GPII 1995 Insegnamenti 1446

L'omelia del Papa durante la Santa Messa, con oltre cinquecentomila ragazzi e ragazze - Loreto

Titolo: Ci inginocchiamo sulle tombe di tanti giovani vittime della guerra nei Balcani e con il muto linguaggio della loro morte scongiuriamo i responsabili perché si rivolgano a pensieri di riconciliazione



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1. Madre di Cristo, Madre della divina grazia, Madre purissima, Vergine prudentissima, Specchio di giustizia, Causa della nostra gioia, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Regina di tutti i Santi, Regina della pace, Regina del mondo.

Queste invocazioni, tratte dalle Litanie Lauretane, ci aiutino ad entrare col cuore di Maria in questa celebrazione eucaristica, che ha radunato a Loreto migliaia di giovani, provenienti da varie regioni d'Europa, in un pellegrinaggio di fede e di amore, orientato dal motto: "In cammino con Maria verso il 2000, per incarnare il Vangelo sulle strade dell'Europa". A tutti voi, soprattutto a voi giovani pellegrini di tutto il mondo, rivolgo un cordiale benvenuto in questo luogo, in cui si venera la casa che ci ricorda il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Un cordiale benvenuto a tutti! Saluto il Delegato Pontificio, il carissimo Mons. Pasquale Macchi, e lo ringrazio per il cordiale indirizzo che mi ha rivolto poc'anzi. Saluto pure, con il Cardinale Eduardo Pironio, gli altri Porporati, gli Arcivescovi e i Vescovi.

Uno speciale saluto rivolgo poi al Vescovo Seraphim, Metropolita per la Germania e l'Europa Centrale della Chiesa Ortodossa Rumena, e al Vescovo Sigheteanul, che ha accompagnato a nome del Patriarca di Romania un gruppo di giovani ortodossi a questo incontro. Il mio saluto s'estende anche al Vescovo Lavrentije del Patriarcato di Serbia, all'Archimandrita delegato del Patriarca di Mosca per la pastorale giovanile e all'Archimandrita rappresentante del Metropolita greco-ortodosso Damaskinos. Un cordiale saluto va inoltre ai sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati, che prendono parte alla celebrazione. Rivolgo infine un pensiero deferente al Capo del Governo, Presidente Dini, ed alle altre Autorità, che hanno voluto onorare con la loro presenza questo sacro Rito.

Occasione di questo nostro incontro presso il Santuario lauretano è un singolare Giubileo: sono trascorsi infatti sette secoli da quando questo tempio sorse e comincio ad essere meta di pellegrini non soltanto dall'Italia, ma da tante parti del mondo, specialmente dall'Europa. Tra i numerosi santuari mariani costruiti nel vecchio continente, quello di Loreto possiede un peculiare carattere ed offre un tipico messaggio spirituale. Se, infatti, nei santuari mariani la Madre di Dio viene venerata attraverso un'immagine o un'icona che la rappresenta, qui a Loreto è venerata mediante la Casa nella quale la tradizione riconosce la dimora della Santa Famiglia.

La onoriamo qui come Madre di Cristo, Madre della Santa Famiglia, Sposa di Giuseppe, Patrona di tutte le famiglie e di coloro che sono chiamati alla vita in famiglia, Madre del bell'amore, Madre dell'unità, Madre dell'Alleanza, che unisce e accomuna l'uomo e la donna, come coniugi e genitori, mediante un vincolo imperituro di comunione grazie al quale la famiglia costituisce un insostituibile ambiente di vita e d'amore.

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2. Di questo parla l'odierna liturgia, a cominciare dalla seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati: "Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna (...) perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!" (
Ga 4,4-6).

Grazie a tale invio, Cristo conta sulla terra un numero incalcolabile di fratelli e di sorelle, come risulta evidente dall'odierno testo evangelico: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12,49-50). Diventiamo fratelli e sorelle di Cristo nello Spirito Santo, che è Spirito di sapienza. Ne parla anche, nella prima lettura, un testo poetico tratto dal Libro del Siracide, dove la sapienza è paragonata ad un grande fiume, che penetra l'intero creato: "Innaffiero il mio giardino e irrighero la mia aiuola" (Si 24,29).

Se ci chiediamo quale analogia con la Casa di Nazaret sia contenuta in queste letture, ecco la risposta: è prima di tutto Maria, in forza della divina maternità, la casa inabitata dall'eterna Sapienza, dal Figlio unigenito del Padre divenuto uomo. Gesù prese dimora in lei, come in un tempio spirituale preparato dal Padre per opera dello Spirito Santo. E' grazie a Maria che la Casa di Nazaret è diventata un simbolo così straordinario, essendo lo spazio in cui, dopo il ritorno dall'Egitto, si è sviluppata l'umana vicenda del Verbo Incarnato; il luogo in cui Cristo "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,51). Il Signore lascio quella casa a trent'anni, per indicare a tutti la casa del Padre celeste, sempre spalancata, dal sorgere al tramonto del sole, per accogliere ogni uomo e donna, chiamati ad essere membri del popolo di Dio, fratelli e sorelle di Cristo, come voi che qui siete giunti da tante parti del continente europeo.

