GPII 1994 Insegnamenti - Nel contesto della "grande preghiera" l'omelia del Papa per le ordinazioni sacerdotali conferite dal Cardinale Vicario - Città del Vaticano

Nel contesto della "grande preghiera" l'omelia del Papa per le ordinazioni sacerdotali conferite dal Cardinale Vicario - Città del Vaticano

Titolo: "Consapevoli delle profonde radici dalle quali cresce l'unità dell'Italia siate lingua dello Spirito Santo in questo ora della storia"

(Omelia preparata dal Santo Padre, ma letta dal Cardinale Camillo Ruini:)


1. "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22).

Abbiamo già udito queste parole nella Domenica di Pasqua. Le ha pronunciate Cristo, alla sera di quel giorno, entrando nel Cenacolo, dove si trovavano gli Apostoli. Le porte erano chiuse per timore dei Giudei. Ma Gesù entra ugualmente, si ferma nel mezzo e dice agli Apostoli: "Pace a voi!" (Jn 20,19). E subito dopo mostra loro le mani e il costato. Le ferite della crocifissione erano li visibili. E proprio in forza di queste ferite, in forza della sua morte e della sua risurrezione, Gesù dice: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Dopo queste parole, alita sugli Apostoli e dice: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23).

Così dunque la liturgia di Pentecoste mette in rilievo la stretta unione tra la discesa dello Spirito Santo e il Mistero pasquale di Gesù Cristo. Ma in quella sera pasquale gli Apostoli rimangono nel Cenacolo. Non escono fuori. Era necessario aspettare cinquanta giorni, affinché la potenza dello Spirito Santo, ricevuto già allora, potesse rivelarsi davanti a Gerusalemme, davanti ai suoi abitanti e ai pellegrini giunti per la festa di Pentecoste.

L'ordinazione sacerdotale, che oggi ricevete, cari diaconi della Chiesa romana, si colloca in linea diretta con quegli eventi. Anche voi udrete tra poco le parole: "Veni Sancte Spiritus". In queste parole la Chiesa esprime ciò che Cristo dice a voi: "Ricevete lo Spirito Santo". Si rinnoverà quindi dentro alle vostre anime ciò che è avvenuto in quella sera pasquale ed anche ciò che, nel giorno di Pentecoste, ha ricevuto la sua esteriore espressione. Il sacerdozio è il sacramento, cioè il segno efficace, di una particolare presenza di Cristo quale Pastore e Sposo della Chiesa. Le ordinazioni sacerdotali che essa conferisce sono in stretta unione con l'evento di Pentecoste.


2. Che cosa è successo nel giorno di Pentecoste? La Chiesa ha ricevuto la lingua che le è propria. La lingua materna della Chiesa è quella in cui si esprime la potenza dello Spirito Santo. Nella potenza dello Spirito Santo pronuncerete da oggi le parole di Cristo stesso: "Questo è il mio Corpo", "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna Alleanza". Pronuncerete anche le parole: "Ti sono rimessi i peccati" (Mt 9,5).

Questa è la lingua propria della Chiesa, che le è stata data nel giorno di Pentecoste una volta per sempre. Gli Apostoli ricevettero questa lingua nell'effusione dello Spirito Santo, che li raggiunse col vigore di un vento impetuoso e li segno con l'ardore di lingue di fuoco. Nella potenza di questo Spirito essi uscirono fuori e cominciarono a parlare. Per primo parlo Pietro. Ed allora accadde una cosa incredibile. La lingua in cui parlavano, lingua materna della Chiesa, si rivelo lingua di tutti coloro che li ascoltavano: la lingua dei Parti, dei Medi, degli Elamiti e degli abitanti della Mesopotamia; la lingua dei Giudei, degli abitanti della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, degli abitanti della Frigia e della Panfilia; degli abitanti dell'Egitto, della Libia vicino a Cirene, degli stranieri di Roma (cfr. Ac 2,8-13). Era, quindi, la lingua non soltanto degli Ebrei e dei proseliti, ma anche dei Cretesi e degli Arabi. Tutti udirono in quel giorno una nuova lingua - la lingua della Chiesa che nasce dallo Spirito Santo; l'udirono nelle loro proprie lingue. E in queste loro lingue materne furono ad essi annunciate "le grandi opere di Dio"; udirono annunciare che quel Gesù, che poco prima era stato crocifisso, aveva vinto la morte e come vincitore della morte era il Signore.


