GPII 1993 Insegnamenti - Udienza: il discorso rivolto ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: il discorso rivolto ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il sacerdote mette a disposizione di tutti gli uomini la vita eterna

Signori Cardinali, Venerati fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio!


1. Sono particolarmente lieto di accogliervi quest'oggi, insieme con i Membri, gli Esperti e gli Officiali della Congregazione per il Clero, riuniti in sessione Plenaria.

Sono grato al Prefetto del Dicastero, il Signor Cardinale José Sanchez, per le parole con cui ha presentato i contenuti della riflessione svolta in questi giorni e ringrazio anche il Segretario, Mons. Crescenzio Sepe, per la preziosa collaborazione.

Desidero anzitutto manifestarvi grata soddisfazione per il lavoro da voi compiuto, lavoro che ha coinvolto l'intero Episcopato su argomenti di primaria importanza. Rivolgo al tempo stesso a tutti voi il mio incoraggiamento affinché, quanto prima, si possa offrire ai Vescovi e, per il loro tramite, a tutti i Sacerdoti un Direttorio per la vita, il ministero e la formazione permanente dei Presbiteri. Esso, come ben sapete è stato richiesto da buona parte dei Presuli sparsi nel mondo, oltre che dall'Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1990 e da numerosi Sacerdoti in cura d'anime.

E' quanto mai urgente, in questa nostra epoca segnata da una diffusa, anche se talora non espressa sete di valori, che i ministri dell'altare, avendo costantemente presente allo spirito la grandezza della loro vocazione, siano formati a svolgere con fedeltà e competenza il loro mintstero pastorale e missionario.


2. "Prima di formarti nel grembo materno - dice il Signore al profeta Geremia - ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni" (Jr 1,5).

Per una vita sacerdotale autentica è assolutamente necessario avere chiara coscienza della propria vocazione! Il sacerdozio è dono che viene da Dio ad immagine della vocazione di Cristo Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza: "Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non è chiamato da Dio, come Aronne" (He 5,4). Non si tratta, infatti, di una "funzione", bensi di una "vocazione" libera ed esclusiva di Dio che, come chiama l'uomo all'esistenza, così lo chiama al sacerdozio, non senza la mediazione della Chiesa. Con l'imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria, lo rende poi ministro e continuatore dell'opera di salvezza, da Lui compiuta per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.

"...Il sacerdozio dei Presbiteri - ricorda il Concilio Vaticano II - pur presupponendo i sacramenti dell'iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare Sacramento per il quale i Presbiteri, in virtù dell'unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo capo" (PO 2).

Agendo "in persona Christi Capitis" (ibid. PO 2; ivi PO 6 PO 12; SC 33 LG 10 LG 28 LG 37) il Sacerdote annunzia la divina Parola, celebra l'Eucaristia e dispensa l'amore misericordioso di Dio che perdona, divenendo così strumento di vita, di rinnovamento di progresso autentico dell'umanità.

Ministro delle azioni salvifiche essenziali egli mette a disposizione di tutti gli uomini non beni che periscono e neppure progetti socio-politici, ma la vita soprannaturale ed eterna, insegnando a leggere e ad interpretare in prospettiva evangelica gli avvenimenti della storia.

E' questo il compito prioritario del Sacerdote anche nell'ambito della nuova evangelizzazione, la quale richiede Presbiteri che, in quanto primi responsabili, unitamente ai Vescovi, di tale rinnovata seminagione evangelica, siano "radicalmente ed integralmente immersi nel mistero di Cristo" (PDV 18).


3. Il sacerdozio dei sacri ministri partecipa dell'unico sacerdozio di Cristo, costituito Sacerdote e Intercessore mediante l'offerta del Suo sacrificio, consumato una volta per tutte sulla croce (Cfr. He 7,27).

Per poter avere un'adeguata comprensione del sacerdozio ordinato ed affrontare correttamente ogni questione relativa all'identità alla vita al servizio e alla formazione permanente dei Presbiteri, bisogna aver sempre presente il carattere sacrificale dell'Eucaristia, di cui essi sono ministri.

E' nell'Eucaristia che brilla in modo del tutto peculiare l'identità sacerdotale. Essa costituisce il cardine dell'assimilazione a Cristo, il fondamento di un'ordinata vita di preghiera e di una autentica carità pastorale.


4. Configurato al Redentore, Capo e Pastore della Chiesa, il Sacerdote deve avere la chiara coscienza di essere, in modo nuovo, ministro di Cristo per il suo popolo (Cfr. PDV 21).

