GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: la meditazione del Santo Padre prima della recita della preghiera mariana

Angelus: la meditazione del Santo Padre prima della recita della preghiera mariana

Titolo: "Cari giovani avete una missione esaltante: essere in prima linea nella costruzione della pace qui e nei Balcani"

Carissimi Giovani!


1. Siete qui convenuti molto numerosi per manifestare il vostro amore al Papa e alla Chiesa. Vi saluto con grande gioia. Grazie per la calorosa accoglienza e per il giovanile entusiasmo! Guardando ai vostri volti ricordo con commozione il grande appuntamento dello scorso anno a Denver, dove ho potuto incontrare tanti vostri coetanei, provenienti da tutto il mondo. Fu un'esperienza bellissima, indimenticabile. Un afflusso così eccezionale di giovani avrebbe potuto destare preoccupazioni per l'ordine pubblico. Al contrario, tutto si svolse nel reciproco rispetto e in festosa serenità. I giovani a Denver furono un segno per il mondo. Seppero dimostrare come si può essere di diversa nazionalità e cultura e tuttavia capirsi ed amarsi, superando tutte le difficoltà.

Quell'esperienza può essere anche per voi un punto di riferimento. Qui e nei Balcani, voi giovani siete chiamati ad essere in prima linea nella costruzione della pace. Ma per questo non c'è che una strada: mettersi in ascolto di Cristo, lasciandosi permeare dalla forza della sua grazia. E' in questo spirito che ci recheremo l'anno prossimo, a Manila per ascoltare la parola del Risorto: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).


2. Cristo, carissimi, è la verità capace di dare orientamento alla vostra vita e speranza al vostro futuro. Egli ripete oggi a voi, alle vostre famiglie, alla vostra nazione, l'augurio pasquale: "Pace a voi" (Jn 20,19). La pace è il grande dono del Signore. Ma per riceverlo è necessario convertire il cuore, mettendo Dio al primo posto nella propria vita.

Quando si rifiuta o si emargina Dio, ci si inchina quasi fatalmente ad idoli vani e si può giungere ad idolatrare una nazione, una razza, un partito, per poi giustificare nel loro nome l'odio, la discriminazione e la violenza. Solo Dio è fondamento sicuro del valore della vita e della inviolabile dignità di ogni uomo.

Carissimi! Cristo, vi chiama oggi a respingere queste tentazioni. Egli, anzi, vi chiede di essere testimoni e costruttori di pace. Abbracciate questa missione difficile ma esaltante. Per questo Egli vi invita a conoscerlo e ad incontrarlo, perché, dopo averne sperimentato la confortante intimità, possiate annunciare a tutti le meraviglie del suo amore.


3. Santa Maria, Majka Bozja od Kamenitih Vrata, venerata con il titolo di "Decus singulare Croatiae", resta al fianco di questi tuoi figli, che a Te si affidano.

Tu, invocata quale "Inizio di un mondo migliore", guarda a loro con bontà.

Mediante il tuo aiuto, sappiano generosamente rispondere alla chiamata del Redentore.

Rendili fedeli messaggeri del Figlio tuo, il Principe della Pace; rinnovali nel cuore e nella vita, confermali nella fede degli Apostoli, perché siano testimoni gioiosi dei tempi nuovi e veri artefici di pace.

Liberali da ogni pericolo e da ogni male, o Vergine gloriosa e benedetta.

Amen!

Data: 1994-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1994





Il discorso di Giovanni Paolo II durante l'incontro conclusivo del pellegrinaggio apostolico

Titolo: "Abbiate l'audacia del perdono e dell'accoglienza! Liberate il cuore da sentimenti di vendetta"

Signor Presidente, Signori Rappresentanti del Governo, Signor Cardinale e amati Fratelli nell'Episcopato, Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Il mio soggiorno fra voi sta ormai per concludersi. Nel prendere congedo, desidero vivamente ringraziarvi per la accogliente ospitalità riservatami e per le tante manifestazioni di stima e di amicizia che hanno accompagnato la mia breve ma intensa permanenza a Zagabria.

Ringrazio soprattutto Iddio, che mi ha voluto qui tra voi a ricordare i 900 anni di vita dell'Arcidiocesi e a renderGli grazie perché Egli, lungo questi nove secoli, non ha mai cessato di mostrare alla vostra Comunità la sua misericordia ed il suo onnipotente aiuto.

Rivolgo poi il mio grato pensiero a Lei, Signor Presidente, e a tutte le Autorità per quanto è stato fatto al fine di rendere sereno e proficuo il mio soggiorno a Zagabria.

A Lei, Signor Cardinale, e a voi, amati Pastori di questa Chiesa, dico grazie per la concreta testimonianza di fede e di affetto che, assieme all'intera Comunità ecclesiale, avete reso al Successore di Pietro, che ha voluto condividere i vostri sentimenti di festa e di speranza.

A voi, fedeli di quest'amata Arcidiocesi, ed all'intero popolo croato il mio vivo ringraziamento ed il più affettuoso saluto.

