GPII 1994 Insegnamenti - Il Rosario: la riflessione del Papa prima della recita della preghiera mariana dalla Loggia del palazzo Arcivescovile - Siracusa

Il Rosario: la riflessione del Papa prima della recita della preghiera mariana dalla Loggia del palazzo Arcivescovile - Siracusa

Titolo: Uniti a don Puglisi e ai ministri coraggiosi del Vangelo vittime dell'odio e della violenza imploriamo il dono della conversione dei cuori

Mentre ci accingiamo a recitare insieme il santo Rosario, desidero ringraziare tutti voi, che siete qui presenti, ed anche coloro che si uniscono a noi mediante la radio e la televisione. Sono particolarmente lieto della partecipazione di numerosi giovani: i giovani che pregano in unione spirituale con Maria costituiscono una grande forza per la Chiesa e per la società.

Questo momento di intensa preghiera mariana ci prepara alla giornata di domani, in cui mediteremo il mistero delle lacrime della Vergine. I misteri gloriosi, che tra qualche istante contempleremo insieme, ci aiutano a capire che ci sono anche lacrime di gioia: le lacrime di gioia della Madre che incontra il Figlio Risorto, lo vede salire al cielo, vive con gli Apostoli l'esperienza della Pentecoste ed è associata in prima persona alla gloriosa regalità di Cristo.

Maria è "segno di sicura speranza" per l'uomo che cammina pellegrino sulla terra. E' invito a varcare la soglia della speranza, a guardare con fiducia oltre le oscurità del presente ed anche oltre il baratro della morte. E' invito a pregare per tutti coloro che ci hanno preceduto nel passaggio da questo mondo a Dio.

Nei giorni scorsi abbiamo celebrato il mistero della comunione dei santi. Nel Rosario di questa sera ricordero i vostri cari defunti. Preghero anche per quei vostri fratelli e sorelle che sono morti vittime dell'odio e della violenza. Tra di loro ci sono anche ministri coraggiosi del Vangelo, come don Giuseppe Puglisi. Uniti a loro nella preghiera, imploriamo il dono della conversione dei cuori e invochiamo per la Sicilia e per l'Italia giustizia e pace.

Grazie di nuovo a tutti e buona domenica.

(Al termine della recita del Rosario, il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:) Grazie a tutti i partecipanti, a tutti coloro che così bene hanno preparato questo Rosario unico, di Siracusa, alla Madonna delle Lacrime. Lacrime di gioia, ma anche lacrime di tristezza. Domani vedremo, faremo una analisi delle une e delle altre. Ringrazio tutti quelli che hanno così bene organizzato questa preghiera, perchè la preghiera è anche espressione della comunità. Allora un grande ringraziamento ai giovani scout che ci hanno portato qui con queste fiaccole, una croce di fiaccole. E un ringraziamento agli altri gruppi, ai focolarini, ai ciellini, ai neocatecumenali, e naturalmente all'Azione Cattolica.

Quale forza, quale forza: si vede che il vostro Arcivescovo era prima Assistente dell'Azione Cattolica Italiana. Vi voglio bene. Che bellezza, che bellezza!

Data: 1994-11-05 Data estesa: Sabato 5 Novembre 1994





L'omelia del Papa durante la celebrazione eucaristica per la dedicazione del santuario della Madonna delle Lacrime - Siracusa

Titolo: Le lacrime della Madre sono lacrime di dolore, lacrime di preghiera, lacrime di speranza




1. Dominus flevit (cfr. Lc 19,41).

C'è un luogo a Gerusalemme, sul versante del Monte degli Ulivi, dove secondo la tradizione Cristo pianse sulla città di Gerusalemme. In quelle lacrime del Figlio dell'uomo vi è quasi una lontana eco di un altro pianto, di cui parla la prima lettura tratta dal Libro di Neemia. Dopo il ritorno dalla schiavitù babilonese, gli Israeliti si accinsero a ricostruire il tempio. Prima, pero, ascoltarono le parole della Sacra Scrittura, e del sacerdote Esdra, che poi benedisse il popolo con il libro della Legge. Allora tutti scoppiarono in lacrime.

Leggiamo infatti che il governatore Neemia e il sacerdote Esdra dissero ai presenti: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete! (...) non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza" (Ne 8,9 Ne 8,10).

Ecco, quello degli israeliti era pianto di gioia per il tempio ricuperato, per la libertà riacquistata.


2. Il pianto di Cristo sul versante del Monte degli Ulivi non fu, invece, un pianto di gioia. Egli infatti esclamo: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta" (Mt 23,37-38).

Parole simili Gesù dirà poco più tardi sulla via del Calvario, incontrando le donne di Gerusalemme in lacrime.

Nel pianto di Gesù su Gerusalemme trova espressione il suo amore per la Città Santa, assieme al dolore per il suo futuro non lontano, che egli prevede: la Città sarà conquistata e il tempio distrutto, i giovani saranno sottoposti allo stesso suo supplizio, la morte di croce. "Allora cominceranno a dire ai monti: cadete su di noi! e ai colli: copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?" (Lc 23,30-31).


3. Sappiamo che Gesù pianse, un'altra volta, presso la tomba di Lazzaro. "Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!". Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far si che questi non morisse?"" (Jn 11,36-37). Allora Gesù, manifestando nuovamente una profonda commozione, si reco al sepolcro, ordino di togliere la pietra, e, alzati gli occhi al Padre, grido a gran voce: Lazzaro, vieni fuori dal sepolcro! (cfr. Jn 11,38-43).


4. Il Vangelo ci parla ancora della commozione di Gesù, quando esulto nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli.

Si, Padre, perché così a te è piaciuto" (Lc 10,21). Gesù gioisce per la paternità divina; si rallegra perché gli è dato di rivelare questa paternità, e si allieta infine per una particolare irradiazione di questa paternità sui piccoli.

L'evangelista Luca definisce tutto questo come un'esultanza nello Spirito Santo. Esultanza che spinge Gesù a rivelarsi ancor di più: "Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Lc 10,22) (cfr. DEV 20).


5. Nel cenacolo Gesù predice agli Apostoli il loro futuro pianto: "In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia". E aggiunge: "La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo" (Jn 16,20-21). così Cristo parla della tristezza e della gioia della Chiesa, del suo pianto e della sua letizia, riferendosi all'immagine di una donna che partorisce.


6. I racconti evangelici non ricordano mai il pianto della Madonna. Non udiamo il suo gemito né nella notte di Betlemme, quando era giunto il tempo di dare alla luce il Figlio di Dio, e neppure sul Golgota, quando stava ai piedi della croce.

Non ci è dato di conoscere neppure le sue lacrime di gioia, quando Cristo risuscito.

Anche se la Sacra Scrittura non accenna a questo fatto, parla tuttavia in favore di ciò l'intuizione della fede. Maria che piange di tristezza o di gioia è l'espressione della Chiesa, che si rallegra nella notte di Natale, soffre il Venerdi Santo ai piedi della Croce e di nuovo gioisce all'alba della Risurrezione.

E' la Sposa dell'Agnello, che ci ha presentato la seconda lettura tratta dal Libro dell'Apocalisse (cfr. Ap 21,9).


7. Le lacrime di Maria compaiono nelle apparizioni, con cui Ella, di tempo in tempo, accompagna la Chiesa nel suo cammino sulle strade del mondo. Maria piange a La Salette, alla metà del secolo scorso, prima delle apparizioni di Lourdes, in un periodo nel quale il cristianesimo in Francia sperimenta una crescente ostilità.

Ella piange ancora qui, a Siracusa, alla conclusione della seconda guerra mondiale. E' possibile comprendere quel pianto proprio sullo sfondo di quegli eventi tragici: l'immane ecatombe, provocata dal conflitto; lo sterminio dei figli e delle figlie di Israele; la minaccia per l'Europa proveniente dall'Est, dal comunismo dichiaratamente ateo.

Piange in quel periodo anche l'immagine della Madonna di Czestochowa a Lublino: fatto, questo, poco conosciuto fuori della Polonia. Si è invece molto diffusa la notizia dell'evento di Siracusa e molti sono stati i pellegrini che qui sono venuti. Anche il Cardinale Stefan Wyszynski venne qui in pellegrinaggio nel 1957, dopo la sua scarcerazione. Io stesso, allora giovane Vescovo, sono qui giunto durante il Concilio, ed ho potuto celebrare la Santa Messa il giorno della commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti.

Le lacrime della Madonna appartengono all'ordine dei segni: esse testimoniano la presenza della Madre nella Chiesa e nel mondo. Piange una madre quando vede i suoi figli minacciati da qualche male, spirituale o fisico. Piange Maria partecipando al pianto di Cristo su Gerusalemme, oppure presso il sepolcro di Lazzaro o infine sulla via della croce.


8. E' giusto, pero, ricordare anche le lacrime di Pietro. L'odierno Vangelo racconta la confessione di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo. Ascoltiamo le parole di Cristo: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17). Ci sono ben note altre parole del Redentore a Pietro: "In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte" (Jn 13,38). E così avvenne. Ma quando, nella casa del sommo sacerdote, al canto del gallo Gesù guardo Pietro, questi "si ricordo delle parole che il Signore gli aveva detto... E uscito, pianse amaramente" (Lc 22,61-62). Lacrime di dolore, lacrime di conversione a conferma della verità della sua confessione. Grazie ad esse, dopo la risurrezione, egli poté dire a Cristo: "Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo" (Jn 21,17).


9. Oggi, qui a Siracusa, mi è dato di dedicare il Santuario della Madonna delle Lacrime. Eccomi perciò finalmente qui per la seconda volta, dopo che la progettata Visita del primo maggio scorso è stata rimandata per i ben noti motivi.

Ora, pero, vengo come Vescovo di Roma, come Successore di Pietro, e compio con gioia questo servizio nei riguardi della vostra comunità, che saluto con affetto nella persona del suo Pastore, Mons. Giuseppe Costanzo, il quale, raccogliendo l'eredità dei suoi predecessori, con tanto impegno ha preparato questo giorno. Con lui saluto il Cardinale di Palermo, tutti i Vescovi della Sicilia e le Autorità civili, amministrative e militari presenti, ringraziandole per la loro collaborazione all'organizzazione di questa mia visita pastorale.

Rivolgo un particolare pensiero a tutti i Sacerdoti, invitandoli ad essere fedeli imitatori dell'apostolo Paolo, che soggiorno in questa splendida Città durante il viaggio che lo porto da Cesarea a Roma (cfr. Ac 28,12). La missione che avete ricevuto, carissimi, richiede coraggio e costanza, ma il Signore saprà ricompensare il vostro generoso servizio. Il mio saluto va poi ai Religiosi, alle Religiose ed ai Membri degli Istituti secolari. Auspico che, come è stato sottolineato nella recente assemblea del Sinodo dei Vescovi, la vita consacrata risplenda come testimonianza dei valori dello spirito e si faccia promotrice di un apostolato "di frontiera", che sappia rispondere al profondo bisogno di Dio presente nel nostro tempo. Saluto con affetto anche tutti i fedeli laici, in modo speciale le famiglie, in questo anno ad esse dedicato: siano il segno in una società spesso distratta ed indifferente di un amore oblativo, radicato nella fede della Chiesa e aperto alla vita.


10. Sento risuonare in me quest'oggi, in questo luogo, le parole di Cristo che dice a Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra edifichero la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te daro le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terrà sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,18-19).

Queste parole di Cristo esprimono la suprema autorità che Egli, come Redentore, possiede: il potere di rimettere i peccati, acquistato a prezzo del sangue versato sul Golgota; il potere di assolvere e perdonare.


11. Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della Madre.

Ricorda anche il pianto di Pietro, a cui Cristo ha affidato le chiavi del regno dei cieli per il bene di tutti i fedeli. Possano queste chiavi servire per legare e per sciogliere, a redenzione di ogni umana miseria.

Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l'amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e spesso disorientata, per la violenza che tanto sangue ancora fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popoli.

Sono lacrime di preghiera: preghiera della Madre che dà forza ad ogni altra preghiera, e si leva supplice anche per quanti non pregano perché distratti da mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio.

Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all'incontro con Cristo Redentore, sorgente di luce e di pace per i singoli, le famiglie, l'intera società.

O Madonna della Lacrime, guarda con materna bontà al dolore del mondo! Asciuga le lacrime dei sofferenti, dei dimenticati, dei disperati, delle vittime di ogni violenza.

Ottieni a tutti lacrime di pentimento e di vita nuova, che aprano i cuori al dono rigenerante dell'amore di Dio. Ottieni a tutti lacrime di gioia dopo aver visto la profonda tenerezza del tuo cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1994-11-06 Data estesa: Domenica 6 Novembre 1994





Angelus Domini: la meditazione del Santo Padre - Siracusa

Titolo: L'amore e la preghiera sono le sicure leve spirituali con cui è possibile sollevare il mondo

Carissimi, il vostro Arcivescovo ha detto che questo è il giorno della Grazia. Direi che è diventato anche il giorno della pioggia. La pioggia ha sempre simboleggiato la Grazia nel Vecchio Testamento. Allora, prima di recitare la preghiera dell'Angelus una piccola meditazione.


1. Carissimi Fratelli e Sorelle! Siracusa mi richiama alla mente la celebre sfida di Archimede, il grande scienziato di questa antica Città: "Datemi un punto d'appoggio e sollevero la terra", sfida che indusse alla meditazione S. Teresa di Lisieux, la quale nella sua autobiografia così commenta: "Quello che Archimede non ha potuto ottenere perché la sua domanda non si rivolgeva a Dio ed era espressa solo da un punto di vista materiale, i Santi l'hanno ottenuto pienamente. L'Onnipotente ha dato loro, come punto d'appoggio, se stesso e sé solo; come leva, l'orazione che infiamma di un fuoco d'amore, e così essi hanno sollevato il mondo" (Gli scritti, Roma 1979, p. 307).

Si, Dio soltanto è il nostro vero e indefettibile punto d'appoggio, come solo l'amore e la preghiera sono le sicure leve spirituali con cui è possibile sollevare il mondo. E questo concerne ogni ambito della nostra esistenza.


2. Il mio pensiero si rivolge in questo momento in particolare a voi, carissimi lavoratori e rappresentanti del mondo economico qui presenti. La fede è il fondamento e l'amore è la grande "leva" su cui è necessario costruire una società più fraterna e solidale. Con essi, infatti, si affrontano efficacemente i numerosi e gravi problemi che pure attualmente pesano sui diversi settori produttivi.

L'economia non può essere guidata dal puro interesse e dalla sola dinamica del profitto, ma deve essere posta al servizio dell'uomo. Siate pertanto sempre più convinti artefici di una cultura della solidarietà, sapendo che questa non solo non si oppone alle esigenze dell'efficienza, ma anzi le sostiene con maggiore sicurezza e stabilità.


3. Vedo poi che numerosi sono i giovani qui convenuti. Anche a voi, carissimi, estendo l'esortazione a fondare ogni progetto sull'amore e sulla preghiera. Il vostro sforzo per la costruzione di un futuro più a misura d'uomo, aperto alla speranza e ricco di ideali, è sempre assai impegnativo. Nell'amore radicato in Dio si trova pero la sorgente di una forza inesauribile. Sappiate "contagiare" santamente col vostro entusiasmo e con la vostra sensibilità i vostri coetanei, in cerca di genuine testimonianze di verità, di pace e di valori evangelici.

Siate ovunque generosi costruttori della civiltà dell'amore: in famiglia, nella scuola, nella stessa comunità cristiana. Seguite con slancio e convinzione i cammini formativi delle vostre parrocchie, associazioni, movimenti.

In questo modo diverrete gli autentici protagonisti del futuro dell'Isola e dell'intero Paese.


4. Maria, maestra di preghiera, che ha lasciato a questa Città il dono delle sue lacrime, invita tutti a cercare in Dio il solido fondamento dell'umana esistenza.

Lasciamo che sia Lei a guidarci verso Dio. Dopo averLe dedicato questa mattina il Santuario della "Madonna delle Lacrime", desidero ora recarmi in pellegrinaggio spirituale ai numerosi Santuari e Chiese mariane della Sicilia. La vostra diocesi, cari Siracusani, conta ben cinquanta chiese dedicate alla Vergine Santissima.

A Lei, Madre della Chiesa e Madre nostra, raccomando le famiglie, i bambini e gli anziani, chi si trova senza lavoro e gli ammalati, inserendo questo nostro incontro nella grande preghiera per l'Italia, che ci accompagna lungo il corso di quest'anno. Auspico di cuore che le lacrime della Madonna diventino per Siracusa, per l'intera Sicilia, lacrime soltanto di gioia. Le lacrime della Madre, espressione di dolore e di amorevole partecipazione, scendano come balsamo sui cuori feriti, sugli animi esacerbati e suscitino sentimenti di contrizione, di amore fraterno e di perdono.

Maria, Madre di Misericordia, prega per noi!

Data: 1994-11-06 Data estesa: Domenica 6 Novembre 1994





Il saluto del Papa a bambini durante il frestoso incontro nella Piazza dell'Arcivescovado - Siracusa

Titolo: Dire a tutti che Dio è Amore, ditelo con la bontà e con il sorriso: siate voi il sorriso della Chiesa

Come sei bella, Siracusa, in questi tuoi bambini.


1. L'ultimo incontro della mia visita è dedicato a voi. "Beati gli ultimi" - diceva Gesù. Ecco, saranno i primi, è giusto. Ringrazio il vostro Arcivescovo, che mi ha invitato nella sua casa, da dove posso abbracciare con lo sguardo tutti voi, riuniti in questa bella e storica piazza. E posso anche vedervi senza pioggia.

Sarebbe anche bello con la pioggia, ma meglio senza pioggia! Voi sapete che questa mattina ho consacrato una nuova chiesa, qui a Siracusa: il Santuario della Madonna delle Lacrime. Adesso voglio chiedere a voi: perché piange la Madonna? Piange per il male che c'è nel mondo, che fa soffrire il suo Figlio Gesù. E chi la fa piangere? Siamo noi, quando ci comportiamo male verso Dio e verso il prossimo, quando non mettiamo in pratica il comandamento di Gesù.

Ora pensiamo: Gesù ha mai fatto piangere sua madre Maria? Da bambino come voi, ragazzo come voi, ha mai fatto piangere la mamma? Certamente no.

Sappiamo che una volta ha creato qualche preoccupazione a lei e a san Giuseppe, quando, dodicenne, è rimasto nel Tempio di Gerusalemme. Ma c'era un motivo: doveva sottolineare il compito che gli era stato affidato dal Padre celeste a servizio dell'intera umanità. Poi pero è tornato con i genitori nella casa di Nazaret ed è sempre stato obbediente, pieno di bontà e di sapienza.

Vorrei dire a tutti voi: non date mai dispiaceri ai vostri genitori! Non fate mai piangere la mamma e il papà. Solo di gioia potete farli piangere comportandovi bene, e questa è una cosa bella. Certamente anche la Madonna si rallegrava e si commuoveva vedendo Gesù che pregava, che aiutava in casa e nella bottega, che era buono, amico di tutti... Ecco, vi auguro queste lacrime di gioia per i vostri genitori in conseguenza dei vostri buoni comportamenti.


2. Voglio dirvi un'altra cosa. Voi siete ancora piccoli, anche io lo sono stato una volta, ora tutto è passato. Allora, voi siete ancora piccoli ma Gesù vi considera importanti per il suo Regno, e vi chiede di aiutarlo nella sua missione, che è quella di portare nel mondo l'amore di Dio. Vi considera dei messaggeri speciali, quasi dei piccoli apostoli. E vuole che vi prepariate bene a tale missione.

Molti di voi già lo ricevono nel sacramento dell'Eucaristia, dopo aver purificato l'anima nel sacramento della Penitenza. E' li che potete trovare la forza per essere buoni e contribuire a migliorare il mondo. Ecco: Gesù vi mette nelle mani le sue armi, armi pacifiche; non coltelli e pistole, come vedete alla televisione e come purtroppo a volte succede nella realtà. Le sue armi sono: la preghiera, il perdono e il sacrificio. Con queste armi voi potete combattere per Gesù in ogni luogo: in casa, a scuola, con gli amici, dappertutto. E anche col Papa! Devo dire che i bambini sono molto buoni con il Papa. E in tanti sono venuti nonostante la pioggia. Si vede che sono buoni.


3. A guidarvi ci sono i vostri sacerdoti, nelle parrocchie, nell'Azione Cattolica Ragazzi, negli Scouts, in altri gruppi di bambini e ragazzi cristiani. In questi gruppi ci si diverte insieme e nello stesso tempo si impara il Vangelo di Gesù e ci si allena a metterlo in pratica. E' un metodo che si chiama "oratorio" e che in Italia è stato inventato da santi preti come San Filippo Neri a Roma e San Giovanni Bosco a Torino, e oggi tantissimi altri continuano il loro esempio. E', questa, la Chiesa dei ragazzi, fatta di gioia e di entusiasmo, di amicizia e di piccole grandi imprese missionarie.

Allora, cari bambini e ragazzi, il Papa vi dice: voi siete i piccoli apostoli di Siracusa. Andate, e portate nella città la gioia e la bontà di Gesù.

Dite a tutti che Dio è Amore, ditelo con la bontà e con il sorriso. Diffondete il sorriso che Gesù vi ha regalato. Siate voi il sorriso della Chiesa, quel sorriso che la Madonna ci ottiene con le sue sante Lacrime.

Questi sono i miei auguri per voi, bambini e ragazzi di Siracusa e, direi, di tutta la Sicilia. Gli auguri potrebbero essere di più, ma bastano questi, perché non si dica dopo: questo Papa è un vecchio chiacchierone... Sono auguri brevi, ma sono anche molto concreti, da ripensare. Ecco qual è la forza dei bambini: la pioggia si è fermata davanti a loro, niente pioggia!

Data: 1994-11-06 Data estesa: Domenica 6 Novembre 1994





Ai vescovi cattolici e anglicani degli Stati Uniti - Città del Vaticano

Titolo: "Perché tutti siano una cosa sola"

Cari fratelli in Cristo,


1. E' per me un grande piacere darvi il benvenuto nel Vaticano, Vescovi della Comunione Anglicana e Vescovi della Chiesa Cattolica degli Stati Uniti. Voi siete venuti a Roma nell'ambito di un pellegrinaggio che ha incluso un'altra importante tappa a Canterbury. Apprezzo i saluti che voi mi avete trasmesso dell'Arcivescovo Carey e sono lieto di ricambiare. Voi state compiendo questo viaggio nello spirito di una fratellanza ecumenica, con il desiderio di promuovere sempre di più l'intenso dialogo fra Ang1icani e Cattolici nella vostra nazione. Ringrazio il Vescovo Griswold per le sue gentili parole e mi conforta il fatto che concordiamo nel vedere un "ordine ed una grazia divini" nel desiderio di unità che lo Spirito Santo ha stimolato per molti anni nei cuori dei seguaci di Cristo (cfr. UR 1).


2. E già un meraviglioso dono della grazia di Dio che noi concordiamo nel riconoscere che le relazioni ecumeniche sono un requisito essenziale della nostra obbedienza al Signore. Gesù infatti prego il Padre per i suoi discepoli "perché tutti siano una cosa sola... perché il mondo creda " (Jn 17,21). Noi tutti possiamo essere incoraggiati dai progressi già fatti lungo questa strada. Voi in particolare potete indicare molti validi esempi di cooperazione fra diocesi e parrocchie Anglicane e Cattoliche nella testimonianza cristiana e nel servizio negli Stati Uniti. La preghiera comune per l'unità è diventata quasi una presenza abituale. Voi siete anche immediatamente coscienti della necessità di comune testimonianza in materia di moralità cristiana. Proseguendo quanto è stato già evidenziato nel documento della Commissione Internazionale Cattolica Romana-Anglicana La Vita in Cristo: i Principi morali, la Comunione e la Chiesa, voi siete sempre più sfidati ad essere fedeli al Maestro Divino, a cercare una posizione unitaria nelle questioni morali che così profondamente riguardano gli uomini e le donne del nostro tempo. Per tutto questo, per la "Grazia di Dio che vi è stata data in Gesù Cristo" (1Co 1,4), noi dobbiamo essere grati.


3. Nello stesso tempo noi siamo dolorosamente consapevoli degli ulteriori ostacoli lungo la strada. Noi non dovremmo essere né sorpresi né intimoriti dalle difficoltà incontrate. Fra tali difficoltà voi avete ricordato il grave disaccordo fra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana sulla ordinazione sacerdotale delle donne. Nello stesso tempo è incoraggiante sentire che voi ponete questo importante argomento nella sua giusta prospettiva, una profonda prospettiva ecclesiologica che vede come primo dovere della Chiesa di ubbidire a Cristo che ne è il Capo (cfr. Ep 5,23), una prospettiva che implica limiti alla nostra autorità in relazione a quanto è stato trasmesso (cfr. Ordinatio Sacerdotalis, n. 4). Solo una visione teologica ispirata da una fede devota e contemplativa assicurerà una apertura alla sicura guida dello Spirito così da continuare il nostro pellegrinaggio verso la piena comunione.


4. In presenza di queste ed altre difficoltà, dove può risiedere la nostra speranza ecumenica? Essa è radicata nella stessa forza delle cose che ci uniscono a dispetto delle nostre differenze. Anglicani e Cattolici già condividono una profonda fede nei misteri della vita morte e resurrezione del nostro Redentore.

Questi misteri, resi presenti a noi nel Battesimo, sono la fonte perenne delle nostre vite nella Chiesa. Il Battesimo comunque è "l'inizio e l'esordio",: "tende interamente all'acquisto della pienezza della vita in Cristo" (cfr. UR 22). Il Battesimo quindi contiene un dinamismo interno verso una più profonda partecipazione nella Chiesa come comunità di fede e comunione visibile. La nostra speranza quindi non è una nostra creazione, ma fluisce sempre nuova dall'efficacia degli autentici doni attraverso cui Dio ha costituito il suo Popolo sulla terra, la Chiesa che viaggia in una terra straniera, lontano dal suo Signore (cfr. 2Co 5,6), finché essa appaia in gloria con il suo sposo (cfr. Col 3,1-4) (cfr. LG 6).

Io prego, mentre ci avviciniamo all'anno 2000, che il Signore ci guidi per andare avanti sulla strada della piena comunione! così che noi possiamo ancora una volta dar testimonianza insieme al Vangelo di Cristo, "perché il mondo creda" (Jn 17,21). In uno spirito di amicizia io invoco su di voi la grazia e la pace di Dio.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1994-11-07 Data estesa: Lunedi 7 Novembre 1994





Giovanni Paolo II presiede la Celebrazione Eucaristica in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti durante l'anno - Città del Vaticano

Titolo: Gratitudine, ammirazione e rimpianto per il generoso servizio reso a Dio e alla Chiesa

Cari Fratelli e Sorelle che partecipate a questa Santa Messa! Nel corso del mese dedicato in modo particolare alla memoria dei defunti, ci incontriamo presso l'altare del Signore per offrire il divin Sacrificio in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi che durante l'anno ci hanno lasciato per raggiungere la Patria beata.

Ricordiamo specialmente i compianti Fratelli Cardinali Gabriel- Marie Garrone, Antoine Pierre Khoraiche, Justinus Darmojuwono, Joseph Cordeiro, François Marty, Owen McCann, Pablo Munoz Vega, Albert Decourtray e insieme tutti gli Arcivescovi e Vescovi defunti, implorando per loro la bontà misericordiosa dell'Altissimo.

La Celebrazione eucaristica offerta in suffragio delle loro anime ci invita a meditare sulle fondamentali verità che Gesù, il Verbo Incarnato, ci ha rivelato per sostenerci nel nostro cammino sulla terra. Sono le verità dell'immortalità dell'anima, dell'inferno, del purgatorio e del paradiso, verità di fede che non pochi oggi trascurano, quando non giungono a porle in dubbio e persino a negarle. Noi le riaffermiamo nella prospettiva della mistica comunione dei Santi, nella quale, pellegrini in cammino verso la patria, siamo profondamente inseriti.

Il pensiero della comunione dei Santi ci fa sentire singolarmente vicini i Presuli scomparsi, dei quali facciamo oggi memoria. Il ricordo del generoso servizio da essi reso a Dio e alla Chiesa suscita in noi sentimenti di grata ammirazione e di rimpianto: con la loro attività essi hanno cercato di essere sempre "luce del mondo" e "sale della terra", secondo il monito e il programma tracciato dal Divin Redentore. Dalla luce e dalla pace dell'eterna ricompensa ormai raggiunta essi ci esortano e ci stimolano a vivere - come scrive San Paolo - "con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo" (Tt 2,11-12).

Maria Santissima, che è stata loro guida e conforto nel personale cammino di santificazione e nell'esercizio del ministero pastorale, sostenga ed illumini anche noi, che La amiamo e La invochiamo. Ella ci aiuti a compiere sempre il nostro dovere nei rispettivi compiti affidatici nella Chiesa di Dio, così da essere testimoni di verità e di santità in mezzo ai nostri fratelli. Riceveremo così pure noi un giorno dal Signore, giusto Giudice, la corona del premio, che Egli è pronto a dare a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione (cfr. 2Tm 4,8).

Data: 1994-11-08 Data estesa: Martedi 8 Novembre 1994






A Sua Santità Mar Dinkha IV - Città del Vaticano

Titolo: Per una sola visibile Chiesa

Sua Santità,


1. Sono passati esattamente dieci anni da quando ho avuto la gioia di darLe il benvenuto qui in occasione della sua prima visita ufficiale a questa Sede Apostolica. Questo piacere è rinnovato oggi anche perché Lei è accompagnato da una delegazione di eminenti Vescovi del vostro Sacro Sinodo. Con le parole dell'apostolo Paolo, io desidero per voi "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Gesù Cristo Signore nostro (1Tm 1,2).

Al tempo della sua precedente visita Lei ha condiviso con me il suo ardente desiderio che un giorno una dichiarazione del Papa di Roma e del Patriarca Cattolico della Chiesa Assira dell'Est potesse esprimere la comune fede in Gesù Cristo delle nostre due Chiese, il Figlio Incarnato di Dio, nato dalla Vergine Maria. Gli storici e i teologi immediatamente iniziarono ad esaminare molto attentamente le conseguenze Cristologiche del Concilio di Efeso. In un'atmosfera di fraternità e reciproca fiducia, un utile dialogo ci ha messo in condizione di oltrepassare le ambiguità ed i malintesi del passato. Oggi noi siamo giunti alla Dichiarazione Cristologica Comune che stiamo per firmare insieme. Ciò rappresenta un'importante testimonianza che non mancherà di esser motivo di gioia fra i fedeli delle due nostre Chiese.


2. Da parte mia, sono fiducioso che questo accordo spalancherà ampi orizzonti al livello della collaborazione pastorale. Di grande importanza sarà il rafforzamento della cooperazione nella formazione spirituale e teologica dei futuri preti e del laicato responsabile. Lo stesso discorso è valido per la catechesi dei bambini e dei giovani: dobbiamo rivolgere tutto l'interesse possibile in questa direzione.

Inoltre "solleciti per le necessità dei fratelli" (Rm 12,13), non dovremmo anche cercare di coordinare i nostri sforzi per venire incontro con dignità e per aiutare realmente coloro che sono allontanati dalle loro patrie o sono costretti ad emigrare per severe pene che stanno sopportando (cfr. UR 18)? Noi non dimentichiamo la lunga notte di dolore sopportata dalla vostra comunità Siriana Orientale, che fu sparpagliata. perseguitata e massacrata lungo i secoli per aver professato il nome di Cristo. Coloro che a dispetto di ogni cosa sono rimasti nelle loro nazioni nel Medio Oriente - e che hanno dovuto fronteggiare la guerra e ingiuste privazioni di ogni tipo - sappiano che la Santa Sede si adopererà con i mezzi a sua disposizione, in particolare attraverso i contatti con i Governi e le Organizzazioni Internazionali, per diminuire le loro sofferenze e se possibile farle cessare. In ultimo, una Chiesa così contraddistinta nel suo passato per il suo eroismo riguardo alla fedeltà al credo religioso, non può rimanere emarginata nel mondo cattolico, e specialmente nelle Chiese del Medio Oriente. Noi speriamo di poter essere in grado di aiutarvi a distruggere qualsiasi isolamento che ancora sussista.


3. Dai miei contatti con i vostri fratelli Vescovi Caldei, che incontrero ancora in questi giorni, posso assicurarvi che essi sono pronti a promuovere il grande movimento verso la restaurazione dell'unità di tutti i Cristiani in accordo con i principi del Decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano Secondo. Essi sono veramente interessati a "Conservale, in una comunione di fede e di carità, quelle fraterne relazioni che, come tra sorelle, dovrebbero esistere tra la Chiese locali" (op.cit., UR 14). Noi tutti riconosciamo che è di suprema importanza capire, venerare, preservare e promuovere la ricca eredità di ciascuna delle nostre Chiese, e che una diversità di tradizioni e riti non è in alcun modo un ostacolo all'unità. Questa diversità include la capacità delle nostre Chiese di governarsi in accordo con le proprie regole e di mantenere alcune differenze nelle espressioni teologiche che, come abbiamo constatato, sono spesso complementari più che in conflitto (cfr. ibidem, UR 15-17). In tutte le cose ed in qualsiasi circostanza è essenziale che promuoviamo fra di noi il rispetto reciproco e un profondo spirito di carità così da escludere ogni tipo di rivalità (cfr. ibidem, UR 18).


4. Sua Santità e amati Fratelli: qui allora è lo spirito in cui la Chiesa Cattolica propone lo scambio di doni. Insieme chiediamo alla Santissima Trinità, modello di vera Unità nella diversità, di rafforzare i nostri cuori così che noi risponderemo al richiamo per una sola visibile Chiesa di Dio, una Chiesa veramente universale e protesa al mondo intero così che il mondo possa essere convertito al Vangelo e così essere salvato, a gloria di Dio. Possa Dio che ha iniziato questo buona opera in noi portarla a compimento in Gesù Cristo (cfr. Ph 1,6). Amen.

(Traduzione dall'inglese) 17/01/19102 Pag. 20616

Data: 1994-11-11 Data estesa: Venerdi 11 Novembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Il Rosario: la riflessione del Papa prima della recita della preghiera mariana dalla Loggia del palazzo Arcivescovile - Siracusa