GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: il Papa invita a pregare per la IX Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano

Angelus: il Papa invita a pregare per la IX Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano

Titolo: I consacrati, testimoni privilegiati dell'assoluto di Dio, offrono uno specifico contributo all'umanizzazione del mondo

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Domenica prossima avrà inizio la IX Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Essa vedrà raccolti un gran numero di Pastori provenienti da tutte le parti del mondo, accompagnati da esperti e uditori, per un'approfondita riflessione sul tema: "La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo". Desidero fin d'ora invitarvi a pregare per questo importante avvenimento.

I Sinodi celebrati negli scorsi decenni hanno portato grandi frutti alla comunità ecclesiale. Essi si sono rivelati tappe di un cammino, in cui la Chiesa si è misurata con la ricca eredità del Concilio, sviluppandone le indicazioni in rapporto alle sfide del nostro tempo. Non poteva mancare, in questo cammino, una tappa dedicata ai religiosi e alle religiose.

Il Concilio ha presentato la Chiesa come mistero di comunione, come popolo adunato dalla Trinità, animato dallo Spirito Santo, e da Lui arricchito di carismi e ministeri che si armonizzano nell'unità del Corpo di Cristo.

Questa ecclesiologia di comunione orienta anche le prospettive del prossimo Sinodo, che si pone in ideale continuità con quelli che lo hanno preceduto, e specialmente con quello del 1980 sulla famiglia cristiana, del 1987 sui laici, del 1990 sul sacerdozio ministeriale.


2. La scelta di dedicare una particolare attenzione ai religiosi e alle religiose è già di per sé un segno del posto speciale che essi hanno nel popolo di Dio e della stima di cui la Chiesa li circonda. Secondo l'insegnamento del Concilio, "lo stato che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia indiscutibilmente alla sua vita e alla sua santità" (LG 44).

E' provvidenziale che la celebrazione del Sinodo cada nel periodo conclusivo dell'anno dedicato alla famiglia. Tale coincidenza non indebolisce la sua risonanza, ma piuttosto l'accresce, mostrando l'armonia e la complementarità dei diversi carismi. La famiglia, tipica vocazione laicale, è chiamata a testimoniare la presenza di Dio nella storia, attraverso l'amore vicendevole dei coniugi e il loro servizio alla vita. I consacrati, vivendo la radicalità dei consigli evangelici di verginità, povertà e obbedienza, sono testimoni privilegiati dell'assoluto di Dio, e danno, proprio con tale testimonianza, uno specifico contributo all'umanizzazione del mondo.


3. Affidiamo all'intercessione della Vergine Santa i lavori della prossima assemblea sinodale. Voglia Ella ottenere una crescita di fervore spirituale ai religiosi, alle religiose, ai membri degli Istituti Secolari e delle Società di Vita Apostolica. Aiuti specialmente i giovani a un ascolto docile della voce di Dio che non cessa di suscitare vocazioni di speciale consacrazione, dalle quali la Chiesa tanto si aspetta per gli esigenti compiti della "nuova evangelizzazione".

(Seguono saluti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese) (In italiano:) Nel salutare i pellegrini italiani, desidero rivolgere un pensiero particolare ai numerosi gruppi bandistici presenti oggi in Piazza San Pietro per iniziativa dell'Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali.

Carissimi, ho molto apprezzato la vostra scelta di festeggiare l'Anno della Famiglia con un pellegrinaggio a Roma insieme con i vostri familiari. In questo modo avete voluto manifestare e consolidare l'ispirazione cristiana della vostra attività, che unisce l'arte musicale e lo stile popolare e che, secondo una preziosa tradizione italiana ed europea, spesso si trasmette nell'ambito familiare. Il Signore benedica voi e i vostri cari, custodisca nella pace le vostre famiglie e vi faccia ovunque messaggeri di serenità e di armonia.

Saluto poi con affetto gli aderenti al Movimento dei Focolari, convenuti da diversi Paesi del mondo per partecipare ad un incontro spirituale qui a Castel Gandolfo. Cari Fratelli e Sorelle, lasciatevi conquistare da Dio-Amore, per essere nel mondo strumenti della sua comunione.

E questa è la vostra forza che si esprime anche nella presenza, negli applausi, nelle voci e, soprattutto, in questo bene molto diversificato che diffondete attorno a voi dappertutto nel mondo.

Accolgo infine con gioia il gruppo di ragazzi provenienti dalla Bosnia e dalla Croazia, ospiti di famiglie di Portoferraio. Auguro loro un felice soggiorno insieme con un futuro di pace e di giustizia, e mi congratulo con gli organizzatori per tale gesto di solidarietà.

Infine desidero rivolgere un saluto al gruppo Unitalsi provenienti da Lugo Vicentino.

E così abbiamo salutato diversi gruppi, nelle diverse lingue. E così si è creato anche questo clima di comunione che deve manifestare che siamo la Chiesa, la Chiesa di Cristo, guidata da Lui solo attraverso lo Spirito Santo.