La pace sia con voi! Questo è ancora l'augurio che vi rinnovo nel momento in cui mi appresto a far ritorno a Roma. Il mio ha voluto essere un pellegrinaggio di pace e di comunione.


2. Cari Croati, ho avuto modo di apprezzare il vostro impegno cristiano e civile.

Ho incontrato in voi credenti saldi nelle prove e generosi nel farsi carico delle difficoltà di tante persone colpite dagli eventi dolorosi di questi anni.

Forti delle esperienze maturate in un passato, segnato da vicende non sempre liete, voi siete oggi chiamati a costruire un futuro migliore, partecipando attivamente alla vita pubblica ed offrendo il vostro insostituibile contributo per il consolidamento del sistema democratico, il buon funzionamento delle istituzioni, il perfezionamento dello stato di diritto. Non dimenticate mai che la fede manifesta la sua fecondità quando è capace di dar vita ad iniziative di bontà, di tolleranza e di perdono.

La vostra storia sia veramente "maestra" per il presente. Le vostre radici, che affondano in una tradizione di oltre 13 secoli di fedeltà ai valori evangelici, hanno portato nei vostri avi frutti di tolleranza e di comprensione, espressi nel rispetto e nella collaborazione con i popoli vicini, anche quando si è trattato di rivendicare l'autonomia della vostra Nazione.


3. Siate all'altezza di questi loro esempi. Vi spinge a ciò la stessa storia recente del vostro Paese e dell'Europa. Questo secolo ha segnato per molte Nazioni la faticosa e spesso sofferta ricerca dell'indipendenza e della pace. Gli eventi di cui il Continente europeo è stato teatro negli ultimi anni sottolineano con forza un dato inequivocabile: fanno parte della vasta famiglia dei popoli - pensiamo anzitutto a quelli europei - sia le Nazioni grandi che quelle piccole, e tutte hanno il diritto all'esistenza. Ho avuto modo di parlare di questo l'anno scorso a Tallinn, durante la mia visita nei Paesi Baltici, sottolineando che "fondamento della civiltà umana, cristiana, democratica, europea, sono i diritti della persona umana e lo sono anche i diritti dei popoli" (L'Osservatore Romano, 12 settembre 1993, p. 1). Ogni Nazione ha diritto al riconoscimento politico. Non sono mancate in passato esperienze storiche di diverse Nazioni europee riunite in Stati federali, come è avvenuto, ad esempio, per la Repubblica Jugoslava: dopo la seconda guerra mondiale, essa costituiva una Federazione, la Federazione degli Slavi del Sud.

Alla natura delle Federazioni appartiene il fatto che singole Nazioni si uniscono liberamente in un unico Stato. Ognuna di esse, pero, in determinate circostanze e a certe condizioni, può uscirne e costituirsi in Stato autonomo. E' quanto si è verificato nel 1991 sul territorio dell'ex Federazione Jugoslava.

Ciascuna delle Repubbliche che sono sorte come frutto di questo processo ha diritto alla propria sovranità, e questa non le può essere negata nell'ordinamento internazionale.

Se si tengono presenti questi elementari principi dell'ordine etico-giuridico internazionale, si deve dire con chiarezza che la guerra scoppiata nei Balcani, e che ancora produce tante vittime in Bosnia-Erzegovina, è priva di ogni giustificazione. Si richiede pertanto l'impegno di tutti, perché quanto prima cessi e si avvii un costruttivo processo di pace.


4. Cari cittadini di Zagabria, carissimi Croati, guardate avanti! Abbiate l'audacia del perdono e dell'accoglienza. Ovviamente, perdonare non significa rinunciare agli strumenti di giustizia dello Stato di diritto, al quale spetta il dovere di perseguire gli autori di crimini. Perdonare significa liberare il cuore da sentimenti di vendetta, che non sarebbero compatibili con quella civiltà dell'amore a cui ogni persona di buona volontà è impegnata a recare il proprio contributo.

La pace suppone che alla base di ogni iniziativa ci siano sempre la sincera volontà di dialogo, il rispetto dei diritti di ciascuno, inclusi quelli delle minoranze nazionali, l'impegno della reciproca tolleranza. Sia sempre ben salda in voi la convinzione che il bene della pace ha il suo fondamento ultimo nel cuore stesso di Dio.

Voi conoscete per diretta esperienza a quali aberrazioni può giungere una società che pone a fondamento della sua esistenza il rifiuto di Dio e il disprezzo della legge divina. L'uomo da fine primario dello Stato, ne diventa oggetto e strumento per il perseguimento di fini anti-umani. La storia sta invece ad insegnare che l'autentica fede in Cristo offre l'appoggio più sicuro per la tutela e la promozione della dignità dell'uomo.


