GPII 1995 Insegnamenti 1372

Angelus: Giovanni Paolo II in vista della IV Conferenza Mondiale sulle donne indetta dall'ONU per il prossimo settembre - Castel Gandolfo

Titolo: Piena valorizzazione del ruolo delle donne nell'ambito dell'economia e del lavoro

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1373
1. Tra i grandi mutamenti sociali del nostro tempo v'è, senza dubbio, il ruolo crescente che le donne svolgono, anche con mansioni direttive, nell'ambito dell'economia e del lavoro. Si tratta di un processo che va cambiando il volto alla società, ed è legittimo sperare che, progressivamente, riesca a mutare quello della stessa economia, portandovi un nuovo afflato di umanità e sottraendola alla ricorrente tentazione dell'arido efficientismo, scandito solo dalle regole del profitto. Come infatti non vedere che molti problemi, oggi emergenti, esigono uno speciale ricorso al genio femminile per essere adeguatamente affrontati? Penso, tra gli altri, a quelli dell'educazione, del tempo libero, della qualità della vita, delle migrazioni, dei servizi sociali, degli anziani, della droga, della sanità, dell'ecologia. "Per tutti questi campi, una maggiore presenza sociale della donna si rivelerà preziosa", spingendo a "riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la "civiltà dell'amore"" (Lettera alle donne, 4).

1374
2. E' chiaro tuttavia che la valorizzazione delle donne, nei congegni spesso affannosi ed aspri delle attività economiche, non può non tener conto della loro indole e delle loro esigenze peculiari. Occorre soprattutto rispettare il diritto e il dovere della donna-madre a svolgere i suoi compiti specifici nella famiglia, senza essere costretta dal bisogno ad un lavoro aggiuntivo. Quale reale guadagno avrebbe la società - persino sul piano economico - se un'improvvida politica del lavoro dovesse pregiudicare la tenuta e le funzioni della famiglia? La tutela di questo bene fondamentale non può, tuttavia, costituire un alibi rispetto al principio di pari opportunità degli uomini e delle donne anche nel lavoro extra-familiare. Si tratta di individuare soluzioni flessibili ed equilibrate, capaci di armonizzare le diverse esigenze. In realtà - come scrivevo nella recente Lettera alle donne - "molto resta ancora da fare perché l'essere donna e madre non comporti una discriminazione. E' urgente ottenere dappertutto l'effettiva uguaglianza dei diritti della persona e dunque parità di salario rispetto a parità di lavoro, tutela della lavoratrice-madre, giuste progressioni nella carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia, il riconoscimento di tutto quanto è legato ai diritti e ai doveri del cittadino in regime democratico" (n. 4).

1375
3. Carissimi Fratelli e Sorelle, affidiamo all'intercessione della Vergine Santa questa grande sfida della nostra epoca! La sua casa, a Nazaret, era un ambiente di lavoro. Maria, come ogni buona casalinga, era impegnata nei servizi domestici, mentre Giuseppe, affiancato da Gesù, svolgeva il lavoro di carpentiere. Guardino all'operosa e santa famiglia di Nazaret le donne lavoratrici, e la società sappia trovare le forme adeguate per la loro piena valorizzazione.

(Dopo aver impartito la Benedizione Apostolica, Giovanni Paolo II ha rivolto particolari espressioni di saluto ai pellegrini di lingua francese, inglese, tedesca, spagnola e polacca. Quindi ha rivolto queste parole ai fedeli di lingua italiana:] Rivolgo ora un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, ai fedeli della parrocchia San Giovanni Battista in San Gionanni La Punta (Catania), ai Soci dell'Associazione Donatori di sangue da Zané (Vicenza), al gruppo proveniente dalla Corea per l'incontro promosso dalle Missionarie dell'Immacolata "Padre Kolbe", come pure alle ragazze del Corso di orientamento delle Suore Marianiste. Accolgo con affetto i bambini della Regione di Chernobyl, ospiti della parrocchia della Trasfigurazione in Succivo (Caserta). Grazie, carissimi, per la vostra visita.

