GPII 1993 Insegnamenti - Udienza: il discorso ai pellegrini giunti dall'Ungheria - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: il discorso ai pellegrini giunti dall'Ungheria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Siate sempre forti nella fede imperturbabili nella speranza e disinteressati nella carità"

Cari pellegrini ungheresi!


1. Cordialmente saluto voi tutti che siete venuti a Roma per visitare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. Volete in questo modo ricordare la mia visita pastorale in Ungheria e ricambiarla con un pellegrinaggio nazionale. Vi ringrazio di cuore per il vostro ricordo di quei giorni. Auspico anche che l'odierno incontro fortifichi la vostra fede in Cristo e la vostra fedeltà verso la sua Chiesa e il successore di Pietro.

In modo particolare saluto il vostro Signor Cardinale Laszlo Paskai, Arcivescovo di Esztergom, che guida il vostro pellegrinaggio e lo ringrazio per le parole rivolte a me a vostro nome. Il mio cordiale benvenuto va anche a Mons.

Istvan-Seregély, il Presidente della Conferenza episcopale d'Ungheria, e a tutti i fratelli nell'Episcopato. Con gioia posso constatare la presenza a quest'udienza di tutti i Vescovi nelle cui diocesi ho potuto celebrare il sacrificio eucaristico. Ringrazio voi, i sacerdoti, i fedeli e tutto il popolo ungherese per la cura con la quale avete preparato la mia visita; mi avete ricevuto con grande cordialità, accompagnandomi attraverso la vostra patria e accogliendo con riconoscenza le mie parole.

Saluto cordialmente il Signor Segretario di Stato Miklos Palos che, per incarico del Governo ungherese, ha diretto le preparazioni del vostro viaggio, come pure S.E. il Sig. Sandor Keresztes Ambasciatore della Repubblica d'Ungheria presso la Santa Sede. Già un anno fa, in occasione di un pellegrinaggio dei dirigenti e rappresentanti delle forze armate ungheresi, ebbi l'opportunità di ringraziare per i preziosi servizi resimi durante il mio soggiorno costi.

Attraverso Lei, Signor Segretario di Stato, vorrei far giungere anche alle altre Autorità della Repubblica d'Ungheria la mia riconoscenza per aver provveduto all'armonioso e ordinato svolgimento di questo mio soggiorno.


2. In Ungheria ho avvertito la vostra fede e il vostro zelo e mi sono rallegrato per l'esperienza impressionante della preghiera in comune; la vostra fede mi è stata di sostegno, come anch'io volevo confortare e incoraggiarvi (Cfr. Rm 1,12).

Siate sempre forti nella fede, imperturbabili nella speranza e disinteressati nella carità! Fortificatevi a vicenda nella fedeltà a Cristo e la sua Chiesa.

Approfittate con zelo e determinazione delle possibilità aperte dalla riacquistata libertà per la vostra patria e la vostra Chiesa. Fortificate e approfondite in voi, nelle famiglie e nelle associazioni la vita cristiana secondo il motto scelto per la mia visita pastorale: La nostra vita è Cristo.

Con grande gioia e soddisfazione ricordo che, oltre ai vostri fedeli e ai vostri fratelli e sorelle ungheresi che vivono al di là delle frontiere del vostre paese, avevano partecipato alle celebrazioni anche molti fedeli convenuti dai paesi confinanti: tedeschi austriaci, croati, sloveni, romeni, ruteni, slovacchi, ucraini. In questo modo la mia visita pastorale diventava una testimonianza eloquente per un incontro svoltosi in un clima di comprensione reciproca tra varie nazionalità e culture, espressione di una comunità fraterna dei figli di Dio nell'ambito della Chiesa di Gesù Cristo.

Oggi volete nuovamente confermare questa comprensione con la presenza di fedeli provenienti da alcune regioni situate al di fuori dell'Ungheria, cioè dalla Transilvania, dalla Slovacchia e dalla Vojvodina. In mezzo alle tensioni della nostra epoca queste manifestazioni sono di particolare importanza. So anche che il vostro paese e specialmente i suoi credenti, accolgono con una carità che non teme sacrifici, coloro che, per le terribili guerre nei paesi vicini, sono costretti alla fuga oppure sono stati espulsi.

