GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il discorso durante l'incontro con i membri dell'Istituto "Pro Familia" di Brescia - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: il discorso durante l'incontro con i membri dell'Istituto "Pro Familia" di Brescia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il progetto coniugale si fonda sull'amore fedele, stabile, generoso ed aperto al dono della vita




1. Carissimi componenti ed amici dell'Istituto "Pro Familia" di Brescia! Sono lieto di accogliervi in occasione del settantacinquesimo anniversario di fondazione e di attività della vostra istituzione, sorta per iniziativa del sacerdote bresciano Giovanni Battista Zuaboni a sostegno ed a difesa della Famiglia.

Vi saluto cordialmente e vi esprimo apprezzamento per l'intenso lavoro ed il prezioso servizio ecclesiale che avete svolto in questo lungo arco di tempo, con profonda intuizione dei problemi sociali riguardanti la famiglia.

Saluto il Vescovo Ausiliare di Brescia, Monsignor Vigilio Olmi, che segue con viva sensibilità pastorale la vostra attività. Un particolare pensiero rivolgo ai membri dell'Istituto Secolare "Compagnia Santa Famiglia", che costituisce in qualche modo l'anima della vostra organizzazione. Saluto le Missionarie degli Apostoli e con loro i sacerdoti, i religiosi e i laici che condividono lo spirito della fondazione collaborando attivamente per attuarne le finalità.

Nel corso degli anni, la vostra Fondazione si è fatta sempre più attenta ai segni dei tempi, per aiutare le famiglie ad essere se stesse vivendo la propria vocazione nelle mutate condizioni di vita.

Tra le iniziative da voi promosse e sostenute con costante impegno, vorrei qui ricordare la scuola di vita familiare per adolescenti e giovani, gli itinerari di fede per fidanzati e giovani sposi, la scuola per genitori, i ritiri spirituali per famiglie e le giornate di studio per animatori.


2. Ringraziamo insieme il Signore per quanto avete potuto realizzare nei passati settantacinque anni di attività. La vostra opera di evangelizzazione si è svolta in un lasso di tempo particolarmente significativo: tempo carico di cambiamenti che hanno coinvolto la famiglia, sotto l'aspetto legislativo e civile, con esiti talvolta divergenti dal progetto cristiano. Voi avete capito l'urgenza, in tale contesto, di migliorare la catechesi e di approfondire la formazione culturale, per giungere ad un'adeguata preparazione dei nuclei familiari. L'uomo d'oggi, fortemente tentato da concezioni distorte, è chiamato a riscoprire ed apprezzare nuovamente, alla luce del Vangelo, i grandi beni e i grandi doni del matrimonio, della famiglia e della vita; riscoprirli dopo avere sperimentato, spesso dolorosamente, i pericoli e la tristezza che si annidano nella mancanza di rispetto e di considerazione per tali supremi valori.

Per questo è più che mai necessario riproporre con la forza della verità i principi cristiani relativi alla famiglia, affinché sia dato ai nostri contemporanei di comprendere ed apprezzare il progetto originario del Creatore.

L'ideale della famiglia va ricercato in Dio stesso, nel mistero della sua vita trinitaria. Come l'essere umano, anche la famiglia ha in sé una sua somiglianza con Dio, poiché è comunità di persone unite nell'amore (cfr. LF 6).


3. Carissimi fratelli e sorelle! Proseguite nel vostro servizio, contribuendo a mettere in luce le potenzialità già presenti nella coscienza di ogni persona, soprattutto in chi è illuminato e corroborato dalla fede. Dio ha riposto, infatti, nel cuore dell'uomo il sentimento dei valori morali fondamentali. Per questo nell'animo di ogni sposa e di ogni sposo si fa sentire le voce divina che invita ad attuare in pienezza la vocazione coniugale ad un amore fedele, stabile, generoso e aperto al dono della vita. Su tale amore si fonda il progetto coniugale, si costruisce giorno per giorno l'armonia della comunità domestica. Dio ha voluto garantire la protezione della vita mediante l'amore che pulsa nel cuore di ogni genitore. Egli ha fatto in modo che ciascun essere umano sentisse in coscienza il forte impegno di mettere la propria vita a disposizione della vita dei figli, dal primo istante del concepimento fino alla nascita; dal primo apparire alla luce, fino alla crescita ed al pieno sviluppo.

