GPII 1994 Insegnamenti - Annuncio di un Concistoro Ordinario - Città del Vaticano

Annuncio di un Concistoro Ordinario - Città del Vaticano

Titolo: Giovanni Paolo II terrà un Concistoro Ordinario per la nomina di trenta nuovi Cardinali

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Si è conclusa ieri la nona Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata alla riflessione sulla vita consacrata e sulla sua missione nella Chiesa e nel mondo. E' stata un'esperienza ecclesiale molto significativa, che ha mostrato con singolare evidenza la ricchezza e la varietà dei carismi esistenti all'interno del popolo di Dio e la loro convergenza per la crescita comune.

Ringrazio tutti i Padri sinodali per l'apporto da loro offerto.

Ringrazio pure quanti hanno accompagnato i lavori con la preghiera e con l'offerta dei loro sacrifici e della loro sofferenza. Penso alla incessante orazione elevatasi dai monasteri, dalle case religiose e dalle parrocchie; penso all'offerta generosa del loro dolore fatta da tanti ammalati e sofferenti.

Quanto prima spero di poter consegnare alla Chiesa un documento che - in modo analogo a quanto è avvenuto per le precedenti Assemblee sulla Famiglia, sui Laici e sui Presbiteri - contribuirà sicuramente a dare rinnovato slancio alla vita consacrata, in vista del terzo millennio della fede.


2. Si celebra oggi a Roma la prima Giornata Diocesana della Scuola Cattolica.

Saluto gli alunni, i genitori, i docenti e i responsabili delle scuole che, guidati dal Cardinale Vicario, sono qui convenuti per questa importante occasione.

A Roma la scuola cattolica vanta una prestigiosa presenza radicata nel tessuto della città. Possa questa realtà essere adeguatamente riconosciuta e promossa anche sul piano legislativo ed amministrativo e continuare così a svolgere il suo indispensabile servizio culturale, sociale e religioso, soprattutto a beneficio dei meno abbienti. Scuola cattolica romana, non temere, guarda con speranza verso il futuro!


3. Ho ora la gioia di annunciarvi che, il 26 novembre prossimo, terro un Concistoro, durante il quale nominero 30 nuovi Cardinali, appartenenti complessivamente a ben 24 Nazioni di ogni parte del mondo. In essi si riflette in modo significativo l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri: accanto a Presuli benemeriti per il servizio reso alla Santa Sede, vi sono Pastori che spendono con amore le loro energie in diocesi di antica e di recente costituzione. Ecco i loro nomi: - Sua Beatitudine Nasrallah Pierre SFEIR, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano); - S.E.R. Mons. Miloslav VLK, Arcivescovo di Praha (Repubblica Ceca); - S.E.R. Mons. Luigi POGGI, Pro-Bibliotecario e Pro-Archivista di Santa Romana Chiesa; - S.E.R. Mons. Peter Seiichi SHIRAYANAGI, Arcivescovo di Tokyo (Giappone); - S.E.R. Mons. Vincenzo FAGIOLO, Presidente del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi; - S.E.R. Mons. Carlo FURNO, Nunzio Apostolico in Italia; - S.E.R. Mons. Carlos OVIEDO CAVADA, Arcivescovo di Santiago de Chile; - S.E.R. Mons. Thomas Joseph WINNING, Arcivescovo di Glasgow (Scozia); - S.E.R. Mons. Adolfo Antonio SUAREZ RIVERA, Arcivescovo di Monterrey (Messico); - S.E.R. Mons. Jaime Lucas ORTEGA y ALAMINO, Arcivescovo di San Cristobal de La Habana (Cuba); - S.E.R. Mons. Julius Riyadi DARMAATMADJA, Arcivescovo di Semarang (Indonesia); - S.E.R. Mons. Jan P. SCHOTTE, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; - S.E.R. Mons. Pierre EYT, Arcivescovo di Bordeaux (Francia); - S.E.R. Mons. Gilberto AGUSTONI, Pro-Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; - S.E.R. Mons. Emmanuel WAMALA, Arcivescovo di Kampala (Uganda); - S.E.R. Mons. William Henry KEELER, Arcivescovo di Baltimore (U.S.A.); - S.E.R. Mons. Augusto VARGAS ALZAMORA, Arcivescovo di Lima (Perù); - S.E.R. Mons. Jean-Claude TURCOTTE, Arcivescovo di Montréal (Canada); - S.E.R. Mons. Ricardo Maria CARLES GORDO, Arcivescovo di Barcelona (Spagna); - S.E.R. Mons. Adam Joseph MAIDA, Arcivescovo di Detroit (U.S.A.); - S.E.R. Mons. Vinko PULJIC, Arcivescovo di Vhrbosna, Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina); - S.E.R. Mons. Armand Gaétan RAZAFINDRATANDRA, Arcivescovo di Antananarivo (Madagascar); - S.E.R. Mons. Paul Joseph PHAM DINH TUNG, Arcivescovo di Ha Nôi (Viet Nam); - S.E.R. Mons. Juan SANDOVAL INIGUEZ, Arcivescovo di Guadalajara (Messico); - S.E.R. Mons. Bernardino ECHEVERRIA RUIZ, Arcivescovo Emerito di Guayaquil ed Amministratore Apostolico di Ibarra (Ecuador); - S.E.R. Mons. Kazimierz SWIATEK, Arcivescovo di Minsk-Mohilev (Bielorussia); - S.E.R. Mons. Ersilio TONINI, Arcivescovo Emerito di Ravenna-Cervia (Italia); - il Rev.do Mons. Mikel KOLIQI, sacerdote dell'Arcidiocesi di Scutari (Albania); - il Rev.do Padre Yves CONGAR, O.P. (Francia); - il Rev.do Padre Alois GRILLMEIER, S.I. (Germania).