La Casa di Nazaret si inquadra nel mistero della Incarnazione. Si potrebbe dire che in essa è stato annunciato il vangelo dell'infanzia e della giovinezza del Figlio dell'uomo, e questo ci parla in modo particolarmente efficace, evidenziando che la nostra fede e il nostro cristianesimo rimandano a una casa concreta, nella quale si è compiuto il mistero dell'Incarnazione.

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3. Questa grande moltitudine di giovani d'Europa, riuniti per la celebrazione dell'Eucaristia, sullo sfondo del Santuario, è anche l'espressione eloquente di una importante verità storica: da duemila anni il cristianesimo ha posto le radici nelle nazioni del nostro continente ed è diventato il germoglio salvifico della vita, della cultura e della civiltà europea. Questo vale non soltanto per il passato. Se è vero che la civiltà europea, specialmente quella moderna, ha avuto molteplici radici, non è men vero che essa è cresciuta prima di tutto da radici cristiane. E ciò si avverte a tanti livelli. Forse in nessun altro luogo come in Europa la presenza del Vangelo ha potuto esprimersi in modo così ricco, non soltanto attraverso le opere della cultura e dell'arte, presenti dappertutto, ma anche mediante la testimonianza di numerosi santi e beati, cominciando dagli Apostoli Pietro, Paolo, Andrea e Giacomo. Quanti santi sono sorti nel corso dei secoli all'interno delle varie Comunità ecclesiali in Europa! Sono nati sia nel contesto della tradizione occidentale che di quella orientale. Due tradizioni che si completano a vicenda e che sono non soltanto due modelli d'inculturazione del cristianesimo nella vita delle culture e delle nazioni, ma anche come due polmoni con i quali respira l'organismo spirituale della Chiesa di Cristo.

Questo è singolarmente evidente nel nostro secolo, diventato, come agli inizi della Chiesa, un tempo di intere moltitudini di martiri, di testimoni cioè che sigillano con il proprio sangue la loro appartenenza a Cristo. Ecco la verità sull'Europa! Se il secolo attuale è forse, nella storia, quello caratterizzato dalle più grandi negazioni del cristianesimo, esso è divenuto anche il secolo che si distingue per la straordinaria schiera di confessori e di martiri che hanno gettato il seme di una nuova vita in Europa e nel mondo, secondo l'antico principio: Sanguis martyrum - semen christianorum.

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4. Cari giovani pellegrini, voi provenite da quasi tutti i paesi del continente europeo. L'appello che oggi rivolgiamo all'Europa, e insieme a tutto il mondo, si potrebbe sintetizzare in questa sola parola: "casa". Una parola chiave! Pensiamo innanzitutto alla Casa di Nazaret: la Casa nella quale prese dimora il Figlio di Dio, la Casa della Santa Famiglia. Una casa profondamente umana. Essa non è soltanto un grande simbolo, ma una meta che ci è posta innanzi. Siamo venuti qui per chiedere la casa per ogni uomo del nostro tempo, per le famiglie di tutto il mondo: per quanti vivono in patria e per gli emigrati, per i profughi e i perseguitati. Siamo venuti in particolare a chiedere che nessuno manchi di una casa nelle nostre società europee. Domandiamo una casa per tutti gli uomini e per tutte le famiglie.

La casa è anche simbolo di pace. Noi siamo qui per chiedere la pace. Voi giovani non avete fatto l'esperienza della prima e della seconda guerra mondiale ma in primo luogo europea, che portarono devastazioni e morte in tante case del nostro continente. Ma tutti siamo testimoni della guerra nei Balcani, di questa guerra interminabile che ha fatto scempio di ogni umanità e continua a devastare case, scuole, atenei, trasformando quelli che erano sereni luoghi di lavoro e di vita in cimiteri, dove vengono sepolti prima di tutto i giovani, dato che sono principalmente loro a perdere la vita sui fronti di questa inutile guerra. Ci inginocchiamo sulle tombe di tanti giovani insieme con le loro madri e i loro padri in lacrime. E mentre domandiamo per loro il riposo eterno, con il muto linguaggio della loro morte scongiuriamo tutti i responsabili della guerra, perché si volgano a pensieri di riconciliazione e di pace.

