GPII 1994 Insegnamenti - Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai vescovi messicani delle diocesi settentrionali ed occidentali - Città del Vaticano

Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai vescovi messicani delle diocesi settentrionali ed occidentali - Città del Vaticano

Titolo: Solo una Chiesa santa e unita sarà strumento di riconciliazione Solo una Chiesa animata dalla carità e dalla fraternità sarà garanzia di giustizia

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Vi do il mio più cordiale benvenuto, Pastori delle diocesi del Nord e dell'Ovest del Messico, presenti in questo incontro nel quale culmina la vostra visita "ad limina Apostolorum". Allo stesso tempo desidero esprimervi nuovamente il mio profondo affetto, che estendo anche al popolo dei fedeli e in particolare, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi e ai catechisti, che collaborano generosamente all'edificazione del Regno di Dio nel vostro Paese.

Fino a Roma, Sede di Pietro, avete voluto portare le vostre gioie, le vostre speranze e le vostre preoccupazioni pastorali affinché il vostro zelo evangelizzatore riceva un nuovo impulso grazie all'esempio e all'intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo, pilastri di questo centro di comunione della Chiesa universale. Come dice San Paolo, "Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in Lui siete stati arricchiti di tutti i doni" (1Co 1,4-5).

Ringrazio di tutto cuore Mons. Adolfo Suarez Rivera, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza Episcopale per l'amabile saluto che mi ha rivolto, come espressione del sentimento comune. Le sue parole mi hanno fatto ricordare i miei viaggi pastorali nel vostro Paese, di cui conservo nel mio cuore ricordi molto gradevoli. Vi posso assicurare che nelle mie preghiere ricordo frequentemente le celebrazioni, i volti e il profondo affetto del popolo messicano per il Successore di Pietro.


2. "I Vescovi" insegna il Concilio Vaticano II "posti dallo Spirito Santo, succedono al posto degli apostoli come pastori delle anime e, insieme con il Sommo Pontefice e sotto la sua autorità, hanno la missione di perpetuare l'opera di Cristo, Pastore eterno (...). Per virtù dello Spirito Santo, che loro è stato dato, sono divenuti i veri e autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori" (CD 2). Vi è stata quindi affidata la missione di insegnare autorevolmente la verità rivelata e di vegliare per prevenire gli errori nell'annuncio del Vangelo.

La sfida che la situazione attuale del vostro Paese rappresenta per la Chiesa esige da voi un impegno e una fedeltà particolari nell'azione evangelizzatrice. Come ho indicato nell'Enciclica Veritatis splendor "il momento pero che stiamo vivendo, almeno presso numerose popolazioni, è piuttosto quello di una formidabile provocazione alla "Nuova Evangelizzazione" ossia all'annuncio del Vangelo sempre nuovo e sempre portatore di novità" (VS 106). Per questo, nella mia sollecitudine per tutte le Chiese ricordo sempre l'urgenza di questo fondamentale compito che deve essere "qualcosa di operativo e di dinamico" come sottolinea anche il Documento di Santo Domingo (n. 24).

In effetti, le tre linee di forza della Nuova Evangelizzazione, vale a dire, il nuovo ardore, i nuovi metodi e le nuove espressioni, indicano che la comunità ecclesiale è chiamata a un rinnovamento profondo per poter annunciare in modo trasparente Cristo risorto. "In verità, la chiamata alla Nuova Evangelizzazione è inanzitutto una chiamata alla conversione. In effetti, mediante la testimonianza di una Chiesa sempre più fedele alla sua identità e sempre più viva in tutte le sue manifestazioni, gli uomini e i popoli dell'America Latina, e di tutto il mondo, potranno continuare a incontrare Gesù Cristo e in Lui la verità della loro vocazione e della loro speranza: il cammino verso un'umanità migliore" (cfr. Discorso inaugurale della IV Conferenza Generale dell'Episcopato latino-americano, Santo Domingo, 12-10-1992, n. 1).


3. Il Nuovo ardore si riferisce principalmente alle persone, ossia agli agenti di pastorale, ai sacerdoti, alle anime consacrate e ai laici, chiamati ad assolvere responsabilmente gli impegni della loro specifica vocazione, con una chiara testimonianza di vita e con un deciso e generoso inserimento nel proprio ambiente.

