GPII 1995 Insegnamenti 295

Udienza: il Santo Padre ad un gruppo di Vescovi amici del Movimento dei Focolari - Città del Vaticano

Titolo: Un rinnovato ed efficace annuncio del Vangelo esige una robusta spiritualità di comunione

Venerati Signori Cardinali e Fratelli nell'Episcopato!

301
1. Vi accolgo con gioia in occasione dell'annuale incontro spirituale che vi raduna da varie parti del mondo come amici del Movimento dei Focolari dell'Unità.

Mentre rivolgo un orante pensiero alla memoria di Mons. Klaus Hemmerle, promotore di numerose vostre riunioni, ringrazio il Cardinale Miloslav Vlk per le parole con cui ha presentato il significato e il valore di questo periodico raccogliersi insieme, come Vescovi, a riflettere su vari aspetti della spiritualità focolarina.

E' motivo di riconoscenza al Signore che un folto gruppo di Pastori, di provenienze così diverse, desiderosi di rafforzare la collegialità effettiva ed affettiva, possano vivere un momento di intima unione col Successore di Pietro.

Ciò contribuisce anche a porre nell'autentica luce il rapporto tra la dimensione fraterna e quella gerarchica del collegio episcopale.

"Una spiritualità comunitaria o collettiva": il tema del Convegno di quest'anno vi ha condotti ad approfondire un aspetto costitutivo della vocazione cristiana. Il Signore Gesù, infatti, non ha chiamato i discepoli ad una sequela individuale, ma inscindibilmente personale e comunitaria. E se ciò è vero per tutti i battezzati, vale in modo particolare per coloro che Egli ha scelto "perché stessero con lui e anche per mandarli a predicare" (
Mc 3,14-15), cioè per gli Apostoli e per i loro successori, i Vescovi.

302
2. La Chiesa, icona della Santissima Trinità, è mistero di comunione e sacramento di unità (cfr.
LG 1). La comunione tra i suoi membri è il primario e principale segno che essa offre perché il mondo possa credere in Cristo (cfr. Jn 17,21). Essere uno in Cristo è, per così dire, la prima e permanente forma di evangelizzazione attuata dalla Comunità cristiana.

Il nostro tempo esige una nuova evangelizzazione. Richiede quindi con particolare intensità ed urgenza di rispondere a questa originaria vocazione personale ed ecclesiale: formare, in Cristo, "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). Un rinnovato annuncio del Vangelo non può essere coerente ed efficace, se non è accompagnato da una robusta spiritualità di comunione, coltivata nella preghiera, nell'impegno ascetico e nel tessuto delle relazioni quotidiane.

303
3. Tutto ciò, carissimi, acquista ancora maggior rilievo nella prospettiva del Giubileo del 2000. La preparazione a questo evento è stata avviata di fatto - come ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente - dal Concilio Vaticano II (cfr.
TMA 18). Ed anche questi vostri incontri, che si ispirano all'ecclesiologia conciliare, contribuiscono a preparare "quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all'azione dello Spirito Santo" ().

Approfondendo in particolare la spiritualità dell'unità, voi vi preparate a meglio cooperare con lo Spirito Santo, divino lievito dell'unità del Popolo di Dio e dell'intera umanità.

Mentre invoco abbondanti doni dello Spirito sul vostro incontro, come pure su ciascuno di voi e sui rispettivi campi di servizio, vi imparto di cuore, in pegno di rinnovata comunione, la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-02-16 Data estesa: Giovedi 16 Febbraio 1995

Udienza: il Santo Padre durante l'incontro con i membri della Giunta e del Consiglio regionali - Città del Vaticano

Titolo: I valori cristiani, elementi portanti dell'identità del Lazio, rappresentano ancora oggi il fondamento dell'auspicato rinnovamento civile

Onorevole Presidente della Giunta Regionale del Lazio, Onorevole Presidente del Consiglio Regionale, Illustri Signori!

304
1. Questo tradizionale incontro tra il Vescovo di Roma ed i qualificati Rappresentanti del Governo Regionale del Lazio costituisce sempre una occasione propizia per formulare fervidi voti augurali all'inizio del nuovo anno. Rivolgo tale augurio innanzitutto a Lei, Onorevole Arturo Osio, di recente chiamato all'impegnativo ufficio di Presidente della Giunta regionale, mentre La ringrazio per il cortese indirizzo pronunciato a nome dell'intera Amministrazione. Ringrazio parimenti i presenti ai quali porgo il mio cordiale saluto, che estendo con beneaugurante pensiero all'intera popolazione del Lazio.

305
2. Nelle sue parole, Onorevole Presidente, Ella non ha mancato di evocare alcune luci ed ombre che segnano la realtà di questa antica regione, così legata alle vicende della Sede Apostolica e ricca di tradizioni, di cultura e di operosità.

Essa si trova a vivere oggi una situazione complessa e problematica, dovuta tra l'altro alle molteplici trasformazioni sociali in atto e alla congiuntura economica sfavorevole che, qui come altrove, fa sentire pesanti conseguenze. Alle situazioni di disagio, tuttavia, si affiancano numerosi e consolanti segni di speranza, a cui pure occorre guardare per costruire con serena fiducia il futuro.

E' con tale consapevolezza che vanno affrontati i non pochi problemi emergenti, tra i quali vorrei ricordare quelli della costruttiva convivenza tra culture e tradizioni antiche e nuove, del rilancio economico, della lotta alla disoccupazione, della gestione più efficiente e trasparente della cosa pubblica, della sanità, dell'agricoltura e dell'ambiente.

Intervenendo in tali ambiti, non bisogna mai dimenticare gli aspetti positivi riscontrabili in larghe fasce della popolazione, i gesti di accoglienza e di solidarietà promossi da semplici cittadini o da benemerite Istituzioni, la confortante realtà del volontariato, gli sforzi di operatori economici a sostegno dei posti di lavoro, la diffusa sensibilità per l'ambiente e la solidarietà per le fasce meno abbienti della società.

306
3. E' necessario, perciò, resistere alle possibili tentazioni di sfiducia generalizzata, di paura e di chiusura verso le fasce sociali più deboli. Il clima di comprensione e di collaborazione fra pubblica Amministrazione e istituzioni ecclesiali, poc'anzi richiamato dall'Onorevole Presidente, potrà favorire la realizzazione di iniziative sempre più rispondenti ai bisogni reali della popolazione.

Il futuro si prepara innanzitutto con un forte impegno educativo che coinvolga tutte le componenti della comunità regionale. Su questo terreno mai verranno meno il sostegno e lo stimolo delle componenti ecclesiali. Esse continueranno ad offrire generosamente il loro contributo, nella consapevolezza che non si dà educazione senza la promozione della identità culturale e morale delle persone e dei gruppi umani. I valori cristiani, per secoli elemento portante della identità della regione, rappresentano ancor oggi un fattore fondamentale dell'auspicato suo rinnovamento civile e spirituale.

A tal fine va mobilitata e sostenuta ogni forza viva operante sul territorio, in primo luogo la famiglia: è attraverso questa istituzione, infatti che passa l'avvenire dell'umanità (cfr.
FC 86). Nelle zone rurali e urbane del Lazio la famiglia, nonostante le insidie d'una moderna cultura individualistica, rimane il presidio fondamentale per conservare e fedelmente trasmettere i valori della fedeltà, della solidarietà, della generosità, della laboriosità e della disponibilità. La famiglia: ecco una grande sorgente di saggezza e di speranza a cui attingere. Da sola pero non è in grado di affrontare convenientemente le responsabilità e le sfide che quotidianamente la interpellano.

E' indispensabile il costante sostegno delle pubbliche strutture al fine di garantire ad ogni nucleo familiare condizioni di vita serene e dignitose.

307
4. Il programma di rinnovamento, da tutti auspicato, passa anche in questa regione attraverso il coinvolgimento delle numerose istituzioni educative presenti sul territorio: le parrocchie, le scuole, le Università, le attrezzature sportive, le associazioni del volontariato, i centri culturali a cui fa riferimento particolarmente il mondo giovanile. La carenza di seri punti di riferimento ideale, come pure le ristrettezze economiche e le difficoltà del momento presente possono spingere tanti ragazzi al pessimismo, alla fuga dalle responsabilità nella ricerca di evasioni dannose, che pongono terribili ipoteche sul loro avvenire.

La celebrazione a Manila il 15 gennaio scorso della X Giornata Mondiale della Gioventù, durante la quale milioni di giovani provenienti da ogni continente hanno offerto una indimenticabile testimonianza di fede e di comunione, ha messo in evidenza, ancora una volta, le grandi potenzialità di entusiasmo, di generosità e di impegno di cui sono capaci le giovani generazioni.

Notevole è in questo campo l'impegno della Comunità ecclesiale del Lazio, che con varie istituzioni ed associazioni, con uomini e donne di buona volontà provvede in molteplici forme all'educazione giovanile. E' importante che tali sforzi trovino il sostegno convinto della Pubblica Amministrazione, così che tanta sollecitudine non venga vanificata o frenata dalla carenza di mezzi, dalle inevitabili mediazioni burocratiche, dalla indifferenza.

308
5. I prossimi anni, poi, come ho annunciato nella Lettera Apostolica "Tertio Millennio adveniente", ci vedranno tutti dediti alla preparazione del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Ho ascoltato con compiacimento l'impegno che Ella, Onorevole Presidente, ha manifestato anche a nome di tutti i Collaboratori presenti, di contribuire con adeguate iniziative ai preparativi di quello storico evento. Ho apprezzato in particolare la volontà di creare fin d'ora le condizioni per un efficace coordinamento e per una cordiale intesa fra l'Amministrazione regionale e la Comunità ecclesiale.

I milioni di persone che qui affluiranno per tale occasione, dovranno incontrare non solo le grandi memorie di fede del passato, ma anche famiglie e comunità accoglienti, capaci di testimoniare l'amore a Colui che si è fatto servo di tutti donando la sua vita.

Con la città di Roma l'intera comunità regionale sarà "posta sul candelabro" e dovrà esprimere a livello dell'organizzazione dei servizi e dell'accoglienza dei pellegrini la migliore sua potenzialità.

Se ben preparato, il Grande Giubileo del 2000, sarà sicuramente per Roma, per il Lazio e per il mondo intero occasione quanto mai propizia per il ricupero di quei valori morali e religiosi che costituiscono il fondamento per la costruzione della civiltà dell'amore.

Con tali sentimenti, mentre invoco sulle vostre persone, Signori Amministratori del Lazio, sulle vostre famiglie e sull'intera popolazione della Regione la protezione di Dio, fonte di pace e di speranza, imparto a tutti la mia Benedizione.

Data: 1995-02-16 Data estesa: Giovedi 16 Febbraio 1995

Visita "ad limina": la traduzione italiana del discorso di Giovanni Paolo II a un gruppo di Vescovi del Brasile - Città del Vaticano

Titolo: I mali e le sofferenze della società brasiliana sono il riflesso dei mali e delle sofferenze della Famiglia

Fratelli Vescovi,

309
1. "Piego le ginocchia davanti al Padre (...) Che il Cristo abiti per la fede nei nostri cuori" (
Ep 3,14-17). Nel dare inizio a questa serie di visite ad limina dei Vescovi del Brasile, è questa la mia preghiera per la Chiesa nella vostra grande e amata Nazione: che la fede dei Vescovi della Chiesa si rinnovi e si rafforzi, affinché tutti i fedeli possano essere aiutati a vivere la propria vocazione cristiana con integrità e coraggio! Questa mattina, vi do il benvenuto, componenti del primo gruppo dei Vescovi della Regione Sud II. Vi saluto con caloroso affetto fraterno nel Signore, e ringrazio l'Arcivescovo di Curitiba, Pedro Antônio Marchetti Fedalto, per le parole fraterne che sono, come sempre, espressione di conforto e di pace.

Nel corso dell'anno, mi incontrero con gli altri gruppi di Vescovi che compongono le diverse Regioni della CNBB. Questi incontri hanno un profondo significato per tutti noi. Sono espressione della struttura collegiale della comunione gerarchica della Chiesa. In queste occasioni sentiamo profondamente la solidarietà spirituale di coloro che hanno "un solo Signore, una sola Fede, un solo battesimo" e cercano "di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della Pace". (). Mentre nei nostri colloqui privati parliamo della situazione di ognuna delle vostre diocesi individualmente, questi incontri collettivi mi offrono l'opportunità per condividere con voi e con i vostri fratelli Vescovi del Brasile alcune riflessioni circa aspetti più generali del vostro ministero e della vita della Chiesa nel vostro Paese.

310
2. Sia ringraziato il Signore per i segni di dedizione delle vostre Chiese al servizio dell'evangelizzazione, per le numerose iniziative di catechesi, che rimane sempre il principale cammino dell'evangelizzazione, specialmente quella volta ai bambini e agli adolescenti, offrendo al contempo agli adulti motivazioni valide alla loro fede nel contesto delle condizioni sociali che regnano nelle vostre diocesi.

In questo senso, l'anno 1994 ha acquisito un profondo significato ecclesiologico poiché è stato proclamato l'Anno della Famiglia. Mi ritorna ancora in mente la mobilitazione mondiale che ha suscitato, con l'aiuto della Provvidenza divina, in ogni nucleo familiare una nuova presa di coscienza della propria missione civile ed ecclesiale nel promuovere il rispetto dell'essere umano in quanto tale; e non poteva essere diversamente quando si constata, in tutto il suo significato, che "il Cristianesimo è la religione dell'Incarnazione, è l'annuncio gioioso di un Dio che viene incontro all'uomo" (Angelus, 30 gennaio 1994). In tal modo la Chiesa ha voluto dare, durante l'intero anno, una testimonianza particolare, ricordando che alla famiglia sono vincolati i valori fondamentali dell'essere umano e i più sacri diritti e doveri del cristiano. Per questo, non posso non rendere omaggio alle innumerevoli coppie sposate e famiglie brasiliane, che vivendo con allegria la loro fedeltà alla fede cristiana, continuano ad impegnarsi per infondere nella cultura del vostro Paese i grandi valori della cordialità, dell'amicizia, della laboriosità e della solidarietà fondati su una solida base cristiana.

Molte volte, pensando a voi, mentre svolgete la vostra opera pastorale, ho riflettuto sulle vostre preoccupazioni, che sono anche le mie, rispetto ad alcune situazioni che vi affliggono. Mi sono soffermato spesso su alcuni problemi della società brasiliana, poiché so che resta ancora molto da fare nella vostra realtà sociale tanto diversificata. Pensavo, ad esempio, ai bambini di strada, alla diffusione delle droghe, al banditismo, alla violenza e agli assassinii urbani; e, per ciò che riguarda direttamente la famiglia, alla moltiplicazione dei divorzi, delle separazioni, delle situazioni irregolari, all'uso degli anticoncezionali, alla proliferazione della sterilizzazione volontaria o dell'aborto, alla delinquenza giovanile e allo sterminio dei minori trasgressori e a tanti altri fenomeni che non è necessario menzionare.

Nell'evocare questi problemi, è naturale che sorga anche la seguente domanda: qual è la radice e la causa di tutti questi mali? Se cercassimo a fondo, troveremmo la seguente risposta: le sofferenze della società sono un riflesso delle sofferenze familiari. Essendo la famiglia la cellula fondamentale e vitale della società, quando la famiglia è malata, anche tutta la società è malata.

Perché i cittadini che fanno propri le virtù e i vizi di una famiglia, sono cittadini che si santificano e si corrompono all'interno di una famiglia: " Come è la famiglia, così è la Nazione, poiché così è il cittadino che costruisce la società" (Omelia a Nowy Targ, 8 giugno 1979).

Desidero ricordarvi una cosa che serbo nel profondo del cuore: per quanto ci sforziamo, non avremo fatto mai abbastanza per rivitalizzare la famiglia e per riscattare i suoi più autentici e fondamentali valori; la nostra opera missionaria non dovrà mai essere tanto ardente come quando ci impegniamo a fondo per mettere in pratica quel motto coniato nell'Esortazione Apostolica Familiaris consortio: "Famiglia, diventa "ciò" che "sei"!" (
FC 17).

311
3. Il futuro della Chiesa nel Brasile passa, dunque attraverso la famiglia. In essa dobbiamo vedere il centro di convergenza della pastorale della Chiesa. Non fu senza una luce speciale dello Spirito Santo che la Conferenza di Santo Domingo giunse a dire: "è necessario fare della Pastorale Familiare una priorità fondamentale, sentita, reale e operante" (n. 64).

Alcuni anni fa ho ricordato ai Vescovi del Brasile questa priorità e questa centralità della Pastorale Familiare con parole che oggi hanno una maggiore attualità e implicano un più urgente bisogno di essere messe in pratica: "In ogni Diocesi - vasta o piccola, ricca o povera, dotata o no di clero - il Vescovo agirà con saggezza pastorale, farà un 'investimento' altamente compensatore, costruirà, a medio termine, la sua Chiesa particolare, e allo stesso tempo darà il massimo appoggio a una Pastorale Familiare effettiva" (Direttive ai Vescovi del Brasile, n. 5). La Pastorale Familiare - a livello parrocchiale, diocesano e nazionale - non deve essere considerata solo un'opzione tra le altre ma anche un pressante bisogno che diventerà come un fuoco che irradia i valori cristiani della nuova evangelizzazione, nel cuore stesso della società dove la famiglia è radicata; è essa che darà stabilità nel tempo allo sforzo evangelizzatore.

Bisognerà allora convenire sul fatto che le linee più urgenti di questa Pastorale, enunciate nel Documento di Santo Domingo, dovranno basarsi sullo sforzo per la "formazione dei futuri sposi" (n. 222) e sulla promozione del compito di "preparare agenti di pastorale" (ibidem); promuovere la mentalità pro-vita; offrire i mezzi affinché si possa vivere in modo cristiano la paternità responsabile, e agevolare sempre "la trasmissione chiara della dottrina della Chiesa sulla natalità" (cfr. n. 226 e 222); "cercare, seguendo l'esempio del Buon Pastore, vie e forme per ottenere una Pastorale diretta a coppie in situazione irregolare" (n. 224); e, in particolare, prodigarsi affinché la famiglia finisca con l'essere realmente un'autentica "Chiesa Domestica", "santuario dove si edifica la santità e a partire dal quale la Chiesa e il mondo possono essere santificati" (Conclusioni di Santo Domingo, n. 214, cfr.
FC 55).

Tra questi aspetti, desidero invitarvi inizialmente ad affrontare coraggiosamente le sfide che presenta un'opinione pubblica mal orientata che, da un lato, ripete monotonamente, direi con poca originalità, le tesi pseudo-scientifiche del neo-maltusianesimo, avvertendo delle conseguenze catastrofiche di un'imminente "esplosione demografica" e, dall'altro, semplifica le soluzioni ricorrendo a una cultura della morte che si oppone alla civiltà della vita. La Chiesa ha sempre promosso il rispetto per la vita e la dignità della persona umana. Continuate, quindi, a difendere le condizioni più vulnerabili della vita umana: la vita del nascituro e dei malati terminali. L'eutanasia legalizzata approfondisce e aggrava il disprezzo per la vita, iniziatosi con le leggi che consentono l'aborto. Quando si permette di sopprimere un nascituro, non desiderato, si può giungere a permettere di eliminare il malato terminale, l'anziano, e persino il giovane delinquente che minaccia la tranquillità urbana.

Il fenomeno dei cosiddetti "bambini di strada" e del loro ingiustificabile sterminio è un'appendice terminale di un altro male profondo che riguarda la struttura socio-economica ed educativa del vostro Paese e, ancora di più, i valori umani per una vita degna e un'educazione di base, indispensabile per i bambini e gli adolescenti. Sono a conoscenza dei vostri sforzi volti a superare questa triste situazione - so dell'incoraggiante impegno pastorale di alcune Diocesi per accogliere tanti bambini abbandonati - e desidero rinnovare le mie parole d'incoraggiamento a tutte le iniziative che confermano la tradizione umanitaria e cristiana del popolo brasiliano.

312
4. E' chiaro dunque che la vostra sollecitudine si rivolgerà al nucleo principale dei mali che colpiscono la società, che non potrebbe non essere considerato qui: l'indissolubilità del matrimonio e il ruolo delle donna nella società e nella Chiesa.

Come vi ho detto a Campo Grande, è doloroso osservare nel vostro amato Paese "l'estrema fragilità di molti matrimoni con la triste sequela di innumerevoli separazioni, di cui sono sempre vittime innocenti i figli" (17 settembre 1991). Il matrimonio è indissolubile per legge naturale e non solo per esigenza evangelica. E' stato così "fin dal principio" (cfr.
Mt 19,4). Nel disegno primordiale della creazione dell'uomo come tale, appaiono già impresse nel suo cuore l'unità e l'indissolubilità matrimoniali: "e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24).

La difesa dell'indissolubilità non è solo un obiettivo cristiano ma è soprattutto una rivendicazione umana: l'apologia di un valore radicalmente umano difeso da innumerevoli pensatori, antropologi e giuristi non cristiani. Le caratteristiche essenziali del matrimonio - fonte della famiglia - che sono l'unità e l'indissolubilità, non possono mutare secondo le mode e i gusti, appartenendo la famiglia "al patrimonio più originario e sacro dell'umanità" (Appello di Giovanni Paolo II, 17 aprile 1994) e devono essere da voi difese come si difende ciò che vi è di più sostanziale nelle vostre radici culturali.

Dovete soprattutto preservare i fidanzati da questa valanga edonista che pone il piacere al di sopra dell'amore e il sentimento superficiale al di sopra di quella donazione reciproca che costituisce il fondamento del vero amore, e guidare i giovani sposi affinché comprendano che il matrimonio li unisce nell'allegria e nella tristezza, nella salute e nella malattia, nell'entusiasmo e nell'apatia, fino a quando la morte non li separi. Dovete infine cercare di formarli per l'amore; un amore profondo ed eterno, poiché "ci si ama veramente e fino in fondo, solo quando ci si ama per sempre" (Meditazione di Giovanni Paolo II, 14 luglio 1994).

"L'amore vuole essere definitivo. Non può essere "fino a nuovo ordine"" (CEC 1646).

313
5. D'altro canto si libra nell'atmosfera culturale di alcuni settori sociali una specie di amara rivendicazione femminista, che conferisce alla donna lavori e funzioni che in molti casi non sono adatti alla sua particolare struttura psicologica e neanche al Disegno di Dio. Siamo assolutamente convinti della totale uguaglianza tra l'uomo e la donna che possiedono la stessa dignità personale di figli di Dio, così come siamo convinti che la donna debba contribuire - come l'uomo - al bene comune, conformemente alla sua natura e alle sue attitudini fisiche intellettuali e morali. "Non manca chi rimprovera alla Chiesa di insistere troppo sulla missione familiare della donna e di trascurare il problema della sua attiva presenza nei vari settori della vita sociale. In realtà non è così. La Chiesa è ben consapevole di quanto la società abbia bisogno del genio femminile in tutte le espressioni della civile convivenza e insiste perché sia superata ogni forma di discriminazione della donna nell'ambito del lavoro, della cultura, della polititca, pur nel rispetto del carattere proprio della femminilità: un indebito appiattimento dei ruoli, infatti, oltre a impoverire la vita sociale, finirebbe con l'espropriare la stessa donna di ciò che le appartiene in modo prevalente o esclusivo" (Angelus, 14 agosto 1994). Le qualità specifiche della donna svolgono, senza dubbio, un ruolo importante nel mondo dell'imprenditoria, della scienza, dell'insegnamento, della sociologia, della politica, dell'economia e della tecnica. Inoltre la vita professionale riceve dal comportamento femminile un elevato coefficiente di umanità, di dolcezza e di comprensione. Ma esistono compiti in cui la donna è insostituibile. La donna deve potenziare proprio ciò che in essa è caratteristico, peculiare e, da ultimo, indispensabile come la maternità. La maternità è la vocazione della donna di palpitante attualità. E' necessario impegnarsi affinché la dignità di questa vocazione non sia esclusa dalla cultura brasiliana. "Guardare attentamente al ruolo fondamentale della donna come sposa e madre significa collocarla nel cuore della famiglia; una funzione insostituibile, che deve essere apprezzata e riconosciuta come tale, e che va unita alla specificità stessa dell'essere donna (cfr.
MD 18).

L'essere sposa e l'essere madre sono due realtà complementari in questa originale comunione di vita e di amore che è il matrinomio, fondamento della famiglia" (Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti all'XI Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, n. 3). La dedizione della madre al suo focolare e ai suoi figli è la funzione più alta che essa possa svolgere. Quando manca la madre, manca il focolare, manca la famiglia, manca la Patria; manca la stessa Chiesa!

314
6. La Chiesa riceve da milioni di "Chiese Domestiche" un apporto di vita e di fervore spirituale; essa stessa fa dell'Eucaristia una manifestazione dell'amore, unendosi a Cristo nel "calice della nuova ed eterna alleanza". Facendo riferimento al parallelismo esistente tra il matrimonio e l'unione di Cristo con la Chiesa (cfr.
Ep 5,23ss), posso dire che il Redentore si dedica alla realizzazione di questa unione irrevocabile con amore generoso e sacrificato; e la Chiesa corrisponde tale amore con un dono totale di tutto il suo essere, di tutta la sua esistenza. La grandezza di questo amore non è né inaccessibile né impossibile da realizzare nella vita matrimoniale. Nell'Eucaristia Cristo comunica agli sposi tutta la forza del suo amore abnegato. L'egoismo trasforma in un ideale impossibile questa grande bellezza dell'amore coniugale in Cristo.

315
7. Cari Fratelli Vescovi, nell'Ultima Cena, Gesù invito i discepoli ad essere suoi amici, dicendo loro che non erano più servi (cfr.
Jn 15,13-14) e suggellando con l'Eucaristia tale intimità. Il Signore continua a invitarvi, Successori degli Apostoli, all'intimità con Lui, per confermarvi nella sua verità, affinché siate in grado, da parte vostra, di proclamare la sua potenza vigorosa e liberatrice al Popolo di Dio affidato alla vostra cura pastorale. Affido a Maria, Madre della Chiesa, le difficoltà e le gioie del vostro ministero, così come i bisogni e le speranze della Chiesa in Brasile. Il Papa desidera assicurarvi che vi è sempre vicino con le Sue preghiere, incoraggiandovi a perseverare in tutte le iniziative che portate avanti a favore della dignità della persona umana e della famiglia. Su ognuno di voi e su tutti i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici delle vostre diocesi, imparto di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-02-17 Data estesa: Venerdi 17 Febbraio 1995

Al Presidente della Repubblica del Paraguay - Città del Vaticano

Titolo: La storia confermi l'impegno suo e del suo Governo

Signor Presidente,

316
1. E motivo di grande piacere per me ricevere questa mattina il massimo rappresentante della Repubblica del Paraguay, accompagnato dal suo illustre seguito. Nell'esprimerLe la mia profonda gratitudine per questa visita che sottolinea la sua vicinanza e il suo rispetto per la Sede Apostolica, mi è gradito porgerLe un deferente saluto assieme al mio più cordiale benvenuto.

Questa visita vuole esprimere non solo i suoi nobili sentimenti personali, ma è anche, innanzitutto, un riflesso dei buoni rapporti esistenti fra Paraguay e Santa Sede e una espressione della collaborazione rispettosa e leale che c'è fra la Chiesa locale e lo Stato.

317
2. La sua presenza qui, oggi, mi ricorda il Viaggio Pastorale del maggio del 1988, che mi diede la possibilità di conoscere i valori morali e religiosi del popolo paraguaiano, pieno di speranza nella ricostruzione, in spirito di unità, di un Paese riconciliato e fraterno, come diceva la preghiera composta per quella circostanza. Dopo alcuni anni, desidero ripetere le ultime parole pronunciate sulla sua terra: "Il Papa se ne va, ma vi porta nel suo cuore" (Discorso di congedo, 18 maggio 1988, n. 5).

318
3. Tenendo presente queste parole e spinto dalla mia sollecitudine per tutte le Chiese, ho seguito con grande interesse gli avvenimenti della vita religiosa e sociale nel suo Paese. Riguardo alla seconda, devo riconoscere e sottolineare una serie di cambiamenti significativi che si sono verificati in questi anni, fra i quali emerge l'approvazione e l'entrata in vigore di una nuova Costituzione, utile strumento per democratizzare la vita sociale e per concedere una maggiore partecipazione a tutti i cittadini.

Il cammino intrapreso è una sfida per il futuro della Nazione. Sono molte le sfide da affrontare al fine di stabilire e consolidare un clima di pacifica e armoniosa convivenza fra tutti e alimentare la fiducia dei cittadini nei confronti delle diverse istituzioni e organismi pubblici. Questi devono prendere in considerazione e favorire in ogni momento il bene comune come motivo della loro esistenza e obiettivo prioritario della loro attività perché, anche in un sistema politico come quello che vige in Paraguay, dove il Governo è promosso da un partito concreto, l'azione del Governo deve situarsi al di sopra di qualsiasi interesse particolare ed essere libera da qualsiasi influenza di partito, tenendo presente che il bene della Nazione deve prevalere sui programmi di qualsiasi partito politico.

Il desiderio di promuovere lo sviluppo economico e sociale porta ad adottare iniziative che devono incrementare la qualità della vita dei cittadini.

Esse devono ispirarsi sempre a quei principi etici che tengano conto della giustizia e della necessità di contribuire con sforzi e sacrifici da parte di tutti. L'obiettivo comune è quello di servire l'uomo paraguaiano nelle sue più urgenti necessità di oggi e di prevenire quelle di domani; lottare con impegno contro la povertà e la disoccupazione; trasformare le potenziali risorse naturali con laboriosità e responsabilità, costanza e onestà di gestione; distribuire con maggiore equità le ricchezze, riducendo le disuguaglianze che generano emarginazione e offendono la condizione di fratelli, figli di uno stesso Padre e compartecipi dei doni che il Creatore ha posto nelle mani di tutti gli uomini.

In particolare, spetta ai poteri pubblici il compito di vegliare affinché i settori meno protetti della società, quali gli individui meno abbienti, i contadini, gli indigeni e i giovani, non debbano essere i più colpiti dal riassetto economico. perciò, ancora una volta, mi permetto di ricordare gli insegnamenti della Chiesa in campo sociale, dottrina da cui derivano i principi che devono ispirare quanti lavorano per il bene degli individui, delle famiglie e della società.

In questo contesto è necessario potenziare i valori fondamentali per la convivenza sociale, quali il rispetto della verità, il deciso impegno a favore della giustizia e della solidarietà, l'onestà, la capacità di dialogo e di partecipazione a tutti i livelli. Come ripetutamente proclama il Magistero della Chiesa, si tratta di proseguire promuovendo e ricercando quelle condizioni di vita che permettano agli individui e alle famiglie, così come ai gruppi intermedi e associativi, la piena realizzazione e il conseguimento delle loro legittime aspirazioni.

319
4. Per conseguire un progresso veramente integrale, bisogna anche dedicare attenzione alla cultura e all'educazione secondo gli autentici valori morali e dello spirito. Le relazioni del Paraguay non solo con i paesi vicini, ma con molti altri paesi del mondo, lo portano a ricevere determinate influenze culturali, cosa alla quale contribuisce non poco l'azione dei mezzi di comunicazione sociale.

Questa considerazione richiede la costante promozione di un'autentica politica culturale che rafforzi e diffonda questi valori fondamentali in una società che, come la sua, è radicata nella fede e nei principi cristiani.

L'educazione è un fattore fondamentale per un Paese chiamato a prendere parte sempre più attiva nel concerto delle nazioni. Per questo è necessaria una maggiore e più adeguata formazione del suo popolo. A tale proposito, si spera che la riforma dell'educazione, già in vigore in Paraguay, raggiunga i suoi obiettivi, facendo si che la formazione integrale sia patrimonio di tutti e crei le condizioni necessarie affinché le nuove generazioni assumano pienamente le proprie responsabilità di cittadini e collaborino attivamente al bene della Nazione.

320
5. Signor Presidente, molti e molto profondi sono i vincoli che uniscono, fin dalle sue origini come Nazione, la Repubblica del Paraguay alla Santa Sede.

Infatti, il suo popolo può veramente andare fiero delle sue origini cristiane giacché la religione cattolica è parte essenziale della sua storia. A questo proposito, mi fa piacere ricordare che, fin dai primordi dell'evangelizzazione del continente americano, la fede prese piede nel suo Paese, assumendo una forma particolare nelle cosiddette "Reducciones", una struttura religiosa e sociale nella quale si distinse il vostro primo Santo, Roque Gonzalez.

In questa occasione, Signor Presidente, desidero assicurarLe la ferma volontà della Chiesa del Paraguay, come hanno ribadito i Vescovi, suoi legittimi rappresentanti, di continuare a collaborare con le Autorità e le varie istituzioni pubbliche per servire le grandi cause dell'uomo, come cittadino e come figlio di Dio (cfr.
GS 76). C'è da augurarsi che il dialogo costruttivo e costante fra le Autorità civili e i Pastori della Chiesa accresca i rapporti fra le Istituzioni. Da parte loro, l'Episcopato, i sacerdoti e le comunità religiose, continueranno instancabilmente la loro azione evangelizzatrice, assistenziale ed educativa per il bene della società. Li spinge a questo la loro vocazione di servizio a tutti, soprattutto ai più bisognosi, in modo da contribuire così all'elevazione integrale dell'uomo paraguaiano e alla tutela e alla promozione dei valori supremi.

Prima di concludere questo incontro, desidero rinnovarLe, Signor Presidente, il mio vivo ringraziamento per questa sua cortese visita. Spero vivamente che la storia confermi con i fatti il suo impegno personale e quello del suo Governo nel portare a totale compimento lo sviluppo moderno della società paraguaiana sulla base dei valori incarnati dall'etica cristiana, così profondamente radicata nella tradizione religiosa e culturale di tutta la popolazione. Spiritualmente prostrato davanti all'immagine della Pura e Limpida Concezione di Caacupé, tanto venerata dai cattolici del Paraguay, chiedo con fervore all'Onnipotente di spargere abbondanti doni e benedizioni su di Lei, Signor Presidente, sulla sua famiglia, sui suoi collaboratori negli incarichi di Governo e su tutti gli amatissimi figli di un così nobile Paese.

(Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-02-17 Data estesa: Venerdi 17 Febbraio 1995


GPII 1995 Insegnamenti 295