3. Nel giorno delle Ordinazioni sacerdotali la lingua propria della Chiesa, la lingua dello Spirito Santo, diventa in modo particolare la vostra lingua. Non soltanto durante la celebrazione dell'Eucaristia, non soltanto nel sacramento della Penitenza, ma anche in tutto ciò che serve alla edificazione del Corpo di Cristo, in ogni ministero: nella catechesi, nell'insegnamento dal pulpito e in ogni altro genere di servizio.

Tutti i cristiani conoscono questa lingua dal giorno del Battesimo e poi da quello della Cresima, quando vengono interiormente trasformati da quello stesso Spirito Santo, che per primi hanno ricevuto gli Apostoli di Gesù Cristo. Voi ricevete quella lingua per edificare, insieme con i vostri fratelli e sorelle, la Chiesa che è il Corpo di Cristo, formato da molti membri. Essi, pero, tutti insieme, grazie allo Spirito Santo, costituiscono un solo Corpo. La molteplicità diventa unità, e l'unità in certo senso plasma la molteplicità e si arricchisce in essa.

Voi dovete essere i servi, allo stesso tempo, di questa molteplicità e di questa unità. Attraverso di voi deve rivelarsi lo Spirito Santo; deve rivelarsi attraverso di voi il Signore nostro Gesù Cristo, da cui la Chiesa continuamente riceve questo Spirito. Benché solo una volta all'anno si festeggi la solennità di Pentecoste, tuttavia la vita della Chiesa è Pentecoste in tutti i giorni; in ogni giorno ed in ogni ora, in ogni luogo della terra, in ogni uomo ed in ogni popolo.


4. Da alcuni mesi continua la grande preghiera dell'Italia. La Chiesa prega per il popolo di questa amata Nazione, prega insieme con tutti i figli e le figlie dell'Italia guardando verso il futuro. Prega la Chiesa, ben consapevole delle Profonde radici da cui cresce l'unità dell'Italia. Si tratta, qui, non solo dell'unità etnica, ma prima di tutto dell'unità culturale, dell'unità della lingua, dell'unità della tradizione, che ha raccolto in sé tanti elementi dell'antico mondo mediterraneo. Questa unità che proviene dalla molteplicità è come un riflesso di quell'unità della Chiesa, nella quale agisce lo Spirito Santo: "Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1Co 12,6-7).

E' difficile non pensare in questo momento a tutti coloro che, come voi, da duemila anni, dai tempi apostolici, hanno ricevuto l'Ordinazione sacerdotale per il bene dei loro connazionali - abitanti di questa Penisola. E' difficile non pensare a tutti i sacerdoti e al loro contributo, mediante il lavoro di evangelizzazione, alla costruzione dell'unità spirituale, culturale e sociale dell'Italia.


5. Per limitarci soltanto a pochi esempi degli ultimi secoli di figure sacerdotali legate all'Italia e a Roma, ricordiamo San Filippo Neri, sacerdote fiorentino e romano, che ebbe, specialmente nella celebrazione della Messa, esperienze ineffabili di unione con Dio. Egli fu straordinario anche per la gioia che sapeva diffondere attorno a sé, per il talento di catechista e di direttore spirituale, per la promozione di un'arte e di una cultura rinnovate.

Ricordiamo San Giovanni Battista De Rossi, ligure di origine ma romano fin dalla fanciullezza, sacerdote che, sostenuto da un zelo inesauribile, spese la vita per i sofferenti nel corpo e nello spirito, nella cura degli ammalati come nel ministero delle confessioni.

