GPII 1994 Insegnamenti - Visita pastorale: l'omelia durante la Messa - Parrocchia di Santa Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle

Visita pastorale: l'omelia durante la Messa - Parrocchia di Santa Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle

Titolo: Siate fedeli alla vostra vocazione di concittadini di Cristo nella parrocchia, nella città, nel mondo

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio, il Vangelo, la lettura del Vecchio Testamento, come anche la Lettera di San Paolo.

Sentendo queste parole rivelate non si può non rimanere impressionati.

C'è tanta suggestività nella vocazione di Samuele, in queste parole che Dio ripete al ragazzo ebreo: "Samuele, Samuele". Ma poi lo stesso fenomeno, lo stesso miracolo si ripete con Pietro, si ripete con Andrea suo fratello, con i figli di Zebedeo: il miracolo della vocazione.

Noi abbiamo oggi meditato su ciò che è la vocazione, non solamente una vocazione apostolica, una vocazione sacerdotale, una vocazione religiosa, ma su che cosa è la vocazione cristiana, la vocazione di essere cristiani, di essere parrocchiani in questa parrocchia romana dedicata all'Assunta e a San Giuseppe. In questa parrocchia fondata qui, a Primavalle, nella periferia di Roma, attraverso il ministero della missione dei Figli del Beato Giovanni Calabria e con l'aiuto delle figlie della Beata Orsola Ledochowska.

Che cosa vuol dire essere parrocchiani, essere cristiani in questa comunità? Per dare una risposta a questa domanda che è fondamentale, noi dobbiamo rileggere più volte i testi liturgici di oggi. Dobbiamo rileggere profondamente il testo di San Paolo: testo stupendo, in cui Paolo parla a ciascuno di noi. Ciascuno di noi, come uomo, come donna, è un corpo, ma questo corpo è abitato dallo Spirito Santo. Ecco il punto da dove viene la nostra vocazione cristiana: dal mistero della inabitazione della Santissima Trinità, dell'opera divina dello Spirito Santo che sta sempre agendo dentro i nostri cuori, e ci ricorda la nostra dignità di uomo, di donna, di sposo, di sposa, di madre, di padre, di figlio, di figlia, di giovane e di anziano. Tutto si conclude con il mistero dello Spirito Santo che abita in noi e ci fa crescere in Dio.

La nostra vocazione non è solamente quella terrena. Nel mistero della Chiesa, nel mistero di questa parrocchia, sentiamo la vocazione superiore ad essere cittadini di una città che non passa, una città che rimane per sempre.

Insomma, siamo un po' concittadini di Cristo, qui in Roma, città apostolica dove sono venuti San Pietro e San Paolo e vi hanno dato la vita. Noi siamo davvero concittadini degli Apostoli e siamo così, come romani, anche concittadini di Cristo perché Cristo è divenuto cittadino di Roma, di Betlemme, di Nazareth, di Gerusalemme, di tutto il mondo; è divenuto cittadino delle varie località dove vanno i figli di Don Calabria, e le figlie di Orsola Ledochowska.

Egli è cittadino, dovunque ci sono persone e dove opera lo Spirito Santo, anche a loro insaputa, portandole verso il mistero di Dio. Cristo è presente dappertutto; è cittadino e dà vita al mistero del suo Corpo, la Chiesa.

Ci spiega così perché questo Corpo, perché i nostri corpi sono abitati dallo Spirito Santo.

Carissimi, queste verità ve le comunico in modo molto breve; un po' fuori testo, e lo faccio perché mi commuovono molto le letture liturgiche di oggi.

Vorrei, nello stesso tempo, salutare i miei più stretti collaboratori: il Cardinale Vicario di Roma, il Vescovo del settore, Mons. Nosiglia. Vorrei salutare tutti i parrocchiani, il vostro parroco e i suoi collaboratori, le suore, e tutti quelli che hanno vari compiti e cercano di realizzare la propria vocazione in diversi movimenti. Non sono pochi. Mi hanno lasciato anche il registro di tutte queste comunità, di tutte queste particolari vocazioni nei movimenti, nelle associazioni, nei gruppi. Saluto tutti e vi auguro di essere fedeli alla vostra vocazione specifica.

La Chiesa è ricca e ci dà le ricchezze. Abbiamo sentito come hanno cantato all'inizio questi ragazzi: "Noi non abbiamo molte ricchezze da dare". così diceva Pietro, così dice Pietro anche oggi. E' la Parola di Dio che ci fa ricchi; fa ricchi noi tutti, fa ricchi voi, carissimi ammalati, sofferenti ed abbandonati.

Tutti.

