GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: il Papa prima della recita della preghiera mariana nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Angelus: il Papa prima della recita della preghiera mariana nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Titolo: L'indissolubilità del matrimonio scaturisce dall'essenza stessa dell'amore e della famiglia

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Continuando la riflessione domenicale sulla famiglia, in quest'Anno ad essa dedicato, oggi desidero attirare la vostra attenzione sulla piaga del divorzio, purtroppo così diffusa. Essa, anche se in molti casi legalizzata, non cessa per questo di rappresentare una delle grandi sconfitte dell'umana civiltà.

La Chiesa sa di andare "contro-corrente", quando enuncia il principio dell'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Tutto il servizio che essa deve all'umanità le impone di ribadire costantemente tale verità, facendo appello alla voce della coscienza che, pur tra i condizionamenti più pesanti, mai del tutto si spegne nel cuore dell'uomo.

So bene che questo aspetto dell'etica del matrimonio è tra i più esigenti, e talvolta si verificano situazioni matrimoniali veramente difficili, quando non addirittura drammatiche. Di queste situazioni la Chiesa cerca di avere consapevolezza con lo stesso atteggiamento di Cristo misericordioso. Tali situazioni spiegano come persino nell'Antico Testamento il valore dell'indissolubilità si fosse offuscato, così che veniva tollerato il divorzio.

Gesù spiego la concessione della legge mosaica con "la durezza del cuore umano", e non esito a riproporre in tutto il suo vigore il disegno originario di Dio, indicato nel libro della Genesi: "L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24), aggiungendo: "Non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt 19,6).


2. Qualcuno potrebbe obiettare che un simile discorso è comprensibile e valido solo all'interno di un orizzonte di fede. Non è così! E' vero che, per i discepoli di Cristo, l'indissolubilità viene ulteriormente rafforzata dal carattere "sacramentale" del matrimonio, segno dell'alleanza sponsale tra Cristo e la sua Chiesa. Ma questo "grande mistero" (cfr. Ep 5,32) non esclude, anzi suppone l'istanza etica dell'indissolubilità anche sul piano della legge naturale. E' purtroppo la "durezza del cuore", denunciata da Gesù, che continua a rendere difficile la percezione universale di questa verità, o a determinare casi in cui essa appare quasi impossibile da vivere. Quando pero si ragiona con serenità e guardando all'ideale, non è difficile convenire che la perennità del vincolo matrimoniale scaturisce dall'essenza stessa dell'amore e della famiglia. Ci si ama veramente e fino in fondo, solo quando ci si ama per sempre, nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte. Gli stessi figli non hanno un bisogno estremo dell'unione indissolubile dei propri genitori, e non sono forse essi stessi tante volte le prime vittime del dramma del divorzio?



3. La Santa Famiglia di Nazaret, nella quale Gesù, Maria e Giuseppe fecero un'esperienza esemplare di amore soprannaturale ed umano, sia modello per ogni famiglia. Maria Santissima venga in aiuto alle coppie in crisi, aiutandole a ritrovare la freschezza del primo amore. Quest'Anno della famiglia non passi invano, e consenta a tutti di riscoprire la meravigliosa bellezza del disegno di Dio.

(Giovanni Paolo II ha poi ricordato l'eccidio dei sette marinai italiani in Algeria:) Profondo sdegno e dolore desidero ora esprimere per l'eccidio dei sette marinai italiani in Algeria. Queste vittime vanno, purtroppo, ad aggiungersi a molte altre, uccise negli ultimi mesi. Mentre nella preghiera affido tutte alla bontà del Padre celeste, vorrei far pervenire alle famiglie di questi nostri fratelli, così duramente colpite, l'espressione della mia più sentita solidarietà.

Il Signore sia loro vicino col suo sostegno in quest'ora di prova dolorosa.