A loro accostiamo il Servo di Dio Don Pirro Scavizzi, che ci porta ben dentro al nostro tempo. Personalità esemplare di viceparroco e poi di parroco in Roma, animatore infaticabile di pellegrinaggi nei santuari mariani e in Terra Santa, si dedico totalmente nell'ultima parte della sua vita alle missioni al popolo, perché già consapevole dell'urgenza di una rinnovata evangelizzazione.

Per ultimo, tornando indietro nel tempo, ricordiamo quel sacerdote che, mettendo la sua enorme intelligenza a totale servizio della rivelazione divina, seppe costruire quella sintesi filosofica e teologica da cui ancora oggi tutti noi tanto attingiamo: San Tommaso D'Aquino. Egli testimonia e ricorda ad ogni sacerdote, soprattutto ad ogni novello sacerdote, che l'amore alla sapienza e la disponibilità alla fatica per acquisire la sapienza sono componenti essenziali delle fecondità del nostro ministero.


6. così dunque sentiamo tanti sacerdoti che nella bella lingua italiana, come nei diversi dialetti di questa lingua, annunciano le grandi opere di Dio. Voi oggi vi associate a tutti questi sacerdoti. Nella potenza dello Spirito Santo dovete riprendere la grande eredità del passato e dovete darle forma, così come è possibile fare solo mediante tale potenza.

Abbiate in voi il coraggio e l'amore che ebbero gli Apostoli nel giorno di Pentecoste. Di una cosa siate, come loro, consapevoli: che solo lo Spirito Santo può rinnovare la faccia della terra.

Abbiate totale fiducia in Lui e andate nella vigna del Signore, nella quale siete stati chiamati in questa particolare ora della storia.

Un'ora nella quale si avvicina, insieme con l'anno 2000, una rinnovata effusione dello Spirito per la dilatazione del Regno di Dio fino agli estremi confini della terra.

Data: 1994-05-22 Data estesa: Domenica 22 Maggio 1994





Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II ai Vescovi della Chiesa Cattolica sull'ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini - Città del Vaticano

Titolo: "Ordinatio sacerdotalis"

Venerabili Fratelli nell'Episcopato!


1. L'ordinazione sacerdotale, mediante la quale si trasmette l'ufficio che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli di insegnare, santificare e governare i fedeli, è stata nella Chiesa cattolica sin dall'inizio sempre esclusivamente riservata agli uomini. Tale tradizione è stata fedelmente mantenuta anche dalle Chiese Orientali.

Quando sorse la questione dell'ordinazione delle donne presso la Comunione Anglicana, il Sommo Pontefice Paolo VI, in nome della sua fedeltà all'ufficio di custodire la Tradizione apostolica, ed anche allo scopo di rimuovere un nuovo ostacolo posto sul cammino verso l'unità dei cristiani, ebbe cura di ricordare ai fratelli anglicani quale fosse la posizione della Chiesa cattolica: "Essa sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa" (cfr. Paolo VI, Rescritto alla lettera di Sua Grazia il Rev.mo Dott. F. D. Coggan, Arcivescovo di Canterbury, sul ministero sacerdotale delle donne, 30 novembre 1975: AAS 68 (1976), 599-600). Ma poiché anche tra teologi ed in taluni ambienti cattolici la questione era stata posta in discussione, Paolo VI diede mandato alla Congregazione per la Dottrina della Fede di esporre ed illustrare in proposito la dottrina della Chiesa. Ciò fu eseguito con la Dichiarazione Inter Insigniores, che il Sommo Pontefice approvo e ordino di pubblicare (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insignores circa la questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale, 15 ottobre 1976: AAS 69 (1977), 98-116).


