GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: ai giovani dell'Opus Dei partecipanti al XXVII Congresso "Univ '94" - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)


1. "Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più" (Rm 6,8-9). Ci avviciniamo al cuore della Settimana Santa e queste parole dell'Apostolo offrono alla nostra riflessione una guida densa e ricca di applicazioni.

Carissimi professori e studenti di tante Università del mondo intero: il vostro consueto Congresso UNIV a Roma è quest'anno segnato da una tonalità particolare per la recente scomparsa del vostro amatissimo Prelato, Mons. Alvaro del Portillo, che il Signore ha chiamato a sé al termine d'una lunga ed attiva esistenza. Mentre assicuro ancora una volta la mia preghiera per la sua anima, rinnovo al Vicario Generale, Mons. Javier Echevarria, che ringrazio per le parole poc'anzi rivoltemi, ed all'intera Prelatura dell'Opus Dei sentimenti di partecipe cordoglio e di affettuosa solidarietà. Sono imperscrutabili i disegni della divina Provvidenza, ma sempre ricchi di misericordia per quanti confidano nel Signore. Il tempo liturgico che stiamo vivendo ci aiuta a meglio capire il mistero dell'amore misericordioso di Cristo, mistero di salvezza e di vita per i credenti. A voi, pertanto, qui convenuti per rivivere nel cuore della cristianità, accanto a Pietro, la morte e risurrezione del Redentore, vorrei dire: nel raccoglimento interiore, lasciate che Gesù vi "prenda" e vi immerga nel suo dolore, nella sua morte, nella sua infinita carità. Vivete, nell'incontro sacramentale con Cristo ed intensificando l'orazione e la penitenza, il mistero eloquente della sua Passione e della sua morte. Egli vi unirà alla sua Risurrezione.


2. Il pensiero corre ai luoghi della Terra Santa, a Gerusalemme, dove il Signore abbraccio con ineffabile trasporto la Croce. Nella recente Lettera alle Famiglie ho ricordato l'affermazione di Pascal, secondo cui "Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo" (n. 22): non solo in quella terra, lacerata da tensioni e ancora intrisa di sangue, ma in tante aree del mondo, in tante persone, in tante famiglie, Gesù è oggi in agonia. Ed io vi auguro, carissimi, che nella vostra vita e, attraverso di voi, nella vostra famiglia e nei vostri amici, Gesù risorga e porti la vera pace.

In questi giorni, il ricordo della Terra Santa è in voi legato anche alla persona di Mons. Alvaro del Portillo. Prima di chiamarlo a Sé, infatti, Iddio gli ha concesso di compiere un pellegrinaggio nei luoghi dove Gesù trascorse la propria vita terrena. Sono stati giorni di intensa preghiera che lo hanno unito strettamente a Cristo e quasi lo hanno preparato al definitivo incontro con la Santissima Trinità.

Nel ricordo di questo "servitore buono e fedele", e nello spirito della Settimana Santa, possa ciascuno di voi intensificare il suo impegno al servizio del Vangelo e diffondere l'annuncio della salvezza mediante la propria quotidiana testimonianza cristiana.


3. Carissimi fratelli e sorelle! Il tema del vostro Congresso è "Famiglia e sviluppo". Come ben sottolinea il Beato Josemaria Balaguer, la santificazione personale è inseparabile da quella della famiglia. La famiglia è infatti la via della Chiesa, come ho scritto nella recente "Lettera alle Famiglie", che v'invito a meditare attentamente. Occorre fare della famiglia il cuore della nuova evangelizzazione alle soglie del Terzo Millennio.

Il cristiano non ignora gli ostacoli che si frappongono all'evangelizzazione del nucleo familiare. Ma la Risurrezione di Cristo è per lui fondamento di una speranza così viva (cfr. 1Co 15,19-20) da diradare per sempre le insidie che provengono dall'esperienza dell'umana debolezza. La fede ci assicura che Gesù risorge in ciascuno di noi. "L'amore (...) possiede la capacità di curare simili ferite (...). Tale capacità dipende dalla grazia divina del perdono e della riconciliazione, che assicura l'energia spirituale di iniziare sempre di nuovo" (LF 14). Ed a voi ripeto: "Non abbiate paura dei rischi! Le forze divine sono di gran lunga più potenti delle vostre difficoltà! Smisuratamente più grande del male che opera nel mondo è l'efficacia del sacramento della Riconciliazione (...). Molto più incisiva della corruzione presente nel mondo è l'energia divina del sacramento della Confermazione (...). Incomparabilmente più grande è, soprattutto, la potenza dell'Eucaristia" (LF 18).