Lo facciamo, sicuri di interpretare i sentimenti di tutte le persone di buona volontà. E' necessario che ciascuno s'impegni a far sentire la propria voce e a porre gesti concreti di pace. Va in questo senso, carissimi giovani pellegrini, l'iniziativa che avete preso in favore dei vostri coetanei dell'Erzegovina. E' un gesto significativo di solidarietà, che benedico di cuore ed incoraggio, nella speranza che possa produrre frutti auspicabili ed abbondanti.

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5. Ripensiamo ancora una volta alle parole di Paolo: "Dio mando il suo Figlio, nato da donna, (...) perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" (
Ga 4,4-7).

Cari giovani pellegrini, che oggi vi siete riuniti da tante parti d'Europa e del mondo intorno alla Casa di Nazaret, ecco la missione particolare a voi affi

Data: dovete vivere e testimoniare la figliolanza divina; quella figliolanza che è il patrimonio a noi trasmesso dall'unigenito Figlio di Dio. Essa ci sottrae a qualunque pericolo di schiavitù. Ci restituisce la nostra libertà nella forma più alta e più matura. Non disse lo stesso Paolo: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi" (Ga 5,1)? Su questo continente, nel quale oltre duecento anni fa si proclamava il programma della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità, purtroppo stravolgendolo ed inquinandolo con il sangue di tanti innocenti, su questo continente bisogna che risuoni con una forza nuova il programma della libertà, alla quale Cristo ci ha chiamati. Soltanto la libertà per la quale Cristo ci libera può diventare fonte di uguaglianza e di fraternità. Essa non è libertà fine a se stessa, e cioè una libertà assoluta ed egocentrica che - come l'esperienza dimostra - finisce spesso per essere devastante. La vera libertà è mezzo meraviglioso per raggiungere il fine, e questo fine è prima di tutto l'amore che genera la fraternità. Che il vostro pellegrinaggio al mistero della Santa Casa infonda in voi la capacità di una tale libertà. Disponetevi, carissimi giovani, a varcare da uomini "liberi" la soglia del Terzo Millennio nei vari Paesi dell'Europa e del mondo, seguendo Cristo, che è la via, la verità e la vita (cfr. Jn 14,6). Vi attende la costruzione di una grande casa europea. Vi siete riuniti qui, presso il Santuario lauretano, per impetrare la forza necessaria per questa impresa. La Madre di Cristo vi ottenga che la Casa di Nazaret rimanga un fermo punto di riferimento ed un'incessante ispirazione nel vostro generoso impegno.

Data: 1995-09-10 Data estesa: Domenica 10 Settembre 1995

All'Angelus: la meditazione del Santo Padre prima della recita della preghiera mariana, sulla spianata di Montorso - Loreto

Titolo: Il vostro grido di pace copra il fragore delle armi

Carissimi Giovani!

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1. Vi sono grato per l'atmosfera di gioia, che avete portato qui, a Loreto, venendo da tanti paesi d'Europa. Avete unito le vostre voci e i colori delle vostre bandiere in un arcobaleno di speranza. Avete testimoniato al mondo il segreto di fraternità che si sprigiona dalla santa Famiglia di Nazaret.

Da voi sale un grido di pace. Io vi chiedo di continuare a levarlo forte, insistente, perché copra il fragore delle armi, e tocchi il cuore di quanti sono responsabili delle violenze che insanguinano l'Europa ed il mondo. Siate messaggeri di pace. Lo chiedo in particolare a voi, giovani donne: diventate "educatrici di pace", con tutto il vostro essere e con tutto il vostro operare (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1 Gennaio 1995, n. 2).

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2. E mentre siamo presso la casa di Maria, la donna perfetta, come non volgere il pensiero alla Conferenza che si sta svolgendo a Pechino sulla condizione delle donne nel mondo? In questo grande Consesso stanno emergendo delle linee di azione che sono di grande speranza per la prospettiva globale di un mondo più giusto e fraterno. Purtroppo non mancano, su alcuni punti, degli orientamenti discutibili.

A voi il compito di un vigile e coraggioso discernimento. Sappiate cogliere il bene dovunque esso affiori. Ma respingete quanto è contrario al disegno di Dio e, per ciò stesso, contrario anche alla dignità dell'uomo. Proprio questo messaggio veniva trent'anni fa dal Concilio Vaticano II, soprattutto nella Gaudium et spes, la Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. A coronamento del vostro splendido raduno, desidero riconsegnarvi questo documento prezioso e sempre giovane. Rileggetelo attentamente. Vi troverete luce per decifrare la vostra vocazione di uomini e donne, chiamati a vivere, in questo tempo meraviglioso e drammatico insieme, come tessitori di fraternità e costruttori di pace.