5. Anche voi, vittime della guerra - feriti, orfani, vedove, profughi, rifugiati - rimanete fedeli a Cristo sofferente.

Quasi cinquecento anni fa, Marko Marulic, padre della letteratura croata, espresse, in una situazione simile a quella di oggi, lo sgomento, ma anche la fede dei credenti di fronte al grande dolore al quale erano stati sottoposti: "A Te gridiamo sconsolati nel pianto" - esclamava rivolto a Dio, ma aggiungendo con cristiana speranza: "Se con noi vorrai rimanere, o Signore, riuscirà a resistere il popolo che ora perisce".


6. Sulla forza che viene dalla fede potete contare anche voi, Croati di oggi.

Mentre mi accingo a far ritorno in Vaticano, porto con me il ricordo dei vostri volti, dei vostri occhi, nei quali ho letto il desiderio di un presente più tranquillo e l'aspirazione ad un avvenire migliore. A tutti, specialmente ai giovani, dico: coraggio! Come i vostri antenati hanno saputo far fronte alle difficoltà ricorrendo alle risorse della fede, così anche voi, cristiani di Zagabria e di Croazia, sappiate attingere dalla parola di Cristo orientamento e sostegno per forgiare il vostro avvenire.

Affido questa consegna all'intercessione della Vergine, che voi con fiducia invocate quale "Madre nostra, nostra Aurora Dorata": sia Lei a proteggere ogni vostra aspirazione, a consolarvi e a sostenere ciascuno di voi nelle asprezze del cammino.

Vi accompagni anche la mia Benedizione, che di cuore imparto a voi qui presenti, ai vostri cari e a tutti i figli dell'amata Nazione croata.

Il Signore benedica la Croazia!

Data: 1994-09-11 Data estesa: Domenica 11 Settembre 1994







Messaggio in occasione del III centenario della nascita di San Paolo della Croce - Città del Vaticano

Titolo: Lettera del Santo Padre al Preposito generale dei Passionisti

Al diletto Figlio JOSE' A. ORBEGOZO JAUREGUI Preposito Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo


1. E' per me motivo di gioia partecipare alle celebrazioni che codesta Congregazione ha indetto in onore del Fondatore san Paolo della Croce nel terzo centenario della nascita ed ho molto apprezzato il proposito di solennizzare la ricorrenza, non soltanto con manifestazioni esterne, ma più ancora con una riflessione comunitaria sulla testimonianza lasciata ai figli spirituali ed alla Chiesa da questo grande mistico ed evangelizzatore del secolo XVIII.

L'anniversario invita a volgere lo sguardo verso la Passione di Gesù, intorno alla quale san Paolo della Croce incentro tutta la sua vita ed il proprio apostolato, facendone dapprima una mistica esperienza e poi annunciandola agli altri sia nella predicazione che nella direzione spirituale.

Egli comprese a fondo l'insegnamento, particolarmente vivo nel Vangelo di Giovanni, secondo cui la Passione di Gesù è anche la sua glorificazione, la sua esaltazione, in quanto è l'obbediente accoglienza dell'amore infinito del Padre e la sua partecipazione a tutti gli uomini. Egli vide, inoltre, in Gesù Crocifisso, secondo l'espressione della Lettera ai Colossesi (cfr. 1,15), l'immagine vivente del Padre, l'icona perfetta dell'invisibile Iddio. Sono rimaste giustamente celebri alcune espressioni con cui egli manifestava la sua profonda comprensione del mistero della Croce: "La Passione di Gesù è la più grande e stupenda opera del Divino Amore" (Lettere II, 499) è "il miracolo dei miracoli del Divino Amore" (Jn 726). "Dal mare della Divina Carità - soleva dire - procede il mare della Passione di Gesù e questi sono due mari in uno" (Jn 717). Non c'era niente per lui di così adatto a convertire i cuori induriti come l'annuncio della Passione di Gesù.


2. Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche - e in particolar modo della nostra - è di portare l'umanità incontro a Cristo, incontro al mistero pasquale, che, attraverso la Croce e la morte, conduce alla risurrezione. In quel mistero Cristo si unisce ad ogni uomo, gli rivela il volto del Padre e rivela pienamente l'uomo a se stesso (cfr. RH 10-13). Nella Lettera apostolica Salvifici doloris sul senso cristiano della sofferenza umana - un documento particolarmente vicino al carisma di codesta Congregazione - mi sono soffermato sul mistero della Croce in rapporto al drammatico problema della sofferenza dell'uomo ed ho rilevato che è proprio mediante la Croce che avviene l'unione di Cristo con ogni uomo (RH 20).

L'uomo del nostro tempo percepisce con singolare vivezza la drammaticità della sofferenza e sente fortemente l'urgenza di fare in modo che la persona non venga lasciata sola con se stessa di fronte al dolore. Molto può fare in tal senso la solidarietà di chi è mosso dalla carità, soprattutto quando egli è in grado di trasmettere la buona notizia della redenzione della sofferenza mediante la Passione di Gesù.