(In spagnolo:)


4. Carissimi, mi auguro che nel corso di questa Settimana Santa, con l'aiuto della grazia, maturiate dentro di voi la disposizione necessaria a trasformare la vostra esistenza in una testimonianza tangibile della Risurrezione. Confidando nella presenza di Cristo Risorto fra di voi, siate validi testimoni del suo Vangelo nel mondo attuale. In questo vi guiderà il Beato Josemaria Escriva de Balaguer, che nella sua vita cerco di essere un fedele servo della missione che il Signore aveva affidato alla sua Chiesa.

All'interno di questa missione, la cristianizzazione della vita familiare - non dimenticatelo - costituisce uno degli aspetti più attuali e rilevanti. In effetti, la famiglia si trova "al centro del grande combattimento tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra l'amore e quanto all'amore si oppone. Alla famiglia è affidato il compito di lottare prima di tutto per liberare le forze del bene" (LF 23). Per questo, di tutto cuore, vi affido alla protezione di Maria, Madre del Bell'amore, affinché ottenga per voi da Dio l'amore vero, il bell'amore che, in quanto "dono cioè della persona alla persona, deve provenire da Colui che è Dono Egli stesso e fonte di ogni dono" (Ibidem. LF 20).

(In tedesco:)


5. Cari fratelli e sorelle! Saluto di cuore tutti voi che siete venuti a Roma per il Congresso annuale dell'UNIV. Avete dedicato il Congresso di quest'anno al tema della famiglia e ne siamo grati. La famiglia è la via della Chiesa e vi esorto, nella vostra vita quotidiana, a fare tutto il possibile affinché la famiglia venga giustamente mantenuta come cellula germinale della società. Per tutti i vostri sforzi giornalieri in favore della santità della vita quotidiana vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica e vi auguro una Santa Pasqua.

(In francese:)


6. Cari amici, in questi giorni santi, la vostra riflessione su "Famiglia e sviluppo" raggiunge proprio il cuore della nostra fede: l'ascesa di Gesù fino al Calvario e la sua Risurrezione nella gloria mostrano dove si trova la sorgente profonda del dono reciproco dei membri di ogni famiglia, della loro capacità di superare le prove e della loro comunione d'amore, questo amore umano che riflette l'amore creatore e salvifico di Dio. Possano queste celebrazioni pasquali costituire per voi un tempo di accoglienza personale del mistero della Redenzione, che illuminerà tutta la vostra vita di cristiani, nelle vostre famiglie, nei vostri studi e nelle vostre professioni, così come nella Chiesa! Il Signore morto e risorto vi colmi della sua grazia! (In inglese:)


7. Esprimo l'ardente speranza che questa Settimana Santa, vissuta in intima unione con il Cristo sofferente e vittorioso, sarà per tutti voi un tempo di intenso rinnovamento, di conferma del vostro impegno di portare il messaggio salvifico del Vangelo nelle realtà quotidiane del mondo. Ricordatevi il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Manila, "Come il Padre ha mandato me così io mando voi" (Jn 20,21). Vi esorto tutti ad accettare la sfida di essere reali apostoli di Gesù Cristo, ora e nel prossimo millennio. Il mondo ha bisogno della testimonianza della vostra fede e santità, del vostro giovanile entusiasmo e della vostra generosità. Che lo Spirito Santo compia tutto ciò in voi! Imparto con affetto a ciascuno di voi la mia Benedizione Apostolica.

(In polacco:) Visto che ci sono tra voi anche persone provenienti dalla Polonia, auguro loro che quest'incontro pasquale dell'UNIV dell'Opus Dei li faccia partecipare profondamente al mistero pasquale di nostro Signore Gesù Cristo, alla sua passione e alla sua risurrezione. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-03-29 Data estesa: Martedi 29 Marzo 1994









Giovedi Santo: l'omelia durante la Messa del Crisma celebrata insieme con oltre 1200 presbiteri - Basilica Vaticana, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo abbraccia tutte le famiglie del mondo con la grazia e l'amore dei suoi sacerdoti

"Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto".