A tutti auguro di trascorrere serenamente questo tempo estivo di riposo fisico e spirituale. Vi accompagnino l'amore e la pace di Cristo Signore e la protezione dell'Assunta.

Data: 1995-08-20 Data estesa: Domenica 20 Agosto 1995


Lettera al Cardinale Paul Poupard - Città del Vaticano

Titolo: Per il centenario dell'evangelizzazione della Costa d'Avorio

Al Venerato Fratello Nostro Cardinale S.R.E. Paul Poupard Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura Cristo comando apertamente agli Apostoli di predicare in tutto il mondo il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15). Obbedendo a questo mandato, nel corso dei secoli incessantemente gli araldi del Vangelo annunciarono Cristo. così, cento anni or sono, precisamente nell'ottobre del 1895, accadde che i missionari raggiunsero le terre della Costa d'Avorio, e da allora il seme cristiano ha posto radici tanto profonde che i suoi germogli spuntarono ovunque per tutta quella regione.

Quella comunità ecclesiale oggi continua a prosperare nella fede cristiana specialmente per le vocazioni locali, i cui validi frutti appaiono anche in quei giovani che, in occasione di questo centenario, saranno elevati all'ordine presbiterale. Per l'occasione il Venerato Fratello Augusto Nobou, Arcivescovo di Korhogo e Presidente della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio, accogliendo il desiderio di tutti i Presuli, del clero e dei fedeli, ha proposto di celebrare con molta solennità questo evento senza dubbio grande della vita ecclesiale.

perciò ha chiesto che fosse designato un sacro Presule a rappresentare laggiù la Nostra persona, presiedendo ai riti e alle celebrazioni legate all'evento. Noi veniamo senz'altro volentieri incontro alla richiesta di quel Venerato Fratello, affinché il rito si svolga nel modo più solenne, e stabiliamo di inviare una Persona Eminente a rappresentarci e manifestare al tempo stesso la Nostra benevolenza.

Per questa ragione rivolgiamo a Lei, Venerato Fratello Nostro, il Nostro pensiero ed animo, giudicandoLa adatta a compiere luminosamente questo incarico.

Pertanto con questa Nostra lettera ed in virtù della Nostra autorità La nominiamo Inviato Speciale, dandoLe mandato di presiedere a nome Nostro alle sacre celebrazioni che si svolgeranno in quella Nazione, e dimostrando umanamente i Nostri sentimenti di pastore al clero e al popolo, dando così soddisfazione all'attesa di tutti.

Sarà dunque presente in vece Nostra, e a Nostro nome parlerà a tutti i presenti, porterà il Nostro saluto, il Nostro amore verso quella Chiesa, e la Nostra presenza in spirito. Esorterà in modo particolare i Vescovi e tutti i presbiteri all'adempimento del perenne compito di evangelizzare, così che "il Regno di Dio sia annunciato e stabilito su tutta quanta la terra" (AGD 1).

Confidiamo dunque con grande speranza che tutti i fedeli siano mossi a osservare più profondamente la vita cristiana.

Noi accompagniamo con preghiere la sua missione, imploriamo la divina clemenza su tutti coloro che si raduneranno laggiù ed impartiamo con amore, di tutto cuore nel Signore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 agosto 1995, diciassettesimo anno del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal latino]

Data: 1995-08-25 Data estesa: Venerdi 25 Agosto 1995

Ad alcuni religiosi dell'Ordine dei Frati Minori - Città del Vaticano

Titolo: Il dialogo con i musulmani risale a San Francesco

Cari Fratelli francescani, Cari amici,

1381
1. E' per me motivo di gioia ricevere voi, partecipanti del Congresso organizzato dalla Commissione internazionale dell'Ordine dei Frati Minori per i rapporti con i musulmani. La vostra commissione si è posta lo scopo di promuovere la presenza francescana tra i musulmani e di rispondere agli interrogativi dei cristiani che vivono e lavorano tra loro. Gli organizzatori francescani hanno opportunamente invitato a prendere parte ai lavori membri di altre comunità religiose, al fine di arricchire le vostre riflessioni grazie alla loro competenza. Convenuti qui da ventotto paesi d'Africa, Medio Oriente, Asia ed Europa, avete una ricca esperienza da condividere, con l'aiuto di eminenti esperti nelle problematiche che voi studiate. Vi ringrazio per il vostro desiderio di incontrare il Successore di Pietro per metterlo al corrente delle vostre preoccupazioni.

