GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il Papa al gruppo di lavoro promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze - Città del Vaticano


1. Sono grato alla Pontificia Accademia delle Scienze per aver organizzato questa sessione di studio sul tema: basi scientifiche della regolazione naturale della fertilità e problemi ad essa relativi. Desidero ringraziare il Professor Nicola Cabibbo, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, per il suo cordiale saluto. La vostra decisione di affrontare questo argomento è un'adeguata conseguenza della vostra precedente ricerca su popolazione e su evoluzioni demografiche mondiali. Invitando esperti altamente qualificati a condividere i risultati della sua ricerca, l'Accademia adempie ancora una volta il compito per il quale è stata fon

Data: fornire preziosi approfondimenti scientifici su temi di particolare interesse per la Chiesa e per la società.


2. Su invito dell'Accademia, state rivolgendo la vostra attenzione agli aspetti scientifici e tecnici delle questioni relative alla fertilità. La Chiesa vi è grata per questa opera in quanto essa "è la prima a elogiare e a raccomandare l'intervento dell'intelligenza in un'opera che così da vicino associa la creatura ragionevole al suo Creatore" (HV 16). La vostra ricerca comune permetterà di apprezzare meglio i significativi progressi fatti nell'ambito della conoscenza e della comprensione del ciclo della fertilità femminile. Questa conoscenza aiuterà le coppie a ottenere o a evitare gravidanze. Dovrebbe risvegliare l'interesse generale il fatto che gli scienziati sono stati in grado di dimostrare, mediante studi accurati e l'aiuto di molte coppie sposate, che i metodi naturali di regolazione della fertilità, o di pianificazione familiare, sono affidabili ed efficaci, anche nei casi di cicli ovarici molto irregolari. I risultati di questa ricerca, comunicati alle coppie, possono aumentare le loro possibilità di scelta e quindi offrire ai mariti e alle mogli l'opportunità di prendere decisioni importanti in modo libero e responsabile, in un dialogo interpersonale rispettoso dell'integrità di entrambi e fedele alle loro convinzioni religiose e alla loro sensibilità culturale. Un tale dialogo può soltanto arricchire e approfondire la comunione tra coniugi.


3. La Chiesa constata con soddisfazione i progressi fatti nell'ambito della conoscenza della biologia umana e dei ritmi della fertilità femminile (cfr. HV 35). Essa considera questi temi molto importanti poiché l'espressione sessuale dell'amore come atto specificatamente umano riguarda il significato autentico della vita e la dignità degli individui. La cultura contemporanea si occupa della sessualità in modo riduttivo, non in armonia con una visione integrale della persona umana. L'amore di un uomo e di una donna deve essere compreso nel suo pieno significato, senza dissociare i vari aspetti - spirituale, morale, fisico e psicologico - che lo compongono. Ignorare una qualsiasi di queste dimensioni dell'amore, significa mettere seriamente a repentaglio l'unità della persona. L'adozione dei metodi naturali di pianificazione familiare aiuta le coppie a comprendere i principi normativi della loro attività sessuale che derivano dall'autentica struttura delle loro persone e della loro relazione.


4. Di fatto, possiamo individuare nel sistema riproduttivo del corpo un'indicazione del disegno del Creatore. La conoscenza della sessualità umana e del sistema riproduttivo aiuta le coppie sposate a scoprire la dimensione sponsale del corpo e il posto che occupa nel disegno di Dio (cfr. FC 31). Una tale prospettiva consente una comprensione della essenziale differenza morale che intercorre tra quei metodi che interrompono artificialmente un processo di per sé aperto alla vita e altri metodi, basati su una conoscenza ancor più profonda dei ritmi biologici del corpo umano, che reputano la sessualità inseparabile dalla comunione fra le persone e dal dono della vita. Infatti, l'atto coniugale ha di per sé un significato completo; esso coinvolge l'individuo in modo tale che l'esperienze di comunione e di apertura alla vita non possano essere separate. Quando vengono adottati metodi naturali, il corpo è considerato espressione della natura profonda della persona, mentre la separazione dei diversi aspetti della sessualità umana in un particolare atto porta a considerare il corpo come un oggetto esterno che il soggetto usa in un modo che nega un proposito fondamentale dell'atto stesso e dunque implica una negazione dei valori essenziali del rapporto interpersonale della coppia. L'adozione dei metodi naturali contribuisce a un'apertura e a una maggiore sensibilità reciproche dei coniugi.

Essa costituisce anche un modo per sviluppare l'interdipendenza e la sollecitudine reciproca, attraverso il rispetto per i ritmi psicologici e biologici dell'altra persona.