"Videbunt in quem transfixerunt" (Jn 19,37 cfr. Ap 1,7 Za 12,10).

Carissimi fratelli nel Sacerdozio!


1. Con questa Eucaristia entriamo pienamente nel Sacro Triduo Pasquale. Quanto espressive sono le parole dell'Evangelista Giovanni! In esse è racchiuso tutto il mistero di questi tre giorni.

Colui che è venuto tra noi, unto con la pienezza dello Spirito Santo, diverrà, sotto gli occhi degli uomini, l'olocausto per la redenzione del mondo; sarà umiliato fino alla morte, e alla morte di croce. Il suo costato sarà trafitto da una lancia, a conferma della sua effettiva morte (cfr. Jn 19,33-34). Ma uscirà il terzo giorno dal sepolcro, perché gli uomini possano vedere e credere che "la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9).

Gli Apostoli lo hanno visto con i loro occhi, così da poter essere pienamente testimoni della vita nuova che è in lui per la salvezza del mondo. Egli è l'Alfa e l'Omega, "Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente" (Ap 1,8).


2. Ci ha fatto partecipi del suo sacerdozio. La celebrazione odierna rende attuale in modo particolare questo dono. Mai come ora sentiamo così forte questa grazia.

Mai come oggi ringraziamo il Signore così intensamente per questa partecipazione.

E mai come adesso desideriamo essere con Lui. Desideriamo stare insieme come presbiterio della Chiesa.

Questa è la nostra vera festa, il momento in cui ogni sacerdote forma unità attorno al proprio Vescovo. Una comunione che esprimiamo celebrando insieme l'Eucaristia. Questa comunione è messa in ulteriore rilievo dalla Lettera che il Papa indirizza in occasione del Giovedi Santo ai fratelli nel ministero sacerdotale del mondo intero.

In questo momento, vogliamo ringraziare anche la Congregazione per il Clero, per il bene che fa a favore dei sacerdoti, per la sollecitudine e l'amore con cui tutti li abbraccia.


3. Insieme alla Lettera che ogni anno viene consegnata nell'occasione del Giovedi Santo, i sacerdoti ricevono quest'anno la "Lettera alle Famiglie". Possano essi sentirsi attivamente corresponsabili della grande causa costituita dalla famiglia nella Chiesa e nel mondo.

Rinnovando le promesse sacerdotali, ricordiamo con gratitudine le famiglie in cui siamo nati ed in cui è sbocciata la nostra vocazione al sacerdozio ministeriale. Pensiamo ai genitori, ai fratelli, alle sorelle, a tutti coloro che, sin dai primi anni della vita, sono stati presenti sulla via della nostra chiamata, come pure a tutti coloro verso i quali ci sentiamo debitori, a tutti se vivono, a tutti se sono già nella Casa del Signore.

Ogni famiglia si senta abbracciata da noi con lo stesso amore con cui Cristo l'ha abbracciata nel momento dell'istituzione del Sacramento dell'Amore.

Ogni famiglia veda questo cuore di Cristo che ha tanto amato, un cuore che ora, Venerdi Santo, viene trafitto sulla croce.

L'Anno della famiglia diventi così, nella Chiesa, "l'anno di grazia del Signore" (cfr. Is 61,2).


4. Cari fratelli! Il Vescovo di Roma desidera oggi da questo altare ringraziare ciascuno di voi per tutto ciò che siete e per quanto fate. Siatene certi: la vostra ricompensa sarà Cristo stesso.

Colui che ha detto agli Apostoli: "Non vi chiamo più servi (...), ma vi ho chiamati amici" (Jn 15,15), ripete a voi le stesse parole. può esserci dono più grande dell'amicizia del nostro Redentore? A lui "sia gloria nei secoli dei secoli. Amen!" (He 13,21).