Siate sempre decisi e coerenti nella confessione e nella realizzazione della carità evangelica, dimostrando comprensione, perdono e benevolenza.

Rispettate sempre i diritti e i valori individuali e comunitari degli altri, come pure delle varie comunità religiose e nazionali. Allora voi sarete, tra gli abitanti dei paesi dell'Europa centrale e dell'Est che hanno dovuto sopportare tante sofferenze, testimoni della carità e della pace e potrete contribuire perché vengano tributate stima e riconoscenza anche ai vostri compatrioti che vivono al di là delle vostre frontiere.


3. Un'esperienza particolare è stato per me il diretto contatto con i giovani nello stadio del popolo a Budapest. Il loro ottimismo e il loro entusiasmo fortificano in noi la convinzione che anche in questo momento storico Dio si preoccupa dell'avvenire della Chiesa. I giovani sono la vostra speranza, sono la vera forza della Chiesa. Incoraggiateli, perché con il loro impegno possano arricchire la vita della Chiesa e trovare nell'ambito delle varie associazioni e organizzazioni l'aiuto adatto per diventare autentici testimoni e annunciatori del Vangelo.

In questo contesto vorrei anche ricordare le vocazioni religiose e sacerdotali di cui la Chiesa in Ungheria ha tanto bisogno. Il Concilio Vaticano II insegna: "Il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana" (OT 2). Il contributo più importante spetta qui alla famiglia che diventa, per così dire, il primo seminario; poi alle comunità parrocchiali, la cui vita è condivisa dagli stessi giovani. Anche gli insegnanti e le associazioni cattoliche devono cercare di educare i giovani a loro affidati in modo tale che sappiamo percepire la chiamata divina e accoglierla volentieri.

Infine, gli stessi sacerdoti dovrebbero soprattutto dare prova del loro zelo apostolico promuovendo le vocazioni. Chiedo anche ai Vescovi di insistere sulla promozione delle vocazioni, di fare in questo campo tutto il possibile e "di comportarsi come padri nell'aiutare senza risparmio di sacrifici coloro che essi avrarmo giudicato chiamati all'eredità del Signore" (OT 2).

Di cuore chiedo a voi, Vescovi e sacerdoti, di essere instancabili nel vostro servizio di annuncio del Vangelo, perché la Buona Novella e i valori della vita cristiana raggiungano tutti gli uomini. In questo contesto auguro di cuore che la ristrutturazione delle vostre diocesi, effettuata con la Lettera Apostolica Hungarium Gens del 31 maggio 1993, contribuisca alla facilitazione e allo stesso tempo all'intensificazione del vostro lavoro apostolico, nel contesto della nuova evangelizzazione.

Il Catechismo della Chiesa cattolica, di recente pubblicazione, dovrebbe essere qui un aiuto insostituibile.

Ho saputo con gioia che questa guida della fede cattolica verrà tra poco anche pubblicata in traduzione ungherese.

Vorrei incoraggiarvi tutti, cari vescovi, sacerdoti e fedeli! Fate tutto il possibile perché i diritti che vi sono garantiti con la legislazione democratica, vengano pienamente valorizzati e spiegati in tutti i campi della vita della Chiesa. Impegnatevi per l'istituzione del maggior numero possibile di scuole cattoliche; inoltre anche per assicurare all'insegnamento della religione in tutte le scuole il posto che gli spetta. La materia "religione" e l'approfondimento della vita cristiana sono di importanza fondamentale e possono contribuire alla buona formazione umana di tutti, anzi, proprio perché si rivolgono ai giovani servono alla moralizzazione della società e della nazione.


4. Questa vostra visita e, come tanti pellegrinaggio ungheresi, legata alla festa Magna Domina Hungarorum, in onore della quale è stata costruita nella Basilica di San Pietro una cappella, che ho consacrato in presenza dei vostri Vescovi.