1382
2. L'impegno dei francescani nel dialogo con i musulmani non è nuovo: risale infatti a San Francesco di Assisi, il quale si reco di persona a incontrare il sovrano musulmano Al-Kamel in Egitto. San Francesco ha lasciato ai suoi figli delle indicazioni ben precise su come intavolare rapporti con i musulmani. così, nel ricercare oggi il dialogo interreligioso, in particolare con i seguaci dell'Islam, voi siete fedeli a uno dei carismi del vostro Ordine. Sono felice di vedere rinnovarsi da qualche anno l'impegno della famiglia francescana in questi dialoghi interreligiosi, che rientrano nell'ambito della missione evangelizzatrice della Chiesa (cfr. Lett. enciclica
RMi 55-57).

1383
3. Avete scelto un tema delicato come oggetto dei vostri scambi di esperienza: gli integralismi nell'Islam e il cristianesimo. Atteggiamenti di questo tipo sono infatti riscontrabili in diversi ambiti e constatarlo vi permetterà di condurre un'analisi oggettiva di questo fenomeno nell'Islam.

Nelle regioni in cui voi esercitate il vostro ministero avete modo di sperimentare direttamente gli effetti del fondamentalismo islamico, che da qualche anno a questa parte sta avendo manifestazioni eccezionali. E necessario che voi manteniate un certo distacco e restiate lucidi, per poter portare avanti la vostra missione in questo contesto. Il fenomeno dell'integralismo deve essere studiato in tutte le sue motivazioni e manifestazioni. L'analisi delle situazioni politiche, sociali ed economiche indica che il fenomeno non è solo religioso, ma che in molti casi la religione viene sfruttata per fini politici o ancora per compensare difficoltà di carattere sociale ed economico. Non può esserci una soluzione realmente durevole al fenomeno dell'integralismo, fin tanto che non vengano risolti i problemi da cui trae origine.

Se l'intolleranza e la violenza scatenata dall'integralismo sono da condannare, è ancora più importante guardare con fede e amore alle persone che assumono questi atteggiamenti e che spesso soffrono.

1384
4. La vostra presenza e la testimonianza che rendete a Cristo nei paesi musulmani sono preziose per la Chiesa. So bene che in quelle regioni incontrate spesso non poche difficoltà, ma vi esorto a portare la Buona Novella dell'amore di Cristo Salvatore di tutti gli uomini, di Colui che ha detto ai suoi discepoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (
Mt 28,20).

Di tutto cuore vi imparto la mia Benedizione apostolica, che estendo a tutti i fedeli tra cui portate la vostra missione.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-08-26 Data estesa: Sabato 26 Agosto 1995

Recita dell'Angelus a Castel Gandolfo

Titolo: Le mani delle donne strette in una grande catena di pace

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1385
1. In prossimità ormai della Conferenza di Pechino, desidero oggi sottolineare l'importanza di una più grande valorizzazione delle donne nella vita pubblica.

Una lunga tradizione ha visto impegnati in politica soprattutto gli uomini. Oggi le donne vi si affermano sempre più numerose, anche ai più alti livelli rappresentativi, nazionali e internazionali.

E' un processo da incoraggiare. La politica, infatti, finalizzata com'è alla promozione del bene comune, non può che trarre vantaggio dai doni complementari dell'uomo e della donna. Certo, sarebbe ingenuo attendersi, solo da questo, dei "miracoli". Oltretutto è vero anche per le donne, non meno che per gli uomini, che la qualità della politica si misura dall'autenticità dei valori che la ispirano, come pure dalla competenza, dall'impegno, dalla coerenza morale di quanti si dedicano a tale importante servizio.

In ogni caso le donne stanno dimostrando di saper dare un apporto non meno qualificato di quello degli uomini, apporto che si prospetta anzi particolarmente significativo, soprattutto su quei versanti della politica che toccano gli ambiti umani fondamentali.

1386
2. Quanto grande, ad esempio, è il ruolo che esse possono svolgere a favore della pace, proprio impegnandosi in politica, dove in gran parte si decidono i destini dell'umanità.

La pace, carissimi Fratelli e Sorelle, è la grande urgenza dei nostri giorni. Occorre più che mai uno sforzo collettivo di buona volontà per frenare il delirio delle armi. Ma la pace non si limita al silenzio dei cannoni. Essa si sostanzia di giustizia e di libertà. Ha bisogno di un'atmosfera dello spirito che sia ricca di alcuni fondamentali elementi, quali il senso di Dio, il gusto del bello, l'amore per la verità, l'opzione della solidarietà, la capacità di tenerezza, il coraggio del perdono. Come non riconoscere l'apporto prezioso che la donna può recare alla promozione di una tale atmosfera di pace!

1387
3. Invochiamo la Vergine Santa, Regina della pace, perché volga lo sguardo sui paesi del mondo in cui lo scatenamento dell'odio sta, da troppo tempo, causando devastazione e morte. In questo contesto, il mio pensiero non può non andare alle migliaia di madri, spose, figlie, che nei Paesi della ex Jugoslavia - siano esse croate, musulmane o serbe -, sono ancora costrette ad abbandonare le loro case ed i loro cari, spesso oggetto di trattamenti disumani ed esposte ad un futuro molto incerto. Mi affliggono in modo speciale le gravi notizie da Banja Luka. Sono vicino allo zelante e generoso Vescovo Mons. Franjo Komarica, il quale sta assistendo, quasi impotente, all'espulsione forzata dei suoi sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli. E' loro diritto e desiderio di poter continuare a vivere nei propri focolari, rimanendo in quei luoghi quale segno di una auspicata riconciliazione e di una ancora possibile convivenza tra popoli di diverse nazionalità e religione.

Aprano gli occhi i responsabili di tanto dolore! Le donne, specialmente le madri, dei fronti contrapposti si diano idealmente la mano in una grande catena di pace, che quasi costringa i governanti, i combattenti, i popoli, a riprendere fiducia nella validità del negoziato e nelle prospettive di una pacifica convivenza.

(L'angoscia del Papa di fronte alle sofferenze dell'Africa, Continente dove si recherà pellegrino tra poche settimane:] La comunità internazionale ponga fine alla tragedia dei rifugiati rwandesi e burundesi Si deve tornare ancora alla fine di questo Angelus al tema spinoso, doloroso, della pace.

Volgendo lo sguardo all'Africa, continente che mi appresto a visitare di nuovo tra poche settimane, desidero affidare alla vostra preghiera e richiamare all'attenzione di tutti la drammatica situazione dei rifugiati rwandesi e burundesi, costretti con la forza a tornare nei loro Paesi d'origine.

E' una tragedia senza fine, di cui sono vittime - per la maggior parte innocenti - centinaia di migliaia di persone, uomini e donne, vecchi e bambini! Abbiamo appreso con sollievo che si è deciso di sospendere tale rimpatrio forzato e che rientrano nei centri di accoglienza quanti si erano dati alla macchia per sottrarsi alle espulsioni. E' urgente, pero, assicurare una soluzione definitiva al gravissimo problema.

Rivolgo, perciò, un vigoroso e accorato appello alla comunità internazionale, affinché si impegni con instancabile generosità in questo compito.

Ai responsabili della vita pubblica in Rwanda dirigo un pressante e cordiale invito ad assicurare ai rifugiati un ritorno nella dignità e nella sicurezza.

Esorto anche l'intera popolazione rwandese ad accoglierli con le braccia ed i cuori aperti, in spirito di fraternità, di solidarietà, di riconciliazione, mentre incoraggio la comunità cattolica ad essere d'esempio, intensificando ogni opera di soccorso nei loro confronti.

Si deve pregare per la pace in Africa e in tutte le parti del mondo.

Regina Pacis ora pro nobis.

(Dopo la Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha rivolto particolari parole di saluto ai pellegrini di lingua francese, inglese, tedesca, spagnola e portoghese.

La serie dei saluti si è conclusa con i gruppi venuti da diverse diocesi italiane.

Ecco le parole del Papa:] Accolgo con gioia i pellegrini italiani presenti oggi a Castel Gandolfo, come pure i villeggianti che hanno voluto unirsi a questo momento di preghiera mariana.

Saluto, in particolare, i catechisti della parrocchia di san Michele in Terlizzi (Bari) e i gruppi parrocchiali di Postioma (diocesi di Treviso) e di Quartiano (diocesi di Lodi). Saluto inoltre i Donatori di sangue di Arcole (Verona) e i partecipanti agli Esercizi spirituali dei Gruppi di impegno familiare e sociale.

A tutti auguro di trascorrere serenamente quest'ultima Domenica di agosto.

Data: 1995-08-27 Data estesa: Domenica 27 Agosto 1995

Udienza: il Papa agli Ufficiali e ai Sottoufficiali del 31 Stormo dell'Areonautica Militare Italiana - Palazzo Pontificio, Castel Gandolfo

Titolo: "Vi affido alla costante protezione della vostra Patrona, la Vergine di Loreto"

Carissimi Ufficiali e Sottufficiali del 31 Stormo!

1388
1. E' per me sempre motivo di gioia incontrarmi con voi, che mi accompagnate nelle varie visite pastorali in Italia e nei trasferimenti fra il Vaticano e Castel Gandolfo. Quella di oggi è, tuttavia, un'occasione particolare, più familiare, giacché mi è dato di soffermarmi con voi e con i vostri Cari senza la fretta imposta dall'imminente decollo o atterraggio. Vi ringrazio di cuore per questa vostra gradita visita.

Ringrazio, in particolare Lei, Signor Comandante, per le espressioni davvero cordiali che mi ha rivolto e, avendo appreso che la sua missione nel 31 Stormo volge ormai al termine, colgo l'opportunità per porgerLe uno speciale ringraziamento per il servizio svolto ed esprimo l'augurio di ogni bene per l'avvenire.

Estendo poi i miei grati sentimenti a tutti voi qui presenti. Grazie per l'ottimo servizio che svolgete e per lo spirito che vi anima nel prestarlo. Quando vola con voi, il Papa non si sente solamente "trasportato" fisicamente, ma anche "accompagnato" dal sostegno solidale di persone convinte del valore inestimabile del Vangelo e del dovere sempre urgente di annunciarlo a tutti gli uomini in ogni luogo.

1389
2. Le Onorificenze che ho appena consegnato vogliono essere un segno di questa mia stima ed un riconoscimento per il fedele e competente servizio svolto da ciascuno dei Membri del 31 Stormo dell'Aeronautica Militare italiana, sempre disponibile in ogni trasferimento e per ogni esigenza.

Come sapete, ricorre quest'anno il settimo centenario del Santuario della Santa Casa. La Madonna di Loreto è Patrona degli aviatori: vi affido pertanto con una particolare preghiera alla sua costante protezione. Vi protegga la Vergine Santa nel vostro non facile lavoro e soprattutto vi conduca sempre a Cristo, che ha unito in un vincolo d'amore il cielo e la terra.

Loreto ci rimanda col pensiero a Nazaret e alla vita domestica della Santa Famiglia. Vorrei quindi, in questo momento, rivolgere un pensiero speciale proprio alle famiglie di ciascuno di voi qui presenti, per auspicare che regnino sempre in esse quell'amore e quella collaborazione reciproca che Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto nella Casa di Nazaret. Avendo davanti agli occhi il loro esempio ed invocandone l'aiuto, voi potrete attuare nella vostra vita quelle virtù cristiane che danno stabilità e serenità alle famiglie.

Con questi voti ed auspici, di cuore rinnovo a voi, in pegno di pace e di cristiana prosperità, la mia Apostolica Benedizione, estendendola a tutte le persone a voi care.

Data: 1995-08-27 Data estesa: Domenica 27 Agosto 1995

La preghiera e il cordoglio di Giovanni Paolo II per la morte di Suor Ausilia Cortinovis

Titolo: Una particolare testimonianza d'amore verso i sofferenti

Alla Rev.ma Madre Costantina KersBamer Con viva commozione ho appreso la notizia della morte di Suor Ausilia Cortinovis, religiosa di codesta congregazione, competente e stimata infermiera caposala nel reparto di chirurgia del Policlinico Gemelli, dove sono stato assistito durante ripetuti ricoveri. Ricordando con ammirazione la profonda spiritualità che ne ha animato il premuroso servizio in ospedale e con animo grato per la dedizione con cui mi ha prestato le sue cure, affido la sua anima al Signore domandando il premio eterno per questa religiosa che per lungo tempo ha offerto con generosità e spirito evangelico una particolare testimonianza di amore verso i sofferenti. Nell'esprimere a lei, Reverenda Madre, ed a tutto l'Istituto le mie sentite condoglianze, imparto volentieri alle Suore ai Familiari ed a tutti i presenti al sacro rito delle esequie la confortatrice benedizione apostolica nella luce delle supreme certezze della fede.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-08-27 Data estesa: Domenica 27 Agosto 1995

Visita "ad limina": la traduzione del discorso di Giovanni Paolo II a Presuli della Conferenza Episcopale dell'India - Palazzo Apostolico, Castel Gandolfo

Titolo: La grande primavera del cristianesimo, importante tema dell'Assemblea speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi, ora in preparazione

Cari Fratelli Vescovi,

1390
1. Nell'amore di nostro Signore Gesù Cristo vi do il benvenuto, Pastori delle Provincie Ecclesiastiche di Bhopal, Calcutta, Cuttack-Bhubaneswar, Delhi e Ranchi.

La vostra visita ad limina Apostolorum esprime la profonda comunione di carità e di pace che unisce le Chiese particolari in India alla Sede Apostolica, santificata dal martirio dei santi Pietro e Paolo. La mia recente Lettera Enciclica Ut unum sint descrive la missione del Successore di Pietro nell'ambito del Collegio Episcopale come quella di una "sentinella" che conferma i suoi fratelli Vescovi cosicché "si oda in tutte le Chiese particolare la vera voce di Cristo-Pastore" (
UUS 94). Per questo ringrazio il Padre di nostro Signore Gesù Cristo per averci offerto l'opportunità di sperimentare la nostra "cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,5) per trarre forza e incoraggiamento l'uno dall'altro secondo "la straordinaria ricchezza della sua grazia" (Ep 2,7).

1391
2. Fin dalla sua nascita nel Cenacolo, nella Pentecoste, la Chiesa è segno visibile e strumento efficace della comunione di Dio con l'umanità. In quanto Pastori della Chiesa di Dio in India siete chiamati a perpetuare nelle vostre comunità locali la grazia della Pentecoste e a promuovere di generazione in generazione quella fedeltà al Vangelo, quella vita fraterna e quella preghiera ardente che hanno caratterizzato la comunità apostolica (cfr.
Ac 2,42). Dopo duemila anni, l'intera Chiesa è ancora chiamata a rinnovarsi ad immagine della prima comunità dei discepoli.

Come ho scritto nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, la migliore preparazione per il nuovo millennio deve essere un rinnovato impegno ad applicare, il più fedelmente possibile, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II alla vita di ogni individuo e di tutta la Chiesa (cfr. TMA 20). In ciò consiste il programma del nostro ministero, come singoli e come membri del Collegio dei Vescovi. Il Concilio è ricco di dottrina e di spiritualità e contiene direttive per la formazione, l'attività pastorale e l'organizzazione pratica della vita ecclesiale che deve continuare a produrre numerosi risultati positivi di evangelizzazionee e di servizio. Gli anni che ci separano dal Giubileo dovrebbero servire a esortare tutti i membri della Chiesa, in particolare i suoi ministri, ad aprire i loro cuori e le loro menti a ciò che lo Spirito Santo sta facendo per guidarci "alla verità tutta intera" (Jn 16,13).

1392
3. Uno dei più importanti risultati ottentuti dal Concilio Vaticano II è stato il rafforzamento della collegialità episcopale, "espressione privilegiata del servizio pastorale svolto dai Vescovi in comunione col Successore di Pietro" (
TMA 19). La Chiesa in India è particolarmente privilegiata perché in essa si incontrano le tradizioni dell'Oriente e dell'Occidente, proclamando al mondo "quel patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale" (Orientale lumen, n. 1). Sono convinto che la testimonianza di armonia e di comunione fra i diversi Riti in India costituisca una parte importante della realizzazione della volontà misteriosa e piena di grazia di Dio, volta a guidare un sempre maggior numero di persone della vostra grande nazione verso la luce del Vangelo. A qualunque Rito il Vescovo appartenga, egli è innanzitutto e soprattutto un figlio della Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Per questo motivo, la Conferenza dei Vescovi Cattolici dell'India, la principale assemblea attraverso la quale viene esercitata la vostra collegialità, non viene indebolita bensi arricchita dall'unione di Vescovi appartenenti a Riti diversi.

Nella bella espressione di Sant'Ignazio di Antiochia, il Vescovo è "l'immagine viva di Dio Padre" (Ad. Trall., 3:1). Esprimete la fraternità spirituale più intensamente conferendo il dono dello Spirito Santo nell'ordinazione, associando in tal modo i presbiteri, sia diocesani sia religiosi, al vostro presbiterato. Il Concilio Vaticano II afferma che "per questa comune partecipazione nel medesimo sacerdozio e ministero, i Vescovi abbiano dunque i presbiteri come fratelli e amici" (PO 7). Per approfondire i vincoli di comunione, dovete preoccuparvi di mostrare attitudine alla guida spirituale, apertura, compassione e cooperazione autentiche con i vostri fratelli presbiteri, che condividono il peso del ministero con voi.

Un segno evidente della vitalità delle vostre Chiese locali è la messe delle vocazioni religiose e sacerdotali che molti di voi stanno sperimentando.

Poiché questa è una grande benedizione, ma anche una responsabilità, vi esorto a selezionare con cura i candidati da ammettere al sacerdozio, a vegliare sull'idoneità del programma di studio e a garantire la formazione spirituale e pastorale dei vostri seminaristi. Esorterete anche i Superiori a comportarsi nello stesso modo rispetto ai membri dei loro Istituti. Generosamente assistito da molti altri, il Vescovo ha la responsabilità personale della formazione sacerdotale dei candidati della propria diocesi, una responsabilità che non può trascurare.

E' particolarmente importante che i futuri sacerdoti comprendano in modo chiaro e realistico il valore della castità nel celibato e il suo rapporto con il ministero sacerdotale. In tal modo essi impareranno a "stimare, amare e vivere il celibato nella sua vera natura e nelle sue vere finalità, quindi nelle sue motivazioni evangeliche, spirituali e pastorali" (PDV 50).

Laddove si sta affermando una concezione della vita materialistica e secolaristica, tutti i ministri della Chiesa sono chiamati ad essere "segni di contraddizione", in particolare attraverso la pratica della virtù della penitenza; ciò implica disciplina, mortificazione, sacrificio e generosità verso gli altri; la condivisione della semplicità della vita conferisce gioia al presbiterato e, accompagnata dalla fiducia reciproca, facilita quell'obbedienza volontaria che ogni sacerdote deve al proprio Vescovo. L'unità di una Chiesa locale si rafforza quando l'autorità episcopale viene esercitata come sacrificio generoso e l'obbedienza sacerdotale praticata come pronta cooperazione.

1393
5. Anche i fedeli laici devono rivolgersi ai propri Vescovi per una guida spirituale reale e efficace. Il Concilio afferma: "Nell'esercizio del loro dovere di padri e di pastori, i Vescovi in mezzo ai loro fedeli si comportino come coloro che prestano servizio; come buoni pastori che conoscono le loro pecore e sono da esse conosciuti; come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti" (
CD 16). Un ministero pastorale efficace richiede un profondo apprezzamento del fatto che lo Spirito conferisce ai membri della Chiesa carismi differenti "al fine di edificare il Corpo di Cristo" (Ep 4,12). Ognuno ha un dono dello Spirito da condividere; ognuno ha bisogno dei doni degli altri (cfr. 1Co 12,4-31). Esorto voi e i vostri sacerdoti a pregare e a operare insieme con i fedeli laici affinché ognuno possa portare a frutto l'opera buona che Dio ha iniziato con lui (cfr. Ph 1,6).