Data: 1994-03-31 Data estesa: Giovedi 31 Marzo 1994





Giovedi Santo: l'omelia durante la Messa "in Cena Domini" presieduta nella Basilica di San Giovanni in Laterano - Roma

Titolo: Questa è la logica dell'amore di Cristo presente nell'Eucaristia: consegnare se stesso in dono agli uomini sino alla fine del mondo




1. "E comincio a lavare i piedi dei discepoli..." (Jn 13,5) Questa è la sera in cui la Chiesa rivive il gesto e il significato della lavanda dei piedi, che doveva introdurre gli Apostoli, riuniti nel cenacolo, all'istituzione dell'Eucaristia.

Perché Cristo ha voluto cominciare dalla lavanda dei piedi? Lo ha fatto per presentarsi davanti a loro nella condizione di servo. Lo spiega lui stesso, quando dice: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Jn 13,14).

La lavanda dei piedi sta ad esprimere il servizio di un'umile carità.

Durante l'Ultima Cena, Cristo desidera rivelare se stesso come colui che serve: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,27).

Vero discepolo di Cristo è soltanto colui che ha "parte" con il Maestro, pronto a servire come Lui. Il servizio, infatti, cioè la cura delle necessità degli altri, costituisce l'essenza di ogni potere. Servire significa regnare.


2. Nell'ora in cui si appresta a dar compimento al mistero pasquale, Cristo si manifesta in mezzo a noi come colui che serve. Appare, infatti, agli occhi dei discepoli la vera ragione ultima della sua venuta nel mondo: il ministero della redenzione dell'uomo e della salvezza del mondo.

In questo ministero Egli offre se stesso: si consegna alla morte di croce per donare se stesso. Questo è il motivo per cui anticipa la crocifissione mediante l'istituzione dell'Eucaristia. In essa Cristo offre in dono se stesso agli Apostoli nel cenacolo; poi, dicendo loro: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19), li impegna a far dono di lui agli altri fino alla fine del mondo.

Cristo, che vive totalmente per il Padre, desidera che anche noi viviamo per mezzo di Lui; per questo motivo, si offre a noi sotto le apparenze del pane e del vino. Il pane è l'alimento quotidiano dell'uomo, senza il quale è difficile vivere; il vino è la bevanda benefica per la salute dell'organismo.

Consegna in dono se stesso - il suo Corpo e il suo Sangue - sino alla fine del mondo, perché questa è la logica del suo amore: "ci amo sino alla fine" (cfr. Jn 13,1).


3. L'essenza del suo ministero è proprio questa: è il ministero della salvezza che egli sta compiendo ancora oggi, che compirà fino alla fine dei tempi, per mezzo della Chiesa. Per tale ragione è necessario che la Chiesa, Sposa di Cristo, compia fedelmente il ministero affidatole, attuando il mistero della redenzione e dell'Eucaristia.

Nel realizzare questo "servizio", Cristo si è nascosto sotto le specie del pane e del vino e, in tali misteriose apparenze, egli nutre e conduce attraverso i secoli il suo popolo. Ne è l'unico Sacerdote, Re e Profeta, e di Lui diveniamo partecipi per mezzo dei sacramenti.


4. La liturgia dell'Ultima Cena mette in risalto il misterioso legame che esiste tra la liberazione d'Israele dalla schiavitù d'Egitto e l'istituzione dell'Eucaristia. Questo secondo tema troverà piena espressione durante la Veglia pasquale, quando sarà fatta memoria del sacramento del Battesimo. Oggi trova la sua espressione in relazione all'Eucaristia.

Ecco l'annuncio: Cristo è l'Agnello pasquale, che libera il suo popolo dalla schiavitù per mezzo del sangue versato sulla Croce.

Nella notte dell'esodo dall'Egitto, il sangue dell'agnello sugli stipiti delle case, in cui abitavano i figli d'Israele, era il segno della loro salvezza.

Si può dire che è stato proprio questo sangue a condurre gli Israeliti fuori dalla condizione di schiavitù ed ha mostrato loro la via verso la Terra promessa.

Durante l'Ultima Cena, Gesù dice: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me" (1Co 11,25).

Il Salmista si domanda: "Che cosa rendero al Signore per quanto mi ha dato?" (Ps 115/116,12). E noi, con tutta la Chiesa, ci poniamo la stessa domanda in questa sera del Giovedi Santo: "Che cosa rendero al Signore?".