Questo quartiere è stato sempre un quartiere con vari problemi, non molto privilegiato umanamente, economicamente, non troppo lussuoso, ma ci sono altre ricchezze e queste ricchezze vi fanno concittadini di Cristo, concittadini di Dio, come insegna San Paolo, perché siete ricchi dello Spirito Santo. Auguro a voi e alle vostre famiglie che Maria e Giuseppe, i due patroni della vostra comunità, siano sempre presenti in queste famiglie di Primavalle, che siano sempre presenti durante l'Anno della Famiglia appena iniziato e che deve svilupparsi con frutti spirituali per tutta la Chiesa.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-01-16 Data estesa: Domenica 16 Gennaio 1994





Ai bambini - Parrocchia di Santa Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle

Titolo: Un grido di preghiera per la pace

""Noi non abbiamo molte ricchezze": queste sono le prime parole che ho sentito entrando nella Chiesa. Voi sapete bene chi le canta. E ho pensato così veramente che questi ragazzini dell'asilo, della scuola elementare, media, forse superiore, non hanno molte ricchezze. Che cosa sanno? Sanno gridare, certamente, e lo si sentiva subito. Sanno gridare. Ma non era solamente un grido, era un canto.

Sanno cantare bene. Poi si vedeva sempre di più: sanno guardare con questi occhi belli, sanno essere gentili. La vostra rappresentante oratrice mi ha detto tante cose, ha detto che sono molto sensibili ai dolori degli altri, dei bambini, del mondo intero.

"Sono capaci di imparare diverse cose, sono capaci di imparare le verità della fede, della catechesi, anzi di più: sono capaci di consacrarsi alla Vergine Immacolata per il bene degli altri, soprattutto per fermare la guerra. Ecco, sono capaci di gridare, ma non è un grido superficiale, è un grido che viene dal cuore, e io confido molto in questo grido dei vostri cuori ragazzini, perché questo grido arriva fino al cuore di Gesù. E noi abbiamo bisogno di questo grande grido della preghiera dei cuori dappertutto, specialmente adesso in questo mese, ma non solamente.

"Voi avete menzionato i guai, la guerra nella vicina Bosnia ed Erzegovina, nella ex Jugoslavia. Ci vuole un grande grido e invito tutta la Chiesa a questo grido della preghiera il giorno 23 gennaio, domenica prossima. Spero che per questo grido di tutti, per questa preghiera di tutti, la vostra sarà molto importante. Perché Gesù vi ama, Gesù vi ascolta, vi accarezza.

"Quando vedo i bambini ancora più piccoli di voi come sanno elevare le mani - ho guardato come elevano le mani le suore, si lo fanno molto bene, ma i piccoli bambini ancora meglio, perché è la loro caratteristica - è incantevole quello che loro fanno perché imitano gli anziani, i più grandi, ma devono essere come sono, devono elevare le mani come elevano. Questo è il loro privilegio e per questo noi vi amiamo tutti: i vostri genitori, le vostre maestre, le suore, i sacerdoti, il Papa. Tutti vi amano".

Data: 1994-01-16 Data estesa: Domenica 16 Gennaio 1994





Al consiglio pastorale - Parrocchia di Santa Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle

Titolo: La parrocchia sia sempre più una famiglia

"Grazie alle due oratrici, molto eloquenti ma "cum fondamento in re".

Grazie a tutti i presenti, a tutti i rappresentanti. Rappresentati sono tutti i parrocchiani, tutta la grande comunità: sono in 25.000! Dopo queste due introduzioni non avrei molto da dire, ma dico solo che sono molto contento che, dopo un periodo di sosta che mi è stato imposto, anche dal Cardinale Vicario, posso riprendere le visite e che questa prima visita del nuovo anno è qui a Primavalle. Mi chiama qui lo Spirito di questo ambiente, la sua storia, perché la conoscevo in anticipo attraverso la figura di Madre Orsola Ledochowska e poi, di recente, attraverso la figura del Beato Giovanni Calabria, che ho beatificato a Verona.

"Allora auguro che questa parrocchia, grazie anche alla missione e al ministero del Consiglio Pastorale, sia sempre di più una famiglia. La famiglia è la ricchezza dell'uomo. Non si deve distruggere questa ricchezza, non si deve distruggere l'uomo, la donna. Tutti la devono guardare perché è una ricchezza di loro e di ciascuno di loro. E' una cosa stupenda. La prima creatura di Dio è la famiglia. Quando Dio creo maschio e femmina, già da questo momento creo la famiglia, e poi ha consacrato questa famiglia attraverso il Natale di Gesù, attraverso Betlemme, attraverso Nazareth. E così la famiglia esiste sempre nel mondo, oggi attraverso molte difficoltà, è vero, che vengono dalla civiltà del consumo, dalla civiltà indifferente a Dio, ma si riprende sempre. E' più forte di quanto si pensi. Vi auguro che la vostra parrocchia diventi sempre più una famiglia, perché famiglia è modello per tutto. Si dice famiglia per la parrocchia, si dice per la Chiesa - leggiamo anche nella "Lumen gentium" - si dice anche per l'umanità: famiglia umana".