Altre persone vi sarebbero state, a me molto care, che, per il generoso impegno nei vari campi della vita ecclesiale, ben avrebbero meritato di essere elevate alla dignità cardinalizia, ma ho ritenuto opportuno attenermi al limite fissato dal mio Predecessore Paolo VI.


4. Affidiamo a Maria Santissima, oltre al Sinodo appena concluso, i nuovi eletti alla dignità cardinalizia, chiedendo a Lei di assisterli, affinché sappiano sempre testimoniare con coraggio ed evangelica coerenza il loro amore per Cristo e per la Chiesa.

(Dopo la Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai diversi gruppi di pellegrini presenti) (All'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme:) Do il benvenuto a tutti i pellegrini italiani, in particolare al gruppo della parrocchia di San Camillo de' Lellis in San Giovanni in Persiceto (Bologna).

Rivolgo poi un cordiale pensiero ai Membri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che stamane, nella festa della Madonna della Palestina, Patrona dell'Ordine, hanno partecipato ad una solenne Eucaristia, presieduta dal Cardinale Giuseppe Caprio, loro Gran Maestro. Nel ringraziarvi, carissimi, per la vostra presenza, vi esorto a difendere ed a diffondere sempre con coerenza i valori cristiani, e vi invito a pregare ogni giorno per la pace nella Terra di Gesù.

(Seguono saluti in francese e inglese) (Agli sloveni:) Benvenuti, giovani della parrocchia dei Ss. Primoz e Felicijan di Vrhpolje presso Vipava, in Slovenia, che siete venuti a Roma per visitare le tombe dei primi martiri e il successore di San Pietro, con l'intento di confermare la vostra fedeltà a Cristo ed alla Chiesa. Vi imparto la mia Apostolica Benedizione.

(Ai croati:) Saluto di cuore il gruppo di pellegrini venuti da Labin, in Croazia.

Carissimi, vi auguro di trovare nella fede cattolica la forza necessaria per affrontare i vari problemi materiali e soprattutto quelli di ordine morale, creati dalla guerra e dal precedente periodo totalitario nel vostro Paese. A voi e alle vostre famiglie imparto la mia Benedizione Apostolica. Siano lodati Gesù e Maria!

Data: 1994-10-30 Data estesa: Domenica 30 Ottobre 1994





Angelus: la meditazione di Giovanni Paolo II con i fedeli - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: "Raccomandiamo all'intercessione dei Santi tutte le famiglie del mondo"

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Oggi celebriamo la solennità liturgica di Tutti i Santi. La Chiesa pellegrina sulla terra leva lo sguardo verso quanti hanno già raggiunto la "patria" e godono della visione di Dio.

