GPII 1995 Insegnamenti 385

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1. E per me motivo di gioia ricevere oggi il gruppo di impiegati del "Banco Bilbao Vizcaya", spagnolo, che si sono distinti sul lavoro durante lo scorso anno. A tutti e a ciascuno di voi, come pure alle vostre spose che vi accompagnano e a tutte le persone che compongono l'azienda, desidero rivolgere un cordiale saluto.

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2. Sebbene l'attività di una Banca, come sapete dal vostro lavoro di tutti i giorni, sta nell'ottenere benefici, indubbiamente questa giusta finalità, che è anche indice del suo buon funzionamento (cfr.
CA 35), non può essere l'unica, poiché da un punto di vista morale bisogna far emergere la promozione di valori che facciano dell'impresa una comunità di uomini i quali, in maniera diversa, mirino a soddisfare le proprie necessità fondamentali e formino un particolare gruppo di servizio alla società intera. perciò non ho avuto esitazioni nell'affermare che i benefici sono un elemento regolatore della vita finanziaria, ma non l'unico, poiché con essi bisogna tener conto di altri fattori umani e morali che sono perlomeno altrettanto essenziali per la vita dell'azienda (cfr. Ibidem CA 35)).

Nelle circostanze attuali desidero fare un appello affinché si presti attenzione alla situazione di quelle famiglie che fanno ricorso alle banche e alle Casse di risparmio per trovare delle facilitazioni con cui far fronte a determinate difficoltà. Desidero incoraggiarvi affinché, in tutti i modi possibili, istituzioni come la vostra contribuiscano ad offrire l'assistenza e l'appoggio necessari, con soluzioni efficaci, a quelle famiglie alle quali le ristrettezze economiche rendono difficile portare a termine la missione che Dio ha affidato loro e che la società si aspetta da loro.

Un'appropriata educazione dei figli, un modo di vivere degno, la sicurezza nel lavoro così come l'accesso alle strutture sanitarie, dipendono in gran parte da una sicurezza e da una stabilità economica alla quale le banche devono contribuire. In questo senso infatti e nella gestione del capitale, bisogna tener presente che, "il "dominio" dell'uomo sul mondo visibile, incarico a lui affidato dallo stesso Creatore, consiste nella priorità dell'etica sulla tecnica, nel primato della persona sulle cose nella superiorità dello spirito sulla materia" (Enc. RH 16).

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3. Vorrei dire qualche parola di riconoscimento per il lavoro svolto dalla Fondazione Banco Bilbao Vizcaya, così unita all'ente finanziario e il cui presidente è qui presente. So che la sua attività è volta a promuovere spazi di riflessione e di dibattito sulle principali sfide e problemi sociali e morali del nostro tempo. Mi auguro che il suo lavoro, realizzato con competenza e professionalità, contribuisca efficacemente alla promozione degli autentici valori umani e sociali.

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4. Signore e Signori, nel concludere questo incontro, formulo i migliori auguri affinché il vostro lavoro offra sempre ai vostri concittadini un apporto utile alla costruzione di una società armoniosa in un mondo sempre più fraterno e solidale, mentre invoco su di voi e sulle vostre famiglie la costante assistenza dell'Altissimo.

(Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-03-11 Data estesa: Sabato 11 Marzo 1995

Angelus: Giovanni Paolo II con i fedeli in Piazza San Pietro - Città del Vaticano

Titolo: Il Giubileo dell'anno 2000 costituisce un grande momento di trasfigurazione



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1. Oggi, seconda domenica di Quaresima, la Liturgia ci spinge a concentrare lo sguardo su Cristo trasfigurato. Uscito vittorioso dalle tentazioni di Satana, Gesù si dirige verso Gerusalemme per compiere la volontà del Padre e donare la vita per la salvezza del mondo.

La Trasfigurazione rappresenta una tappa fugace di tale itinerario, ne anticipa la meta e rivela ai discepoli la vera identità del Redentore. Rincuorati da tale esperienza, gli Apostoli potranno affrontare, al seguito del Maestro, il difficile cammino che porta alla Pasqua.

