GPII 1994 Insegnamenti - Domenica delle Palme: Giovanni Paolo II rinnova a ogni giovane la sfida di Gesù - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Domenica delle Palme: Giovanni Paolo II rinnova a ogni giovane la sfida di Gesù - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il ventunesimo secolo è prossimo "vieni con me a salvare il mondo"




1. "Grideranno le pietre..." (Lc 19,40).

Voi giovani sapete che le pietre gridano. Sono mute e tuttavia hanno una loro particolare eloquenza, un loro grido. Se ne accorge chiunque si trovi a tu per tu davanti alle cime dei monti, ad esempio delle Alpi o dell'Himalaia.

L'eloquenza, il grido di questi imponenti massicci rocciosi è emozionante e getta l'uomo in ginocchio, lo spinge a rientrare in se stesso e a rivolgersi all'invisibile Creatore. Queste pietre mute parlano. Voi giovani lo sapete meglio degli altri, perché ne esplorate la misteriosa eloquenza intraprendendo escursioni in alta montagna, quasi per imporvi una fatica ed in essa verificare le vostre giovani energie.

Voi lo sapete e per questo Cristo dice di voi: "Se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19,40). Lo dice al momento del suo ingresso messianico in Gerusalemme, mentre alcuni farisei tentavano di indurlo a far tacere quei giovani che gridavano: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" (Mc 11,9). Cristo rispose: "Se questi taceranno, grideranno le pietre...". Con queste parole, carissimi, Gesù vi ha sfidato. E voi avete accettato la sfida; una sfida che si rinnova, da ormai dieci anni, in occasione della Domenica delle Palme, che vede voi, giovani, radunati in Piazza San Pietro per ripetere: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Il nostro incontro del 1984, in questa stessa Piazza, fece nascere l'idea della Giornata Mondiale della Gioventù. Oggi, per la decima volta, quell'idea si veste di realtà. Quest'anno siete giunti qui anche voi, amici americani, da Denver, per portare la Croce peregrinante e trasmetterla ai vostri coetanei delle Filippine, dove, a Dio piacendo, nel gennaio dell'anno prossimo si svolgerà il nuovo incontro mondiale dei giovani: Manila 1995.


2. "Grideranno le pietre...".

La pietra racchiude una grande energia. In essa si esprimono le forze della natura, che innalzano la crosta terrestre, formando catene di alte montagne.

La pietra può costituire una forza minacciosa. Ma oltre alle rocce delle montagne, nelle quali si esprime il mistero della creazione, vi sono anche pietre che servono all'uomo per le opere del suo genio. Basti pensare a tutti i templi nel mondo, alle cattedrali gotiche, alle opere del Rinascimento, come questa Basilica di San Pietro, oppure a certi edifici sacri dell'Estremo Oriente.

Oggi, pero, vi invito a sostare spiritualmente accanto ad uno specifico tempio: il tempio del Dio dell'Alleanza a Gerusalemme. Di esso è rimasto soltanto un modesto frammento, chiamato "Muro del Pianto", perché presso le sue pietre si radunano i figli di Israele, ricordando la grandezza dell'antico santuario, nel quale Dio prese dimora e che fu oggetto del giusto orgoglio di tutto Israele. Fu raso al suolo nell'anno 70 dopo Cristo. Ecco perché, oggi, questo Muro del Pianto è tanto eloquente. Eloquente per i figli di Israele; eloquente anche per noi, perché sappiamo che in questo tempio Dio stabili realmente la sua dimora, e lo spazio vuoto del Santo dei Santi custodiva in sé le Tavole del Decalogo, affidate a Mosè dal Signore sul Sinai. Quel luogo santissimo era separato dal resto del tempio da un velo, che al momento della morte di Cristo si squarcio da cima a fondo: segno sconvolgente della presenza del Dio dell'Alleanza in mezzo al suo popolo.

Ecco, saliamo a Gerusalemme, dove il Figlio dell'uomo sarà dato alla morte e verrà crocifisso per risorgere il terzo giorno. La Festa odierna, Domenica delle Palme, ci ricorda e rende presente l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, quando i figli e le figlie di Israele proclamarono la gloria di Dio salutando "colui che viene nel nome del Signore": "Osanna al Figlio di Davide!".