In questa Basilica anche voi avete celebrato in suo onore il sacrificio eucaristico. così facendo, avete dato testimonianza per l'antica tradizione del culto mariano, radicata nella vostra nazione e per secoli non soltanto sorgente di forza per fede e speranza, ma anche legame tra la Chiesa nella vostra patria e la Sede e il successore di Pietro.

Affido all'intercessione della Magna Domina Hungarorum la Chiesa in Ungheria e tutti gli ungheresi. La protezione e l'aiuto di Dio vi accompagnino sulla strada della vostra fede e della vostra vita.

In questo senso vi impartisco di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-10-09 Data estesa: Sabato 9 Ottobre 1993

Il discorso ai Vescovi dell'Australia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Scopo della nuova Enciclica è presentare l'insegnamento della Chiesa sulle questioni che sono alla base della crisi morale della società"

Sua Eminenza, Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Con "l'amore di Cristo Gesù" (Ph 1,8), saluto voi, il secondo gruppo di Vescovi australiani presenti quest'anno a Roma per la visita ad limina Apostolorum. Ringrazio di cuore il nostro Padre celeste per la nostra "cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,5) e per la comunione di fede e di carità che ci unisce nel servizio al popolo di Dio. Vi chiedo di esprimere a tutto il clero, ai religiosi e ai laici delle vostre Diocesi la mia sollecitudine per la loro continua crescita nella grazia e nella santità della vita.

Il mio incontro con i Vescovi autraliani che sono stati qui in maggio ha rappresentato un'opportunità di riflettere sulla natura del triplice servizio episcopale e su alcuni effetti pratici per il suo esercizio nella società contemporanea. L'identità del vescovo quale sacerdote, maestro e pastore del gregge di Cristo è un dono che abbiamo in comune, poiché l'Ordine episcopale è collegiale per sua natura e significato (Cfr. LG 22). E' nell'ambito della nostra comune responsabilità di adempimento al mandato del Signore per la predicazione universale della Buona Novella (Cfr. Mc 16,15) che formulo le seguenti riflessioni, per incoraggiarvi nel vostro ministero pastorale.


2. Ricordo la mia conversazione con i giovani, svolta via radio, durante il volo per Darwin nel corso della mia visita pastorale nel vostro paese nel 1986. Un bambino mi chiese "Qual è la cosa più difficile nel fare il Papa?", e io risposi: "Vedere che così tante persone non accettano l'amore di Gesù, non sanno chi è veramente e quanto li ama" (Incontro durante il volo con la Katherine School of the Air, 29 novembre 1986). Anche se questa risposta è stata formulata in modo tale da essere compresa da un bambino, coglie l'essenza di quel che implica la nostra chiamata all'evangelizzazione. Esistiamo per predicare Cristo. Tutta la forza dei nostri cuori e delle nostre menti deve essere consacrata a farlo conoscere, a condividere con gli altri "il verbo della vita... Ia vita eterna, che era presso il padre e si è resa visibile a noi" (1Jn 1,2). La persona e il messaggio di Gesù sono la forma e la sostanza, l'inizio e la fine, l'ispirazione e la ricompensa di tutto il nostro ministero.

I pastori devono comprendere nella luce della fede il contesto culturale nell'ambito del quale adempiono al loro servizio, in modo che possano giudicare correttamente i modi più efficaci per presentare il messaggio del Vangelo ai loro discepoli. "Leggere i segni dei tempi" significa identificare i valori e le correnti nell'ambito della società che si conformano positivamente allo spirito del Vangelo e quelli che, al contrario, sono in contrasto con l'insegnamento dato da Cristo, e che formano barriere al consenso della fede. La fedeltà alla grazia battesirnale richiede che i membri della Chiesa evitino l'assimilazione ai valori, alle opinioni o ai modelli di comportamento del loro ambiente sociale che sono in conflitto con la vita cristiana. Come ci ricorda San Paolo, i cristiani non dovrebbero conformarsi alla mentalità di questo secolo" (Rm 12,2). E' piuttosto il mondo che deve conformarsi a Cristo. In quanto Vescovi il vostro discernimento e la vostra guida sono essenziali.