Nell'Anno della Famiglia che stiamo celebrando, la festa odierna ci invita a considerare in particolare i Santi come la "famiglia di Dio" ed a ricordare anzi che tutta la Chiesa è una famiglia (cfr. LG 51), formata dai discepoli di Cristo ancora sulla terra e da quelli che già vivono in Cielo. In certo senso essa si può dire una "famiglia di famiglie", perché ogni famiglia cristiana è chiamata ad esserne cellula vivente, piccola "chiesa domestica" (cfr. Giovanni Paolo II, Omelia del 9 ottobre 1994, Osservatore Romano, pp. 6-7).

Possa, questo pensiero, aiutare le famiglie a vivere sempre più pienamente la loro vocazione. Molti Santi hanno raggiunto i vertici della perfezione proprio vivendo in famiglia. Mi piace, a tal proposito, ricordare le due spose e mamme che solo alcuni mesi fa ho elevato agli onori degli altari: la Beata Giovanna Beretta Molla, che offri la vita per la creatura che portava in grembo, e la Beata Elisabetta Canori Mora, modello di fedeltà e dedizione in una realtà familiare particolarmente difficile. All'intercessione dei fratelli e delle sorelle del Paradiso raccomandiamo, in questo giorno di festa, tutte le famiglie del mondo.


2. Domani celebreremo la commemorazione dei fedeli defunti, che richiama anch'essa suggestivamente il tema della famiglia. Ridesta infatti il ricordo delle persone care che hanno già lasciato questa terra e ciò permette di sperimentare un senso di comunione che va oltre il tempo e unisce le generazioni.

Si tratta di un rapporto spirituale, sostanziato di affetti, di ricordi e soprattutto di preghiera, che ha il suo fondamento solido nella certezza, colta già in qualche modo dalla ragione e corroborata dalla fede, che l'esistenza dell'uomo non si conclude sulla terra. La morte apre per le anime un nuovo orizzonte di vita, nella direzione segnata dal giudizio di Dio sul bene e sul male compiuto. La fede anzi ci assicura che, nel modo misterioso noto solo alla divina Sapienza, anche i corpi risorgeranno alla fine del tempo. Dio vuol salvare tutto l'uomo, nella dimensione spirituale come in quella corporea.


3. Alla Vergine Santa, che nell'assunzione al Cielo ha ricalcato il destino del Cristo risorto ed ha anticipato quello di tutti gli uomini, affidiamo il forte desiderio di vita che in questi giorni la liturgia suscita nel nostro cuore. Maria è la primizia dei redenti, l'aurora di salvezza per il genere umano. La contemplazione di Lei, nostra Madre celeste e Regina di tutti i Santi, sia per noi motivo di "consolazione e di sicura speranza" (LG 68).

(Al termine dell'incontro di preghiera il Santo Padre ha detto:) Sono spiritualmente unito con tutti quelli che frequentano oggi i cimiteri di Roma e di tutto il mondo. Ringrazio per le preghiere, specialmente per le preghiere ai miei cari, ai miei genitori, nel cimitero di Cracovia, e a tanti altri vicini, persone care, che sono già e che vivono già in Dio.

Cercheremo di vivere profondamente questa Solennità odierna di Tutti i Santi come anche quella di domani: "Commemoratio omnium fidelium defunctorum".

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-11-01 Data estesa: Martedi 1 Novembre 1994






Udienza: la traduzione del discorso del Papa alla VI assemblea generale della "Conferenza mondiale delle religioni per la pace" - Città del Vaticano

Titolo: Le Religioni non devono mai essere pretesto per i conflitti

Cari amici,


1. Sono lieto di dare il benvenuto a voi, partecipanti alla Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, in occasione dell'apertura della vostra Sesta Assemblea Mondiale che proseguirà a Riva del Garda. La Santa Sede ha partecipato alle assemblee precedenti e continua a seguire con interesse i vostri sforzi per operare insieme per la pace in modo consono a uomini e donne dalle profonde convinzioni religiose. Ringrazio il Reverendo Nikkyo Niwano per le sue cortesi osservazioni sui rapporti che la Santa Sede ha intrattenuto con la vostra Organizzazione fin dall'inizio.