2. La Dichiarazione riprende e spiega le ragioni fondamentali di tale dottrina, esposte da Paolo VI, concludendo che la Chiesa "non si riconosce l'autorità di ammettere le donne all'ordinazione sacerdotale" (Ibidem 100). A queste ragioni fondamentali il medesimo documento aggiunge altre ragioni teologiche che illustrano la convenienza di tale disposizione divina, e mostra chiaramente come il modo di agire di Cristo non fosse guidato da motivi sociologici o culturali propri del suo tempo. Come successivamente preciso il Papa Paolo VI, "la ragione vera è che Cristo, dando alla Chiesa la sua fondamentale costituzione, la sua antropologia teologica, seguita poi sempre dalla Tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così" (Paolo VI, Discorso su Il ruolo della donna del disegno della salvezza, 30 gennaio 1977: Insegnamenti, vol. XV, 1977, 111; cfr. anche Giovanni Paolo II Esortazione Apostolica Christifideles Laici, 30 dicembre 1988, CL 51: AAS 81 (1989), 393-521; Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1577). Nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, io stesso ho scritto a questo proposito: "Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo" (Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem, 15 agosto 1988, MD 26: AAS 80 (1988), 1715).

Infatti i Vangeli e gli Atti degli Apostoli attestano che questa chiamata è stata fatta secondo l'eterno disegno di Dio: Cristo ha scelto quelli che egli ha voluto (cfr. Mc 3,13-14 Jn 6,70), e lo ha fatto in unione col Padre, "nello Spirito Santo" (Ac 1,2), dopo aver passato la notte in preghiera (cfr. Lc 6,12). Pertanto, nell'ammissione al sacerdozio ministeriale (cfr. Costituzione dogmatica LG 28 Decreto PO 2), la Chiesa ha sempre riconosciuto come norma perenne il modo di agire del suo Signore nella scelta dei dodici uomini che Egli ha posto a fondamento della sua Chiesa (cfr. Ap 21,14). Essi, in realtà, non hanno ricevuto solamente una funzione, che in seguito avrebbe potuto essere esercitata da qualunque membro della Chiesa, ma sono stati specialmente ed intimamente associati alla missione dello stesso Verbo incarnato (cfr. Mt 10,1 Mt 10,7-8 Mt 28,16-20 Mc 3,13-16 Mc 16,14-15). Gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori (cfr. 1Tm 3,1-13 2Tm 1,6 Tt 1,5-9) che sarebbero ad essi succeduti nel ministero (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, CEC 1577). In tale scelta erano inclusi anche coloro che, attraverso i tempi della Chiesa, avrebbero proseguito la missione degli Apostoli di rappresentare Cristo Signore e Redentore (cfr. Costituzione dogmatica LG 20-21).


3. D'altronde, il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l'osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell'universo.

La presenza e il ruolo della donna nella vita e nella missione della Chiesa, pur non essendo legati al sacerdozio ministeriale, restano comunque assolutamente necessari e insostituibili. Come è stato rilevato dalla stessa Dichiarazione Inter Insigniores, "la Santa Madre Chiesa auspica che le donne cristiane prendano pienamente coscienza della grandezza della loro missione: il loro ruolo sarà oggigiorno determinante sia per il rinnovamento e l'umanizzazione della società, sia per la riscoperta, tra i credenti, del vero volto della Chiesa" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977), 115-116). Il Nuovo Testamento e tutta la storia della Chiesa mostrano ampiamente la presenza nella Chiesa di donne, vere discepole e testimoni di Cristo nella famiglia e nella professione civile, oltre che nella consacrazione totale al servizio di Dio e del Vangelo. "La Chiesa, infatti, difendendo la dignità della donna e la sua vocazione, ha espresso onore e gratitudine per quelle che, fedeli al Vangelo, in ogni tempo hanno partecipato alla missione apostolica di tutto il popolo di Dio. Si tratta di sante martiri, di vergini, di madri di famiglia, che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede ed educando i propri figli nello spirito del Vangelo hanno trasmesso la fede e la tradizione della Chiesa" (Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica MD 27: AAS 80 (1988), 1719).

