GPII 1994 Insegnamenti - Il saluto del Papa ai giovani radunati dinnanzi al Palazzo Arcivescovile - Catania

Il saluto del Papa ai giovani radunati dinnanzi al Palazzo Arcivescovile - Catania

Titolo: Nel nome di San Carlo Borromeo da Catania a Milano e a Manila

Voglio ringraziare cordialmente per questi auguri, del vostro Arcivescovo e di voi tutti. Mi trovo molto volentieri a Catania, con grande riconoscenza per l'invito, e grato alla Provvidenza, che mi ha dato la possibilità di essere qui. Ed essere qui, anzi, proprio nella sera del mio giorno onomastico, nella festa di San Carlo. Non è stata l'intera giornata di San Carlo, sono le ultime ore. Arrivo così a Catania come operaio dell'ultima ora! Ma è sempre qualcosa...

Quando si parla di San Carlo, si pensa a Milano., Ci troviamo allora un po' tra il Nord e il Sud. Questi auguri vanno dunque anche verso il Nord. Speriamo che San Carlo ci aiuti a risolvere i tipici problemi, le difficoltà che esistono tra il Nord e il Sud, in Italia e nel mondo.

Cosa debbo chiedere ancora alla Madonna? E' chiaro che tutti noi.... "giovani" (anche io sono meno giovane... ma sempre lo sono un po...San Carlo aveva 22 anni quando è diventato Cardinale e 46 quando è morto... io sono già a 74: allora un po' meno giovane...). Ecco dicevo che San Carlo era più giovane di me, ma io cerco di rimanere giovane intrattenendomi con i giovani, come quest'oggi, ma non solamente oggi. Sono previsti altri incontri, e poi c'è il grande incontro di Manila, l'incontro mondiale dei giovani. Non so se avete già i biglietti... allora io penso che noi giovani (ho spiegato perché anch'io sono giovane), dobbiamo chiedere alla Madonna, alla vostra Madonna di Catania, un buon "indirizzo": "Madonna del Buon Indirizzo!". Questo auguro a me e a voi tutti.

E con questo vi saluto e vi auguro anche un buon riposo, una buona preparazione alla festa di domani.

Data: 1994-11-04 Data estesa: Venerdi 4 Novembre 1994





L'omelia del Papa durante la Santa Messa per la beatificazione della religiosa Figlia di Maria Ausiliatrice - Catania

Titolo: Madre Maddalena Caterina Morano, luminoso esempio di una solidarietà fattiva che ha saputo unire il Nord e il Sud dell'Italia




1. "Io sono la vera vite" (Jn 15,1).

Gesù pronuncia queste parole il giorno prima della sua passione. Ma l'allegoria a cui ricorre si riferisce prima di tutto alla risurrezione: la vite è Cristo risorto, Vita invincibile che si dona agli altri. Per essere in grado di donare la vita, la vite deve essere potata. Il vignaiolo deve inoltre quasi "ferirla", quando intende innestarvi un nuovo tralcio. Gesù dice: Il Padre è il vignaiolo; è Lui che coltiva la vigna. La vita che è in me viene dal Padre ed è vita invincibile. Se io accetto la morte lo faccio per dare ai tralci la vita che è in me, quella che mi ha dato il Padre (cfr. Jn 15,1-2).


2. Appare chiaro, dunque, che l'allegoria, usata da Cristo prima della sua passione, è orientata in realtà verso il mistero pasquale, mistero della vita che ha vinto la morte. Questa vita è passata attraverso l'esperienza della morte, perché si manifestasse pienamente la sua potenza.

Cristo si presenta come la vite su cui deve essere innestato ciascuno di noi. La vite è pertanto l'immagine della vita eterna, l'innesto è figura della vita che si diffonde. Il Padre è il Datore di quella vita che si manifesta nel Figlio e che dal Figlio è comunicata ad ogni uomo, il quale è come il tralcio, nel quale si diffonde la linfa; altrimenti esso appassisce, muore e viene gettato nel fuoco (cfr. Jn 15,6).

Che cosa dunque si deve fare per non essere un tralcio secco? Bisogna rimanere in Cristo; bisogna nutrirsi continuamente della sua parola. Parola che dà la vita. Se la parola di Cristo rimane in noi, la preghiera, che nasce da essa viene sempre esaudita: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Jn 15,7).

L'allegoria della vite e dei tralci ci svela il mistero del raccolto che Cristo offre alla sua Chiesa. Maturano nella Chiesa, come nella vigna evangelica, quanti accolgono la sua parola - e maturano alla vita in Dio, cioè alla gloria.

La gloria di Dio è l'uomo vivente, "Gloria Dei vivens homo", insegna sant'Ireneo, e aggiunge: Vita dell'uomo è la visione di Dio, "Vita hominis, visio Dei" (Adv. haereses, 4,20,7).