Si tratta di una "coscienza di pastoralità ministeriale" propria soltanto di chi è "inviato", ad imitazione del Buon Pastore, per essere guida e pastore del gregge, nella gioiosa e integrale donazione a tutti i fratelli, specialmente a quelli più bisognosi di amore e di misericordia.


5. Ad imitazione del divin Maestro, il Sacerdote è chiamato a fare dono della propria volontà e a divenire come un prolungamento del "Christus oboediens" per la salvezza del mondo.

L'esempio di Cristo è luce e forza per i Vescovi e per i Presbiteri. Il Vescovo, da parte sua, con la propria obbedienza alla Sede Apostolica e la comunione con l'intero Corpo episcopale, crea le condizioni più favorevoli per instaurare le stesse relazioni con il presbiterio e con ciascuno dei suoi membri.

Sul modello del rapporto di Gesù con i discepoli, il Vescovo deve trattare come figli, fratelli ed amici i suoi Sacerdoti, interessandosi soprattutto della loro santificazione ma anche della loro salute fisica, della loro serenità, del loro giusto riposo, della loro assistenza in ogni fase e condizione della vita. Tutto ciò non solo non diminuisce, ma illustra meglio la sua autorità di Pastore che, in spirito di autentico servizio sa assumersi le responsabilità indelegabili e personali - qualche volta anche ardue e complesse - della guida.

Tale esemplarità alimenta la fiducia dei Presbiteri, stimola la loro volontà di ordinata cooperazione e di sincera fraternità.

Quale bene prezioso è la fraternità sacerdotale! Essa è sollievo nelle difficoltà, nella solitudine, nelle incomprensioni, nelle fatiche e favorisce, sull'esempio della primitiva comunità apostolica, la concordia e la pace, "per proclamare a Dio e testimoniare ai fratelli l'unità dello spirito" (Giovanni Paolo II, Catechesi dell'1.IX.1993, in "L'Osservatore Romano" del 2.IX.93, pag 4, n. 1).


6. In tale clima di fattiva comunione sacerdotale troverà le condizioni migliori per svilupparsi e portare frutti abbondanti anche la formazione permanente dei Presbiteri per la quale è necessario riservare personale fedele e qualificato.

Nell'opera di formazione si intrecciano positivamente l'autorevole e insieme fraterna premura del Vescovo per i suoi Sacerdoti e, da parte di questi, la coscienza di dover approfondire continuamente l'immenso dono della vocazione e la responsabilità dell'impegno ministeriale.

E' questo un tema che è stato al centro della vostra considerazione nella presente Assemblea Plenaria e che troverà adeguato rilievo nel "Direttorio" che state approntando.


7. In realtà, ogni progetto di formazione sacerdotale deve avere, come principale obiettivo, la santificazione del Clero. Se infatti è vero che la Parola e i Sacramenti agiscono in forza dello Spirito che trasmettono, è vero anche che, quando essi trasfigurano la vita del Ministro, egli stesso diviene come un Vangelo vivente. Il miglior evangelizzatore è sempre il santo.

La preghiera, in special modo, è necessaria al Sacerdote per santificare se stesso e le anime a lui affidate.

Il principio interiore, la virtù che plasma e guida la sua vita spirituale è la carità pastorale sgorgante dal Cuore misericordioso di Gesù Salvatore. Il contenuto essenziale di tale carità pastorale è il radicale dono di sé alla Chiesa la quale, pertanto, costituisce l'inieresse principale del Presbitero ben formato e maturo. L'esistenza sacerdotale è, in effetti, un aspetto del mistero stupendo del Corpo Mistico, per cui essa non si può correttamente interpretare con criteri puramente umani.

Quanto più, ad esempio, la Chiesa, condotta dallo Spirito, penetra nella verità del sacerdozio di Cristo, tanto maggiormente prende gioiosa coscienza del dono del sacro celibato, il quale appare sempre meno sotto la luce della pur nobile disciplina, per spalancarsi agli orizzonti di una singolare convenienza col sacramento dell'Ordine (Cfr. PDV 50).

Il celibato ecclesiastico costituisce, per la Chiesa, un tesoro da custodire con ogni cura e da proporre soprattutto oggi come segno di contraddizione per una società bisognosa di essere richiamata ai valori superiori e definitivi dell'esistenza.