D'altra Parte è alla santità dei fedeli che è totalmente ordinata la struttura gerarchica della Chiesa. perciò, ricorda la Dichiarazione Inter Insigniores, "il solo carisma superiore, che si può e si deve desiderare, è la carità (cfr. 1Co 12-13). I più grandi nel Regno dei cieli non sono i ministri, ma i santi" (Congreagazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977), 115).


4. Benché la dottrina circa l'ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.

Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc 22,32), dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.

Invocando su di voi, venerabili Fratelli, e sull'intero popolo cristiano il costante aiuto divino, a tutti imparto l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, il 22 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1994, sedicesimo di Pontificato.

Data: 1994-05-22 Data estesa: Domenica 22 Maggio 1994





Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale - Città del Vaticano

Titolo: La Famiglia partecipa alla vita e alla missione della Chiesa

"Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12,50).

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. La Chiesa, mandata in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo di Cristo, ha dedicato il 1994 alla Famiglia, pregando con essa e per essa, e riflettendo sulle problematiche che la riguardano. Anche nel presente Messaggio annuale per la Giornata Missionaria Mondiale desidero riferirmi a questo tema, consapevole come sono dello stretto rapporto che intercorre tra la missione della Chiesa e la famiglia.

Cristo stesso ha scelto la famiglia umana come ambito della sua incarnazione e della preparazione alla missione affidatagli dal Padre celeste.

Egli, inoltre, ha fondato una nuova famiglia, la Chiesa, quale prolungamento della sua universale azione di salvezza. Chiesa e famiglia, quindi, nella prospettiva della missione di Cristo, manifestano vicendevoli legami e convergenti finalità.

Se ogni cristiano è corresponsabile dell'attività missionaria, costitutiva della Famiglia ecclesiale alla quale, per grazia di Dio, tutti apparteniamo (cfr. RMi 77), a maggior ragione sollecitata dall'anelito missionario deve sentirsi la famiglia cristiana, che poggia su di uno specifico sacramento.


2. L'amore di Cristo che consacra il patto coniugale è anche il fuoco sempre ardente che sospinge l'evangelizzazione. Ogni membro della famiglia, in sintonia con il Cuore del Redentore, è invitato ad impegnarsi per tutti gli uomini e le donne del mondo, manifestando "la sollecitudine per coloro che sono lontani, come per quelli che sono vicini" (RMi 77).

E' questo amore che spinge i missionari ad annunciare con zelo e perseveranza la Buona Notizia "alle genti" e a darne testimonianza con il dono di se stessi, talvolta sino al supremo segno del martirio. Scopo unico del missionario è l'annuncio del Vangelo al fine di edificare una comunità che sia estensione della famiglia di Gesù Cristo e "lievito" per la crescita del Regno di Dio e per la promozione dei più alti valori dell'uomo (cfr. ivi, 34). Lavorando per Cristo e con Cristo, egli opera per una giustizia, per una pace, per uno sviluppo non ideologici, ma reali contribuendo così a costruire la civiltà dell'amore.


3. Il Concilio Vaticano II ha voluto fortemente riaffermare il concetto - caro alla tradizione dei Padri della Chiesa - secondo il quale la famiglia cristiana, costituita con la grazia sacramentale, riflette il mistero della Chiesa nella dimensione domestica (cfr. LG 11). La Santissima Trinità abita nella famiglia fedele, la quale, in virtù dello Spirito, partecipa alla sollecitudine della Chiesa intera per la missione, contribuendo all'animazione ed alla cooperazione missionaria.

E' opportuno sottolineare come i due santi Patroni delle missioni, al pari di tanti operai del Vangelo, abbiano goduto nella loro fanciullezza di un ambiente familiare veramente cristiano. San Francesco Saverio rifletté nella vita missionaria la generosità, la lealtà e il profondo spirito religioso di cui aveva fatto esperienza all'interno della sua famiglia e specialmente accanto alla madre.