5. Da questa illustre Assemblea desidero lanciare un appello ai responsabili del mondo affinché rendano disponibili i mezzi necessari per la ricerca e l'educazione nell'ambito dei metodi naturali di pianificazione familiare. Infatti, facilitare l'accesso a metodi che rispettino le convinzioni etiche delle coppie è dovere degli Stati e delle Organizzazioni Internazionali che riconoscono il principio di libertà di coscienza. In questa importante area del comportamento umano, che ha anche un'influenza diretta sullo sviluppo sociale, è in gioco il futuro dell'uomo e della società. Poiché la lotta contro il sottosviluppo e la soluzione delle questioni demografiche ad esso connesse, hanno un alleato e non un nemico nei metodi che rafforzano il rispetto per la dignità umana. La società intera trarrà grande beneficio dall'attenzione rivolta a questi metodi.


6. Sono grato a tutti voi per la vostra collaborazione con la Santa Sede.

Attraverso voi devo anche ringraziare ed incoraggiare tutti coloro, inclusi gli innumerevoli volontari, che operano con pazienza e con particolare abilità pedagogica per far si che le coppie si abituino ai metodi naturali di pianificazione familiare e imparino a farne uso. Sono anche a conoscenza degli sforzi fatti per educare i giovani nella loro vita emotiva e nella loro sessualità come preparazione essenziale al matrimonio. Questa educazione spesso li porta a contrastare le opinioni contemporanee in materia di sesso e di rapporti umani.

Essi devono comprendere chiaramente le ragioni profonde che sottendono la loro scelta.

Affido al Signore la vostra ricerca che permetterà importanti progressi da presentare alla comunità scientifica internazionale come un servizio essenziale allo sviluppo integrale degli individui e delle coppie. Su di voi, sui vostri collaboratori e sui membri delle vostre famiglie, invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

Data: 1994-11-18 Data estesa: Venerdi 18 Novembre 1994





Credenziali: Giovanni Paolo II ai nuovi Ambasciatori presso la Santa Sede ricevuti nella Sala del Concistoro - Città del Vaticano

Titolo: Gli uomini di ogni razza, di ogni cultura e di ogni religione siano uniti in un'autentica ricerca della verità e della giustizia

Eccellenze, Sono lieto di darvi il benvenuto in Vaticano e di accettare le Lettere Credenziali che vi accreditano come Ambasciatori Straordinari e Plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi presso la Santa Sede. Tramite voi, estendo i miei più cordiali saluti ai Capi di Stato e ai popoli della Danimarca, della Tunisia, dell'India, del Bangladesh, del Ghana e della Giordania, che è rappresentata in questa sede per la prima volta dopo la recente instaurazione di relazioni diplomatiche. Il nostro incontro in questa Sala rivela la ricca diversità della famiglia umana, il desiderio dei popoli di buona volontà di vivere insieme in armonia e, in particolare, il serio impegno dei vostri governi a promuovere il benessere dei loro popoli attraverso il dialogo e la cooperazione fra le Nazioni.

La Chiesa è convinta che il cammino del progresso umano sia diretto al rispetto totale, reale e giuridicamente garantito dell'inalienabile dignità dell'uomo e dei diritti della persona umana. Soltanto su tale base è possibile costruire una società rinnovata e risolvere i problemi gravi e complessi che l'umanità deve affrontare. La Santa Sede cerca quindi di promuovere il progresso di quella che il mio Predecessore Papa Paolo VI soleva definire "Civiltà dell'Amore": un ambito spirituale capace di unire persone di tutte le razze, le culture e le fedi religiose nella onesta ricerca della verità, della giustizia e di uno sviluppo integrale di tutti i membri della famiglia umana, in particolare dei poveri e di coloro che lottano perché le proprie legittime istanze vengano ascoltate.

Attraverso la sua presenza e la sua attività nell'ambito della comunità internazionale, la Santa Sede cerca di portare testimonianza dei valori spirituali e morali essenziali per la creazione di rapporti giusti e fraterni fra i popoli.

Fra le sue preoccupazioni, essa sottolinea l'importanza del principio, tutelato in vari Accordi internazionali, del rispetto del diritto fondamentale e inviolabile di ogni individuo alla libertà di coscienza e di religione. Spero che anche voi, in quanto Rappresentanti dei vostri Paesi, opererete per garantire efficacemente questo basilare diritto dell'uomo. Parimenti, durante questo Anno Internazionale della Famiglia, non possiamo trascurare la famiglia, cellula primaria della società, in quanto prima fra quelle istituzioni che esprimono e consolidano i valori della pace (cfr. Messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace 1994, n. 5). La famiglia merita quindi un'attenzione e un sostegno particolari da parte dei vostri governi e di tutta la società internazionale.