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3. Maria Santissima, che in questi giorni ci ha raccolti nella sua casa, benedica i giovani dell'Europa e del mondo. Spinga tutti a riscoprire la dimensione di famiglia nei rapporti reciproci, al di là delle differenze, dei confini nazionali, delle ferite prodotte dagli odi del passato e dalle violenze del presente. Ella ci doni ancora una volta Cristo, il re della pace.

(Al termine dell'Angelus, Giovanni Paolo II ha rivolto un ultimo saluto ai giovani presenti nelle varie espressioni linguistiche. Dei diversi saluti, pronunciati in ventidue lingue, pubblichiamo la traduzione italiana:] Desidero ora rivolgere un ultimo saluto a voi, carissimi giovani, nelle vostre rispettive lingue.

(In lingua albanese:] Siate forti e generosi nella fede e nella promozione umana.

(In lingua bulgara:] Portate nel vostro Paese il messaggio di speranza di Loreto.

(In lingua ceca:] Difendete nel nome di Cristo i diritti dei più deboli.

(In lingua croata:] Riempite con l'amore e la giustizia i vuoti scavati dalla violenza.

(In lingua fiamminga:] Cari amici, imparate da Maria a seguire sempre Cristo.

(In lingua francese:] Cari amici, la Madonna vi accompagni sempre. Arrivederci a Parigi!.

(In lingua greca:] Accogliete come Maria la Parola di Dio per portarla nel mondo.

(In lingua inglese:] Portate nei vostri Paesi il messaggio di speranza e di pace ricevuto in questi giorni! (In lingua italiana:] Portate nella comunità ecclesiale e sociale il Vangelo della carità.

(In lingua lettone:] Siate testimoni miti e coraggiosi della verità.

(In lingua lituana:] La Croce di Cristo sia sempre per voi segno vivo di speranza.

(In lingua Polacca:] Saluto di cuore i giovani della Polonia! Guardando voi, che così numerosi partecipate al pellegrinaggio dei Giovani europei al Santuario della Madonna di Loreto, mi ricordo la Giornata Mondiale della Gioventù a Jasna Gora, in Czestochowa, nell'anno 1991. Loreto costituisce una tappa ulteriore dello stesso cammino spirituale, in cui i giovani cristiani di tutto il mondo professano la loro fede in Cristo "Via, Verità e Vita" (cfr.
Jn 14,6).

Mediante voi, qui presenti, saluto tutta la gioventù polacca! (In lingua Portoghese:] La pace di Cristo Risorto sia sempre nei vostri cuori! (In lingua rumena:] Formate nella Chiesa un cuore solo ed un'anima sola.

(In lingua russa:] Cari giovani, portate nella società la luce del Vangelo! (In lingua serba:] Superate ogni forma di violenza e di ingiustizia con la forza dell'amore cristiano.

(In lingua slovacca:] Siate fedeli alle radici cristiane della civiltà europea.

(In lingua slovena:] Il Vangelo sia la luce della vostra vita e il criterio delle vostre scelte.

(In lingua spagnola:] Non stancatevi mai di camminare sulle strade del Vangelo! (In lingua tedesca:] Siate testimoni di Cristo, che con la sua Croce ha redento il mondo! (In lingua ucraina:] Promuovete l'unità dei cristiani col dialogo e la riconciliazione.

(In lingua ungherese:] Siate testimoni del Vangelo in ogni ambiente di vita.

Carissimi giovani d'Europa, e tutti voi che avete voluto unirvi a questo incontro provenendo da altri continenti: camminate nella speranza verso il terzo millennio cristiano. La Vergine Santa, Madre di Cristo e Madre nostra, guidi sempre i vostri passi!

Data: 1995-09-10 Data estesa: Domenica 10 Settembre 1995

Messaggio: il Santo Padre alle Claustrali d'Italia e del mondo - Loreto

Titolo: "Sostenete con le vostre prreghiere i giovani in cerca della risposta che sa dare pace al cuoreinquieto"

Carissime Sorelle!

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1. E' per me motivo di grande gioia, nel corso del pellegrinaggio a Loreto dei giovani europei, incontrare anche voi, componenti delle Comunità dei due monasteri della città - quello di Nazaret, delle Carmelitane scalze, e quello di San Gabriele dell'Addolorata, delle Passioniste - in questo luogo così significativo, che ricorda il grande mistero dell'Incarnazione.

Il mio pensiero va, in questo momento, a tutte le Claustrali d'Italia e del mondo. Care sorelle, voi siete rappresentanti di quella speciale vocazione alla vita contemplativa che percorre l'intera storia della Chiesa, ricordando a tutti l'urgenza di camminare costantemente protesi verso l'incontro definitivo e beatificante con Dio. E' testimonianza particolarmente necessaria nel nostro tempo, così prossimo ormai al grande Giubileo del Duemila. Significativa è, pertanto, la vostra partecipazione spirituale all'incontro ecclesiale dei giovani europei, venuti a Loreto per trovare rinnovate energie nel pellegrinaggio che li condurrà verso il grande evento del nuovo millennio cristiano.

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2. La Santa Casa, il Santuario in cui ci troviamo, ci richiama la fondamentale importanza che ha avuto per la salvezza del genere umano il "si" di Maria alla chiamata del Signore. Che cos'altro è la vita claustrale se non il continuo rinnovamento di un "si" che apre le porte del proprio essere all'accoglienza del Salvatore? Voi pronunciate questo "si" nel quotidiano assenso all'opera divina e nell'assidua contemplazione dei misteri della salvezza.

In questo modo, senza mettervi materialmente in cammino, voi vivete un vostro spirituale pellegrinaggio, che trae dal mistero compiutosi nella Santa Casa la sua ispirazione e il suo orientamento. E' proprio grazie alla stabilità e alla clausura che voi passate attraverso "la scena di questo mondo" senza stabilirvi nelle cose di quaggiù, ma restando in continua tensione verso la meta.

La monaca, pellegrina nella sua clausura, è sempre in cammino verso il Signore. Ogni nuovo mattino può cantare con il Salmista "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia...così nel santuario ti ho cercato" (
Ps 62,1 Ps 62,3). E con la Sposa del Cantico può dire: "Mi alzero e faro il giro della città; per le strade e per le piazze, voglio cercare l'amato del mio cuore" (Ct 3,2).

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3. Nel monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio, tutto è ricondotto all'essenziale, perché è importante solo ciò che avvicina a Lui. Il raccoglimento monastico significa attenzione alla presenza di Dio: se ci si disperde in molte cose, si rallenta il cammino e si perde di vista la meta.

Molti giovani oggi sono sensibili al richiamo del pellegrinaggio. Essi trovano intorno a sé un mondo spesso privo di valori spirituali e di ideali veri: per molti ciò che conta è godere dell'oggi, difendendo i propri interessi, anche a spese degli altri, fino alla sopraffazione e alla violenza. Il pellegrinaggio a Loreto può costituire l'occasione propizia per reagire ad un contesto umano così angusto e deludente. La sosta nella Santa Casa diventa per loro invito a riflettere sui valori autentici e ad aprire l'animo verso gli ampi orizzonti della fede e dell'amore.

Care Sorelle, dall'interno dei vostri monasteri voi potete sentirvi profondamente solidali con questi giovani, sostenendoli con le vostre preghiere e con i vostri sacrifici nella ricerca della risposta capace di dare pace al cuore inquieto. La risposta - voi lo sapete - è Cristo, Parola del Padre, fattasi carne per salvare l'uomo.

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4. Quanto preziosa è, dunque, la vostra vocazione di speciale consacrazione! Essa è veramente un dono che si situa al centro del mistero della comunione ecclesiale, accompagnando la missione apostolica di quanti s'affaticano nell'annuncio del Vangelo. Singolarmente importante è l'apporto che siete chiamate ad offrire all'impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione, soprattutto ora che ci si sta avvicinando al Grande Giubileo. Come gli Apostoli, radunati in preghiera con Maria ed altre donne nel cenacolo, furono riempiti di Spirito Santo (cfr.
Ac 1,14), così la comunità dei credenti conta oggi di poter sperimentare, grazie anche alla vostra preghiera, una rinnovata Pentecoste per una più efficace testimonianza evangelica alle soglie del nuovo millennio.

Care Sorelle, affido a Maria, Vergine fedele e Dimora consacrata a Dio, le vostre Comunità e ciascuna di voi, come pure quante aspirano a condividere la vostra stessa esperienza spirituale. La Madre del Signore ottenga che da Loreto s'irradi nuovamente in Europa, mediante i giovani qui giunti in pellegrinaggio, un fascio di quella luce che avvolse il mondo quando il Verbo si fece carne e pose la sua dimora tra noi! A tutte la mia Benedizione.

Data: 1995-09-10 Data estesa: Domenica 10 Settembre 1995

Ai bambini: il saluto del Santo Padre ai più piccoli radunati con le loro famiglie sul Sagrato del Santuario - Loreto

Titolo: "Sentiamoci impegnati ad essere casa per chi è senza casa, famiglia per chi è senza famiglia"

Carissimi ragazzi!

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1. E' molto bello che durante questo pellegrinaggio io possa avere un incontro particolare con voi e con i vostri genitori. Vi saluto tutti con affetto e ringrazio chi ha parlato a nome di tutti. Sono contento che abbiate letto la mia Lettera ai bambini e che vi sia piaciuta. Vorrei darvi un consiglio: conservatela e, ogni tanto, rileggetela. E' un modo per rimanere vicini al Papa, per ricordarlo e pregare secondo le sue intenzioni.

Dicevo che in questo pellegrinaggio non poteva mancare un incontro con i bambini e le loro famiglie. Infatti, la Casa di Maria, che si venera da sette secoli nel Santuario di Loreto, ci fa pensare alla vita della Santa Famiglia, a Nazaret. Possiamo immaginare il piccolo Gesù nel suo ambiente quotidiano: mentre corre e gioca intorno a casa, o mentre dorme, oppure seduto a mangiare con i suoi genitori. Poi lo vediamo uscire, di sabato, per andare alla sinagoga dove ascoltava le Sacre Scritture e prendeva parte alle preghiere rituali del suo popolo.

Chissà se a quel tempo a Nazaret c'era anche una scuola? Ma forse questa è una cosa alla quale preferite non pensare, specialmente in questi ultimi giorni di vacanza. Comunque, anche per Gesù, la prima vera scuola di vita è stata proprio la sua famiglia: da Giuseppe e Maria ha imparato le cose più importanti: l'umiltà, la fedeltà, la preghiera, il lavoro...

E così, come racconta san Luca, "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (
Lc 2,52).

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2. Cari ragazzi, sapete che la famiglia di Gesù, quando egli era ancora molto piccolo, è stata costretta a fuggire dalla Palestina in Egitto, perché Erode voleva uccidere il Bambino. Giuseppe, Maria e Gesù sono stati "profughi", come si dice con una parola che, purtroppo, oggi ricorre spesso. Ai nostri giorni ci sono milioni di profughi nel mondo. Tra questi la maggior parte sono famiglie, e moltissime, specialmente in Africa, con bambini piccoli.

In questo momento, insieme con voi, vorrei affidare alla Madonna e alla Santa Famiglia tutti i bambini profughi del mondo. così pure vi invito a ricordare tanti vostri coetanei che hanno perso il papà o la mamma, o tutt'e due, a causa della guerra. Proprio qui a Loreto, l'anno scorso, incontrai un gruppo di donne di Sarajevo, vedove a causa della guerra. La nostra preghiera non vuole fermarsi alle parole: sentiamoci impegnati, come cristiani, come Chiesa, ad essere "casa" per chi è senza casa, ad essere "famiglia" per chi è senza famiglia.

So che voi bambini siete particolarmente sensibili a questi problemi. Me lo avete anche scritto rispondendo alla mia Lettera, nella quale vi invitavo a pregare con me per la pace. Vi ripeto che conto molto su di voi per questa lotta pacifica che stiamo combattendo contro le forze del male.

Non lasciatevi mai catturare dagli esempi e dai messaggi negativi che purtroppo di frequente oggi ci giungono da tante parti. Ci sono molti problemi e violenze nel mondo, pero i vostri occhi e i vostri cuori orientateli all'amore, alla bontà, alla verità. Imparate da Gesù, che vinceva il male col bene.

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3. Un'altra cosa vi voglio dire, pensando a Gesù quando aveva la vostra stessa età. Ricordate quello che disse ai genitori, preoccupati di averlo smarrito, quando, dopo averlo cercato dappertutto, lo trovarono mentre discuteva coi dottori nel Tempio? Alla madre Maria che gli domandava: "Figlio, perché ci hai fatto così?" (
Lc 2,48), egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). Dopo questo fatto, Gesù ritorno a Nazaret con i suoi genitori e, dice il Vangelo, "stava loro sottomesso" (Lc 2,51).

Ciascuno di noi ha un Padre nel cielo e una famiglia sulla terra.

Dobbiamo imparare ad ascoltare la voce di Dio Padre che parla nel cuore. Questo significa "diventare grandi"! Una persona è "grande" quando riconosce Dio come Padre e si comporta da figlio degno e riconoscente. Gesù, a dodici anni, ha voluto far capire ai suoi genitori che voleva seguire prima di tutto la volontà del Padre celeste e, potremmo dire, proprio per questo rimase sempre obbediente, vivendo a Nazaret e aiutando Giuseppe nel lavoro di carpentiere.

Così, egli diventa modello da imitare nell'obbedienza ai vostri genitori. Nello stesso tempo invita ad amare con tutto il cuore il Padre che è nei cieli e ad ascoltare la sua voce, che chiama ognuno a compiere una singolare missione nella Chiesa e nella società. Cari ragazzi, quando Dio vi fa capire che vuole da voi un segno di amore, di onore speciale, non abbiate paura di farlo, e anche i vostri genitori si accorgeranno che voi state diventando cristiani maturi, che amano Dio al di sopra di tutto.