3. Una delle manifestazioni più chiare della "novità" della vita in Cristo è la vita di famiglia vissuta in conformità con l'esortazione del Salvatore al ripristino del disegno originario di Dio per questa realtà umana fondamentale (Cfr. Mc 10,6-9). La rinnovata consacrazione vostra e dei vostri sacerdoti alla sollecita cura pastorale dei giovani e delle coppie fidanzate e sposate, specialmente per mezzo di una solida e approfondita catechesi, aiuterà il popolo di Dio in Australia a recare questa testimonianza della quale c'è tanto bisogno.

L'esortazione apostolica Familiaris consortio invita ogni Vescovo a consacrare alla cura pastorale della famiglia "interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse, soprattutto, pero, appoggio personale alle famiglie e a quanti, nelle diverse strutture diocesane, lo aiutano nella pastorale della famiglia" (FC 73). Desidero incoraggiare voi e i vostri fratelli nell'episcopato a portare avanti i vostri sforzi in questo campo, rendendovi conto dell'importanza di una solida vita familiare per il futuro della Chiesa, come anche per il futuro della società stessa.


4. In un tempo in cui potenti forze sono all'opera per portare avanti una "cultura di morte" è obbligatorio per i pastori e i fedeli della Chiesa proclamare coraggiosamente e senza ambiguità la santità della vita umana dal momento del concepimento al momento della morte naturale. Nessuna vita umana è mai priva di significato. Al nascituro va garantito il diritto alla vita: l'integrità fisica e mentale di chi è malato in modo incurabile e di chi è gravemente handicappato deve essere inviolabile; i malati terminali devono essere sostenuti e assistiti nel pieno rispetto della loro dignità.

La recente Giornata Mondiale della Gioventù a Denver ha mostrato quanto profondamente i giovani sentano il valore della vita e la difesa del diritto alla vita. Hanno una spontanea percezione del fatto che le manifestazioni della "cultura di morte" non rappresentano un progresso verso un mondo migliore e una vita più dignitosa per la gente, come invece spesso si pretende che siano. Sono, piuttosto, il prodotto dell'oscuramento della coscienza morale che si verifica quando certe teorie antropologiche ed etiche del comportamento umano o esagerazioni della libertà distorcono la vera luce della coscienza: la luce attraverso la quale l'individuo percepisce, come si dice nella recente Enciclica "Veritatis Splendor" "quella luce originaria sul bene e sul male, riflesso della sapienza creatrice di Dio, che, come una scintilla indistruttibile (scintilla animae), brilla nel cuore di ogni uomo" (VS 59). Uno dei principali servizi che la Chiesa può rendere all'umanità, in questo è quello di insegnare la vera natura della coscienza, difendere l'universalità e la validità permanente delle norme morali, e promuovere un senso genuino della libertà umana. Il preciso scopo della nuova Enciclica è presentare l'insegnamento della Chiesa su tali questioni fondamentali che sono al centro della crisi morale che colpisce la società contemporanea.


5. In un ambiente molto secolarizzato, l'annuncio del Regno di Dio attraverso la testimonianza di donne e uomini religiosi acguista grande importanza, e io desidero invitarvi a rivolgere una rinnovata attenzione alla promozione e alla cura della Vita Religiosa nel vostro Paese. La pratica dei Consigli Evangelici "testimonia la vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura risurrezione e la gloria del Regno Celeste" (LG 44). Il ruolo particolare del religioso nell'annunciare questi elementi fondamentali del messaggio evangelico giustifica ampiamente la diffusione delle vostre iniziative, sia nelle vostre diocesi sia attraverso la vostra Conferenza Episcopale, per incoraggiare sempre più giovani uomini e donne a rispondere generosamente alla vocazione verso Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica.