Grazie per la vostra presenza.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-09-25 Data estesa: Domenica 25 Settembre 1994





Visita "ad limina": ai Vescovi del Perù - Città del Vaticano

Titolo: Cristo è l'unico salvatore di tutti

Amati Fratelli nell'Episcopato,


1. Con grande gioia vi ricevo oggi, Pastori della Chiesa che peregrina nel Perù, in questo incontro finale della vostra visita ad limina, durante la quale - dopo aver pregato dinanzi ai sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo e aver avuto fecondi contatti con i vari organismi della Curia Romana - avete rinnovato la vostra comunione con il Successore di Pietro mediante il "vincolo dell'unità, della carità e della pace" (cfr. LG 22).

Ringrazio Monsignor Augusto Vargas Alzamora, Arcivescovo di Lima e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cordiali parole che, a nome di tutti voi, mi ha rivolto e alle quali rispondo assicurandovi della mia stima e della mia riconoscenza per l'opera pastorale nelle circoscrizioni ecclesiastiche che vi sono state affidate per essere in esse "principio e fondamento dell'unità" (ibidem, LG 23).


2. Chiamati da Gesù Cristo, gli Apostoli hanno ricevuto la missione di istruire, santificare e guidare il popolo dei fedeli. Voi siete i suoi autentici continuatori ognuno nella propria diocesi e, allo stesso tempo, in quanto membri del Collegio Episcopale siete "tenuti, per istituzione e precetto di Cristo, ad avere per tutta la Chiesa, una sollecitudine che, sebbene non esercitata con atto di giurisdizione, sommamente contribuisce tuttavia al bene della Chiesa universale" (ibidem, LG 23).

L'autentico progresso della Chiesa è il raggiungimento della santità per tutti i suoi membri che sono chiamati dall'apostolo Pietro "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1P 2,9).

Affinché gli uomini possano rispondere all'universale vocazione alla santità, siete stati costituiti nella pienezza del sacerdozio come amministratori della grazia, che si dà ai fedeli principalmente mediante i sacramenti.

Impegnati in tante e così diverse attività nella vostra missione pastorale, non potete tuttavia dimenticare che è proprio dei Vescovi "far avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici secondo la particolare vocazione di ciascuno; persuasi di essere tenuti a dare l'esempio della santità nella carità, nell'umiltà e nella semplicità della vita. Conducano le Chiese loro affidate a tal punto di santità che in esse risplenda pienamente il senso della chiesa universale di Cristo" (CD 15).

Il Concilio Vaticano II insegna anche che "dalla liturgia dunque, particolarmente dall'Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo" (SC 10). Per questo vi esorto a essere solleciti nel far si che nelle vostre diocesi si celebrino con la dignità richiesta i riti sacri, nei quali, per mezzo dell'azione sacerdotale di Gesù Cristo, gli uomini nascono a una nuova vita, i fedeli si alimentano con il Pane della Parola e dell'Eucaristia, ottengono la riconciliazione con Dio e ricevono la grazia per vivere come cristiani nelle diverse fasi della vita.

Se siete voi stessi esemplari nella celebrazione della Santa Messa, nella disponibilità al sacramento della riconciliazione e alle altre funzioni sacre, potrete incoraggiare i presbiteri affinché si dedichino pienamente all'esercizio del loro ministero, facendo in tal modo un bene immenso ai fedeli e agli stessi sacerdoti.

E' di capitale importanza che i sacerdoti, e dove necessario, gli animatori di comunità che attualmente si trovano sprovvisti di presbitero, abbiano la preparazione richiesta per la sublime funzione che svolgono, in modo che i fedeli che partecipano al culto sperimentino l'efficacia soprannaturale dei riti sacri.


3. Come sappiamo "la sacra liturgia non esaurisce tutta l'azione della Chiesa. Infatti, prima che... bisogna che siano chiamati alla fede e alla conversione" (ibidem, SC 9). Per questo, con l'annuncio del messaggio, mediante l'opportuna predicazione, i credenti vengono incoraggiati a proseguire nelle opere di fede, speranza e carità, e coloro che si sono allontanati e i non credenti vengono invitati a conoscere e amare Dio e il suo inviato Gesù Cristo.

Come primi responsabili della predicazione della catechesi, è auspicabile che continuate a vegliare attentamente affinché i cristiani e i catecumeni ricevano da voi e dai vostri collaboratori nel ministero "la "parola della fede" non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale in tutto il suo rigore e in tutto il suo vigore. Tradire in qualche cosa l'integrità del messaggio significa svuotare pericolosamente la catechesi stessa e compromettere i frutti che il Cristo e la comunità ecclesiale hanno il diritto di aspettarsi" (Catechesi Tradendae, CTR 30). Le conseguenze di un opportuno esercizio del ministero della parola non si fanno attendere, poiché una predicazione che avvicini sempre più la persona a Gesù Cristo secondo la sua promessa (cfr. Jn 5,5), produrrà abbondanti frutti.