3. "Se questi taceranno, grideranno le pietre...".

In realtà, essi non tacciono! Guardiamo con stupore come i giovani alzano la voce. Non lasciano parlare le sole pietre, non permettono che i templi del Dio vivente diventino freddi pezzi da museo. Parlano con voce forte. Parlano in vari luoghi della terra, e la loro voce deve essere udita. Ed avviene così che, grazie alla loro testimonianza, i giovani discepoli di Gesù diventano per molti una sorpresa.

E' accaduto proprio questo lo scorso anno a Denver, nel Colorado, dove, in occasione di un così grande raduno di giovani di tutto il mondo, si prevedevano eccessi giovanili, o persino casi di violenza e di sopraffazione, tutte cose che avrebbero costituito una contro-testimonianza. Si calcolava che così sarebbe avvenuto e furono disposte adeguate precauzioni. Per voi, cari amici, fu una sfida. E voi l'avete accolta ed avete risposto con la vostra testimonianza. Una testimonianza viva, con la quale avete abbattuto gli stereotipi secondo i quali si voleva vedervi e giudicarvi. Avete manifestato chi siete veramente e che cosa desiderate. E la vostra voce è risuonata nella metropoli americana ai piedi delle Montagne Rocciose, così che sia le vette montagnose sia le gigantesche moderne costruzioni dovettero stupirsi udendovi e vedendovi quali veramente siete.


4. Per questo, carissimi, non vi meravigliate se, dopo le esperienze di Buenos Aires, Santiago de Compostela, Jasna Gora e Denver, oggi voglio parlarvi con il messaggio che Cristo lascio agli Apostoli nel suo mistero pasquale. Ecco, entriamo nella Settimana Santa. Andremo a Gerusalemme, al Cenacolo del Giovedi Santo; saliremo sul Golgota; ci fermeremo presso il Sepolcro nel silenzio della Vigilia Pasquale; e poi nuovamente torneremo al Cenacolo, per incontrare il Risorto, che ci ripeterà quanto disse agli Apostoli gioiosi per la sua presenza: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

"E i discepoli gioirono al vedere il Signore" (Jn 20,20), scrive l'evangelista Giovanni. Anche voi gioirete vedendolo tra voi vivo, vincitore sulla morte che non ha potuto trionfare su di Lui. Gioirete udendo le parole che vi rivolgerà. Gioirete perché si fida di voi, ha tanta fiducia in voi da dirvi per mezzo dei vostri Pastori: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Voi attendete che vi mandi, che vi affidi il suo Vangelo, che vi affidi la salvezza del mondo. I vostri giovani cuori attendono proprio questa parola dal Redentore.

L'uomo deve avere la consapevolezza di essere mandato. così ho detto giovedi scorso ai giovani di Roma. Senza di essa la vita umana diventa piatta e polverosa. Essere mandato vuol dire avere un compito da adempiere, un compito impegnativo. Essere mandato vuol dire aprire le strade ad un bene grande, atteso da tutti. Essere mandato vuol dire servire una causa suprema.

Voi, giovani, attendete proprio questo! Cristo desidera incontrarvi e coinvolgervi nella grande missione affidatagli dal Padre. E' missione che perdura nel mondo sempre viva ed attuale, sempre ancora incompiuta, sempre da compiere fino all'ultimo giorno.

"Vieni con me a salvare il mondo - è già il ventesimo secolo" - così cantavano i giovani in Polonia, nei tempi molto difficili della lotta per la Verità e la Vita, che è Cristo, e per la Via da Lui indicata (cfr. Jn 14,6). Oggi, mentre questo ventesimo secolo si avvia al termine, dobbiamo pensare al futuro, al secolo ventunesimo, al terzo millennio. Questo futuro appartiene a voi. Appartiene a voi il domani. Voi siete gli uomini e le donne di domani. E Cristo è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Dite a tutti i vostri coetanei che Egli li attende e che Egli solo ha parole di vita eterna (cfr. Jn 6,68). Ditelo a tutti i vostri coetanei.