Sono doni che si trovano insiti nella coscienza di tutti, e che, con l'aiuto della grazia divina, possono raggiungere le dimensioni dell'eroismo, come nel caso delle due spose e madri che domani avro la gioia di iscrivere nell'albo dei Beati. Il mio auspicio è che, grazie anche alla vostra fattiva e competente azione pedagogica e pastorale, si diffonda sempre più, specialmente fra i giovani, il rispetto per quei valori umani e spirituali che rendono la famiglia culla della vita e piccola chiesa domestica.

Con tali pensieri desidero incoraggiare il vostro lavoro, ed invoco su tutti voi la luce, la forza, la sapienza dello Spirito Santo. Invoco altresi la protezione della Vergine e di san Giuseppe, divenuti per noi i primi esemplari di quel "bell'amore" che la Chiesa non cessa di invocare per la gioventù, per i coniugi e per le famiglie.

A tutti la mia affettuosa Benedizione.

Data: 1994-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1994





Ai pellegrini zairesi in Piazza San Pietro - Città del Vaticano

Titolo: Siate infaticabili artefici del dialogo e coraggiosi agenti di pace!

Cari pellegrini dello Zaire, Sono felice di salutarvi questa sera, mentre innalzate a Dio la vostra preghiera, alla vigilia dell'elevazione agli altari del vostro connazionale Isidore Bakanja. Assieme a voi, gioisco per questa beatificazione di domani, segno di vitalità della Chiesa del vostro paese.

La liturgia della quarta domenica di Pasqua ci ricorda che Cristo risuscitato è presente in mezzo al suo popolo come un buon pastore. Vi invito a rinnovare la vostra fede in questa presenza vivificante del Signore, "in tempo di angoscia un rifugio sicuro" e che non abbandona mai coloro che lo cercano (cfr. Ps 9,10-11).

Ricordo sempre nella preghiera il vostro paese dalle notevoli risorse umane ma che da lungo tempo attraversa una fase dolorosa della sua storia, in un ambiente circostante diventato di recente ancora più drammatico. Mi auguro di tutto cuore che i progressi appena fatti sulla via della riconciliazione nazionale vengano confermati con il contributo attivo e leale di tutte le forze vive del paese, al fine di rispondere alle legittime aspirazioni di tutti gli zairesi.

Cari figli e figlie della Chiesa cattolica dello Zaire, vi esorto a rimanere, seguendo l'esempio di Isidore Bakanja, infaticabili artefici del dialogo e coraggiosi agenti di pace. Attorno ai vostri pastori, contribuite con tutto il vostro dinamismo di battezzati all'unità e alla concordia, per il bene del continente africano! A voi tutti, cari fratelli e sorelle, concedo di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica dicendovi buona sera e a domani! (Traduzione dal francese)

Data: 1994-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1994





Udienza: ai giovani dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto che si preparano al sacerdozio - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Seminario: palestra di vita e scuola di santità

Carissimi sacerdoti e seminaristi! Gentili Signori e Signore!


1. Rivolgo a ciascuno di voi un cordiale benvenuto in occasione del quarantesimo anniversario dell'inaugurazione dell'attuale vostro Seminario. Ringrazio in particolare il vostro Arcivescovo, Mons. Mariano Magrassi, per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a nome di tutti.

Voi ben sapete che gli anni trascorsi nel Seminario rivestono un'importanza fondamentale per l'intera esistenza, poiché la preparazione umana, spirituale, culturale e pastorale che li si riceve, si esprime poi concretamente in abbondanti frutti di bene ovunque la grazia del Signore chiama a vivere ed operare. Per questo è giusto rendere grazie al Signore ed a quanti, in vario modo, lavorano a tale apostolica impresa. Innanzitutto al Rettore ed ai suoi Collaboratori, ai formatori, ai professori ed al personale ausiliario.

Uno speciale ringraziamento va anche alle Suore, che con il loro generoso servizio - spesso nascosto agli occhi degli uomini, ma prezioso davanti a Dio - e soprattutto con il sacrificio e la preghiera quotidiani offrono un contributo significativo alla vita del Seminario.