3. così, mediante questa allegoria proposta alla vigilia degli eventi pasquali, Gesù rivela pienamente il mistero della vita che è in Lui. Questo mistero è diventato fonte di vita per tanti figli e figlie di questa terra benedetta, ai quali va oggi il nostro pensiero, mentre celebriamo la memoria liturgica di tutti i Santi delle Chiese di Sicilia: il martire Euplo, la martire Agata, ricordata dalla liturgia nel Canone, il beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, per non citarne che alcuni.

Oggi, lo stesso mistero si rivela come fonte di vita immortale per la Serva di Dio Maddalena Morano, che ho la gioia di elevare all'onore degli altari nella città in cui per tanti anni ha svolto la sua attività di formazione cristiana della gioventù. In tal modo la nuova Beata, che consacro totalmente la sua vita a Cristo, potrà renderGli testimonianza di generazione in generazione.

Essa viene oggi inscritta nel Libro della vita, affinché tutto il popolo di Dio, peregrinante in questa antichissima culla della cultura greca e romana, possa leggervi la verità sulla giustificazione in Cristo.


4. Facendo memoria di questi eletti testimoni del Vangelo, come non pensare anche ad altri generosi cristiani, la cui avventura spirituale fu un dono di Dio a tutta la Chiesa? Penso al Padre Allegra, un figlio della vostra terra, che tanto efficacemente ha contribuito al progresso del dialogo fra Cristo e la Cina. Penso al venerabile Capizzi e a San Nicola Politi. Penso anche a Don Giuseppe Puglisi, coraggioso testimone della verità del Vangelo. Penso poi alle figure femminili, traboccanti di doni dello Spirito, di Lucia Mangano e Giuseppina Faro: in loro il dialogo d'amore del Signore con la sua Chiesa ha toccato vertici di commovente bellezza.

In comunione spirituale con tutti questi Grandi della vostra Terra, saluto con affetto la Chiesa di Catania che, alle soglie del nuovo millennio, attingendo all'esperienza e all'intercessione dei suoi Santi, vuole offrire alla Città il tesoro che porta racchiuso nei vasi d'argilla della sua umanità.

Saluto, in particolare, il vostro Arcivescovo, Mons. Luigi Bommarito, che ringrazio per le calde parole poc'anzi rivoltemi, descrivendo la ricchezza e gli impegni della Comunità ecclesiale. Con lui saluto il Cardinale Pappalardo e tutti i Vescovi siciliani presenti a questa celebrazione, con uno speciale, affettuoso pensiero per Mons. Ignazio Cannavo, Arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, che ricorda il 50 anniversario della sua Ordinazione sacerdotale.

Con gioia accolgo tutti i sacerdoti che oggi concelebrano questa Eucaristia.

Accolgo i Religiosi, come anche le Religiose che sempre sono la maggioranza.

Accolgo con gioia i laici dell'intera Diocesi catanese. Christifideles laici, vi saluto, vi vedo con grande gioia in questa grandissima assemblea. Uno speciale saluto porgo all'intera famiglia salesiana, incominciando dai Cardinali salesiani: Castillo Lara, Stickler, Javierre Ortas. Poi il Rettore Maggiore dei Salesiani, e naturalmente la Superiora Generale delle Suore di Maria Ausiliatrice. Un saluto particolare rivolgo alle Autorità civili, amministrative e politiche, che hanno collaborato alla realizzazione di questa mia Visita in Sicilia. Sono molto grato per la preparazione, per tutto quello che si è fatto, due volte. Una volta ad aprile, la seconda volta in novembre. Un saluto cordiale va pure agli ammalati, agli anziani ed a quanti, non potendo essere presenti, sono uniti a noi spiritualmente mediante la radio e la televisione.

All'inizio del nuovo anno accademico, desidero indirizzare un cordiale pensiero a tutti coloro che operano nel mondo della cultura, in particolare ai Docenti, ai Ricercatori e agli Studenti della Università degli Studi di Catania, come pure a quelli dello Studio teologico San Paolo e dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Luca. Auspico per tutti un generoso impegno di servizio alla verità, in atteggiamento di dialogo rispettoso ed aperto tra scienza e fede.

Carissimi Fratelli e Sorelle! La vostra antica Chiesa, che ha recentemente ricordato i 900 anni di apertura al culto della sua Cattedrale, è chiamata dalle odierne circostanze a servire la rinascita della Città mobilitando le energie che il Signore costantemente le rinnova, per una instancabile operosità a servizio del bene.