Data: 1994-01-16 Data estesa: Domenica 16 Gennaio 1994





Udienza ad un gruppo di catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un esempio di nuova evangelizzazione che dà speranza alla Chiesa alla vigilia del Terzo Millennio Cristiano

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!


1. E' motivo per me di grande gioia incontrare voi, esperti catechisti itineranti del Cammino Neocatecumenale, che, insieme con gli iniziatori ed i responsabili, vi siete riuniti per pregare e riflettere sui frutti e sulle prospettive della missione a voi affidata, con particolare riguardo al ruolo delle famiglie in mezzo ai poveri.

Saluto il Signor Kiko Arguello, e lo ringrazio per le parole che a vostro nome mi ha poc'anzi rivolto; saluto con affetto ciascuno di voi. La pace del Signore sia con voi!


2. Il vostro "Cammino" intende attingere allo spirito del Concilio Vaticano II, per offrire un esempio di nuova evangelizzazione che dà speranza alla Chiesa alla vigilia del terzo millennio cristiano.

Vostro merito è l'avere riscoperto una predicazione "cherigmatica", che invita alla fede anche i "lontani", realizzando un itinerario postbattesimale secondo le indicazioni dell'Ordo Initiationis Christianae Adultorum, richiamate dal Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. CEC 1231). Al centro di tale percorso di fede vi è una fruttuosa sintesi tra predicazione, cambiamento della vita morale e liturgia. Tutto ciò viene attuato in piccole comunità, nelle quali "la riflessione sulla parola di Dio e la partecipazione all'Eucaristia... formano cellule vive della Chiesa, rinnovano la vitalità della Parrocchia mediante cristiani maturi capaci di testimoniare la verità con una fede radicalmente vissuta" (Messaggio ai Vescovi d'Europa riuniti a Vienna, 12 aprile 1993). Tali Comunità aiutano a sperimentare la Chiesa come Corpo di Cristo nel quale, mediante i segni sacramentali, Dio estende la sua azione salvifica agli uomini di ogni generazione, soprattutto alle famiglie.


3. Oggi tutti riconoscono la grave crisi che investe la famiglia, ed è all'origine dei mali più profondi della società contemporanea. Proprio per questo la chiesa, facendo propria l'iniziativa delle Nazioni Unite, ha designato il 1994 come Anno della Famiglia. La vostra ormai pluriennale esperienza nel "Cammino" vi avrà certo insegnato che la piccola Comunità, sostenuta dalla parola di Dio e dall'Eucaristia domenicale, diventa luogo di comunione, dove la famiglia ritrova il senso e la gioia della sua missione fondamentale di trasmettere la vita naturale e quella soprannaturale. La famiglia non può delegare questo compito primordiale ad altri.

Fin dai tempi più antichi vediamo che, nel popolo di Dio, è la famiglia a proporsi come primo ambito di evangelizzazione, secondo quanto si legge nel Deuteronomio: "Questi precetti... li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai" (Dt 6,7). Le vostre famiglie riscoprono allora la preghiera quotidiana con i figli e soprattutto quella celebrazione domestica compiuta nel giorno del Signore, nella quale il padre e la madre aprono il Sacro Testo, lo leggono e commentano, ed i figli possono aprirsi in un dialogo illuminato dallo Spirito Santo. Di tale usanza si trova eco nella Lettera in cui San Paolo ricorda a Timoteo come la mamma e la nonna, sin dall'infanzia, lo iniziarono alle Sacre Scritture (cfr. 2Tm 1,5 2Tm 3,14-15).


4. Non è difficile, pertanto, alla luce di ciò, constatare i frutti del Cammino Neocatecumenale: le famiglie riconciliate, aperte alla vita e grate alla Chiesa, si offrono per portare l'annuncio del Vangelo fino ai confini della terra. Io stesso ho avuto modo in altre occasioni di consegnare il Crocifisso a famiglie in partenza per le zone più povere e scristianizzate. Da queste, stanno ora sorgendo moltissime vocazioni. Ragazze che abbracciano la vita religiosa e contemplativa; ragazzi incamminati verso il Sacerdozio nei seminari locali ed in quelli diocesani missionari "Redemptoris Mater", sorti per venire in aiuto alle Chiese che, data la scarsità di clero, si trovano in grave difficoltà. Viene così ad attuarsi l'auspicio del Vaticano II: "Ricordino i Presbiteri che ad essi incombe la sollecitudine di tutte le Chiese... A questo scopo potrà essere utile la creazione di seminari internazionali..." (PO 10).