2. La grande Famiglia del Seminario dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, a cui voi tutti a diverso titolo appartenete, costituisce uno dei fondamentali punti di riferimento per l'intera vostra famiglia diocesana. Il suo compito formativo, infatti, essendo ordinato alla preparazione dei futuri pastori d'anime, implica un continuo scambio di energie e di risorse spirituali fra il Seminario e le diverse realtà della Comunità ecclesiale.

Nell'Esortazione pastorale "Pastores dabo vobis" ho ricordato come ciascun candidato al sacerdozio deve soprattutto "crescere nella consapevolezza che il protagonista per antonomasia della sua formazione è lo Spirito santo che, con il dono del cuore nuovo, configura ed assimila a Gesù Cristo buon pastore: in tal senso il candidato affermerà nella forma più radicale la sua libertà nell'accogliere l'azione formativa dello Spirito" (PDV 69).

In questo senso, carissimi, ciascuno di voi è chiamato ad impegnarsi responsabilmente nel cammino di formazione, corrispondendo generosamente alle ispirazioni interiori della grazia. Di fondamentale importanza in questo delicato lavoro spirituale è l'illuminato consiglio dei vostri bravi formatori. Vi esorto ad aprire fiduciosamente il cuore ai suggerimenti che da essi vi vengono, così che, grazie al contributo di tutti, possiate fare del vostro Seminario una palestra di vita ed una scuola di santità.


3. Una parola di incoraggiamento e di gratitudine desidero rivolgere anche alle vostre famiglie, che partecipano all'odierno incontro. Anch'esse in un certo modo molto vero e profondo appartengono alla grande Comunità del Seminario diocesano.

L'anno in corso, dedicato in modo speciale alla famiglia, ci ricorda che essa è il "vivaio naturale delle vocazioni", come ho avuto modo di dire nel Messaggio per la Giornata mondiale delle vocazioni (cfr. n. 3), che ricorre proprio domani.

Esorto voi, cari Genitori, a collaborare generosamente alla formazione dei vostri figli e vi auguro di poter scoprire con stupore che il reciproco dono di amore "si è come moltiplicato, grazie alla vocazione sacra dei figli, al di là delle limitate dimensioni umane" (Ibidem). Siatene consapevoli, carissimi, accettando con sincera disponibilità il compito di accompagnare i vostri figli nell'itinerario della scoperta e della libera risposta nei confronti della volontà di Dio.


4. Invochiamo per questo l'intercessione dei santi vostri Patroni, in particolare di San Nicola, la cui devozione ha ampiamente superato i confini della diocesi di Bari. Imploriamo la protezione di Maria.

Durante la Visita pastorale, che ho compiuto a Bari dieci anni fa, ho avuto la gioia di incoronare la Madonna Odegitria, tanto amata nella vostra Città e Arcidiocesi. Maria, la "Vergine del cammino", vi accompagni, carissimi, in quell'itinerario di formazione spirituale che deve durare per l'intera esistenza.

Sia Lei ad indicarvi nel suo Figlio Gesù Colui che è la vera Via che conduce alla comunione con Dio ed all'incontro con i fratelli.

Alla Vergine Santa affido, insieme con il vostro Vescovo, ogni desiderio e progetto e, mentre auguro a ciascuno di proseguire generosamente nel cammino intrapreso di testimonianza evangelica, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri a quanti vivono ed operano nel vostro Seminario, alle rispettive famiglie ed all'intera Comunità diocesana.


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Data: 1994-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1994





In occasione della celebrazione del 650 anniversario della fondazione dell'arcidiocesi di Praga - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera all'Arcivescovo Miloslav Vlk

Al Venerato Fratello Miloslav Vlk Arcivescovo di Praga Venerato fratello, saluti e Benedizione Apostolica! Il mio predecessore Clemente VI ritenne "non soltanto utile, ma anche supremamente necessario e conveniente" elevare il Vescovado di Praga alla dignità di Arcidiocesi con la Bolla "Ex supernae providentia maiestatis", del 30 aprile 1344 (cfr. "Monumenta Vaticana res gestas bohemicas illustrantia", 1P 209, n. #580

363). Egli aveva in animo "la promozione del servizio di Dio e l'aumento del profitto spirituale delle anime, che ne sarebbe certamente sorto". Ciò avvenne su richiesta di Giovanni di Lussemburgo, Re di Boemia, e di suo figlio Carlo.