Le difficoltà presenti non possono far rinunciare a tale prezioso dono che la Chiesa ha fatto suo, ininterrottamente, fin dal tempo apostolico, superando altri momenti difficili che ne ostacolavano il mantenimento. Occorre leggere anche oggi le situazioni concrete con fede ed umiltà senza privilegiare criteri di tipo antropologico, sociologico o psicologico, che mentre danno l'illusione di risolvere i problemi, in realtà finiscono per ampliarli a dismisura.

La logica evangelica, provata dai fatti, dimostra chiaramente che i più nobili traguardi sono sempre ardui da conseguire. Bisogna perciò ardire, mai ripiegare! E allora sempre urgente imboccare la strada di una coraggiosa e incisiva pastorale vocazionale, sicuri che il Signore non farà mancare operai alla Sua messe se ai giovani saranno offerti alti ideali ed esempi concreti di austerità, coerenza, generosità e dedizione incondizionate.

E' vero, il sacerdozio è dono dall'Alto, al quale bisogna corrispondere accogliendolo con gratitudine amandolo e donandolo agli altri. Non va considerato come una realtà puramente umana, quasi fosse espressione di una comunità che elegge democraticamente il suo Pastore. Va invece visto alla luce della sovrana volontà di Dio che elegge liberamente i suoi Pastori. Cristo ha voluto la sua Chiesa strutturata sacramentalmente e gerarchicamente, per cui a nessuno è lecito cambiare ciò che il divino Fondatore ha stabilito.


8. Il Sommo ed Eterno Sacerdote sulla Croce ha consegnato Giovanni come figlio alla Sua Santissima Madre, e a Giovanni ha affidato come inestimabile eredità la Madre Sua.

Da quel giorno si è instaurato fra Maria Santissima ed ogni Sacerdote un singolare legame spirituale, grazie al quale Ella può ottenere e donare ai Suoi figli prediletti l'impulso a rispondere sempre più generosamente alle esigenze dell'oblazione spirituale che il ministero sacerdotale comporta (Cfr. Giovanni Paolo II, Udienza generale, in "L'Osservatore Romano" del 30. VI-1.Vll.93, p. 4).

Carissimi fratelli affidiamo a Lei, Regina degli Apostoli, i Sacerdoti di tutto il mondo; confidiamo al suo Cuore di Madre quanti si preparano a diventarlo; poniamo fiduciosi nelle sue mani i nostri umili ma sinceri propositi di adoperarci in ogni modo per il loro bene.

Possa ogni Sacerdote sentirsi mosso a consacrare se stesso alla Vergine Immacolata: sperimenterà di certo la pace, la letizia, la fecondità pastorale derivanti dall'essere figli suoi! Questo è il mio auspicio che diviene preghiera. Lo accompagna una speciale Benedizione Apostolica che volentieri imparto a tutti voi qui presenti ed ai Presbiteri operanti in ogni parte del mondo.

Data: 1993-10-22 Data estesa: Venerdi 22 Ottobre 1993

Udienza ai rappresentanti dell'Associazione Italiana Stomizzati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Annunciate a quanti soffrono il Vangelo della speranza

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono particolarmente lieto di incontrarmi quest'oggi con voi, in occasione del secondo decennale di fondazione del vostro benemerito Organismo. Voi rappresentate i numerosi Membri dell'Associazione Italiana Stomizzati, associazione di volontariato sorta appunto nel 1973 con il sostegno dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano.

Rivolgo un caloroso benvenuto a ciascuno di voi qui presenti e ringrazio cordialmente il vostro Presidente, il caro professore Francesco Crucitti, per le gentili espressioni di saluto che mi ha poc'anzi indirizzato anche a vostro nome.


2. Come giustamente è stato appena ricordato, il principale scopo della AISTOM è quello di migliorare la qualità della vita degli stomizzati e di facilitare la loro attiva presenza nella società. Nel rendere atto alla vostra associazione dell'importante opera umanitaria che da vent'anni svolge a favore di persone colpite da questo particolare tipo di malattia, desidero incoraggiarvi, carissimi, a proseguire nello sforzo di ricerca e di approfondimento delle problematiche connesse con tale infermità. Sia vostra costante preoccupazione promuovere un effettivo inserimento dei pazienti nella comunità, lavorando in stretta collaborazione con le altre strutture sociali, si da favorire l'esprimersi di tutte quelle potenzialità di cui gli stomizzati dispongono.

A tal fine, oltre al quotidiano servizio ordinato a rispondere alle necessità immediate degli ammalati, la vostra organizzazione svolge pure una significativa attività di sensibilizzazione della pubblica opinione, perché questi nostri fratelli e sorelle siano adeguatamente accolti e valorizzati, e soprattutto trovino, per quanto possibile, una degna collocazione nei contesti vitali e produttivi del territorio. Vi animi sempre la consapevolezza che la vita va considerata in ogni istante ed in ogni condizione come un valore primario da accogliere e rispettare, da difendere e promuovere, per il bene proprio e degli altri.