5. Proprio in questa prospettiva ha operato Suor Maddalena Morano! Ella, la "maestra nata", era venuta da Torino, la città di Don Bosco, con il suo spiccato talento pedagogico e il suo amore per Dio e per il prossimo. Suor Maddalena dispiego in quest'Isola, a favore della vostra gente, un'intensa e feconda attività spirituale ed educativa. Per lunghi anni si fece una di voi, diventando modello di fedele servizio a Dio e ai fratelli. Guardate a Lei, carissimi fedeli, per meglio realizzare quel progetto apostolico e missionario che la Chiesa catanese, in tutte le sue componenti, è tesa a promuovere, ascoltando la voce dello Spirito ed operando in un comune sforzo di diligente discernimento dei "segni dei tempi".

Lo scoraggiamento e l'amarezza per vicende sconcertanti e opprimenti sono sentimenti umani comprensibili, ma non devono spegnere il coraggio cristiano dell'impegno nel bene, "costi quel che costi", come diceva Madre Maddalena Morano da oggi Beata.

Carissimi Fratelli e Sorelle di Catania! Voi avete un patrimonio di fede cristiana e di carità operosa che risale ai primi tempi del cristianesimo: testimonianze certe della presenza di una comunità cristiana in Catania ci sono date a partire dai primi secoli. In questa nostra epoca, caratterizzata da una drammatica crisi di valori umani e da una sofferta ansia per l'Assoluto, a voi è domandato di realizzare un programma serio e impegnativo di approfondimento dottrinale, di coerenza di vita, di perseveranza nell'esercizio della carità.

Vi sia di incitamento Madre Morano, che, animata da profondo anelito di amore e di santità, per tanti anni percorse serena e intrepida le strade della vostra Città e della regione. La sostenevano nel suo impegno gli insegnamenti e gli esempi di San Giovanni Bosco e di Santa Maria Domenica Mazzarello. Guardando il mare, ella diceva: "Vedi come è grande, immenso il mare? Più grande, immensa è la bontà di Dio!". E con un semplice ma incisivo paragone così illustrava il cammino verso la santità: "Si sale l'alta montagna della perfezione con la costante mortificazione. Anche le alte case sono fatte di piccole pietre sovrapposte le une alle altre".

Le sue esortazioni illuminano, confortano, incoraggiano: "Pensate come avrebbe pensato Gesù. Pregate come avrebbe pregato Gesù. Agite come avrebbe agito Gesù". così Madre Maddalena diceva e così viveva, ripetendo a se stessa: "Chiedi la grazia di portare in pace ogni giorno la tua croce".


6. La nostra sorella, la Beata Maddalena Morano, vive in Dio e Dio vive in lei per sempre. "Ti ho amato di amore eterno" afferma il Signore per bocca del profeta Geremia (31,3). La nuova Beata ha sperimentato in sé stessa la verità di questa parola divina e, dopo le prove della vita, rende ora testimonianza dell'avveramento della promessa di Dio al suo popolo: "Essi erano partiti nel pianto, / io li riportero tra le consolazioni; / li condurro a fiumi d'acqua / per una strada diritta in cui non inciamperanno; / perché io sono un padre per Israele" (31,9).

La Beata Maddalena Morano, insieme con i Beati e i Santi di questa terra di Sicilia e con tutta la "grande folla" dei Santi del cielo, vive ormai "tra le consolazioni" che Iddio riserva ai suoi fedeli, a quanti si sono sforzati di vivere nella fede e di operare secondo carità.

Proprio questo la nuova Beata ha cercato di fare nel corso di tutta la sua vita, amando "non soltanto a parole o con la lingua, ma con i fatti e nella verità" (1Jn 3,18). Il suo amore è divenuto così testimonianza costante di fedele corrispondenza a Dio che è Amore. Ella risplende oggi davanti a noi come luminoso esempio di una solidarietà fattiva che ha saputo unire il Nord ed il Sud dell'Italia.

E adesso la nuova Beata intercede per noi, intercede per la Chiesa.

Grande è la potenza dell'intercessione dei Santi! Maddalena ha compiuto la volontà di Dio ed ha lasciato a noi la testimonianza delle opere gradite a Dio.


7. Sii felice, Sicilia, sii felice, Catania, patria di Sant'Agata e di molti altri Santi e Beati; patria d'adozione della Beata Maddalena Morano! "Esultino i fedeli nella gloria, / sorgano lieti dai loro giacigli. / Le lodi di Dio sulla loro bocca: / questa è la gloria per tutti i suoi fedeli" (Sal.

resp.). Sii felice Sicilia. Sii felice, nonostante tutte le difficoltà e sofferenze che devi portare in questi nostri giorni. Sii felice, sii riconoscente a Dio per questi tesori della santità, della cultura. Tutti questi tesori che sono tuoi rappresentano una sorgente di gioia, di riconoscenza a Dio. Tu sei ricca, con tante tue povertà. Sei ricca e devi essere convinta di questa tua ricchezza. E direi orgogliosa di questa tua ricchezza.

La gloria di Dio risplende in questa illustre Chiesa catanese. Gloria di Dio sono coloro che qui L'hanno cercato con tutto il cuore, e L'hanno trovato.