Clemente VI sottrasse, così, questa Chiesa di Praga - eretta nel 973 - alla giurisdizione dell'Arcivescovo di Mainz, e la rese Metropoli, collegando con essa la Chiesa di Olomouc e quella di Litomysl, che stava per nascere, ed anche le altre eventuali Diocesi che fossero state create successivamente nel territorio.

Fu, quello, un evento davvero significativo. Conviene pertanto che i fedeli dell'Arcidiocesi di Praga e delle Diocesi con essa collegate degnamente ne ricordino le ricorrenze centenarie. Non si poté farlo cinquanta anni fa, allo scadere del 600 giubileo. Si era nel tumulto della guerra e, dopo la scomparsa del Pastore, il Cardinale Karel Kaspar di venerata memoria, la Sede di Praga, rimasta orfana, non poté avere un nuovo Pastore, a causa delle circostanze sfavorevoli.

Appare pertanto opportuno celebrare ora il 650 anniversario di quel fausto avvenimento.

E' trascorso da allora un periodo senz'altro lungo, durante il quale l'Arcidiocesi di Praga è divenuta madre di nuove Diocesi, sue figlie: Hradec Kralové, Litomerice, Ceské Budejovice e soltanto recentemente Plzen. La Chiesa praghese è stata sempre molto vicina a tutti i suoi fedeli, condividendone le gioie e le speranze, non meno che i momenti di dolore. Superati finalmente i recenti tempi difficili, essa vuole ritrovare nuovo slancio di vita, contribuendo anche alla ripresa civile del popolo, desideroso di sanare le piaghe del passato.

Un influsso benefico in tal senso svolgerà sicuramente il corrente settimo anno del Decennio, che l'allora Arcivescovo, il compianto Cardinale Frantisek Tomasek, indisse per il rinnovamento spirituale della Nazione. Questo anno, che si svolge sotto la protezione del Duca della vostra terra San Venceslao, deve ricordare a tutti i fedeli le loro responsabilità verso la società. Il passato dell'Arcidiocesi possiede singolari ricchezze culturali e religiose, la cui riscoperta non mancherà di recar giovamento sia alla Chiesa che alla stessa società. Quest'ultima infatti non può ritenere che il senso del suo servizio ai cittadini si riduca all'aspetto esclusivamente economico e temporale (cfr. Lettera del Papa ai Vescovi italiani, del 6 gennaio 1994, L'Osservatore Romano, 10-11 genn. 1994, p. 5), perché ciò, oltre a mortificare l'uomo nelle sue esigenze più profonde, scatenerebbe facilmente gli egoismi privati a scapito del bene comune. I cristiani, chiamati dalla loro fede ad essere il sale della terra, la luce del mondo, la città costruita sul monte, non possono rimanere indifferenti di fronte alle situazioni di ingiustizia e di prevaricazione senza divenirne in qualche misura corresponsabili (cfr. Lettera a Diogneto, VII, 10).

Le attuali celebrazioni anniversarie coincidono col periodo in cui l'Europa, desiderosa di progredire verso l'auspicata unità, sta cercando di valorizzare gli elementi che sono comuni alle sue diverse parti. La città di Praga, chiamata anche "cuore d'Europa", e con essa anche la sua Arcidiocesi, occupano un posto del tutto particolare in questo processo di unificazione. Esse affondano le loro radici originarie nella tradizione cristiana cirillo-meto- diana, e cioè orientale, ma attingono anche dalla tradizione latina dell'Occidente europeo. così Praga è diventata il luogo di incontro di due correnti religioso-culturali. Come non vedere in ciò un felice auspicio per l'avvenire? Insieme all'Arcidiocesi, anche la Cattedrale - il suo luogo più sacro - celebra il giubileo. Il Re Giovanni e suo figlio Carlo, conosciuto dai boemi col nome di "Padre della Patria", il 21 novembre 1344, insieme con Arnost di Pardubice, primo Arcivescovo di Praga, posero la prima pietra di quella che sarebbe poi diventata la prima Cattedrale nel luogo dove si ergeva la chiesa fondata da San Venceslao in onore delle reliquie di San Vito. Per sei secoli s'è continuato a lavorare a questa nuova arca di Dio. Terminata finalmente grazie alle devote offerte dei fedeli, fu solennemente consacrata il 12 maggio 1929, nel Millennio del martirio di San Venceslao.