Per far fronte alle situazioni di dissonanza tra le esigenze della fede e la vita, della crescente secolarizzazione della società, così come del proselitismo delle sette religiose, è necessario un costante sforzo per rivitalizzare la catechesi a tutti i livelli, offrendo ai fedeli una conoscenza migliore delle ricchezze insondabili del mistero di Dio e della Chiesa. Qualsiasi opera catechetica, alla luce della "nuova evangelizzazione", deve essere incentrata sulla persona di Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr. He 13,8), servendosi, come strumento molto utile del Catechismo della Chiesa cattolica al fine di "fornire, dunque, una risposta integrale, pronta, agile che renda più forte la fede cattolica, sulle sue verità fondamentali, sulle sue dimensioni individuali, familiari e sociali" (Discorso inaugurale della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, n. 11). In questa opera catechetica potrà essere molto utile l'apporto dei diversi Movimenti ecclesiali, i quali favorendo e incoraggiando "una più intima unità tra la vita pratica dei membri e la loro fede" (AA 19) devono agire con leale disponibilità per accogliere gli insegnamenti dottrinali e gli orientamenti pastorali dei propri Vescovi (cfr. CL 30).


4. Il vostro Paese presenta una ricchezza multirazziale che la Chiesa valorizza e che esso deve utilizzare per incarnare nella società peruviana il perenne Messaggio di Cristo. Gli elementi provenienti dalle popolazioni Quechua nella sierra, dalle diverse etnie della selva e dagli afroamericani della costa, unitamente a quelli di altri gruppi, sebbene integrati nella cultura ispanica dominante, presentano peculiarità proprie che esigono una riflessione paziente e attenta sull'inculturazione.

A tutti i popoli che vivono nel Perù, bisogna proclamare che "Cristo è l'unico salvatore di tutti, colui che solo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio... la salvezza non può venire che da Gesù Cristo" (RMi 5). L'annuncio della Buona Novella esige una serena e precisa indagine teologica e antropologica; quest'ultima farà si che si trasmetta a ogni gruppo culturale ed etnico con le proprie caratteristiche la stessa e unica verità, in obbedienza al mandato missionario di Gesù Cristo, assimilando i valori positivi di tutte le culture, rinnovandole, purificandole dai falsi valori e facendole crescere conformemente alle loro autentiche forze interiori (cfr. ibidem, RMi 52).

La riflessione antropologica profonda, basata sulla Rivelazione, non può dimenticare che tutte le culture umane sono segnate dal peccato. Per questo hanno bisogno di essere guarite ed elevate dalla grazia del Vangelo, senza che ciò presupponga trascurare gli elementi buoni di ogni cultura autoctona. Questo compito, che è importante e allo stesso tempo richiede pazienza, non può essere lasciato all'improvvisazione, ma deve essere portato a termine mediante solide basi dottrinali e una visione pastorale adeguata: nella sua trasmissione è in gioco l'autenticità stessa del messaggio poiché non si tratta "di un puro, adattamento esteriore", ma di "un processo profondo e globale che investe sia il messaggio cristiano sia la riflessione e la prassi della Chiesa" (ibidem, RMi 52).


5. In quest'ora in cui la povertà continua a colpire molti cittadini del vostro Paese, l'annuncio di Gesù Cristo deve portare anche ad assumere un impegno preferenziale per i poveri, né esclusivo né escludente, poiché la missione della Chiesa deve essere aperta a tutti, dato che essa "nel proclamare il Vangelo... ubbidisce al mandato di Gesù Cristo quando fa dell'aiuto ai bisognosi un'esigenza essenziale della sua missione evangelizzatrice" (Conclusione di Santo Domingo, n. 165).

La mancanza di coerenza tra la fede che si professa e la vita quotidiana - come è stato indicato nella IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano a Santo Domingo - è una delle varie cause che generano povertà in America Latina poiché i cristiani a volte non hanno saputo trovare nella fede la forza necessaria per comprendere i criteri e le decisioni dei settori responsabili dell'orientamento ideologico e dell'organizzazione della convivenza sociale, economica e politica dei nostri popoli (cfr. ibidem, n. 161). Per questo desidero proclamare ancora una volta che il miglior servizio che si rende ai fratelli è l'evangelizzazione poiché la forza della Parola di Dio è capace di liberare da qualsiasi forma di ingiustizia (cfr. Discorso Inaugurale della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, n. l 6).