Se esaminiamo l'attuale situazione del mondo scorgiamo luci e ombre, segni di speranza per un autentico progresso, ma anche oscuri presagi di una nuova crisi dei rapporti, minati non solo dai contrasti ideologici, ma anche dall'esclusivismo etnico. La Comunità Internazionale è in grado di trovare un modo efficace per eliminare la minaccia di una nuova frammentazione? Il prossimo anno assisteremo alla celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, le Nazioni Unite hanno cercato di accelerare e anche di promuovere una evoluzione verso un più vivo senso dei diritti umani e quindi verso un nuovo "diritto delle nazioni" (cfr. CA 21). Nonostante nel corso degli anni la sua azione sia stata spesso ostacolata dalle politiche di un mondo diviso in blocchi, essa è riuscita a divenire il punto focale di una diffusa e viva consapevolezza della necessità di risolvere i gravi squilibri che minano la pace mondiale in quanto mettono in pericolo la giustizia e l'uguaglianza nei rapporti fra i popoli. Le Nazioni Unite non sono sempre riuscite ad approntare mezzi efficaci per una giusta risoluzione dei conflitti internazionali, né le sue politiche di aiuto allo sviluppo hanno avuto sempre esiti positivi; e proprio per queste ragioni il cinquantesimo anniversario costituisce un'importante opportunità per operare la riforma e la modifica necessarie. Tuttavia, la Santa Sede, che ha tentato di contribuire alla realizzazione dei nobili ideali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, continua a sperare che esso sarà un luogo sempre più aperto e autorevole per il dibattito e per la presa di decisioni al servizio dei popoli del mondo e quindi un valido strumento di autentico sviluppo umano.

Con queste brevi riflessioni vi porgo, Eccellenze, i miei migliori auguri all'inizio della vostra missione di insigni Rappresentanti dei vostri Paesi presso la Santa Sede. I miei collaboratori saranno lieti di aiutarvi in questo compito. Da parte mia invoco di cuore su di voi, sulle vostre famiglie e sui popoli che rappresentate le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

Data: 1994-11-19 Data estesa: Sabato 19 Novembre 1994





Udienza: il discorso del Santo Padre al Capitolo Generale del Pontificio Istituto delle Maestre Pie Filippini - Città del Vaticano

Titolo: I tre impegni della Congregazione: scuola, formazione permanente e promozione della donna con speciale attenzione alla famiglia

Carissime Suore "Maestre Pie Filippini"!


1. Sono molto lieto di rivolgervi la mia parola in occasione del Capitolo Generale, che celebrate dopo la solenne commemorazione del Terzo Centenario del vostro Istituto, avvenuta nel novembre del 1992: porgo alla Reverenda Madre Superiora Generale e a voi, che partecipate al Capitolo il mio cordiale saluto, mentre nello stesso tempo desidero raggiungere con il pensiero e con l'affetto tutte le vostre Consorelle, che lavorano in Italia e in tante altre Nazioni.

La vostra presenza mi induce ad esprimere prima di tutto la mia ammirazione ed il mio vivo apprezzamento per la lunga e benefica opera svolta dalle Maestre Pie Filippini in ben trecento anni di vita e di attività nel campo pedagogico e formativo: in questi tre secoli di storia spesso travagliata, anche per mezzo della vostra Congregazione il Cristianesimo si è dimostrato luce delle menti e conforto dei cuori. Ne ringraziamo insieme il Signore, ricordando e venerando la vostra Fondatrice, Lucia Filippini, proclamata "santa" da Pio XI nel 1930.


2. Voi ben conoscete gli avvenimenti che caratterizzarono gli inizi della vostra Famiglia religiosa, voluta dal Cardinale Marcantonio Barbarigo: le sue componenti, con il nome prima di "Maestre Pie Operaie" e in seguito di "Maestre Pie Filippini", si distinsero dalle "Maestre Pie Venerini" di Viterbo, pur continuando ad operare in reciproca stima e collaborazione.

Lucia Filippini mirava alla formazione intellettuale, culturale e professionale delle fanciulle e delle giovani, ma tendeva ancor più alla loro elevazione morale e religiosa, in vista della costituzione di famiglie realmente cristiane. Le accompagnava ad occuparsi dei poveri e dei malati, affinché imparassero ad esercitare la carità in modo concreto, e le seguiva anche dopo la scuola nel loro inserimento sociale. Il suo era un apostolato lungimirante, che sgorgava da intima convinzione e da un'eroica donazione a Cristo.