Certamente nessun luogo sulla terra è inadatto alla venerazione del Creatore. Tuttavia una chiesa di pietra è, in modo particolare, immagine del popolo "adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (S.

Cipriano, De Orat. Dom., 23). In mezzo alla città terrena è un segno visibile della città celeste; è un luogo dove il popolo santo, porzione del Corpo mistico di Cristo, si raduna, prega, canta le lodi a Dio, Lo adora e riceve da Lui la purificazione e la santificazione per mezzo dei Sacramenti. Dalla Cattedrale le grazie e le benedizioni divine scorrono in tutta la Chiesa locale. Dalla Cattedrale metropolitana, poi, l'azione della grazia fluisce anche verso le Chiese particolari con essa collegate. Nella Cattedrale di Praga sono conservate le spoglie dei santi Patroni dell'Arcidiocesi e della Boemia, dei Santi Vito, Venceslao ed Adalberto. Inoltre, essa custodisce anche la Corona Reale, "dedicata" dall'Imperatore Carlo IV a San Venceslao, "Erede della Boemia": nel remoto passato, gli Arcivescovi di Praga la imponevano sulla testa dei sovrani boemi. Le torri della Cattedrale, che dominano dall'alto la città, sembrano collegare cielo e terra. Lungo i secoli hanno proclamato - specialmente nei tempi in cui la voce dei Pastori taceva - che è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo, poiché quelli che cercano Dio, non mancheranno di alcun bene (cfr. Sl 33,11).

Possano anche oggi i Santi sepolti nella Cattedrale ascoltare le preghiere rivolte dalla popolazione al Trono celeste. Possano con la loro intercessione amorevole proteggere i cittadini, affinché vivano sempre illuminati dallo Spirito Santo, rimangano saldi nella carità, amino la verità, bramino l'unità e camminino così insieme verso l'eternità (cfr. S. Agostino, Sermo CCLXVII, IV, 4).

A tutti voi, venerati fratelli nell'Episcopato della Boemia e della Moravia, ai Sacerdoti e a quanti nelle vostre Diocesi si preparano al servizio della Chiesa, ai Religiosi e Religiose e a tutti coloro che sono affidati alle vostre cure pastorali, imparto la mia Apostolica Benedizione, pegno delle grazie celesti.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 23 aprile, Festa di Sant'Adalberto, Patrono dell'Arcidiocesi di Praga, dell'anno 1994, XVI di Pontificato.

Data: 1994-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1994





Nell'Anno della Famiglia, nel corso del Sinodo per l'Africa e nel contesto della grande preghiera per l'Italia - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Beatificazione di Isidoro Bakanja, Gianna Beretta Molla ed Elisabetta Canori Mora: tre modelli di santità




1. "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore..." (Jn 10,11).

Udiamo queste parole ogni anno nella quarta domenica di Pasqua. In esse Cristo parla di sé, della sua morte e della sua risurrezione: "Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo" (Jn 10,17-18). Il mistero pasquale di Cristo è opera d'immenso amore. Cristo offre la vita sulla croce per amore dell'uomo e, pur morendo, rimane il Signore della propria vita e della propria morte. Risorgendo il terzo giorno, manifesta la vita che è nata dalla morte e dopo la risurrezione entra nel Cenacolo per trasmettere agli Apostoli il potere di sconfiggere la morte e di restituire la vita. Siamo così resi anche noi partecipi del suo Mistero pasquale.


2. Oggi desideriamo venerare in modo particolare coloro che hanno avuto parte alla morte di Cristo e alla sua risurrezione. Essi hanno offerto la loro vita, quella stessa vita che è loro restituita da Cristo mediante la sua risurrezione.

L'odierna celebrazione avviene mentre è in pieno svolgimento l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Pertanto anche il solenne rito di Beatificazione di Isidoro Bakanja, Gianna Beretta Molla ed Elisabetta Canori Mora riveste una particolare eloquenza: è l'eloquenza di una fede eroica e di un'eroica sollecitudine. La fede eroica rende testimonianza alla verità che è Cristo.

L'eroica sollecitudine rende testimonianza all'amore che non indietreggia davanti ad alcun sacrificio. E' questo l'amore con cui Cristo ci ha amati.


3. Sei stato un uomo dalla fede eroica, Isidoro Bakanja, giovane laico dello Zaire. In quanto battezzato, chiamato a diffondere la Buona Novella, hai saputo condividere la tua fede e hai testimoniato Cristo con tanta convinzione che, ai tuoi compagni, sei apparso come uno di quei valorosi fedeli laici che sono i catechisti. Si, beato Isidoro, pienamente fedele alle promesse del tuo battesimo, sei stato realmente un catechista, hai operato generosamente per "la Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice".

Nel corso dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi, nel giorno in cui proclamiamo i tuoi meriti, vogliamo rendere omaggio a tutti i catechisti, questi collaboratori indispensabili per l'edificazione della Chiesa nel continente africano. I catechisti precedono, accompagnano e completano l'opera dei sacerdoti per il loro popolo. In numerose epoche storiche, essi hanno consentito alla fede di sopravvivere alle persecuzioni. Essi sanno essere Pastori veri, che conoscono le loro pecore e che le pecore conoscono; e, se necessario, difendono il gregge al prezzo della loro vita. I catechisti sono ben consapevoli che un gran numero di loro fratelli e sorelle non appartiene ancora al gregge e che attende dalla loro sollecitudine fraterna l'annuncio della Buona Novella. Mediante la loro opera, i catechisti rendono una testimonianza vera a Cristo, l'unico Pastore.

Isidoro, la tua partecipazione al mistero pasquale di Cristo, all'opera suprema del suo amore, è stata totale. Poiché volevi rimanere fedele a tutti i costi alla fede del tuo battesimo, hai subito la flagellazione come il tuo Maestro. Hai perdonato i tuoi persecutori, come il tuo Maestro sulla Croce; e hai dimostrato di essere artefice di pace e di riconciliazione.

In un'Africa dolorosamente provata dalle lotte tra etnie, il tuo esempio luminoso è un invito alla concordia e al riavvicinamento tra i figli dello stesso Padre celeste. Tu hai praticato la carità fraterna verso tutti, senza distinzione di razza o di condizione sociale; ti sei guadagnato la stima e il rispetto dei tuoi compagni, molti dei quali non erano cristiani. Ci mostri così il cammino del dialogo necessario tra gli uomini.

In questo Avvento preparatorio al terzo millennio, ci inviti ad accogliere, seguendo il tuo esempio, il dono che, sulla Croce, Gesù ci ha fatto della propria Madre (cfr. Jn 19,27). Rivestito dell'"abito di Maria", hai continuato, come lei e con lei, il tuo pellegrinaggio di fede; come Gesù il Buon Pastore, sei arrivato a donare la tua vita per le tue pecore. Aiutaci, noi che dobbiamo percorrere lo stesso cammino, a volgere i nostri occhi verso Maria e a prenderla come guida.


4. Innalziamo oggi agli onori degli altari anche due donne italiane: Gianna Beretta Molla ed Elisabetta Canori Mora. Donne d'eroico amore. Ambedue spose e madri esemplari, impegnate a testimoniare nella vita quotidiana i valori esigenti del Vangelo.

Gianna Beretta Molla, coronando un'esistenza esemplare di studentessa, di ragazza impegnata nella comunità ecclesiale e di sposa e mamma felice, seppe offrire in sacrificio la vita, affinché potesse vivere la creatura che portava in grembo - e che oggi è qui con noi! Ella, come medico chirurgo, era ben consapevole di ciò a cui andava incontro, ma non indietreggio dinanzi al sacrificio, confermando in tal modo l'eroicità delle sue virtù.

Elisabetta Canori Mora, da parte sua, in mezzo a non poche difficoltà coniugali dimostro una totale fedeltà all'impegno assunto con il sacramento del matrimonio e alle responsabilità da esso derivanti. Costante nella preghiera e nell'eroica dedizione alla famiglia, seppe educare cristianamente le figlie ed ottenne la conversione del marito.