Santa Teresa di Gesù Bambino, per parte sua, annota con la caratteristica semplicità: "Per tutta la vita il buon Dio ha voluto circondarmi di amore: i miei primi ricordi sono pieni delle carezze e dei sorrisi più teneri!" (Storia di un'anima, Manoscritto A, f. 4v).

La famiglia partecipa alla vita e alla missione ecclesiale secondo una triplice azione evangelizzatrice: al suo stesso interno, nella comunità di appartenenza e nella Chiesa universale. Il sacramento del matrimonio, infatti, "costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo "fino agli estremi confini della terra", veri e propri "missionari" dell'amore e della vita" (FC 54).


4. La famiglia è missionaria anzitutto con la preghiera e col sacrificio. Come ogni orazione cristiana, quella familiare deve includere anche la dimensione missionaria, così da essere efficace per l'evangelizzazione. Per tale ragione i missionari, secondo la logica evangelica, sentono la necessità di sollecitare costantemente preghiere e sacrifici come aiuto validissimo per la loro opera evangelizzatrice.

Pregare con spirito missionario comporta vari aspetti, tra i quali è preminente la contemplazione dell'azione di Dio, che ci salva per mezzo di Gesù Cristo. La preghiera diventa così un vivo ringraziamento per l'evangelizzazione che ci ha già raggiunto e che prosegue diffondendosi nel mondo intero; al tempo stesso, essa si fa invocazione al Signore affinché faccia di noi strumenti docili della sua volontà, concedendoci i mezzi morali e materiali indispensabili per la costruzione del suo Regno.

Complemento inseparabile dell'orazione è poi il sacrificio, tanto più efficace quanto più generoso. Di valore inestimabile è la sofferenza degli innocenti, degli infermi, dei malati, di quanti patiscono oppressione e violenza, di coloro cioè che sono uniti in modo speciale, sulla via della Croce, a Gesù redentore di ogni uomo e di tutto l'uomo.


5. Opinioni e avvenimenti, problemi e conflitti, successi e fallimenti del mondo intero, grazie all'azione persuasiva propria degli strumenti di comunicazione sociale, esercitano una notevole influenza sulle famiglie. I genitori, pertanto, svolgono un loro specifico ruolo quando, commentando insieme ai figli le notizie, le informazioni e le opinioni, riflettono in modo maturo su quanto i mezzi di comunicazione fanno entrare nelle loro case e si impegnano anche in azioni concrete.

La famiglia, in tal modo, corrisponde anche alla funzione più vera della comunicazione sociale, che consiste nel promuovere la comunione e lo sviluppo della famiglia umana (cfr. Communio et progressio, l'Aetatis novae, 6-11). Un simile obiettivo non può che essere condiviso da ogni apostolo del Vangelo, che lo persegue, alla luce della fede, nella prospettiva della civiltà dell'amore.

Ma l'azione nel delicato e complesso ambito dei massmedia comporta notevoli investimenti di capacità umane e di mezzi economici. Ringrazio quanti contribuiscono con generosità affinché, tra gli innumerevoli messaggi che percorrono il pianeta, non manchi la voce, mite ma ferma, di chi annuncia Cristo, salvezza e speranza per ogni uomo.


6. L'espressione più alta di generosità è il dono integrale di sé. In occasione della Giornata Missionaria non posso fare a meno di rivolgermi in modo particolare ai giovani. Carissimi! Il Signore vi ha dato un cuore aperto a grandi orizzonti: non temete di impegnare interamente la vostra vita nel servizio di Cristo e del suo Vangelo! AscoltateLo mentre ripete anche oggi: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Lc 10,2).