Data: 1994-03-31 Data estesa: Giovedi 31 Marzo 1994





Via Crucis: il discorso al termine della pia pratica al Colosseo - Roma

Titolo: "Non sia svuotata la Croce di Cristo! Questo è il grido della nuova evangelizzazione"




1. Fratelli e sorelle, oggi siamo qui per contemplare il mistero della Croce, che adoriamo nella Liturgia del Venerdi Santo: "Ecce lignum Crucis, venite adoremus".

Adoriamolo adesso, qui, nel Colosseo.

Qui dove i nostri antenati nella fede hanno dato testimonianza, attraverso il loro martirio fino alla morte, dell'amore con cui Cristo ci ha amati. Qui in questo punto del globo terrestre, nell'antica Roma, io penso specialmente alla "Montagna delle Croci" che si trova in Lituania, dove sono andato in visita pastorale nel settembre scorso. Sono rimasto commosso da quest'altro Colosseo non dei tempi lontani, romani, ma Colosseo dei tempi nostri, dell'ultimo secolo.

Prima di andare in Lituania, nei Paesi Baltici, ho pregato per queste due strade della evangelizzazione: una che camminava da Roma verso nord, est, ovest; l'altra che camminava da Costantinopoli, dalla Chiesa dell'Oriente. Queste due strade s'incontrano appunto là, nei Paesi Baltici, fra Lituania e Russia.


2. Oggi ci ha guidato in questa nostra meditazione della Via Crucis la saggezza della Tradizione Orientale attraverso le parole del nostro amatissimo Fratello Bartolomeo di Costantinopoli, Patriarca Ecumenico. Lo ringraziamo di cuore.

Ho pensato a questi altri Colossei, molto numerosi, a queste altre "Montagne delle Croci" che sono dall'altra parte, attraverso la Russia europea, attraverso la Siberia, tante "Montagne delle Croci", tanti Colossei dei tempi nuovi.

Vorrei dire oggi a questo mio Fratello di Costantinopoli, a tutti questi nostri fratelli d'Oriente: carissimi, noi siamo uniti in questi martiri fra Roma, la "Montagna delle Croci" e le Isole Solovieskj e tanti altri campi di sterminio.

Noi siamo uniti sullo sfondo dei martiri, non possiamo non essere uniti. Non possiamo non dire la stessa verità sulla Croce e perché non possiamo non dirla? Perché il mondo di oggi cerca di svuotare la Croce. Questa è la tradizione anti-cristiana che si diffonde già da parecchi secoli e vuole svuotare la Croce e vuole dirci che l'uomo non ha le radici nella Croce, non ha neanche la prospettiva e la speranza nella Croce. L'uomo è solamente umano, deve esistere come se Dio non esistesse.


3. Carissimi, abbiamo questo compito comune, dobbiamo dire insieme fra Oriente e Occidente: "Ne evacuetur Crux!" Non sia svuotata la Croce di Cristo, perché se si svuota la Croce di Cristo, l'uomo non ha più radici, non ha più prospettive: è distrutto! Questo è il grido alla fine del secolo ventesimo. E' il grido di Roma, il grido di Mosca, il grido di Costantinopoli. E' il grido di tutta la cristianità: delle Americhe, dell'Africa, dell'Asia, di tutti. E' il grido della nuova evangelizzazione.

Ci dice Gesù: hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; hanno ascoltato me, hanno ricevuto la mia Parola, riceveranno anche la vostra.

Riceveranno, non hanno altra soluzione. Nessuno ha parole di vita eterna, solamente Lui, solamente Gesù, solamente la sua Croce.

E così, alla fine di questa Via Crucis nel nostro antico Colosseo di Roma, noi pensiamo a tutti gli altri Colossei e li salutiamo nell'amore, nella fede, nella speranza comune.


4. Affidiamo noi stessi, tutta la Chiesa e tutta l'umanità, a questa Madre che sta sotto la Croce e che ci abbraccia tutti come figli. Nel suo amore noi, come Giovanni, sentiamo la forza di questa unità, di questa comunione, della Chiesa e della cristianità e rendiamo grazie al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per la Croce di Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo! Buona Pasqua!

Data: 1994-04-01 Data estesa: Venerdi 1 Aprile 1994





Messaggio "Urbi et Orbi" - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Indietreggi la cultura della morte




1. Pietro giunse al sepolcro insieme con Giovanni, vi entro, si chino e vide le bende per terra. "Vide e credette" (Jn 20,8). Insieme con Giovanni torno poi al Cenacolo, dove gli Apostoli erano riuniti per timore dei Giudei.

Lo stesso giorno dopo il sabato, di sera, Gesù verrà nel Cenacolo a porte chiuse. Saluterà gli Apostoli dicendo: "Pace a voi!" ed aggiungerà: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi (...) Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21-22).

Così Cristo risorto saluta questa particolare famiglia, questa riunione apostolica della Chiesa, a cui ha affidato il mistero pasquale, mistero di morte e di risurrezione.


2. Preannunzio di tale evento fu la prima Pasqua dell'Antica Alleanza, nella notte dell'esodo dall'Egitto.

All'ordine di Mosè, si riunirono i figli e le figlie di Israele nelle case con le loro famiglie e là sperimentarono la salvezza mediante il sangue dell'agnello, asperso sugli stipiti delle case.

Arrivo poi la liberazione.

Mosè condusse fuori dall'Egitto il popolo, le famiglie riunite in una, facendo loro attraversare il Mar Rosso per festeggiare la Pasqua nel deserto e per consumare i cibi santi portati dall'Egitto.

Inizio così il cammino verso la Terra promessa, un cammino durante il quale Dio cambio i loro cuori e mise dentro di loro lo spirito nuovo (cfr. Ez 11,19).

Nel deserto si compiva la grande Pasqua del popolo eletto, che sarebbe poi stata celebrata di generazione in generazione.


3. "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".

Nel cenacolo pasquale dell'anno del Signore 1994, la famiglia umana riscopre la sua missione: l'eterna vocazione affidata da Dio all'uomo, creato maschio e femmina.

Disse Iddio: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24).

Entra nel Cenacolo Cristo stesso, che qui aveva pregato il Padre perché tutti fossero una sola cosa: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

Pregando così, Egli apriva all'intelletto umano irraggiungibili prospettive, rivelava che vi è una certa somiglianza tra l'unità delle Persone Divine e l'unità dei figli di Dio, associati nella verità e nell'amore.

"Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé" (GS 24).


4. Vocazione della famiglia è di riscoprire, insieme a Cristo, questa verità sull'uomo. Vocazione della famiglia è di incarnare questa verità nella realtà viva dell'unica ed irrepetibile comunità umana, formata dai genitori e dai figli, comunità dell'amore e della vita, comunità delle generazioni.

Pietra angolare di questa comunità è Cristo risorto.

E' necessario che la vita di ogni famiglia sia nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col 3,3).

Bisogna che, per mezzo di questo nascondimento, essa maturi per la gloria della risurrezione.

Alle famiglie è necessaria questa potenza che da Dio proviene, altrimenti non saranno in grado di rispondere alla loro vocazione.

Questa potenza divina è necessaria particolarmente nei nostri tempi, in cui molteplici minacce insidiano la famiglia alle radici stesse della sua esistenza.


5. E', quindi, indispensabile alle famiglie umane la parola pronunciata da Cristo risorto: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo" (Jn 16,33).

Alla grande famiglia dei popoli giunga oggi quest'annunzio della Risurrezione, irruzione di luce e di vita per ogni abitante della terra.

Fratelli e sorelle, ascoltate quest'annunzio! Accoglietelo nel vostro cuore! Se in Cristo morto e risuscitato Dio trionfa nel mondo, anche l'uomo può vincere il peccato e sconfiggere le sue conseguenze.

L'umanità ha bisogno di Cristo: Egli è la sorgente della pace, della vita che non muore.


6. Possa questa lieta notizia risuonare anzitutto a Gerusalemme, come avvenne la prima volta. Possa risuonare nei Balcani, nel Caucaso, in Africa ed in Asia e in tutte le nazioni dove ancora continuano a tuonare le armi, dove i nazionalismi provocano forme pericolose di nefasto estremismo, dove etnie e classi sociali si affrontano senza tregua! Possa quest'annuncio di pace ispirare quanti nelle società del benessere si sforzano di dar senso alla vita e di organizzare la civile convivenza sulla base di valori più consoni alla dignità dell'uomo ed alla sua trascendente vocazione! Vinca l'amore sull'odio! I popoli, prostrati dalla miseria materiale e morale, hanno sete di sicurezza e di pace. Quando potranno gli uomini finalmente vivere come fratelli tra loro solidali?


7. In questo giorno di gioia e di luce, di fronte alla Vita che irrompe nella storia, indietreggi la cultura di morte, che umilia l'essere umano non rispettando le creature più deboli e fragili e tentando persino di scardinare la dignità sacra della famiglia, cuore della società e della Chiesa.

Preoccupato di tali minacce, sto inviando in questi giorni una lettera a tutti i Capi di Stato del mondo, in occasione dell'Anno Internazionale della Famiglia, indetto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite con la cordiale adesione della Chiesa cattolica.

Nella lettera chiedo che sia compiuto ogni sforzo, affinché non venga sminuito il valore della persona umana, né il carattere sacro della vita, né la capacità dell'uomo di amare e di donarsi.

La famiglia rimane la principale fonte di umanità: Ogni Stato deve tutelarla come prezioso tesoro.


8. In questo mattino di Pasqua, come vorremmo che ogni uomo e ogni donna accogliessero la luce di Cristo che dirada le tenebre ed inaugura il trionfo della vita sulla morte! Fratelli e sorelle di tutta la terra, benedite con noi "questo giorno che ha fatto il Signore".

Cristo è risorto, alleluia!

Data: 1994-04-03 Data estesa: Domenica 3 Aprile 1994





La Pasqua dell'anno della Famiglia: il messaggio "Urbi et Orbi" con i fedeli in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La famiglia cuore della società e della Chiesa ha il diritto di essere tutelata da ogni Stato come prezioso tesoro




1. Pietro giunse al sepolcro insieme con Giovanni, vi entro, si chino e vide le bende per terra. "Vide e credette" (Jn 20,8).

Insieme con Giovanni torno poi al Cenacolo, dove gli Apostoli erano riuniti per timore dei Giudei.

Lo stesso giorno dopo il sabato, di sera, Gesù verrà nel Cenacolo a porte chiuse.

Saluterà gli Apostoli dicendo: "Pace a voi!" ed aggiungerà: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi (...) Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,21-22).

Così Cristo risorto saluta questa particolare famiglia, questa riunione apostolica della Chiesa, a cui ha affidato il mistero pasquale, mistero di morte e di risurrezione.


2. Preannunzio di tale evento fu la prima Pasqua dell'Antica Alleanza, nella notte dell'esodo dall'Egitto.

All'ordine di Mosè, si riunirono i figli e le figlie di Israele nelle case con le loro famiglie e là sperimentarono la salvezza mediante il sangue dell'agnello, asperso sugli stipiti delle case.

Arrivo poi la liberazione.

Mosè condusse fuori dall'Egitto il popolo, le famiglie riunite in una, facendo loro attraversare il Mar Rosso per festeggiare la Pasqua nel deserto e per consumare i cibi santi portati dall'Egitto.

Inizio così il cammino verso la Terra promessa, un cammino durante il quale Dio cambio i loro cuori e mise dentro di loro lo spirito nuovo (cfr. Ez 11,19).

Nel deserto si compiva la grande Pasqua del popolo eletto, che sarebbe poi stata celebrata di generazione in generazione.


3. "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".

Nel cenacolo pasquale dell'anno del Signore 1994, la famiglia umana riscopre la sua missione: l'eterna vocazione affidata da Dio all'uomo, creato maschio e femmina.

Disse Iddio: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24).

Entra nel Cenacolo Cristo stesso, che qui aveva pregato il Padre perché tutti fossero una sola cosa: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

Pregando così, Egli apriva all'intelletto umano irraggiungibili prospettive, rivelava che vi è una certa somiglianza tra l'unità delle Persone Divine e l'unità dei figli di Dio, associati nella verità e nell'amore.

"Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé" (GS 24).