Amen! (Al termine della Celebrazione eucaristica, Giovanni Paolo II ha guidato la preghiera mariana dell'Angelus, affidando alla Vergine, in questo Anno della Famiglia, tutte le giovani coppie. Ai ragazzi presenti in Piazza San Pietro ha indicato la Croce come "il segno della speranza che non delude" e la "testimonianza della passione di Dio per l'uomo". Ecco le parole pronunciate da Giovanni Paolo II:)


1. Carissimi giovani, compiamo oggi un gesto che va acquistando, di anno in anno, sempre maggior valore simbolico: la Croce pellegrinante passa di mano in mano, di spalla in spalla. I giovani americani di Denver, dove si è svolto il memorabile incontro dello scorso agosto, consegnano oggi la Croce ai loro fratelli asiatici provenienti da Manila, la capitale delle Filippine, dove nel gennaio 1995 si terrà il prossimo raduno mondiale.

Cari amici, voi sapete riconoscere nella Croce il segno della speranza che non delude. Avete capito che non bisogna vergognarsi, ma gloriarsi della Croce: essa è testimonianza della passione di Dio per l'uomo, è la prova inconfutabile del suo amore. Dite a tutti che, proprio per questo, la Croce infonde in chi l'accoglie una gioia nuova ed autentica: la gioia della vittoria sul male e sulla morte!

Data: 1994-03-27 Data estesa: Domenica 27 Marzo 1994





Recita dell'Angelus - Città del Vaticano

Titolo: Gloriamoci della Croce




1. Carissimi giovani compiamo oggi un gesto che va acquistando di anno in anno sempre maggior valore simbolico: la Croce pellegrinante passa di mano in mano, di spalla in spalla. I giovani americani di Denver, dove si è svolto il memorabile incontro dello scorso agosto, consegnano oggi la Croce ai loro fratelli asiatici provenienti da Manila, la capitale delle Filippine, dove nel gennaio 1995 si terrà il prossimo raduno mondiale.

Cari amici voi sapete riconoscere nella Croce il segno della speranza che non delude. Avete capito che non bisogna vergognarsi, ma gloriarsi della Croce: essa è testimonianza della passione di Dio per l'uomo, è la prova inconfutabile del suo amore. Dite a tutti che proprio per questo la croce infonde in chi l'accoglie una gioia nuova ed autentica: la gioia della vittoria sul male e sulla morte! (In inglese:)


2. Oggi sono presenti dei giovani venuti da Denver e da altre parti degli Stati Uniti che hanno consegnato la Croce pellegrina della Giornata Mondiale della Gioventù ai loro coetanei delle Filippine. Mentre si avvicina il Terzo Millennio, la Croce di Cristo portata sulle spalle dei giovani, parte verso il grande continente dell'Asia. Ci dobbiamo preparare tutti per Manila; soprattutto spiritualmente, attraverso un impegno sempre più generoso per rendere presente il Vangelo di Cristo nella società: nella famiglia, nel mondo della scuola, del lavoro e del tempo libero, in tutti i nostri rapporti con gli altri. Siamo chiamati a Manila per meditare sulle parole di Cristo ai suoi discepoli: "Come il Padre mi ha mandato così io mando voi" (Jn 20,21). Essere mandati significa andare nel nome di colui che ci manda: andare con tutta la nostra fiducia riposta in Lui.

(In spagnolo:)


3. Saluto cordialmente i giovani e le giovani di lingua spagnola qui presenti.

Invito tutti voi e i vostri coetanei all'incontro del prossimo anno a Manila, nelle Filippine, dove la luce del Vangelo giunse grazie alla fede eroica di missionari coraggiosi che resero possibile la presenza vigorosa del cristianesimo nell'Estremo Oriente.

(In francese:)


4. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù vorrebbe ricordare a tutti i cristiani, in particolare ai giovani, la necessità di un audace impegno missionario.

Cari giovani, Cristo ha bisogno di voi per annunciare il Vangelo al mondo. I vostri fratelli attendono di conoscere, attraverso voi, il Signore che dà la vita.

(In tedesco:)


5. Cari giovani, vi invito cordialmente a venire a Manila. C'è una persona che può insegnarci a portare la croce di Cristo con amore: sua madre Maria.

Maria era una donna giovane, piena di amore per la vita. A differenza degli Apostoli non si è mai vergognata delle sofferenze di suo Figlio perché in queste ha riconosciuto l'amore del Padre, dal quale Gesù è venuto e al quale sarebbe dovuto ritornare.