La capacità organizzativa, l'autorevolezza esigente ed amorevole, la perseverante pazienza dinanzi alle difficoltà nascevano in lei da una fede ardente e illuminata, che la spingeva ad affermare: "Vorrei che col mio proprio sangue si scrivessero tutte le verità della nostra santa Fede, tutto il Vangelo di Gesù Cristo, tutta la Scrittura e tutti i Concili della Chiesa, accio potessero restare impressi nella mente degli uomini". Ugualmente esclamava: "Dio mio, vi amo tanto che vorrei che le mie ossa fossero lampade, il sangue olio, e la mia carne stoppino; vorrei come una lampada accesa bruciare e consumarmi tutta nel vostro amore". E ancora: "Io per me bramerei moltiplicarmi in ogni angolo della terra per poter gridare da per tutto e dire a tutte le genti di ogni sesso, di ogni età e condizione: Amate Dio, amate Dio!".

Traspare da queste parole, e da tante altre della vostra Fondatrice, una caratteristica spirituale, di cui le eredi siete voi, che seguite le sue orme e continuate nel tempo il suo messaggio e la sua opera. Di questa "spiritualità" equilibrata e ardente ha bisogno la nostra società che gode di grandi conquiste ed è insieme vittima di tremende miserie. Anche la Chiesa di oggi desidera e invoca personalità complete ed esemplari, teologicamente preparate e spiritualmente serene e fervorose. Il Capitolo Generale, che avete svolto con fiducia e diligenza, rechi a voi e a tutte le Consorelle un convinto messaggio di ulteriore impegno nella santificazione personale e vi stimoli a seguire con gioia e con coraggio gli esempi della vostra santa Fondatrice.


3. Il primo vostro impegno - vi ricorda santa Lucia Filippini - è nella scuola: è qui che dovete esprimere il coraggio della verità, congiunta alla soavità dell'amore e all'attenzione per il dialogo sincero ed aperto. Agli alunni, desiderosi di dar senso alla vita, proponete i valori intramontabili del Vangelo, attraverso l'insegnamento, ed ancor più mediante una quotidiana e gioiosa testimonianza cristiana.

Secondo vostro impegno, già intuito e felicemente realizzato dalla Fondatrice, è una formazione che si estenda ben oltre il periodo scolastico, e diventi perciò permanente. Il credente, per consolidarsi nelle proprie convinzioni e rispondere coerentemente alla divina chiamata alla santità, deve poter usufruire di un insegnamento dottrinale sicuro ed aggiornato; occorre pure che egli cresca in un'atmosfera spirituale stimolante, impregnata di fede e di preghiera, vivificata dal frequente ricorso ai sacramenti e soprattutto all'Eucaristia ed alla Confessione, e da un'ascesi solida che si ispiri al mistero della Croce del Redentore.

Terzo vostro impegno è la promozione del ruolo della donna nella società, con speciale attenzione alla famiglia. Particolarmente in questo campo, nell'ambito cioè della autentica promozione della donna e della formazione cristiana delle famiglie, la Chiesa ha bisogno di voi, care Maestre Pie Filippini.

Sappiate educare ai valori familiari le giovani e i ragazzi affidati alle vostre cure! Sappiate operare con ardore e tatto evangelico nelle famiglie che incontrate nel vostro servizio apostolico!


4. Vi aiuti la santa Fondatrice a portare a compimento questa vostra impegnativa missione.

Seguendo il suo esempio, amate ed imitate con devozione filiale Maria, alla cui potente intercessione santa Lucia Filippini fece incessante ricorso durante l'intera sua esistenza.

Con tali voti ed auspici, imparto di cuore a voi qui presenti e all'intera vostra Famiglia spirituale la Benedizione Apostolica, pegno di copiosi favori celesti.

Dal Vaticano, 19 Novembre 1994.

Data: 1994-11-19 Data estesa: Sabato 19 Novembre 1994





All'associazione dei Giornalisti Cattolici del Belgio - Città del Vaticano

Titolo: E per me una grande gioia incontrarvi

Signor Presidente, Signore e Signori, E' per me una grande gioia ricevere la delegazione dell'Associazione dei Giornalisti Cattolici e dell'Unione dei Giornali Cattolici del Belgio. Ringrazio innanzitutto il vostro Presidente per le sue calorose parole. La vostra presenza è anche un'ennesima occasione per unirmi con il pensiero a tutti i vostri compatrioti, cui non ho potuto rendere visita, come da me previsto, nel maggio scorso.

La vostra visita al Successore di Pietro è una testimonianza della filiale attenzione che voi avete nei confronti della Santa Sede e della sua missione spirituale e caritatevole nel mondo, missione resa possibile grazie alla condivisione e alla solidarietà delle Chiese locali, di movimenti e di associazioni come le vostre, sull'esempio della prima comunità dei cristiani (cfr. Ac 4,32-34).

(In fiammingo:) Le proposte del vostro Presidente rendono evidente il modo in cui voi giornalisti cattolici assolvete al vostro dovere informativo. Con i vostri articoli sulle gioie e sulle sofferenze dei fratelli e delle sorelle di tutti i continenti, non siete solo chiamati a descrivere gli avvenimenti e riportarli correttamente ma anche, con analisi e riflessioni ispirate dai valori cristiani, ad aprire il loro cuore ad una dimensione mondiale e invitarli a sapersi sempre più responsabili verso il prossimo. L'apporto dell'informazione diviene così un momento di istruzione morale e spirituale.

(In francese:) D'altro canto, quando siamo informati dei bisogni di quanti soffrono, la nostra responsabilità comporta atti concreti: abbiamo il compito di presentare al Signore i nostri fratelli che versano in situazioni difficili; a noi compete anche di mobilitarci per offrire conforto e assistenza, cosa che è un dovere non solo di giustizia ma soprattutto di carità, con cui rendiamo presente Cristo (cfr. San Tommaso d'Aquino, II-II 23,0). Come precisa ancora Origene, "per natura, noi siamo tutti il prossimo gli uni degli altri; ma con le opere di carità ci si rende prossimo a chi si fa del bene" (Commento al Cantico, I).

Il nostro incontro mi permette di ringraziarvi calorosamente per il vostro sostegno. Vi sarei grato se esprimeste la mia viva gratitudine ai vostri lettori per il loro generoso aiuto. Auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma vi rinsaldi nella vostra missione di cristiani nella Chiesa e nel mondo. E nell'affidarvi all'intercessione dei Santi apostoli Pietro e Paolo, che hanno saputo diffondere la Buona Novella del Vangelo, e di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti di tutto cuore vi accordo la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1994-11-19 Data estesa: Sabato 19 Novembre 1994





Angelus: la preghiera del Santo Padre con i fedeli - Piazza San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: La famiglia è il primo vivaio della santità

Carissimi Fratelli e Sorelle!


1. Ho avuto questa mattina la gioia, nella solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo, di elevare agli onori degli altari cinque nuovi Beati. Sono cinque insigni servitori del Regno di Dio, tutti religiosi. Hyacinthe Marie Cormier fu per anni Maestro generale dell'Ordine di San Domenico e si rese particolarmente benemerito nell'approfondimento e nell'annuncio della verità cristiana. Marie Poussepin si senti chiamata ad una vita interamente dedicata al servizio dei poveri, della gioventù, degli ammalati. Agnès de Jesus Galand si segnalo per la profondità contemplativa e il totale abbandono alla volontà di Dio. Eugénie Joubert si dedico soprattutto alla formazione cristiana dei bambini. Claudio Granzotto si distinse per la capacità di cogliere la presenza di Dio nella bellezza e nell'arte, facendo della scultura un mezzo di evangelizzazione. Diverse personalità, diversi contesti, diversi cammini spirituali: i nuovi Beati hanno lasciato che Cristo regnasse nei loro cuori. La loro vita testimonia che l'adesione totale a Dio non mortifica l'umanità, ma piuttosto la eleva, dotandola di una nuova capacità di intelligenza e di amore, sublimando persino il gusto del bello, e schiudendo l'esistenza agli infiniti spazi del dono.


2. La coincidenza di queste beatificazioni con l'avvio della preparazione al grande Giubileo ci aiuta a dare il giusto tono alle iniziative pastorali proposte nella recente Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente. Nei santi la Chiesa riconosce la sua immagine ideale. I nuovi Beati ce la ripropongono, questa immagine, con nuova forza, e ci avvertono che l'impegno per il Giubileo sarebbe sterile, se non servisse a risvegliare nella comunità cristiana la coscienza della vocazione alla santità. Ogni battezzato è chiamato a farsi santo! Questo vale per i singoli, ma anche per le famiglie, come più volte ho ricordato in questo Anno ad esse dedicato. La Chiesa ha più che mai bisogno di famiglie sante, ossia di famiglie che, pur nella normalità della vita quotidiana, siano autentiche "chiese domestiche". E' in siffatte famiglie che si coltivano i germi della santità più eroica. Certo, Iddio può suscitare santi anche nelle condizioni più difficili, ma l'esperienza attesta che ordinariamente è la famiglia il primo vivaio della santità. I nuovi Beati provengono tutti da famiglie semplici e pie. Basti ricordare il Beato Granzotto che, ultimo di nove figli, ricevette la prima educazione in una famiglia povera, duramente provata ma ricca di fede, e si preparo così nel migliore dei modi a seguire il cammino di perfezione nella più grande famiglia del Poverello di Assisi.


3. Maria Santissima, che esulta con noi per questi suoi Figli beatificati, susciti in tutta la Chiesa un grande anelito di santità. Aiuti i giovani a capire che solo questa è la via che conduce alla pienezza dell'umanità e alla vera gioia. Guidi le famiglie cristiane nell'adempimento della loro insostituibile e sublime missione per l'avvento del Regno di Dio.

(Impartita la Benedizione Apostolica, Giovanni Paolo II, prima di concludere l'incontro con i fedeli per la recita dell'Angelus, ha ricordato la celebrazione da parte della Chiesa italiana della "Giornata nazionale delle Migrazioni":) Oggi la Chiesa italiana celebra la "Giornata nazionale delle Migrazioni" sul tema: "Migrazioni: la Famiglia, prima comunità educante". Vorrei far giungere ai numerosi emigrati italiani all'estero, ai marittimi, ai nomadi, come pure a tutti coloro che dal Paese d'origine si sono trasferiti in Italia, il mio cordiale saluto accompagnato dal ricordo nella preghiera. In sintonia con l'Anno della Famiglia, l'odierna ricorrenza intende richiamare l'attenzione dei fedeli e delle Istituzioni sulla realtà familiare dei migranti, che deve trovare un giusto ed armonioso inserimento nelle Chiese locali e nella società civile.

La famiglia è chiamata ad essere, anche nel delicato ambito delle migrazioni, la prima comunità educante. In essa si pongono le basi di una convivenza improntata al rispetto ed alla comprensione fra persone appartenenti a culture e tradizioni diverse.

Esorto ciascuno a gesti concreti di fraterna accoglienza e di cristiana solidarietà verso i nostri fratelli migranti.

(Il Santo Padre ha quindi invitato tutti a pregare per le Claustrali:) Domani, in occasione della Festa della Presentazione di Maria SS.ma al Tempio, la comunità cristiana in Italia è inoltre invitata a pregare per le Claustrali nella speciale Giornata ad esse dedicata.

Nel recente Sinodo dei Vescovi è stata nuovamente sottolineata l'importanza della vita di tali Comunità che "nella solitudine e nel silenzio, nell'assidua preghiera ed intensa penitenza conservano sempre un posto assai eminente nel Corpo mistico di Cristo" (P.C. n.7). Ringraziamo queste sorelle per la loro testimonianza e sosteniamole generosamente anche nelle loro necessità materiali.

(Giovanni Paolo II ha poi salutato alcuni gruppi di pellegrini presenti:) Rivolgo ora uno speciale benvenuto agli insegnanti, ai genitori ed agli alunni della Scuola materna "Pio XII" di Sante Marie (L'Aquila); saluto inoltre le comunità neocatecumenali di diverse Diocesi d'Italia e di Spagna presenti oggi in piazza S. Pietro. Vi esorto, carissimi Fratelli e Sorelle, ad essere sempre testimoni del Regno di Cristo nella vita d'ogni giorno aprendo il cuore alle universali esigenze della Chiesa.

Data: 1994-11-20 Data estesa: Domenica 20 Novembre 1994





Solennità di Cristo Re: l'omelia di Giovanni Paolo II durante la solenne celebrazione eucaristica per le beatificazioni - San Pietro, Città del Vaticano

Titolo: Cristo è il futuro del mondo




1. "Benedetto il Regno che viene" (cfr. Mc 11,10).

E' Lui che viene, Cristo Gesù, il testimone fedele, il Primogenito dei morti e il Principe dei re della terra, colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue (cfr. Ap 1,5). E' Lui che viene.

Ecco, Egli sta davanti al tribunale di Pilato. Il governatore gli domanda: "Tu sei il re dei Giudei?" (Jn 18,33).

Cristo risponde: "Il mio Regno non è di questo mondo" (Jn 18,36).

Pilato insiste: "Dunque tu sei re?" (Jn 18,37).

E Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" ().


2. Ogni anno, in questa domenica che conclude l'intero ciclo liturgico, siamo convocati, per così dire, al cospetto di Cristo Re dell'universo. Egli non è re nel senso temporale della parola, ma regna sovrano mediante la verità alla quale ha reso testimonianza. Di questo Regno di Cristo ci parlano tutti coloro che ascoltano la sua voce. Coloro che vivono della sua verità. In particolare, con singolare eloquenza, ne parlano coloro che vivono della verità di Cristo in modo eroico.

Nell'odierna solennità la Chiesa eleva alla gloria degli altari, come beati, alcuni di questi testimoni della verità di Cristo. Essi sono: - Hyacinthe-Marie Cormier - domenicano - Marie Poussepin - fondatrice della Congregazione delle Domenicane della Presentazione della Beata Vergine Maria.

- Agnès de Jésus Galand de Langeac - domenicana - Eugénie Joubert - della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia e - Claudio Granzotto - francescano


3. Padre Hyacinthe-Marie Cormier è stato testimone della verità di Cristo seguendo la scuola di San Domenico. Sia benedetto Dio che ci concede di riunire questa mattina in una sola celebrazione membri di tre rami della grande famiglia domenicana, così fortemente legata alla predicazione della verità! La verità non è una nozione astratta, essa è per noi una Persona, la persona di Cristo, Re dell'universo. Nella sua vita, Padre Cormier ha costantemente vissuto della verità e l'ha trasmessa a tutti i suoi fratelli domenicani con umiltà e perseveranza. Egli non aveva forse unito la verità alla carità nel suo motto: "Caritatis veritatis"? Egli diceva infatti che donare la verità è "la carità più bella".

In Padre Cormier la Chiesa vuole riconoscere ed onorare l'azione dell'intelletto umano, illuminato dalla fede. Infatti, il fondatore dell'Università dell'Angelicum ci ricorda che Dio ci chiede di utilizzare le facoltà del nostro spirito, riflesso del suo, per renderGli gloria. Uomo assetato di verità, egli ha saputo anche donarsi a suoi fratelli come Priore, come Provinciale e come Maestro Generale dell'Ordine Domenicano, nel rispetto delle sue tradizioni secolari. Egli ha guidato i figli di San Domenico con la sua saggezza e competenza per condurli a Dio, per fare di loro autentici figli e testimoni del Regno.


4. All'opera dell'intelletto credente deve aggiungersi la testimonianza dell'amore che agisce, della carità che non finirà mai e dimorerà nell' "regno eterno" annunciato dal profeta (Da 7,14). Da questa carità attiva, Marie Poussepin è stata pervasa sin dall'infanzia e ha voluto porsi al servizio dei più bisognosi, nel Terzo Ordine Domenicano di Dourdan, sua città natale. Essa sapeva, infatti, riconoscere la viva presenza del Signore dell'universo nei più piccoli. Servire i poveri è già vivere la beatitudine del Regno.

Marie Poussepin ha voluto fare di tutta la sua vita un'offerta d'amore, come dimostra il testo delle Costituzioni che ha donato alle Suore di Carità Domenicane della Presentazione della S. Vergine, da lei fondate a Sainville. Con le sue compagne, religiose apostoliche, essa decise di lavorare "per l'utilità della parrocchia, per istruire i giovani e per servire i poveri malati".

La fiamma dell'amore che Cristo è venuto a portare sulla terra sarebbe destinata a spegnersi se le famiglie non avessero a cuore di mantenerla. In quest'anno che è consacrato particolarmente a loro, Marie Poussepin invia un messaggio di gioia e di speranza; nata da una famiglia che l'ha guidata e l'ha sostenuta, ella è addesso proposta alla nostra venerazione come una delle nostre sorelle in umanità, una figlia di Dio umile e generosa, capace di comprendere i problemi che incontra una famiglia e di mostrare allo stesso tempo in quale direzione bisogna cercarne la soluzione: nell'amore che scaturisce dal Cuore di Cristo, Re dell'universo.


5. La fecondità dello spirito di San Domenico ci appare inoltre questa mattina nella figura di una contemplativa, Agnès de Jésus, a cui Padre Hyacinthe Cormier riconosceva di dovere la nascita della propria vocazione. Li accumunava infatti uno stesso amore per Cristo, una stessa volontà di sollecitare la venuta del suo Regno.

Ma né il carisma di guida e di insegnante di Padre Hyacinthe, né il fuoco dell'amore divino in Marie Poussepin sarebbero esistiti senza un profondo spirito di contemplazione e di oblazione quale vediamo in Madre Agnès, monaca di clausura di Langeac. Anch'essa - desidero sottolinearlo in quest'Anno della Famiglia - è stata ben presto risvegliata alla sete di Dio nell'ambito della sua famiglia.

Cristo che ci ama, che "ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue" (Ap 1,5), l'ha condotta sulla via della perfezione facendole sentire, sin dall'infanzia, la potenza del suo amore redentore, la forza del suo perdono e la luce che le destinava. Beata in verità, Agnès de Langeac che ha saputo entrare senza la minima reticenza nel progetto di Dio per lei, offrire la sua intelligenza, la sua volontà e la sua libertà al Figlio dell'uomo, affinché egli le trasformasse e le accordasse totalmente alle sue! "Tutto che ciò vorrete!": il motto di Madre Agnès ben dimostra la sua disponibilità interiore nei confronti della volontà divina. Cristo è realmente divenuto il Re della sua esistenza. "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce", dice il Signore (Jn 18,37). Questo è il movimento naturale di quest'anima adoratrice di Dio, di questa religiosa che, dal suo convento, ha avuto un'influenza determinante sull'azione del signor. Olier a favore delle vocazioni sacerdotali.


6. Suor Eugénie Joubert, religiosa della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia del Sacro Cuore, si resenta a noi come un esempio vivente dell'azione di Dio nel cuore umano. Anche in lei, l'educazione cristiana è stata decisiva per tutta il suo operato futuro. Due anni prima di morire, al termine di una breve esistenza consacrata in particolare alla catechesi dei più piccoli, essa libera questo grido dal cuore: "Voglio essere come un bambino piccolo, portato in braccio da sua madre".

Il Regno di Cristo può cominciare nel cuore di un bambino. E' ciò che ha compreso Suor Eugénie ed è per questo che ha messo tanta cura nel preparare i più giovani alla prima confessione e alla prima comunione. Ciascuno, anche in giovanissima età, è chiamato a rendere testimonianza della verità. La Chiesa farà ricordare costantemente le parole del Signore: "Lasciate che i bambini vengano a me" (Mt 19,14). Essa lo farà costantemente, poiché sa che nessun figlio degli uomini, per povero e umile che sia, non è indifferente a Dio. Ognuno è chiamato a entrare nel regno e i Beati, precedendoci, ci indicheranno la via.


7. L'Amore per Cristo, "Figlio dell'uomo", ed il servizio al Regno di Dio, risplendono in modo singolare nella vita del Beato Claudio Granzotto. Ultimo di nove figli, imparo in famiglia il timore di Dio, la sincera pratica della vita cristiana, la generosa solidarietà, la disponibilità al sacrificio e l'amore al duro lavoro dei campi. Grazie alla sua docilità allo Spirito e ad una così incisiva educazione familiare, l'esistenza terrena di Claudio Granzotto divenne pellegrinaggio costante verso la santità fino alle vette della perfezione evangelica.

Autentico figlio del Poverello di Assisi, seppe esprimere la contemplazione dell'infinita bellezza divina nell'arte della scultura, di cui era maestro, rendendola strumento privilegiato di apostolato e di evangelizzazione. La sua santità rifulse soprattutto nell'accettazione delle sofferenze e della morte in unione alla croce di Cristo. E' diventato così modello per i Religiosi nella totale consacrazione di sé all'amore del Signore, per gli artisti nella ricerca della Bellezza di Dio, per gli ammalati nell'amorevole adesione al Crocifisso.


8. "Tu sei re?" Sei veramente re? (cfr. Jn 18,37) - chiede Pilato. Analoga domanda pongono i vari "Pilato" dei nostri giorni. Quanti sono, quanti anche in questo nostro XX secolo, coloro che hanno preteso di giudicare e di condannare a morte Cristo? Il Signore, tuttavia, oggi come allora, risponde, indicando quanti ascoltano la sua voce - quanti "sono dalla verità". Indica anche i nostri Beati odierni. In essi, infatti, si è realizzato e manifestato il suo Regno.

"Colui che era e colui che è - viene incessantemente" (cfr. Ap 1,8).

Egli è il futuro del mondo. A lui gloria nei secoli. Amen! 17/01/19102 Pag. 20642

Data: 1994-11-20 Data estesa: Domenica 20 Novembre 1994






GPII 1994 Insegnamenti - Udienza: il Papa al gruppo di lavoro promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze - Città del Vaticano