Essi vivono ora in eterno nella sua gloria. Alla loro intercessione noi ci affidiamo.

Amen!

Data: 1994-11-05 Data estesa: Sabato 5 Novembre 1994





Messaggio: il Santo Padre ai giovani reclusi nel carcere minorile - Catania

Titolo: Anche voi siete chiamati a cantare la festa della vita e della libertà e a camminare sulle vie della fraternità e dell'amore

Cari Giovani!


1. Con quale gioia avrei voluto incontrarmi con voi in occasione della Visita pastorale alla diocesi di Catania, accogliendo l'invito, che a suo tempo mi avete fatto pervenire attraverso il vostro Cappellano. Ma il Signore ha stabilito diversamente. Non posso pero, visitando la vostra Città, non salutarvi tutti con grande affetto. Saluto ciascuno di voi e le vostre famiglie; il Signor Direttore della Casa Circondariale ed i Collaboratori.

Una speciale parola di saluto voglio riservare ai Cappellani degli Istituti di pena dell'Isola, e vorrei dire loro che conosco le difficoltà del servizio pastorale nelle carceri, e pertanto apprezzo vivamente il ruolo di una presenza sacerdotale capace di offrire conforto umano ed orientamento religioso a chi sta vivendo una situazione per sua natura pesante. Vi esorto perciò, cari Cappellani, a perseverare nel vostro lavoro con quel tatto e quella prudenza che l'amore, illuminato dalla fede, sa suggerire.


2. Ed ora mi rivolgo nuovamente a voi, cari giovani. So che avreste desiderato vedermi e parlarmi, e che vi siete preparati con impegno a tale incontro.

Vi siete chiesti con quali sentimenti il Papa sarebbe venuto fra voi.

Ecco: è stato inaugurato qualche mese fa in Vaticano, nella Cappella Sistina, il restauro del suggestivo ed affascinante affresco del Giudizio Universale, realizzato da Michelangelo. Opera stupenda ed impressionante. L'artista vi ha riprodotto la scena descritta nel Vangelo di Matteo: quando il Signore Gesù tornerà per giudicare i vivi e i morti dirà a quelli che stanno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio... perché ero carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,34 Mt 25,36). Gesù in persona si è identificato con quanti soffrono, in particolare, con i carcerati. Egli è dunque presente anche in mezzo a voi.

Avrei voluto venire a visitarvi, perché dove è presente Cristo crocifisso, li si trovano anche le radici misteriose della risurrezione. Quando tutto questo sarà chiaro a ognuno di voi, sono certo che allora la tristezza o il rancore che talora fermentano nel cuore per il male fatto o ricevuto, si muteranno in limpida gioia. Gioia che potrà espandersi ai fratelli, per metterli in guardia dal percorrere la via del male.

Voi sapete che la triste esperienza del carcere può prendere posto nella vita, ancor prima di essere ristretti in edifici come questo. Talora infatti ci si può sentire chiusi in una esistenza senza prospettive, senza futuro, senza amore.

Si cerca allora di evadere in modo errato, finendo in vicoli ciechi. Ma ora avete imparato che non è questa la strada per raggiungere la vera libertà. Non dimenticatelo mai! E' oggi forte in Sicilia il bisogno di riscatto e di liberazione specialmente dal potere della mafia e di altre forze occulte. Chi si rende responsabile di violenze e sopraffazioni macchiate di sangue umano dovrà risponderne davanti al giudizio di Dio. Mai bisogna cedere alla mortificante offensiva del male! Mai bisogna lasciarsi coinvolgere nella spirale dell'odio che spegne la gioia della vita e chiude il cuore alla speranza e all'amore.


3. Gesù afferma nel Vangelo: "Ogni tralcio che porta frutto, (il vignaiolo) lo pota perché porti più frutto" (Jn 15,2). Occorre saper accettare delle "potature" che, se provocano sofferenza immediata, procurano pero un bene più grande.

Voi attualmente siete come sottoposti ad una sofferta potatura, appesantita spesso dal senso di solitudine, di smarrimento e di frustrazione. Non perdete mai la speranza! Anche dal male può scaturire il bene.

Cari amici, mi piacerebbe conversare con voi a lungo, senza l'assillo del tempo; mi piacerebbe poter sentire dalla voce di ciascuno la storia personale, unica e irripetibile. Ma non essendo questo materialmente possibile, vi assicuro che vi rimango vicino con l'affetto e la preghiera. Desidero affidarvi in maniera tutta speciale alla comunità cristiana della Città, che saprà intrattenere con voi un autentico e costruttivo dialogo.

Vi affido anche alla sollecitudine dell'intera società civile, agli uomini di buona volontà, ai quali certo non sfugge che il rispetto nei vostri confronti e l'impegno per il vostro reinserimento nella vita sociale costituiscono l'unica strada verso un futuro migliore.