Quando nel luglio 1991 ho salutato i membri del vostro Consiglio Internazionale, ho parlato di quanto sia necessario che i religiosi del mondo si impegnino in un dialogo di reciproca comprensione e di pace sulla base dei valori che essi condividono. Questi valori non sono soltanto umanitari o umanistici, ma appartengono al regno delle verità più profonde concernenti la vita dell'uomo in questo mondo e il suo destino (cfr. NAE 1). Oggi, tale dialogo è più che mai necessario. Infatti mentre le vecchie barriere cadono, ne emergono di nuove, ogni volta che le verità e i valori fondamentali vengono dimenticati o trascurati anche fra coloro che si professano religiosi. Attraverso il dialogo interreligioso siamo in grado di testimoniare quelle verità che costituiscono il punto di riferimento necessario per l'individuo e per la società: la dignità di ogni essere umano indipendentemente dalla sua origine etnica, dalla sua appartenenza religiosa o dal suo impegno politico. Noi dichiariamo di rispettare e di amare tutti gli uomini e le donne in quanto creature di Dio e per questo d'immenso valore.

Il dialogo autentico ci aiuta a comprenderci reciprocamente in quanto donne e uomini religiosi e ci permette di rispettare le nostre differenze senza per questo astenerci dall'affermare chiaramente e inequivocabilmente ciò che crediamo essere la vera via alla salvezza. Per lo stesso motivo dovremmo impegnarci insieme affinché tutti abbiano la libertà religiosa. La libertà religiosa è la pietra angolare di tutte le libertà; impedire agli altri di professare liberamente la loro religione equivale a mettere a repentaglio la propria.


2. Il tema di questa Sesta Assemblea Mondiale: Guarire il Mondo, Religioni per la Pace è già di per sé una decisa affermazione di una verità fondamentale, ossia che la religione è orientata verso quella pace che rispecchia l'armonia divina.

Riflettendo sul ruolo della religione nel guarire il mondo, esaminerete alcune delle più gravi manifestazioni di sofferenza umana: l'errato uso delle risorse naturali, la violenza e la guerra, l'oppressione e l'assenza di giustizia, la mancanza di rispetto per la persona umana. La violenza in ogni sua forma si oppone non solo al rispetto che dobbiamo a ogni essere umano, ma anche all'autentica essenza della religione. Indipendentemente dai conflitti del passato e anche del presente, noi abbiamo tutti il compito e il dovere di far conoscere il rapporto fra religione e pace. Questo impegno è iscritto nella vostra identità come associazione.

Oggi, i capi religiosi devono dimostrare chiaramente di essere impegnati nella promozione della pace proprio in virtù del loro credo religioso. La religione non è, e non deve diventare, un motivo di conflitto, in particolare quando le identità etniche, culturali e religiose coincidono. Purtroppo, recentemente, ho avuto motivo di affermare ancora una volta che: "Non ci si può considerare fedeli a Dio grande e misericordioso e nel nome stesso di Dio osare uccidere il fratello" (Udienza generale, 26 Ottobre 1994). La religione e la pace procedono insieme: fare la guerra in nome della religione è un'evidente contraddizione. Spero che sarete in grado, durante la vostra Conferenza, di elaborare dei modi per diffondere questa profonda convinzione.


3. In questo Anno Internazionale della Famiglia permettetemi di richiamare la vostra attenzione sull'intima connessione esistente fra religione e famiglia. La famiglia è la prima comunità incaricata di educare secondo i valori essenziali della vita umana, di trasmettere innanzitutto la convinzione secondo la quale "l'uomo vale più per quello che è che per quello che ha" (GS 35).

La religione, riferendosi al disegno di Dio per la vita e per la società, aiuta la famiglia ad adempiere il proprio compito a livello più profondo. La cooperazione fra capi religiosi è importante per sostenere e per promuovere questa fondamentale istituzione umana, in particolare in questo periodo in cui essa subisce attacchi da più fronti come se la si dovesse abbandonare, dimenticare o sostituire con altri tipi di rapporti personali. Guarire il mondo significa inoltre, se non anche primariamente, difendere la famiglia in quanto comunità di persone che hanno la stessa dignità e che operano insieme e in armonia per il bene comune.

In questo contesto, è necessario rivolgere la propria attenzione al problema delle abitazioni e degli insediamenti umani. Oggi, la mancanza di abitazioni adeguate, accessibili e adatte alle esigenze della famiglia, si fa sempre più grave e colpisce soprattutto i più giovani. Inoltre, in alcuni luoghi, la deliberata distruzione di abitazioni e di insediamenti, così come il trasferimento forzato di gruppi etnici, sono diventati armi crudeli di discriminazione e di guerra. Il vostro impegno per la pace esige che guardiate attentamente a questa tragedia contemporanea, una tragedia che le religioni sono chiamate a lenire. Innumerevoli persone rifugiate e trasferite, spesso divise dalle proprie famiglie, attendono l'aiuto consolatorio che le religioni possono e dovrebbero offrire. Le Nazioni Unite sperano di poter affrontare l'urgente problema degli insediamenti umani nel 1997. E' già ora che le strutture religiose incomincino a riflettere sui valori comuni che esse devono offrire e che aiuteranno la comunità internazionale ad affrontare la questione con la dovuta attenzione ai suoi aspetti morali e etici.


4. Nelle Scritture Cristiane, leggiamo di un uomo che cerca di giustificarsi. Egli chiede a Gesù chi è il suo prossimo. Attraverso la Parabola del buon Samaritano, Gesù cambia i termini della domanda. Il problema non è chi è il prossimo, ma piuttosto chi si è reso prossimo del povero che è incappato nei briganti. La risposta dovrebbe continuamente echeggiare nella nostra mente e nel nostro cuore: "Chi ha avuto compassione di lui" (Lc 10,29-37). La grazia è il frutto di un amore che riconosce in tutti coloro che soffrono la dignità di esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione, nazionalità o religione. Questo amore misericordioso non conosce nemici, ma soltanto fratelli e sorelle; esso è universale. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle ferite dell'umanità; dobbiamo guarire, consolare, curare le moltitudini di individui e popoli che soffrono. La vostra attuale Assemblea, affrontando le cause della sofferenza, può costituire uno strumento per illuminare le coscienze circa la profonda solidarietà umana senza la quale la pace è impossibile.


5. La pace è un dono prezioso di Dio che deve essere ricercato nella preghiera e promosso con rispetto. E' stata questa convinzione che mi ha portato, nell'ottobre 1986, a invitare i capi religiosi ad Assisi, per digiunare e per pregare per la pace nel mondo. Alcuni di voi hanno partecipato a quell'incontro memorabile. Di fronte alle attuali tragedie di violenza in Bosnia ed Erzegovina, in Rwanda, e in molti altri luoghi tormentati in tutto il mondo, preghiamo incessantemente per la pace. Coloro che pregano per questo dono, in umiltà e verità, non possono che dedicarsi alla promozione della pace.

Che possiamo insieme amare la pace e portarla agli altri! La vostra Assemblea costituirà, ne sono certo, un'esortazione per le donne e per gli uomini religiosi affinché si mettano al servizio della pace e della riconciliazione.

Guarire il mondo attraverso l'impegno delle Religioni per la Pace significa che essere rivolti con fede e speranza a Colui in cui noi "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28), per diventare strumenti migliori di acquisizione dell'autentico destino dell'uomo ora e dopo la morte. Che Dio benedica voi e le vostre famiglie, le vostre deliberazioni e tutti i membri della vostra Organizzazione.

Data: 1994-11-03 Data estesa: Giovedi 3 Novembre 1994





Udienza: il Santo Padre alla "Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici promovendo" - Città del Vaticano

Titolo: La nostra epoca offre alla cultura giuridica l'occasione per una più completa espressione canonica della famiglia fondata sul matrimonio

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Sono lieto di accogliere in voi i partecipanti al Convegno "L'espressione canonica della famiglia fondata sul matrimonio dinanzi al III Millennio", promosso dall'Istituto di Scienze per la Famiglia dell'Università di Navarra, e celebrato a Roma dall'Ateneo Romano della Santa Croce, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Famiglia e della "Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici promovendo".

Saluto Mons. Eugenio Corecco, Presidente della "Consociatio", il Rettore Magnifico dell'Ateneo Romano della Santa Croce, Mons. Luis Clavell - al quale sono molto grato per il saluto rivoltomi -, e il Direttore dell'Istituto di Scienze per la Famiglia dell'Università di Navarra, Professor Pedro-Juan Viladrich. Saluto pure i Relatori e tutti voi che avete preso parte a questo incontro di studio, che rappresenta una tappa significativa del programma di ricerca intrapreso dal vostro Istituto come contributo specifico della scienza canonistica all'Anno Internazionale della Famiglia.