Mi rivolgo, inoltre, a voi genitori. Mai venga meno nei vostri cuori la fede e la disponibilità, quando il Signore vorrà benedirvi chiamando un figlio o una figlia ad un servizio missionario. Sappiate rendere grazie! Fate anzi in modo che questa chiamata sia preparata con la preghiera familiare, con un'educazione ricca di slancio e di entusiasmo, con l'esempio quotidiano dell'attenzione agli altri, con la partecipazione alle attività parrocchiali e diocesane, con l'impegno nell'associazionismo e nel volontariato.

La famiglia, che coltiva lo spirito missionario nel modo d'impostare lo stile di vita e la stessa educazione, prepara il buon terreno per il seme della divina chiamata e rafforza, al tempo stesso, i vincoli affettivi e le virtù cristiane dei suoi membri.


7. Maria santissima, Madre della Chiesa, e San Giuseppe, suo sposo, invocati con fiducia da tutte le famiglie cristiane, ottengano che in ogni comunità domestica si sviluppi durante tutto quest'anno lo spirito missionario, affinché l'intera umanità diventi "in Cristo la famiglia dei figli di Dio" (GS 92).

Con tale auspicio invoco sui missionari sparsi nel mondo come pure su ogni famiglia cristiana, in modo speciale su quelle impegnate nell'annuncio del Vangelo, i doni del divino Spirito, in pegno dei quali a tutti imparto la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 22 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1994, sedicesimo di Pontificato.

Data: 1994-05-22 Data estesa: Domenica 22 Maggio 1994





La presentazione ufficiale della traduzione in lingua inglese del Catechismo della Chiesa Cattolica - Città del Vaticano

Titolo: Una traduzione fedele al testo

(Testo letto dal Card. Joseph Ratzinger ai rappresentanti delle Chiese di lingua anglofona:) Venerabili Fratelli nell'Episcopato, Colgo con gioia l'occasione della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica tradotto in lingua inglese, motivo per il quale oggi vi siete riuniti qui, per ringraziare le varie conferenze episcopali di lingua inglese e in particolare voi per tutto ciò che avete fatto per preparare questo testo e per i vostri sforzi volti a promuovere la sua distribuzione.

Esprimo il mio profondo apprezzamento a tutti coloro che hanno contribuito a questa traduzione. Il vostro non è stato certo un compito facile. Ha richiesto una feconda collaborazione fra vescovi ed esperti delle diverse conferenze episcopali dei Paesi anglofoni e rappresentanti della Curia Romana, in particolare i membri della speciale Pontificia Commissione Interdicasteriale istituita nel febbraio 1993 al fine di affrontare tutte le questioni riguardanti il Catechismo a seguito della sua pubblicazione. E' stato quindi possibile preparare un'unica traduzione per tutti i paesi del mondo di lingua inglese, una traduzione che è fedele al testo del Catechismo che io ho approvato per la Chiesa intera l'8 dicembre 1992, Solennità dell'Immacolata Concezione.

Siamo tutti consapevoli dell'importanza di questa pubblicazione che soddisfa ad un bisogno profondamente sentito da milioni di fedeli di lingua inglese che desiderano leggere il testo del Catechismo e riflettere su di esso, cercandovi un'esposizione equilibrata e completa della verità cattolica professata, celebrata, vissuta e pregata dalla Chiesa nel mondo.

Nel novembre 1986, durante il primo incontro della Commissione istituita per redigere il Catechismo, secondo la raccomandazione del Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985, ho ricordato che "un catechismo non è diverso da una catechesi. Mentre un catechismo è un compendio della dottrina della Chiesa, "una catechesi, in quanto attività ecclesiale che conduce le comunità e gli individui cristiani alla maturità nella fede" (Direttorio Catechetico Generale, n. 21) trasmette questa dottrina con metodi adatti all'età, alla cultura e alle condizioni delle diverse persone, cosicché la verità cristiana possa divenire, per grazia dello Spirito Santo, la vita dei credenti". Allo stesso tempo, come dimostra chiaramente la lunga esperienza della Chiesa, i testi adottati per l'istruzione catechetica rivestono un'importanza fondamentale nella trasmissione dell'esatta formulazione del messaggio cristiano e dell'insegnamento della Chiesa.