5. Ma soprattutto grande frutto di questo Cammino è lo slancio missionario.

Apprendo con gioia che le parole da me rivolte ai giovani a Denver hanno trovato un'eco in voi. Dicevo allora: "Non è tempo di vergognarsi del Vangelo (cfr. Rm 1,16). E' tempo di predicarlo dai tetti (cfr. Mt 10,27)" (Omelia della S. Messa nella Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, 15 agosto 1993).

Per questo vi state preparando a grandi missioni popolari, rivolte particolarmente a quanti si sono allontanati dalla Chiesa o ancora non la conoscono. Auspico che l'iniziativa di annunciare il Vangelo per le strade, svolta in pieno accordo con i Vescovi locali, porti ovunque abbondanti frutti.


6. Carissimi evangelizzatori itineranti! Mi rivolgo con grande affetto a voi, che avete lasciato tutto per predicare Cristo e Cristo crocifisso in 94 Paesi dei cinque continenti, in docile e costante obbedienza ai Vescovi. Vi esorto a restare sempre fedeli al carisma che Dio vi ha affidato per il bene dell'intera Comunità ecclesiale, contribuendo con la vostra opera alla più profonda riscoperta dell'iniziazione cristiana degli adulti. Mentre vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera, sono lieto quest'oggi, in un clima di festosa comunione, di consegnare il Crocifisso a quanti fra voi sono chiamati ad essere evangelizzatori itineranti.

Maria Santissima, l'umile Vergine di Nazaret, vi accompagni nel vostro peregrinare nel mondo per l'annuncio del Regno di Dio. Rimanete tutti sotto la sua protezione materna! Di cuore imparto a voi, alle vostre famiglie, al Cammino Neocatecumenale l'Apostolica Benedizione.

Data: 1994-01-17 Data estesa: Lunedi 17 Gennaio 1994





L'omelia per la Messa esequiale del Cardinale Gabriel-Marie Garrone - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Personalità intelligente e sensibile alle istanze dei tempi nuovi ha offerto un notevole contributo al rinnovamento conciliare della Chiesa

Signori Cardinali, Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Illustri parenti e amici del defunto, Fratelli e sorelle Carissimi!


1. Anche il Cardinale Gabriel-Marie Garrone ci ha lasciati! Questo amato e stimato Fratello ha terminato sabato scorso il suo pellegrinaggio terreno, iniziato nell'ormai lontano 12 ottobre 1901 a Aix-les-Bains, proseguito, dopo l'Ordinazione sacerdotale avvenuta nell'aprile 1925, a Chambéry come insegnante e Rettore del Seminario, a Toulouse come Coadiutore del Cardinale Saliège e successivamente Arcivescovo, ed approdato infine qui a Roma per svolgervi il compito di Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica ed altre mansioni di Curia.

L'atteso incontro con il Signore è avvenuto dopo una lunga malattia, serena e rassegnata nella Casa Madre delle "Petites Soeurs des Pauvres", accanto alla Chiesa di San Pietro in Vincoli. Là, da anni ormai, il Cardinale viveva, assistito con encomiabile premura da quella Comunità religiosa, alla quale va oggi il nostro sentito ringraziamento.


2. Intensa e dinamica è stata l'esistenza del venerato ed indimenticabile Cardinale Garrone, al quale mi sentivo legato da una amicizia vera e profonda, che considero un dono di Dio; un'amicizia nata durante il Concilio Vaticano II.

Dopo aver profuso le sue capacità particolarmente nella pastorale giovanile a Chambéry, egli dal 1947 al 1966 fu Coadiutore e poi Arcivescovo di Toulouse. Prese parte attiva dapprima alla preparazione del Concilio Vaticano II e, in seguito, fu Membro della Commissione dell'Apostolato dei Laici e della Commissione Teologica collaborando in modo particolare alla stesura della Costituzione "Gaudium et spes". In quegli anni ebbe numerosi ed apprezzati segni di benevolenza verso di me, aiutandomi ad introdurmi nell'ambiente conciliare.

Dotato di straordinaria intelligenza e di evangelica sensibilità nei confronti dei molteplici problemi del mondo contemporaneo, egli ha offerto un notevole contributo al rinnovamento conciliare della Chiesa.