I nuovi metodi indicano un rinnovamento dei mezzi e dei modi per far giungere il messaggio all'uomo di oggi, immerso in una società che esige segni intellegibili e mezzi di comunicazione sociale diretti ed efficienti. Le nuove espressioni si riferiscono alla presentazione dei contenuti dottrinali che, essendo immutabili, hanno bisogno di un linguaggio concettuale e di motivazioni che raggiungano veramente l'uomo nelle sue situazioni concrete. In tal modo la Nuova Evangelizzazione, annuncio trasparente di Gesù Cristo risorto, promuoverà l'autentico sviluppo umano e farà si che i valori culturali, una volta purificati, raggiungano la loro pienezza in Cristo.


4. La ricchezza spirituale e culturale del vostro popolo, così come la varietà di situazioni nel tessuto sociale, richiedono un'attenzione speciale da parte della Chiesa che, come creatrice di unità, ha la missione di edificare la comunione in tutta la famiglia umana, immagine della comunione trinitaria.

In un recente documento collettivo, intitolato "Per la giustizia, la riconciliazione e la pace in Messico", avete sottolineato, cari fratelli nell'Episcopato, l'urgenza di un radicale rinnovamento personale e sociale per risolvere ai difficili problemi che il vostro Paese deve affrontare. I vari e gravi episodi di violenza che hanno scosso la società messicana negli ultimi tempi hanno evidenziato la necessità di rafforzare i valori etici e morali, che sono il reale fondamento per un autentico processo sociale. Per questo non avete esitato ad affermare nel menzionato documento che "alla povertà dei beni materiali se ne aggiunge un'altra ancora più preoccupante: la mancanza di coscienza morale, frutto di tanti anni di laicismo, di esclusione sistematica dei valori etici nell'educazione, dell'abbandono dei valori tradizionali della famiglia messicana, attaccati da ogni lato, in particolare dai mezzi di comunicazione sociale" (n. 6).


5. La Chiesa, da parte sua, per poter dare una valida risposta ai problemi che affliggono la società messicana deve rinnovare e rafforzare la coscienza della sua missione e della sua natura. Il servizio più prezioso che potete offrire al vostro Paese è quello di continuare a lavorare in modo intenso e generoso per far diventare l'ideale di santità una realtà nella Chiesa. Solo una Chiesa santa e unita sarà strumento di riconciliazione. Solo una Chiesa animata dalla carità e dalla fraternità potrà essere garanzia di giustizia.

In questi momenti in cui stanno avvenendo profondi cambiamenti nell'ambito sociale, politico ed economico del vostro Paese, voi, Pastori della Chiesa, avete la responsabilità di promuovere tutte quelle iniziative volte allo sviluppo spirituale e umano del vostro popolo. Siate sempre, pertanto, araldi della carità, della giustizia e della riconciliazione.

"Urge la riconciliazione fra tutti i messicani, visto che si constata" affermate nel documento collettivo precedentemente citato "l'esistenza di divisioni, odi, rancori e risentimenti di natura razziale o etnica, sociale, culturale, economica e persino religiosa ed ecclesiale che possono degenerare incontrollabilmente" (n. 9).

Costruire l'unità nella carità è un compito arduo, quotidiano, quasi sempre nascosto e che spesso non sortisce risultati spettacolari. Tuttavia solo la carità permane, solo "la carità edifica" (1Co 8,2) e solo essa "non avrà mai fine" (1Co 13,8) né si estinguerà.


6. Come avete sottolineato in numerose occasioni, cari fratelli, la Chiesa è chiamata ad illuminare, mediante il Vangelo, tutti gli ambiti della vita dell'uomo e della società. E deve farlo in virtù della sua missione che "è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa" insegna il Concilio Vaticano II "scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina" (GS 42).

Nella vostra missione di maestri e guide contate in primo luogo sulla collaborazione dei presbiteri, che devono sempre essere servitori dell'annuncio della verità salvifica, modelli di santità, ministri di riconciliazione. Per tutto ciò si richiede al sacerdote un'adeguata formazione dottrinale, spirituale e pastorale in maniera tale che la sua vita resti profondamente unita a Cristo, che egli annuncia, rende presente e comunica agli altri. Non bisogna dimenticare mai che "l'Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5). Quando la vita sacerdotale si incentra sull'Eucaristia, viene garantita l'opera evangelizzatrice e viene allontanato il pericolo di dicotomie fra la vita interiore e l'azione apostolica: "Esiste infatti, un'intima connessione fra la centralità dell'Eucaristia, la carità pastorale e l'unità di vita del presbitero" ().