3. Certo, a nessuno sfugge come la malattia rappresenti per tutti una dura esperienza di dolore e di interiore fatica. Ci si può sentire limitati e talora persino inutili. Quando pero tale esperienza viene vissuta in un'ottica evangelica, essa assume un significato nuovo ed un valore spiritualmente ed umanamente arricchente. Il soffrire con pazienza e docile abbandono a Dio diviene per il credente non solo fonte di merito per la vita eterna, ma anche provvidenziale scuola di crescita e di maturazione personale. L'accettazione paziente del dolore si propone, allora, come testimonianza convincente di apertura fiduciosa verso il Signore, il quale non ha disdegnato di condividere la nostra condizione di uomini sperimentando il doloroso calvario della passione e della morte.

Accettare cristianamente il dolore pero, è cosa ben diversa dalla passiva rassegnazione. L'atteggiamento del cristiano è costantemente ispirato ad un'attesa piena di speranza. Egli sa valorizzare il presente pur misterioso e faticoso, rimettendosi con spirito di figlio agli imperscrutabili disegni divini, anche quando ciò urta contro le limitate possibilità di comprensione della mente umana.


4. In questo ambito, vasto e non facile, voi carissimi fratelli e sorelle, trovate il vostro campo apostolico e missionario.

Si tratta di un'autentica rnissione che porta, voi, volontari, ad annunciare ogni giorno il "Vangelo della speranza" a tanti fratelli in difficoltà.

E' missione che fa appello soprattutto a voi, cari amici stomizzati, ai quali Iddio nella sua misteriosa Provvidenza domanda di condividere in maniera concreta il suo universale progetto di salvezza.

Auspico che la celebrazione del ventennale dell'Associazione contribuisca ad approfondire in ciascuno la consapevolezza dei valori a cui il sodalizio s'ispira. Invoco per questo la potente intercessione di Maria, Consolatrice degli afflitti ed Aiuto dei cristiani, mentre di cuore imparto a ciascuno di voi, ai vostri cari e a tutti i Membri della vostra associazione una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1993-10-23 Data estesa: Sabato 23 Ottobre 1993

Messaggio ai Vescovi riuniti per l'Assemblea Generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Di fronte alla crisi culturale, etica e religiosa si fa più urgente la nostra opera pastorale"

"A questa Chiesa riservo come Vescovo di Roma una particolare vicinanza di amore" Carissimi fratelli nell'Episcopato!


1. "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3). Con queste parole, abituali sulle labbra dell'apostolo Paolo, saluto tutti voi, venerati Confratelli Vescovi delle Chiese in Italia. Saluto in particolare il Cardinale Presidente Camillo Ruini, i tre Vicepresidenti, il Segretario Generale Mons. Dionigi Tettamanzi.

E' per me motivo di consolazione e di gioia sentirmi spiritualmente in mezzo a voi nel momento significativo dell'Assemblea Generale, occasione preziosa per rinnovare l'esperienza della comunione episcopale tra voi e con il Successore di Pietro e per testirnoniare la sollecitudine e il servizio pastorale verso la Chiesa di Dio che è in Italia.

Proprio a questa Chiesa, ai suoi problemi ed alle sue speranze, riservo costantemente, come Vescovo di Roma, una particolare vicinanza di amore e di attenzione.

"Condivido l'impegno per un profondo rinnovamento pastorale"


2. Con voi condivido l'impegno per un profondo rinnovamento pastorale, che in Italia prende, per questo decennio come principio, criterio e misura il "Vangelo della carità".

Ciascuno di noi avverte la grazia e la responsabilità di essere mandato dal Signore, con la straordinaria ricchezza della sua Parola che salva, per formare comunità di credenti dalla fede matura, capace di tradursi nella quotidiana sequela di Cristo e nella condivisione della sua carità per una vita di preghiera e di servizio generoso e disinteressato ai fratelli, soprattutto ai sofferenti ed ai poveri.

Seguo anche questo momento non facile che il Paese sta vivendo con gli stessi sentimenti di viva preoccupazione, ma anche di fiducia e di speranza cristiana, che sono di ogni autentico Pastore d'anime. Anche in Italia asi fa sempre più diffuso ed acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale, capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza" (VS 98). Siamo tutti convinti che la crisi economica, sociale e politica del Paese è segno e frutto di una crisi più grave: quella culturale, etica e religiosa.