(In polacco:) Saluto i gruppi dei giovani arrivati dalla Polonia. Tutti ricordiamo il Chiaro Monte nel 1991, questo anno decisivo per l'Europa. Proprio li, sul Chiaro Monte, si sono incontrati i giovani dell'Est e dell'Ovest e di tutto il mondo. Li abbiamo cantato questo indimenticabile canto del Padre. Non dimentichiamo questo canto, questa verità, questa grande tradizione giovanile nella Patria e in tutto l'Est Europeo.


6. In questo Anno della Famiglia affidiamo alla Vergine Santa in modo speciale le giovani coppie, sulle cui spalle gravano spesso carichi molto pesanti, a motivo delle ristrettezze economiche, della carenza di alloggi, della disoccupazione.

Impegnamoci, sull'esempio di Cristo, a non lasciare sole le persone in difficoltà.

Facciamo di questa Giornata soprattutto una festa della solidarietà, dell'aiuto vicendevole, della speranza.

(Al termine dell'Angelus, il Papa ha invitato tutti i fedeli a pregare per il Burundi:) Nel contesto di questo tempo di Passione, vi invito ancora una volta, e con immenso dolore, a pregare per il Burundi! La situazione in quel caro Paese africano è veramente drammatica! Vi è in corso un terribile massacro. Numerose sono le vittime e non si contano i saccheggi e le violenze.

In nome di Cristo mi rivolgo a quelle care popolazioni e a chi le guida, dicendo loro: abbandonate i sentimenti di vendetta e di morte; riprendete la via del dialogo; praticate sull'esempio di Cristo il perdono; solo così le prossime feste pasquali vi porteranno il dono della pace!

Data: 1994-03-27 Data estesa: Domenica 27 Marzo 1994





Udienza: ai membri del Circolo San Pietro - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La carità: amore verso Dio e verso il prossimo

Carissimi dirigenti e soci del "Circolo San Pietro"!


1. Sono lieto di accogliervi come ogni anno, ma oggi in coincidenza d'un singolare anniversario. Sono infatti trascorsi, 125 anni da quando, il 28 aprile 1869, prese avvio la vostra Associazione, nata grazie all'iniziativa di un drappello di giovani desiderosi di testimoniare al mio venerato predecessore Pio IX devoto attaccamento in un'epoca non facile per il papato e per il popolo romano.

Ricordando il bene operato dal vostro Sodalizio in questo periodo di storia porgo a tutti il mio cordiale saluto. In particolare, saluto Mons. Ettore Cunial, che da oltre vent'anni vi è accanto e vi guida con saggezza quale Assistente spirituale.

Saluto, poi, il Presidente, il Marchese Giovanni Serlupi Crescenzi, il quale, con le sue cortesi parole, s'è fatto interprete dei vostri sentimenti, illustrandomi talune delle attività espletate nell'anno trascorso, e facendomi partecipe dei programmi della vostra Associazione.

Vi ringrazio per questa visita, per l'affetto sincero ed immutato che riservate al Successore di Pietro, e per la preziosa opera che continuate a svolgere a favore della città di Roma mediante diverse iniziative sociali e caritative.


2. Nota caratteristica e peculiare del Circolo San Pietro è la totale disponibilità verso la Chiesa, il Magistero e la persona del Papa. Il vostro Sodalizio è stato, inoltre, sempre riconosciuto come strumento della carità del Successore di Pietro, quasi come un "suo braccio" proteso verso i bisognosi della Città eterna. La carità ha quindi accompagnato e connotato sempre la vostra esistenza, carità che non è assistenzialismo né filantropismo, ma amore verso Dio e il prossimo, che cerca sempre nuove vie per recare ovunque il conforto della fattiva solidarietà.

Carissimi, fate in modo che la vostra azione apostolica sia sempre corredata di questa qualità squisita. Seguite l'esempio di quanti vi hanno preceduto. Come non pensare ad esempio, tra gli altri, al Servo di Dio Angelo Russeli-Cioldi, morto in odore di santità? Percorrete con gioia le strade che portano dove c'è dolore, bisogno, miseria: diffondete tra i fratelli serenità e sollievo spirituale e materiale.