7. E' importante che nei vostri presbiteri vi sia un progetto di vita e di formazione sacerdotale ben definito per l'edificazione di qualsiasi comunità ecclesiale. Rinnovo l'invito che vi ho fatto durante la mia visita al Pontificio Collegio Messicano di Roma: "Possa il vostro impegno e quello dei sacerdoti nelle vostre diocesi, far si che si elaborino alcuni "itinerari di formazione permanente capaci di sostenere in modo realistico ed efficace il ministero e la vita spirituale dei sacerdoti" (PDV 3)" (Omelia, 24-11-1992, n. 3).

Uno degli impegni assunti nella Conferenza Generale di Santo Domingo è stato proprio questo: "ricercare nella nostra preghiera liturgica e privata e nel nostro ministero un permanente e profondo rinnovamento spirituale affinché sulle labbra, nel cuore e nella vita di ognuno di noi sia sempre presente Gesù Cristo" (cfr. Conclusioni, n. 71).


8. So che una delle vostre principali preoccupazioni è la Pastorale vocazionale.

Il Signore sta benedicendo la vostra Chiesa con abbondanti vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. A tale proposito, durante i miei viaggi pastorali in Messico, ho potuto constatare la vitalità dei seminari. Per questo è anche necessario che promuoviate nelle vostre parrochie lo spirito missionario per evangelizzare al di là delle vostre frontiere. Il Papa nutre la viva speranza che la Chiesa messicana possa contribuire ancora più generosamente al bene delle altre Chiese più bisognose, inviando numerosi evangelizzatori che dedichino la propria vita all'espansione del Regno di Dio. Come indica il Documento di Puebla "è vero che noi stessi abbiamo bisogno di missionari, ma dobbiamo dare nonostante la nostra povertà" (n. 368).

Di particolare importanza per la vita del Seminario, lo sapete bene, è l'attenta selezione dei formatori e dei professori, i quali svolgono un compito tanto trascendentale quanto nascosto. Ringrazio quindi vivamente i tanti sacerdoti che con gioia e abnegazione rivolgono tutti i loro sforzi e le loro capacità alla formazione dei seminaristi. I sacrifici che tutto ciò comporta verranno ricompensati con l'inestimabile dono della perseveranza di numerosi e idonei candidati al sacerdozio.

Questi hanno bisogno di trovare nei formatori quella dedizione impegnata e qualificata che nasce principalmente dal loro rapporto intimo con Cristo, come centro della loro vita personale e comunitaria. Per questo il gruppo di formatori deve essere modello di quella vita fraterna e comunitaria che i futuri sacerdoti dovranno trovare e promuovere nel presbiterio (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, CIC 245, par. 2).


9. Tra i tanti punti che bisognerebbe menzionare circa la vita del seminario, nelle sue quattro aree - umana, spirituale, intellettuale e pastorale - vorrei sottolineare soprattutto il filo conduttore che le armonizza e le vivifica: il rapporto personale con Cristo fino a giungere a una profonda amicizia con Lui. In effetti, partendo dall'incontro quotidiano con il Signore, in particolare nell'Eucaristia, è possibile raggiungere un equilibrio affettivo, la capacità di donare se stessi, uno studio profondo del mistero di Cristo e una disponibilità apostolica incondizionata. In tutto l'itinerario della formazione seminaristica "si impone, innanzitutto, il valore e l'esigenza di "vivere intimamente uniti" a Gesù Cristo" (PDV 46).

Le future vocazioni, nella loro nascita e formazione, dipenderanno, in gran parte, da questa realtà vitale nel seminario, dove si respira la vera identità del sacerdote come collaboratore diretto del Vescovo e come servo qualificato della Chiesa diocesana.