3. La Congregazione dei Passionisti, che fin dall'inizio si è impegnata con tutte le forze nel campo della evangelizzazione, è chiamata oggi ad operare con rinnovato vigore a servizio della nuova evangelizzazione: il mistero della Croce è il fulcro intorno al quale ogni sforzo in tal senso dovrà convergere. I figli di san Paolo della Croce sono gli eredi di una lunga tradizione di catechesi e di annuncio del Vangelo mediante le missioni popolari, gli esercizi spirituali, la direzione spirituale e tutti quei mezzi che l'amore di Dio "ingegnosissimo" (Reg., 1775, c. 16), sa escogitare. Occorre perseverare in questo impegno rinnovando le forme tradizionali ed approntandone di nuove, in sintonia con lo zelo del Fondatore.

Mi rallegro anche delle numerose missioni che la Congregazione ha assunto in Paesi particolarmente bisognosi di evangelizzazione, attuando un progetto che fu sempre nell'anima di san Paolo della Croce. Nelle inevitabili difficoltà che questi compiti implicano, esorto tutti i suoi membri a mantenere ferma la persuasione che Dio sta preparando una grande primavera cristiana e missionaria, di cui già si vede l'inizio (cfr. RMi 86). Essenziale è che essi non dimentichino mai che la Croce è il segno distintivo che identifica il cristianesimo come tale e lo distingue da ogni altra religione. Nell'epoca attuale in cui spesso la confusione si insinua in tante anime, soprattutto attraverso la penetrazione di sette e culti esoterici, i Passionisti sono chiamati a mettere in evidenza la peculiarità e l'insostituibilità del kerigma della Croce, costitutivo essenziale dell'annuncio della salvezza.


4. San Paolo della Croce comunico il "carisma" della Passione anzitutto ai "compagni", che fin dalla prima giovinezza si senti ispirato a raccogliere intorno a sé e poi, per il loro tramite, all'intera Congregazione e agli altri Istituti e Movimenti che ad essa fanno riferimento. La Chiesa ha riconosciuto l'autenticità di questo carisma, affidando alla Congregazione il compito specifico di mantenere perennemente viva la memoria Passionis, coltivandola sia nella ricerca spirituale, personale e comunitaria, sia nell'apostolato rivolto direttamente al popolo. E' infatti di vitale importanza fare in modo che non venga resa vana la Croce di Cristo (cfr. Co 1,17), vigilando per smascherare la menzogna con cui il mondo tende ad appropriarsi degli stessi doni di Dio e a deformare l'immagine di Cristo impressa con il battesimo nei credenti.

Tale discernimento richiede profondo distacco dalle cose del mondo e autentica povertà di spirito, virtù che tanto stavano a cuore al Fondatore, il quale parlava in proposito di mistica morte per rinascere in Dio, invitando a immergersi nel proprio nulla: niente potere, niente avere, niente sapere.

Fedeli alla tradizione che li vuole maestri di preghiera (cfr. Cost., 37), i Passionisti continueranno a coltivare una forte spiritualità che comunichi a tante altre anime assetate di perfezione il desiderio di partecipare all'annientamento di Cristo per rinascere ogni giorno ad una vita più alta (cfr. Redemptionis donum, 10). Ciò suppone un profondo ascolto di Dio, impegno che san Paolo della Croce, nel suo testamento spirituale, intendeva salvaguardare e custodire per mezzo della povertà, della solitudine e dell'orazione. E' proprio l'ascolto di Dio che rende possibile l'ascolto dell'uomo, delle sue sofferenze, della sua fame di Dio e di giustizia.


5. La Passione di Gesù e la sofferenza umana formano oggi uno dei temi più attuali rispettivamente della teologia e delle scienze umane. Su di esso ci si incontra più facilmente nel dialogo sia con i cristiani di altre confessioni che con gli altri credenti in Dio e, in genere, con gli uomini animati da una sincera ricerca di giustizia e di amore. Tra i figli di san Paolo della Croce vi sono stati degli autentici precursori del movimento ecumenico, appassionati apostoli dell'unità di tutti i cristiani, quali il beato Domenico Barberi e il padre Ignazio Spencer.

Essi si sentivano eredi dell'ansia per l'unità propria dello stesso Fondatore, che pregava intensamente per questo scopo.

Anche i Passionisti di oggi non devono essere da meno, ma continuare ad additare in Cristo crocifisso Colui che col suo sacrificio ha abbattuto il muro di separazione ed ha riconciliato ogni uomo con Dio e con i propri fratelli (cfr. Ep 2,11-12). Come l'Apostolo, essi devono essere intimamente entusiasti della Croce di Cristo, follia anche oggi per il mondo, ma profondissima sapienza per chi cerca Dio, la giustizia e la pace.


6. Affido a Maria Santissima le iniziative che la Congregazione intende attuare in occasione del terzo centenario della nascita del Fondatore ed invoco dalla sua materna intercessione per ogni Passionista l'impegno e la gioia di essere testimone credibile della Croce di Cristo.