4. Cari giovani, non venga meno la vostra generosa disponibilità e la prontezza a collaborare, col sostegno della grazia del Signore, all'opera stupenda della vostra rinascita come creature preziose agli occhi di Dio. Anche voi siete chiamati a cantare la festa della vita, della libertà, della riconciliazione; siete destinati a camminare sulle vie della fraternità e dell'amore.

La protettrice di Catania, sant'Agata, giovane come voi, che seppe rimanere fedele e coerente al proprio "credo" anche a costo della vita, vi sia di aiuto e di esempio. Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, vi protegga e vi assista in ogni momento.

Questo, cari giovani, è l'augurio cordiale che desidero rivolgere a ciascuno di voi, come pure a tutti i detenuti degli altri Istituti di questa vostra terra. L'accompagno con la mia Benedizione per voi e le vostre famiglie e per quanti si prendono cura della vostra situazione e vi seguono nel vostro quotidiano impegno.

Data: 1994-11-05 Data estesa: Sabato 5 Novembre 1994





Il discorso ai giovani svoltosi durante l'incontro svoltosi nello Stadio "Cibali" - Catania

Titolo: Quando le nuove generazioni portano i frutti del Vangelo la corruzione è vinta, la violenza è vinta, la mafia è vinta

Carissimi amici!


1. E' grande la gioia del Papa di ritrovarsi in mezzo ai giovani siciliani: dopo l'incontro dell'anno scorso, in maggio, ad Agrigento, oggi sono con voi, ragazzi e ragazze di Catania! Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Vi ringrazio, in particolare, per tutto quello che mi avete detto finora, ma spero che dopo mi direte ancora di più. Con voi saluto i vostri educatori, a cominciare dall'Arcivescovo, primo responsabile della Chiesa locale, e dai sacerdoti, che seguono con amore il vostro cammino di fede e di impegno cristiano.

Desidero poi subito rendere omaggio a una vostra coetanea un po' speciale, che non si vede ma è presente in mezzo a noi; anzi, era già qui prima di me e prima di voi. Parlo di Agata, la vostra santa Patrona. In paradiso lei si rallegra, perché i giovani della sua città si sono riuniti nel nome di Gesù insieme col Successore dell'apostolo Pietro. Ti saluto, giovane martire Agata! Tu, che hai riconosciuto Cristo con gli occhi della fede, aiuta anche noi ad essere suoi testimoni per quanti oggi sono ancora ciechi.

Tu, unita a Gesù come il tralcio alla vite, insegnaci a vincere il male con il bene, aiutaci a portare frutto per il Regno di Dio.


2. Voi, giovani della Chiesa di Catania rappresentate il futuro di questa Chiesa e della società in questa terra ricca di contrasti spesso drammatici. Voi siete come le ginestre, che germinano sulla lava. La speranza che sentite pulsare dentro di voi è talora minacciata e rischia di mutarsi in ansia e delusione, quando vi trovate ad affrontare precarie condizioni di vita.

La società dei consumi, nella sua ambiguità, tende non di rado a fare di voi degli strumenti inconsapevoli di interessi economici non sempre leciti. Ciò accade dappertutto, ma produce danni più gravi là dove maggiore è la povertà. I vostri sogni si scontrano presto con la ferrea legge della competizione, che in certi casi diventa spietata, portando a vedere nel prossimo non più l'uomo, ma un potenziale rivale, da scavalcare con ogni mezzo lecito ed illecito. Tutto questo è come la lava, che minaccia le ginestre.

Si tratta, per alcuni di voi, di un urto violento, difficile da sopportare, specialmente se mancano affetti familiari illuminati da saldi principi morali. Ed allora, invece della speranza e dell'entusiasmo, si diffonde nei cuori un acuto senso di frustrazione e di insicurezza.


3. Che cosa, dunque, viene a dire quest'oggi ai giovani siciliani, in particolare a quelli di Catania, il Papa, alle soglie ormai del terzo Millennio? A nome della Chiesa, Egli vi ripete: reagite nei confronti di chi ha interesse a farvi vivere, con superficialità, "alla giornata", e riscoprite il tesoro nascosto nel patrimonio ereditato dai vostri antenati cristiani. Non perdete la memoria, perché un uomo senza memoria è un uomo senza futuro.

Da questo tesoro vorrei estrarre oggi due singolari "gioielli", nati dall'incontro tra la cultura mediterranea e quella evangelica. Sono gioielli di valore inestimabile e non si possono comprare, ma solo ereditare. Voi ne siete gli eredi! Il primo è la concezione dell'uomo come essere religioso e dialogante.