Il mistero della Trasfigurazione offre anche a noi un messaggio di speranza. Ci invita ad incontrare il Signore e ci incoraggia poi a "scendere dal monte" per essere al servizio dei fratelli con occhi e cuore trasfigurati.

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2. Carissimi Fratelli e Sorelle! Abbiamo appena iniziato la prima fase di preparazione al Giubileo dell'anno 2000. Nel bimillenario cammino della Chiesa, esso costituirà un grande momento di trasfigurazione; dovrà, infatti, "confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenere la speranza protesa nell'aspettativa della vita eterna, ravvivare la carità, operosamente impegnata nel servizio dei fratelli" (
TMA 31).

Per prepararci a vivere intensamente e fruttuosamente un così eccezionale evento di grazia, siamo tutti esortati, specialmente in questo tempo quaresimale, a disporci all'ascolto attento e orante di Cristo, il Redentore dell'uomo. Occorre per questo creare le condizioni spirituali che permettono l'accoglienza docile e gioiosa della Parola di Dio: esse sono opportuni momenti di silenzio, il rifiuto di evasioni peccaminose, le piccole rinunce quotidiane e la carità fraterna. Possano le famiglie cristiane del mondo intero iniziare con impegno la preparazione del prossimo Giubileo della fede, alimentando tra le pareti domestiche un clima di sobrietà e di forte tensione spirituale mediante la lettura del Vangelo e la preghiera fatta insieme.

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3. Il cammino di Gesù, servo sofferente, verso la Pasqua ci ricorda, inoltre, gli ammalati e le folle di uomini e donne umiliati dall'ingiustizia e dalla violenza.

Il Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale, che si conclude proprio oggi a Copenaghen, ha messo sotto gli occhi dell'opinione pubblica del mondo intero le disuguaglianze esistenti tra popoli ricchi e poveri e le tragedie che sovrastano la vita di gran parte dell'umanità. Esse sono purtroppo il risultato di un mondo che, dimenticando Dio, finisce spesso con l'umiliare la dignità dell'uomo. Esprimo l'auspicio che l'incontro di Copenaghen rappresenti un segno di speranza per i poveri di ogni continente e costituisca la premessa per la costruzione di un mondo libero e solidale.

Affidiamo questi voti come pure il nostro impegno quaresimale a Maria, perché aiuti ogni cristiano a trasformarsi in segno concreto dell'amore vivificante di Dio per annunciare a tutti, specialmente a chi soffre e a quanti si trovano nella solitudine e nell'abbandono, la gioia della Pasqua di Risurrezione.

(Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ai vari gruppi di fedeli presenti in Piazza San Pietro. In lingua italiana ha detto:] Rivolgo un cordiale saluto agli organizzatori, agli atleti e a tutti i partecipanti alla Maratona Internazionale di Roma, come pure a quanti prendono parte alle altre manifestazioni non competitive, che si svolgono questa mattina per le vie della città. Si tratta di iniziative interssanti, che valorizzano la città di Roma, costituiscono utili occasioni per stare insieme serenamente e diffondono i valori sani e formativi dello sport. Ricordano quanto dice l'apostolo Paolo (cfr.
1Co 9,25-27), esorto ciascuno ad essere atleta di Cristo: a correre con impegno verso i traguardi dello spirito, specialmente in questo tempo di Quaresima.

(Segue un saluto ai pellegrini di lingua spagnola] (Giovanni Paolo II ha poi salutato un gruppo di fedeli croati con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione:] Saluto cordialmente il gruppo di pellegrini croati di Labin.

Carissimi, vi auguro vivamente che questo pellegrinaggio porti abbondanti frutti spirituali a ciascuno di voi e alla vostra Comunità parrocchiale. Imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

Siano lodati Gesù e Maria.

Data: 1995-03-12 Data estesa: Domenica 12 Marzo 1995

Visita pastorale: l'omelia pronunciata da Giovanni Paolo II durante la Concelebrazione Eucaristica

Titolo: Nella sua Trasfigurazione Cristo ci chiama alla trasfigurazione della nostra umanità, alla speranza della risurrezione



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1. "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti" (
Mt 17,9).