Le diverse strutture pubbliche o private, che derivano da situazioni ingiuste o che conducono ad esse devono ricevere gli effetti della Redenzione, il che vuol dire che per superarle gli uomini devono convertirsi a Gesù Cristo. La risposta cristiana non ha nulla a che vedere con le ideologie e la moda: è un'attitudine soprattutto religiosa. Nei vostri interventi pastorali collettivi avete indicato la necessità di un cambiamento di mentalità, di una conversione interiore che si traduca in una solidarietà efficace con i poveri, indicando che "la povertà prostra due terzi dei peruviani e sta avendo effetti irreversibili su un'intera generazione di bambini e giovani" (Messaggio della Conferenza Episcopale Peruviana in occasione del Natale, 23.12.1992). Vi incoraggio a continuare a proclamare instancabilmente che il cammino della pacifica convivenza consiste nella costruzione di una società sempre più umana, fraterna, solidale e giusta.


6. In questo Anno della Famiglia per mezzo della mia Lettera ho voluto entrare in tutti i focolari domestici per avvicinarmi a ognuno di essi e, alla luce della Parola di Dio, per instaurare un dialogo con "l'uomo del nostro tempo, perché comprenda quali grandi beni siano il matrimonio, la famiglia e la vita; quale grande pericolo costituiscano il non rispetto di tali realtà e la minore considerazione per i supremi valori che fondano la famiglia e la dignità dell'essere umano" (LF 23).

Sono lieto delle iniziative che, con questo spirito, avete realizzato nel vostro Paese per promuovere gli eterni valori dell'istituzione familiare e in particolare della recente celebrazione a Lima del Congresso Internazionale sulla Famiglia. Quest'ultimo ha rappresentato un momento privilegiato per promuovere una campagna di sensibilizzazione verso i valori autentici che non sono patrimonio esclusivo dei cristiani, ma che sono condivisi da milioni di persone di diverse razze e convinzioni religiose che si ergono con sempre maggior insistenza a difesa della famiglia.

La Chiesa non si stancherà mai di difendere con energia l'identità della famiglia. "Nessuna società umana può correre il rischio del permissivismo in questioni di fondo concernenti l'essenza del matrimonio e della famiglia" (ibidem, LF 17). Per questo, perseverate nella vostra opera a favore delle famiglie, lottando con vigore affinché i mali che le affliggono possano essere sconfitti in nome della pace autentica e della convivenza armoniosa fra tutti.

Nel concludere questo incontro, vi chiedo di portare il mio saluto a tutte le vostre diocesi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose che operano in esse, così come ai fedeli. Pongo tutti voi sotto la protezione del Signore dei Miracoli, tanto venerato nella vostra terra e come incoraggiamento per il futuro, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-09-27 Data estesa: Martedi 27 Settembre 1994





Nella Messa (Castel Gandolfo) e durante l'udienza generale (Città del Vaticano) il Papa ricorda i due venerati Predecessori

Titolo: Paolo VI e Giovanni Paolo I: con la vita hanno proclamato la profondità dell'amore di Dio

Carissimi Fratelli e Sorelle! Ricordiamo in questa Santa Messa il Papa Giovanni Paolo I nel XVI anniversario della sua morte. Il nostro pensiero va pure al Papa Paolo VI, chiamato anch'egli dal Signore sedici anni fa, all'inizio del mese di agosto.

La memoria del loro ministero e dei loro insegnamenti è ben viva nel nostro cuore e il pensiero di suffragio che oggi per loro eleviamo vuole esprimere anche la nostra gratitudine per le fatiche che hanno speso per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Essi si sono prodigati instancabilmente nel recare all'umanità il vivificante messaggio di Cristo. Di loro mi piace oggi sottolineare l'ardore ed il vigore con cui hanno annunziato e testimoniato la lieta novella del Regno di Dio.

Soleva dire Papa Luciani che la Chiesa non annuncia "un pacchetto di idee o di nozioni", ma "quello che Dio ha fatto per noi, tutta una serie di interventi, una lunga storia d'amore, che si incentra in una persona: Cristo".

Di cos'altro, in effetti, ha bisogno il mondo se non di sperimentare la profondità dell'amore che Dio nutre per ciascuno dei suoi figli? Proprio questo i Papi Paolo VI e Giovanni Paolo I hanno proclamato con le parole e con la vita.

Mentre li ringraziamo per il loro esempio e per il loro servizio ecclesiale, li affidiamo con fiducia alla misericordia del Signore.

Con tali sentimenti iniziamo il Sacrificio eucaristico, mistero di morte e di resurrezione, di speranza e di vita immortale.


Data: 1994-09-28 Data estesa: Mercoledi 28 Settembre 1994







Udienza: il Papa ai partecipanti all'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - Città del Vaticano

Titolo: Di fronte ai sentimenti di instabilità e di incertezza provocati nel mondo la Chiesa è chiamata a testimoniare la speranza

Signori Cardinali, Cari Fratelli nell'Episcopato, cari amici,


1. Sono molto lieto di incontrarvi in occasione dell'Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace" il cui tema di studio è: "La Chiesa dinanzi ai grandi cambiamenti attuali nel mondo". Ringrazio il Cardinale Etchegaray per la presentazione dei vostri lavori e saluto cordialmente i membri del Consiglio, venuti da tutte le parti del mondo, così come i collaboratori del dicastero.