1394
6. La comunione con Dio e con gli altri si intensifica nelle vostre Chiese quando il Vangelo viene annunciato con fedeltà e i sacramenti vengono celebrati con fede e riverenza, secondo le norme liturgiche in vigore. Con questi mezzi Cristo permette alla sua Chiesa di comunicare la forza del suo Mistero Pasquale.

L'Eucaristia - il Sacramento dell'unità - è il centro della vita di ogni parrocchia. Questa presenza del Signore nella comunità è "la radice viva del suo edificarsi e il vincolo sacramentale del suo essere in piena comunione con tutta la Chiesa" (
CL 26). Chi "mangia questo Pane e beve da questo Calice" non può non udire la chiamata alla santità e all'apostolato che è al centro del messaggio evangelico.

Inoltre, nell'Eucaristia il significato delle differenze di razza, di nazionalità, di cultura, di casta e di condizione sociale viene rivelato nella sua luce più autentica. In essa "l'essere uno in Gesù Cristo" che caratterizza tutti coloro che sono stati battezzati (cfr. Ga 3,27-28) viene dimostrato e approfondito. Per questo la Chiesa sostiene con risolutezza che la discriminazione non solo mina l'uguaglianza fondamentale di tutti coloro creati ad immagine e somiglianza di Dio e redenti dal sangue del Suo Figlio, ma anche compromette la comunione di coloro che sono uniti nel Corpo di Cristo. E' necessario citare il male rappresentato dalla discriminazione laddove esiste e considerarlo come una "struttura di peccato". Tali strutture "si radicano sempre nel peccato personale e, quindi, sono sempre collegate ad atti concreti delle persone, che le introducono, le consolidano e le rendono difficili da rimuovere" (SRS 36). Soltanto un serio impegno alla conversione e alla preghiera per un "cuore nuovo" può sradicare l'influenza persistente di forme di discriminazione all'interno del corpo ecclesiale.

1395
7. Nutriti dall'Eucaristia, i cattolici indiani sono chiamati a testimoniare a tutti l'amore di Dio. La vera solidarietà con il prossimo è radicata nella convinzione che Cristo ha unito se stesso ad ognuno e a ciascuno per mezzo della sua incarnazione redentrice (cfr.
GS 22). La Vergine Maria, che era così profondamente permeata dello spirito dei poveri del Signore (cfr. Lc 1,46-53), guida la Chiesa verso una crescente consapevolezza del fatto che "non si può separare la verità su Dio che salva.... dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili" (RMA 37). Incoraggio i vostri sforzi volti a garantire che l'ampia rete delle istituzione educative e sanitarie cattoliche in India serva in modo efficace gli emarginati e i più bisognosi fra di voi.

Spero con fervore che i cattolici delle provincie Ecclesiastiche di Bhopal, Calcutta, Cuttack-Bhubaneswar, Delhi e Ranchi continueranno a mostrare quell' "amore di preferenza per i poveri" che è "una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la tradizione della Chiesa" (SRS 42). Quando i cristiani praticano la virtù della carità nella forma specifica della solidarietà verso "gli ultimi dei fratelli", che portano l'indistruttibile immagine di Cristo (cfr. Mt 25,46), la gratuità di quell'amore suscita le abbondanti benedizioni del Signore sulla Chiesa locale.

1396
8. Cari fratelli nell'Episcopato: vi prego di portare, una volta tornati alle vostre diocesi, i miei cordiali saluti a tutti i sacerdoti, i religiosi e i liaci con i quali e per i quali esercitate il vostro ministero. Tutti insieme state edificando la Chiesa di Dio in India preparando la grande primavera della cristianità che è alle soglie del Terzo Millennio e che sarà il tema importante della prossima Assemblea Speciale per l'Asia del Sinodo dei Vescovi ora in preparazione. Vi affido a Maria, Madre del Redentore, e prego affinché, attraverso la sua materna intercessione, l'intera famiglia di Dio in India sia pronta a incontrare il Signore che viene.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-08-28 Data estesa: Lunedi 28 Agosto 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1372