Con queste parole termina il Vangelo della Trasfigurazione del Signore, che si legge nella seconda domenica di Quaresima. La trasfigurazione è un evento singolare nella vita di Gesù. Proprio durante la preghiera sul Monte Tabor Cristo viene glorificato dal Padre. E' uno dei pochi momenti del Vangelo in cui parla il Padre stesso. Di solito Gesù parla al Padre, oppure a Lui si rivolge; invece in questo caso è il Padre stesso a parlare, come era avvenuto in occasione del battesimo presso il Giordano: "E dalla nube usci una voce che diceva: 'Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo'" (Lc 9,35).

Nel brano evangelico, poc'anzi proclamato, contemporaneamente alla voce del Padre avviene una singolare trasformazione esteriore, quasi un'"estasi" del tutto particolare: il volto di Gesù cambia d'aspetto e la sua veste diventa candida e sfolgorante. In tal modo il Signore è avvolto anche esteriormente dalla luce e dalla potenza stessa di Dio. A tutto ciò si accompagna l'apparizione gloriosa di Mosè e di Elia, i quali parlano della dipartita di Cristo, che si compirà a Gerusalemme. Si tratta qui certamente della sua dipartita mediante la passione e la croce, a cui seguiranno la resurrezione e l'ascensione al cielo. La Trasfigurazione sul monte Tabor è, in un certo senso, l'anticipazione di tale gloriosa dipartita.

Gesù viene glorificato davanti agli occhi di Pietro, Giacomo e Giovanni, che partecipano così al carattere beatifico della Trasfigurazione del Signore. E' quanto esprimono le parole di Pietro: "Maestro, è bello per noi stare qui"; e le successive: "Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia" (Lc 9,33). La presenza di entrambi questi importanti personaggi della storia sacra indica indirettamente che Gesù è il compimento delle attese da essi testimoniate nell'Antica Alleanza.

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2. Perché la Chiesa ci propone il Vangelo sulla Trasfigurazione del Signore all'inizio della Quaresima? Si può rispondere ricordando che il periodo penitenziale dei quaranta giorni per la Comunità cristiana è un tempo di preparazione alla celebrazione della risurrezione di Gesù. La Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor costitui come una preparazione alla sua risurrezione. Poco dopo, infatti, Gesù doveva recarsi, insieme con gli Apostoli, a Gerusalemme per affrontarvi la passione e la croce. La Pasqua doveva diventare per gli Apostoli l'esperienza fondamentale. Cristo si trasfigura davanti ai loro occhi quasi per anticipare tale esperienza. Parlando della passione e della croce, Gesù aggiungeva sempre: e il terzo giorno il Figlio dell'uomo risorgerà (cfr.
Lc 9,22). Nella Trasfigurazione questo annuncio si trasforma nella visione di ciò che sarà il corpo di Cristo dopo la risurrezione: sarà un corpo glorioso. Il Padre, nella sua provvidenza, prepara così gli Apostoli alla dolorosa esperienza della Settimana Santa. E' come se volesse dire: sarete testimoni delle terribili sofferenze del Figlio, testimoni della sua morte in croce. Non perdetevi d'animo, pero! Tutto questo conduce alla risurrezione.

La Trasfigurazione del Signore costituisce uno speciale segno dell'economia salvifica di Dio, rivelatasi in tutta la vita, nella morte e nella risurrezione di Cristo. In questo spirito san Paolo, scrivendo ai Filippesi, può esortare a comportarsi seguendo il modello di Cristo, a vincere, cioè, in se stessi, guardando a lui, l'ostilità verso la croce, per essere disposti ad accettarla, sapendo per fede che proprio in essa si trovano la speranza della risurrezione e l'annuncio della salvezza. Paolo termina questa esortazione con incoraggianti parole: "Fratelli miei carissimi... rimanete saldi nel Signore così come avete imparato"! (Ph 4,1).

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3. Nella Lettera ai Filippesi l'Apostolo ha delle affermazioni che costituiscono quasi un commento bello e completo al mistero della Trasfigurazione del Signore.