3. Come poc'anzi ha ricordato il vostro Presidente, voi quest'oggi mi rimettete l'obolo di San Pietro, raccolto alle porte delle chiese di Roma. In questo gesto par esserci la ripetizione di quanto si legge negli Atti degli Apostoli, quando i fedeli della prima comunità cristiana, privandosi dei loro averi, deponevano il loro contributo ai piedi degli Apostoli che "poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno" (Ac 2,45 Ac 4,35). L'"Obolo di San Pietro" è per le opere di carità del Papa, viene così offerta a lui la possibilità di venire in aiuto a molti bisognosi che bussano alle porte della Sede Apostolica. Grazie per questa vostra preziosa collaborazione.

Il servizio d'onore, poi, a voi riservato durante le celebrazioni nella Basilica di San Pietro è, certamente, un riconoscimento alla vostra fedeltà manifestata alla Sede Apostolica, ma è pure un sottolineare che, a chi fa la carità per amore di Dio, spetta un posto privilegiato nella Casa del Signore.

Carissimi, dei 125 anni del vostro Sodalizio, voi rappresentate la continuazione e l'attualità: ne siete l'oggi, rinnovando il tradizionale giuramento di fedeltà al Papa secondo il suggestivo motto: preghiera, azione, sacrificio.

Mentre ringraziamo il Signore d'aver suscitato e mantenuto fiorente il vostro Circolo di San Pietro, vogliamo chiedere per ognuno di voi il dono dell'entusiasmo perché possiate proseguire nel solco segnato dai vostri lungimiranti fondatori.

Invoco per questo abbondanti ricompense celesti, il sostegno della Madre di Dio e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, mentre di cuore imparto la Benedizione Apostolica su voi, sulle vostre famiglie, sui collaboratori e sulle vostre molteplici attività liturgiche, culturali e caritative.

Data: 1994-03-28 Data estesa: Lunedi 28 Marzo 1994





Messaggio consegnato ai Fratelli dell'Istruzione cristiana - Città del Vaticano

Titolo: Siate gli evangelizzatori di cui i giovani hanno bisogno

Al Reverendo Fratello Bernard Gaudeul Superiore generale dei Fratelli dell'Istruzione Cristiana In occasione del vostro Capitolo Generale, sono felice di esprimere a Lei, ai Capitolari e a tutti i Fratelli dell'Istruzione Cristiana la grande stima che nutro per la vostra Istituzione e la vostra vocazione di religiosi educatori.

Generazioni di Fratelli hanno saputo mettere in alto il carisma specifico forgiato sotto la vigorosa ispirazione lei vostri fondatori, il venerabile Jean-Marie de La Mennais e l'Abate Gabriel Deshayes. Oggi, i vostri incontri vi permettono di tracciare gli orientamenti necessari a portare avanti la vostra missione in f unzione della situazione attuale.

Una delle grandi ricchezze della vostra condizione è quella di unire strettamente la vita del religioso con un attività professionale che si integra nei vostri compiti propriamente ecclesiali. Non potete separare dalla vostra consacrazione personale l'esercizio competente delle vostre funzioni educative. Si tratta di un contributo insostituibile dei Fratelli che insegnano nella Chiesa.

Oggi, siete chiamati spesso a vivere in un ambiente meno omogeneo che nel passato e, in più di un paese in cui operate, la vostra testimonianza si rivolge a generazioni di giovani che ricevono solo un minimo sostegno da parte del loro ambiente d'origine per accedere ad una fede viva. Questa situazione vi richiede uno sforzo pedagogico indubbiamente rinnovato, affinché il messaggio cristiano e i valori umani e morali fondamentali possano essere presentati in maniera convincente e i giovani li accolgano vivendoli in una società dove sono a volte costretti a camminare controcorrente.

Comunque, la prima esigenza per voi è quella di essere degli autentici consacrati. Nella vita delle comunità fraterne che formate, trovate, assieme alla forza di essere fedeli alla vostra vocazione, quella di essere dei testimoni come Cristo li ha voluti. Rivolgendomi a voi alla vigilia del triduo pasquale, mi vengono in mente le parole di Gesù nel Cenacolo: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri"(Jn 13,35). Significa ricordare con una parola che un servizio ecclesiale è automaticamente fondato solo sulla comunione d'amore dei discepoli in Cristo.