Con tali sentimenti imparto a Lei, ai religiosi e alle religiose della Congregazione della Passione e a tutti i membri di Istituti e Movimenti che si riconoscono nel carisma di san Paolo della Croce una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 14 settembre 1994, Festa della Esaltazione della Santa Croce.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1994-09-14 Data estesa: Mercoledi 14 Settembre 1994





Il Santo Padre al Presidente della Repubblica di Estonia, Lennart Meri - Città del Vaticano

Titolo: Le comuni radici cristiane punto di partenza per una più stretta collaborazione tra l'Oriente e l'Occidente d'Europa

Signor Presidente,


1. Sono lieto di rivolgerLe un cordiale benvenuto, in occasione della Sua prima Visita ufficiale alla Sede Apostolica. Insieme con Lei, saluto i Membri del seguito e l'intera Nazione che Ella qui rappresenta.

L'odierno incontro rinnova in me il ricordo del breve ma intenso soggiorno in Estonia il 10 settembre scorso. Desidero esprimerLe ancora una volta il mio vivo ringraziamento per la calorosa accoglienza e ospitalità che mi fu offerta durante la permanenza nella capitale Tallinn. Le impressioni ed i sentimenti provati durante quell'ultima tappa dello storico viaggio nelle tre Repubbliche baltiche conservano ancora oggi una profonda eco nel mio animo e in quello di quanti mi hanno accompagnato.


2. Dopo il doloroso periodo della prova, segnato in particolare dalla privazione delle libertà fondamentali dell'uomo, la nazione estone vive al presente in un clima di rinascita morale e civile. Un contributo significativo a questo contesto di ritrovata fiducia e di fattivo impegno per il bene comune viene offerto dai buoni rapporti esistenti fra la comunità cattolica e le istituzioni dello Stato, rapporti improntati al rispetto e alla collaborazione sulla base della riconquistata libertà religiosa.

La cordiale intesa fra la Chiesa cattolica e lo Stato costituisce certamente un presupposto importante per costruire insieme il bene comune a vantaggio di tutti i cittadini. A tale proposito, è motivo di vivo compiacimento l'atteggiamento di attenzione e di rispetto dell'autorità civile verso la piccola ma fervente comunità cattolica.

Il clima di reciproca apertura e collaborazione fra Chiesa e Stato contribuirà non poco a favorire la ricerca di soluzioni soddisfacenti anche per quanto riguarda i punti ancora in fase di studio e di approfondimento. Constato con soddisfazione, ad esempio, come tale cordiale intesa stia rendendo fruttuose le trattative per la restituzione di edifici confiscati durante il passato regime totalitario. Auspico che si possa proseguire sulla strada intrapresa e che anzi si rafforzi la volontà di dialogo e di comprensione che ha animato fino a questo momento i negoziati in tale delicato settore, come in altri esistenti fra le Parti.


3. Formulo voti che le soluzioni a cui si giungerà permettano, tra l'altro, alla comunità cattolica di unirsi all'impegno di tutti nel promuovere il progresso del Paese.

Nella misura che le è propria, seguendo gli orientamenti scaturiti dal Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica in Estonia intende collaborare con tutte le componenti della società al consolidamento della libertà e della pace raggiunte grazie al sacrificio e all'apporto di ogni cittadino. Come ho affermato al mio arrivo nella capitale Tallinn, "il desiderio del Successore di Pietro e di quanti fanno parte della comunità cattolica è di contribuire ad assicurare all'Estonia un avvenire di concordia, di pace e di progresso; un avvenire di fratellanza e di solidarietà, in seno ad una Società internazionale che aspira sempre più al rispetto e all'interdipendenza nella libertà" (L'Oss. Rm 11 settembre 1993, p.


6).

4. Signor Presidente, anche le varie confessioni cristiane presenti nel Suo Paese, grazie alla concordia esistente tra di esse, contribuiscono a favorire un clima di pace e collaborazione. L'incontro ecumenico, tenutosi nella Chiesa di S. Nicola e a cui ho avuto la gioia di partecipare nel corso della menzionata visita pastorale, è stato un segno eloquente dell'impegno di quanti professano la comune fede in Cristo di proseguire con impegno nell'itinerario verso la piena unità. La loro testimonianza dei valori evangelici concorre a mantenere viva la memoria del grande patrimonio di cultura e umanità che storicamente il cristianesimo ha offerto alla civiltà ed al progresso dei popoli baltici e, in particolare, di quello estone. I cattolici intendono intensificare questo cammino di riconciliazione e di pace ricercando, di fronte alle sfide del momento presente, ogni giusta soluzione per sanare le ferite ancora aperte nella coscienza popolare e che costituiscono la triste eredità del lungo inverno dell'oppressione totalitaria.