4. Vocazione della famiglia è di riscoprire, insieme a Cristo, questa verità sull'uomo.

Vocazione della famiglia è di incarnare questa verità nella realtà viva dell'unica ed irrepetibile comunità umana, formata dai genitori e dai figli, comunità dell'amore e della vita, comunità delle generazioni.

Pietra angolare di questa comunità è Cristo risorto.

E' necessario che la vita di ogni famiglia sia nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col 3,3).

Bisogna che, per mezzo di questo nascondimento, essa maturi per la gloria della risurrezione.

Alle famiglie è necessaria questa potenza che da Dio proviene, altrimenti non saranno in grado di rispondere alla loro vocazione.

Questa potenza divina è necessaria particolarmente nei nostri tempi, in cui molteplici minacce insidiano la famiglia alle radici stesse della sua esistenza.


5. E', quindi, indispensabile alle famiglie umane la parola pronunciata da Cristo risorto: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo" (Jn 16,33).

Alla grande famiglia dei popoli giunga oggi quest'annunzio della Risurrezione, irruzione di luce e di vita per ogni abitante della terra.

Fratelli e sorelle, ascoltate quest'annunzio! Accoglietelo nel vostro cuore! Se in Cristo morto e risuscitato Dio trionfa nel mondo, anche l'uomo può vincere il peccato e sconfiggere le sue conseguenze.

L'umanità ha bisogno di Cristo: Egli è la sorgente della pace, della vita che non muore.


6. Possa questa lieta notizia risuonare anzitutto a Gerusalemme, come avvenne la prima volta. Possa risuonare nei Balcani, nel Caucaso, in Africa ed in Asia e in tutte le nazioni dove ancora continuano a tuonare le armi, dove i nazionalismi provocano forme pericolose di nefasto estremismo, dove etnie e classi sociali si affrontano senza tregua! Possa quest'annuncio di pace ispirare quanti nelle società del benessere si sforzano di dar senso alla vita e di organizzare la civile convivenza sulla base di valori più consoni alla dignità dell'uomo ed alla sua trascendente vocazione! Vinca l'amore sull'odio! I popoli, prostrati dalla miseria materiale e morale, hanno sete di sicurezza e di pace.

Quando potranno gli uomini finalmente vivere come fratelli tra loro solidali?


7. In questo giorno di gioia e di luce, di fronte alla Vita che irrompe nella storia, indietreggi la cultura di morte, che umilia l'essere umano non rispettando le creature più deboli e fragili e tentando persino di scardinare la dignità sacra della famiglia, cuore della società e della Chiesa.

Preoccupato di tali minacce, sto inviando in questi giorni una lettera a tutti i Capi di Stato del mondo, in occasione dell'Anno Internazionale della Famiglia, indetto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite con la cordiale adesione della Chiesa cattolica.

Nella lettera chiedo che sia compiuto ogni sforzo, affinché non venga sminuito il valore della persona umana, né il carattere sacro della vita, né la capacità dell'uomo di amare e di donarsi.

La famiglia rimane la principale fonte di umanità: Ogni Stato deve tutelarla come prezioso tesoro.


8. In questo mattino di Pasqua, come vorremmo che ogni uomo e ogni donna accogliessero la luce di Cristo che dirada le tenebre ed inaugura il trionfo della vita sulla morte! Fratelli e sorelle di tutta la terra, benedite con noi "questo giorno che ha fatto il Signore".

Cristo è risorto, alleluia! Buona Pasqua a voi, uomini e donne d'Italia. Possa il Cristo risuscitato guidarvi su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace in quest'ora di grandi responsabilità.

Il secolare patrimonio di cultura e di spiritualità, che caratterizza l'Italia, ispiri a tutti saggezza e coraggio per proseguire insieme nell'arduo ed indispensabile compito della costruzione di un futuro aperto alla speranza e al bene comune.

Il mio augurio di pace va, inoltre, ai sindaci di città italiane e di altre Nazioni che hanno partecipato alla Marcia di Pasqua e sono ora presenti in questa Piazza. A ciascuno il mio cordiale saluto.

Data: 1994-04-03 Data estesa: Domenica 3 Aprile 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: ai giovani dell'Opus Dei partecipanti al XXVII Congresso "Univ '94" - Aula Paolo VI, Città del Vaticano (Roma)