La vostra vita religiosa comunitaria, così come il vostro inserimento nelle Chiese particolari dei paesi in cui vivete, sono una fonte essenziale affinché siate gli evangelizzatori di cui i giovani hanno bisogno. Il vostro modo di donarvi al Signore per gli uomini che egli ama, attraverso una vita di castità, di povertà e di obbedienza, conta senza dubbio tanto quanto le migliori tecniche pedagogiche per la trasmissione del messaggio cristiano di cui avete l'incarico.

Infatti, gli uomini del nostro tempo, e in particolare i giovani, sono spesso più sensibili alle testimonianze che agli insegnamenti. Che si vedano in voi, attraverso la vostra apertura di spirito, il vostro senso di accoglienza e la semplicità della vostra vita, degli uomini abitati dalla presenza vivificante del Redentore e animati dalla speranza che non delude! Il carisma della vostra Congregazione vi ha portato a fondare numerose scuole. Continuate a dare a queste istituzioni il meglio di voi stessi affinché rappresentino dei veri punti di riferimento per i giovani e per le loro famiglie.

Siate creativi per assicurare un'animazione dinamica delle comunità educative, affinché siano percepite come luoghi privilegiati in cui la Chiesa svolge la sua missione di risveglio della fede e di testimonianza dell'immenso rispetto per la persona umana chiamata a crescere sotto lo sguardo di Dio.

So che di preferenza la vostra preoccupazione è quella di mettervi al servizio dei più poveri e ne sono contento. Grazie alla vostra disponibilità, siate accoglienti verso tutti, li dove vi trovate. Coinvolgete nel vostro apostolato gli insegnanti che collaborano con voi, i vostri alunni, le loro famiglie o altri cristiani che condividono il vostro impegno di educatori e di evangelizzatori.

Cari Fratelli, fin dalle origini, la vostra Congregazione ha avuto una parte importante nella missione ad gentes. Giovanissimi, i Fratelli partivano per mettersi al servizio dei popoli che incominciavano a ricevere la Buona Novella di Cristo. Oggi proseguite con generosità questa presenza missionaria. La gratitudine della Chiesa è grande nei confronti dei religiosi, dediti fino al limite delle proprie forze, i quali contribuiscono in questo modo a rafforzare le giovani Chiese e allo sviluppo di molte nazioni, grazie alla formazione di bambini e adolescenti. Apprezzo vivamente il fatto che abbiate risposto a nuovi appelli nonostante siate diventati meno numerosi.

Un capitolo generale è l'occasione non solo di adeguare, di rivedere l'organizzazione e i modelli di vita, ma anche e soprattutto di riprendere coscienza dell'unità profonda di una vocazione, della sua ragion d'essere, del suo inserimento nella missione della Chiesa così come si esprime in questa epoca.

Penso anche ai Fratelli più anziani, numerosi fra di voi. E opportuno riconoscere il loro ruolo specifico, affidare loro forse compiti nuovi, con la saggezza che deriva loro dall'esperienza e dalla vita spirituale, essi esercitano certamente un'influenza benefica sulla vita di tutta la Congregazione.

So che vi preoccupa il momento del passaggio. Non trascurate alcuno sforzo per rendere i giovani attenti alle ragioni profonde per cui consacrarsi al servizio del Signore nella vita religiosa. Non esitate a proporre ai giovani cristiani aperti al servizio degli altri e consapevoli della necessità di vivere effettivamente la solidarietà fra gli uomini di uno stesso paese o di paesi diversi, quel genere di vita che vi rende profondamente felici. Con il vostro entusiasmo fate scoprire loro la gioia di donarsi totalmente a Cristo, in una comunità religiosa, per meglio condividere i doni di Dio e annunciare il Regno futuro.

Con Lei, Fratello Superiore generale, e con i Fratelli capitolari, invoco lo Spirito del Signore affinché guidi le vostre scelte e sostenga coloro cui darete l'incarico di guidare la vostra Congregazione. In questo tempo di celebrazione del mistero della morte e della Risurrezione di Cristo Salvatore, vi concedo, così come a tutti i vostri Fratelli, la mia affettuosa Benedizione.

