GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: la preghiera mariana di Giovanni Paolo II con i fedeli - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Angelus: la preghiera mariana di Giovanni Paolo II con i fedeli - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: La legge naturale scolpita da Dio nella persona precede ogni legge fatta dagli uomini e ne misura la validità

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Riprendendo la riflessione, avviata la scorsa domenica, sulla legge naturale scritta da Dio nel cuore di ogni essere umano, desidero oggi soffermarmi sul tema della famiglia, alla quale è dedicata in quest'anno, dalla Chiesa e dalla società, una speciale attenzione. La famiglia è la cellula primaria della società. Essa poggia sulla solida base di quel diritto naturale che accomuna tutti gli uomini e tutte le culture. E' urgente prendere coscienza di questo aspetto, sul quale mi propongo di tornare ancora nelle prossime domeniche.

Non di rado, infatti, l'insistenza della Chiesa sull'etica del matrimonio e della famiglia viene equivocata, come se la comunità cristiana volesse imporre a tutta la società una prospettiva di fede valida solo per i credenti. Lo si è visto, ad esempio, in alcune reazioni al dissenso che ho apertamente manifestato, quando il Parlamento europeo ha inteso legittimare un tipo nuovo di famiglia, caratterizzata dall'unione di persone omosessuali.

In realtà il matrimonio, quale unione stabile di un uomo e una donna che si impegnano al dono reciproco di sé e si aprono alla generazione della vita, non è soltanto un valore cristiano, ma un valore originario della creazione. Smarrire tale verità non è un problema per i soli credenti, ma un pericolo per l'intera umanità.


2. Oggi purtroppo serpeggia un relativismo, che spinge a dubitare dell'esistenza stessa di una verità oggettiva. Riecheggia la ben nota domanda posta da Pilato a Gesù: "che cosa è la verità?" (Jn 18,38). A partire da tale scetticismo, si giunge a una falsa concezione della libertà, che pretende di sottrarsi ad ogni limite etico e di riformulare a proprio arbitrio i dati più evidenti della natura.

Certo, l'uomo scopre la verità sempre in modo limitato, e può dirsi un pellegrino della verità. Ma ciò è ben diverso dal relativismo e dallo scetticismo.

L'esperienza attesta infatti che la nostra mente, pur offuscata o indebolita da molteplici condizionamenti, è in grado di cogliere la verità delle cose, almeno quando si tratta di quei valori fondamentali che rendono possibile l'esistenza dei singoli e della società. Essi si impongono alla coscienza di ciascuno e sono un patrimonio comune dell'umanità. Non è forse ad esso che s'appella la coscienza comune quando condanna i crimini contro l'umanità, anche se avallati da qualche legislatore? In realtà la legge naturale, proprio perché scolpita da Dio nel cuore, precede ogni legge fatta dagli uomini e ne misura la validità.


3. La Vergine Santa guidi tutte le famiglie del mondo a una profonda coscienza del disegno di Dio. L'anno della famiglia diventi per esse un tempo di riflessione e rinnovamento. Possano trarne vantaggio soprattutto i piccoli, che hanno diritto ad avere - e ne hanno più che mai bisogno! - il calore di famiglie degne di questo nome.

(Il Santo Padre si è rivolto alla comunità internazionale perché faccia cessare la guerra in Rwanda:) La tragica sorte delle popolazioni del Rwanda continua a serbare un posto tutto speciale nel nostro cuore.

Anche la scorsa settimana, massacri nefandi hanno provocato vittime numerose, compresi fanciulli innocenti. Questi crimini colpiscono profondamente la coscienza dell'uomo! Chi progetta tali atti e coloro che se ne fanno esecutori commettono un gravissimo peccato, uccidendo i loro fratelli creati ad immagine di Dio. A tutti chiedo di ascoltare la voce di Dio e della ragione: fermate la violenza! Incoraggio gli sforzi intrapresi dalla comunità internazionale nell'intento di favorire il cessate-il-fuoco, indispensabile premessa per ogni futura iniziativa di riconciliazione.

Tutto affidiamo a Maria, Madre del Cristo e Madre nostra, Madre dei Rwandesi, e Regina della Pace! (Dopo l'appello per il Rwanda il Papa ha salutato i pellegrini di lingua italiana:) Saluto con affetto il gruppo dell'associazione "La Nostra Casa", di Peschiera del Garda. Carissimi, mentre vi incoraggio a proseguire con impegno l'accoglienza alle persone portatrici di handicap, desidero sottolineare che la solidarietà tra le famiglie e con le famiglie è uno dei punti di forza della società.

