GPII 1993 Insegnamenti - Il discorso ai Presuli statunitensi delle Province di New York e di Saint Paul-Minneapolis in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Il discorso ai Presuli statunitensi delle Province di New York e di Saint Paul-Minneapolis in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La nuova Enciclica denuncia la divisione tra Verità e libertà che ha causato indicibili sofferenze all'intera famiglia umana

Sua Eminenza, Cari fratelli Vescovi,


1. Vi do il benvenuto, Vescovi delle Province di New York e di Saint Paul-Minneapolis, che siete venuti a Roma per la vostra visita ad limina Apostolorum. Usando le parole di San Paolo: "Vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia... sia nella difesa e nel consolidamento del Vangelo" (Ph 1,5-7). Il nostro incontro segue un'antica tradizione ecclesiale che esprime la comunione nella verità e nella carità che unisce i membri del Collegio dei Vescovi al Successore di Pietro. Questa comunione è la garanzia che le vostre Chiese particolari poggiano sicure su "dodici basamenti"" su cui sono incisi ai nomi dei dodici apostoli dell'Agnello" (Ap 21,14). Per i membri delle vostre Chiese particolari, l'unità dei loro Pastori con il Vescovo di Roma è il segno che la fede della comunità e il servizio evangelico poggiano sopra la roccia non sulla sabbia (Cfr. Mt 7,24-27). Con affetto nel Signore prego affinché i sacerdoti i religiosi e i laici delle vostre diocesi possano crescere in spiritualità e in santità di vita, e essere "ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (Ph 1,10-11).


2. All'inizio degli incontri di quest'anno con i Vescovi degli Stati Uniti, dei quali voi costituite il nono gruppo, ho deciso di seguire l'orientamento di base del Catechismo della Chiesa Cattolica. Poichè ho trattato argomenti concernenti l'identità e la fede cattoliche, il culto e la santità della vita e alcuni aspetti del ministero del Vescovo all'interno della comunità, oggi vorrei affrontare l'argomento che fungerà da cornice per l'ultima serie di colloqui, cioè vivere la fede nel mondo.

In perfetta armonia con la sua tradizione, che ha duemila anni, la missione della Chiesa nel mondo e il servizio che essa offre alla famiglia umana sono stati i temi centrali del Concilio Vaticano II. Sulla base dell'insegnamento contenuto nella Lumen Gentium secondo cui "la Chiesa è sacramento universale di salvezza" (LG 48), i Padri del Concilio, nella Costituzione Pastorale Gaudium et spes, hanno sottolineato che "perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato" (GS 40). In altre parole, adempiendo fedelmente alla sua missione e alla sua vocazione divine, la Chiesa di Cristo offre un contributo di inestimabile valore al bene comune delle società civili in cui essa vive e opera (Cfr. ).


3. La Chiesa fa luce sulle realtà temporali; essa le purifica, le eleva e le riconcilia con Dio. Essa fa questo, da un lato, attraverso la presenza e l'opera dei suoi membri nel mondo delle attività e degli sforzi umani. Innumerevoli opere e istituzioni, grandi e piccole, in ogni parte del mondo, testimoniano l'inesauribile impegno della comunità ecclesiale e la sua generosità nel servire il bene della famiglia umana e nel soddisfare i bisogni di rnilioni di nostri fratelli e di nostre sorelle. Questa testimonianza senza confini di amore e di fede da parte di singoli membri della Chiesa, così come da parte di gruppi e comunità, rivela al mondo il volto autentico della Chiesa (Cfr. GS 43). Questa è il compimento del pressante appello di Gesù: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