Dal Vaticano, 28 marzo 1994.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-03-28 Data estesa: Lunedi 28 Marzo 1994





Udienza: a dirigenti e lavoratori dell'industria internazionale "Procter & Gamble" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La solidarietà elemento fondamentale della visione umanizzante del lavoro

Gentili Signori e Signore della "Procter & Gamble", Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che avete desiderato farmi visita, a conclusione del trentennale di fondazione degli stabilimenti di Pomezia e di Bariano. Saluto anche quanti prestano la loro opera negli stabilimenti di Gattatico e di Campochiaro.

Ringrazio l'Amministratore Delegato, il Dott. Antonio Belloni, per le gentili espressioni che, a nome dei Dirigenti, dei Quadri e delle Maestranze, ha voluto rivolgermi, ricordando l'importanza del lavoro nel contesto odierno e i risvolti dell'impegno sociale cui è sensibile il vostro gruppo industriale, presente in Italia fin dal 1956.


2. E' noto che l'insegnamento della Chiesa sulla dignità del lavoro ha sempre avuto come fondamento la convinzione che l'attività umana, oltre che un necessario servizio al bene personale, familiare e sociale, rappresenta un prolungamento dell'opera del Creatore e un contributo alla realizzazione del suo piano provvidenziale nella storia (cfr. GS 34). Accogliendo l'invito di Dio, l'uomo si prende cura della creazione e la custodisce, traendo da essa il necessario sostentamento (cfr. Gn 2,15). In questa filiale obbedienza a Colui che lo ha chiamato ad essere collaboratore, l'uomo scopre anche di essere in grado di perfezionare se stesso.

Il Signore ha benedetto il lavoro dell'uomo, assegnando come frutto suo non solo la fatica e il sudore (cfr. Gn 3,18-19), ma anche la felicità e il godimento di ogni sorta di bene (cfr. Ps 128,2-3). Il lavoro dell'uomo è pertanto un dono di cui si deve essere grati a Dio (cfr. Qo 3,13). Esso, pero, è anche il risultato degli sforzi dell'uomo che, con la sua intraprendenza e sagacia, riesce a creare opportunità di lavoro per altri suoi simili. Ciò suppone capacità manageriale e calcolato rischio d'impresa nel costante rispetto delle esigenze della giustizia. All'impegno manageriale non mancherà di affiancarsi lo Stato per incentivare, mediante appropriati interventi, l'attività produttiva. Ma se, da una parte, l'imprenditore privato e pubblico devono saper creare nuovi mercati e nuovi posti di lavoro, dall'altra il lavoratore non potrà non sentirsi corresponsabile del buon andamento dell'azienda, assumendo verso di essa un atteggiamento di leale collaborazione.


3. Carissimi fratelli e sorelle! E' in questo contesto di dialogo, capace di comporre tra loro le rispettive esigenze, che si inserisce una particolare attenzione verso le problematiche della povertà e dell'emarginazione.

Nel congedarsi dalla comunità di Efeso, Paolo ricordava: "In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (Ac 20,35). La dimensione della solidarietà è un elemento fondamentale della visione umanizzante del lavoro, nella quale la capacità di costruire e di agire s'incontra con le situazioni di precarietà o addirittura di emergenza, per cercare responsabilmente un possibile rimedio. Come scrivevo nell'Enciclica Sollicitudo rei socialis, la solidarietà "ci aiuta a vedere l'"altro"" - persona, popolo o Nazione - non come uno strumento qualsiasi, per sfruttarne a basso costo la capacità di lavoro e la resistenza fisica, abbandonandolo poi quando non serve più, ma anche come un nostro "simile", un "aiuto" (cfr. Gn 2,18 Gn 2,20), da rendere partecipe, al pari di noi, nel banchetto della vita, a cui tutti gli uomini sono egualmente invitati da Dio" (SRS 39d).

Con questi presupposti sarà possibile progredire verso l'edificazione di una civiltà dove l'uomo diventi la via di ogni agire politico, culturale ed economico. Proprio per questo la Chiesa non cessa di difendere l'uomo riaffermandone la preziosità alla luce di Cristo, che ne svela pienamente l'identità e il destino.

Mentre auguro a voi, lavoratori tutti della "Procter & Gamble", di inserirvi sempre più non solo nell'ambito della produzione, ma anche nel tessuto sociale dove operate, vi assicuro il mio ricordo al Signore e di cuore vi benedico.