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4. Quante altre cose si potrebbero dire, ma il tempo stringe ed è giunto il momento di salutarci. Qui a Loreto c'è una situazione del tutto particolare: in mezzo alle case si trova la Casa di Maria. Cari ragazzi e cari genitori, fate in modo che i sentimenti, i gesti, gli atteggiamenti di Gesù, di san Giuseppe e della Madonna siano anche i vostri: regnino in ogni casa l'amore, il rispetto e la pace.

Ed il Signore conceda alle famiglie di Loreto di essere delle autentiche chiese domestiche, secondo la vocazione di ogni famiglia cristiana. Ed ai bambini di Loreto di essere dei veri amici di Gesù! Per questo vi affido tutti alla protezione della Santa Famiglia e di cuore vi benedico.

(Il Papa a conclusione dell'incontro ha aggiunto:] Vorrei ringraziare per questo dono conclusivo offertomi adesso da Vostra Eccellenza a nome della Chiesa di Loreto: la Madonna lauretana. Questo dono lo ricevo dalle mani di tutti i fedeli della diocesi di Loreto e specialmente di questi piccoli. Io penso che questo incontro con i bambini è molto opportuno nella Giornata dell'Incontro europeo dei giovani per due motivi.

Prima di tutto perché i giovani erano una volta bambini come voi e voi bambini tra qualche anno diventerete giovani come loro. E' necessaria questa concatenazione, questa continuità delle generazioni davanti alla Madonna di Loreto, davanti a questa Santa Casa.

Il secondo motivo è molto importante, perché la Casa di Loreto, della Santa Famiglia, di Maria, di Giuseppe e di Gesù era simile alle vostre case di Loreto. Avete quindi due case: la vostra e questa Santa di Loreto.

Vi auguro di essere nella vostra casa come se foste nella Casa Santa di Loreto. Ho visto come i bambini sono molto semplici e gioiosi davanti a questa Casa, come se stessero giocando nel proprio ambiente familiare.

Vi auguro di conservare sempre questa semplicità e questa vicinanza alla Casa di Loreto e a Maria e vorrei offrire a tutti i presenti, e specialmente ai bambini, una Benedizione.

Data: 1995-09-10 Data estesa: Domenica 10 Settembre 1995




L'arrivo: il saluto durante la cerimonia di benvenuto presso l'aeroporto di Nsimalen - Camerun

Titolo: Il Sinodo africano espressione della maturità raggiunta dalla Chiesa cattolica che è in Africa

Signor Presidente della Repubblica, Signore e Signori Membri del Governo e degli Organismi dello Stato, Signore e Signori Membri del Corpo diplomatico, Signori Cardinali, cari Fratelli nell'Episcopato, cari Amici del Camerun,

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1. E' con grande soddisfazione che ritrovo la terra d'Africa in questo bel Paese del Camerun. La ringrazio vivamente, Signor Presidente, per la sua accoglienza e per le sue parole. La mia gratitudine va anche alle numerose personalità del Camerun e ai membri del Corpo Diplomatico che hanno voluto onorare con la loro presenza questa cerimonia di benvenuto.

Il mio arrivo nel vostro Paese ravviva in me i preziosi ricordi della mia visita pastorale di dieci anni fa in diverse regioni del Camerun, Paese tanto affascinante per la diversità dei suoi paesaggi e soprattutto delle sue popolazioni ricche di antiche tradizioni culturali.

Desidero rivolgere a tutti gli abitanti del Camerun un caloroso saluto, esprimere loro la mia stima e porgere i miei auguri per la prosperità della nazione e per la crescita umana e spirituale di tutti, nella concordia e nella pace. Il mio pensiero si volge verso tutti i popoli dell'Africa; desidero dire loro, fin da questi primi istanti della mia visita, che considero insostituibili la loro presenza nel mondo e il loro ruolo nella comunità internazionale. Il loro futuro mi sta a cuore e posso assicurare loro che la Chiesa cattolica li rispetta, nella diversità delle loro tradizioni culturali e religiose, e che essa non smetterà di chiedere alle nazioni del mondo di mostrarsi concretamente solidali nei riguardi di un continente troppo spesso sfavorito nel corso della storia di questi ultimi secoli.

Non potendo dimenticare i lutti e i conflitti che affliggono numerosi Paesi, formulo per tutti gli africani ardenti voti affinché ritrovino la pace e sappiano vivere la riconciliazione, perché i diritti umani di tutti vengano garantiti nella giustizia e nel rispetto della dignità di ognuno e perché i più bisognosi, in particolare i malati e i rifugiati, ricevano l'assistenza fraterna che attendono.