Questa udienza mi permette di esprimervi di persona la mia gratitudine per la vostra generosa partecipazione alle numerose iniziative della Sede Apostolica che desidera aiutare gli uomini a comportarsi secondo lo spirito della beatitudine evangelica degli "operatori di pace" (Mt 5,9). Solo qualche settimana fa, in vista della visita che prevedevo di fare a Sarajevo e di quella che ho effettuato a Zagabria, il Vangelo della pace ha ispirato una preghiera pressante e un ardente appello al perdono. L'opera di pace, nell'ambito della missione pastorale della Chiesa, deve diventare per tutti i fedeli un impegno sempre più concreto.


2. La vostra riflessione si è giustamente incentrata sui principali cambiamenti in corso nel mondo. In modo paradossale, in effetti, la fine del sistema bipolare - di cui ho parlato nell'Enciclica Centesimus annus -, invece di favorire l'accesso a un' era di pace, ha condotto a un profondo cambiamento degli equilibri mondiali.

E ciò suscita un sentimento d'instabilità e d'incertezza che giunge a volte ad alimentare un certo rimpianto per ciò che a ragione veniva chiamato l'equilibrio del terrore. Dinanzi a questa situazione nuova e inquietante, non bisogna perdere la speranza né rinunciare a impegnarsi. Al contrario, la speranza cristiana invita al coraggio; bisogna esaminare la situazione mondiale con la convinzione che sia possibile andare verso uno sviluppo autentico e una pace duratura, nel rispetto dell'uomo e della creazione. Tutta la Chiesa è chiamata ad avere speranza e fiducia per operare su questo terreno. E' in questo spirito che a Zagabria ho espresso la convinzione cristiana che la pace non è un'utopia, ma che essa è possibile, se la si desidera realmente, mentre la guerra è priva di qualsiasi giustificazione.


3. Il nostro sguardo sulla situazione storica, illuminato dalla speranza cristiana, ci consente di affrontare uno degli aspetti più caratteristici dei cambiamenti attuali: penso alle rivendicazioni di coloro che incoraggiano l'economia di mercato, volendo allargare la loro libertà d'azione. Nelle teorie e nelle pratiche dell'economia liberale, le esigenze della giustizia, dell'equità e della solidarietà rischiano di sembrare contrarie alla ricerca dell'efficacia.

Tuttavia il Magistero della Chiesa, dalla Rerum novarum alla Centesimus annus, nella sua ponderata critica del capitalismo, ha sempre rifiutato la presunta razionalità di tali teorie. Esso insegna piuttosto che il rispetto degli obblighi morali non impedisce l'efficacia, ma, in realtà, vi contribuisce.

Nell'ambito economico, conviene definire il ruolo dello Stato: spetta ad esso garantire la libertà economica e allo stesso tempo assicurare l'esercizio di tale libertà nel rispetto del bene comune. Inoltre, constatiamo con soddisfazione che l'insegnamento sociale della Chiesa richiama sempre più l'attenzione di numerosi economisti e di molti responsabili della vita economica e politica.

La Santa Sede apporterà il suo contributo proprio su questi temi importanti nel corso della conferenza mondiale sullo sviluppo sociale, prevista dalle Nazioni Unite per il prossimo anno. Questa Conferenza dovrà incoraggiare gli sforzi delle nazioni e della comunità internazionale volti a sostenere un ordine economico capace di promuovere la partecipazione di tutti, in particolare mediante il lavoro. Essa dovrà tracciare nuove vie per evitare la disgregazione della società, per eliminare la povertà e per garantire la protezione sociale, soprattutto a favore dei più svantaggiati. Investire per lo sviluppo umano e renderlo accessibile a tutti nella dignità e nella sicurezza: sono questi gli obiettivi prioritari per la politica economica delle nazioni.


4. L'equilibrio che caratterizza la dottrina della Chiesa nel settore economico e sociale permetterà anche di contribuire in modo utile alla soluzione delle grandi difficoltà derivanti dalla preoccupante opposizione tra, da una parte, il processo d'internazionalizzazione e di ampliamento mondiale dei problemi e, dall'altra, le rivendicazioni ispirate dal nazionalismo e dal regionalismo. Anche in questo caso si tratta di creare un rapporto di reciprocità tra le diverse realtà. La dottrina sociale della Chiesa riconosce il valore dell'appartenenza a una nazione (cfr. CA 50); tuttavia essa ha sempre rifiutato in modo netto il punto di vista di coloro che ne fanno un fattore naturale di concorrenza e d'opposizione. Bisogna piuttosto fare in modo che, nella cultura delle nazioni e dei governi, si sviluppi il senso della comunità internazionale in uno spirito di solidarietà (cfr. SRS 39-40). L'obiettivo delle nazione e degli Stati non deve essere quello di servirsi della comunità internazionale al solo fine di aumentare il proprio potere e il proprio benessere; esso dovrebbe invece includere i servizi che si possono rendere all'insieme della comunità umana con i mezzi a disposizione. In questa prospettiva così importante ai nostri occhi, i cristiani sono chiamati a operare con coerenza e ampiezza di vedute, ispirandosi all'insegnamento sociale della Chiesa sia nella teoria che nella pratica.


5. Dinanzi ai complessi problemi del nostro tempo, i cristiani devono rendere conto della speranza che è in essi (cfr. 1P 3,15). Essi sono coscienti del valore universale della loro fede, che ha un'incidenza in tutti gli ambiti dell'esistenza. Cristo, nostra salvezza, ci illumina sul senso della vita umana e sul destino del mondo; egli ci rende liberi per accettare le molteplici sfide che ci presentano i profondi cambiamenti attuali, drammatici per molti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

La dottrina sociale della Chiesa, ispirata dal Vangelo, è lo strumento appropriato perché i cristiani del nostro tempo possano misurarsi con queste sfide, coscienti della ricchezza e dell'irriducibile originalità della loro eredità, difensori di una concezione dell'uomo e della storia conforme alla loro fede.

Il Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace" ha come missione una considerevole opera di formazione, che consente ai cristiani di conferire al loro impegno sociale e politico una qualità spirituale e culturale che risponda alle esigenze del momento presente. Ringrazio qui i responsabili del Consiglio, i suoi membri e tutti i loro collaboratori per il servizio competente che essi rendono con generosità alla Santa Sede e a tutta la Chiesa.

Su tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1994-09-29 Data estesa: Giovedi 29 Settembre 1994





All'"Anti-Defamation League of B'nai B'rith" - Città del Vaticano

Titolo: L'amicizia è un grande dono di Dio

Cari amici, Sono molto lieto di dare il benvenuto ai rappresentanti dell'"Anti-Defamation League of B'nai B'rith". E con grande gioia che vi saluto.

Nelle vostre care parole, signor presidente, avete parlato dell'amicizia e della sua forza di unione nelle nostre vite. L'amicizia è un grande dono di Dio ed è una benedizione per ciascuno che la sperimenti. La vera amicizia ha una forza che è in grado di costruire ponti indistruttibili, di resistere a molti mali e superare ogni tipo di difficoltà. Nello stesso tempo propone una continua provocazione a coloro che cercano di essere amici.

Queste convinzioni stanno dietro alle seguenti parole che scrissi in occasione della commemorazione del Cinquantesimo Anniversario dell'insurrezione del Ghetto di Varsavia: "quali Cristiani ed Ebrei, seguendo l'esempio di Abramo, noi siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo (cfr. Gn 12,2). Questo è il compito comune che ci attende. E quindi necessario per noi, Cristiani ed Ebrei, essere per prima cosa una benedizione gli uni agli altri. Questo accadrà realmente se saremo uniti di fronte ai mali che ancora ci minacciano: l'indifferenza e il pregiudizio, così come le manifestazioni di antisemitismo" (21 aprile 1993).

Non fu forse il legame dell'amicizia che in molti casi durante i terribili giorni del passato ha ispirato il coraggio di Cristiani che hanno aiutato i loro fratelli e sorelle ebrei anche a costo della propria vita? Veramente, nessuno possiede un amore più grande di colui che dona la sua vita per i suoi amici (cfr. Jn 15,13). L'amicizia si erge contro l'esclusione e fa resistere i popoli insieme di fronte alla minaccia.

Lasciamo che la nostra amicizia, rafforzata dal nostro rispetto per la divina Provvidenza, ci conduca sempre più vicini, per il bene di tutto il mondo.

Data: 1994-09-29 Data estesa: Giovedi 29 Settembre 1994





Santo Rosario: oltre duemila fedeli si sono raccolti nel Cortile di San Damaso - Città del Vaticano

Titolo: Le due intenzioni di preghiera di Giovanni Paolo II: il Sinodo sulla vita consacrata e la pace nei Balcani

Carissimi Fratelli e Sorelle, vi ringrazio per la vostra presenza, questa sera, alla recita del Rosario.

Per una felice coincidenza, oggi è il primo giorno di ottobre, mese missionario, mese dedicato pure al Santo Rosario. Esorto, pertanto, voi qui presenti e tutti i fedeli - penso in modo speciale alle famiglie - a riscoprire questa forma di devozione mariana, che ci porta a contemplare i misteri della vita di Cristo con il cuore di Maria.

Stasera voglio proporvi due intenzioni particolari. Preghiamo innanzitutto per il proficuo svolgimento dell'Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si aprirà domani e che avrà per tema "La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo".

L'altra intenzione è la pace a Sarajevo e in tutta la Bosnia e Erzegovina. Desidero invitare i credenti e le comunità cristiane di tutto il mondo a sentirsi spiritualmente uniti ai fedeli di Sarajevo, i quali, come ha dichiarato l'Arcivescovo Monsignor Vinko Puljic, durante il mese di ottobre eleveremo assidue invocazioni alla Regina del Rosario, perché ottenga da Dio il dono della riconciliazione e della pace per la loro Città e per l'intera regione dei Balcani.

(Al termine della preghiera, il Papa si è così rivolto ai fedeli presenti:) Ringrazio per la vostra partecipazione a questa prima giornata del Mese del Rosario e auguro a tutti una buona domenica e anche una buona continuazione nella preghiera di questo mese di ottobre, Mese del Rosario.

Il mese scorso abbiamo iniziato a Castel Gandolfo prima a prepararci per Sarajevo e poi per Zagabria. Questo mese di ottobre ci prepariamo al Sinodo dei Vescovi dedicato alle persone consacrate e alle comunità religiose di tutta la Chiesa. E' un Sinodo molto importante.

Vi auguro una buona domenica. Grazie ai Vescovi e a tutti i partecipanti fino ai più giovani, che stanno qui davanti.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-10-01 Data estesa: Sabato 1 Ottobre 1994





L'omelia del Papa durante la celebrazione eucaristica per l'apertura del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano

Titolo: "Seguimi!", un invito che porta con sè una forza particolare: la grazia della vocazione




1. "Seguimi!" (Mc 10,21).

Oggi torniamo di nuovo a questa pericope evangelica tanto suggestiva: il dialogo di Cristo con il giovane. Si tratta di un passo semplice e allo stesso tempo singolarmente ricco, che presenta tanti motivi di approfondimento. Nella Lettera ai Giovani e alle Giovani del mondo per l'Anno della Gioventù, nel 1985, ho avuto modo in verità di commentarlo ampiamente. Ed anche l'ultima Enciclica Veritatis splendor si richiama a questo testo evangelico (cfr. VS 6-22).

Oggi, dando inizio al Sinodo dei Vescovi dedicato alla vita consacrata e al ruolo che gli Istituti religiosi occupano nella Chiesa, sentiamo nuovamente risuonare questo invito di Cristo. Ciascuno di noi, venerati e cari Fratelli e Sorelle, a un certo punto della sua vita ha sentito proprio questa chiamata: "Seguimi!". Era un invito che portava in sé una forza particolare: la grazia della vocazione. La forza proveniva da Colui stesso che parlava. Ci parlava il buon Maestro mediante lo Spirito Santo: lo Spirito di verità, lo Spirito delle vocazioni.


2. Da tempo ci stavamo preparando a questo Sinodo che ha come tema "La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo". Esso ci ricorda che le Comunità religiose sono chiamate ad un impegno di perfezione, chiaramente espresso da Cristo nel colloquio col giovane: "Se vuoi essere perfetto" (Mt 19,21).

In seguito, nel corso dei secoli, la tradizione della Chiesa ha dato un'espressione dottrinale e pratica a queste parole. Lo stato di perfezione non è solo teoria. E' vita. Ed è stata proprio la vita a confermare la verità delle parole di Cristo: la maggioranza dei Santi canonizzati non proviene forse da Ordini e Congregazioni religiose? Si potrebbe dire che l'orizzonte del Regno di Dio si è svelato e continuamente si svela in maniera singolare mediante la vocazione alla vita consacrata. Non è forse di questi anni la meravigliosa fioritura degli Istituti Secolari e delle Società di Vita Apostolica, che tanto bene stanno facendo nella Chiesa? Si sta inoltre assistendo alla nascita di nuove forme di consacrazione, in particolare all'interno di movimenti e associazioni ecclesiali, che intendono esprimere, con modalità adeguate alla cultura attuale, la tradizionale tensione della vita religiosa alla contemplazione del mistero di Dio e alla missione verso i fratelli.

Il Sinodo, che della vita consacrata si occupa, non può pertanto non rivestire una particolare importanza per tutti i figli della Chiesa, i quali non mancheranno di sostenerne i lavori con l'apporto della loro preghiera.


3. E' significativo che, dopo il recente Concilio, nello svolgersi dei Sinodi attinenti i vari aspetti dell'insegnamento conciliare sulla Chiesa, quello dedicato agli Istituti religiosi giunga solo ora, dopo cioè i Sinodi sulla famiglia cristiana (1980: Familiaris consortio), sulla vita dei laici (1987: Christifideles laici), sul ministero dei presbiteri nella Chiesa (1990: Pastores dabo vobis).