10. Nell'offrirvi questi orientamenti pastorali, che avro la gioia di completare nei prossimi incontri con gli altri gruppi dell'Episcopato Messicano, rivolgo la mia preghiera a Nostra Signora di Guadalupe, Stella dell'Evangelizzazione, nel cui grembo materno pongo i vostri desideri e le vostre speranze nel servizio delle comunità che il Buon Pastore vi ha affidato. Vi rinnovo il mio ringraziamento e il mio affetto e chiedo al Signore che questo incontro consolidi e confermi ancora di più la vostra unione reciproca come Pastori della Chiesa nell'amata Nazione messicana. Grazie a ciò il vostro ministero episcopale diventerà più efficace e più intenso, il che avrà effetti benefici sulle comunità ecclesiali.

Prima di concludere vi affido l'incarico di portare ai vostri sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e fedeli laici il mio sentito e affettuoso saluto.

Dite loro che il Papa li ricorda nelle sue preghiere e li ringrazia per la loro opera offerta al Signore e alla causa del Vangelo.

Con questi auguri imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-06-11 Data estesa: Sabato 11 Giugno 1994





Angelus: Nell'Anno della Famiglia deve trovare prima di tutto conferma quel diritto fondamentale dlel'uomo che è il diritto alla vita


Carissimi Fratelli e Sorelle, Oggi desidero tornare all'Enciclica "Veritatis splendor", per riproporre alcuni principi fondamentali della vita morale. Il punto di partenza dell'Enciclica è il dialogo di Gesù Cristo con il giovane (cfr. Mt 19,16-22) che Gli pone la seguente domanda: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" (Mt 19,16). Gesù risponde: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19,17). E quando il giovane chiede: "Quali?", Gesù replica citando il Decalogo. Questo dialogo manifesta che c'è nell'uomo il desiderio della vita eterna; un desiderio la cui realizzazione è condizionata dall'osservanza dei comandamenti, cioè dall'adempimento delle norme morali, dei principi di comportamento dati da Dio e rivelati nella Sacra Scrittura.


2. Invitando il giovane ad osservare il Decalogo, Gesù non fa che riprendere gli stessi comandamenti che Dio, nella sua maestà di supremo Legislatore, aveva dato agli Israeliti per mezzo di Mosè dall'alto del Monte Sinai. Mediante i comandamenti Dio aveva stretto un'Alleanza con Israele: Mosè si era obbligato, insieme con il suo popolo, alla loro osservanza e Dio, da parte sua, aveva assicurato agli Israeliti l'ingresso nella Terra promessa. L'osservanza dei comandamenti è la condizione per raggiungere la vita eterna, di cui l'ingresso nella Terra è il simbolo.


3. La stessa legge, rivelata da Dio per mezzo di Mosè e confermata da Cristo nel Vangelo (cfr. Mt 5,17-19), è stata iscritta dal Creatore nella natura umana. Ecco ciò che leggiamo nella Lettera di San Paolo ai Romani: "Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi" (Rm 2,14). così, dunque, i principi morali, manifestati da Dio al Popolo eletto per mezzo di Mosè, sono gli stessi da Lui inscritti nella natura dell'essere umano. Seguendo pertanto ciò che fin da principio fa parte della sua natura, ogni persona sa di dover onorare il padre e la madre e rispettare la vita; è consapevole di non dover commettere adulterio, né rubare, né pronunziare falsa testimonianza; in una parola, sa di non dover fare agli altri ciò che non vuole sia fatto a sé.


4. Nella Lettera ai Romani san Paolo aggiunge: "Quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza" (Rm 2,15).

La coscienza si presenta come il testimone, sia accusando l'uomo quando viola la legge inscritta nel suo cuore, sia giustificandolo quando le è fedele. così dunque, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, esiste una legge intimamente legata alla natura dell'uomo quale essere intelligente e libero e questa legge trova risonanza nella sua coscienza: per l'uomo, vivere d'accordo con la coscienza vuol dire vivere secondo la legge della propria natura e, vice versa, vivere secondo questa legge significa vivere d'accordo con la coscienza; ovviamente con la coscienza vera e retta, cioè con la coscienza che rilegge correttamente il contenuto della legge inscritta dal Creatore nella natura umana.


5. Il ricordo di questo insegnamento racchiuso nella Sacra Scrittura, particolarmente nella Lettera ai Romani, è stato sempre importante nella storia della Chiesa e dell'umanità. Nell'anno in corso esso diventa particolarmente urgente, soprattutto in rapporto ai doveri fondamentali che riguardano la famiglia e la vita, così strettamente legati tra loro. Nell'Anno della Famiglia deve trovare prima di tutto conferma quel diritto fondamentale dell'uomo che è il diritto alla vita. Non si può vanificare questo diritto, per esempio, legalizzando la soppressione della vita umana, specialmente di coloro che non sono ancora nati.


6. Con la recita dell'Angelus rivolgiamo i nostri pensieri e i nostri cuori a Maria, Madre del Verbo che si è fatto carne (cfr. Jn 1,14). Venendo al mondo, il Figlio di Dio desidera che abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza (cfr. Jn 10,10). Preghiamolo, per intercessione della Madre della Vita, affinché sia rispettata la legge divina iscritta nel cuore di ogni uomo; perché sia rispettato in particolare il diritto alla vita di ogni essere umano concepito. Solo osservando la legge di Dio si può raggiungere la vita eterna! Questa mattina alcune coppie hanno celebrato il matrimonio nella Basilica di San Pietro. Ad esse ho fatto pervenire la mia parola benedicente attraverso il Cardinale Lopez Trujillo. Rinnovo ora agli sposi novelli i miei auguri di gioia e di prosperità, invitandoli a farsi apostoli del "vangelo della famiglia" mediante la gioiosa testimonianza di un amore profondo e fedele.

Il mio pensiero va poi all'incontro mondiale delle famiglie, che si terrà qui, a Roma, nel prossimo ottobre.

Con la Lettera del febbraio scorso alle Famiglie, ho cercato di stabilire un dialogo con ciascuna di esse, alla luce della Parola di Dio. Ora vorrei invitarLe ad unirsi, almeno spiritualmente, a me per quell'appuntamento che costituirà la fase culminante dell'Anno della Famiglia. Ci sarà un incontro di festa e di testimonianza il sabato 8 ottobre, seguito da una celebrazione eucaristica che, a Dio piacendo, io stesso presiedero in Piazza San Pietro, la domenica 9, insieme con i Vescovi partecipanti al Sinodo sulla vita consacrata.

Desidero che, in data opportuna, si promuova in ogni diocesi qualche iniziativa del genere, perché quest'anno costituisca per le famiglie un tempo di grazia, da vivere nella riflessione e nel rinnovamento di vita. La Vergine Santa renda fecondo ogni proposito di bene e benedica le famiglie del mondo intero.

Saluto le comunità neocatecumenali provenienti da Parigi, Roma e San Benedetto del Tronto, ed auguro che il pellegrinaggio alla tomba di San Pietro rappresenti per tutti una tappa significativa nell'itinerario di fede e di testimonianza cristiana.

Data: 1994-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1994





Anno della famiglia: l'omelia del Papa per la celebrazione del matrimonio presieduta dal Card. Lopez Trujillo - Città del Vaticano

Titolo: Siate apostoli del "vangelo della famiglia"

Trujillo:)


1. La Basilica di S. Pietro accoglie voi, carissimi giovani, che tra poco sarete sposi novelli. Siete giunti da Paesi di diversi Continenti. In voi la Chiesa vede tutti gli sposi novelli che nell'Anno della Famiglia hanno già celebrato, o celebreranno, il sacramento del matrimonio. Il Vescovo di Roma, benedicendo le vostre unioni, desidera farsi spiritualmente vicino a ciascuna delle coppie che, in qualunque parte del mondo, si promettono amore e fedeltà coniugale fino alla morte. Questo è un grande sacramento, un "grande mistero" in Cristo e nella Chiesa, come afferma l'apostolo Paolo (cfr. Ep 5,32). Voi stessi lo celebrate. Voi ne siete i ministri.

La partecipazione al sacerdozio di Cristo, che vi è propria per mezzo del Battesimo, in questo sacramento si esprime in modo particolare. Dopo aver pronunciato le parole del consenso matrimoniale, vi scambierete le fedi che il Celebrante ha benedetto. Esse sono il simbolo del legame che da oggi vi unirà. E' un legame gioioso, perché proviene dal reciproco amore; è, al tempo stesso, un legame impegnativo, perché vi assumete una mutua responsabilità: lo sposo per la sposa, la sposa per lo sposo e, insieme, la responsabilità per i figli che dalla vostra unione nasceranno.


2. Abbiamo ascoltato poc'anzi il brano del libro della Genesi. Fin dall'inizio la Sacra Scrittura parla dell'istituzione del matrimonio da parte del Creatore. Dio creo l'uomo a propria immagine e somiglianza, lo creo maschio e femmina (cfr. Gn 1,27), conferendo così ad entrambi la dignità di persona, e contemporaneamente indicando loro la via alla comunione ed all'unione. Per questa originaria comunione l'uomo lascia suo padre e sua madre e si unisce alla propria moglie così strettamente, da formare con lei una sola carne (cfr. Gn 2,24).

Nel matrimonio l'uomo e la donna trovano la loro comune vocazione: ciascuno di essi vi si può realizzare. L'uomo infatti non può ritrovarsi pienamente, se non mediante il dono sincero di sé (cfr. GS 24). Ho ricordato questa fondamentale verità nella Lettera alle Famiglie (cfr. LF 11), ed oggi la ricordo a voi, carissimi, che state per diventare l'uno per l'altra un dono del Signore, mediante il sacramento del matrimonio. Lo diventerete nella specifica forma dell'unione coniugale, all'interno della quale sgorga la vita di nuovi esseri umani. Il donare la vita rende l'uomo - maschio e femmina - simile al Creatore, poiché realizza una sua vera partecipazione alla potenza creatrice di Dio.


3. Oggi, il Signore vi ha parlato anche mediante la Lettera di San Paolo agli Efesini: "Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi: offrendosi a Dio in sacrificio" (Ep 5,2). Che cosa vuol dire camminare nella carità? Vuol dire tenere davanti agli occhi il mistero di Cristo, nel quale Dio ha amato ciascuno di noi: ci ha amato fino alla morte. Con il suo sacrificio ci ha rivelato l'amore perfetto, dal quale possiamo incessantemente attingere energie nuove per alimentare il nostro amore.

E che cosa è questo cammino dell'amore sul quale ci chiama l'Apostolo? Esso si manifesta nel timore di Dio. E ciò è ben comprensibile. Vi trovate infatti davanti al vostro futuro, di fronte ad un grande compito, al cospetto della santità di Dio stesso, Creatore e Padre. Vi presentate davanti a Lui con tutta la debolezza umana, ma anche ricolmi di una grande buona volontà. Che il timore di Dio vi aiuti ad essere sottomessi reciprocamente, servendovi a vicenda e insieme servendo i figli. In un tale servizio infatti si esprime la dignità dell'uomo: servire vuol dire regnare (cfr. LG 36).

L'Apostolo rivolge la maggior parte della sua esortazione ai mariti.

Sono essi per primi a dover amare le proprie mogli, a dover essere premurosi verso di loro, amandole come se stessi. Anche questo si comprende bene, poiché nel matrimonio la donna si assume la peculiare fatica della maternità. perciò il marito dovrebbe essere particolarmente sensibile ai bisogni del cuore di lei, premuroso per la sua anima e per il suo corpo: è lei infatti la madre dei suoi figli. Non può essere abbandonata nella sua maternità. Il marito deve sottolineare costantemente: questo è "nostro figlio". Come potrebbe non nutrire gratitudine verso la moglie che gli ha concesso la grazia della paternità?


4. Nel Vangelo sono risuonate alcune espressioni del Signore nel "discorso della montagna", che meritano di essere meditate. Gesù vi ha parlato dell'edificazione di una casa e della necessità che questa casa sia costruita su solide fondamenta; se edificata sulla sabbia, infatti, non reggerebbe alla prova del tempo. Oggi, voi, cari fidanzati, state ponendo il giusto fondamento per l'edificio della vostra vita comune. Tale fondamento è il sacramento del matrimonio, che, progettato dal Creatore fin dal principio della storia dell'uomo, è stato istituito da Cristo, con gli altri sacramenti della Nuova Alleanza, mediante il sacrificio pasquale.

Con la grazia del matrimonio cristiano, i coniugi possono edificare con fiducia e speranza la casa della loro vita insieme, possono introdurvi i loro figli, perché essi apprendano dai genitori che cosa vuol dire essere uomini e donne ed imparino a vivere pienamente la loro dignità umana e cristiana.

