e sacerdotali, con grande profitto per le popolazioni di quella Diocesi.

L'esortazione di Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, fu cer lui costante norma di vita: nulla fece per spirito di rivalità o per vanagloria con tutta umiltà considero gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma sempre quello degli altri (Cfr. Ph 2,3-4).


5. "Abbiate in voi i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,5).

Quali sentimenti, carissimi fratelli e sorelle, se non quelli di un'esistenza donata agli altri per amore del Padre, di un'esistenza filiale e fraterna? Ecco il volto di ogni vita autenticamente umana e cristiana, il volto dei vostri Santi, che continuate a sentire così profondamente a voi vicini; il volto che ha segnato per lunghi secoli la vostra cultura, così ricca di valori umani proprio perché cristianamente fondata e ispirata.

Attraversiamo un momento storico di grandi cambiamenti culturali. Tanti aspetti del vivere sociale si son fatti frammentari e violenti, interessi particolari tendono a prevalere sul bene comune, arroganza e rivalità si propongono a volte come costume di vita.

Nell'animo della gente, tuttavia, cresce l'aspirazione ad un modo di vivere più umano e fraterno. Ma come costruire un'esistenza realmente solidale, se si percorre la strada del secolarismo e dell'indifferenza religiosa, o anche di una religiosità non autentica? La vita infatti si apre al sentimento fraterno solo quando Dio è percepito, conosciuto e amato come Padre, il Padre di tutti.


6. Chiesa di Asti, nobile ed antica nella tua lunga tradizione intessuta di valori cristiani, fissa nella memoria questa giornata gloriosa! Oggi Mons. Marello un tuo illustre figlio è stato elevato agli onori degli altari e la sua santità viene additata come modello all'intero popolo cristiano.

Affronta con rinnovato slancio il cammino della nuova evangelizzazione, superando ogni rischio di stanchezza e di paura. Non vengano meno in te, dinanzi all'avanzare della cultura secolarizzata, il coraggio e la gioia di proclamare la tua fede in Cristo.

Gesù Cristo è la ragione del tuo esistere, il fondamento della tua missione, la vera speranza da offrire alle nuove generazioni che s'affacciano alla vita. Annuncia il Vangelo con fiducia e perseveranza. Annuncialo a tutti, ma specialmente ai giovani e alle famiglie.

Possa la gente astigiana riscoprire quelle virtù e quei valori che hanno caratterizzato in passato la vita degli avi. In famiglie timorate di Dio sono maturati quei frutti di concretezza e di competenza, di creatività e di intraprendenza, di coraggio personale e di fede nella Provvidenza che ancora caratterizzano la parte migliore di queste popolazioni.

Anche oggi, gli abitanti di questa Città e dei meravigliosi paesi disseminati sulle colline e nelle valli dell'astigiano hanno una missione da compiere: imprimere a questo territorio un'autentica e credibile impronta cristiana. Alla luce del Vangelo troveranno una soluzione adeguata i problemi che assillano molte persone, soprattutto quelle che sono alla ricerca di un'occupazione sicura, di una casa, di migliori condizioni di vita. La giustizia e la solidarietà, sostenute dalla carità che attinge sempre nuove energie alla grandezza dell'amore di Dio, sapranno indicare le vie da percorrere per giungere ad una convivenza più giusta e fraterna.


7. Con tali auspici tutti vi saluto, a cominciare dal Pastore della Diocesi Mons.

Severino Poletto, e dagli altri Presuli presenti, tra i quali mi è caro ricordare l'Arcivescovo di Torino, Cardinale Giovanni Saldarini, ed il mio Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano, figlio di questa Chiesa astense e il Cardinale Simon Ignatius Pimenta, Arcivescovo della lontana Bombay. Saluto poi i Religiosi e le Religiose, in particolare gli Oblati di san Giuseppe, che oggi esultano per la Beatificazione del loro Fondatore. Saluto i laici attivamente impegnati nell'apostolato, i giovani, le famiglie, gli ammalati.

Rivolgo un grato pensiero alle Autorità civili e militari presenti ed a quanti hanno reso possibile questo mio pellegrinaggio apostolico nella diocesi di Asti. Unisco, infine, un ricordo cordiale a tutte le Comunità cristiane del Piemonte e della Valle d'Aosta, qui rappresentate nelle persone dei loro venerati Pastori. Esse sono particolarmente interessate alla quarantaduesima Settimana sociale dei cattolici italiani, la quale si aprirà fra due giorni a Torino, ed avrà per tema "Identità nazionale, democrazia e bene comune". Iddio renda feconda di bene anche questa preziosa occasione per annunciare il Vangelo della giustizia e della solidarietà.