Si potrebbe quasi dire che è stato più lungo il cammino necessario per arrivare dal Vaticano II a questo tema. Esso è maturato più lentamente sul tavolo della Chiesa e della riflessione teologica. Ed ora - lo speriamo vivamente - è giunto il momento opportuno per trattarlo: è giunto il "kairos", l'occasione provvidenziale offertaci dal Signore per approfondire i temi e le prospettive già presenti nei testi conciliari. E' necessario che i membri delle Comunità religiose e degli Istituti di vita consacrata, ispirandosi al modello della chiesa primitiva (cfr. Ac 2,42), s'impegnino con rinnovato slancio ad essere un cuor solo e un'anima sola, nutrendosi agli insegnamenti del Vangelo, alla sacra liturgia e soprattutto all'Eucaristia, e perseverando nell'orazione e nella comunione dello stesso Spirito (cfr. PC 15).


4. "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo" (Mc 10,21). Leggendo attentamente i testi liturgici odierni, e specialmente la pericope del Vangelo, possiamo giungere ad una conclusione, che cioè in essi in un certo senso è contenuto il primo abbozzo dell'"instrumentum laboris" di questa Assise sinodale. Il dialogo di Cristo con il giovane mette in evidenza il senso ed il valore della povertà evangelica. Esso illumina inoltre anche la questione del "non sposarsi per il Regno dei cieli", di cui si parla nel Vangelo di san Matteo (cfr. 19,12), e lascia intendere il significato di quell'obbedienza che rende l'uomo simile a Colui che si fece "obbediente fino alla morte" (Ph 2,8).


5. "Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mc 10,28), dice Pietro. Sono parole che la Chiesa riferisce in modo particolare a voi, cari Fratelli e Sorelle.

Se il dialogo con il giovane, come pure le parole di Pietro, sembrano riferirsi soltanto agli uomini, non si deve tuttavia dimenticare quanto sia antica nei Testi sacri la tradizione della "sposa" e dell'"amore sponsale" (cfr. Os 2,16-25 Ps 44/45,11-18; Ap 21,1-27). Quante donne attraverso i secoli e le generazioni hanno scoperto la loro "parte" nella vocazione religiosa, contemplativa ed apostolica, iniziando da Colei che essendo la Tutta Santa divenne in un certo senso il "tipo", il modello della Chiesa. La tematica del Sinodo va dunque letta alla luce del Capitolo VIII della Lumen gentium, ed anche tenendo conto di quanto ho cercato di esprimere nella Mulieris dignitatem, pubblicata nel 1988, in occasione dell'Anno Mariano.


6. "Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; ...scruta i sentimenti e i pensieri del cuore" (He 4,12).

Tale è la parola del Dio vivo. Di essa i lavori sinodali debbono rivelarsi una singolare partecipazione.

Sin dal primo giorno preghiamo affinché quanto il Sinodo dirà sia "efficace", tale cioè da "scrutare i sentimenti e i pensieri del cuore".

Preghiamo per ottenere che questo avvenga lungo l'intera nostra Assemblea sinodale: preghiamo per i Vescovi, che insieme al Vescovo di Roma costituiscono i protagonisti "canonici" del Sinodo. Invochiamo inoltre lo Spirito Santo per quanti, in quest'Assemblea, rappresentano direttamente la vita consacrata, maschile e femminile, affinché abbiano a sperimentare una partecipazione, loro tipica, di quella "parola di Dio" che è "viva".

E che cosa significa che essa è anche "più tagliente di ogni spada a doppio taglio"? L'amore vive sempre di verità.


7. "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (Ps 89/9,12).

Così prega il Salmista. E le sue parole vanno di pari passo con la prima lettura: "Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza... Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile" (Sg 7,7 Sg 7,11).

Si, venerati e cari Fratelli e Sorelle. Il Sinodo è la vostra vocazione nel corso di questo mese. Esso rappresenta un grande bene per tutto il Popolo di Dio, una particolare ricchezza per la Chiesa in tutte le sue componenti.


8. E come non tener conto del fatto che il Sinodo dedicato alla vita consacrata nella Chiesa ha luogo nell'"Anno della Famiglia"? Tra una settimana si raduneranno qui a Roma famiglie di ogni angolo del mondo per "celebrare" solennemente la loro presenza e la loro missione nella Chiesa. Il Concilio parla della vocazione degli sposi come di una specifica "consacrazione".

Non c'è in questa coincidenza qualcosa di provvidenziale? Non ci offre essa la possibilità di comprendere più profondamente il mistero della consacrazione religiosa, che è provvidenziale "bene e ricchezza" della Chiesa? Il Signore vuol portarci a scoprire con gli occhi della fede in quale modo queste due vocazioni si completano reciprocamente, affinché lodiamo Dio per la molteplicità dei suoi doni. così come con le parole del "Magnificat" lodava il Signore Maria, creatura umana che in modo mirabile unisce in sé la vocazione di Sposa verginale dello Spirito Santo e di Madre della Santa Famiglia: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Lc 1,49).

Amen.

Data: 1994-10-02 Data estesa: Domenica 2 Ottobre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Angelus: il Papa invita a pregare per la IX Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano