GPII 1995 Insegnamenti 41

Giovanni Paolo II al Corpo Diplomatico durante l'udienza per la presentazione degli auguri per il nuovo anno - Città del Vaticano

Titolo: La Santa Sede è la voce che la coscienza umana attende

Eccellenze, Signore, Signori, Un incontro fonte di viva soddisfazione

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1. Il tradizionale incontro d'inizio anno con i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede è per me sempre una fonte di viva soddisfazione.

Ancora una volta, il vostro eccellente interprete, l'Ambasciatore Joseph Amichia, ha saputo tradurre con le parole opportune gli auguri che voi desiderate porgermi.

Esse vanno dritto al mio cuore e mi confortano. Ve ne ringrazio vivamente! Il numero dei Paesi rappresentati presso il Successore di Pietro è cresciuto

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2. Anche quest'anno il numero dei Paesi rappresentati presso il Successore di Pietro è cresciuto; dieci Nazioni hanno allacciato relazioni diplomatiche con la Santa Sede: la Repubblica Sudafricana, il Regno di Cambogia, lo Stato d'Israele, il Regno Hascemita di Giordania, l'ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, gli Stati Federati di Micronesia, la Samoa Occidentale, la Repubblica del Suriname, il Regno di Tonga e la Repubblica del Vanuatu. Mi rallegro di vedere così incrementato il numero degli interlocutori abituali della Sede Apostolica.

Le luci e le ombre che ci accompagnano

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3. Il destino della grande famiglia umana, di cui fanno parte questi popoli così diversi, è indubbiamente segnato da numerosi successi, ma anche da troppi fallimenti. Il vostro Decano ci ha ricordato, qualche istante fa, le luci e le ombre che ci accompagnano. I credenti sanno tuttavia che l'uomo, creato a immagine di Dio, è capace di fare il bene. E' per questo che, presentandovi a mia volta fervidi auguri di buon e felice anno, li porgo anche ai vostri compatrioti e a tutti i vostri governanti, dicendo a ognuno di essi, con le parole dell'apostolo Paolo: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (
Rm 12,21)! Si, per la gioia di tutti, vorrei che, alle soglie dell'anno 1995, il cammino degli uomini sia illuminato dalla luce e dalla serenità divine, che il presepe di Betlemme riflette in modo così meraviglioso.

Troppe grida di disperazione e di dolore si levano dalla Bosnia ed Erzegovina, dal Caucaso, dalla Cecenia

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4. Purtroppo in questo mondo si levano oggi ancora troppe grida di disperazione e di dolore, le grida dei nostri fratelli in umanità, oppressi dalla guerra, dall'ingiustizia, dalla disoccupazione, dalla povertà e dalla solitudine.

Proprio vicino a noi, nel freddo dell'inverno, le popolazioni della Bosnia ed Erzegovina continuano a subire nella propria carne le conseguenze di una guerra spietata. Sebbene ancora fragile, la recente tregua potrebbe portare alla ripresa di negoziati seri. Dinanzi a questo dramma, che è un po' come il naufragio dell'Europa intera, né i semplici cittadini né i responsabili politici possono restare indifferenti o neutrali. Vi sono degli aggressori e vi sono delle vittime.

Il diritto internazionale e il diritto umanitario vengono violati. Tutto ciò esige una reazione ferma e concertata della comunità delle nazioni. Non si dovrebbero improvvisare soluzioni a seconda delle conquiste degli uni o degli altri. E che il diritto non sancisca mai i risultati ottenuti con la sola forza! Sarebbe la sconfitta della civiltà e un esempio fatale per altre regioni del mondo.

I conflitti che dilaniano il Caucaso e ancora più di recente la Federazione Russa, in Cecenia, pongono gravi interrogativi alla comunità internazionale circa i mezzi da adottare per un'autentica convivenza tra popoli diversi. Ancora una volta bisogna ricordare che il negoziato, se necessario con l'aiuto di istanze internazionali, è l'unica via possibile per superare gli ostacoli che si oppongono alla concordia in questi mosaici etnici, religiosi e linguistici del nostro mondo, dove l'originalità di ogni componente deve essere rispettata.