Questo è il momento giusto per esprimere ancora una volta l'apprezzamento della Chiesa nei confronti di tutto ciò che i religiosi devoti in Australia hanno realizzato attraverso le scuole, gli ospedali e altre opere e istituzioni. Questo grande servizio offerto al popolo di Dio si è rafforzato laddove le comunità religiose hanno risposto in maniera appropriata all'esortazione del Concilio per un rinnovamento operato attraverso una maggiore fedeltà al Vangelo, la riacquisizione del loro carisma fondante e un rinnovato impegno negli elementi essenziali della Vita Religiosa. Il vostro consolidare questi buoni frutti, così come il vostro sostegno agli individui e alle comunità in difficili situazioni di scelta, sono una parte necessaria e significativa del vostro ministero episcopale nei confronti dei religiosi delle vostre diocesi.


6. La natura essenziale del ministero sacerdotale nella vita della Chiesa esorta tutta la comunità cattolica a preoccuparsi della diminuzione del numero di coloro che rispondono alla chiamata di Dio a divenire sacerdoti. Come avete già mostrato, i vostri grandi sforzi per la chiamata al sacerdozio, accompagnata dall'impegno per una scelta rigorosa, hanno portato a dei risultati. Dovete seminare e coltivare: il Signore farà crescere (Cfr. 1Co 3,7). Come testimoniano i rapporti preparati in occasione di questa visita quinquennale, voi siete consapevoli della necessità di una maggiore attenzione verso tutti gli aspetti della chiamata vocazionale, inclusi il maggior numero di candidati al sacerdozio che affrontano la formazione dopo essersi impegnati in professioni secolari e la formazione di quei seminaristi legati ad altre istituzioni educative.

Le pressioni per inserire i candidati più anziani in un programma abbreviato devono tener conto del fatto che i sacerdoti hanno bisogno di quelle esperienze di formazione spirituale, intellettuale, umana e pastorale che la Chiesa ha voluto si distribuissero in un intero corso di studi filosofici e teologici (Cfr. CEC 250). Abbreviare o eliminare qualsiasi aspetto fondamentale della formazione sacerdotale significa mettere il futuro sacerdote nella condizione di non essere del tutto in grado di soddisfare le urgenti necessità della vita e del ministero sacerdotali. Inoltre, quando un seminario è affiliato ad un altro istituto di istruzione superiore, in particolare se a carattere ecumenico, il Vescovo ha un obbligo particolare di assicurare che il corso di studi sia, adatto alla natura specifica del ministero sacerdotale nella Chiesa Cattolica. E' in gioco l'autentica comprensione del sacerdozio da parte del candidato e la sua assimilazione delle convinzioni, degli atteggiamenti e dei comportamenti necessari per una vita sacerdotale degna e virtuosa.

L'esperienza delle generazioni passate, attestata da prove concrete, indica che la grazia di una vocazione sacerdotale si manifesta spesso molto presto nella vita di un giovane, in modi specifici della sua età. Ciò sottolinea la necessità di fornire una cura pastorale a coloro che avvertono le prime emozioni di una vocazione, una cura pastorale che li aiuterà a individuare questi segni e li sosterrà nel tentativo di assecondarli (Cfr. PDV 8-9 PDV 40).

Di conseguenza, varie forme di lavoro pastorale per le vocazioni dovrebbero costituire parte integrante della catechesi dei bambini e degli adolescenti.


7. Nei vostri sforzi tesi a rafforzare la Chiesa nella sua missione di evangelizzazione, molti di voi, come anche i Vescovi in altre parti del mondo, si stanno avvalendo di processi volti alla distribuzione di risorse e alla pianificazione del futuro. Tali procedure e strategie, spesso prese in prestito da istituzioni secolari, possono essere utili fintanto che si prefiggono un nuovo proposito e stabiliscono un nuovo principio interno nel contesto della vita della Chiesa. Poiché la Chiesa è il segno evidente della comunione dell'uomo con la Santa Trinità, tali procedure, come tutte le strutture consultive di cui ci avvaliamo, devono servire a rafforzare i vincoli di comunione ecclesiale.

Mentre si consulta con gli altri in buona fede e li ascolta con uno spirito di autentico dialogo, un vescovo non può mai trascurare il suo ufficio magisteriale. Come "il principio visibile e il fondamento dell'unità" (LG 23) nella sua Chiesa particolare, egli, come Cristo, parla con autorità (Cfr. Mt 7,29). E questa grazia gli viene offerta cosicchè egli possa confermare la fede dei discepoli e correggere i loro errori "In ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,2).