8. Ricorda l'apostolo Paolo: Dio ha esaltato Cristo, il quale ha assunto la condizione di servo, "e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché... ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre" (Ph 2,9-11).

Della glorificazione di Cristo ci rallegriamo anche noi oggi; si rallegrano, in modo particolare, la Chiesa di Asti e quella di Acqui, perché della esaltazione di Cristo nella gloria di Dio Padre è partecipe anche Mons. Giuseppe Marello, che esse venerano come figlio generoso ed infaticabile Pastore.

Egli accolse la chiamata del Padre ed ando a lavorare nella vigna del Signore.

Seguendo Cristo buon Pastore, condusse il Popolo di Dio ai pascoli della verità sulle vie della speranza, una speranza che non poteva e non può deludere, perché ha la sua fonte in Dio.

Amen!

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993

Le parole prima della recita dell'Angelus Domini - Asti

Titolo: Vergine Santa, Porta del Paradiso, volgi il tuo sguardo di Madre su questa città, sull'Italia e sul mondo intero

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Al termine di questa solenne celebrazione eucaristica, il pensiero si rivolge naturalmente alla Vergine Maria, che qui ad Asti è venerata con il suggestivo titolo di "Porta Paradisi": Porta del Paradiso.

Fin dall'antichità la sua effigie sovrasta una delle porte d'ingresso nella città, quella di san Marco, ed il suo culto si è progressivamente sviluppato dando vita all'attuale imponente Santuario.

"Porta Paradisi" è un titolo che ben esprime il ruolo della Madre di Dio quale "porta" di accesso a Cristo.

Attraverso questa "porta" sono passate generazioni di credenti: "ad lesum per Mariam". Quante grazie ricevute dagli Astigiani sono state attribuite alla "Madonna del Portone", come Ella è qui comunemente chiamata nel linguaggio popolare! Nel solco di questa antica devozione, ci mettiamo anche noi sotto la sua celeste protezione. Soprattutto vogliamo metterci alla sua scuola, accogliendone l'invito materno ad orientare a Cristo l'intera nostra vita.


2. Porta Paradisi! Tale fu Maria per il Beato Giuseppe Marello, Vescovo di Acqui e figlio illustre di questa terra, or ora elevato alla gloria degli altari. Egli era devotissimo di S. Giuseppe, al quale intitolo la sua Congregazione degli "Oblati", ma era addirittura "innamorato" della Vergine Santa.

E' impressionante come nella sua vita, proprio in alcuni momenti decisivi, torni la figura materna di Maria. Era ragazzo, quando visito a Savona il santuario della Madonna della Misericordia. Fu come l'inizio di un dialogo. A quello stesso Santuario si reco prima di diventare sacerdote, per ringraziare la Madre, che lo aveva riportato sulla strada della vocazione in un momento critico dei suoi anni giovanili, e per consegnare a Lei gli inizi del suo ministero.

Ancora a Savona si troverà provvidenzialmente negli ultimi giorni della sua vita.

La visita al santuario della sua infanzia dovette essere, questa volta, forse nel misterioso presentimento della prossima fine, un "arrivederci in Paradiso". Maria lo aveva veramente guidato con mano materna fino ai vertici della santità. Non stupisce dunque il sentirlo ripetere: "Dobbiamo guardare sempre a Maria e starcene continuamente con Lei" (Cfr. Briciole d'oro. Massime e sentenze del Servo di Dio Mons. Giuseppe Marello, Milano 1930, p. 41). Erano le espressioni di tenerezza di un figlio verso la Madre. Ma erano anche parole impegnative, che includevano un proposito di imitazione: "Facciamoci piccoli discepoli di Maria - egli diceva - e domandiamole la grazia di poterla imitare; imitare non nelle virtù grandi e sublimi, ma nelle virtù umili e nascoste, che sono proprie di Maria..." (ibid., p. 41).