Chiedo per l'Africa uno slancio di solidarietà internazionale

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5. Per troppi popoli, la violenza e l'odio rimangono una tentazione e una soluzione di comodo. Penso all'Africa con i suoi focolai non del tutto spenti: la Liberia, la Somalia, il Sudan meridionale, dove nessuno è ancora in grado di pensare al futuro. L'Angola, che rimane una terra dove la violenza e la miseria uccidono ancora. Il Rwanda, che fatica ad uscire dall'abisso dove l'ha gettata un genocidio programmato e barbaro, mentre il vicino Burundi potrebbe a sua volta cadere nell'assurda avventura di un altro conflitto etnico. Un grande Paese come lo Zaire non vive ancora l'auspicata ricomposizione democratica. E noi siamo testimoni, sulle sponde del Mediterraneo, della devastazione che compie in Algeria la forza bruta che non risparmia neppure l'esigua comunità cattolica. Anche li bisognerebbe che, senza indugi, venissero elaborate le modalità per l'indispensabile dialogo nazionale.

Signore, Signori, non si può lasciare andare alla deriva un grande continente come l'Africa. Si, io chiedo per l'Africa uno slancio di solidarietà internazionale: innanzitutto per indurre alla ragione a coloro che si affrontano, armi alla mano, per motivi di razza, di potere o di prestigio; poi, per far cessare l'ignobile commercio delle armi, incoraggiamento per coloro che si affidano alla sola violenza; infine, per venire in aiuto dei popoli che vivono al di sotto della soglia delle povertà. Non ci si può non preoccupare, in effetti, dinanzi alla considerevole riduzione dell'aiuto internazionale a favore dell'Africa verificatasi quest'anno. E' stato infatti constatato che tra i quaranta Paesi più poveri del mondo, trenta sono africani...

In America Latina la democrazia ha compiuto dei reali passi in avanti L'augurio al popolo haitiano e al popolo cubano

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6. La solidarietà internazionale si impone ancora di più poiché il mondo, in questo inizio anno 1995, si presenta a noi come diviso tra zone ricche e in pace e regioni danneggiate, in preda alle crisi, alla povertà e persino alla guerra. Si tratta di una minaccia permanente per la stabilità del mondo.

Ad esempio, sappiamo che in America Latina, con qualche eccezione, la democrazia ha compiuto dei reali passi avanti. Auguriamo dunque al popolo haitiano e al popolo cubano di trovare, all'interno delle loro rispettive situazioni, le vie più adatte ad affermare la vita democratica nei loro Paesi già tanto provati.

D'altra parte pero bisogna constatare che in questo continente, che sta vivendo un inizio di crescita economica, sono ancora necessarie grandi riforme sociali per sradicare quegli autentici cancri che sono la miseria e l'ingiustizia. Queste ultime danno luogo, tra le altre cose, a fenomeni quali il traffico della droga o la criminalità, che non sono meno sovversivi della guerriglia di ieri.

L'Asia e il Pacifico stanno prendendo sempre più coscienza della loro specificità e del loro potenziale umano L'Asia e il Pacifico stanno prendendo sempre più coscienza della loro specificità e del loro potenziale umano ed economico. Ciò è positivo. Tuttavia, per essere un fattore di pacificazione e di pace, la cooperazione, che si delinea soprattutto sul piano economico, dovrà anche tradursi in una solidarietà che tenga conto dell'immensa diversità dei Paesi, delle loro lingue, delle loro etnie, delle loro culture e delle loro religioni, affinché la crescita materiale non si produca mai a scapito dei diritti della persona umana e delle sue legittime aspirazioni.

Una particolare attenzione alle popolazioni dello Sri Lanka e del Timor Orientale e ai grandi popoli della Cina e del ViêtNam Nel vasto spazio della nostra terra, la mia attenzione si volge in questo momento verso le popolazioni dello Sri Lanka e del Timor Orientale, sempre afflitte da dolorose lacerazioni. Non dimentico neanche i grandi popoli della Cina e del ViêtNam, impegnati in un vasto rinnovamento economico e sociale. Penso in modo particolare ai figli della Chiesa cattolica che vivono in questi Paesi e vi apportano il loro generoso contributo; essi, sfortunatamente, non beneficiano ancora delle condizioni necessarie per praticare pienamente la loro fede.

Nel mondo interdipendente di oggi, l'isolamento non ha più ragione d'essere

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7. Nel mondo interdipendente di oggi, una rete di scambi costringe ormai le nazioni a coabitare, nolens volens. Tuttavia bisogna passare dalla coabitazione alla collaborazione. L'isolamento non ha più ragione d'essere.

L'embargo, in particolare, ben definito dal diritto, è uno strumento da utilizzare con grande discernimento e deve essere sottoposto a rigidi criteri giuridici ed etici. Esso costituisce uno strumento di pressione per spingere i governi che hanno infranto il codice internazionale di buona condotta a rivedere le loro scelte. Tuttavia, in un certo senso, è anche un atto di forza e, come dimostrano alcuni casi d'attualità, infligge gravi privazioni alle popolazioni dei Paesi che ne sono l'oggetto. Mi giungono spesso richieste d'aiuto da parte di queste persone vittime dell'isolamento e dell'indigenza. Vorrei qui ricordare a voi diplomatici che, prima di imporre simili misure, bisogna sempre prevedere le conseguenze in termini umanitari delle sanzioni, vegliando sul giusto rapporto che esse devono avere con il male al quale si vuole porre rimedio.

Desidero incoraggiare tutti coloro che sono impegnati nel processo di pace in Medio Oriente

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8. Queste considerazioni non sono utopiche, poiché fortunatamente siamo a conoscenza di situazioni dove la comunità internazionale ha saputo mostrarsi previdente ed efficiente. Desidero cogliere questa occasione, in modo particolare, per incoraggiare tutti coloro che sono impegnati nel processo di pace in Medio Oriente. Esso è la dimostrazione che, con il dialogo, il corso della storia può cambiare. Indubbiamente sappiamo che, su questa Terra Santa, dove Gesù è nato quasi duemila anni fa, gli scontri e le esclusioni persistono. Il popolo palestinese attende ancora di vedere pienamente realizzate le proprie aspirazioni.

Il Libano non ha ancora ripristinato la sua piena sovranità. Ma non dobbiamo considerarle come fatalità.

La pace non si scrive con lettere di sangue, ma con l'intelligenza e con il cuore! Uomini coraggiosi, che accettano di guardarsi e di ascoltarsi, non mancheranno mai. Essi saranno capaci di trovare gli strumenti adatti a costruire società dove ogni persona è indispensabile alle altre, dove la diversità è innanzitutto vista come una ricchezza. La pace non si scrive con lettere di sangue, ma con l'intelligenza e con il cuore! Il Sud Africa ce lo dimostra. Questo grande Paese ha saputo accettare con maturità la sfida di elezioni multirazziali; esso dà l'esempio a molte altre nazioni africane e non, facendo prevalere lo spirito di riconciliazione e di compromesso sugli sconvolgimenti inerenti le inevitabili ripercussioni della transizione.

Il cessate-il-fuoco imposto in Irlanda del Nord, seguito da negoziati tra i rappresentanti delle due fazioni che si oppongono da decenni, costituisce uno sviluppo positivo. Desidero incoraggiare le parti in causa affinché si dedichino sinceramente alla ricerca di una soluzione politica che non può che fondarsi sul perdono e sul rispetto reciproco.

Si, Signore, Signori, io sono convinto che, se la guerra e la violenza sono, purtroppo, contagiose, lo è anche la pace. Datele ogni opportunità! Dinanzi alla disgregazione di società nel passato tenute unite volenti o nolenti, dinanzi ai nazionalismi predatori, dinanzi ai tentativi di dominazione confessati o dissimulati, i membri della comunità internazionale devono essere uniti affinché alla fine trionfino le forze della moderazione e della fratellanza che aprono il cammino del dialogo e della concertazione.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite divenga sempre più lo strumento privilegiato della promozione e della tutela della pace

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9. Tra qualche mese celebreremo il cinquantesimo anniversario della fondazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite: come non augurarsi che essa divenga sempre più lo strumento privilegiato della promozione e della tutela della pace? In questi ultimi anni essa ha moltiplicato le operazioni di mantenimento della pace, così come gli interventi volti ad agevolare la transizione democratica negli Stati che hanno rinunciato al regime monopartitico. Ha anche istituito tribunali per giudicare i presunti responsabili di crimini di guerra.

Questi sono dei progressi significativi che stimolano ad auspicare che l'Organizzazione si doti di strumenti sempre più idonei ed efficaci, in grado di realizzare le sue ambizioni. In fondo, l'operato di un'organizzazione come l'ONU mostra bene come il rispetto dei diritti umani, l'esigenza democratica e l'osservanza della legge sono le fondamenta sulle quali deve poggiare un mondo estremamente complesso, la cui sopravvivenza dipende dal posto riconosciuto all'uomo come autentico fine di qualsiasi politica.

Alla Conferenza del Cairo su Popolazione e Sviluppo la Santa Sede ha difeso l'uomo 10. E' in questo spirito che la Santa Sede ha agito durante la recente Conferenza su Popolazione e Sviluppo che si è tenuta al Cairo nel mese di settembre del 1994.

Dinanzi al tentativo di ridimensionamento della persona e delle sue motivazioni, in un ambito così serio come quello della vita e della solidarietà umane, la Santa Sede ha reputato suo dovere porre i responsabili delle nazioni di fronte alle loro responsabilità e far prendere loro coscienza del rischio che siano imposti all'umanità intera una visione delle cose e uno stile di vita propri di una minoranza. così facendo, la Santa Sede ritiene di avere difeso l'uomo.

Consentitemi di citare a questo proposito le parole indimenticabili del mio predecessore, Papa Paolo VI, pronunciate nel suo messaggio di Natale, il 25 dicembre 1973: "Guai a chi mette le mani sull'uomo: la sua vita è sacra fin dal grembo materno. Egli nasce sempre dotato di quella prerogativa pericolosa ma divina che è la libertà, educabile ma inviolabile. Egli nasce persona, sufficiente in se stesso ma, allo stesso tempo, bisognoso dell'ambiente sociale; nasce dotato di pensiero, nasce dotato di volontà, destinato al bene ma capace di errore e di peccato. Egli nasce per la verità, nasce per l'amore".

Molti partecipanti alla Conferenza del Cairo attendevano dalla Santa Sede questo discorso e questa testimonianza. E' d'altronde questa la sua ragione d'essere in seno alla comunità delle nazioni: essere la voce che la coscienza umana attende, senza sminuire per questo l'apporto delle altre tradizioni religiose. Autorità spirituale e universale, la Sede Apostolica continuerà a rendere questo servizio all'umanità, senza altra preoccupazione se non quella di rammentare instancabilmente le esigenze del bene comune, il rispetto della persona umana, la promozione dei più alti valori spirituali.

E' la dimensione trascendente dell'uomo ad essere in gioco: essa non deve essere sottoposta ai capricci degli uomini di Stato o alle ideologie. Anche i responsabili delle società sono al servizio dell'uomo: i loro concittadini, dando loro fiducia, si aspettano da essi un attaccamento indefettibile al bene, la perseveranza nello sforzo, l'onestà nella gestione della cosa pubblica, così come la capacità di ascoltare tutti, senza alcuna discriminazione. Esiste una moralità del servizio della città che esclude non solo la corruzione ma anche l'ambiguità e i compromessi. La Santa Sede si considera al servizio di questo risveglio della coscienza, senza alcuna ambizione temporale, non essendo il modesto Stato della Città del Vaticano altro che il supporto minimo necessario all'esercizio di un'autorità spirituale indipendente e internazionalmente riconosciuta. La vostra presenza qui, Signore, Signori, testimonia che è proprio così che i vostri governanti l'intendono.

Preparare un mondo più degno degli uomini sotto lo sguardo di Dio 11. Non mi resta che esprimervi la mia gratitudine per la saggezza con la quale assolvete le vostre funzioni, Signore e Signori, e rinnovarvi i miei auguri affettuosi, per voi, per le vostre famiglie e per i popoli che rappresentate. Di tutto cuore, auspico una nostra sempre migliore collaborazione per la creazione di un clima di fratellanza e di fiducia tra le persone e i popoli per preparare un mondo più degno degli uomini sotto lo sguardo di Dio. Che Dio benedica voi e i vostri compatrioti, Lui "che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (
Ep 3,20)! (Al termine dell'udienza il Santo Padre ha rivolto ai presenti un breve saluto del quale pubblichiamo qui di seguito una nostra traduzione:] Non ho ancora terminato, ho parzialmente terminato. Una parte sostanziale si è già conclusa. Allora non mi resta che dirvi arrivederci e buon anno, buon anno alle vostre famiglie, alle vostre Patrie, al mondo intero. Grazie.

Data: 1995-01-09 Data estesa: Lunedi 9 Gennaio 1995

Ai netturbini di Roma

Titolo: La visita del Santo Padre al presepe dei netturbini a Porta Cavalleggeri

Per introdurre la Chiesa di Roma nel Terzo Millennio sarà necessario ricorrere alla collaborazione dei netturbini. E questo è giusto perché anche Gesù è venuto in questo mondo per mettere un po' di pace, di ordine, di pulizia. Di pulizia nelle città, di pulizia nelle coscienze. Ci ha fatti puliti.

Ritorno qui già per la sedicesima volta. Tutto il Pontificato è segnato dai netturbini di Roma e sono contento di questa bella tradizione. Sono contento anche in questo anno di essere qui, di incontrarvi e di rendere omaggio a quello che voi siete per la città. Si dice netturbini e questo vuol dire che fate pulizia nella città, grazie a questo Roma è così pulita. Signor Sindaco, è vero? Speriamo.

Allora è pulita, è bella, e tanti passano attraverso questa Roma, tanti pellegrini, tanti ospiti, io vedo molti di loro sulla Piazza San Pietro e anche dopo le Assemblee molto numerose rimane pulita Roma, rimane pulita Piazza San Pietro, e così possiamo presentarci bene davanti al mondo.

Mi congratulo per questo presepe nuovo, è sempre ogni anno un po' nuovo, c'è qualche elemernto di novità. Rappresenta - questo "presepe" - una terra in cui io spero di andare in pellegrinaggio. Andremo insieme.

Ci avviciniamo alla data che ci porterà quasi spontaneamente verso la Terra Santa, verso Betlemme, verso Gerusalemme, verso tutti questi luoghi sacri legati con la nostra redenzione.

Carissimi, non voglio prolungare il mio discorso, esprimo la mia gratutudine per questo invito sempre rinnovato e ringrazio il Signore che sono potuto venire nonostante la gamba un po' deficiente, ma sempre migliora. Si prepara un viaggio abbastanza lungo verso l'Estremo Oriente, speriamo che riuscirà. così si deve varcare ogni anno e ogni giorno la soglia della speranza.

Auguro a tutti buon anno, veramente buon anno! Due giorni fa si diceva buona befana, ma oggi già buon anno. Grazie, grazie ancora una volta.

Data: 1995-01-10 Data estesa: Martedi 10 Gennaio 1995


Omelia: la Santa Messa per i partecipanti al Forum internazionale dei giovani nella cappella del Seminario dell'Università Santo Tomas - Manila (Filippine)

Titolo: Cristo dice a ciascun giovane: "Vieni con me nel Terzo Millennio a salvare il mondo"

"Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10,17).

Cari amici in Cristo,

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1. Un giovane una volta pose a Gesù questa domanda. In risposta Gesù gli ricordo i comandamenti di Dio. E quando il giovane gli disse di avere osservato tutti i comandamenti fin dall'infanzia, Gesù lo guardo con amore e disse: "Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi" (
Mc 10,21).

"Vieni e seguimi!". L'invito che il Signore quel giorno rivolse al giovane citato dal Vangelo riecheggia ai nostri giorni. La Chiesa ripete questo invito quando il Papa, i Vescovi e tutte le persone impegnate nella sollecitudine pastorale dei giovani li invitano a riunirsi. Vi sono molte occasioni in cui i giovani si possono incontrare: nelle loro parrocchie e nelle loro diocesi, e, negli ultimi dieci anni, durante le Giornate Mondiali della Gioventù; a Roma, poi a Buenos Aires in Argentina, successivamente a Santiago de Compostela in Spagna, a Jasna Gora, a Czestochowa, in Polonia, e a Denver negli Stati Uniti. Oggi siamo qui a Manila, nelle Filippine, nel Lontano Oriente, in Asia. Anche se sono presenti delegazioni provenienti dalla maggior parte dei Paesi del mondo, dobbiamo dire che questa è, in modo particolare, la Giornata Mondiale della Gioventù delle Chiese in Asia e nell'Estremo Oriente.

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2. Il V Forum Internazionale della Gioventù, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, presieduto dal Cardinale Eduardo Pironio, ha fatto incontrare i delegati delle Conferenze Episcopali e dei movimenti, delle associazioni e dei gruppi ecclesiali internazionali, per condividere le loro esperienze di apostolato nelle diverse parti del mondo e per riflettere sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù.

Il tema di quest'anno è espresso dalle parole che Cristo ha rivolto agli apostoli dopo la Risurrezione: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (
Jn 20,21). Duemila anni fa queste parole diedero inizio alla missione eterna della Chiesa di proclamare il Vangelo della salvezza fino ai confini della terra.

Il Signore Gesù disse agli Apostoli: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22), e la missione - in obbedienza a queste parole - ebbe inizio il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo scese sugli apostoli e questi uomini semplici divennero i custodi della potenza divina che permetteva loro di annunciare il Vangelo con coraggio, fino allo spargimento del proprio sangue.

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3. Che cosa significano queste parole oggi? Che cosa significano per voi, giovani del Forum Internazionale della Gioventù? Quando Gesù dice: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi", queste parole hanno oggi lo stesso significato che hanno avuto subito dopo la Risurrezione. Allo stesso tempo esse hanno un significato sempre nuovo. Compito della Giornata Mondiale della Gioventù, e, soprattutto, del Forum, è quello di scoprire questo significato, che è eterno e allo stesso tempo attuale. Per un certo verso, il vostro compito è quello di invitare lo Spirito Santo a questo cenacolo nelle Filippine, dove le parole di Gesù possono diventare ancora una volta una missione, un mandare apostoli.

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4. E' sempre Cristo che manda. Ma chi manda? Voi giovani siete coloro ai quali egli guarda con amore. Cristo che dice "seguimi", vuole che viviate la vostra vita con un senso di vocazione. Vuole che le vostre vite abbiano un preciso significato e una dignità. La maggior parte di voi è chiamata al matrimonio e alla vita familiare; tuttavia alcuni riceveranno una chiamata al sacerdozio o alla vita religiosa.

Infatti, a questa Messa è presente un gruppo rappresentativo di seminaristi, novizi e giovani religiosi. Saluto ognuno di voi e vi esorto ad essere risoluti nel rispondere alla chiamata per un amore totale e abnegato verso il Signore. Egli esigerà molte cose da voi. Chiederà il massimo impegno di tutto il vostro essere nell'annuncio del Vangelo e nel servizio al suo popolo. Ma non abbiate paura! Le sue richieste sono anche la misura del suo amore per ognuno di voi.

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5. Che cosa Cristo chiede ai giovani? Il Concilio Vaticano II ci ha resi più consapevoli del fatto che esistono molti modi di edificare la Chiesa. Ogni forma di apostolato è valida e feconda se viene svolta nella Chiesa, da parte della Chiesa e per la Chiesa, il corpo mistico di Cristo di cui si parla nell'insegnamento di San Paolo.

La Giornata Mondiale della Gioventù può essere per tutti voi una occasione per scoprire la vostra chiamata, per discernere il cammino particolare che Cristo pone dinanzi a voi. La ricerca e la scoperta di ciò che Dio vuole per voi è un'esperienza profonda e affascinante. Essa esige da voi l'atteggiamento di fiducia espresso dalle parole del Salmo letto nella liturgia odierna: "Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra" (
Ps 15,11). Ogni vocazione, ogni cammino al quale Cristo ci chiama, è ciò che conduce in definitiva alla realizzazione e alla gioia, poiché conduce a Dio, a condividere la sua stessa vita. E vedo che il popolo delle Filippine è gioioso. Perché è tanto pieno di gioia? Sono convinto che tu, popolo delle Filippine, sei così gioioso perché hai ricevuto la Buona Novella. Chi ha ricevuto la Buona Novella è gioioso e raggiante, e inoltre dona questa gioia agli altri. Oggi questa gioia viene donata al Papa. Questa stessa gioia viene donata anche ai Cardinali, ai Vescovi, ai sacerdoti, a tutti voi! Io personalmente e tutti noi siamo molto grati al popolo delle Filippine per questa gioiosa ospitalità.

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6. Ritornando al testo. Non esitate a rispondere alla chiamata del Signore! Dal passo del libro dell'Esodo, letto durante questa Messa possiamo imparare come il Signore agisca in ogni vocazione (cfr.
Ex 3,1-6 Ex 3,9-12). Per prima cosa, Egli porta a una nuova consapevolezza della sua presenza - il roveto ardente. Quando cominciamo a mostrare interesse, egli ci chiama per nome. Quando la nostra risposta diventa più specifica e, come Mosè, rispondiamo: "Eccomi" (cfr. v. 4), Egli rivela più chiaramente sia se stesso sia il suo amore misericordioso per il suo popolo bisognoso. Gradualmente ci porta a scoprire il modo pratico in cui dovremmo servirlo: "Io vi mandero". E' proprio allora che sopraggiungono timori e dubbi che ci turbano e che ci rendono più difficile la decisione. E' allora che abbiamo bisogno di sentirci rassicurati dal Signore: "Io saro con te" (Ex 3,12).

Conferisco a queste parole la mia personale convinzione. E' stato molto importante per me sentirle. "Io sono con te. Non avere paura". Ogni vocazione è una profonda esperienza personale della verità di queste parole: "Io saro con te".

Vediamo, quindi, che ogni vocazione all'apostolato nasce dalla familiarità con la parola di Dio e implica l'essere mandati a trasmettere questa parola agli altri. Questi "altri" possono essere persone che già conoscono il linguaggio della parola rivelata. Possono pero anche essere persone che non conoscono ancora questa parola, come avviene per la vocazione missionaria. La parola di Dio è sconosciuta ad alcuni, perché non l'hanno ancora ascoltata. Altri l'hanno dimenticata o hanno abbandonato ciò che in passato avevano sentito. Quali che siano le difficoltà, l'apostolo sa di non essere mai solo: "Io saro sempre con te". Prego ogni giorno affinché i giovani cattolici del mondo sentano la chiamata di Cristo, e la loro risposta sia come quella del Salmo responsoriale: Il Signore è "la mia parte di eredità... Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare" (Ps 15,5 Ps 8).

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7. I giovani del mondo dovranno far fronte a grandi impegni; soprattutto i giovani cattolici delle Filippine, dell'Asia e dell'Estremo Oriente alla vigilia del Terzo Millennio. La più grande terra di missione del mondo ha bisogno di operai e la Chiesa prega costantemente il Signore delle messi affinché li mandi, affinché mandi noi, affinché mandi voi.

Andando verso l'altare, desidero, insieme ai Vescovi e ai sacerdoti oggi qui presenti, offrire, sotto forma di pane e di vino, tutto ciò che voi, giovani uomini e donne, portate nei vostri cuori. Pane e vino diventeranno, nell'Eucaristia, Corpo e Sangue di Cristo. Quando lo riceverete nella Santa Comunione, abbiate il coraggio di ascoltare la sua chiamata. Permettetemi di esprimere questa chiamata con le parole di una canzone che ho imparato da alcuni giovani quando ancora mi trovavo nel mio Paese. La loro canzone dice: "Vieni con me a salvare il mondo; siamo già nel ventesimo secolo!" In effetti il ventesimo secolo sta ora volgendo al termine. così Cristo dice: "Vieni con me nel Terzo Millennio a salvare il mondo!". Attendo con ansia di incontrare ognuno di voi dopo la Celebrazione e di essere vicino a ciascuno di voi, che parlate lingue tanto diverse e venite da tanti diversi Paesi e Nazioni del mondo. Sono ansioso di vedervi, di venirvi incontro poggiando su questo bastone.

"Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi...". Amen.

Data: 1995-01-13 Data estesa: Venerdi 13 Gennaio 1995

Agli studenti e ai rappresentanti del mondo accademico radunati nel campo sportivo dell'Università Santo Tomas - Manila (Filippine)

Titolo: La Chiesa cerca aiuto per far uscire le nuove generazioni dalle frustrazioni e dal vuoto

Reverendo Padre Rettore, Cari Fratelli Domenicani, Docenti e Studenti dell'Università "Santo Tomas", Distinta Facoltà e Studenti della "University Belt"

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1. Sono profondamente grato a tutti voi per essere venuti qui, e al Padre Rettore per le sue gentili parole di benvenuto. Essendo un'Università Pontificia, "Santo Tomas" ha un particolare diritto all'attenzione del Papa. In effetti, questa è la terza visita di un Papa all'Università più antica dell'Asia: Papa Paolo VI è venuto qui nel 1970; io sono già venuto nel 1981, e ora Dio mi dona la grazia di poter essere di nuovo qui, per incontrare il "mondo universitario" delle Filippine. Essendo stato io stesso studente e professore universitario, ho una speciale affinità con voi. Desidero esortarvi a vivere l'esperienza universitaria con grande dedizione e impegno, ricercando l'eccellenza umana e accademica, con grande senso di responsabilità verso le vostre famiglie e la società, verso il vostro futuro e quello del vostro Paese.

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2. Un'università, soprattutto un'università cattolica, non può che essere sensibile al diffuso e crescente bisogno della società di valori autentici, di guide etiche certe e di una visione trascendente del significato della Vita.

Un'università, quindi, non dovrebbe soltanto impartire delle nozioni secondo i giusti principi e metodi di ogni materia di studio e con la dovuta libertà di ricerca scientifica; essa dovrebbe anche educare uomini e donne che siano vere guide nel campo scientifico, tecnico, economico, culturale e sociale. Deve essere una comunità la cui missione è di formare delle guide in tutti i campi importanti della vita stessa; guide che abbiano fatto una sintesi personale tra fede e cultura, che siano disposte e capaci di svolgere dei compiti nel servizio alla comunità e alla società in generale, testimoniando la loro fede sia in privato, sia in pubblico. Che la mia visita possa servire ad incoraggiare la comunità accademica filippina a riflettere sulla "priorità dell'etica sulla tecnica, del primato dell'uomo sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia" (cfr. Discorso all'UNESCO, 2 giugno 1980, n. 22). La causa della persona umana sarà servita solo se la conoscenza è legata alla coscienza, se gli uomini e le donne di scienza conservano il senso della trascendenza della persona umana sul mondo, e di Dio sulla persona umana (cfr. Ex Corde Ecclesiae, n. 18).

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3. La maggior parte di voi è ancora giovane, e la gioventù rappresenta un capitolo molto importante nel libro della vita: c'è entusiasmo, energia, speranza e attesa.

I "problemi della vita" non sono ancora sorti. Invece state acquisendo le capacità e l'esperienza che vi renderanno cittadini maturi della vostra nazione e veri figli e figlie della Chiesa - la Chiesa che vi ama e che ha bisogno della vostra cooperazione.

Che cosa cerca la Chiesa nei giovani filippini? Cerca aiuto per salvare la vostra generazione dalla futilità, dalla frustrazione e dal vuoto nel quale vivono molti vostri coetanei. Quando penso a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che dovrebbero essere la forza, la speranza e persino la coscienza della società, e che invece sono intrappolati in una rete di incertezze o che stanno disperatamente cercando la felicità lungo cammini che non possono condurre alla felicità, allora prego ancora di più affinché i giovani cattolici della fine del ventesimo secolo giungano a una conoscenza sempre più profonda di Gesù Cristo e si convincano della meravigliosa sfida e avventura che egli rappresenta per ognuno di noi.

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4. In Cristo e nel suo insegnamento troverete "via, verità e vita". In lui troverete la risposta a tutte le domande fondamentali. Il mondo e la Chiesa hanno bisogno di giovani per i quali la bellezza della vita sta nel donarsi agli altri, nel fare del bene agli altri. Lasciate che la luce di Cristo illumini le vostre coscienze sul vero bene e sul male del peccato e su ogni cosa che offusca il vero amore.

Giovani delle Filippine, il mondo moderno ha bisogno di un nuovo tipo di giovane: ha bisogno di uomini e di donne capaci di autodisciplina, capaci di dedicarsi agli ideali più alti, pronti a cambiare radicalmente i falsi valori che hanno reso schiavi molti giovani e adulti. Tutto ciò è possibile con la fiducia nel Signore, e con l'aiuto di buoni insegnanti, nelle vostre parrocchie e nei vostri gruppi.

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5. Questa Università è stata fondata nel 1611, con il nome di "Santo Tomas de Nuestra Senora del Rosario". La Santissima Madre è una particolare maestra per tutti noi. Ci impartisce la lezione più importante di tutte: amare Dio e amare il prossimo per amore di Dio. Possa Nostra Signora continuare ad amare e a proteggere tutti voi! Possa essere vicina alle vostre famiglie! Che Dio benedica tutti voi, che benedica i giovani filippini e il Paese filippino. E' mio grande privilegio essere qui e riscoprire questo fenomeno che avevo già conosciuto in passato. Oggi lo conosco anche meglio. Questo grande fenomeno del mondo e della Chiesa, per il mondo e per la Chiesa, questo fenomeno si chiama: popolo delle Filippine. Sono venuto a riscoprire questo fenomeno che sono le Filippine e che io ammiro. Mi compiaccio con tutti i missionari che sono venuti fino a voi, che vi hanno portato l'Università Santo Tomas. Mi congratulo per questa particolare esperienza, per questa Università delle Filippine che è "Santo Tomas". Mi congratulo con questo grande Dottore della Chiesa come suo discepolo. E infine mi congratulo con il Cardinale Sin, con il Cardinale Vidal e con tutti i Vescovi della vostra Chiesa, questa bella, bellissima Chiesa delle Filippine. Grazie tante. Grazie a Dio per tutti voi.

Giovanni Paolo II vi ama e vi benedice.

(Dopo aver impartito la Benedizione Apostolica, il Papa ha aggiunto:] Amen! Amen! Amen! Mabuhay! (Quindi, dopo la consegna di alcuni doni, il Santo Padre ha ringraziato i presenti con queste parole:] Sono molto grato per i doni. Tutti questi doni esprimono un unico dono.

Si tratta del dono dei vostri cuori, dei cuori dei giovani filippini, dei giovani, uomini e donne. Vi sono molto grato.

Data: 1995-01-13 Data estesa: Venerdi 13 Gennaio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 41