8. Cari fratelli, il Terzo Millennio si avvicina. Noi dovremmo ricordare le parole del Signore circa l'abbondanza della messe che deve essere raccolta attraverso il nostro servizio verso il Vangelo (Cfr. Mt 9,37). Siamo chiamati a dedicarci con rinnovato vigore all'opera di condivisione della luce della verità con tutti gli uomini e le donne. Io prego affinché attraverso il vostro pellegrinaggio alle Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo lo Spirito di Dio vi rafforzi per l'opera della Nuova Evangelizzazione. Affido voi, i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici all'amorevole intercessione di Maria, Madre del Verbo Incarnato, e imparto la mia Benedizione Apostolica come supplica di grazia e di pace nel suo Figlio Divino.

Data: 1993-10-09 Data estesa: Sabato 9 Ottobre 1993

L'omelia durante la Santa Messa per le Beatificazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Hanno compiuto con eroica costanza il dovere quotidiano




1. "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,13).

Sono parole dell'apostolo Paolo, poste oggi dalla Chiesa sulle labbra dei martiri che, nel nostro secolo, in maniera rinnovata, hanno reso testimonianza di una forza sorprendente. Tutto posso in Cristo! In Cristo Crocifisso. La forza redentrice si trova nella sua agonia, nella sua morte, nel suo sacrificio. Questa è la forza dell'amore: un amore più forte della morte; un amore vivificante, che si è rivelato appieno nella risurrezione.

Tutto possiamo in Cristo crocifisso e risorto, ci dicono i nuovi Beati.

Egli ci ha donato lo Spirito della definitiva testimonianza e forti di questo Spirito siamo andati incontro alla morte. Possa la nostra morte diventare seme di vita, possa il seme che muore portare frutto.

La Chiesa sente queste parole dei Martiri, che oggi proclama Beati.

Guarda con venerazione alla loro testimonianza. La Chiesa saluta voi, Beati: "Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,10).


2. [Omissis, pronunciato in spagnolo].

3. [Omissis, pronunciato in spagnolo].


4. [Omissis, pronunciato in spagnolo].

5. Oggi, la Chiesa gioisce anche per le due Religiose italiane che fanno parte di questa numerosa schiera di Beati. Esse non hanno versato il sangue per Cristo, ma hanno conosciuto ugualmente il martirio del dovere quotidiano compiuto con ineccepibile esattezza ed eroica costanza.

La Chiesa saluta te, Suor Maria Francesca di Gesù Fondatrice delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, che hai fatto della tua esistenza un continuo servizio agli ultimi, testimoniando lo speciale amore che Dio ha per i piccoli e gli umili.

Seguendo fedelmente le orme di Francesco, l'innamorato della povertà evangelica, hai imparato non solo a servire i poveri, ma a farti povera tu stessa e hai indicato alle tue figlie spirituali questa speciale via di evangelizzazione.

Con la crescita dell'lstituto, questa iniziale intuizione è diventata profondo slancio missionario che ha condotto te e la tua opera in America Latina, dove alcune tue figlie spirituali hanno suggellato col sacrificio della vita quel servizio ai poveri che costituisce il carisma affidato alla tua Congregazione a vantaggio dell'intera Chiesa. Oggi la salutiamo come la prima Beata dell'Uruguay.

Continua la tua profetica testimonianza della carità ancora oggi nei molteplici campi di apostolato in cui opera la Congregazione, contribuendo a far giungere ad ogni uomo, in particolare ai sofferenti e agli abbandonati, l'invito universale al banchetto delle nozze celesti (Cfr. Mt 22,9).