Tale mistero ha indubbiamente avvicinato agli occhi degli Apostoli la dimensione definitiva della vocazione evangelica, che è vocazione a vivere in Dio: "La nostra patria invece è nei cieli" - scrive l'Apostolo. Ed aggiunge: "E di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose" (
Ph 3,20-21). La Trasfigurazione del Signore è segno proprio di questa divina potenza, entrata nella storia dell'uomo insieme con la venuta di Cristo. Essa ha il potere di trasformare l'umanità a somiglianza di Dio stesso, il potere di divinizzare l'uomo. La trasfigurazione del Signore è segno e simbolo di questo potere di Dio.

Il Vangelo non è soltanto la parola della verità divina, è la potenza di Dio che si manifesta nella santificazione dell'uomo e di tutto il suo essere, cioè dell'anima e del corpo, mediante la grazia di Cristo. Il primo giorno di Quaresima, ricevendo le ceneri sul capo, abbiamo ascoltato le parole: "Ricordati che sei polvere ed in polvere tornerai" (cfr. Gn 3,1).

Ecco una verità ovvia sul corpo umano, soggetto alla morte e alla corruzione. Di fronte all'immediatezza di questa verità, Cristo testimonia la realtà della risurrezione. Cristo risorge, rivelando così che anche i nostri corpi mortali sono chiamati alla partecipazione a quella gloria che si manifesto nel suo corpo.

Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore, proclamato all'inizio della Quaresima, indica che ogni sforzo ascetico, legato a questo tempo, è ordinato alla trasfigurazione della nostra umanità, alla sua elevazione in Dio.

Certo con la futura risurrezione il nostro corpo mortale sarà ammesso a partecipare alla risurrezione e alla gloria di Cristo. Bisogna aggiungere, in questo momento, che il mistero della Trasfigurazione del Signore è vissuto con particolare intensità nella tradizione della Chiesa Orientale, mediante significative espressioni presenti sia nella liturgia che nella teologia.

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4. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret! Sono molto lieto di celebrare insieme con voi questa seconda domenica di Quaresima. Ringrazio il Signore che mi ha donato l'opportunità di compiere l'odierna Visita pastorale alla vostra dinamica Comunità parrocchiale. Saluto ciascuno di voi, insieme con il Cardinale Vicario, con Monsignor Riva, Vescovo del vostro Settore. Saluto specialmente il vostro zelante Parroco, insieme ai Viceparroci ed ai Diaconi che collaborano con lui nel servizio pastorale. Il mio cordiale saluto va, inoltre, alle Comunità religiose presenti nella vostra Parrocchia: alle Suore della Carità, alla cui Fondatrice, Santa Giovanna Antida Thouret, è dedicata questa Chiesa, e alle Suore Oblate di Santa Francesca Romana, che, pur non svolgendo apostolato attivo, arricchiscono la vostra Comunità con l'offerta della preghiera e la testimonianza della vita consacrata.

Saluto con speciale affetto i giovani e le famiglie, come pure gli anziani ed i sofferenti. So che nella vostra Parrocchia è presente ed attivo un bel numero di Gruppi, Associazioni e Movimenti, a cui partecipano numerosi fedeli, giovani e adulti. Incoraggio tutti a proseguire con generosità nel cammino di vita evangelica intrapreso, accogliendo docilmente le indicazioni dei pastori, affinché la Parrocchia cresca armonicamente in ogni sua componente, offrendo al quartiere una testimonianza coerente e gioiosa di verità e di carità.

La vostra Parrocchia, carissimi, è giovane! Non solo perché vi sono tanti giovani, ma anche perché è sorta recentemente, in una zona di nuovi insediamenti alla periferia di Roma. Vi auguro di poter crescere non solo nell'organizzazione e nelle strutture pastorali, sempre necessarie, ma soprattutto nella vita spirituale e nella preghiera. Potrete così operare efficacemente nei vari ambienti e trasmettere quei fondamentali valori, in primo luogo la fede, di cui la società ha un radicale bisogno per vincere il senso di smarrimento ed affrontare i non pochi drammi personali o familiari che il benessere materiale non può risolvere.

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5. "Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi" (
Ps 26,13).

Carissimi Fratelli e Sorelle! La prospettiva salvifica indicata dal Vangelo della Trasfigurazione trova una viva eco nel Salmo responsoriale dell'odierna domenica. Il Salmo parla dei beni che ci provengono dal Cristo glorificato. "La terra dei viventi" è proprio il contemplare Dio faccia a faccia, indirettamente menzionato dal Salmista. Non lo evidenziano forse le parole: "Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avro paura?... Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto"" (Ps 26,1 Ps 26,8-9)? Il profondo convincimento che la vocazione umana è l'eterna contemplazione di Dio, la vita in Lui e il vedere la sua gloria faccia a faccia, permette all'uomo di superare la naturale paura della morte e della distruzione che essa comporta. Dice il Salmista: "Il Signore è difesa della mia vita, di chi avro timore?" (Ps 26,1). Nel contesto dell'intera odierna liturgia si potrebbe spiegare questo nel modo seguente: non ci sono reali motivi perché l'uomo tema la distruzione della propria umanità con la morte del corpo. Ecco, Dio stesso in Cristo difende la vita che ha dato all'uomo e desidera per lui la partecipazione alla propria vita divina. Da qui deriva l'esortazione definitiva: "Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore" (Ps 26,14).

Così, dunque, l'odierna liturgia quaresimale contiene in sé un particolare messaggio di speranza: esorta alla fortezza nella nostra esistenza.

Nella sua Trasfigurazione Cristo ci dà un segno: ci chiama alla speranza della risurrezione e della vita eterna, il cui annuncio è costituito da tutto il suo mistero pasquale.

"Il Signore è mia luce e mia salvezza".

La nostra patria sta in Cielo.

Amen! (Ai bambini:] Sta scritto su questo striscione: "Non abbiate paura". Ma voi non avete paura. Si vede, siete coraggiosi. Anzi, siete pronti ad incoraggiare il Papa. Per questo dovevo scrivere ai bambini, anche per essere incoraggiato da loro: incoraggiato con le loro lettere, con la loro presenza, con le loro preghiere, con la catechesi a cui partecipano. Tutto questo è il dialogo tra il Papa e il bambini.

E' un buon dialogo! Ricevo molte lettere di risposta non solamente da Roma ma anche da tutta l'Italia e da altre parti del mondo. Allora, vorrei continuare su questa strada senza avere paura e poi anche seguendo il vostro consiglio: avete detto che il Papa deve essere sempre migliore. Questo è giusto.

Tutti dobbiamo essere sempre migliori e il Papa forse più di tutti deve essere sempre migliore. Io cerchero di farlo! Voglio incoraggiarvi ad essere buoni ragazzi, ragazze, bambini, nelle vostre famiglie, nel vostro quartiere, nelle scuole, nella parrocchia, per portare questa gioia a tutti. Basta entrare in questa sala per vedere subito, per sentire subito la gioia. Voi portate la gioia agli altri, voi siete la nostra gioia e rimanete anche la nostra gioia. Questo è il mio augurio per voi.

Adesso devo fare ancora una strada, un cammino abbastanza lungo per arrivare alla chiesa. Speriamo di poter incontrare molte persone durante questo percorso, perché la giornata è bella, c'è il sole, e molti parrocchiani sono raccolti lungo le transenne e aspettano di incontrare e di essere vicini al Papa.

E questo è anche lo scopo della visita: essere più vicini. Cerco di essere sempre vicino a voi, alla vostra parrocchia, a tutti i romani attraverso la preghiera. Ma la visita pastorale è sempre un momento privilegiato perché possiamo essere più vicini anche fisicamente, vedendovi, toccandovi, parlando con voi, abbracciandovi.

Vorrei offrire adesso una Benedizione a voi tutti, come anche alle vostre famiglie, ai vostri insegnanti di scuola, ai maestri, ai catechisti, a tutti.

(Al Consiglio Pastorale:] così abbiamo consacrato uno spazio fisico, queste mura che delimitano l'ambiente dove ci si incontra nella parrocchia. Accanto alla chiesa c'è anche questa sala. Ma parlando dello spazio penso sempre allo spazio interiore, lo spazio della nostra anima, lo spazio spirituale. Se è necessario uno spazio fisico, una dimensione esteriore, è soprattutto perché c'è uno spazio interiore, perché c'è dentro di noi la disponibilità ad incontrarsi con Cristo nella Chiesa, a radunarsi intorno a Cristo in questo spazio, in questa sala, a radunarsi per essere insieme nel suo nome, a ripensare insieme il suo Vangelo, ad annunciare la sua salvezza a noi agli altri, a tutto l'ambiente della vostra comunità parrocchiale.

Volevo ringraziare per le belle parole e per la vostra presenza, soprattutto per questa continua presenza attiva che costituisce la parrocchia come un ambiente, una comunità cristiana viva. Auguro tutto il bene a voi, alle vostre famiglie, a tutti i parrocchiani di questa parrocchia di Santa Giovanna Antida.

Ringrazio il Signore soprattutto per la possibilità che mi è stata data oggi di essere qui con voi, di poter portare dentro il cuore una nuova parrocchia di Roma.

Il Papa si arricchisce ogni domenica, lavora più la domenica, e si arricchisce con una nuova parrocchia. così cresce nel suo cuore la Chiesa di Roma, la Chiesa vissuta e la Chiesa visitata.

(Ai giovani:] Abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi, nella Liturgia, le parole che Dio dice durante la Trasfigurazione sul Monte Tabor: "Ecco il mio Figlio in cui mi sono compiaciuto". Questo lo dice parlando di Gesù, di Gesù prima della sua morte in croce, della sua sepoltura e poi della sua risurrezione. E un grande preannuncio della sua messianità, della sua figliolanza divina.

Ma queste parole Dio le riferisce anche a tutti noi: "Mi sono compiaciuto in te". Anche ciascuno di noi deve aspirare ad essere un oggetto, un soggetto, piuttosto, del compiacimento di Dio. Questo vuol dire: grazia. La grazia divina è il compiacimento che Dio ha verso il nostro essere umano, grazie a Cristo. Il suo Figlio è diventato uomo per dare agli esseri umani, a noi tutti la possibilità di partecipare a questo compiacimento del Padre. Questo vuol dire anche: felicità. Se qualcuno si compiace di noi, di me, di te, questo ci porta la felicità. Noi abbiamo bisogno di questo compiacimento che viene da un altro per ritrovare noi stessi, per essere contenti di noi stessi, per essere felici.

Io vi auguro, carissimi, questa felicità, anche nelle relazioni umane fra voi giovani, ragazzi e ragazze, fra voi e i vostri genitori, i vostri educatori. Ma vi auguro soprattutto questa relazione, questo compiacimento da parte di Dio. Cercate di acquistarlo, cercate di perseverare in questo compiacimento, di perseverare nella grazia. Cristo ci ha insegnato questo.

Vi saluto tutti. Siete tutti della parrocchia, ma appartenete a diversi gruppi. Si vedono molti Scout, ho sentito che qualcuno è della Sant'Egidio, probabilmente ve ne sono ancora molti altri: universitari, Azione Cattolica... Ma soprattutto cristiani, cattolici, fedeli di questa parrocchia di Santa Giovanna Antida, un nome un po' meno conosciuto.

Vi offro una benedizione e vi auguro un buon cammino. I giovani sono pronti a camminare: si, sl, hanno molte forze! Allora vi auguro un cammino buono e fruttuoso per arrivare alla meta.

Data: 1995-03-12 Data estesa: Domenica 12 Marzo 1995

Per un Simposio sulle relazioni cattolico-luterane - Città del Vaticano

Titolo: Ciò che abbiamo in comune è molto più di ciò che ci divide

Eminenze, Eccellenze, Cari Fratelli in Cristo,

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1. E per me un grande piacere incontrare i partecipanti alla Conferenza su Le relazioni cattolico-luterane che ha avuto luogo al Centro Internazionale Brigidino a Farfa. Sono felice di salutare il Cardinale Ratzinger ed il Cardinale Cassidy, il Vescovo Jonas Jonson della Chiesa Luterana di Svezia, i membri del Comitato scientifico del Centro di Farfa con il suo Direttore il Professor Peder Norgaard-Hojen, e Madre Tekia, Abadessa Generale dell'Ordine del Santissimo Salvatore. Per tre giorni voi avete riflettuto sul dialogo cattolico-luterano, su come esso si è sviluppato durante gli ultimi trent'anni dalla fine del Concilio Vaticano II, sul progresso raggiunto fin qui, sulle sfide ancora da affrontare, e sulle prospettive future.

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2. Certamente dobbiamo essere grati a Dio Onnipotente che negli ultimi trent'anni è stato fatto molto per superare le barriere di separazione e per rafforzare i legami sostanziali e basilari di unità, già esistenti tra di noi. Ciò è frutto del dialogo teologico e della cooperazione pratica. La vostra Conferenza è stata un'opportunità per esaminare gli esatti traguardi di questo processo di riavvicinamento. Una fase fondamentale del dialogo è stata raggiunta quando la dottrina della giustificazione è divenuta la questione centrale, e dobbiamo guardare con fiducia al documento su cui cattolici e luterani stanno duramente lavorando e che ha lo scopo di esprimere una comprensione comune di questo tema centrale della nostra fede.

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3. Tutti questi sviluppi sono una forte indicazione del fatto che ciò che abbiamo in comune è molto più di ciò che ci divide E tuttavia, siamo tutti coscienti di come sia difficile nella pratica dare il giusto peso alle realtà che ci uniscono e mettere da parte le usanze profondamente radicate di enfatizzare i punti di vista, comunque importanti, che continuano a rimanere sulla via della piena e visibile unità. In vista dell'avvicinarsi del Terzo Millennio, vorrei incoraggiarvi a raddoppiare gli sforzi per avanzare lungo il sentiero dell'autentica comprensione ecumenica, "così che al Grande Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto prossimi a superare le divisioni del secondo millennio" (
TMA 34).

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4. Il nostro incontro oggi mi dà l'opportunità di ringraziare tutti voi, e tutti coloro che, a differenti livelli e in vari modi, stanno lavorando per raggiungere questo scopo, mettendo il loro tempo, le idee e la conoscenza teologica a servizio dell'unità dei cristiani. Quando guardiamo ciò che è già stato raggiunto, abbiamo tutti i motivi per affrontare il futuro con fiducia fondata sulla fede. Tale fiducia si giustifica poiché noi crediamo che il Signore stesso che ha iniziato quest'opera buona dentro di noi la porterà a compimento (cfr.
Ph 1,6). Che la sua pace e il suo amore siano con tutti voi! (Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-03-14 Data estesa: Martedi 14 Marzo 1995

Lettera al Cardinale Sanchez - Città del Vaticano

Titolo: Per le celebrazioni del IV centenario della Diocesi di Nueva Segovia

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. José T. Sanchez Prefetto della Congregazione per il Clero

Sono già passati quattro secoli dall'istituzione di quella comunità ecclesiale di Nueva Segovia, nella cara terra Filippina, che recentemente abbiamo visitato nel corso di un Nostro viaggio Apostolico. Riteniamo dunque opportuno che sia adeguatamente celebrata la memoria giubilare di codesto avvenimento, non solo per rievocare quel lontano 14 agosto del 1595, ma soprattutto per esortare i fedeli di questo gregge ad una professione più forte e salda della loro fede cattolica.

Così, nei giorni 10 e 11 del mese di giugno di quest'anno, avranno luogo riti solenni per onorare codesto evento di grande importanza, riti con i quali i fedeli dell'Arcidiocesi esalteranno la bontà e la magnificenza del Divino Pastore, implorando per sé e per i propri cari la Sua misericordia.

E poiché il Venerato Fratello Rolando Quevedo, Vescovo di Nueva Segovia, ha chiesto che venga nominato un sacro Presule, che a Nome Nostro presieda ai riti e alle celebrazioni commisurate all'importanza dell'evento, abbiamo rivolto il pensiero e l'animo a Lei, Venerato Fratello Nostro, che con perizia ed esperienza si trova alla guida della Congregazione per il Clero. Lei, infatti, figlio della terra Filippina, ha già guidato per quattro anni l'Arcidiocesi di Nueva Segovia per le vie del Vangelo, e ben conosce le virtù e le difficoltà di quel gregge.

Pertanto, con questa Nostra Lettera La designiamo, eleggiamo e nominiamo Nostro Inviato Speciale, dandoLe mandato di presiedere a Nostro Nome alle celebrazioni che avranno luogo nell'Arcidiocesi suddetta, e di soddisfare la comune aspettativa manifestando al clero e al popolo tutto i Nostri sentimenti di pastore. Si farà portatore del Nostro saluto, del Nostro amore verso quella Chiesa, della Nostra presenza in spirito. Confidiamo che i fedeli di quella comunità con animo rinnovato impegneranno uno spirito veramente cattolico nell'opera della nuova evangelizzazione.