5. Signor Presidente, vorrei aggiungere, infine, una parola circa la naturale collocazione dell'Estonia, importante punto di passaggio fra l'Est e l'Ovest dell'Europa, e luogo di dialogo culturale e religioso fra le diverse popolazioni europee. Formulo in proposito il sincero auspicio che siano superate per sempre le tensioni e le contrapposizioni per fare spazio allo scambio generoso fra le molteplici culture, in vista del reciproco arricchimento. La riscoperta delle comuni radici cristiane, patrimonio inviolabile di ogni nazione del vecchio Continente, diventi il punto di partenza per un rinnovato dialogo ed una più stretta collaborazione fra l'Oriente e l'Occidente dell'Europa.

Con questi sentimenti, mentre rinnovo a Lei, Signor Presidente, e a quanti L'accompagnano in questa Visita ufficiale, il mio sentito ringraziamento, invoco la Benedizione di Dio sull'Estonia, sui suoi abitanti e sul suo cammino verso un futuro di libertà e di progresso.

Data: 1994-09-15 Data estesa: Giovedi 15 Settembre 1994





In seguito all'annullamento della visita a Sarajevo - Città del Vaticano

Titolo: E mia precisa volontà compiere quanto prima questo viaggio

Come sapete, domani purtroppo non potrà essere realizzata la progettata Visita Pastorale a Sarajevo. Ringrazio per le preghiere elevate al Signore e per la grande solidarietà che, in queste settimane, molti hanno manifestato nei confronti della popolazione di Sarajevo e dell'intera terra dei Balcani. Vorrei esortare tutti a continuare ad essere vicini alla tanto provata città di Sarajevo, così che i suoi abitanti non abbiano a sentirsi soli, ma avvertano intorno a sé la comprensione ed il sostegno della Chiesa e del mondo.

Al caro Arcivescovo di Sarajevo Mons. Vinko Puljic vorrei esprimere la mia fraterna comunione di sentimenti in questa prova che da così lungo tempo si protrae e confermargli la mia decisa volontà di compiere quanto prima questa visita che con profonda sofferenza ho dovuto differire.

Data: 1994-09-16 Data estesa: Venerdi 16 Settembre 1994





Udienza: il Papa all'Istituto Secolare delle Sorelle Mariane di Schönstatt

Titolo: Con il vostro carisma arricchite la vita della Chiesa nel cammino verso il nuovo Millennio

Care Sorelle, Desidero di tutto cuore dare il benvenuto a voi, che siete venute a Roma in occasione dell'incoronazione festosa dell'immagine della Madre Tre volte Meravigliosa, Regina di Schönstatt nel santuario Cor-Ecclesiae. Salutando voi saluto anche tutto l'Istituto Secolare delle Sorelle di Maria di Schönstatt e i rappresentanti delle altre comunità di questa città, che oggi sono venuti qui come vostri ospiti. Avete portato con voi l'immagine incoronata della Madre di Dio e vorreste ripetere e iscrivere nuovamente nei vostri cuori il "dilexit ecclesiam" che ha caratterizzato la vita e le opere del vostro Padre fondatore Josef Kentenich.

Con la fondazione della vostra comunità Padre Kentenich intendeva donare alla Chiesa donne plasmate secondo il modello mariano. A ciò doveva accompagnarsi la garanzia di un profondo amore per la Chiesa e di un vitale "sentire cum Ecclesia".

La testimonianza dell'amore per la Chiesa e della fede nel suo mistero divino costituisce ai nostri giorni, di fronte all'indifferenza e all'incomprensione della missione ecclesiastica, un contributo decisivo alla nuova evangelizzazione. Possano molte persone, incontrandovi nelle diverse attività della vostra comunità, sperimentare il fatto che nel mistero dell'amore della Chiesa è insita una forza che apre il cuore a Dio e conduce a Lui.

La via della sequela di Cristo attraverso una vita improntata ai consigli evangelici, a cui Dio vi ha chiamato, è la via della disponibilità a collaborare alla missione della Chiesa. E' la via mariana della disponibilità incondizionata a testimoniare attraverso la propria vita e le proprie opere la grazia ricevuta. In tal modo dovete crescere nell'obbedienza con la stessa libertà con cui Maria ha potuto porsi senza riserve al servizio dell'opera di redenzione.

L'impegno alla povertà evangelica deve spingere voi, come Maria, ad accogliere i doni di Dio e a donarli agli altri.

Alle soglie del terzo millennio cristiano ci troviamo di fronte ad un nuovo grande inizio della storia dell'umanità. La preghiera alla Madre di Dio, che Padre Kentenich ha composto durante la sua prigionia a Dachau, è oggi di grande attualità: "Vieni a noi nel nostro tempo e rendilo pronto per Cristo". Il rivolgersi coscientemente a Cristo, che solo può santificare l'uomo e condurlo a Dio, conferisce alla vostra opera l'autentica forza per plasmare cristianamente il mondo. Il vostro impegno per i giovani, per la pastorale familiare o per la cura delle anime, e per tutte le attività alle quali voi, in quanto donne nella Chiesa e nel mondo, siete pronte a dedicarvi, rappresenta un importante contributo volto a permeare le cose terrene dello spirito di Cristo. Formate uomini veramente capaci in virtù del loro personale vincolo con Dio e della loro disponibilità alla presenza cristiana e all'impegno ecclesiastico nel mondo.