6. La Chiesa saluta anche te, Maria Crocifissa, figlia fedele di Chiara umile pianticella di Francesco! Tu hai conformato la vita a Colui che per amore dell'uomo si è lasciato inchiodare alla croce. Tu hai piantato l'esistenza nella casa del Signore così da abitare per sempre negli atri dell'amore, fedele alla Trinità beata (Cfr. Ps 23 [22], 6). In una breve esistenza, hai cercato costantemente il volto dell'Amato in cui hai sperato (Cfr. Is 25,9). Lo hai trovato sul viso dei poveri che bussavano alla tua carità; lo hai visto nelle Consorelle affidate alle tue cure e alla tua autorità; lo hai udito tra le mura del monastero di Ostra Vetere, che ha custodito la tua consacrazione. Ma ben più intensamente lo hai sentito vicino nell'incontro quotidiano del banchetto eucaristico, cosciente che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue sarà vera dimora dell'Altissirno, e vivrà in eterno.

Così, seguendo la regola d'oro dei consigli evangelici ti sei trovata adorante ai piedi della croce del Redentore, discepola della Vergine Immacolata, verso cui nutrivi una filiale devozione. Povertà, castità e obbedienza vissute in francescana semplicità e letizia sono state lo strumento che ti ha resa sicura di poter compiere tutto in Colui che dà forza (Cfr. Ph 4,13), ed ora contempli la gloria del tuo Signore.


7. Oggi, illustri e cari campioni della fede, la Basilica e la piazza di San Pietro vi accolgono come Martiri e Beati. Questo è il giorno in cui voi stessi celebrate la solenne liturgia. Voi stessi proclamate la gloria di Dio con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiarno sperato" (Is 25,9).

La vostra speranza, piena di immortalità si è compiuta (Cfr. Sg 3,4).

"II Signore è il vostro Pastore" (Cfr. Ps 23,1 [22], 1)... per sempre abiterete nella sua casa.


17/01/19102 Pag. 19737

Data: 1993-10-10 Data estesa: Domenica 10 Ottobre 1993



Udienza: ai partecipanti ad un convegno sul pensiero del Fondatore dell'"Opus Dei" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La missione di santificazione della vita quotidiana cuore dell'insegnamento di Escrivà de Balaguer

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di accogliervi in occasione del "Convegno teologico di studio sugli insegnamenti del Beato Josemaria Escriva", che si è svolto in questi giorni presso l'Ateneo Romano della Santa Croce, a poco più di un anno di distanza dalla sua beatificazione.

Saluto il Gran Cancelliere, Mons. Alvaro del Portillo, e il Rettore dell'Ateneo, Mons. Ignazio Carrasco de Paula; saluto pure il Comitato organizzatore, i Relatori e tutti voi che avete preso parte a questo importante incontro di studio.


2. La storia della Chiesa e del mondo si svolge sotto l'azione dello Spirito Santo, che, con la libera collaborazione degli uomini, dirige tutti gli avvenimenti verso il compimento del disegno salvifico di Dio Padre. Manifestazione evidente di questa Provvidenza divina è la costante presenza lungo i secoli di uomini e donne, fedeli a Cristo, che illuminano con la loro vita e con il loro messaggio le diverse epoche della storia. Tra queste figure insigni, occupa un posto eminente il Beato Josemaria Escriva, il quale, come ho avuto occasione di sottolineare nel giorno solenne della sua beatificazione, ha ricordato al mondo contemporaneo la chiamata universale alla santità e il valore cristiano che può assumere il lavoro professionale, nelle circostanza ordinarie di ciascuno.

L'azione dello Spirito Santo ha come suo scopo, oltre la santificazione delle anime, il costante rinnovamento della Chiesa, affinché essa possa eseguire efficacemente il compito affidatole da Cristo. Nella storia recente della vita ecclesiale questo processo rinnovatore ha un fondamentale punto di riferimento: il Concilio Vaticano II, durante il quale la Chiesa, riunita in assemblea nelle persone dei suoi Vescovi, ha nuovamente riflettuto sul nucleo del suo mistero, per poter annunciare il Vangelo al mondo in modo da influire decisamente sulla vita degli uomini, sulle culture, sui popoli. I lavori conciliari, e i documenti che ne sono derivati, hanno avuto come caratteristica comune la piena coscienza della salvezza operata e ottenuta da Cristo. Da ciò deriva il senso di missione che mettono in risalto i testi dell'Assise ecumenica e di tutto il magistero successivo, quel senso di missione a cui io stesso mi sono recentemente riferito nella Lettera Enciclica "Veritatis Splendor".