L'espressione fondamentale dell'uomo, quella di cui egli solo è capace e che lo caratterizza in modo inconfondibile, è la parola rivolta a Colui che è Mistero: la preghiera, parola rivolta a Dio, a Colui che è mistero. Questa mattina ho incontrato la Chiesa di Catania durante la Beatificazione di Maddalena Morano, e vedevo come prega questo popolo, questa città, questa Chiesa, come partecipa pregando nel mistero eucaristico, come ha partecipato alla Beatificazione di una persona vicina, di un'apostola. Si vede quale ricca esperienza ha accumulato la gente di questa terra, dai tempi precristiani, in fatto di dialogo col mistero di Dio! E' un'esperienza che s'è precisata ed approfondita con l'arrivo del Vangelo nell'Isola e con l'annuncio dello straordinario avvicinamento all'uomo, operato da Dio in Cristo. La comunità cristiana, qui fiorita già nei tempi apostolici, ha imparato a coltivare un intenso dialogo col Figlio di Dio incarnato e con la sua Vergine Madre, trovando nella preghiera luce e sostegno in ogni sua vicenda. E' una tradizione di religiosità che costituisce un autentico patrimonio da conservare e da potenziare. Si tratta di un tesoro che ha in sé valenze umane di fondamentale importanza. La preghiera incide fortemente, ad esempio, sulla vita sociale: un essere umano, che si rivolge a Dio con cuore sincero, non può modellare il suo comportamento sulla legge della forza e della sopraffazione! Si vede allora che la preghiera è sorgente di umanizzazione e di liberazione.

Questo, cari amici, è il primo messaggio che voglio lasciarvi questa sera: con fiducia e semplicità di cuore imparate a pregare, imparate a rivolgervi al mistero di Dio. Fatelo, indirizzando al divin Maestro la stessa richiesta che un tempo gli rivolsero i discepoli: "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1). Come il cieco di Gerico nel brano evangelico da voi efficacemente mimato poco fa, chiamate Gesù con la preghiera; Lui vi donerà un modo nuovo, mai superficiale, di vedere la vita, e voi potrete seguirlo sulla sua strada (cfr. Mc 10,46-52).


4. Il secondo gioiello del vostro patrimonio proviene invece dall'ambito del teatro antico: anche stasera abbiamo visto qui un teatro moderno ma molto collegato, radicato, basato su quello che era il teatro classico greco o romano. E il secondo gioiello che proviene dall'ambito di questo antico teatro è il senso del fato, del destino. L'uomo ha l'impressione, a volte, di essere dominato da una forza superiore, contro la quale sembrerebbe vano lottare, eppure proprio affrontandola egli manifesta la sua più alta dignità. Voi, giovani, siete sensibili al destino e vi ponete i più profondi interrogativi sulla vita e sulla libertà, cercando di scoprire il progetto ed il senso della vostra esistenza.

Come vorrei oggi, cari giovani di Catania, far risuonare in ciascuno di voi tutta la meraviglia dell'annuncio cristiano, quello stupore del Vangelo la cui dirompente carica di liberazione prese le mosse proprio dal mondo mediterraneo.

Dio si è rivelato in Cristo, in lui ha offerto se stesso all'uomo come suo vero destino, come sua dimora perenne, nel tempo e nell'eternità. Cari giovani, apriteGli la mente ed il cuore: accettatelo nella vostra vita e seguitelo con fedele ed amorosa docilità. Voi ben sapete che il Vangelo proclama Dio quale destino dell'uomo, e l'uomo quale destino di Dio! La vita del cieco di Gerico cambia totalmente quando il suo destino è incrociato dal destino di Gesù, quando si sente dire: "Coraggio, alzati, ti chiama!" (Mc 10,49).

Il destino è "vocazione", cioè chiamata a legarsi e a rimanere uniti a Dio, che ha voluto legarsi a noi perché avessimo la vita in abbondanza (cfr. Jn 10,10).

Giovani di Catania, sappiate scoprire che il vostro destino è una vocazione, e che questa vocazione ha un nome ed un volto: Gesù.


5. Questo è stato, il segreto di sant'Agata. Se domandiamo alla vostra giovanissima Patrona: Spiegaci, come hai potuto, all'età di circa quattordici anni, essere già così forte nel testimoniare Gesù, così matura da avere l'onore di dare la vita per lui, Lei ci risponde: "Non è merito mio se sono stata buona. E' stato Gesù a farmi buona, è Lui il segreto del mio nome e della mia vita. Io sono stata semplicemente come un tralcio attaccato alla vite". Ecco: questo è il segreto di Agata e di tanti come lei.

Pensate a quanti giovani hanno dato la vita per il Vangelo! Sono una schiera che non si può contare, di ogni razza, di ogni popolo e lingua. E' questa veramente la "nuova generazione": quella dei santi! Non abbiate pertanto paura di entrare a far parte di questa stupenda compagnia: chi perde la vita per Gesù, la trova, e chi vuole tenerla per sé, se la vede svanire tra le mani (cfr. Mt 16,25).

Per seguire Cristo, non bisogna essere superuomini, o compiere azioni sovrumane. Il giovane cristiano, certamente, si distingue dalla massa, ma non per l'apparenza esterna, bensi per il modo con cui pensa e agisce. E' diverso dentro, nel cuore, e questo si riflette all'esterno, nel suo modo di comportarsi, di parlare, di trattare con gli altri, in ogni situazione quotidiana.

Se la "linfa" di Gesù scorre in noi, subito cominciano a maturare certi frutti buoni ben riconoscibili. L'apostolo Paolo ci insegna a identificarli parlando ai cristiani della Galazia: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Ga 5,22). Quando le nuove generazioni portano questi frutti, la corruzione è vinta, la violenza è vinta, la mafia è vinta; e a Catania, in Sicilia, in tutta Italia, nel mondo si realizza la civiltà dell'amore.

Questo è il mio augurio, cari amici di Catania; questa è soprattutto la mia preghiera, e desidero che diventi anche la vostra preghiera. Avete dalla vostra parte sant'Agata: lei vi aiuterà. Avete con voi la Madonna: lei vi guiderà su tale arduo ma esaltante cammino. Vi accompagno anch'io con la mia preghiera e tutti ora vi benedico.

(Infine il Papa ha così concluso:) Devo dirvi che quest'anno, questo con i giovani di Catania è il primo incontro con le nuove generazioni, dopo quello di Lecce. A Zagabria non ho potuto incontrare i giovani.

A me piace sempre incontrare i giovani, non so perché, ma mi piace. E' ancora forte nella mia memoria e nel mio cuore il grande incontro di Denver, negli Stati Uniti, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Ora mi sto preparando per l'incontro mondiale con i giovani a Manila. Non so se avete già comprato i biglietti. Si potranno forse abbassare i prezzi.

Io per ora mi preparo a quest'incontro nelle Filippine portando un bastone. Con questo bastone vi arrivero. Alcuni dicono che il bastone mi ha invecchiato, altri dicono, invece, che il bastone mi ha ringiovanito. Vedo che anche voi siete a favore del bastone e non contro di esso.

Dobbiamo ora concludere per andare a Siracusa, perché anche là ci aspettano. E là diro subito che i giovani di Catania non volevano che li lasciassi per andare a Siracusa.

Avete illustrato molto bene questo grande Etna fumante e tanto pericoloso, ma avete anche ben descritto come superare i pericoli.

Data: 1994-11-05 Data estesa: Sabato 5 Novembre 1994





Il discorso del Santo Padre alla cittadinanza durante l'incontro in Piazza Duomo - Siracusa

Titolo: Non cedete all'accettazione fatalistica del male e dell'ingiustizia. Dalle forze sane della società nasca un nuovo impegno di solidarietà

Signor Sindaco Illustri Autorità civili e religiose Fratelli e Sorelle di Siracusa!


1. Era tutto pronto lo scorso mese di maggio per il nostro incontro. Ma il noto incidente accadutomi proprio alla vigilia della partenza ed il successivo periodo di convalescenza hanno ritardato la mia visita. Oggi sono lieto di potermi finalmente trovare tra voi, in questa Città, così ricca di storia e di cultura, di arte e di bellezze naturali, assurta ben presto per la naturale collocazione e per l'importanza economica e politica ad una posizione predominante nel Mediterraneo.

Vengo in questa città che fu una delle più vaste e popolose metropoli dell'epoca antica e diede i natali a forti personalità nel campo della poesia, dell'arte, della scienza, fra cui Epicarmo, Teocrito e il sommo Archimede, che la resero depositaria dei valori culturali e spirituali della classicità.

Saluto in voi, cittadini di Siracusa, gli eredi di questo glorioso passato e i custodi di un patrimonio di civiltà che occorre far fruttificare anche nel nostro tempo. A voi il compito di interpretare con sensibilità moderna il messaggio sempre attuale della classicità.

Saluto il Signor Sindaco, Prof. Marco Fatuzzo, e lo ringrazio per le elevate parole di benvenuto rivoltemi a nome di tutti voi. Saluto il Presidente della Regione, onorevole Franco Martino, al quale pure sono vivamente riconoscente per le cordiali espressioni. Saluto le Autorità amministrative e militari presenti. Saluto, infine, con fraterno affetto il Pastore dell'Arcidiocesi, Mons.

Giuseppe Costanzo, il Clero, i Religiosi ed i Laici della Comunità ecclesiale.

A tutti grazie per la calorosa accoglienza! Lo splendore della vostra terra, la purezza del cielo, l'azzurro del mare rendono più bello e gioioso il mio passaggio in questo ricco e fertile terreno di civiltà e di umanità, dove fu abbondantemente sparso il seme del cristianesimo, giuntovi lungo l'itinerario che porto il Vangelo da Gerusalemme, attraverso la Magna Grecia, fino a Roma.