Rivolgo poi un saluto cordiale ai pellegrini della parrocchia del Duomo di San Nicola in Castellaneta, delle Comunità neocatecumenali di Madrid, Toledo e Udine, e dell'Istituto Salesiano di Varese: auguro che la visita alla tomba di San Pietro rafforzi in tutti la fede e lo slancio apostolico.

Data: 1994-06-19 Data estesa: Domenica 19 Giugno 1994





Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Papa ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Ecuador - Città del Vaticano

Titolo: E' necessario l'impegno di tutti per rinforzare l'identità della famiglia come comunità al servizio della trasmissione della vita e della fede

Amatissimi Fratelli nell'Episcopato,


1. Siate i benvenuti in questo incontro con il quale culmina la vostra visita "ad limina Apostolorum", che rinnova la gioia e l'impegno di unità ecclesiale tra i Pastori, il clero, e i fedeli della Chiesa in Ecuador e il Successore di Pietro.

Saluto tutti voi con grande affetto e mediante voi saluto anche tutti i vostri diocesani, in particolare i più bisognosi, i poveri e i malati. In questo incontro di comunione fraterna ci sentiamo uniti in "un solo cuore e un'anima sola" per poter dare "testimonianza della risurrezione del Signore Gesù" (Ac 4,32-33).

Ringrazio Monsignor José Mario Ruiz Navas, Arcivescovo di Portoviejo e Presidente della Conferenza Episcopale per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti e con le quali ha voluto rinnovare la profonda comunione con la Sede Apostolica che anima il vostro generoso e devoto ministero. La vostra presenza qui mi ricorda la visita pastorale che nel 1985 il Signore mi ha concesso di effettuare in Ecuador, durante la quale ho potuto apprezzare i valori spirituali che distinguono il vostro popolo, segno delle sue autentiche radici cristiane.


2. Nei vostri resoconti quinquennali avete dimostrato il vostro fermo impegno nel portare a termine l'urgente compito della Nuova Evangelizzazione, promuovendo anche i valori dell'uomo e i suoi diritti e infondendo sempre più il Vangelo nella realtà ecuadoriana, secondo le direttive della IV Conferenza Generale dell' Episcopato Latino-Americano. Per studiare le Conclusioni di detta Conferenza avete organizzato un'Assemblea a livello nazionale con la partecipazione di sacerdoti, religiosi, religiose e delegati laici di tutto il Paese, i cui lavori sono stati compendiati nel documento "Linee pastorali. Documento di applicazione di Santo Domingo alla Chiesa in Ecuador".

In tale documento avete indicato la famiglia come tema prioritario della vostra azione pastorale in quest'anno dedicato in particolare ad essa. Vi esorto vivamente a perseverare nella vostra sollecitudine verso l'istituzione familiare e mi unisco spiritualmente alla vostra preoccupazione per questa cellula fondamentale della società che oggi deve affrontare innumerevoli sfide e che nessun potere umano ha il diritto di manipolare. La Chiesa rinnova la sua considerazione verso la famiglia e il suo impegno nell' annunciare e garantire questo "grande mistero" (cfr. Ep 5,32). In effetti, "la Chiesa professa che il matrimonio, come sacramento dell'alleanza degli sposi è un "grande mistero", poiché in esso si esprime l'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa" (LF 19).


3. La famiglia è il primo tempio in cui s'impara a pregare, il luogo privilegiato di formazione e di evangelizzazione, la prima scuola di solidarietà e di servizio reciproco, il punto di partenza delle nostre esperienze comunitarie (cfr. FC 21). Essa è la Chiesa domestica in cui "si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno e il perdono generoso sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso al preghiera e l'offerta della propria vita" (Catechismo della Chiesa Cattolica, CEC 1657).

Alla famiglia e in particolare ai genitori è affidata, come prezioso diritto e sacro dovere, la missione educatrice. La famiglia è la principale responsabile e la protagonista dell'educazione dei figli e con essa devono collaborare sia lo Stato sia la Chiesa (cfr. DH 5).


4. Dinanzi alla realtà dell'Ecuador, la vostra sollecitudine pastorale vi ha spinti a denunciare i mali che oggi affliggono l'istituzione familiare nel vostro Paese, come il divorzio, l'aborto, le campagne contro la vita - che non tengono conto dell'autentica paternità responsabile (cfr. GS 50-51) - così come le unioni di fatto non santificate dalla grazia sacramentale. A tutto ciò si aggiungono i gravi condizionamenti sull'unità e la stabilità della famiglia, e anche sull'autentica paternità responsabile, provocati da una situazione di estremo bisogno materiale e di povertà culturale in cui vivono molte famiglie. Dinanzi a questa preoccupante realtà, è necessario unire gli sforzi affinché la famiglia possa uscire indenne dai pericoli che la minacciano e possa rafforzare la sua identità come cellula fondamentale della società e come comunità di persone al servizio della trasmissione della vita e della fede.

Per questo incoraggiate i vostri sacerdoti affinché dedichino una speciale attenzione alla pastorale familiare. "Essi devono sostenere la famiglia nelle sue difficoltà e sofferenze, affiancandosi ai membri di essa, aiutandoli a vedere la loro vita alla luce del vangelo", con la convinzione che da tale compito trarranno "nuovi stimoli ed energie spirituali anche per la propria vocazione e per l'esercizio stesso del ministero" (FC 73).


5. Quest'attenzione privilegiata verso le famiglie porterà senza dubbio a un potenziamento della pastorale vocazionale e farà si che nascano nei focolari cristiani numerose vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. A questo proposito desidero unirmi al vostro rendimento di grazie a Dio per l'aumento del numero di seminaristi e di ordinazioni sacerdotali nel corso di quest'ultimo quinquennio in Ecuador. Al momento i vostri seminari maggiori sono otto, opportunamente distribuiti in tutto il Paese. Vi incoraggio vivamente a continuare con costanza questa azione pastorale così importante per il presente e il fututro della Chiesa nel vostro Paese. In modo particolare desidero esortarvi affinché prestiate una particolare attenzione alla formazione dei futuri sacerdoti. Come indicano ripetutamente le istruzioni emanate dalla Sede Apostolica, i seminari devono essere centri di preparazione integrale della persona, partendo da una solida base umana, spirituale, intellettuale e pastorale, nei quali non manchi un'adeguata disciplina e lo spirito di sacrificio. Solo così si potranno soddisfare i bisogni dei fedeli che si aspettano che i loro sacerdoti siano innanzitutto uomini di Dio, maestri della fede e testimoni dell'amore verso il prossimo.

Preoccupatevi pertanto di dotare i seminari di formatori e di professori virtuosi e competenti nelle scienze ecclesiastiche e umanistiche che diano sempre testimonianza di fede profonda e di un autentico amore per la Chiesa. A questo proposito vi esorto anche a continuare a realizzare il piano preparato dal Dipartimento competente della Conferenza Episcopale sulla formazione permanente del clero, mettendo a disposizione i mezzi adeguati per portare a termine i programmi di studio, i ritiri spirituali e le altre iniziative volte ad aiutare maggiormente i presbiteri nella loro vita e nel loro ministero.


6. Nel sollecito e devoto servizio pastorale verso tutto il Popolo di Dio, constato con soddisfazione che i sacerdoti e gli altri agenti di pastorale dedicano una particolare attenzione ai settori più indifesi della popolazione come gli indigeni, gli afroecuadoriani e gli abitanti dei sobborghi delle grandi città.

Come ho indicato nell'apertura della Conferenza di Santo Domingo: "Voi Pastori della Chiesa osservate la difficile e delicata realtà sociale che attraversa oggi l'America Latina, ove grandi settori della popolazione vivono nella povertà e nell'emarginazione. Per questo, solidali con il grido dei poveri, vi sentite chiamati ad assumere il ruolo del Buon Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), poiché l'amore di Dio si dimostra attraverso l'amore per la persona umana" (Discorso inaugurale del 12. 10. 1992, n. 13).

Conosco bene la sollecitudine pastorale con la quale avete assunto l'impegno evangelizzatore di rendere presente Gesù fra le comunità indigene. A ciò stanno contribuendo la creazione di centri di formazione, con formatori nativi, così come l'Istituto Nazionale di Pastorale Indigena. Sono inoltre lieto di sapere che l'invito che vi ho rivolto, durante l'indimenticabile incontro a Latacunga affinché promuoveste le vocazioni autoctone per la vita sacerdotale e religiosa nelle comunità indigene, si sta trasformando in una gioiosa realtà. In segno di sollecitudine verso i più indifesi, non avete cessato di far udire la vostra voce, affrontando la complessa questione del possesso delle terre ed esortando alla solidarietà come cammino che conduce alla giustizia.


7. Uno dei miei più cari ricordi dell'Ecuador è la sua profonda religiosità popolare, in particolare nei Santuari mariani. E' consolante vedere tante famiglie, tanti giovani e persone di ogni classe sociale recarsi in questi luoghi di culto per pregare e per incontrarsi più intimamente con Gesù Cristo, nato da Maria.

Il Documento di Santo Domingo, seguendo le direttive già date in precedenza da Papa Paolo VI nell'Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi e dal Documento di Puebla, ha insistito sui valori della religiosità popolare, dalla prospettiva della Nuova Evangelizzazione, sulla promozione umana e sulla cultura cristiana. "La religiosità popolare è un'espressione privilegiata dell'inculturazione della fede. Non si tratta solo di espressioni religiose, ma di valori, di criteri, di comportamenti e di atteggiamenti che nascono dal dogma cattolico, che costituiscono il sapere del nostro popolo e che formano la sua matrice culturale" (Santo Domingo, Conclusioni, n. 36).


8. Siate consapevoli del fatto che, oltre alla considerazione per la religiosità popolare, si rendono necessari anche la sua adeguata purificazione e il suo perfezionamento, prestando soprattutto una grande attenzione alla catechesi, alla liturgia eucaristica e penitenziale, agli impegni di carità e di giustizia sociale, affinché "purificate dalle loro eventuali limitazioni e deviazioni, riescano a trovare una giusta collocazione all'interno delle nostre Chiese locali e della loro azione pastorale" (Lc 36).

Non bisogna dimenticare che l'azione proselitista delle sette, così come il pericolo del secolarismo, trovano punti di appoggio nella scomparsa di quelle espressioni culturali e religiose che, pur nella loro semplicità e limitatezza, assicuravano alla gente semplice le esperienze della religiosità, della fraternità e della convivenza familiare e sociale.

Che la religiosità popolare sia quindi, come lo è stata nel passato per molti Vescovi e sacerdoti del vostro Paese, un punto di appoggio efficace per il rinnovamento delle comunità ecclesiali, mediante l'ascolto della Parola di Dio, la celebrazione dei sacramenti, la testimonianza della carità e l'impegno apostolico.

Perseverate quindi nella catechesi a tutti i livelli, annunciando Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto, che ci invita alla conversione e che infonde in noi una nuova vita.


9. Nel contesto di questo irrinunciabile compito di annunciare Gesù Cristo e di diffondere il Vangelo, anche i laici cristiani devono svolgere la missione che è stata affidata loro. Essi, in virtù della loro condizione secolare, sono chiamati ad animare e a perfezionare "con lo spirito evangelico l'ordine delle realtà temporali" (AA 2).

Mentre la Chiesa ha la missione di aiutare gli uomini a orientare tutto l'ordine temporale secondo i piani salvifici di Dio in Cristo, ai laici spetta "un posto originale e insostituibile: per mezzo loro la chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo come segno e fonte di speranza e di amore" (CL 7). Oggi spetta proprio ai laici contribuire alla promozione della persona in tutte le sue dimensioni, poiché, in una società in cui domina l'ansia di guadagno e di piacere, è la dignità personale ad essere più minacciata. Se i laici vogliono partecipare "alla missione di servire la persona e la società" (ibidem, CL 36), devono impegnarsi a perseguire "il rispetto, la difesa e la promozione dei diritti della persona umana" (ibidem, CL 38).

E' inoltre necessario che siano presenti nell'ambito della cultura, dove nasce il pensiero, così come nei mezzi di comunicazione sociale, che sono tanto importanti per la trasmissione del messaggio e che tanto influenzano i costumi e gli stili di vita. Illuminati dal Vangelo e incoraggiati dalla dottrina sociale della Chiesa, i secolari cristiani, uomini e donne, devono sempre sentirsi chiamati a contribuire al bene comune, promuovendo la giustizia e la solidarietà, e dimostrando la loro condizione di credenti nell'ambito dell'attività politica ed economica, culturale ed educativa.


10. Nel far riferimento all'azione educativa, desidero sottolineare ancora una volta l'importanza della scuola cattolica, così come la presenza formativa ed evangelizzatrice della Chiesa negli istituti statali di istruzione. Vi incoraggio e vi sono accanto nel vostro impegno a favore dell'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche affinché i bambini e i giovani, i cui genitori nell'esercizio dei propri diritti lo richiedono, possano essere istruiti secondo le verità della religione cattolica.

La Chiesa deve fare tutto il possibile affinché i giovani si avvicinino a Cristo. E' necessario stare con i giovani, trasmettere loro ideali alti e nobili, far sentire loro che il Signore può placare l'ansia dei loro cuori.

Al termine di questo colloquio fraterno, vi prego di portare il mio saluto affettuoso ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e ai cristiani impegnati nell'apostolato, ai giovani e ai genitori, alle comunità indigene, agli anziani, ai malati e a coloro che soffrono.

Nel ringraziarvi nel nome del Signore Gesù per la vostra dedizione e sollecitudine pastorale verso il gregge che vi è stato assegnato, affido voi e le vostre comunità ecclesiali alla materna intercessione della Vergine Maria, Stella dell' Evangelizzazione e vi imparto con grande affetto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-06-21 Data estesa: Martedi 21 Giugno 1994










Visita "ad limina": la traduzione del discorso del Santo Padre ai Presuli della Conferenza Episcopale di Cuba - Città del Vaticano

Titolo: "E' giunta l'ora dell'annuncio gioioso del Vangelo e della rinascita morale e spirituale del popolo cubano"

Amatissimi Fratelli nell'Episcopato,


1. E' per me motivo di grande gioia darvi il più cordiale benvenuto in questo incontro, Pastori della Chiesa a Cuba, con il quale culmina la vostra visita "ad limina Apostolorum". La vostra presenza collegiale è una testimonianza eloquente della comunione ecclesiale che vi anima e che vi sostiene nell'opera apostolica generosa, e non priva di difficoltà, che compite a favore delle comunità che il Signore ha affidato alla vostra sollecitudine pastorale.

Come "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1) rappresentate le Chiese particolari del vostro nobile Paese, al quale si rivolge il mio pensiero e il mio profondo affetto, e in particolare i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i diaconi e i laici impegnati che collaborano generosamente per l'edificazione del Regno di Dio.

Per una felice coincidenza questa visita "ad Limina" ha luogo nel mese di giugno, tempo dedicato in modo particolare al Sacro Cuore di Gesù, che, unitamente alla devozione alla Vergine della Carità, occupa un posto prioritario nella religiosità dei cattolici cubani.

Ringrazio Mons. Jaime Ortega Alamino, Arcivescovo de L'Avana e Presidente della Conferenza Episcopale per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome di tutti, mentre prego Dio affinché questa visita a Roma sia fonte di benedizioni per coloro che svolgono opera di apostolato nella vostra nazione.


2. Nei vostri resoconti quinquennali e nei colloqui privati avete voluto sottolineare i temi più salienti della vita ecclesiale a Cuba. Desidero ora riflettere con voi su alcune questioni specifiche tenendo anche conto dei vostri documenti collettivi e della realtà pastorale e sociale del momento presente.

In primo luogo desidero unirmi a voi per ringraziare con fervore il Signore, ricco di misericordia, per la crescita spirituale con cui sta benedicendo la Chiesa a Cuba. In effetti, stiamo assistendo a un momento di grazia nella vita delle vostre comunità ecclesiali che stanno crescendo non solo numericamente ma, e soprattutto, nel fervore della loro adesione a Cristo nella profonda comunione dei loro membri. I catechisti, gli animatori di comunità, i missionari, coloro che fanno visita ai malati e i predicatori della Parola sono eloquenti testimonianze dell'azione dello Spirito nella vostra Chiesa e segni di nuovi fermenti di vita cristiana.

Come un minuscolo chicco di senape che si trasforma in un albero frondoso e come il lievito che fa fermentare la pasta, l'azione dello Spirito sta trasformando i cuori, mostrando a molti la via del ritorno alla casa del Padre e aprendo nuovi cammini di evangelizzazione e di speranza fino ad ora sconosciuti.

Tutto ciò comporta un maggiore impegno apostolico nella diffusione del messaggio cristiano e nella testimonianza di carità e di unità di tutti i membri della Chiesa. L'ora presente, cari Fratelli, deve essere l'ora dell'annuncio gioioso del Vangelo, l'ora della rinascita morale e spirituale del vostro popolo. E' giunto il momento di compiere in tutta la sua pienezza l'azione pastorale della Chiesa affinché i bisognosi della luce della fede accolgano il messaggio di salvezza, i poveri, gli abbandonati e gli anziani sentano vicina la solidarietà fraterna, gli emarginati e i detenuti sperimentino l'amore di Cristo, coloro che non hanno voce si sentano ascoltati e coloro che sono trattati ingiustamente trovino difesa e aiuto.


3. Come insegna il Concilio Vaticano II, siete stati posti dallo Spirito Santo per succedere agli Apostoli come Pastori d'anime (cfr. CD 2) mediante la triplice funzione di insegnare, di governare e di santificare. La Costituzione dogmatica su la Chiesa ci ricorda che "tra le funzioni principali dei vescovi eccelle la predicazione del Vangelo" (n. 25). L'opera evangelizzatrice esige dai Pastori un incondizionato dono di sé alla predicazione della verità di Cristo "potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 1,24). Impegnatevi quindi a fondo affinché la sua voce e la sua luce giungano agli uomini con coraggio e fiducia nel potere dello Spirito. Attraverso la funzione di governo nelle Chiese particolari delle quali siete Pastori e fondamento visibile di unità, servite anche il mistero della comunione della Chiesa universale. Nel consigliare, nell'esortare o nell'esercitare il vostro potere spirituale guidate i fedeli verso Cristo e siate artefici di unità nella fede e nella carità. D'altra parte l'esperienza ci insegna costantemente che niente può sostituire la testimonianza di vita del Pastore; e forse oggi più che mai, in quanto gli uomini sono particolarmente sensibili all'autenticità e alla coerenza. Per questo nell'evangelizzatore deve risplendere inanzitutto la santità di vita, dando testimonianza di un'intensa esperienza del mistero di Gesù Cristo, sentito profondamente nell'Eucaristia, nell'ascolto assiduo della Parola di Dio, nella preghiera, nel sacrificio, nel dono generoso di sé al Signore, che nei Vescovi, nei sacerdoti e nelle altre persone consacrate si esprime in modo particolare mediante il celibato. Oggi è assolutamente necessario che i Pastori della Chiesa si distinguano per la testimonianza di santità poiché questa è la prima forma di evangelizzazione (cfr. RMi 42-43).


4. A questo proposito vi incoraggio a proseguire nella vostra linea pastorale per formare integralmente le persone che hanno scelto di seguire Gesù Cristo e il suo Vangelo, senza risparmiare sforzi nell'opera catechetica a tutti i livelli. Come indica il Documento di Santo Domingo "esiste ancora molta ignoranza religiosa; la catechesi non giunge a tutti e spesso giunge in forma superficiale, incompleta in quanto ai suoi contenuti oppure meramente intellettuale, senza la forza necessaria per trasformare la vita delle persone e dei loro ambienti" (Conclusioni, n. 41).

E' necessario che i fedeli possano continuare ad avere accesso a una catechesi completa e adeguata alle circostanze personali, familiari e sociali. Frutto dell'azione catechetica sarà indubbiamente una partecipazione più viva e cosciente dei cristiani alle celebrazioni liturgiche, in modo che questi ultimi possano trovare motivazioni e forza per testimoniare la loro fede e facciano sentire la propria presenza negli ambienti scristianizzati al fine di promuovere il nuovo incontro con il Signore.


5. Nello svolgere il compito della Nuova Evangelizzazione, a cui avete risolutamente dato impulso in occasione del V Centenario dell'avvento della Buona Novella in America, potete contare in primo luogo su coloro che il Concilio chiama "collaboratori diligenti" del Vescovo (cfr. LG 28): i sacerdoti.

Essi sono i servitori dell'annuncio della verità salvifica, maestri e guide delle loro comunità, strumenti di unità e di riconciliazione. Ad essi è affidata anche l'inculturazione del Vangelo nella società, come ha fatto Padre Félix Varela, figlio insigne di Cuba e maestro di umanesimo cristiano.

Conosco lo zelo apostolico e la generosa dedizione dei vostri sacerdoti, impegnati in una difficile opera pastorale volta a soddisfare le molteplici e urgenti necessità dei fedeli e a far fronte a gravi difficoltà. Dedicate ad essi il meglio del vostro tempo. Sia il vostro comportamento come quello di un padre, di un fratello, di un amico. Sosteneteli e confortateli nei loro compiti pastorali e nella loro vita privata. Grazie alla vicinanza del Vescovo, il sacerdote si sente animato a vivere intensamente la sua vocazione di sequela di Cristo e di amore incondizionato per la Chiesa. Promuovete anche lo spirito di stretta collaborazione con i religiosi e le religiose. Incoraggiate con la parola e con l'esempio tutti i membri della comunità cristiana affinché provino la gioia di far parte del popolo di Dio, come germe di unità, di speranza e di salvezza per tutta la società.


6. Dobbiamo rendere grazie a Dio, cari Fratelli, poiché negli ultimi anni è cresciuto fra i giovani il desiderio di un dono totale di sé al Signore nella vita sacerdotale o religiosa. Tuttavia, quanto è ancora insufficiente il numero di sacerdoti su cui potete contare attualmente per soddisfare le necessità pastorali del popolo di Dio a Cuba! Si può constatare, con grande dolore, che in proporzione il numero dei sacerdoti rispetto a quello dei fedeli è il più basso di tutta l' America Latina. Per questo, spero che la comunione e l'aiuto reciproco che devono regnare tra le Chiese sorelle a livello universale, permettano di accogliere sempre più la disponibilità e la collaborazione generosa dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose desiderosi di operare a favore delle comunità ecclesiali cubane. Formulo ferventi voti affinché, per soddisfare la giusta e legittima aspirazione dei fedeli di poter contare su una adeguata asssitenza spirituale, si superino gli ostacoli che impediscono ancora l'ingresso nel vostro Paese di questi operai del Vangelo.


7. Continuate a diffondere la Dottrina sociale della Chiesa in tutta la sua vastità, cercando di illuminare, basandovi sul Vangelo, la vita dell'uomo e della società in modo che sia per tutti di aiuto e di ispirazione al momento di focalizzare i problemi con criteri autenticamente cristiani.

In segno di fedeltà a Gesù Cristo, la Chiesa ha tra i suoi obiettivi prioritari quello della tutela del carattere trascendente della persona umana, creata a immagine e a somiglianza di Dio. La natura spirituale e religiosa della sua missione le consente di portare a termine il suo servizio verso l'uomo e verso tutti gli uomini aldilà delle motivazioni terrene o degli interessi di parte, poiché come insegna il Concilio Vaticano II non essendo "legata ad alcuna particolare forma di cultura umana o sistema politico, economico o sociale la Chiesa per questa sua universalità può costituire un legame strettissimo fra le diverse comunità umane e le nazioni, purché queste abbiano fiducia in lei e riconoscano realmente la vera sua libertà in ordine al compimento della sua missione" (GS 42).

Da quanto detto si deduce che il messaggio salvifico che Cristo ha affidato alla Chiesa deve proiettarsi nella realtà sociale, per illuminarla partendo dal Vangelo. In effetti il Concilio insegna che alla Chiesa spetta "esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e dare il suo giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime" (ibidem, GS 76).


8. Di conseguenza, sempre aperti al dialogo come strumento di reciproca comprensione, non esitate a difendere in ogni momento i legittimi diritti della persona come esigenza del profondo rispetto che merita in quanto creatura di Dio dotata di una dignità unica e chiamata a un destino trascendente. Qualsiasi offesa fatta a un essere umano è anche un'offesa fatta a Dio e si dovrà rispondere di essa dinanzi a lui, giusto Giudice. Non possiamo tuttavia dimenticare che la radice di qualsiasi male è nel cuore dell'uomo, di ogni uomo. Solo da un cuore rinnovato nascerà l'esigenza interiore di rispettare la dignità di ogni persona, di perdonare il nemico, di accettare colui che ha un'opinione diversa dalla nostra, di aiutare i bisognosi, di sentirsi responsabili del bene comune. Come avete affermato nel documento collettivo El amor todo lo espera "è giunta l'ora di alzare gli occhi del cuore a Dio nostro Padre, supplicandolo per la nostra riconciliazione, per il trionfo dell'amore e della pace". Il Signore vi ha affidato, come servitori del Vangelo, il compito di essere strumenti di riconciliazione.


9. Il laicato cattolico è chiamato a svolgere un ruolo di enorme importanza di fronte alle sfide poste dal presente e dal futuro di Cuba. Più i laici cristiani vivranno aperti alla presenza e alla grazia di Dio nel profondo del loro cuore, più saranno capaci di offrire ai loro fratelli la testimonianza di una vita rinnovata e acquisiranno la libertà e la forza di spirito necessarie a trasformare i rapporti sociali e la società stessa secondo il Disegno di Dio.

Per diffondere nel mondo i valori del Vangelo, i cristiani hanno bisogno di essere saldamente radicati nell'amore di Dio e nella fedeltà a Cristo così come si trasmettono e si vivono nella Chiesa. Per questo desidero esortarvi a intensificare gli sforzi nella formazione di un laicato adulto che collabori attivamente alla vita e alla missione della Chiesa.

In quest'opera di formazione vi esorto anche a prestare una particolare attenzione ai giovani. Presentate loro gli alti ideali della vita e della spiritualità cristiana in tutta la loro autenticità e ricchezza. Questo è il modo migliore per suscitare e per coltivare le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita religiosa. Tuttavia, ciò sarà possibile solo se, in seno alle famiglie, i giovani apprenderanno i valori e le regole di vita atti ad affrontare le sfide del presente. In questo Anno della Famiglia come posso non unirmi alla vostra giustificata preoccupazione dinanzi alle gravi minacce che oggi attentano all'istituzione familiare? Lo scioglimento dei matrimoni, la piaga dell'aborto, i metodi anticoncezionali, la corruzione morale, le infedeltà e le violenze sono tutti fattori che mettono in pericolo la famiglia, cellula fondamentale della società e della Chiesa.


10. Un motivo di particolare sofferenza per voi è il difficile momento che attraversa oggi il vostro Paese, in cui numerose persone e famiglie, oltre a dover affrontare altri difficili problemi, subiscono anche le gravi conseguenze della crisi economica. Dinanzi alla situazione dolorosa di tanti fratelli che si vedono privati dei beni fondamentali, avete affermato nel vostro documento collettivo El amor todo lo espera: "i Vescovi di Cuba rifiutano qualsiasi misura che, con il pretesto di porre sanzioni al governo cubano, contribuisca ad aumentare le difficoltà del nostro popolo". A questo proposito desidero unirmi alla vostra azione solidale a favore dei più indifesi, e allo stesso tempo, esorto gli organismi ecclesiali e internazionali di aiuto umanitario e di assistenza affinché, nell'ambito della imprescindibile libertà di svolgere la loro opera, continuino a contribuire generosamente a soddisfare i bisogni di tanti nostri fratelli privi del necessario per condurre una vita autenticamente umana.


11. Cari Fratelli, il Papa vi ringrazia vivamente per l'opera generosa a favore delle Chiese particolari che il Signore ha affidato alla vostra cura pastorale, per la vicinanza e la sollecitudine dimostrate a coloro che più soffrono, per la vostra perfetta solidarietà con il popolo nonostante le difficoltà. Il popolo di Dio a Cuba spera e ha bisogno della vostra guida spirituale per poter purificarsi e rafforzare così nella verità il suo credo religioso. Come avete espresso nel documento citato in precedenza "tutti desidereremmo, e questa è la nostra costante preghiera, che a Cuba regnasse l'amore fra i suoi figli, un amore che cicatrizzi tante ferite provocate dall'odio, un amore che stringa tutti i cubani in uno stesso abbraccio fraterno, un amore che faccia giungere per tutti l'ora del perdono, dell'amnistia e della misericordia. Un amore, infine, che trasformi la felicità degli altri nella propria felicità".

Di ritorno nelle vostre diocesi, vi prego di trasmettere ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli l'affettuoso saluto del Papa, che pensa a tutti e per tutti prega con grande affetto. Nel cuore materno della Vergine della Carità del Rame, patrona di Cuba, pongo il mio fervido augurio di poter un giorno far loro visita e condividere con essi le ricchezze della nostra fede, la gioia della nostra speranza e la testimonianza dell'amore che tutto può.

Nell'affidare al Signore voi e le vostre intenzioni pastorali, affinché portiate a termine con speranza e con gioia i compiti della nuova evangelizzazione, vi imparto una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1994-06-25 Data estesa: Sabato 25 Giugno 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: la preghiera mariana di Giovanni Paolo II con i fedeli - Piazza San Pietro, Città del Vaticano