2. La Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è sentita sempre intimamente unita alla famiglia, giacché è nella famiglia di Nazaret che si è realizzato il mistero divino dell'Incarnazione del Verbo. Lungo i secoli, la comunità cristiana ha cercato di esprimere in modo sempre più profondo quella grande verità secondo cui fin dal principio (Gn 1,1), nella creazione dell'essere umano come uomo e donna, la comunità coniugale e la famiglia fondata su di essa sono una speciale e privilegiata rivelazione del Dio Trino e, nel contempo, una rivelazione della costitutiva natura familiare della persona umana. Come ho scritto nella Lettera alle Famiglie, "alla luce del Nuovo Testamento è possibile scoprire che il modello originario della famiglia va ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita" (LF 6).

Per questo, tanto per la Chiesa come per la società civile, la famiglia fondata sul matrimonio rappresenta la prima e principale via per conoscere e salvaguardare la verità e la dignità dell'uomo (cfr. Gn 2). Esiste un legame essenziale fra il mistero e la missione della Chiesa ed il destino storico della famiglia. In questo senso, in ogni epoca è stato compito della Chiesa anche attraverso la disciplina canonica, rendere palesi al Popolo di Dio e alla comunità umana i successivi approfondimenti nella comprensione del matrimonio e della famiglia realizzati a partire dalla Rivelazione, dalla Tradizione e dal Magistero.

Ciò comporta una migliore conoscenza non solo dell'uomo e della donna, ma anche del destino di comunione amorosa che il Signore ha previsto per ogni persona e per l'intera umanità.

In questa nostra epoca è purtroppo incombente il rischio di frantumare l'originaria armonia inscritta al principio nell'uomo e rappresentata dal dono divino della famiglia. Assistiamo a diversi tentativi di spezzare i legami che uniscono il senso sponsale della sessualità umana con la verità dell'amore tra l'uomo e la donna, il matrimonio con la fecondità, la famiglia con l'intera società.

Insieme a questi elementi inquietanti la nostra epoca, forse come nessun'altra prima, offre pero al Popolo di Dio ed alla cultura giuridica della comunità umana l'occasione per una più ricca e completa espressione canonica della famiglia fondata sul matrimonio. Vanno pertanto incoraggiati i lodevoli sforzi condotti dalla scienza canonistica in tale direzione. Di essi il vostro Convegno è una significativa testimonianza.


3. Nella ricerca e nella riflessione di questi giorni, voi state considerando l'armonia insita nella famiglia come dono di Dio all'uomo, prendendo le mosse dalla persona umana in cui si uniscono sostanzialmente sessualità, corporeità e principio personale. In tale ottica l'amore sessuale umano appare come integrazione tra le dinamiche istintive, affettive e volontarie dell'uomo. Il patto coniugale, a sua volta, si presenta come il potere di dar vita ad una vera comunione tra i coniugi a partire dalla dualità sessuale. Ha origine così quella comunità coniugale di vita e di amore che fonde insieme due esseri umani aprendoli al tempo stesso alla procreazione ed educazione dei figli. Nasce in tal modo la famiglia che, essendo comunità di sposi, genitori, figli e fratelli, si pone come cellula fondamentale della società e quale chiesa domestica. Questa profonda sequenza di elementi antropologici, che scopre e tutela la verità sull'uomo, ha assunto nell'Incarnazione e Redenzione del Verbo la dimensione di un nuovo grande mistero: lo stesso Signore, Sposo della Chiesa, si dona come Sposo agli sposi nella sacramentalità del matrimonio cristiano.