2. Ci attestano gli Atti degli Apostoli (cfr. 28,12), che lo stesso san Paolo venne a Siracusa e vi rimase tre giorni, durante i quali la parola di Cristo, da lui annunciata, fece breccia nel cuore degli abitanti di questa Città. Essa, già colma della luce del sole e dell'arte, fu così inondata dallo splendore della fede.

E' con lo stesso slancio dell'apostolo Paolo che oggi io vengo a voi, per rendere testimonianza alla Verità e farmi araldo del perenne messaggio della salvezza. So bene che Siracusa ha avuto, fin dalle prime origini cristiane, un particolare legame con Pietro. Secondo una radicata tradizione, infatti, il primo Vescovo, san Marciano, era discepolo di Pietro, e fu qui inviato direttamente da lui al tempo della sua permanenza in Antiochia.

Da allora la vostra terra, fecondata nei momenti terribili delle persecuzioni dal sangue dei martiri, ha conosciuto messi rigogliose di vita cristiana. Testimonianza intrepida di fedeltà a Cristo è stata quella offerta dalla gloriosa e amata Santa Lucia, martire del quarto secolo, venerata in tutto il mondo cristiano. Il 13 dicembre, durante l'Avvento, sempre si celebra la memoria obbligatoria di Santa Lucia. Possa il suo esempio generoso, unito a quello di innumerevoli credenti di ogni epoca, suscitare una nuova fioritura di fervore religioso e di impegno civile, affinché con la collaborazione di tutti siano superate le difficoltà oggi incombenti.


3. Questa è, infatti, l'attuale situazione: Siracusa, erede di un passato tanto illustre, mentre cerca di aprirsi a rinnovate prospettive di speranza, si trova a vivere una congiuntura economica e sociale davvero non facile.

Grava su di essa il peso di una storia di emarginazione, che rischia di tagliarla fuori dal circuito non solo economico, ma anche sociale e culturale della Nazione. Ma nei Siracusani non manca per fortuna la volontà di reagire alla tentazione della rassegnazione e dell'isolamento. Lo si vede e lo si sente.

Cittadini di Siracusa, il Papa è qui per condividere le vostre preoccupazioni ed incoraggiarvi nei vostri propositi! Non cedete alle tentazioni dell'apatia, del torpore e della pigrizia, che conducono all'inerzia e all'accettazione fatalistica del male e dell'ingiustizia. Non serve limitarsi a deplorare le lacune della pubblica amministrazione, la conflittualità di gruppi politici che mirano esclusivamente al potere anziché al servizio, il conseguente immobilismo e la paralisi progettuale, politica e amministrativa. E' necessario, invece, impegnarsi a dare una risposta agli ormai annosi mali sociali. E' indispensabile riacquistare il senso e la voglia della "partecipazione".

Sono qui tra voi per incitare tutte le forze sane della società a stringersi in un nuovo impegno di solidarietà costruttiva. E' necessario ed urgente che i cittadini onesti uniscano i loro sforzi per contrastare efficacemente le organizzazioni malavitose, e per affrontare senza tentennamenti i gravi problemi del momento.

Sono venuto per dirvi: non rimanete ripiegati su voi stessi! "Alzatevi e levate il capo!" (Lc 21,28). Sono venuto per seminare speranza, una speranza creativa, fondata sulla coscienza del vostro impegno e del compito che la storia vi affida.


4. Carissimi Siracusani, questa mia quarta Visita pastorale in Sicilia vuole essere anche una significativa tappa nell'itinerario della grande preghiera per l'Italia, che si concluderà a Loreto il prossimo 10 dicembre. Avremo particolarmente ben presente questa spirituale intenzione domani quando mi sarà dato di dedicare il maestoso Santuario da voi eretto come segno di amore e devozione alla Madonna delle Lacrime. Il pianto di Maria è struggente manifestazione della tenerezza di una Madre, ma è anche accorato richiamo all'urgenza della conversione. La Madonna invita ciascuno ad una profonda revisione del suo comportamento.

Alla Vergine delle Lacrime affido fin d'ora questo mio pellegrinaggio.

Chiedo a Lei di ottenere per Siracusa e per l'intera Nazione italiana quella rinascita morale e sociale da tutti auspicata. Il ricco patrimonio di cultura, civiltà e umanità, che ha reso grande il nome dell'Italia e della Sicilia nel mondo, continui ad offrire solide basi su cui costruire, grazie al concorde apporto di ciascuna componente sociale, un futuro di pace, di solidarietà e di sviluppo per l'intero Paese.

Accompagno questo messaggio di speranza con la mia Benedizione.

Data: 1994-11-05 Data estesa: Sabato 5 Novembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Il saluto del Papa ai giovani radunati dinnanzi al Palazzo Arcivescovile - Catania