3. Vergine Santa, protettrice della nobile Città di Asti, a Te affido questa cara popolazione.

Porta Paradisi, Porta del Paradiso, volgi il tuo sguardo di Madre su questa Città, sulla Chiesa del Piemonte e della Valle d 'Aosta, sull'ltalia e sul mondo intero. In Te riponiamo la nostra fiducia, a Te affidiamo le nostre famiglie e le nostre vite.

Maria, "Porta del Paradiso", prega per noi! Voglio aggiungere un ringraziamento personale per questa giornata di Asti che oggi celebriamo, Possiamo dire, sulla terra e nel cielo, perché insieme con la nostra partecipazione eucaristica commemoriamo il vostro nuovo Beato, Giuseppe Marello.

Così le nostre vie terrestri s'incontrano, s'intrecciano, con queste vie imperscrutabili della Divina Provvidenza e della Divina Grazia, queste vie che appartengono al Paradiso.

Grazie a Dio che c'è un "Portone di Paradiso" qui ad Asti. Che sia "Portone di Paradiso" per tanti altri fratelli e sorelle di questa città, di questa Chiesa.

Voglio ancora ringraziare per la vostra partecipazione festosa, gioiosa.

Ci hanno guidato in questa partecipazione i vostri cantori. Ringraziamo anche loro. Ringraziamo tutte le delegazioni delle diverse parrocchie e comunità, anche fuori della Diocesi.

E poi, alla fine, si deve anche ringraziare la Provvidenza per il tempo.

Il tempo che poteva essere peggiore, ma è stato così come è stato, grazie a Dio.

Auguro a tutti tempi sempre migliori! 17/01/19102 Pag. 19701

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993

Le parole rivolte alle migliaia di ragazzi e di ragazze convenuti presso il Palazzetto dello Sport - Asti

Titolo: Un progetto di vita basato su Cristo per offrire una risposta alle sfide del secolarismo




1. Io sono già abituato a ricevere domande: i giovani mi fanno un "esame", da tantissimi anni. Ma cerco di uscirne, di superare le difficoltà, perché i giovani sono buoni. Mi incoraggiano, per esempio gridano: "Viva il Papa". Vuol dire: deve vivere, sia forte. Allora devo obbedire.

Le due domande erano ben profondamente motivate da un'analisi preliminare. Le due domande portavano verso due temi: il primo, la nuova evangelizzazione; il secondo, il volontariato. Le due proposte o le due realtà, evangelizzazione e volontariato, si incontrano bene, si includono in qualche senso.


2. Ma vorrei lasciare queste domande e andare verso un punto centrale che noi troviamo nel Vangelo: è quella conversazione, quell'incontro di un giovane con Gesù. Io vorrei che la domanda di questo vostro coetaneo, secoli fa, due millenni fa, fosse sempre presente davanti alla vostra riflessione, alla vostra preghiera.

Che cosa domanda il giovane? Dice: "Che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?". Il mio augurio per voi è soprattutto che non perdiate mai la vostra prospettiva esistenziale, questa vita eterna. Si devono misurare le nostre vicende terrene, umane, temporali con la vita eterna.

E' significativo che il giovane chieda: che cosa devo fare? Che cosa devo fare adesso, oggi? Allora, devo avere un progetto per la mia vita terrena, per questa vita passeggera, per questi anni che vanno avanti. Devo avere un progetto applicabile anche al momento attuale. Che cosa devo fare "hic et nunc"? Ma se questo progetto deve essere ancorato, opportuno, giusto, evangelico, deve essere sempre misurato con la prospettiva della vita eterna. E questo io ripeto a voi giovani, che certamente condividete la domanda evangelica di questo giovane di due millenni fa.


3. Voi pure vi ponete, e ponete a Gesù, la stessa domanda. Vi auguro di porla molto spesso, di tornare molto spesso a questa domanda così formulata, soprattutto di non perdere la prospettiva della vita eterna a cui siamo chiamati in Cristo - chiamati, anzi destinati in Gesù Cristo dal Padre - e di misurare in questa prospettiva il progetto della vita temporale, della vita di oggi, il programma della vita. Se si congiungono bene questi due aspetti, queste due dimensioni, vita eterna e programma della vita temporale di oggi, allora certamente il nostro progetto della vita sarà giusto.

Qui c'è un pericolo che si chiama, per esempio, secolarismo. Che cosa vuol dire secolarismo? Secolarismo vuol dire perdere la prospettiva della vita eterna, vivere come se la vita eterna non ci fosse, come se Dio non ci fosse. E questo clima secolaristico si diffonde molto nella nostra civiltà contemporanea, specialmente occidentale, ma non solamente. Allora vi auguro di non perdere mai la prospettiva della vita eterna. Cristo è venuto per chiamarci, anzi introdurci direi con forza, non materiale, ma morale, spirituale. Questa forza si chiama croce. Questa forza si chiama risurrezione. Questa forza continua si chiama Spirito Santo. Cristo è venuto per chiamarci, per introdurci nella prospettiva della vita eterna.


4. Allora così possiamo capire meglio le ultime parole della risposta di Gesù.

Gesù dice al giovane: "Seguimi". "Seguimi" non solamente nel senso fisico, andare dietro di lui coi nostri passi; "seguimi" vuol dire accetta quello che io ti porto con la mia testimonianza, soprattutto con la forza della mia croce, della mia resurrezione, dello Spirito Santo. "Seguimi" vuol dire entra in quello che io ti porto che io ti ho preparato, ti ho offerto, ti ho evangelizzato, che ho fatto per te, per voi e con voi. "Seguimi".

Allora, mi fermo qui per lasciare a voi la possibilità di continuare questa riflessione, quest'analisi, che è molto esistenziale, molto fruttuosa. Vi auguro che questa domanda e l'ascolto della risposta di Gesù non vi abbandonino mai.


5. Ancora, sull'evangelizzazione e sul volontariato vi offro una riflessione dopo Denver: non è solamente dopo Denver, ma dopo tutti gli incontri mondiali della gioventù, che già hanno dietro di sé parecchie tappe, cominciando da Roma, attraverso Buenos Aires, attraverso Santiago de Compostela, Czestochowa, e recentemente Denver. La prossima è prevista a Manila.

Io sono sempre più convinto che la riuscita di questi incontri è dovuta ai giovani. Sono loro che guidano questi incontri, li guidano attraverso la loro preparazione, attraverso questo seguire Gesù, attraverso una scuola della vita cristiana che si fa in diversi ambienti nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti. Una grande scuola per essere cristiano, per seguire Cristo.

E poi portano Cristo a Denver, una metropoli moderna dove si prevedeva tutt'altro: " Vengono tanti giovani, avremo violenze...". Invece, niente di tutto questo. E' stata una testimonianza, una cosa splendida. E questa per voi giovani è la sfida: essere testimoni.


6. Che cosa vuol dire volontariato, che cosa vuol dire evangelizzazione? Si realizzano attraverso la testimonianza, la sfida della testimonianza. Io vi auguro, carissimi, di avere sempre presente questa sfida, di amare questa sfida.

Il cristiano, il giovane cristiano deve amare le sfide evangeliche. Di fronte a queste sfide evangeliche non si lascia impressionare o schiacciare dallo spirito di questo mondo, dal secolarismo. Dalla vostra testimonianza, dalla vostra giovane evangelizzazione, personale e comunitaria, dipende il futuro dell'umanità. Allora, continuate. Io sono grato a tutti voi.

E vi sono ancora grato perché avete portato con voi, e avete posto al centro, questi vostri coetanei che soffrono. Devono sentirsi privilegiati nel vostro ambiente, fra di voi. Devono sentirsi privilegiati perché così sono privilegiati anche da Cristo crocifisso e risorto.


7. Voi sapete il latino? Un poco? Voi sapete che cosa vuol dire "multiloquium"? Non sapete? Parlare troppo. "Multiloquium" vuol dire "parlare troppo". Allora io non voglio cadere in questo "multiloquium", così vi lascio questa breve consegna evangelica per rimeditare ancora una volta le vostre domande, la vostra vocazione, la vostra grande vocazione cristiana.

Vi dico ancora di non lasciare il Papa con i suoi anni, ma di farlo essere sempre giovane.

Cercate di rimanere sempre giovani! In un punto non seguite il giovane del Vangelo, perché lui è rimasto triste dopo le proposte di Gesù. E' rimasto triste perché non si sentiva in grado di dare la risposta positiva, di seguirlo.

Vi auguro di non essere mai tristi, di essere gioiosi! Questo vuol dire seguire Gesù, fare quello che lui vi domanda. Seguirlo nella vostra scelta vocazionale, seguire Gesù. Seguirlo soprattutto nel progresso della carità, dell'amore di Dio e del prossimo. Questa è la mia ultima consegna.

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993

Il discorso ai giovani della Diocesi - Asti

Titolo: Abbiate il coraggio di testimoniare nelle scelte quotidiane la gioia di credere in Cristo

Carissimi giovani!


1. Vi vedo pieni di vita, con tanta voglia di cantare e di rinnovare la testimonianza della vostra fedeltà al Vangelo. Stando insieme con voi, mi sembra quasi di prolungare il recente incontro mondiale della gioventù a Denver, al quale so che alcuni di voi hanno partecipato guidati dal Vescovo, Mons. Poletto, che saluto cordialmente. Rivolgo il mio affettuoso saluto a ciascuno di voi, come pure ai vostri sacerdoti ed educatori. Un grazie sentito ai vostri rappresentanti che, a nome di tutti, mi hanno manifestato i vostri calorosi sentimenti. Nelle loro riflessioni e nelle loro domande ho percepito il desiderio che vi anima di accogliere Gesù ed il suo messaggio come unica regola di vita. Ho anche compreso quanto grande sia la vostra determinazione ad acquistare l'autentico atteggiamento di servizio ispirato al Vangelo, così da esser lievito capace di fermentare la "pasta del mondo".

Mi rendo conto che, nella nostra epoca, tali aspirazioni possono rischiare facilmente di essere soffocate e persino spente, lasciando nell'animo amarezza e delusione.

Per questo ho particolarmente apprezzato il tentativo, fatto nella Missione diocesana giovani, di raggiungere personalmente tutti i giovani della diocesi al fine di aiutarli a scoprire il senso e i valori autentici dell'esistenza attraverso una sintetica presentazione del messaggio cristiano.

C'è bisogno di punti fermi per non sciupare le energie ed i "talenti" che scoprite in voi stessi. Voi, giovani credenti, ben sapete che Cristo e il suo Vangelo costituiscono la solida roccia su cui soltanto è possibile costruire validi progetti di pace e di solidarietà.


2. "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Questo è stato il tema della Giornata Mondiale della Gioventù di quest'anno.

Cristo ha vinto la morte, realtà inquietante, oggi da non pochi illusoriamente esorcizzata.

Della sua risurrezione Egli vuol farci partecipi. Ma ciò ha un prezzo.

Gesù è un maestro buono e paziente, ma pure esigente. Voi conoscete la sua proposta: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 16,24-25).

Vissuta alla sequela di Gesù, l'esistenza cristiana viene gustata in tutta la sua inimmaginabile ricchezza. Quanto è forte oggi, in mezzo a innumerevoli voci e proposte, la tentazione di considerare anche quella di Cristo come una voce tra le tante, da seguire soltanto quando non impegna troppo o quando appare conforme al modo immediato di sentire o di vedere! Vincete questa tentazione. Fidatevi di Gesù e non ve ne pentirete! Lui è amico vero: sa quale è il vostro bene e non inganna mai; conduce alla libertà autentica ed indica la strada dell'amore.


3. Libertà e amore, parole tanto care agli uomini, ai giovani soprattutto! Libertà e amore: tesori inestimabili! Siamo stati creati per essere liberi e per amare, anzi per essere liberi di amare.

Non illudetevi, cari giovani, che la libertà e l'amore possano essere conquistati senza fatica, a basso costo. Diffidate di chi presenta la libertà come la semplice possibilità di fare quello che si vuole; diffidate di chi considera l'amore esclusivamente come un sentimento sganciato dalla volontà o come istinto per procurarsi sensazioni piacevoli. Questa è l'illusione della libertà, che porta alla schiavitù dei propri istinti; questa è l'illusione dell'amore, che porta a ridurre l'altro ad oggetto di consumo.

Cari giovani, guardate a Gesù Cristo! In lui troverete un modello ineguagliabile di questo tipo di amore. Imparate alla sua scuola l'arte di amare: l'arte di chi esprime una personalità matura ed autonoma proprio nell'incontro e nella relazione significativa con l'altro.

Chi, seguendo Gesù, impara ad amare in questo modo, capisce ogni giorno di più quanto è davvero sovrabbondante la vita donataci dal Padre celeste e quanto valga la pena fare di essa un dono ai fratelli.


4. Ecco da dove deve trarre origine il vostro impegno attivo e responsabile nella vita sociale e politica. Si tratta di un modo esigente di realizzare la vocazione evangelica al servizio degli altri. Non ci si può accontentare della salvaguardia dei propri diritti e della propria dignità di persona dimenticando il prossimo, soprattutto i più poveri e i più deboli.

Non basta denunciare l'ingiustizia. E' comodo additare le responsabilità altrui. Le parole hanno peso solo se accompagnate da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da un'azione effettiva.

Occorrono conversione e senso di responsabilità, a cominciare dall'adempimento diligente e puntuale dei propri doveri quotidiani.

Giovani, la società attende che vi impegniate in prima persona nella vita sociale e politica; che vi facciate carico delle attese della gente, senza lasciarvi travolgere da lusinghe di denaro, di potere, di successo individuale.

Siate onesti e coerenti in ogni ambito della vita; siate generosi e preparati, capaci di coniugare solidarietà ed efficienza.


5. Voi giovani rappresentate la speranza per il futuro del mondo e della Chiesa.

Non deludete questa fiducia adagiandovi in una vita mediocre e superficiale. Non vi spaventino le difficoltà. Non vi ingannino i falsi maestri che turbano la pace confondendo il benessere con il bene, presentando come valori assoluti la prestanza esteriore, la ricerca del piacere, l'amore vissuto come gioco e l'interesse sfrenato per i beni materiali.

Abbiate piuttosto il coraggio di testimoniare nelle scelte quotidiane la gioia di credere in Cristo: ecco il vero modo di essere missionari del Vangelo alle soglie del terzo Millennio cristiano. Credere in Cristo! Proprio per sottolineare questo fondamentale impegno della nostra esistenza di credenti fra poco rinnoveremo la comune professione di fede. L'intima energia spirituale che promana dal fiducioso abbandono nelle mani di Dio vi darà la forza di recare ai vostri amici la buona novella della salvezza.

Giovani, dovete essere voi stessi gli evangelizzatori dei vostri coetanei! "Io ho scelto voi", è il titolo del catechismo dei giovani, che al termine del nostro incontro consegnero a cinque di voi, rappresentanti delle zone pastorali della Diocesi. Cristo vi ha scelti e vi invia ad annunciare il suo amore come un giorno scelse il Beato Giuseppe Marello, vostro concittadino, amico e grande educatore di intere generazioni di giovani. Ve lo ripeto, fidatevi di Dio, consegnate a Lui voi stessi e sperimenterete nel profondo dello spirito la gioia a cui aspirate.

Domani riprenderete le vostre abituali occupazioni. Tornate ad esse rinvigoriti nella fede, nella speranza e nella carità. Vi accompagnano l'amicizia di Gesù e la protezione di Maria, che con amore tenerissimo di Madre vuol condurre ciascuno di voi a seguire fedelmente suo Figlio.

Vi accompagna anche la Benedizione del Papa che su di voi, giovani, conta e da voi attende un contributo decisivo per il futuro della Chiesa e del mondo.

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993

Il discorso pronunciato durante la visita al paese natio del Segretario di Stato, Cardinale Angelo Sodano - Isola d'Asti

Titolo: La trama del solido tessuto cristiano di queste terre è stata costruita nelle vostre famiglie ricche di tenerezza e di fede

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Salendo su queste alture, che propongono allo sguardo ammirato scenari sempre nuovi ed inattesi, ho visto delinearsi all'orizzonte, in alto sulla collina, la bella chiesa parrocchiale di San Pietro. Mi è sèmbrata l'immagine viva del vostro paese, dove la fede è radicata da secoli e fa tutt'uno con la popolazione e, in certo senso, con lo stesso paesaggio. Ringrazio vivamente il Signor Sindaco, che ha voluto farsi eco della vostra storia di cultura e di fede. Ringrazio i due Parroci di Isola, che mi hanno portato l'omaggio delle vostre Comunità. Vi sono davvero grato di questa vostra affettuosa accoglienza.


2. Naturalmente non posso dimenticare, che Isola d'Asti è il paese natio del Signor Cardinale Angelo Sodano, mio primo e prezioso collaboratore al quale rinnovo con affetto i sentimenti della più alta stima e riconoscenza. Se egli oggi può rendere accanto a me, un servizio di primo piano alla Chiesa universale, è certamente anche merito di questa comunità che gli ha dato i natali e la fede.