Nel Vangelo il fondamento più solido per affermare la dignità inviolabile di ogni persona umana


3. In questo senso, venerati e cari Confratelli nell'Episcopato, la nostra opera appare particolarmente necessaria, anzi si fa più urgente. Siamo chiamati ad indicare nel Vangelo il fondarnento più solido per affermare la dignità inviolabile di ogni persona umana. Siamo chiamati inoltre, a far ritrovare nella fede in Cristo la ragione ultima e la risorsa inesauribile per un impegno di servizio al bene comune e a mostrare nella partecipazione responsabile alla vita sociale e politica una forma esigente di carità. Siamo chiamati infine, a ricordare ai fedeli laici la loro propria specifica "vocazione" di "cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (LG 31): illuminati dalla dottrina sociale della Chiesa, sostenuti da una forte spiritualità e incoraggiati dalla vicinanza dei Pastori, i fedeli laici potranno vivere, secondo le esigenze del Vangelo, il loro protagonismo nel mondo economico, sociale e politico.

A questo fine, sono della più grande importanza le linee e gli indirizzi ripetutamente espressi dalla Conferenza Episcopale Italiana, in modo chiaro e coraggioso, in spirito di servizio e con forte senso di responsabilità. Sono linee e indirizzi che testimoniano l'opportuno impegno dei Vescovi per il vero bene del Paese.

I doni dello Spirito sono a vantaggio di tutta la Chiesa


4. I lavori di questa vostra Assemblea si concentrano su di un tema di grande rilievo per la vita della Chiesa: "I carismi della Vita Consacrata nella comunione ecclesiale in Italia". così vi preparate alla Sessione ordinaria del Sinodo dei Vescovi del prossimo anno.

Negli Orientamenti pastorali per gli anni '90 avete scritto: "La presenza e l'azione apostolica di tanti Religiosi e Religiose che operano nelle nostre Chiese particolari è una grande ricchezza che va più efficacemente riconosciuta e valorizzata nei compiti specifici che discendono dai loro propri carismi. L'inserimento organico degli Istituti religiosi nel tessuto vivo della pastorale della Chiesa particolare rappresenta un contributo insostituibile per rendere operosa e feconda l'azione della Chiesa, ma anche per richiamare tutta la comunità a quei valori di santità, di preghiera e di contemplazione, di servizio generoso e totale che la consacrazione religiosa esprime" (Evangelizzazione e testimonianza della carità, n.29).

Riprendendo ora questo tema, vi potrà essere di grande aiuto la rinnovata considerazione della natura originale dei carismi nella vita della Chiesa. Questi, come tutti i doni dello Spirito Santo, non sono soltanto per le persone che li ricevono o per le comunità in cui esse si riuniscono per meglio viverli, ma sono a vantaggio di tutta la Chiesa (Cfr. 1Co 12,7). Chi riceve un dono dello Spirito Santo potrà farlo fruttificare solo se egli sarà profondamente inserito nel dinamismo della vita ecclesiale.

Ogni Chiesa particolare non può rimanere indifferente di fronte al dono della vita consacrata


5. Ogni Chiesa particolare, da parte sua, non può rimanere indifferente o inerte di fronte al dono della vita consacrata: è un dono di cui ha bisogno per vivere e crescere. Sulla base di questa consapevolezza, le comunità ecclesiali accoglieranno questo dono, ne favoriranno lo sviluppo e l'esercizio nel rispetto della sua natura.

Ciascun Vescovo, in forza del mandato ricevuto dal Signore Gesù, è custode, animatore del carisma e dei carismi di vita consacrata e servitore della comunione e dell'unità della Chiesa particolare. Ai Vescovi, infatti, come scrivono le Note direttive Mutuae relationes, spetta il compito "di discernere i doni e le competenze, di coordinare le molteplici energie e di guidare tutto il Popolo a vivere nel mondo come segno e strumento di salvezza" (n. 9c).

I Religiosi al servizio del progresso spirituale e delle necessità materiali dei più poveri


6. So che a questa vostra Assemblea, in spirito di fraterna comunione, avete invitato Religiosi e Religiose e rappresentanti di altre forme di vita consacrata.

Li saluto con affetto paterno e dico loro la gratitudine dell'intera Chiesa per la testimonianza che offrono nella sequela radicale di Cristo e del suo Vangelo e nella dedizione umile e generosa con cui si pongono al servizio del progresso spirituale e delle necessita materiali di tantissime persone, soprattutto dei piu poveri.