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2. Questo mio nuovo viaggio in Africa ha per oggetto la celebrazione solenne del Sinodo per l'Africa la cui sessione di lavoro si è svolta a Roma l'anno scorso.

Attraverso la mia presenza e quella dei Cardinali e dei Vescovi che mi circondano, la Chiesa universale intende salutare le giovani Chiese in Africa perché giungano a una vera maturità e incoraggiare i fedeli di questo continente alla missione che essi hanno in comune con i Discepoli di Cristo nel mondo intero: una missione al servizio dell'umanità chiamata ad accogliere la Buona Novella della salvezza, per avanzare verso la civiltà dell'amore alla quale tutti aspirano.

Nel salutare i Vescovi che rappresentano qui gli Episcopati di ventinove Paesi del continente, è ai fedeli di tutte le Chiese particolari in Africa che vorrei rivolgere il saluto del Successore di Pietro ed esprimere loro la riconoscenza di tutta la Chiesa per ciò che essi le apportano, per il loro ardore nella fede, il loro coraggio nelle prove, la loro costanza nella speranza, la loro gioia nella carità.

E' con piacere che rivolgo anche un cordiale saluto ai rappresentanti delle altre comunità cristiane, dell'Islam e della religione tradizionale africana. Sono loro grato per aver voluto partecipare a questa cerimonia di benvenuto, che prelude a un'importante evento per i loro connazionali cattolici.

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3. I miei auguri vanno anche alle persone anglofone del Camerun e degli altri Paesi dell'Africa che si sono unite a noi oggi. Il Sinodo africano è un'espressione della maturità della Chiesa cattolica in Africa e un invito a proclamare il Vangelo con sempre maggiore fervore. Possa il Sinodo ispirare in ognuno un maggiore apprezzamento delle immense risorse spirituali dell'Africa e creare comprensione, cooperazione e amicizia fra tutti coloro che sono impegnati nel futuro di questo continente.

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4. In particolare vorrei esprimere il mio affetto alla Chiesa cattolica in Camerun. Saluto i Pastori che sono venuti qui per ricevermi; vi ringrazio per l'accoglienza riservata a me e a un gran numero di membri del Sinodo. Porgo ai sacerdoti e ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i laici, i miei cordiali auguri e il mio incoraggiamento. Penso in questo momento alle vostre diocesi, alle vostre parrocchie, alle vostre diverse comunità, alle vostre scuole, alle vostre opere di assistenza che testimoniano la vitalità della Chiesa fondata in questa terra poco più di un secolo fa. Auspico che rimaniate disinteressatamente al servizio dei vostri fratelli, come chiede il Vangelo.

Inoltre auspico che il vostro posto nella società del Camerun venga sempre meglio riconosciuto. Spero così che le famiglie avranno la possibilità di garantire nelle migliori condizioni l'educazione generale e quella religiosa dei loro figli nella scuola di loro scelta, che i giovani potranno beneficiare della formazione professionale che consentirà loro di prendere parte alla vita attiva. Apprezzo anche gli sforzi compiuti dai membri della Chiesa per creare centri sanitari per i loro connazionali malati appartenenti a qualsiasi religione.

Desidero dirvi che condivido la vostra preoccupazione di fronte all'insicurezza e alla violenza subite da alcuni di voi. A tal proposito ricordo con emozione Monsignor Yves Plumey, che fu Arcivescovo di Garoua, questo Pastore venerato che tanto fece per la Chiesa nel Nord del Camerun, assassinato quattro anni fa in circostanze non ancora accertate. Che il dono di queste vite generose sia fecondo, come il chicco caduto in terra! So che i cattolici del Camerun desiderano sinceramente partecipare alla vita nazionale operando per il bene comune. E' incoraggiante veder confermato dallo Stato il valore di alcune loro iniziative, come mostra il recente accordo per il riconoscimento dei diplomi rilasciati dall'Istituto cattolico di Yaoundé.

Vedo in ciò un segno positivo della collaborazione naturale fra i cattolici e tutti coloro che compongono la nazione, nel reciproco rispetto delle diverse convinzioni e della libertà di coscienza e di religione.

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5. Signor Presidente, sono lieto che il vostro Paese ospita la prima fase delle celebrazioni del Sinodo, grazie all'invito che lei mi ha rivolto.

La ringrazio nuovamente per la sua accoglienza e per le iniziative che ha voluto prendere per facilitare il mio soggiorno nella capitale del Camerun Che Dio benedica il Camerun! Che Dio benedica tutta l'Africa!

Data: 1995-09-14 Data estesa: Giovedi 14 Settembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1446