D'altro canto, esiste un altro modo in cui la Chiesa offre un contributo indispensabile allo sviluppo e al benessere della famiglia umana. Essa lo fa attraverso l'annuncio del disegno di Dio per le sue creature. La Chiesa possiede una verità, una dottrina, una saggezza e un'esperienza di cui la gente ha bisogno nel cammino verso la sua autentica liberazione e verso il bene. Questo è il contesto in cui deve essere compresa la Lettera Enciclica Veritatis Splendor che è stata recentemente pubblicata. Questa Lettera scaturisce dal bisogno profondo di ripresentare la luce del Vangelo e l'autorevole insegnamento della Chiesa sui principi basilari che sottendono e sostengono la vita morale. Essa è intesa per aiutare ad eliminare la paralizzante confusione avvertita da molte persone circa le questioni fondamentali del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Una riaffermazione del costante e tuttavia sempre nuovo insegnamento morale della Chiesa è la risposta necessaria del Magistero alla diffusa crisi etica che affligge la società contemporanea. In quanto Pastori esperti, siete perfettamenti consci della profondità e delle conseguenze di questa crisi nella vita quotidiana delle persone, così come della vostra responsabilità di offrire una guida pastorale secondo il disegno di Cristo e della Chiesa.


4. Al cuore del messaggio della Veritatis Splendor c'è la riaffermazione del rapporto essenziale fra verità e libertà (Cfr. VS 32). La verità universale circa il bene della persona umana e le norme eternamente valide che ne assicurano la salvaguardia sono in realtà accessibili alla ragione umana; noi possiamo veramente condividere il sapere di Dio circa ciò che dovremmo essere e ciò che dobbiamo fare per raggiungere il fine per cui siamo stati creati. Poichè questa "legge" è scritta nei nostri cuori (Cfr. Rm 2,15), accettarla e agire di conseguenza non significa sottomettersi ad una qualche imposizione esterna, ma significa accogliere la verità più profonda del nostro essere (Cfr. Rm 41-50). Alla domanda circa quale verità debba forgiare il destino umano, la Chiesa risponde: la verità di Dio, che è la verità dell'uomo. Alla domanda circa quale giustizia debba guidare la società, essa risponde: la giustizia di Dio, che è la sola giustizia autenticamente umana e umanizzante.

Aiutare le donne e gli uomini contemporanei a riscoprire "la connessione inscindibile tra verità e libertà" (Rm 99) costituisce un'esigenza impellente del nostro ministero pastorale, sia come individui che come collettività. Assicurando che le verità fondamentali della dottrina morale della Chiesa vengano insegnate con chiarezza, noi offriamo una riaffermazione della dignità della persona umana, una corretta comprensione della coscienza, che è l'unica solida base per il corretto esercizio della libertà umana e un fondamento per vivere insieme in solidarietà e armonia civile. Tutto ciò rappresenta un servizio essenziale verso il bene comune. Come può la società moderna arrestare la sua corsa verso comportamenti sempre più distruttivi caratterizzati dalla violazione dei diritti fondamentali della persona umana, senza una riscoperta del carattere inviolabile delle norme morali che dovrebbero governare, sempre e in ogni luogo, il comportamento umano (Cfr. Rm 84)?


5. In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver ho avuto l'opportunità di riflettere con i giovani presenti sulla falsa morale correntemente applicata al tema della vita. Secondo questo modo di pensare, "l'aborto e l'eutanasia - omicidio vero e proprio di un altro essere umano - vengono rivendicati come dei "diritti" e delle soluzioni a dei "problemi", problemi individuali e della società... La vita - primo dono di Dio e diritto fondamentale di ogni individuo, base di tutti gli altri diritti - è spesso trattata tutt'al più come una merce da organizzare, da commercializzare e da manipolare a proprio piacimento" (Veglia, 14 agosto 1993, n. 3) Il difficile cammino del rinnovamento della società si basa su "una grande rinascita del senso della propria responsabilità personale davanti a Dio, davanti agli altri e davanti alla nostra stessa coscienza" (). Nessuno dovrebbe sottovalutare l'immensità della sfida che la Chiesa affronta e la gravità per l'intera società di quanto è in gioco. Questo è il motivo per cui, arrivando a Denver, ho espresso una profonda preoccupazione, che so essere condivisa da molti dei vostri concittadini, e non solo cattolici: "Educare senza un sistema di valori basato sulla verità significa abbandonare i giovani alla confusione morale, all'insicurezza personale e alla facile manipolazione. Nessun paese, neanche il più potente, può andare avanti se priva i propri figli di questo bene essenziale" (Discorso di arrivo, 12 agosto 1993, n. 4).