Carissimi Religiosi e Religiose: dalla vostra preghiera, dalla carità, dall'impegno apostolico, dalla vita di santità dipendono la vitalità della Chiesa e l'aprirsi dell'umanità ai valori più alti del Regno.

A tutti voi consacrati e consacrate d'Italia, rivolgo come augurio e propongo come traguardo le parole che santa Chiara, di cui celebriamo quest'anno l'ottavo centenario della nascita, scriveva a sant'Agnese di Praga: "Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell'eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nell'immagine della divinità di lui. Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall'inizio a coloro che lo amano" (Lettera III).

Lo Spirito divino continua a sospingere la Chiesa sulle strade del mondo


7. Venerati Confratelli nell'Episcopato, invoco sui vostri lavori l'abbondanza dei doni del divino Spirito, che continua a sospingere la Chiesa sulle strade del mondo, come fece agli inizi (Cfr. Ac 1,8), guidandone i passi (Cfr. Ac 16,6s) e dandole forza per "annunciare la parola di Dio con franchezza" (Ac 4,31).

Nell'affidare questi voti alla materna intercessione della Vergine Santissima imparto con affetto a voi ed alle Chiese affidate alla vostra cura pastorale l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 23 Ottobre 1993.

Data: 1993-10-23 Data estesa: Sabato 23 Ottobre 1993

Angelus, la preghiera nella Giornata Missionaria Mondiale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tutti i battezzati sono chiamati ad essere missionari con la vita, prima che con le parole

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La Giornata Missionaria Mondiale, che oggi celebriamo, ci invita a volgere la nostra attenzione alla moltitudine di uomini e donne non ancora raggiunti dall'annuncio del Vangelo. Ad essi particolarmente la Chiesa oggi guarda, sentendosi più che mai incalzata dal mandato di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Quanti Missionari, Sacerdoti, Religiosi, Religiose e laici spendono la vita al servizio dell'evangelizzazione! Ci sentiamo quest'oggi molto vicini a ciascuno di loro.

In realtà l'universale compito missionario investe non soltanto questi membri eletti della Chiesa, ma tutti i battezzati, ciascuno secondo la sua singolare vocazione. "Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunciare Cristo a tutti i popoli" (RMi 3). Ai nostri tempi, poi, si rende necessaria una nuova evangelizzazione anche per i popoli di antica tradizione cristiana, attraversati da correnti di secolarismo e di relativismo religioso, che insidiano le radici stesse della fede.

Grande è, pertanto, la responsabilità missionaria dei figli della Chiesa. Essa implica non soltanto il dovere dell'annuncio cristiano nel proprio ambiente di vita, ma pure il sostegno generoso verso quanti operano sulle frontiere dell'evangelizzazione ed hanno perciò diritto a sentirsi accompagnati dai loro fratelli di fede mediante la preghiera, il sacrificio e la condivisione delle risorse spirituali e materiali.


2. Una rinnovata coscienza missionaria impone ai discepoli di Cristo, prima di ogni altra cosa, il dovere della coerenza e della testimonianza. Come ho ricordato nella enciclica "Veritatis Splendor", la nuova evangelizzazione "sprigiona tutta la sua forza missionaria, quando si compie attraverso il dono non solo della parola annunciata, ma anche di quella vissuta" (VS 107).

Si è missionari con la vita, prima che con le parole! Ben lo dimostra l'esperienza: "E' la vita di santità che risplende in tanti membri del popolo di Dio, umili e spesso nascosti agli occhi degli uomini, a costituire la via più semplice ed affascinante sulla quale è dato di percepire immediatamente la bellezza della verità la forza liberante dell'amore di Dio il valore della fedeltà incondizionata a tutte le esigenze della legge del Signore, anche nelle circostanze più difficili" ().


3. Guardiamo con fiducia a Maria, Stella della Evangelizzazione che donando al mondo il Salvatore è stata la prima missionaria ed è modello della missione dell'intero popolo cristiano. Sostenga Ella con la sua materna intercessione i missionari e le missionarie, specie quelli che operano in condizioni disagiate lontano dalla loro patria, e susciti in tutti i cristiani, nelle famiglie, nelle comunità ecclesiali, il proposito di un generoso e rinnovato sforzo per l'annuncio di Cristo agli uomini del nostro tempo.

Data: 1993-10-24 Data estesa: Domenica 24 Ottobre 1993

Visita pastorale: l'omelia durante la Messa nella parrocchia dei Santi Ottavio e Compagni Martiri a Casal del Marmo - Roma

Titolo: "Roma è terra di missione! E' necessario promuovere il risveglio della vita religiosa nella nostra Città"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nel brano evangelico appena proclamato Gesù viene interpellato da un dottore della legge, che lo interroga per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". La risposta del Signore è diretta e precisa: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti" (Mt 22,36-37 Mt 22,39-40).

"Amerai!". Nel senso indicato dal Vangelo, questa parola è profondamente innovativa, anzi la più rivoluzionaria che sia risuonata nel mondo, perché, se accolta, trasforma radicalmente l'uomo, inducendolo a uscire dal proprio istintivo egoismo e a costruire rapporti veri e saldi con Dio e con i fratelli. Amerai la vita umana, la vita di tutta la comunità, la vita dell'umanità: Gesù indica un amore totale ed aperto verso Dio ed il prossimo, introducendo così nel mondo la luce della verità, ossia il riconoscimento dell'assoluta superiorità del Creatore e Padre e dell'inviolabile dignità della sua creatura, l'uomo figlio di Dio.


2. "Amerai"! Questo divino imperativo costituisce un richiamo costante per quanti intendono seguire il Vangelo ed impegnarsi per la sua diffusione nel mondo. Esso risuona senza sosta nella Chiesa incamminata ormai verso lo storico traguardo dell'anno 2000 che aprirà il terzo millennio dell'era cristiana. A questo straordinario appuntamento spirituale anche la diocesi di Roma, della quale la vostra Parrocchia è parte integrante, si è voluta preparare mediante il recente Sinodo pastorale. L'Assemblea sinodale ha infatti ribadito con forza che Gesù ha portato la salvezza al mondo e che essa si propaga attraverso l'annuncio e la testimonianza del suo Vangelo d'amore, della sua persona, perché Gesù è Vangelo.

Quanti individui e popoli attendono il messaggio salvifico del Redentore! E quanto grande è la responsabilità di ogni battezzato in quest'ardua e affascinante missione! Nell'odierna Giornata Missionaria Mondiale, il pensiero si rivolge naturalmente ai Sacerdoti, alle Religiose, ai laici, che hanno lasciato tutto per portare il Vangelo in terre lontane. L'esempio della loro generosità dev'essere per tutti di sprone, inducendo alla preghiera ed al sostegno generoso.

Sono sempre più numerose - lo rilevo con piacere - le parrocchie che stringono con i missionari rapporti di stretta cooperazione. Tale solidarietà nell'evangelizzare ridonda a beneficio sia delle nuove Chiese locali in terra di missione sia delle Comunità di antica cristianità come la nostra Chiesa di Roma che è Chiesa Apostolica. Si stabiliscono vincoli di soprannaturale e reciproca solidarietà improntati alla rinnovatrice legge della carità, la legge "Amerai!", che è sempre nuova.


3. "Amerai!". Sta nella forza di questo precetto evangelico, che trasforma l'esistenza cristiana, il segreto dell'azione missionaria del Popolo di Dio.

Azione missionaria vuol dire "Amerai!". Azione e compito indispensabili anche nella nostra Comunità diocesana nella quale non poche sono le persone che hanno perduto ogni impronta cristiana. Battezzati, si, ma poi perduti. Roma allora è terra di missione, come diceva un sacerdote francese dopo la prima guerra mondiale: "La Francia è terra di missione". E' necessario promuovere un generale risveglio di vita religiosa nella nostra Città. Ben a ragione i due impegni prioritari voluti dal Sinodo sono espressi con i termini "Comunione" e "Missione".

"Comunione" sta ad indicare amore tra i credenti, alimentato dall'amore di Dio.

"Missione" è l'amore verso gli altri specialmente verso coloro che, pur dichiarandosi cristiani, hanno lasciato che le preoccupazioni quotidiane raffreddassero il loro spirito di fede e la loro fedeltà al Vangelo.

Amerai il tuo Dio, amerai il prossimo tuo! ripete anche a noi, oggi, il Signore. Ce lo ripete con la forza che promana da quella testimonianza suprema di amore che è la Croce.


4. Carissimi fratelli e sorelle, accogliamo quest'invito: "Amerai!". Comunione e missione. Possa esso divenire luce e forza di questa vostra Parrocchia dei Santi Ottavio e Compagni martiri, che oggi mi è dato di visitare. Saluto cordialmente il Cardinale Camillo Ruini, mio Vicario Generale per la Diocesi di Roma, il Vescovo Ausiliare Mons. Cesare Nosiglia, il Padre Generale della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth P. Umberto Scatuzzi. Saluto il vostro Parroco, P. Mario Farinella, i Sacerdoti suoi collaboratori, i Religiosi e le Religiose presenti in Parrocchia ed i laici dediti alle varie attività pastorali. A tutti esprimo viva riconoscenza per la preziosa opera che svolgono con ammirevole dedizione a servizio del popolo di Dio.