La famiglia è chiamata, per sua natura, ad essere il primo ambiente educativo del bambino. I doveri dell'educazione sono prioritari e preminenti. Ad educare sono i genitori, e per loro mezzo è Cristo stesso che educa. Educando i figli, in realtà essi educano anche se stessi. Imparano che cosa è l'amore responsabile. Coltivando il terreno dei giovani cuori dei figli, approfondiscono al tempo stesso la formazione dei loro propri cuori. Anche per questo oggi la Chiesa invoca lo Spirito Santo con le Parole: "Veni Creator Spiritus", affinché Egli, artefice di ogni bene e fonte di ogni santità, visiti i vostri cuori e vi aiuti a formare la Chiesa domestica, frutto del sacramento del matrimonio.


5. In questo giorno di festa, carissimi, la Chiesa vi augura la felicità; quella felicità che viene dalla famiglia, dal reciproco amore, dalla paternità e maternità, e dall'educazione dei figli. E' una felicità esigente, ma quando si affrontano con fede e con amore le fatiche della vita in famiglia, è veramente una grande felicità. La Chiesa prega Iddio affinché vi venga concessa tale felicità lungo il cammino della vostra vocazione, così che possiate anche irradiarla sugli altri, diventando apostoli del "vangelo della famiglia". La Chiesa vi augura infine quella felicità che l'uomo trova definitivamente in Dio stesso. Possano l'amore e l'onestà coniugale portare voi e i vostri figli all'unione con Dio che è amore. Amen!

Data: 1994-06-12 Data estesa: Domenica 12 Giugno 1994





Il discorso del Papa ai cardinali di tutto il mondo riuniti nell'aula del Sinodo per il concistoro straordinario - Città del Vaticano

Titolo: Verso il grande giubileo dell'anno duemila

Signori Cardinali,


1. Come non ringraziare il Cardinale Decano anche se ha esagerato in alcuni punti.

Vorrei porgere il mio cordiale benvenuto a voi tutti, Venerati Fratelli, che quali membri del Collegio Cardinalizio, rispondendo al mio invito, vi siete oggi radunati a Roma per un Concistoro straordinario. I motivi di questa convocazione vi sono già stati presentati nella lettera di invito. Desidero soltanto sottolineare che il presente incontro straordinario del vostro Collegio è il quinto della serie: l'ultimo ebbe luogo nell'aprile del 1991. Salutando tutti i presenti vorrei in modo speciale porgere i miei auguri a tutti i Cardinali che portano il nome cristiano di Sant'Antonio e sono sette: il Cardinale Bevilacqua, il Cardinale Innocenti, il Cardinale Javierre, il Cardinale Khoraiche, che non è presente, il Cardinale Padiyara, il Cardinale Quarracino e il Cardinale Ribeiro: alla sua sede e alla sua patria dobbiamo anche questo Santo che prima era Fernando poi si è fatto Antonio come figlio di San Francesco.

Uno sguardo sull'Urbe

I Cardinali hanno un legame particolare, che potrebbe dirsi costituzionale, con la Chiesa che è in Roma. Voglio pertanto iniziare la mia riflessione con uno sguardo sull'Urbe, che negli ultimi decenni, come realtà civile ed ecclesiale, ha notevolmente accresciuto la sua consistenza. Sono sorte numerose parrocchie nuove. Proprio per questo motivo vengono costruite diverse nuove chiese. Per parte mia, cerco di visitare le parrocchie di Roma - in media circa 15 all'anno - nel periodo che va dalla Solennità di Tutti i Santi sino a Pasqua. Con l'aiuto di Dio ho potuto finora espletare questo mio compito pastorale nei confronti di 233 parrocchie su 323, allora non stiamo così male.

Il Sinodo Romano

Un evento importante nell'arco degli ultimi anni è stato il Sinodo Romano, che ho potuto concludere nella solennità dei Santi Pietro e Paolo dello scorso anno. Desidero esprimere il mio grazie al Cardinale Ugo Poletti e al suo successore, il Cardinale Camillo Ruini, all'Arcivescovo Vicegerente e ai Vescovi Ausiliari per il felice compimento di questo passaggio tanto importante per l'impegno pastorale della diocesi. Si è trattato di coinvolgere tutta la comunità cattolica della Città eterna: il clero, gli Istituti religiosi e i laici. Si è operato anche un "confronto con la città", sia con il suo passato che con i problemi di oggi.

I rapporti tra la Sede Apostolica e le Autorità della Capitale e dello Stato Italiano sono improntati a cordialità e mutuo rispetto. La riforma del sistema di rimunerazione del clero sta dando significativi risultati e, grazie alla generosità della Comunità nazionale nel suo insieme, l'Episcopato italiano può venire incontro in modo significativo sia alle missioni che ai bisogni delle Chiese in difficoltà, tanto in Europa quanto negli altri Continenti.

Il Concilio Vaticano II momento culminante della preparazione dell'anno giubilare


2. Scopo principale di questo Concistoro è tuttavia la preparazione all'anno giubilare del 2000. Come ho rilevato nel pro-memoria inviato a ciascuno di voi, tale preparazione è in atto ormai da diversi anni. Il suo momento culminante è stato sicuramente il Concilio Vaticano II. Il programma di questo itinerario di preparazione non potrà pertanto non avere, quale fondamentale criterio, che l'attuazione degli orientamenti conciliari. Sotto questo aspetto, per quanto riguarda la Sede Apostolica, sono state intraprese varie iniziative, tra le quali primeggia la promulgazione della Costituzione Apostolica "Pastor bonus", relativa alla riorganizzazione della Curia Romana. In conformità all'orientamento pastorale del Concilio, con essa si è inteso venire incontro in modo più aderente ed efficace ai problemi e ai bisogni dell'attuale momento storico.

Nell'ultimo periodo è aumentato il numero degli Stati con i quali la Sede Apostolica intrattiene rapporti diplomatici Il primo organismo della Curia Romana è la Segreteria di Stato che, nelle due Sezioni in cui è distinta, è chiamata a "coadiuvare da vicino il Sommo Pontefice nell'esercizio della sua suprema missione" (Pastor bonus, art.39). Al Signor Cardinale Angelo Sodano, che validamente la presiede, va il mio vivo ringraziamento per il quotidiano impegno che vi profonde. Il ringraziamento, accompagnato da cordiale apprezzamento per l'intensa attività, si estende tanto all'Arcivescovo Mons. Giovanni Battista Re ed ai collaboratori della Sezione per gli Affari Generali, preposta prevalentemente alle questioni relative alla vita "ad intra" della Chiesa, quanto all'Arcivescovo Mons. Jean Louis Tauran, che con i collaboratori della Sezione per i Rapporti con gli Stati tratta soprattutto i problemi della vita "ad extra" della Chiesa. Al riguardo mette conto rilevare che nell'ultimo periodo è aumentato il numero degli Stati con i quali la Sede Apostolica intrattiene rapporti diplomatici: comprendendo Stati sorti dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, quali i Paesi Baltici, la Bielorussia, l'Ucraina, la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaigian, il Kazakhstan, il Kyrgystan e l'Uzbekistan, il loro numero complessivo è attualmente di 151. E' doveroso inoltre sottolineare i rapporti avviati con la Federazione Russa. Parlando di tutto questo non posso non menzionare il compito del Cardinale Casaroli che durante la maggior parte del mio Pontificato ha adempiuto a questo impegno di Segretario di Stato. Lo ringrazio, è qui presente.

Conseguentemente, è anche aumentato il numero delle Rappresentanze Apostoliche nel mondo. Dopo gli eventi del 1989, in particolare, occorreva che fossero aperte nuove Nunziature nell'Europa dell'Est, nell'Asia e nel Medio Oriente. In questo contesto merita particolare menzione la normalizzazione dei rapporti con lo Stato d'Israele; altrettanto degno di nota è l'allacciamento delle relazioni diplomatiche con il Regno di Giordania, come pure lo sviluppo significativo del dialogo con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Per quanto attiene la Cina continentale ed il Vietnam, la Santa Sede si adopera in varie forme perché si possa giungere ad una normalizzazione dei rapporti.


GPII 1994 Insegnamenti - Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai vescovi messicani delle diocesi settentrionali ed occidentali - Città del Vaticano