Come non ricordare dunque i suoi carissimi genitori, da non molto tempo entrati nella gioia del premio eterno? Il papà, l'Onorevole Giovanni Sodano, era a voi ben noto per il suo impegno ecclesiale, come membro attivo dell'Azione Cattolica, e anche per il suo lungo e benemerito impegno sociale e politico; la mamma, Signora Delfina Brignolo, fu ricca di quelle virtù cristiane che hanno caratterizzato generazioni di mamme di queste campagne, mamme che hanno saputo educare santi e pastori della Chiesa: basti pensare a mamma Margherita, la madre di san Giovanni Bosco.

Sono questi papà e queste mamme che hanno fatto la storia più vera delle comunità astigiane, creando famiglie ricche di tenerezza e di fede, installando nei figli il senso del lavoro e dell'onestà, educandoli all'impegno e alla solidarietà.

E' una grande eredità, che le nuove generazioni dell'astigiano, le nuove generazioni di Isola d'Asti devono saper custodire e sviluppare, specialmente in quei tre ambiti fondamentali che sono la famiglia, la parrocchia, la comunità civile.


3. La famiglia, in primo luogo. Nella crisi di valori del nostro tempo, è soprattutto compito delle famiglie costituire per i giovani un punto di riferimento, proponendosi come luoghi di testimonianza, di discernimento e di sintesi. E' la famiglia il luogo primario della trasmissione della fede. Non è forse alle famiglie credenti che va in gran parte ricondotta quella splendida fioritura di Sacerdoti zelanti e generosi, che hanno saputo costruire la trama di un solido tessuto cristiano, impegnandosi per la formazione alla fede e per la promozione umana del loro popolo?


4. Accanto alle famiglie, la grande risorsa delle vostre comunità è senza dubbio la parrocchia, ambito concreto nel quale è possibile fare esperienza dell'amore di Dio attraverso l'annuncio della Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la fraterna solidarietà.

Carissimi fratelli e sorelle! Queste ridenti colline sono disseminate di piccole e grandi comunità, nelle quali è maturata la fede di tante generazioni.

Esse hanno un compito insostituibile anche per il futuro della gente astigiana, soprattutto se sapranno ulteriormente sviluppare la reciproca apertura, con uno scambio di doni che valorizzi le rispettive peculiarità. L'esperienza delle unità pastorali, che si sta avviando in Diocesi, va perciò sostenuta e incoraggiata, perché maturi sempre più il concetto di Chiesa "comunione e missione", dove ciascuno si senta fraternamente accolto e tutti insieme si responsabilizzino ai nuovi compiti dell'evangelizzazione.


5. Il mio pensiero si rivolge infine alla comunità civile, qui rappresentata dal Signor Sindaco e dai Consiglieri comunali. Comunità civile e comunità ecclesiale sono presenti sul medesimo territorio e a servizio delle identiche persone. Qui ad Isola d'Asti, collaborando lealmente nella distinzione dei rispettivi ruoli, è stato possibile costruire una storia comune, portatrice di molti valori e ricca di istituzioni benemerite. Continuate in questo spirito, carissimi fratelli e sorelle, a servizio del bene comune! Sarà possibile allora facilmente affrontare le sfide che l'attuale momento storico presenta anche nella vostra regione.


6. Carissima comunità di Isola d'Asti, nel congedarmi da voi voglio esprimervi ancora una volta il mio grazie per aver dato alla Chiesa un fedele servitore qual è il Cardinale Angelo Sodano. Custodite e rinnovate la ricchezza della vostra tradizione cristiana, che è stata l'anima della vostra storia.

Ritornando a Roma porto nel mio cuore la testimonianza del vostro affetto. La vicinanza del Cardinale Segretario di Stato mi farà spesso rivivere la gioia di questo incontro.

Il Signore e la Vergine Santa vi accompagnino nel vostro cammino ed esaudiscano i vostri desideri di bene. Come segno della protezione di Dio e quale segno del mio affetto imparto di cuore a voi tutti, cittadini e parrocchiani di Isola d'Asti, a tutta la comunità, la mia Benedizione Apostolica. Voglio invitare anche il Cardinale e il vostro Vescovo di Asti a farlo insieme a me.

Data: 1993-09-26 Data estesa: Domenica 26 Settembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia durante la Santa Messa celebrata nel Campo del Palio per la Beatificazione del Fondatore dei Giuseppini - Asti