4. "La Chiesa professa che il matrimonio, come sacramento dell'alleanza tra gli sposi, è un grande mistero, giacché in esso si manifesta l'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa" (Gn 19). A proposito di questo grande mistero, mette conto riflettere sull'intervento della Vergine Maria nelle nozze di Cana di Galilea. Maria è la donna che unisce in sé le qualità di figlia di Dio Padre, madre di Dio Figlio e sposa di Dio Spirito Santo. Ella, nella sua delicata sollecitudine materna, avverte le difficoltà della circostanza e l'imbarazzo degli sposi: rileva i limiti delle previsioni nuziali umane. "Non hanno più vino" (Jn 2,3). Nel momento in cui Gesù sta terminando il tempo della vita domestica per dare inizio a quella pubblica, la Madonna intercede affinché Egli intervenga. E' Maria che insiste: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). E il Signore converte l'acqua nel vino nuovo e migliore, segno dell'Amore divino che trasforma l'amore umano e lo rende vocazione redentrice e cammino di santità cristiana.

Cari Fratelli e Sorelle! Possa la scienza canonistica contemplare la Madre, e la Madre accogliere questa vostra responsabilità di approfondire l'espressione canonica della famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, nonché le diverse iniziative dell'Istituto di Scienze per la Famiglia durante quest'Anno Internazionale! Con tali sentimenti, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione.

Data: 1994-11-03 Data estesa: Giovedi 3 Novembre 1994





Il discorso del Santo Padre durante l'incontro di venerdi sera in Piazza duomo alla cittadinanza - Catania

Titolo: "State in piedi, concittadini della martire Agata!"

Illustri Autorità civili e religiose, Fratelli e Sorelle di Catania!


1. Ringrazio anzitutto Dio, perché i passi del mio ministero a servizio del Vangelo mi conducono, oggi, nuovamente in Sicilia, a circa sei mesi di distanza dall'episodio che mi ha impedito allora di visitarvi. Per la prima volta mi trovo in questa vostra amata Città, per la prima volta da Papa, cari cittadini di Catania. Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la cordiale accoglienza.

Saluto il Signor Sindaco, On. Enzo Bianco, al quale va l'espressione della mia gratitudine per il nobile indirizzo che mi ha rivolto a nome di tutti. E gratitudine grande esprimo anche al Signor Ministro Antonio Guidi, che mi ha recato il saluto del Governo italiano con delle parole profondamente commoventi.

Rivolgo pure un pensiero deferente alle Autorità civili e militari qui presenti, riconoscente per quanto è stato fatto in preparazione della visita. Saluto il Pastore della diocesi di Catania, Mons. Luigi Bommarito e il Cardinale Pappalardo di Palermo e i Vescovi della Sicilia, i quali, con la loro presenza, sottolineano i buoni rapporti esistenti tra Comunità ecclesiale e civile in questa vostra Isola.

Saluto, infine, tutti gli abitanti di questo singolare territorio, che si distende tra il mare aperto e la maestosa montagna dell'Etna. So bene quanto voi, Fratelli e Sorelle di Catania, amate questa terra, legati ad essa da vincoli tenaci di filiale appartenenza.


2. Vengo innanzitutto per confermare nella fede voi, cristiani della Città etnea.

Vengo per annunciarvi nuovamente il Vangelo, messaggio di salvezza e di speranza, e, al tempo stesso, per ricevere il dono della testimonianza della vostra fede, secondo lo spirito che muoveva l'apostolo Paolo nei suoi viaggi apostolici.

Ogni Visita pastorale del Papa è un pellegrinaggio a quel tempio vivente dello Spirito di Cristo che è ciascuna Chiesa particolare, raccolta attorno al suo Vescovo.

Ma il mio pensiero si allarga all'intera vostra Comunità cittadina, che sperimenta il difficile e faticoso cammino della crescita morale e sociale, desiderosa di trovare una nuova armonia, lasciandosi alle spalle le forme di sopraffazione e corruzione esercitate da alcuni a danno dei molti. A tutti e a ciascuno rivolgo fin d'ora, con il saluto, l'augurio più fervido di riuscire in questa impresa. Voglia il Signore concedere alla vostra Città saggezza e coraggio per proseguire e rafforzare l'impegno per la giustizia che già avete intrapreso con decisione.

E questo coraggio non è mai mancato nella storia, come ci ha detto il vostro Sindaco.


3. Fratelli e Sorelle carissimi! Eccomi fra voi per annunciarvi la speranza. Voi avvertite i forti segnali di risveglio e di riscatto che da tante parti si manifestano, e siete ben decisi a dar nuovo impulso ai mutamenti morali e sociali, che appaiono sempre più necessari e indilazionabili. I tempi urgono e non concedono spazio all'attesa inerte, alla mediocrità timorosa. Nel presente momento storico, non ci può essere posto per la pusillanimità o l'inerzia. Esse, infatti, non sarebbero segno di saggezza o di ponderazione, ma piuttosto di colpevole omissione.