A motivo della sua preparazione culturale e della vasta e lunga esperienza pastorale, Paolo VI, volendo realizzare l'annunciata "internazionalizzazione" della Curia Romana, lo mise a capo della Congregazione per l'Educazione Cattolica e per i Seminari, creandolo Cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967 con il Titolo di Santa Sabina.

Il Santo Padre desiderava la sua diretta collaborazione in un settore delicato e importante come quello della Educazione Cattolica, in cui era necessario applicare in modo esatto e costruttivo gli aggiornamenti auspicati durante la storica Assise conciliare.

Il Cardinale Garrone, personalità intelligente e sensibile alle istanze dei tempi nuovi, si è ispirato nel suo impegno quotidiano all'affermazione di San Paolo: "La speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato!" (Rm 5,5).

Con instancabile dedizione egli ha contribuito a rinnovare la formazione dei futuri sacerdoti, adoperandosi perché essi potessero svolgere il loro servizio pastorale attenti e sensibili alle ansie ed angosce dell'umanità, insidiata ai nostri tempi da avverse ideologie e tribolata da emergenti questioni sociali e civili.

Tra i frutti del suo impegno va ricordata la Costituzione Apostolica "Sapientia Christiana" che, prendendo il posto di quella di Pio XI "Deus scientiarum Dominus" con la normativa successiva, in realtà la completava e la arricchiva.

Di essa, particolarmente significativo appare, alla luce della recente Enciclica "Veritatis Splendor", l'articolo 68, che al paragrafo 1 così dice: "La Verità rivelata deve essere considerata in connessione con le acquisizioni scientifiche dell'età che si evolve, perché si comprenda chiaramente come la fede e la ragione si incontrino nell'unica Verità, e la sua esposizione sia tale che, senza mutamento della Verità, sia adattata alla natura e all'indole di ciascuna cultura, tenendo conto particolarmente della filosofia e della sapienza dei popoli, esclusa tuttavia qualsiasi forma di sincretismo e di falso particolarismo".

Questo fu l'assillo del Cardinale Garrone, fino al gennaio 1980, quando lasciando l'ufficio di Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, ebbe l'incarico di curare il settore dei rapporti tra la Santa Sede e la cultura.

Raggiunto l'ottantesimo anno e insidiato già dai malanni dell'età, egli, uomo di coraggio apostolico e di indomita speranza, non cesso di lavorare per il Regno di Dio. Porto avanti la causa di beatificazione della serva di Dio suor Jeanne Jugan, la fondatrice delle "Petites Soeurs des Pauvres"; curo la pubblicazione e la ristampa di alcuni suoi libri interessanti ed utili; partecipo con giovanile entusiasmo, nell'autunno del 1985, al Sinodo Straordinario dei Vescovi in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Vaticano II.

Soprattutto volle ritirarsi in preghiera e meditazione, in attesa dell'incontro con il Signore. Dio gli ha dato una vita lunga, ma non libera da sofferenze di vario tipo. Nella mia memoria rimarrà per sempre la serenità di spirito che egli riusciva ad irradiare attorno a sé, grazie alla costante, profonda comunione con Dio.

Nel momento in cui prendiamo congedo da lui, come non manifestare la nostra gratitudine al Signore per aver donato questo fedele suo servitore alla Chiesa universale? E come non rendere merito, inoltre, alla Francia cattolica che ha arricchito la storia del Cattolicesimo con una vasta eredità filosofica artistica e letteraria, di cui anche il compianto Cardinale è stato artefice significativo?


3. Il Libro della Sapienza annota a nostro supremo conforto: "Quanti confidano nel Signore comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di Lui nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti" (3,8-9).

Il Cardinale Garrone ha confidato nel Signore e Gli è rimasto fedele: grazia e misericordia sono pertanto a lui certamente riservate! "Le anime dei giusti sono nelle mani del Signore!": il Cardinale Garrone ha percorso fedelmente il cammino accidentato di questo secolo XX ed ha visto la caduta degli Imperi, la nascita violenta e poi il declino delle Dittature, l'espansione della cultura, le conquiste della scienza e della tecnica, l'oppressione degli umili e dei poveri. Ha vissuto l'esperienza di due tremende guerre mondiali, che hanno cambiato le mentalità e i costumi: soprattutto ha costatato la crisi della fede cristiana e quindi anche dell'etica e della pedagogia.

La voce eloquente di un secolo di storia ci dice che tutto passa, ma la Verità rimane in eterno: ecco anche il messaggio che dobbiamo raccogliere dalla vita del compianto Cardinale, mentre meditiamo sul passato e protendiamo lo sguardo verso il futuro.

Viviamo nella certezza della Parola divina, che ha alimentato la sua vita: "Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno" (Jn 6,39).

Viviamo nella prospettiva dell'eternità con la nostalgia di Dio e del cielo!


4. "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. Quando vedro il suo volto?" (Ps 42,3).

Questo l'anelito del Salmista; questo il desiderio del defunto Cardinale Garrone.

Con fiducia lo consegniamo oggi al Padre celeste, giusto e misericordioso, mentre il suo ricordo resta vivo e costante nel nostro spirito e nella Chiesa.

Amen!

Data: 1994-01-18 Data estesa: Martedi 18 Gennaio 1994






Visita "ad limina": il discorso rivolto ai Presuli della Conferenza Episcopale del Panama - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovato impegno evangelizzatore per una presenza più incisiva dei valori cristiani nella società panamense

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. In occasione della vostra visita "ad Limina", il Signore ci concede oggi la grazia di questo incontro, che è testimonianza eloquente della vostra unione con il Successore di Pietro e con la quale si rafforzano i vincoli di carità del nostro ministero, come proseguimento della missione affidata dallo stesso Cristo agli Apostoli. Questa unità, che oggi esprimiamo in modo visibile, è per noi fonte di conforto nel ministero che ci è stato affidato e, allo stesso tempo, garanzia e incoraggiamento per gli amatissimi fedeli del Panama, che possono vedere il vostro servizio pastorale come nato veramente dallo spirito di Cristo, che accompagna e guida sempre la sua Chiesa.

Desidero ringraziare vivamente Mons. Marcos Gregorio McGrath, Arcivescovo di Panama e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a nome di tutti e che esprimono anche l'affetto e la vicinanza dell'amato popolo panamense al Successore di Pietro.

I colloqui personali con ognuno di voi, unitamente ai rapporti quinquennali, mi sono stati d'aiuto per avvicinarmi con maggiore cognizione di causa alla realtà delle vostre diocesi, con le loro luci e le loro ombre, ma sempre animate dal vigore del vostro zelo pastorale volto a promuovere, nelle vostre comunità ecclesiali, quell'autentico rinnovamento di tutta la vita cristiana secondo le direttive del Concilio Vaticano II.

In questo incontro conclusivo della vostra visita "ad Limina", amati Fratelli, mi sento particolarmente vicino a voi "nel vincolo dell'unità, della carità e della pace" (LG 22), come Pastore di tutta la Chiesa (cfr. ibidem LG 22), e desidero farvi partecipi di alcune riflessioni che possano accompagnarvi nella vostra sollecitudine a favore delle comunità che il Signore ha affidato alla vostra cura.


2. Nel recente documento congiunto intitolato "Nuova evangelizzazione e società panamense" avete voluto tracciare le linee pastorali che devono incoraggiare e orientare l'azione evangelizzatrice nel vostro Paese in questo fine millennio. Mi rallegro vivamente nel constatare che il lavoro comune, in seno alla Conferenza così come nelle vostre rispettive diocesi, si propone di promuovere una rinnovata pastorale di evangelizzazione. In effetti, è giunto il momento di svolgere con rinnovato vigore l'azione della Chiesa con decisione e audacia apostolica, poiché le sfide del nostro tempo e i problemi che deve affrontare la vostra patria panamense richiedono una presenza più incisiva dei valori umani. Il vostro compito, quindi, è di fare in modo che la verità su Cristo e la verità sull'uomo penetrino ancor più profondamente in tutti gli strati della vita individuale e sociale del Panama e la trasformino.

Come avete sottolineato in numerose occasioni, amati fratelli, la Chiesa è chiamata a illuminare attraverso il Vangelo tutti gli ambiti della vita dell'uomo e della società, senza escludere la dimensione morale e sociale. Come ho indicato nella mia recente Enciclica Veritatis splendor, "la contrapposizione, anzi la radicale dissociazione tra libertà e verità è conseguenza, manifestazione e compimento di un'altra più grave e deleteria dicotomia, quella che separa la fede dalla morale". (VS 88). Per questo, nel documento congiunto menzionato prima, avete sottolineato in particolare la necessità di coerenza tra fede e vita. "La fede è una decisione che impegna tutta l'esistenza: è incontro, dialogo, comunione di amore e di vita del credente con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita" (cfr. Jn 14,6). Comporta un atto di confidenza e di abbandono a Cristo e ci dona di vivere come lui ha vissuto (cfr. Ga 2,20), ossia nel più grande amore a Dio e ai fratelli" (VS 88).


3. Per tutto ciò, tra gli obbiettivi pastorali che si è proposta la vostra Conferenza Episcopale vi è quello di orientare e armonizzare la fede dei cristiani con la propria vita individuale e collettiva. Ciò riveste una particolare importanza se pensiamo alla presenza dei cristiani nella vita pubblica. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che i laici cristiani hanno il compito di "permeare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico" (AA 5), esercitando "a modo di fermento nel mondo il loro apostolato" (ibidem AA 2). Nel nostro tempo è particolarmente necessaria la presenza attiva dei laici cristiani nelle realtà temporali con tutto il vigore profetico e testimoniale che i valori religiosi le conferiscono.

Osservando la realtà del Panama, vediamo che si rende ogni giorno più necessaria la presenza attiva di un laicato adulto, che sappia impegnarsi con decisione nell'ambito sociale e che sia capace di superare l'individualismo e di anteporre sempre il bene comune agli egoismi e agli interessi di parte. Sono convinto che, più i laici cristiani saranno aperti alla presenza e alla grazia di Dio nel profondo del loro cuore, più saranno capaci di offrire ai loro fratelli la testimonianza di una vita rinnovata e avranno la libertà e la forza di spirito necessarie a trasformare i rapporti sociali e la società stessa secondo i disegni di Dio.

Per rendere presenti nel mondo i valori del Vangelo, i cristiani hanno bisogno di essere saldamente radicati nell'amore di Dio e nella fedeltà a Cristo così come sono trasmessi e vissuti nella Chiesa. Desidero, perciò, esortarvi a intensificare la catechesi a tutti i livelli, in modo che i fedeli vi trovino un'autentica guida alla vita cristiana, dai suoi aspetti più intimi di dialogo personale con Dio allo sviluppo della vita comunitaria, sacramentale e apostolica.


4. In quest'opera di educatori della fede, vi esorto a prestare una particolare attenzione ai giovani. E' necessario che la comunità cristiana e tutti gli ambiti pastorali sostengano con particolare interesse quelle iniziative che contribuiscono alla formazione cristiana dei giovani e alla loro partecipazione attiva alla vita della Chiesa, senza dimenticare la prospettiva vocazionale. A questo proposito, è di somma importanza l'opera degli educatori nei centri di insegnamento, la dedizione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei secolari adulti impegnati nell'apostolato con i giovani.

Una pastorale giovanile coerente deve indubbiamente prestare un'attenzione particolare alla famiglia, "Chiesa domestica", in cui il seme del Vangelo deve germogliare. In questo Anno Internazionale della Famiglia, che abbiamo appena iniziato, desidero pronunciare nuovamente la parole che ho rivolto all'amato popolo panamense durante la mia indimenticabile visita apostolica: "il cristiano autentico... dovrà dire no all'unione non santificata dal matrimonio e al divorzio; dirà no alla sterilizzazione, soprattutto se è imposta a qualsiasi persona o gruppo etnico per fallaci motivi; dirà no alla contraccezione e dirà no al crimine dell'aborto che uccide l'essere innocente (Incontro con le famiglie, Panama, 5 marzo 1983, n. 8). In modo particolare, i laici credenti, uomini e donne, sono chiamati a dare testimonianza di vita familiare cristiana e a difendere i valori di questa cellula primaria della società dinanzi alle minacce dei tempi attuali.


5. In questo importante compito che rappresentato dalla nuova evangelizzazione contate, in primo luogo, sulla collaborazione dei vostri sacerdoti. Essi, come ci ricorda il Concilio Vaticano II, sono "saggi collaboratori" del Vescovo (cfr. LG 28), servitori dell'annuncio della verità salvifica, maestri e guide responsabili di santità, coordinatori di comunione. I tempi attuali esigono sacerdoti disposti al sacrificio, formati nello spirito di preghiera e di lavoro, con una seria preparazione nelle scienze ecclesiastiche, animati dall'ideale del servizio a Cristo e alla Chiesa nell'esercizio del ministero.

Che il vostro rapporto con i sacerdoti sia come quello di un padre, di un fratello e di un amico. Appoggiateli e confortateli nei loro impegni pastorali e nella loro vita personale. Grazie alla vicinanza del Vescovo, il sacerdote si sente incoraggiato a vivere con letizia e dedizione la sua vocazione di sequela di Cristo e di amore incondizionato per la Chiesa.

Allo stesso modo, promuovete lo spirito di collaborazione con religiosi e religiose, che contribuiscono in grande misura a diffondere e a consolidare il messaggio del Vangelo nelle vostre diocesi. Come indica l'Esortazione Apostolica "Evangelii Nuntiandi", "li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita" (EN 69).