6. Respingendo sia il relativismo etico, sia l'agnosticismo circa il bene morale, la Chiesa non è né "dogmatica" né "settaria". La verità che la Chiesa sta difendendo afferma la dignità trascendente della persona e l'obbligo inviolabile di rispettare la coscienza di ogni individuo. Infatti questa verità offre la garanzia più sicura della libertà umana, perché, come ho scritto nella Centesimus annus, quando "non esiste nessuna verità ultima la quale guida ed orienta l'azione politica, allora le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere" (CA 46), non lasciando all'individuo nessuna difesa contro il dominio di una particolare opinione o di un sistema ideologico.

Si può dire che indicando il rapporto necessario tra verità e libertà, l'Enciclica smaschera la falsità primordiale che ha causato indicibili sofferenze, male e violenza alla famiglia umana, fin dalle sue origini, e che oggi sembra non avere limiti, inducendo in errore anche l'eletto (Cfr. Mt 24,24). Come san Paolo dichiara in modo così semplice nella Lettera ai Romani, la falsità consiste in questo: che in così tanti hanno "cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore" (Rm 1,24). A livello pratico il risultato finale è la legittimazione dell'egocentrismo e la rinuncia alla solidarietà e all'amore oblativo.


7. Le mie ultime osservazioni nell'Enciclica, prima di affidare questo documento e la sua applicazione alla protezione della Madre di Dio, riguarda la nostra responsabilità di insegnare fedelmente e instancabilmente la ""risposta" alla domanda morale... affidata da Gesù Cristo in un modo particolare a noi Pastori della Chiesa" (VS 114). Questo è il compito e il privilegio da noi condiviso. Nell'adempimento della mia responsabilità specifica ho riaffermato certe verità morali fondamentali della dottrina cattolica che, nelle attuali circostanze rischiano di essere deformate o negate (Cfr. VS 4). Affido questo giudizio critico riguardo alcune tendenze attuali nella teologia morale a voi e ai vostri fratelli Vescovi con l'ardente speranza e la preghiera che insieme riusciremo ad adempiere al compito di portare questo insegnamento al centro della vita della Chiesa.

La nostra fede è nel potere di Dio. Dobbiamo essere fiduciosi che lo Spirito Santo illuminerà e rafforzerà i cuori dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici, spingendoli a mostrare consenso e fedeltà a questo messaggio che non è nostro, ma di Colui che ci ha mandato (Cfr. Jn 7,16). Vigilando "personalmente perché la "sana dottrina" (1Tm 1,10) della fede e della morale sia insegnata" (VS 116), sentiremo spesso come la nostra fede e il nostro coraggio saranno sfidati e messi alla prova. Allora avremo bisogno della virtù della fortezza e della grazia fortificante dello Spirito di Verità. Preghiamo l'uno per l'altro e per tutti i nostri fratelli Vescovi affinché siamo totalmente fedeli al Signore in questa importante ora del pellegrinaggio della Chiesa attraverso la storia umana. Con la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-10-15 Data estesa: Venerdi 15 Ottobre 1993

Al concerto offerto in occasione dell'anniversario della sua elezione al Pontificato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Pregate Dio affinché mi sia concessa la forza necessaria per consumare me stesso a servizio della Chiesa"

Ringrazio vivamente il Signor Cardinale Bernardin Gantin per le cordiali parole di augurio che mi ha rivolto a nome del Collegio Cardinalizio dei fratelli Vescovi e Prelati della Curia Romana qui presenti, delle Autorità, del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e di tutti coloro che hanno voluto, con cortesia che sentitamente apprezzo, partecipare a questa manifestazione per il quindicesimo anniversario della mia elezione alla Cattedra di Pietro.

E' con grande meraviglia e gratitudine per l'eccellente esecuzione musicale che mi rivolgo agli organizzatori di questo concerto, che è stato offerto dalla Mitteldeutscher Rundfunk. I miei più cordiali ringraziamenti vanno al Signor Udo Reiter Sovrintendente, ai suoi collaboratori, al Direttore d'orchestra, Signor Daniel Nazareth, al Direttore del coro, Signor Gert Frischmuth e anche ai solisti e ai componenti dell'orchestra e del coro per l'espressiva esecuzione.

L'anniversario della mia elezione a Vescovo di Roma e Successore di Pietro mi fa tornare in mente immagini e avvenimenti significativi. Esso soprattutto rinnova in me la consapevolezza del servizio che mi viene richiesto.

Il compito di guidare la Chiesa nel servizio dell'evangelizzazione, della santificazione e della carità impegna, com'è ovvio, il mio spirito al di sopra di ogni altro pensiero, nella costante sollecitudine di farmi costruttore di comunione tra le diverse Chiese particolari. Allo stesso tempo, la promozione della giustizia, della solidarietà e della pace tra le Nazioni, in un'epoca percorsa da tante tensioni, aggiunge altre preoccupazioni ed altre fatiche a quelle connesse col ministero petrino. "Servi inutiles sumus".

Proprio per questo vorrei chiedere con insistenza a voi tutti di rivolgere una speciale preghiera a Dio per me, affinché mi sia concessa la forza necessaria per prodigarmi, anzi per consumare me stesso, sull'esempio di Paolo, a servizio della Chiesa (Cfr. 2Co 12,15).

Invoco per questo anzitutto i santi Patroni di Roma, gli Apostoli Pietro e Paolo e poi tutti coloro che hanno predicato il Vangelo nel mondo. Invoco in special modo i Santi che confermarono la fede in questo Continente europeo, e tra essi, oggi, Santa Edvige nel settecentocinquantesimo anniversario della morte.

Essa è stata figura di grande spicco per l'apostolato che ha esercitato prevalentemente nel territorio della Slesia, a vantaggio delle popolazioni polacche e tedesche.

Commemoriamo oggi anche il 750° anniversario della morte di Santa Edvige. Essa viene onorata allo stesso modo dai credenti in Polonia e in Germania come nessun'altra figura nella Chiesa. Oltre a svolgere opere pie nella famiglia, era anche dotata di intelligenza, lungimiranza e determinazione, per sostenere il marito nell'approfondimento della vita cristiana in Slesia. Essa non ha diffuso l'amore cristiano per il prossimo: lo ha creato. Possa essere per tutti un esempio.

Ringrazio con voi il Signore, questa sera, prendendo lo spunto proprio dai testi delle musiche eseguite: dallo Stabat Mater di Penderecki cioè dalla figura di Maria ai piedi della Croce, testimone della fede nel Redentore e partecipe della sua sofferenza per la salvezza del mondo; dalla Messa in Do Maggiore di Beethoven, il quale volle musicare il testo della Liturgia eucaristica con l'intento di "far nascere il sentimento religioso negli esecutori e negli ascoltatori e rendere duraturo tale sentimento"; dal testo del Te Deum, alle cui espressioni di gratitudine mi sono interiormente associato, seguendo le intense note e le complesse ed elaborate armonie dello spartito di Bruckner.

Rendiamo insieme grazie al Signore e, sorretti dalla speranza, camminiamo per la via che egli traccia per noi: "In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum".

Data: 1993-10-16 Data estesa: Sabato 16 Ottobre 1993

Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "La libertà deve poggiare sul fondamento granitico della verità"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "La verità vi farà liberi" (Jn 8,32).

Questa parola di Gesù costituisce il filo conduttore della recente Enciclica "Veritatis Splendor", che ha voluto essere un annuncio di verità ed un inno alla libertà: valore tanto sentito dall'uomo del nostro tempo e profondamente stimato dalla Chiesa.

Ma che cosa è la "libertà"? La cultura contemporanea vive in modo drammatico tale interrogativo. Si registra infatti una diffusa tendenza a fare della libertà un assoluto svincolato da ogni limite e senso di responsabilità. Una libertà così intesa tuttavia, sarebbe manifestamente inautentica e pericolosa. Non a caso perciò tutte le società sentono l'esigenza di porre una qualche regolazione al suo esercizio.

Donde trae, tale "regolazione", la sua legittimità: Se si trattasse di un intervento puramente pragmatico e convenzionale, senza un ancoraggio profondo, le società rimarrebbero radicalmente esposte al trionfo dell'arbitrio, sempre minacciate dal sopruso e dal dominio del più forte. La vera garanzia di una libertà ordinata è nella sua fondazione morale, riconosciuta dai singoli e dalla comunità nel suo insieme.


2. "La verità vi farà liberi".

Secondo il Vangelo, la libertà deve poggiare sul fondamento granitico della verità. Non tutto quello che è materialmente possibile è anche moralmente lecito. La libertà morale non è facoltà di fare qualunque cosa, ma la capacità dell'essere umano di realizzare, senza costrizioni, ciò che corrisponde alla sua vocazione di figlio di Dio, fatto ad immagine del suo Creatore.

L'uomo dunque non è veramente libero, quando si sottrae alle esigenze profonde e immutabili della sua natura. Fuori di questa verità, egli finirebbe per essere ostaggio dei suoi istinti peggiori, schiavo del peccato (Cfr. Jn 8,34), e gli esiti, personali e sociali, non sarebbero che disastri, come l'esperienza purtroppo ampiamente dimostra.

Ma è possibile alla persona conoscere con certezza tale sua "verità"? E qui forse la domanda cruciale del nostro tempo, così pervaso di relativismo e scetticismo.

La Chiesa crede nella forza della ragione che, pur essendo "in parte oscurata e debilitata dal peccato" (GS 15) ci rende, in qualche modo, "partecipi della luce della mente di Dio" (), e addita incessantemente, attraverso la coscienza, la verità morale. Lungi perciò dall'opporsi alla fede, la ragione trova proprio in essa un sostegno, una verifica e un approfondimento, dal momento che Gesù, Verbo fatto carne, non soltanto rivela Dio all'uomo, ma svela anche pienamente l'uomo a se stesso (Cfr. ivi, 22). Cristo è il Redentore dell'uomo, il "Liberatore" della sua libertà (VS 86).


3. Carissimi fratelli e sorelle! Affidiamo all'intercessione di Maria, Madre della Sapienza, questa testimonianza di cui la Chiesa si sente debitrice all'uomo contemporaneo. Ci ottenga la Vergine Santa di rendere con umiltà e fortezza tale testimonianza esigente e perciò esposta a dolorose incomprensioni. Soprattutto ci accordi il coraggio di proporla, prima che con le parole, con la coerenza di una esistenza gioiosamente vissuta all'insegna del Vangelo.

Saluto ora i fedeli della Parrocchia di Santa Maria Assunta in Velate Milanese, venuti a Roma per l'Ordinazione Sacerdotale di un giovane parrocchiano, ed auguro che la loro Comunità sia sempre feconda di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

Saluto ora cordialmente i pellegrini boemi provenienti dalla Diocesi di Litomerice, che ricordano con riconoscenza a Dio l'opera pastorale esercitata dal compianto Cardinale Stepan Trochta. A tutti loro imparto una speciale Benedizione Apostolica!

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993

Durante l'Angelus, le parole per la Giornata per l'eliminazione della povertà promossa dall'Onu - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "In ogni povero risplende l'immagine di Cristo"

Desidero unirmi spiritualmente a quanti celebrano oggi la Giornata internazionale per l'eliminazione della povertà, promossa dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e iniziata da Padre Joseph Wresinski, sacerdote fondatore del movimento "Aide a Toute Détresse - ATD Quart Monde", perché nessuno dimentichi i più poveri, né mai acconsenta alla loro emarginazione.

La dignità umana di quanti sono nell'indigenza resta infatti inalienabile ed il loro diritto ad una felice vita familiare inviolabile.

Quale occasione più propizia dell'odierna per ricordare ai responsabili delle Nazioni, come pure ai dirigenti delle Opere e dei Movimenti cristiani di solidarietà, di non trascurare alcuno sforzo nell'aiutare le famiglie più disagiate ad uscire dall'oppressione della miseria? In ogni povero risplende l'immagine di Cristo. Dobbiamo pertanto andargli incontro animati da quell'amore preferenziale di cui il Signore ha dato l'esempio.

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993

Visita pastorale: l'omelia pronunciata la messa nella parrocchia del Preziosissimo Sangue di N.S. Gesù Cristo - Roma

Titolo: Religione e politica devono rimanere ambiti distinti ma l'uomo religioso e il cittadino si fondono nella stessa persona




1. "Splendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita" (Ph 2,15-16).

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia del Preziosissimo Sangue! Le parole del "Canto al Vangelo", tratte dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, suonano come un programma di vita cristiana adatto a tutti i tempi, ma particolarmente al nostro, segnato ampiamente da dottrine e opinioni lontane dal Vangelo.

L'esortazione dell'Apostolo a "splendere come astri nel mondo" riecheggia una significativa consegna di Gesù, che è stata posta quale architrave in apertura del Libro del Sinodo, il libro che va considerato come il "breviario della nostra comunità diocesana, per il tempo che ci sta davanti". Essa dice: "Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,14-16).


2. "così risplenda la vostra luce...". In realtà la nostra luce non viene da noi, ma è riflesso della luce di Cristo, di Lui che è chiamato nel Vangelo "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9). Occorre che la luce di Gesù e quella dei suoi seguaci siano della stessa natura, e per conseguire tale risultato la Chiesa deve lasciarsi guidare dalla verità del Vangelo, trasmessa fino ai nostri giorni dagli Apostoli e dai Vescovi loro successori.

E' quanto ho esposto nell'Enciclica "Veritatis Splendor", appena pubblicata e offerta al popolo cristiano attraverso i Vescovi, come riflessione sul dono inestimabile della verità rivelata. L'insegnamento di Gesù, che irradia dalla sua esistenza e dalle sue parole, è il nostro più prezioso patrimonio spirituale. In esso ci è manifestata in modo autentico la realtà di Dio, dell'uomo e del mondo. Questa realtà, che contiene in sé una sua intrinseca e immutabile verità, è per ciò stesso sorgente della moralità ossia delle regole del bene e del male. Buono non è un comportamento, perché viene ritenuto tale da una singola persona, da un gruppo o anche da una maggioranza. Buono è un comportamento, perché risponde alla verità dell'uomo, del mondo, di Dio, come il nostro Salvatore ce l'ha fatta conoscere.

A ben riflettere, gran parte delle sofferenze dell'umanità deriva dal fatto che ci si allontana dal vero bene indicatoci nei Dieci Comandamenti e nella Legge evangelica dell'Amore. Tocca a noi cristiani tenee accesa questa luce e offrire un così importante servizio di salvezza e di vita, ascoltando l'insegnamento della Chiesa, riflettendo sulle ragioni che lo rendono valido e immutabile e mettendolo in pratica con perseveranza e gioia interiore.


3. Voglio esprimere la mia gioia di essere qui. Sono lieto di potervi incontrare in questa parrocchia del Preziosissimo Sangue, di potervi incontrare questa domenica, questa mattina, durante una visita pastorale che, se pur breve, sempre mi offre l'occasione di prendere contatto con i miei diocesani, con la Chiesa di Roma, con questa realtà viva delle nostre parrocchie romane.

Ancora saluto il Cardinale Vicario. Saluto poi il Vescovo Ausiliare del vostro Settore Nord, Monsignor Enzo Dieci, che prima era vostro parroco. Saluto insieme a lui l'attuale Pastore Don Michele Baudena, i vicari parrocchiali, che ho incontrato tutti e tre in questi ultimi giorni, poi saluto le religiose di Gesù e Maria, con le loro ammalate, con i loro alunni, i catechisti, i gruppi di attività liturgica, missionaria, i gruppi di preghiera, i gruppi di spiritualità familiare, i gruppi di volontariato. così, attraverso questi gruppi, saluto tutta la comunità parrocchiale.

Sono cosciente che in tutti voi c'è un grande desiderio di contribuire alla crescita costante della "comunione" e della "missione" che è propria della vostra Parrocchia, come di ogni Parrocchia di Roma e del mondo. perciò vi esorto a continuare su tale cammino in piena sintonia con gli orientamenti scaturiti dalla celebrazione dell'assemblea sinodale. Questa è la prima Parrocchia che appartiene al ciclo delle visite post-sinodali, la prima Parrocchia visitata dopo il Sinodo di Roma concluso in primavera, alla fine di maggio.

Inoltre vorrei esprimere un ringraziamento speciale perché in questo giorno, unitamente a tutta la Diocesi di Roma, avete voluto elevare a Dio speciali preghiere per il Papa nell'anniversario dell'inizio del suo ministero petrino. Mi ricordo sempre, stanno nel mio cuore, nella mia memoria quei momenti, quei giorni: il 16 ottobre il 22 ottobre. La Provvidenza divina e la debolezza umana: quei momenti di profondissima fede e speranza. "Aprite le porte, aprite le porte": sono le prime parole che ho detto alla Chiesa di Roma e al mondo, attraverso la Chiesa di Roma. Vi ringrazio oggi, dopo quindici anni, vi ringrazio dal profondo del cuore. Vorrei invocare su tutti voi la benedizione più larga del Signore e della Madre celeste, la Vergine che noi invochiamo come "Salus Populi Romani". Vorrei invocare, pregare affinché viva, cresca e fiorisca ogni iniziativa di bene e la vostra luce risplenda sempre più tra gli uomini. Che questo sia il frutto del Sinodo romano!


4. Alla vostra comunità parrocchiale, generosa e fervente, desidero applicare le parole proclamate poco fa nella Seconda Lettura: "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,2-3). Mi è ben noto l'impegno profuso dal vostro parroco e dai vostri sacerdoti, per imprimere alla Parrocchia un alto tono cristiano: nell'ambito della catechesi, della liturgia, della carità, dell'attenzione missionaria.

Se è motivo di rammarico il costatare che anche qui una parte considerevole di fedeli non prende parte assiduamente alla vita della comunità ecclesiale, vi spinga a vivere con coerenza la vostra fede l'invito evangelico ad essere lievito: "Il Regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti" (Mt 13,33).

Vorrei augurare a tutti che siano lievito in famiglia, nel lavoro, nella Parrocchia, nella Città di Roma, sempre più grande, più numerosa. Vi auguro di essere forze vive al servizio del Regno di Dio. Con l'umiltà di chi riconosce "Siamo servi inutili Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 13,10). Queste sono le parole predilette del vostro Papa: "Sono servo inutile".


5. C'è ancora una parola importante nella Liturgia di oggi. Su di essa vorrei attirare la vostra attenzione. Dice Gesù: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21).

Come sapete, il divino Maestro era stato provocato da alcuni farisei a pronunciarsi sulla liceità del pagamento del tributo a Cesare, l'imperatore pagano che aveva sottomesso militarmente la Palestina. Con la sua risposta Gesù offre l'indicazione di una linea di comportamento valida non solo per la situazione storica del momento, ma anche per il nostro tempo e per tutte le epoche. Egli afferma che il mondo della religione e quello della politica sono distinti tra loro, ciascuno con finalità proprie, e ciascuno con il potere di vincolare, per la sua parte, la coscienza delle persone.

Religione e politica devono rimanere ambiti distinti. Ma l'uomo religioso e il cittadino si fondono nella stessa persona e ogni persona deve essere consapevole e sollecita sia delle proprie responsabilità religiose come di quelle sociali, economiche e politiche. Questo è importante in tutti i tempi e forse adesso è ancora più importante.

Il Libro del Sinodo, nella parte terza, dedicata agli ambiti privilegiati dell'azione pastorale, spiega molto bene quali sono, al riguardo, le responsabilità dei cristiani. Esso esorta a "pensare la Città nel suo complesso, alla luce della dottrina sociale cristiana"; indica "le sfide della vita economica"; traccia le linee per il "rinnovamento morale" e per l'"impegno politico"; progetta i modi della "formazione all'impegno sociale e politico" (nn.86-90). Presenta poi una serie di indicazioni pastorali, destinate a tradurre in pratica i principi enunciati (nn. 40-42).

Tutto ciò ha sempre di mira l'autentico bene comune nel rispetto pieno della dignità d'ogni essere umano. A nessuno sfugge quanto sia importante approfondire una tale tematica, soprattutto nel difficile momento che l'umanità attraversa. Ai cristiani viene domandata coerenza e fedeltà al Vangelo per essere forza di rinnovamento e di speranza, mediante una sincera dedizione al servizio dei fratelli.


6. Di tale dedizione, carissimi fedeli la vostra Parrocchia offre una singolare testimonianza, grazie all'impegno missionario che l'anima. Voi seguite infatti la costruzione della nuova parrocchia di Ithanga, in Kenya con corale partecipazione spirituale ed economica. Non solo dunque vi sforzate di "rendere testimonianza e annunciare il Vangelo nella società secolarizzata" (Iibro del Sinodo, n. 37), ma date anche un concreto sostegno alla missione "ad gentes" e curate "la formazione allo spirito missionario" (Mt 38). Il Signore benedica e ripaghi largamente questa vostra generosità, donando alla vostra comunità vocazioni sacerdotali e religiose sempre più numerose e guidando le famiglie nel loro cammino di santità, di amore e di apertura alla vita.

Iddio ugualmente ricompensi quanti - gruppi di fedeli, associazioni, o singole persone - operano attivamente nell'assistenza agli anziani, handicappati, poveri, carcerati, nomadi, nella donazione di sangue e nella conduzione di centri di ascolto per ogni categoria di bisognosi. Per qualsiasi gesto di attenzione rivolto al prossimo dice Gesù: "L'avete fatto a me" (Mt 25,40).


7. Il Vangelo "non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione" (Is 1,5).

Rendiamo grazie a Dio per i prodigi che Egli opera con il suo Spirito.

Ringraziamolo per il bene che viene compiuto in questa Parrocchia del Preziosissimo Sangue.

"Io sono il Signore - ricorda Jahwé - e non v'è alcun altro" (Is 45,6).

Il Signore Dio, Creatore del mondo, Signore Onnipotente, Signore Redentore nostro, Signore Padre, Figlio, e Spirito Santo, Signore che è Amore, Egli è grande e degno di ogni lode. Non si può non amare, non lodare questo Dio che non solamente può il bene, ma Egli stesso è il Bene. Noi manifestiamo con la nostra presenza e con la nostra partecipazione anche la nostra confidenza in Dio per la sua Grazia. E speriamo che in questo mondo "come astri" anche noi cristiani di Roma, noi cristiani della Parrocchia del Preziosissimo Sangue possiamo "tenere alta la parola della vita".

Amen!

Data: 1993-10-17 Data estesa: Domenica 17 Ottobre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Il discorso ai Presuli statunitensi delle Province di New York e di Saint Paul-Minneapolis in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)