Noi Le saremo certamente accanto, accompagnando la Sua missione con la preghiera. Fin d'ora Le impartiamo dal profondo del cuore la Nostra Benedizione Apostolica, della quale vorrà rendere parte tutti i partecipanti a questa felice celebrazione.

Dal Vaticano, 14 marzo 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-03-14 Data estesa: Martedi 14 Marzo 1995




Al Comitato delle Società Bibliche Unite - Il Vangelo è legame di unità fra i cristiani

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Cari Amici,

Sono felice di estendere un caloroso benvenuto ai membri del Comitato Regionale per l'Europa ed il Medio Oriente delle Società Bibliche Unite. Il fatto che voi vi siate riuniti qui a Roma ci da questa opportunità di incontrarci e di riaffermare l'importanza del servizio che voi rendete all'apostolato biblico.

La vostra presenza ci ricorda ciò che il Concilio Vaticano Secondo disse riguardo il ruolo della Parola di Dio in rapporto all'unità dei cristiani. Il Decreto del Concilio sull'Ecumenismo ci dice che le Scritture sono "uno strumento eccellente nella potente mano di Dio per il raggiungimento di quella unità, che il Salvatore offre a tutti gli uomini" (
UR 21). Poiché la preparazione e la distribuzione delle edizioni appropriate della Bibbia è un requisito indispensabile per l'ascolto della Parola, la Chiesa cattolica coopera volentieri con voi in questo campo. La pubblicazione comune, Guidelines for Inter-confessional Co-operation in Translating the Bible ("Guida per la cooperazione inter-contessionale nella traduzione della Bibbia") conferma ed illustra questo. Le buone relazioni che esistono tra le Società Bibliche Unite e la Federazione Biblica Cattolica sono molto incoraggianti. In Europa ed in Medio Oriente, area di immediato interesse per il vostro Comitato, la partecipazione dei Cristiani Ortodossi alle attività delle Società Bibliche Unite è un passo in avanti molto significativo e promettente sul sentiero della cooperazione ecumenica. Per tutto ciò che è stato raggiunto finora, rendiamo grazie a Dio che "diffonde il profumo della conoscenza di Cristo nel mondo intero" (cfr. 2Co 2,14).

E quasi un anno che il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha pubblicato il Direttorio rivisitato per l'Applicazione dei Principi e delle Norme sull'Ecumenismo. Dove leggiamo: "La venerazione delle Scritture è un legame fondamentale di unità tra i cristiani... Tutto ciò che può essere fatto perché i membri della Chiesa e delle Comunità ecclesiali leggano la Parola di Dio, e perché lo facciano insieme quando è possibile, rafforza questi legami di unità che già li uniscono, li aiuta ad essere aperti all'azione unificante di Dio e potenzia la testimonianza comune alla Parola salvifica di Dio che loro danno al mondo" (cfr. n. 183).

Mentre ci avviciniamo al Terzo Millennio cristiano, gli immensi bisogni dell'umanità ci obbligano a costruire sulla solida roccia della rivelazione divina, il Vangelo, che è "la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Poiché la mancanza di unità tra i cristiani continua ad ostacolare la crescita del Regno di Dio, dobbiamo lavorare tutti più duramente per determinare la realizzazione della preghiera del Signore "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Lo stesso Spirito Santo che ci spinge ad ascoltare la Parola di Dio con riverenza e a proclamarla con fiducia (cfr. DV 1) è anche l'Unico che accende nei cuori dei discepoli di Cristo un desiderio ardente sempre più intenso per l'unità. Che ciò sia il nostro scopo, la nostra preghiera, la nostra speranza certa! Dio benedica abbondantemente voi e il lavoro zelante che fate per diffondere la sua Parola.

(Traduzione dall'inglese]

Data: 1995-03-16 Data estesa: Giovedi 16 Marzo 1995




GPII 1995 Insegnamenti 385