La vostra Comunità parrocchiale è situata in una zona della città sviluppatasi di recente e che soffre dei tipici problemi di un'urbanizzazione frettolosa e approssimativa. Questo comporta certo notevoli sacrifici per le insufficienze delle infrastrutture sociali, dei trasporti, dei pubblici servizi.

Nonostante tali difficoltà voi, pero, avete saputo organizzarvi con sagacia ed entusiasmo, diventando un significativo polo di aggregazione non solo religiosa, ma anche culturale e sociale. E tutto questo per il bene della Chiesa, della Chiesa di Roma, della Diocesi di Roma.

Vi siete sforzati di mettere in pratica quanto oggi abbiamo ascoltato dal Libro dell'Esodo, che ci esorta alla generosità verso lo sconosciuto, l'immigrato, lo straniero, il povero (Cfr. Ex 22,20-21), e così, grazie alle buone opere compiute, avete fatto riecheggiare attorno a voi, come scrive San Paolo ai Tessalonicesi, la parola del Signore (Th 1,8). Fate che la Parola del Signore sia sentita sia attraverso le parole umane, sia attraverso le opere di carità della comunità parrocchiale.


5. Continuate, carissimi fratelli e sorelle, sulla via intrapresa. Nuove esigenze di carità sono a voi prospettate dalle situazioni di marginalità presenti in questa Borgata Ottavia. Qui incontrate persone provate dalla malattia o dalla vecchiaia portatori di handicap, vittime della miseria della violenza e dell'abbandono, oppressi dalla droga o tentati da comportamenti disperati. Con la bontà messa al servizio dei più bisognosi siete chiamati ad annunciare il Vangelo della carità.

Dove attingere la forza interiore per tale missione, se non dall'amicizia con Dio, dal radicamento nella fede, dalla preghiera, dalla frequenza ai sacramenti, dall'assiduità nell'ascolto della Parola di Dio? Rifulge dinanzi a tutti l'esempio dei vostri santi Patroni, Ottavio e Compagni martiri, che per fedeltà al Signore sacrificarono la vita, testimoniando la fede con il martirio. Voi oggi siete chiamati a dare quotidianamente questa testimonianza.


6. "Ti amo Signore, mia forza!". così abbiamo ripetuto poc'anzi nel Salmo responsoriale. Iddio è roccia, fortezza, rupe in cui troviamo riparo è scudo e baluardo. E' potenza di salvezza, che mai delude le attese di quanti li invocano nel momento della prova. Chi è roccia per noi, per il genere umano, se non Lui, sul quale ci appoggiamo? E dobbiamo aiutare anche gli altri ad appoggiarvisi, perché noi siamo responsabili di loro.

Perseverate, carissimi, nella preghiera, che è lode, implorazione, dialogo personale con il Padre celeste, presente nei nostri cuori. Abbiate il coraggio della fede e reagite con vigore a quell'aridità spirituale che contagia molti ambiti della società. Non è mai tempo perduto quello dedicato al dialogo col Signore.

All'amore per Iddio corrisponde, poi, l'apertura generosa e gratuita di sé al prossimo, specialmente a quanti più soffrono e si trovano in difficoltà.

Sperimenterete allora che, dove i cristiani vivono in maniera coerente la loro fede, si sviluppano oasi di giustizia e di pace. E' questo deve essere anche la parrocchia, comunità di persone, come un'oasi di pace.


7. "Amerai il Signore Dio tuo... Amerai il prossimo tuo come te stesso".

Questo impegno di amore per Dio e per il prossimo sia il segno distintivo della vostra Parrocchia. Sia il programma della vostra esistenza, delle vostre famiglie, dei giovani, degli ammalati e di tutti i componenti della vostra Comunità parrocchiale dei Santi Ottavio e Compagni martiri. Sappiate sempre accogliere "la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione" (1Th 1,6); sappiate servire il Dio vivo e vero; il "Dio della mia salvezza".

"Ti amo, Signore, mia forza!".

Amen.Data: 1993-10-24 Data estesa: Domenica 24 Ottobre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Udienza: il discorso rivolto ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero - Città del Vaticano (Roma)