Data: 1994-03-28 Data estesa: Lunedi 28 Marzo 1994





Lettera al Cardinale Jean Margéot - Città del Vaticano

Titolo: Per il 150° anniversario dell'evangelizzazione della Nuova Caledonia

Al Venerato Fratello Nostro S.R.E. Cardinal Jean Margéot Anche ieri, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, alla presenza di giovani provenienti da tutto il mondo, abbiamo sottolineato che la Chiesa universale è innanzitutto missionaria e l'abbiamo indicata sempre splendente nel suo zelo e nelle sue virtù missionarie. Questa stessa Chiesa amiamo vedere ed esaltare operante nella vigna di Gesù Redentore e particolarmente dedita alla molteplice opera missionaria.

Così, con profonda consolazione d'animo, rivolgiamo il pensiero e lodiamo con moltissima gratitudine la comunità cattolica della Nuova Caledonia, per la quale, come sappiamo, si avvicina un evento memorabile per la vita e l'opera apostolica: la ricorrenza del 150° anniversario dell'arrivo, salutare e provvidenziale, del Vangelo di Cristo in quella terra. Né abbiamo davanti agli occhi Nostri e di tutta la Chiesa soltanto il ricordo di quell'avvenimento, ma anche del lungo periodo intercorso fino ad oggi, in cui un apostolato fervido ed una lunga serie di salutari iniziative hanno portato a diffondere e rinsaldare in tutta la regione il nome cristiano: nelle singole città, negli animi e nelle abitudini degli uomini.

Inoltre siamo lieti che, per commemorare questa prima evangelizzazione della Nuova Caledonia, sia stato scelto un giorno così adatto e per più ragioni opportuno come la prossima Solennità di Pentecoste, che cadrà il 21 maggio di quest'anno. Infatti lo Spirito Santo suscito quell'opera di evangelizzazione con il Suo soffio non meno vigorosamente ed efficacemente di quanto non avesse fatto nei secoli precedenti, sostenendo altrove l'evangelizzazione di genti e popoli.

Quando dunque celebreremo qui in Roma la discesa fra gli Apostoli di quello stesso Spirito che anche oggi, come sempre, agisce nella Chiesa, saremo spiritualmente uniti, con amino paterno e ardore missionario, al Venerato Fratello Michel-Marie-Bernard Calvet, Arcivescovo di Nouméa, nonché a tutti i suoi coadiutori, presbiteri, religiosi e fedeli dilettissimi, quanti giustamente onorano i fausti inizi della propria fede.

Tuttavia, affinché questa Nostra partecipata gratitudine per l'opera del passato, la letizia per questo memorabile evento di vita ecclesiale nonché l'esortazione alla futura attività di evangelizzazione appaiano più evidenti e chiare, volentieri con questa lettera designiamo Lei, Venerato Fratello Nostro, quale nostro Inviato Speciale alle sacre celebrazioni e tra gli onorati Fratelli nell'Episcopato, per la commemorazione della prima evangelizzazione della Nuova Caledonia, il prossimo giorno di Pentecoste. Sarà presente là a nome Nostro ed anzi, presiederà alle sacre liturgie, illustrando con la sua parola, secondo le Nostre intenzioni, l'importanza di quell'evento, e le opportunità di rinnovare oggi il fervore missionario; attesterà la Nostra benevolenza verso tutta quella fiorente comunità ecclesiale, e nello stesso tempo, per Nostra volontà, conforterà i partecipanti per mezzo della Nostra Apostolica Benedizione, pegno di perenne favore, consolazione e forza di Dio Onnipotente nel percorrere lietamente e con prosperità le vie dell'annuncio del Signore Gesù.

Dal Vaticano, addi 28 marzo 1994, XVI anno del Nostro Pontificato.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-03-28 Data estesa: Lunedi 28 Marzo 1994





Udienza: ai giovani dell'Opus Dei partecipanti al XXVII Congresso "Univ '94" - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Gesù vi "prenda" e vi immerga nel suo dolore, nella sua morte, nella sua infinita carità"

Carissimi fratelli e sorelle!


GPII 1994 Insegnamenti - Domenica delle Palme: Giovanni Paolo II rinnova a ogni giovane la sfida di Gesù - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)