Ringraziandovi per la vostra visita esprimo l'augurio che il vostro Istituto possa crescere e ingrandirsi. Perpetuate l'opera del vostro fondatore e arricchite con il vostro carisma la vita della Chiesa lungo il suo cammino verso il nuovo millennio. A voi tutte, care Sorelle di Maria di Schönstatt, e a tutti coloro che formano la grande famiglia dell'opera di Schönstatt e che si sentono uniti ad essa nello spirito, imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-09-16 Data estesa: Venerdi 16 Settembre 1994





Il discorso del Santo Padre durante l'incontro con la cittadinanza in Piazza Sant'Oronzo - Lecce

Titolo: "Desidero dar voce alla sofferenza di tante famiglie provate dal bisogno e angosciate dalla precarietà"

Signor Ministro, Signor Sindaco, Distinte Autorità, Carissimi Fratelli e Sorelle,


1. Ritorno con gioia nella terra del Salento per incontrare la fervente Arcidiocesi e la laboriosa Città di Lecce. Grazie per la vostra accoglienza e per il caloroso benvenuto che mi avete riservato, in questa Piazza, dedicata a Sant'Oronzo, patrono della Città.

Saluto le Autorità convenute, in particolare, il Signor Sindaco e l'Onorevole Ministro, che ringrazio per le cortesi espressioni di benvenuto rivoltemi a nome rispettivamente della Città e del Governo Italiano.

Saluto cordialmente il vostro Arcivescovo, Mons. Cosmo Francesco Ruppi, saluto i Vescovi qui presenti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutti voi, carissimi fratelli e sorelle. Sono qui per rendere grazie al Signore per il vostro fattivo impegno cristiano e per incoraggiarvi nella concorde volontà di fare quanto è possibile per superare gli attuali problemi, a cui hanno fatto riferimento sia il Signor Sindaco che l'Onorevole Ministro. Con voi desidero vivere quest'oggi un'intensa esperienza di condivisione.

In voi abbraccio spiritualmente tutte le popolazioni della penisola salentina con le sue numerose cittadine e paesi, dove è viva e ben radicata la tradizione cristiana. Sono venuto tra voi accogliendo volentieri l'invito che il Pastore della Comunità diocesana mi rivolse sin dal giorno in cui ricevette il sacro Pallio. E sono lieto di visitare questa antica e nobile Città, ricca di storia, di cultura e di arte; città abbellita dalle testimonianze di fedeltà evangelica dei Santi Oronzo, Fortunato, Giusto e degli 800 martiri idruntini, le cui spoglie ebbi modo di venerare nel 1980, in occasione del quinto centenario del loro martirio.

La mia sosta odierna in mezzo a voi vuol essere una tappa della "Grande Preghiera per l'Italia", alla quale ho invitato per tutto l'arco dell'anno Episcopato, clero e fedeli di questo amato Paese.

Ulteriore motivo di gioia sono, poi, gli eventi ecclesiali che oggi qui si compiono: l'inaugurazione di due importanti opere, cioè il nuovo Seminario arcivescovile e la Casa del Clero, e soprattutto l'apertura del Sinodo diocesano, che segnerà un momento forte, un momento di grazia per la Chiesa locale, sollecitata dallo Spirito Santo a scoprire motivi e ambiti di un rinnovato cammino di fedeltà a Cristo. Ringrazio Iddio per queste significative e liete circostanze, che mi offrono l'occasione di incontrarvi e di apprezzare l'ospitalità della vostra Città.


2. La fama di Lecce, culla d'arte e crocevia di civiltà, si diffonde ben oltre i confini dell'Italia. Illustre centro dell'antico regno di Napoli, essa si distinse per singolare splendore, tanto da essere definita la "Firenze del barocco".

Importante città di studi, con una università articolata in diverse Facoltà, ha impresso notevole impulso alla vita culturale e civile di tutto il territorio circostante. Ne è testimonianza l'insigne tradizione di giuristi, che hanno ampiamente contribuito alla elaborazione dei codici della legislazione italiana. A questo si aggiunge una vivace tradizione di laboriosità e di imprenditorialità, che ha favorito lo sviluppo economico della Città, incrementando gli scambi commerciali tra levante ed occidente.

Il vostro vanto più alto, cari Leccesi, resta tuttavia la tradizione di intensa religiosità che ha caratterizzato la vita della Città, modellandone nel corso dei secoli la stessa fisionomia esteriore. Come è stato poc'anzi ricordato, qui fiorirono nel passato numerosi monasteri maschili e femminili, grazie ai quali è stato alimentato un singolare intreccio di fede e di cultura, di carità e di santità, arricchito anche, grazie alla vicinanza geografica, da significative tracce della spiritualità dell'Oriente cristiano. E' un patrimonio prezioso, di cui voi andate giustamente fieri. Esso si esprime soprattutto in numerose figure di santi, tra i quali vorrei qui ricordare San Bernardino Realino, San Giuseppe da Copertino, di cui domani ricorre la memoria liturgica, e San Pompilio.