Di fronte a tali esecrandi episodi, vorrei ricordare a tutti che la violenza non è in grado di risolvere i problemi dell'umanità, né aiuta a superare i contrasti. Occorre avere il coraggio del dialogo, specialmente quando la fede in Dio spinge ad un maggior rispetto della vita (Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco) (Dopo essersi rivolto ai pellegrini polacchi, Giovanni Paolo II ha così continuato:) Il mio primo pensiero va quest'oggi al Vescovo della diocesi di Albano, Mons. Dante Bernini, al suo Ausiliare, Mons. Paolo Gillet, al Parroco di Castel Gandolfo, alle Autorità amministrative, e all'intera popolazione di questa cittadina che, come ogni anno, con squisita cortesia mi ospita per i mesi estivi.

Cari abitanti di Castel Gandolfo, vi ringrazio per la vostra accoglienza ed auguro a tutti un'estate serena.

Rivolgo poi un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana venuti a farmi visita. Saluto con affetto i ragazzi provenienti dalla Croazia ed i loro accompagnatori, che stanno trascorrendo un soggiorno estivo presso la Parrocchia romana di San Timoteo a Casal Palocco.

Estendo inoltre il mio saluto a quanti si trovano già in vacanza nelle varie località turistiche, auspicando soprattutto che le famiglie possano insieme approfittare di questi giorni di riposo per ritemprare il corpo e lo spirito.

Vorrei, infine, far giungere la mia affettuosa solidarietà a coloro che invece rimangono a casa, soprattutto alle persone sole, agli anziani, ed a chi è costretto a trascorrere questo periodo in ospedale ed in altri luoghi di sofferenza. A tutti l'assicurazione del mio costante ricordo nella preghiera ed una particolare benedizione.

Data: 1994-07-10 Data estesa: Domenica 10 Luglio 1994





Lettera al Cardinale Paul Poupard - Città del Vaticano

Titolo: Per l'ottavo centenario della ricostruzione della cattedrale di Chartres

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Paul Poupard Tutti sanno molto bene che in tutto il mondo esistono e sono conservati monumenti illustri, che, una volta perduta la fede cristiana e la pietà dei fedeli, sono a mala pena conosciuti. Tra di essi è da annoverarsi la santa chiesa di Chartres, che spicca e risplende in modo eccezionale tra le opere d'arte del Medioevo.

Noi desideriamo che queste testimonianze siano collocate in buona luce anche nella nostra età per essere magnificate con un'adeguata rivalutazione, affinché la mente cristiana, ripercorrendo, per così dire, il suo passato, sia con maggior ardore sospinta a simili mete nel futuro. perciò siamo lieti di venire incontro alla richiesta del Venerato Fratello Nostro Jacob Perrier, Vescovo di Chartres, il quale ci ha domandato d'inviare un Rappresentante insigne per partecipare alla solenne commemorazione dell'ottavo centenario dalla ricostruzione di questa cattedrale.

Così, affinché questa celebrazione si svolga in modo più adeguato e conveniente, abbiamo deciso di inviarvi un uomo eminente, che Ci rappresenti e manifesti nello stesso tempo la Nostra benevolenza. Abbiamo allora rivolto il pensiero e l'animo nostro a Lei, Venerato Fratello Nostro, che, parlando la medesima lingua ed eccellendo con vasta erudizione nella cultura, Ci è parso il più adatto a svolgere e portare bene a compimento questo incarico. perciò la nominiamo Nostro Inviato Speciale, affinché, in occasione di quell'importante convegno e della celebrazione dell'11 settembre, porti la Nostra stessa voce, così che, scrutato fino in fondo il senso e l'importanza di quel sacro edificio, possano tutti non solo ammirare quell'arte straordinaria, ma abbiano a rinnovare il proprio animo per coltivare una simile operosità.

Dimostrerà infine la Nostra benevolenza, mentre Noi eleviamo preghiere affinché la Vergine Maria, cui fu dedicato un tempo questo tempio con grandissima devozione, sia come stella di tutta questa Nazione, e susciti parimenti l'ardore a rinnovare l'annuncio di Cristo. Vogliamo, da ultimo, che Lei rivolga a tutti il Nostro saluto fervido, ed elargisca, a nome Nostro e per la Nostra autorità, la Nostra Apostolica Benedizione a tutti i partecipanti a questo evento, perché sia preannuncio di divine grazie e giusto incitamento a rinnovarsi.