3. La profonda consapevolezza, con cui la Chiesa attuale avverte di essere al servizio di una redenzione che concerne tutte le dimensioni dell'esistenza umana, è stata preparata, sotto la guida dello Spirito Santo, da un graduale progresso intellettuale e spirituale. Il messaggio del Beato Josemaria, al quale avete dedicato le giornate del vostro Convegno, costituisce uno degli impulsi carismatici più significativi in questa direzione, partendo proprio da una singolare presa di coscienza della forza irradiatrice universale che possiede la grazia del Redentore. In una delle sue omelie il Fondatore dell'Opus Dei osservava: "Non c'è nulla che sia estraneo alle attenzioni di Cristo. Parlando con rigore teologico (...) non si può dire che ci siano realtà - buone, nobili, e anche indifferenti - esclusivamente profane: perché il Verbo di Dio ha stabilito la sua dimora in mezzo ai figli degli uomini, ha avuto fame e sete, ha lavorato con le sue mani, ha conosciuto l'amicizia e l'obbedienza, ha sperimentato il dolore e la morte" (Josemaria Escriva, E' Gesù che passa, Edizioni Ares, Milano 1982 quarta edizione, n. 112).

Sulla base di questa viva convinzione, il Beato Josemaria invito gli uomini e le donne delle più diverse condizioni sociali a santificarsi e a cooperare alla santificazione degli altri, santificando la vita ordinaria. Nella sua attività sacerdotale egli percepiva in profondità il valore di ogni anima e il potere che ha il Vangelo di illuminare le coscienze e di destare un serio e fattivo impegno cristiano nella difesa della persona e della sua dignità. In Cammino il Beato scriveva: "Queste crisi mondiali sono crisi di santi. - Dio vuole un pugno di uomini "suoi" in ogni attività umana -. - Poi... "pax Christi in regno Christi" - la pace di Cristo nel regno di Cristo" (Josemaria Escriva, Cammino, Edizioni Ares, Milano 1984, diciottesima edizione, n. 301).


4. Quanta forza ha questa dottrina nei confronti del lavoro arduo e nel contempo attraente della nuova evangelizzazione, alla quale tutta la Chiesa è chiamata! Nel vostro Convegno avete avuto l'opportunità di riflettere sui diversi aspetti di questo insegnamento spirituale. Vi invito a continuare in quest'opera, perché Josemaria Escriva de Balaguer, come altre grandi figure della storia contemporanea della Chiesa, può essere fonte di ispirazione anche per il pensiero teologico. In effetti la ricerca teologica, che svolge una mediazione imprescindibile nei rapporti tra la fede e la cultura, progredisce e si arricchisce attingendo alla fonte del Vangelo, sotto la spinta dell'esperienza dei grandi testimoni del cristianesimo. E' il Beato Josemaria va senza dubbio annoverato tra questi.

Non possiamo dimenticare, d'altronde, che l'importanza della figura del Beato Josemaria Escriva deriva non solo dal suo messaggio, ma anche dalla realtà apostolica a cui ha dato vita. Nei sessantacinque anni trascorsi dalla sua fondazione, la Prelatura dell'Opus Dei, indissolubile unità di Sacerdoti e laici, ha contribuito a far risuonare in molti ambienti l'annuncio salvatore di Cristo.

Come Pastore della Chiesa universale mi giungono gli echi di questo apostolato, nel quale incoraggio a perseverare tutti i membri della Prelatura dell'Opus Dei, in fedele continuità con lo spirito di servizio alla Chiesa che ha sempre ispirato la vita del Fondatore.

Con questi sentimenti su tutti invoco l'abbondanza dei doni celesti in pegno dei quali imparto di cuore a voi ed a quanti si ispirano agli insegnamenti ed agli esempi del Beato Josemaria Escriva de Balaguer la mia benedizione.

Data: 1993-10-14 Data estesa: Giovedi 14 Ottobre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Udienza: il discorso ai pellegrini giunti dall'Ungheria - Città del Vaticano (Roma)