Per questo sono pienamente giustificati la grande cura e il lungo tempo dedicati e le competenze offerte da molti individui e istituzioni per redigere questo testo e tradurlo nelle varie lingue moderne. Possiamo comprendere meglio tutto ciò se consideriamo che il Catechismo della Chiesa Cattolica - come ho scritto nella Costituzione Apostolica Fidei Depositum - intende servire come "uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale" e come "testo di riferimento sicuro e autentico per l'insegnamento della dottrina cattolica, in modo tutto particolare per l'elaborazione dei catechismi locali".

La pubblicazione del Catechismo, e di ognuna delle sue traduzioni nelle lingue moderne, rappresenta un evento ecclesiale molto significativo. Il Catechismo è un dono prezioso destinato principalmente a voi vescovi, che, "quali maestri della fede e pastori della Chiesa" (Catechismo della Chiesa Cattolica, CEC 12), siete i principali responsabili della catechesi a ogni livello. Attraverso di voi, esso è destinato a tutti i cattolici e a tutti coloro che cercano ragione della speranza che è in noi (cfr. 1P 3,15). I tempi in cui viviamo, in particolare nelle vaste aree del mondo in cui si parla l'inglese, sono caratterizzati da grandi speranze e allo stesso tempo da motivi di preoccupazione.

Compiendo la vostra missione di essere testimoni autorevoli e coraggiosi della fede apostolica, preservata e diffusa dalla Chiesa nel corso dei secoli, troverete nel Catechismo uno strumento eccellente che vi aiuterà ad appagare pienamente la sete di Verità di molte persone, e a soddisfare il bisogno di un chiaro insegnamento morale circa questioni riguardanti individui e società.

Per le specifiche necessità dei fedeli sarà indubbiamente necessario preparare catechismi locali. Il Cathechismo della Chiesa Cattolica dovrà essere per questi ultimi un punto di riferimento efficace ed esauriente. In tal modo i catechismi nazionali e diocesani, in possesso di metodi e linguaggi pastorali e catechetici loro propri, comunicheranno fedelmente ciò che la Chiesa Universale professa e insegna, come esposto in modo pieno e sistematico nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il Catechismo è uno strumento al servizio dell'unità e dell'universalità del popolo di Dio. In esso troviamo un sicuro punto di riferimento per tutte le catechesi, un appropriato mezzo di formazione per catechisti e adulti, un sostegno per la nuova evangelizzazione, un testo di riferimento per la ricerca teologica e un aiuto alla preghiera personale e comunitaria. Eventuali difficoltà di traduzione non devono fare apprezzare di meno il grande valore che il Catechismo ha per la vita di tutta la comunità cristiana. Dobbiamo costantemente rendere grazie a Dio che ha donato alla Chiesa la grazia di pensare, realizzare e completare il Catechismo. Accolgo e incoraggio tutte le iniziative che voi e i vostri Fratelli Vescovi promuoverete affinché il Catechismo venga ampiamente diffuso e utilizzato.

In questo mese, dedicato in modo speciale a Maria, nella cui festa dell'Immacolata Concezione il Catechismo è stato solennemente promulgato, la sua potente intercessione sostenga l'impegno di tutta la Chiesa anglofona nell'accogliere il Catechismo e comprenderlo per rafforzare i vincoli di comunione ecclesiale e per promuovere ulteriormente l'autentico rinnovamento della vita ecclesiale.

Nel pregare affinché il Padre di Nostro Signore Gesù Cristo vi sostenga in questo compito, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi, alle Chiese e ai Paesi che rappresentate.

Dal Vaticano, 27 maggio 1994.


GPII 1994 Insegnamenti - Nel contesto della "grande preghiera" l'omelia del Papa per le ordinazioni sacerdotali conferite dal Cardinale Vicario - Città del Vaticano