Dal Vaticano, 15 luglio 1994, sedicesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino)

Data: 1994-07-15 Data estesa: Venerdi 15 Luglio 1994





Angelus: la preghiera mariana domenicale di Giovanni Paolo II con i fedeli convenuti a Castel Gandolfo

Titolo: Nella generazione della vita gli sposi, quali collaboratori di Dio, sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Oggi desidero attirare la vostra attenzione su un altro aspetto fondamentale dell'amore coniugale: la sua intrinseca apertura alla vita. Lo sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica quando rileva che l'amore dei coniugi "tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall'esterno al reciproco amore degli sposi; sboccia al cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e compimento" (CEC 2366).

E' di fondamentale importanza cogliere la grandezza misteriosa di questo evento. Come ho scritto nella Lettera alle famiglie, "nella paternità e maternità umane Dio stesso è presente. (...) Infatti soltanto da Dio può provenire quell' immagine e somiglianza che è propria dell'essere umano, così come è avvenuto nella creazione. La generazione è la continuazione della creazione" (LF 9).

Certo, questo discorso ha una particolare risonanza per i credenti. Ma il suo valore è riconoscibile anche dalla semplice ragione che, nel miracolo della vita umana nascente, è spinta a riconoscere qualcosa che va molto al di là di un puro fatto biologico. Nella generazione della vita umana, la biologia postula il suo stesso superamento. E ciò non può non avere implicazioni anche sul piano etico: non si può trattare ciò che attiene alla generazione della vita umana, come se si trattasse di un puro evento biologico, suscettibile di qualunque manipolazione.


2. E' su questa fondamentale base antropologica ed etica che poggia la dottrina ecclesiale della "paternità e maternità responsabili". Purtroppo su questo punto il pensiero cattolico è sovente equivocato, come se la Chiesa sostenesse un'ideologia della fecondità ad oltranza, spingendo i coniugi a procreare senza alcun discernimento e alcuna progettualità. Ma basta un'attenta lettura dei pronunciamenti del Magistero per constatare che non è così.

In realtà, nella generazione della vita, gli sposi realizzano una delle dimensioni più alte della loro vocazione: sono collaboratori di Dio. Proprio per questo sono tenuti ad un atteggiamento estremamente responsabile. Nel prendere la decisione di generare o di non generare essi devono lasciarsi ispirare non dall'egoismo né dalla leggerezza, ma da una generosità prudente e consapevole, che valuta le possibilità e le circostanze, e soprattutto che sa porre al centro il bene stesso del nascituro. Quando dunque si ha motivo per non procreare, questa scelta è lecita, e potrebbe persino essere doverosa. Resta pero anche il dovere di realizzarla con criteri e metodi che rispettino la verità totale dell'incontro coniugale nella sua dimensione unitiva e procreativa, quale è sapientemente regolata dalla natura stessa nei suoi ritmi biologici. Essi possono essere assecondati e valorizzati, ma non "violentati" con artificiali interventi.


3. Chiediamo a Maria Santissima il dono della sapienza del cuore, tanto necessario per veder chiaro in questa delicata materia, particolarmente esposta alle deviazioni di una cultura edonistica e permissiva. Ella illumini i coniugi a vivere con grande senso di responsabilità il loro servizio alla vita e faccia delle famiglie veri "santuari della vita".

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese) (Il Papa ha poi ricordato le vittime della sciagura della casa di riposo di Motta Visconti e ha così salutato i fedeli di lingua italiana:) Oggi il mio orante pensiero va alle vittime della sciagura che ha colpito tre giorni fa la Casa di riposo per anziani di Motta Visconti. Invoco per i defunti l'eterna pace del Signore e per i familiari il conforto della speranza cristiana. Affido tutti alla materna intercessione di Maria Santissima.

Saluto poi tutti i pellegrini e i visitatori di lingua italiana, in particolare i soci del Centro ricreativo della Cassa di Risparmio di Firenze e gli aderenti alla Pontificia Accademia dell'Immacolata.

Rinnovo il mio augurio a quanti stanno trascorrendo un periodo di vacanza, specialmente alle famiglie. Ma penso pure a quanti rimangono in città, in modo particolare alle persone sole e bisognose; invito amici, conoscenti e volontari a stare loro vicino.

Data: 1994-07-17 17/01/19102
Data estesa: Domenica 17 Luglio 1994 Pag. 20370





Angelus: Giovanni Paolo II alla recita della preghiera mariana nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Titolo: La dimensione etica pone precisi limiti agli interventi degli Stati e della Comunità internazionale in materia di regolazione delle nascite

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Uno dei problemi centrali della prossima conferenza organizzata dall'ONU a Il Cairo su "popolazione e sviluppo", è la cosiddetta "esplosione demografica". Si tratta di un fenomeno complesso, che è oggetto di valutazioni non sempre convergenti. Stando ad alcune rilevazioni e previsioni statistiche, l'umanità nel suo complesso va crescendo ad un ritmo che potrebbe in futuro recare difficoltà alla stessa convivenza tra gli uomini. In non poche nazioni, invece, si registra una preoccupante crisi di natalità.

La Chiesa conosce il problema e non ne sottovaluta la portata. Proprio per questo, anche di recente, ha promosso e incoraggiato studi approfonditi, prendendo in considerazione i dati statistici e valutando i risvolti etici e pastorali.

Essa riconosce la responsabilità degli Stati in tale delicato ambito.

Nel Catechismo è esplicitamente detto che la pubblica autorità può prendere "iniziative al fine di orientare la demografia della popolazione" (CEC 2372).

Tali iniziative presuppongono ovviamente il senso di responsabilità delle famiglie. Come ho già avuto modo di ricordare, i coniugi devono prendere la loro decisione di procreare secondo una ragionevole progettualità, poggiata su una valutazione generosa e, nello stesso tempo, realistica delle loro possibilità, del bene del nascituro e di quello della stessa società, alla luce di criteri morali oggettivi (cfr. Messaggio alla Sig.ra Nafis Sadik, su L'Osservatore Romano, 19 Marzo 1994, p. 8). Queste cose vengono dette anche nel Messaggio della Santa Sede alle Nazioni Unite, alle istanze che preparano il Documento finale del Cairo.


2. Si incontrano, pertanto, in questa materia, l'etica della famiglia e l'etica della politica. La dimensione etica pone precisi limiti anche agli interventi degli Stati e della Comunità internazionale. Ad esempio, non è mai lecito intervenire "con imposizioni autoritarie e cogenti" (CEC 2372), volte ad esautorare i coniugi della loro responsabilità primaria ed inalienabile. E' anche inaccettabile che si incoraggi l'uso di mezzi immorali, specialmente abortivi, per la regolazione delle nascite. E' qui uno dei punti di contrasto radicale tra la Chiesa ed alcuni indirizzi emergenti. In verità, come non essere turbati di fronte al fatto che si è disposti a spendere ingenti somme di denaro per diffondere mezzi contraccettivi eticamente inammissibili, mentre ci si rifiuta di sviluppare il grande potenziale della "pianificazione familiare naturale"? Questa, oltre ad essere meno costosa, è certamente "di aiuto alle coppie nel mantenere la loro dignità umana nell'esercizio dell'amore responsabile" (cfr. Appello dei Cardinali in difesa della famiglia, su L'Osservatore Romano, 15 giugno 1994, p. 1).

E' evidente che, per una retta soluzione della politica demografica, occorre intensificare l'impegno sia per una crescita delle risorse naturali ed economiche, sia per una loro più giusta distribuzione, nonché per una retta cooperazione internazionale nello sviluppo dei Paesi meno favoriti.


3. Invochiamo la Vergine Santa, perché apra gli occhi di quanti hanno responsabilità di fronte al futuro dell'umanità. I problemi, certo, sono seri e gravi. Ma l'aiuto di Dio non mancherà, se ci teniamo ben saldi alla sua legge.

Maria Santissima ci ottenga, con la sua Preghiera materna, una profonda conversione del cuore.

(Il Papa ha poi rinnovato il suo appello per i rifugiati del Rwanda:) Questo nostro incontro festoso non può farci scordare l'immane dramma che colpisce migliaia di persone innocenti nel Rwanda e nel vicino Zaire, dove hanno cercato rifugio.

Al genocidio ed alla disperata fuga, si aggiungono oggi le epidemie.

Chi può rimanere indifferente? Mi è noto con quanta dedizione le organizzazioni caritative ecclesiali si adoperino per alleviare così indicibili sofferenze e desidero incoraggiare le diverse generose iniziative con le quali la comunità internazionale si prodiga nel soccorrere quelle martoriate popolazioni.

Mi rivolgo anche ai responsabili della vita pubblica in Rwanda affinché con assicurazioni adeguate e con segni concreti convincano i profughi a rientrare nella loro terra e nelle loro case.

La tragedia del Rwanda è un forte richiamo per la nostra coscienza; è un appello per la solidarietà.

Affido a Maria Santissima l'opera di soccorso compiuta da tanti uomini di buona volontà, e la sorte di tanti nostri fratelli la cui vita, oggi più che mai, dipende dalla nostra capacità di amare e di donare.

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese) (Dopo aver salutato i numerosi pellegrini giunti dalla Polonia, il Santo Padre si è così rivolto ai fedeli di lingua italiana:) Desidero rivolgere ora un particolare saluto alle studentesse che partecipano al diciottesimo Incontro universitario europeo, promosso dalla Fondazione RUI.

Saluto anche cordialmente i pellegrini italiani presenti e li ringrazio per essere venuti a trovarmi. Auguro a ciascuno di approfittare del periodo estivo per ritemprare le forze fisiche e spirituali, così da riprendere poi con rinnovato vigore le fatiche di ogni giorno, sostenuti soprattutto da Cristo, Pane di vita immortale.

Data: 1994-07-24 Data estesa: Domenica 24 Luglio 1994





Angelus: il Papa prima della recita della preghiera mariana nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo

Titolo: Il desiderio dei figli può essere soddisfatto anche attraverso l'istituto giuridico dell'adozione

Carissimi Fratelli e Sorelle convenuti qui a Castel Gandolfo, radunati in Piazza San Pietro e che mi ascoltate attraverso la radio e la televisione!


1. Riprendendo il tema della paternità e maternità responsabili, vorrei oggi sottolineare un'esigenza specifica dell'amore con cui i coniugi sono chiamati a generare. Essi devono volere il figlio con un amore gratuito e oblativo, evitando di strumentalizzarlo ai loro interessi o alla propria personale gratificazione.

Certamente, il figlio che nasce è anche un dono per i genitori. Non è forse vero che talvolta il sorriso di un bimbo è capace di far rivivere un amore coniugale un po' stanco e appassito? Ma questo dono va invocato e accolto con profondo rispetto, nella consapevolezza della dignità trascendente della nuova creatura.

Il Concilio insegna che "l'uomo è in terra la sola creatura che Iddio ha voluto per se stessa" (GS 24). Tutto il creato, in certo senso, tende all'uomo, la cui "genealogia" - come ho scritto nella Lettera alle famiglie (LF 9) - va ben oltre i genitori e coinvolge direttamente l'intervento creativo di Dio.

Solo l'uomo infatti è essere insieme corporeo e spirituale, chiamato a un destino eterno e soprannaturale. I genitori devono pertanto imitare l'amore gratuito di Dio, volendo il figlio "per se stesso", nel pieno rispetto della sua autonomia e originalità.


2. Purtroppo, anche nell'ambito delicato della generazione della vita non mancano sintomi preoccupanti di una cultura tutt'altro che ispirata da vero amore. Ciò appare con evidenza quando si esclude o persino si sopprime la vita nascente; ma, paradossalmente, ciò ha una sua applicazione anche nel caso in cui la si "pretende" ad ogni costo, utilizzando a tal fine mezzi moralmente disordinati. Si diffondono, infatti, a ritmo crescente tecnologie della generazione umana - come la fecondazione artificiale o l'affitto della madre gestante e simili - che pongono seri problemi di ordine etico. Tra le altre gravi implicazioni, basti ricordare che in simili procedimenti l'essere umano viene defraudato del diritto a nascere da un atto d'amore vero e secondo i normali processi biologici, restando in tal modo segnato fin dall'inizio da problemi di ordine psicologico, giuridico e sociale che lo accompagneranno per tutta la vita.

In realtà, il legittimo desiderio di un figlio non può essere interpretato come una sorta di diritto al figlio da soddisfare ad ogni costo. Ciò significherebbe trattarlo alla stregua di una cosa! Quanto alla scienza, essa ha il dovere di sostenere i naturali processi generativi, non il compito di sostituirli artificialmente. Tanto più che il desiderio dei figli può essere soddisfatto anche attraverso l'istituto giuridico dell'adozione, che merita di essere sempre meglio organizzato e promosso, ed altre forme di servizio e dedizione sociale, quali espressioni di accoglienza verso tanti bambini, diversamente privati del calore di una famiglia.


3. Maria Santissima aiuti tutti i coniugi a sentire la grandezza della loro missione. Guardando alla Famiglia di Nazaret, i papà e le mamme si sforzino di desiderare ed accogliere i figli con grande rispetto per la loro propria personalità. Sia l'amore gratuito per ogni essere umano la forza ispiratrice per la costruzione di una civiltà degna di questo nome.

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco) (Il Santo Padre ha infine così salutato i pellegrini di lingua italiana:) Il mio pensierova, oggi, ai Padri Gesuiti, che ricordano Sant'Ignazio di Loyola. Formulo voti affinché l'intera Compagnia di Gesù, fedele allo spirito del fondatore, continui ad operare sempre per il bene del Vangelo e della Chiesa.

Indirizzo questo mio pensiero specialmente ai Gesuiti di Castel Gandolfo.

Rivolgo, poi, il mio cordiale benvenuto a tutti i pellegrini italiani, in particolare al gruppo di Sacerdoti e Laici, provenienti da diverse parrocchie italiane per un corso di Esercizi Spirituali e studio promosso dal Movimento FAC.

Saluto, infine, gli abitanti di Catel Gandolfo e quanti sono venuti per prendere parte all'annuale sagra delle pesche, che si svolge qui ai Castelli.

Saluto specialmente la Banda Musicale di Frascati. Auguro a tutti che questa festa offra l'occasione per ringraziare il Signore, il quale non fa mancare al suo popolo frutti materiali e soprattutto spirituali. 17/01/19102 Pag. 20381

Data: 1994-07-31 Data estesa: Domenica 31 Luglio 1994





Ai membri dell'Accademia Musicale "Ottorino Respighi", in occasione del concerto di domenica sera - Palazzo Apostolico, Castel Gandolfo

Titolo: L'armonia fra i popoli deve poggiare su una comune radice spirituale

Benvenuti a questo concerto di musica religiosa, in cui sono state eseguite alcune stupende composizioni di Johann Sebastian Bach.

A tutti i presenti rivolgo il mio cordiale saluto. Esso va, in primo luogo, ai responsabili dell'Accademia Musicale "Ottorino Respighi" e della "Festa Musica Pro Mundo Uno '94" che, come già altre volte, hanno voluto anche quest'anno allestire un appuntamento musicale qui, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

Un grato pensiero esprimo poi alle Autorità ed ai rappresentanti delle organizzazioni, che hanno contribuito in vario modo alla realizzazione di questa interessante manifestazione.

Il mio ammirato ringraziamento va soprattutto al direttore, Maestro Kurt Redel, ai validi solisti, come pure ai componenti dell'orchestra sinfonica "Pannonia" di Szombathely ed ai membri del coro "Lajos Bardos" di Nyiregyhaza. Il saggio che questi artisti, provenienti da diversi Paesi, - Germania, Ungheria, Slovacchia e Romania -, ci hanno offerto, può essere considerato una chiara testimonianza della comune aspirazione all'unità ed alla pace ed un richiamo a quei valori soprannaturali su cui si fondano la concordia e l'intesa fra i popoli.

La Messa in Si Minore (BWV 232), che Johann Sebastian Bach compose a più riprese fra il 1733 e il 1738, è considerata, insieme con la "Passione secondo San Matteo", uno dei capolavori del grande musicista tedesco. Di questa monumentale opera per soli, coro e orchestra, abbiamo potuto gustare l'ispirazione meditativa, drammatica e gioiosa del "Credo". Abbiamo poi assaporato la semplicità unita alla grandezza del melodioso "Magnificat" in Re (BWV 243), in cui Bach ci ha fatto percepire l'amore e la gioia del credente in Dio attraverso il cantico di lode della Vergine Maria.

Grazie, dunque, a tutti coloro che hanno curato questo concerto: ai valenti artisti e a quanti, a diverso titolo, hanno offerto la loro collaborazione. E' stata un'esperienza particolarmente intensa, in cui si è potuta percepire la vena artistica, congiunta ad autentica e profonda spiritualità.

Mentre auguro ai responsabili ed ai membri dell'Accademia Musicale "Ottorino Respighi" di raggiungere sempre maggiori successi, li incoraggio a proseguire nell'opera intrapresa dalla loro prestigiosa Istituzione. Attraverso la musica, essi intendono testimoniare l'impegno per una formazione integrale dell'uomo, offrendo, in una Europa che si lascia talora sedurre dal materialismo e dall'edonismo, un valido contributo affinché la ricerca di una sempre maggiore armonia fra i popoli non poggi soltanto su interessi economici e politici, ma sulla comune radice spirituale e culturale. E', infatti, in questi valori perenni il fondamento più stabile e sicuro del vero progresso civile.

Iddio renda tale sforzo ricco di frutti di bene.

Rinnovo il mio cordiale saluto a tutti gli intervenuti, ed, invocando dal Signore copiosi doni di grazia e di pace, di cuore imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-07-31 Data estesa: Domenica 31 Luglio 1994





Messaggio di Giovanni Paolo II nel 50° anniversario dell'Insurrezione di Varsavia - Città del Vaticano

Titolo: "Mi inginocchio in spirito sulle tombe dei caduti insorti di Varsavia... Il loro eroico gesto insegna!"




1. Quest'anno celebriamo il 50 anniversario dell'Insurrezione di Varsavia. Fu un avvenimento grande sia per eroismo che per tragicità; un evento che rimane legato da un nesso logico alla storia della nostra Patria, almeno nell'arco degli ultimi due secoli. Fu questo il periodo in cui sulla Polonia infuriavano spesso bufere belliche e storiche sconfitte, ma contemporaneamente fu il tempo di eroici slanci della Nazione, che mai si rassegno alla perdita della propria indipendenza: dall'Insurrezione di Kosciuszko, il cui 200 anniversario è stato celebrato recentemente, attraverso l'Insurrezione di Novembre, poi quella di Gennaio, fino alla patriottica azione armata durante la prima guerra mondiale, per giungere all'anno 1939.

Atto culminante di una lotta di cinque anni


2. L'Insurrezione di Varsavia, fu in un certo senso, il coronamento dell'insurrezione durante tutto il periodo della seconda guerra mondiale. I polacchi vi hanno preso parte su vari fronti. L'Insurrezione di Varsavia fu quasi l'atto culminante di quella lotta di cinque anni, di quell'insurrezione dell'intera Nazione che in questo modo ha espresso la sua protesta contro la privazione della sua indipendenza e ha dato la prova di essere disposta ad immani sacrifici pur di riacquistarla e consolidarla. Si può dire che l'Insurrezione di Varsavia fu la più radicale e la più cruenta di tutte le insurrezioni polacche.

Comporto un inaudito numero di vittime: non soltanto la Capitale venne distrutta, ma vi furono anche decine di migliaia di vittime umane, specialmente tra le giovani generazioni dei polacchi. Alcuni si pongono la domanda se c'era bisogno di questo, se c'era bisogno di questo su una scala così alta? Non si può rispondere a questa domanda solo con categorie puramente politiche o militari. Bisogna piuttosto chinare in silenzio la testa davanti alla grandezza del sacrificio, davanti all'altezza del prezzo pagato, da quella generazione di cinquant'anni fa, per l'indipendenza della Patria. può darsi che furono prodighi nel pagare tale prezzo, ma quella generosità fu al tempo stesso magnanimità. Si nascondeva in essa una risposta alla chiamata, che Cristo ha portato anzitutto con il proprio esempio, dando la vita per i fratelli: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Un'importanza chiave per l'Europa della seconda metà del XX secolo


3. Celebrando solennemente il 50 dell'Insurrezione di Varsavia occorre sottolineare il fatto che esso ebbe un'importanza chiave per l'Europa della seconda metà del XX secolo. Come atto culminante della lotta dei Polacchi per il loro stato indipendente, divenne, in una certa misura, l'inizio del processo della formazione di Stati indipendenti nel territorio del centro-est dell'Europa. Questo processo si è potuto realizzare pienamente dopo il 1989, insieme alla caduta del totalitarismo comunista, facendo sorgere in questa parte d'Europa non solo la Polonia veramente sovrana, ma anche la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, la Bielorussia e l'Ucraina; ed al sud: la Boemia, la Slovacchia e l'Ungheria. Se l'Europa deve diventare la "patria delle patrie", è necessario che il diritto delle nazioni, che ha avuto voce in questo processo, incontri il rispetto di tutta la comunità europea. Senza garantire un uguale diritto a tutti gli Stati nazionali che emergono nel territorio dell'Europa, non si può parlare di una pacifica convivenza nel nostro continente.

Richiamare alla memoria anche tutti i sacerdoti e le religiose-infermiere


4. Ricordando oggi con venerazione gli Eroi dell'Insurrezione di Varsavia, non si può tralasciare ancora un aspetto. In questi giorni è difficile non richiamare alla memoria anche tutti i sacerdoti che parteciparono all'insurrezione come cappellani, e le religiose-infermiere, ed anche quelle SS. Messe celebrate tra lo scoppio delle bombe e dei proiettili dell'artiglieria. Tutto l'eroismo di Varsavia in lotta ebbe un segno cristiano molto chiaro. Nei luoghi dove venivano sepolti gli insorti caduti, fino ad oggi vi sono delle croci e vengono accesi dei lumi, come segno della fede nella comunione dei santi e nella vita eterna. Bisogna sperare che il 50 dell'Insurrezione di Varsavia confermerà questa fede e in questo modo consoliderà la speranza nelle generazioni in cammino: non solo la speranza della vita eterna, ma anche la speranza della conservazione e dello sviluppo di questo bene comune che si chiama Repubblica indipendente.

Grande eredità di eroismo e di sacrificio Mi inginocchio oggi in spirito sulle tombe dei caduti insorti di Varsavia e prego che Cristo, Signore della storia, degli uomini e delle nazioni, premi il loro sacrificio con la vita eterna; prego affinché il loro sacrificio, sull'esempio di un seme gettato nella terra (cfr. Jn 12,24), porti molto frutto nella vita della contemporanea generazione dei Polacchi. Il loro eroico gesto impegna! Abbraccio con la preghiera anche quegli Insorti di Varsavia che sono sopravvissuti ed oggi prendono parte alle celebrazioni dell'anniversario come testimoni vivi di quei giorni.

Prego infine per tutta la Patria, per tutti i miei Connazionali, ed in particolare per gli abitanti della Capitale, affinché, nella fatica quotidiana di costruire una Polonia giusta e prosperosa, sappiano rimanere fedeli a questa grande eredità di eroismo e di sacrificio.

Benedico di cuore tutti i partecipanti alla celebrazione del 50 dell'Insurrezione di Varsavia: nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Vaticano, il 1 agosto 1994.

GIOVANNI PAOLO PP. II

Data: 1994-08-01 Data estesa: Lunedi 1 Agosto 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: il Papa prima della recita della preghiera mariana nel cortile del Palazzo Pontificio - Castel Gandolfo