Troppe volte e da troppo tempo i figli di questa Comunità hanno subito l'umiliazione di essere additati come abitanti di una Città degradata e violenta, dominata dalla criminalità, rassegnata e resa invivibile.

Alcuni forse hanno pensato di lasciare questo territorio, divenuto per loro ostile, e si sono diretti altrove, in cerca di lavoro e di serenità. può una Comunità come quella di Catania sopportare ancora una tale immagine gravosa ed avvilente?


4. All'inizio della mia permanenza tra voi, in questa tappa significativa della grande preghiera per l'Italia e con l'Italia, vorrei farmi interprete dei vostri sentimenti, rivolgendomi a Dio con le parole del Salmo: "Ascolta la nostra preghiera, porgi l'orecchio alle parole della nostra bocca; perché contro di noi sono insorti gli arroganti, e i prepotenti insidiano la nostra vita; davanti a sé non pongono Dio" (cfr. Ps 53,5).

La Chiesa che da secoli vive su queste sponde, alle falde dell'Etna, crede in Dio, ha accolto il suo Figlio, si sente messaggera di Cristo. Memore dell'approdo dell'apostolo Paolo sulle proprie coste, essa sente il dovere di parlare, anzi di gridare a quanti abitano nella Città: Catania, alzati e rivestiti di luce e di giustizia (cfr. Is 60,1)! Nel nome di Cristo, chiedo a tutti voi di accogliere l'annuncio sempre nuovo del Vangelo, perché siate ritemprati nella fede. A tutti dico: state in piedi, concittadini della martire Agata, sappiate vincere il male con il bene! Colui che ha sconfitto il peccato e la morte è con voi! Siate voi, giovani, i primi messaggeri di questo nuovo cammino di riscatto. Sappiate proclamare con la vostra vita la fiducia e la speranza che portate nel cuore. Testimoniate che veramente "Dio fa nuove tutte le cose" (cfr. Ap 21,5).


5. Cittadini di Catania, lasciatevi guidare dall'esempio dei vostri Santi, quelli più antichi e quelli più recenti. In essi potete trovare modelli perennemente validi di un'autentica riforma morale e sociale.

Sappiate leggere i segni provvidenziali della vostra storia religiosa, a cominciare dalla rifondazione della Comunità cristiana e della diocesi, avvenuta nove secoli or sono. Quest'evento così importante voi l'avete commemorato con grande partecipazione ed entusiasmo. In esso avete ravvisato un monito ed un incitamento per "promuovere con generoso fervore una nuova fioritura di vita cristiana" (Lettera per il 900 anniversario della ricostituzione della diocesi).

Confidate nella Vergine Maria. E' Lei che "è presente in mezzo alla Chiesa pellegrina mediante la fede e quale modello della speranza che non delude" (RMA 42). Di questa speranza, che va oltre ogni umano desiderio, Maria parla proprio a voi mediante gli stessi Santuari a voi cari: dalla Vergine delle Grazie alla Madonna di Mompileri.

Maria è voce di coraggio e di fierezza: vi spronerà. E' mano di Madre amorevole: vi sosterrà.

E vorrei, ancor prima di arrivare alle parole conclusive, salutare in modo speciale tutte le famiglie di Catania e della Sicilia. Alludendo a tutto quello che ha detto il Signor Ministro, ma alludendo anche alle tante esperienze di questo anno che è stato l'Anno della Famiglia nella Chiesa e nel mondo, saluto tutte le famiglie di Catania e della Sicilia con cuore aperto e vi invito ad essere sempre al centro della Chiesa che è vostra. Perché voi siete la Chiesa, la Chiesa domestica, la ecclesiola.

Possa accompagnarvi sempre anche la mia Benedizione, che imparto di cuore su tutti voi presenti, sui vostri cari, in modo speciale sulle famiglie, sui bambini, sugli anziani e su coloro che soffrono.

Data: 1994-11-04 Data estesa: Venerdi 4 Novembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Annuncio di un Concistoro Ordinario - Città del Vaticano