3. Questa singolare ricchezza spirituale costituisce un dono e un impegno; essa offre motivo per interpretare, alla luce del passato, il presente e per progettare il futuro sia ecclesiale che civile.

Fra i valori di questo patrimonio ideale vorrei qui sottolineare quello della famiglia, esposta oggi al convergente attacco di numerose forze che cercano di indebolirla o comunque di deformarla. E' necessario ed urgente che tutte le persone di buona volontà coordinino il loro impegno per salvaguardare questo fondamentale istituto sul quale si regge la vita dell'intera società. Proprio a questo ho inteso richiamare le famiglie nella Lettera che ho ad esse indirizzato in occasione del presente "Anno della Famiglia". Ho appreso con gioia che quel testo, per iniziativa dell'Arcivescovo e dei parroci, è stato diffuso a decine di migliaia di copie nelle vostre case. Mi auguro che le riflessioni che ho svolto in quelle pagine vi confermino nell'attaccamento, qui ancora molto sentito, ai valori che hanno reso salda e stabile nei secoli la famiglia salentina.

In questa prospettiva è anche necessario porre mano a tutte le concrete misure sociali che favoriscono la vita familiare, quali ad esempio le provvidenze per la casa, il lavoro, la sicurezza sociale, il salario familiare. In una parola, è necessario riconoscere la famiglia quale luogo primario di realizzazione delle persone e di promozione della vita.


4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Nella vostra Città non mancano, purtroppo, accanto ad aspetti altamente positivi, anche seri problemi con i quali siete chiamati quotidianamente a confrontarvi. Vi hanno fatto cenno tanto il primo Cittadino, quanto il Rappresentante del Governo. Vi preoccupa in particolare il crescente fenomeno della violenza e della criminalità organizzata, che investe soprattutto i giovani, vittime non di rado anche dei terribili lacci della droga.

E' giusto riconoscere che non poco è stato fatto dallo Stato, dalla Magistratura, dalle Forze dell'Ordine, come anche dalla Chiesa e dalle istanze sane della penisola salentina. Molto, tuttavia, resta ancora da fare per ridare alla vostra terra l'immagine di un Salento tranquillo, operoso, ospitale. E voi in questo senso vi state impegnando con generosità. A ragione, pero, rilevate anche che la principale causa dell'aumento della criminalità è la sfiducia suscitata nelle giovani generazioni dalla mancanza di lavoro e di concrete prospettive per l'avvenire. Come chiudere gli occhi su tale evidenza? E come non ascoltare il lamento di tante famiglie provate dal bisogno e angosciate dalla precarietà occupazionale? Fin da questo primo incontro desidero dar voce a tanta sofferenza, chiedendo che tutte le forze sociali si impegnino attivamente e concordemente a trovare soluzioni adeguate a questo problema. Da qui infatti dipende il superamento di tante altre difficoltà, con cui la vostra comunità deve misurarsi.


5. Da questo punto privilegiato di osservazione, che è la terra di Puglia, rivolgo ora il mio pensiero cordiale alle nazioni che si trovano sull'altra sponda dell'Adriatico. Penso all'amata Albania, giovane nella sua ritrovata democrazia; alla Grecia, faro di civiltà e sorella nella fede; alle travagliate regioni dei Balcani, ed in special modo a Sarajevo, città martire di questo ultimo scorcio di millennio. A tutti vorrei rinnovare l'annuncio che costituisce il centro del messaggio evangelico: Cristo è la nostra pace, perché ha fatto di noi un popolo nuovo, abbattendo il muro dell'inimicizia (cfr. Ep 2,14-18). Nel suo nome rifiorisca l'intesa tra le persone e i gruppi sociali e ritorni finalmente a regnare la pace! Carissimi Leccesi, tutti vi affido a Maria Santissima Assunta, a cui è dedicata la cattedrale di questa città.

Camminate con fiducia! Il Papa è felice di essere con voi.

(Al termine del discorso Giovanni Paolo II si è nuovamente rivolto ai fedeli con queste parole:) Grazie per questa accoglienza calorosa. Si sente che siamo nel meridione. Dal Nord al Sud la temperatura cambia. Anche da Roma a Lecce. Io sono convinto che si deve camminare spesso verso il sud per trovare entusiasmo, per costruire il futuro di tutta l'Italia. L'Italia è privilegiata da questa estensione a nord e a sud e dalla complementarità delle due tradizioni. Qui siamo nella Magna Grecia, ma comunque siamo in Italia, grazie a Dio. Questo è importante anche per il Papa. Io spero di poter tornare e di portare da qui a Roma molte nuove energie. Basta per questo momento, vi auguro una buona notte. Ci incontreremo domani, domenica, Dies Domini.

Data: 1994-09-17 Data estesa: Sabato 17 Settembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: la meditazione del Santo Padre prima della recita della preghiera mariana