Additando queste due donne come modelli di cristiana perfezione, desideriamo rendere omaggio a tutte le madri coraggiose, che si dedicano senza riserve alla propria famiglia, che soffrono nel dare alla luce i propri figli, e sono poi pronte ad intraprendere ogni fatica, ad affrontare ogni sacrificio, per trasmettere loro quanto di meglio esse custodiscono in sé.

La maternità può essere fonte di gioia, ma può diventare pure sorgente di sofferenze, e talvolta di grandi delusioni. In questo caso, l'amore diviene una prova, non di rado eroica, che costa tanto al cuore di una madre. Oggi vogliamo venerare non soltanto queste due donne eccezionali, ma anche quelle che non risparmiano alcuna fatica per educare i propri figli.


5. Come è straordinaria a volte la loro partecipazione alla sollecitudine del Buon Pastore! Quanto devono lottare contro le difficoltà e i pericoli! Quante volte sono chiamate ad affrontare autentici "lupi", decisi a portar via e a disperdere il gregge! E non sempre queste madri eroiche trovano sostegno nel loro ambiente.

Anzi, i modelli di civiltà, spesso promossi e propagati dai mezzi di comunicazione, non favoriscono la maternità. Nel nome del progresso e delle modernità vengono presentati come ormai superati i valori della fedeltà, della castità, del sacrificio, nei quali si sono distinte e continuano a distinguersi schiere di spose e di madri cristiane.

Succede così che una donna decisa ad essere coerente con i propri principi si sente spesso profondamente sola. Sola con il suo amore che non può tradire, e a cui deve rimanere fedele. Il suo principio-guida è Cristo, che ha rivelato quale amore ci viene elargito dal Padre. Una donna che crede a Cristo trova un potente sostegno proprio in tale amore che tutto sopporta. E' un amore che le permette di ritenere che quanto fa per un figlio concepito, nato, adolescente o adulto lo fa allo stesso tempo per un figlio di Dio. Come afferma San Giovanni nell'odierna lettura: "Siamo stati chiamati figli di Dio: e lo siamo realmente" (1Jn 3,1). Siamo figli di Dio. Quando tale realtà si manifesterà pienamente saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come egli è (cfr. 1Jn 3,2).

Vi ringraziamo, madri eroiche, per il vostro amore invincibile! Vi ringraziamo per l'intrepida fiducia in Dio e nel suo amore. Vi ringraziamo per il sacrificio della vostra vita. Oggi Cristo nel Mistero pasquale vi restituisce il dono che gli avete fatto. Egli infatti ha il potere di restituirvi la vita che gli avete portato in offerta.


6. "Il Padre mi ama - dice Cristo - perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo" (Jn 10,17).

Il Padre ti ama, Africa! Vi ama, Vescovi e Pastori del continente nero! Vi ama, sacerdoti, persone consacrate, figli e figlie dell'Africa nera! Vi ama catechisti! Vi ama, padri e madri! Vi ama, gioventù africana, famiglie africane, genitori e figli! Abbiate fiducia in Cristo! Lui solo è la pietra angolare su cui poggia la dignità dell'uomo e il suo futuro. E non vi è salvezza in nessun altro.

"Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12).

Nel tuo nome Cristo Gesù, noi contiamo.

Sii tu la nostra salvezza! Amen!

Data: 1994-04-24 Data estesa: Domenica 24 Aprile 1994





Regina Caeli: la preghiera con i fedeli al termine della beatificazione - Piazza San Pietro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria circondi con la sua materna cura ogni essere umano insidiato nel grembo materno




1. Regina coeli laetare! Regina del cielo, rallegrati! La Chiesa nell'invitare la Madre di Cristo alla gioia ha in mente le parole pronunciate dal Signore nel cenacolo, alla vigilia della sua passione.

Disse Gesù: "La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. così anche voi, ora - diceva Gesù agli Apostoli - siete nella tristezza; ma vi vedro di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (Jn 16,21-23). La Chiesa che, dopo gli Apostoli, ha fatto sue queste parole di Cristo, le rivolge durante il tempo di Pasqua prima di tutto a Colei che ha messo al mondo il Salvatore: "Regina del cielo, rallegrati!". Parole che esprimono la gioia materna della Chiesa, la quale esulta insieme alla Madre del suo Signore, con la stessa gioia, la gioia della vita, che si è rivelata nella risurrezione e che perdura in eterno in Dio.


2. Tra l'immagine della madre che dà alla luce il figlio e quella del buon Pastore che offre la vita per le sue pecore (cfr. Jn 10,11) esiste un profondo legame. Chi dà la vita nell'amore, la riceve di nuovo. L'amore infatti è forte come la morte (cfr. Ct 8,6). Ecco perché la verità sulla risurrezione si esprime anche attraverso il mistero del grano che cade in terra e muore per produrre il frutto (cfr. Jn 12,24). Oggi esultiamo insieme alla Chiesa del continente africano, particolarmente dello Zaire, per Isidoro Bakanja giovane martire, il quale, come il chicco di grano, è morto per produrre frutto abbondante nella comunità ecclesiale e nel suo popolo. Ci rallegriamo inoltre per il meraviglioso rinnovarsi del mistero del buon Pastore che offre la sua vita, nella straordinaria esistenza di Gianna Beretta Molla e Elisabetta Canori Mora, due madri italiane oggi elevate alla gloria degli altari. L'una è vissuta tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, l'altra è nostra contemporanea; ambedue, a loro modo, hanno dato la vita per le loro famiglie. Elisabetta si è immolata per la fedeltà e l'unità della famiglia, Gianna si è sacrificata perché potesse vivere il figlio che portava in grembo. Tutte e due si inseriscono così nella grande preghiera che la Chiesa in Italia innalza a Dio nel corso di quest'anno. La loro è stata la preghiera del sacrificio materno, la preghiera dell'amore più grande. Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per l'altro (cfr. Jn 15,13). Questo avviene in modo singolare quando una madre offre la vita per il suo bambino; quando, al prezzo della propria esistenza, dona la vita all'essere che da lei deve nascere.

Rallegrati, Regina del cielo, con la maternità di tutte le madri pronte, come Te, a sacrificare la vita per donarla agli altri.


3. Durante il tempo di Pasqua, la Chiesa legge il Libro dell'Apocalisse, in cui si trovano le parole relative al segno grandioso apparso in cielo: una Donna vestita di sole; questa è la Donna in procinto di partorire. L'apostolo Giovanni vede apparire, davanti ad essa, un drago rosso deciso a divorare il bambino appena nato (cfr. Ap 12,1-4).

Questa immagine apocalittica appartiene anche al mistero della risurrezione. La Chiesa la ripropone nel giorno dell'Assunzione della Madre di Dio. E' un'immagine, che ha la sua espressione pure nei nostri tempi, particolarmente nell'Anno della Famiglia. Quando infatti davanti alla donna si accumulano tutte le minacce contro la vita che essa sta per mettere al mondo, noi dobbiamo rivolgerci alla Donna vestita di sole, affinché circondi con la sua materna cura ogni essere umano insidiato nel seno materno. Durante il mese di maggio, che in molte comunità cristiane è particolarmente dedicato alla Madre Santissima, la comunità cristiana si rivolgerà soprattutto alla Madre della Vita, alla Madre del bell'Amore. Questo è, in modo speciale, il suo mese. Desideriamo che mediante la nostra preghiera esso serva alla causa più grande delle famiglie umane: la causa dell'amore e della vita.


4. Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: "Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza" (Ep 6,10). E' a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell'Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l'immagine di san Michele Arcangelo (cfr. Ap 12,7). Aveva di sicuro ben presente questa scena il Papa Leone XIII, quando, alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: "San Michele Arcangelo difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo...".

Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.

(Quindi, rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana, Giovanni Paolo II li ha salutati con queste parole:) Un saluto cordiale rivolgo anche ai numerosi pellegrini venuti da diverse parti d'Italia e in particolare dalle diocesi di Milano e di Bergamo.

Mentre invito ciascuno a vivere con fedeltà la propria vocazione ispirandosi all'esempio dei nuovi Beati, esorto tutti, in questa Giornata del Buon Pastore, ad una speciale preghiera per le vocazioni sacerdotali e religiose.

Data: 1994-04-24 Data estesa: Domenica 24 Aprile 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il discorso durante l'incontro con i membri dell'Istituto "Pro Familia" di Brescia - Città del Vaticano (Roma)