6. Sono lieto di constatare che la formazione spirituale, disciplinare e intellettuale dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa è oggetto di particolare attenzione da parte dell'Episcopato panamense. La fioritura dei seminari minori nel vostro Paese è motivo di gioia. Il Signore sta facendo nascere numerose vocazioni ed è confortante vedere la vitalità di questi promettenti centri di formazione spirituale e umana. Come ho indicato nell'Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis "una larga esperienza" attesta che "la vocazione sacerdotale ha un suo primo momento di manifestazione spesso negli anni della preadolescenza e nei primissimi anni della gioventù. Ed anche in soggetti che arrivano a decidere l'ingresso in seminario più avanti nel tempo non è raro constatare la presenza della chiamata di Dio in periodi molto precedenti" (PDV 63).

Vi esorto, quindi, a curare diligentemente queste promesse piene di speranza che sono, per le vostre diocesi, i seminari minori.

La formazione integrale nei Seminari dovrà condurre, innanzitutto, all'esperienza personale con il Signore e a una solida formazione nell'ambito umano, scientifico e pastorale per essere veri "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Fin dal seminario, il candidato al sacerdozio deve sentire la sollecitudine personale e la vicinanza del suo Pastore, instaurandosi in tal modo un rapporto di amicizia che si consoliderà in seguito nel vincolo fraterno del Vescovo con il suo presbiterio.


7. Uno dei motivi di preoccupazione per voi, Pastori della Chiesa nel Panama, è la difficile realtà sociale che vive il vostro Paese, dove molte persone e famiglie subiscono l'emarginazione e la povertà. Voi vivete da vicino la situazione dolorosa di tanti fratelli che mancano del necessario per una vita autenticamente umana. Per questo, mossi dalla vostra sollecitudine pastorale, avete sempre mostrato una particolare attenzione per l'ambito sociale, poichè esso fa "parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (SRS 41).

Penso, in questa circostanza, a determinati strati della popolazione panamense particolarmente indifesi, come gli indigeni, gli afro-americani e i contadini, ai quali la Chiesa deve mostrare il suo amore preferenziale, come ha voluto sottolineare la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano.


8. Il Papa, vi ringrazia di tutto cuore, cari Fratelli, per la vostra generosa opera a favore delle Chiese particolari che il Signore ha affidato alle vostre cure e per la vostra vicinanza e sollecitudine verso coloro che più soffrono. Il popolo di Dio nel Panama attende e ha bisogno della vostra guida dottrinale per poter così purificare e rafforzare nella verità le sue profonde credenze religiose. Allo stesso tempo ha bisogno dei vostri orientamenti per sapere come agire e come difendersi dinnanzi alla attività proselitista delle sette. Nel vostro documento congiunto "Le scelte pastorali della Chiesa nel Panama" fate notare con preoccupazione che "uno dei grandi problemi della proliferazione dei nuovi gruppi religiosi è la loro interpretazione ambigua della Bibbia e della tradizione cristiana, come anche la frammentazione dell'unità che identifica e costituisce il popolo. La nostra fede, invece di essere motivo di unione e di crescente solidarietà tra tutti gli strati del nostro popolo" affermate "si sta trasformando in motivo di divisione e di allontanamento tra tutti noi, che dovremmo considerarci membri di una sola famiglia o comunità umana in Cristo" (n.


50).

Prima di concludere questo incontro, desidero ricordare le parole che dieci anni fa ho rivolto a tutti i panamensi al momento del congedo all'aeroporto di Tucumen: "So che nella sede della vostra più alta Istituzione nazionale si trovano cinque statue di bronzo che rappresentano le qualità che devono accompagnare ogni figlio di questa terra: il lavoro, la costanza, il dovere, la giustizia e la legge. Che questi valori fondamentali della persona e della società possano essere vivificati dalla ricchezza spirituale e soprattutto da una fede cristiana che ispiri ogni vostra convivenza e la conduca verso mete sempre più alte" (Discorso di congedo, Panama, 5 marzo 1983, n. 3). Voglia Dio che le radici cristiane del nobile popolo panamense infondano in tutti una viva speranza e un dinamismo nuovo, che li porti a superare le difficoltà del momento presente e garantisca un futuro di crescente sviluppo spirituale e umano.

Tornando alle vostre diocesi, vi prego di trasmettere ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli il sentito saluto del Papa che pensa a tutti e prega per tutti con grande affetto. All'intercessione di Nostra Signora di Antigua affido le vostre persone e i vostri propositi pastorali, affinché portiate a termine il compito di una nuova evangelizzazione che prepari i cuori alla venuta del Signore.

Con questi auguri vi accompagna la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-01-20 Data estesa: Giovedi 20 Gennaio 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Visita pastorale: l'omelia durante la Messa - Parrocchia di Santa Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle