GPII 1995 Insegnamenti 1482

La Santa Messa: l'omelia durante la Concelebrazione dell'Eucaristia sulla spianata dell'aeroporto - Yaoundé (Camerun)

Titolo: "L'Africa parla a Dio con i frutti della sua terra e del lavoro delle sue mani"



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1. "Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (
Ps 97-98).

Queste parole del salmo hanno acquisito nuova attualità nel momento in cui Cristo ha detto agli Apostoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e della Spirito Santo" (Mt 28,19).

Questo comandamento missionario del Signore è stato messo in pratica nel continente africano fin dalla prima generazione dei discepoli di Cristo. Infatti, gli Atti degli Apostoli parlano del battesimo conferito dal diacono Filippo ad un uomo della corte della Regina di Etiopia (cfr. Ac 8,27-40). così ben presto il cristianesimo ha incominciato a diffondersi lungo le coste settentrionali dell'Africa. Fu un'evangelizzazione straordinaria. Grazie ad essa, tutto il bacino del Mediterraneo ha rappresentato per la Chiesa il primo territorio per il suo radicamento: a Nord partendo da Gerusalemme l'evangelizzazione si è diffusa attraverso l'Asia Minore, la Grecia, l'Italia fino alla Spagna e a Sud, essa ha avuto luogo in Egitto, in Etiopia, in Libia e nei Paesi divenuti oggi Tunisia, Algeria, Marocco, ossia Paesi a maggioranza musulmana. Un tempo erano centri fiorenti di vita cristiana.

Fra questi è opportuno ricordare Cartagine, città dove visse a lungo sant'Agostino, l'uomo che fu la guida del pensiero cristiano di tutto l'Occidente.

Ex Africa lux! Non si è mai potuto studiare a fondo lo sviluppo del pensiero cristiano senza studiare i trattati di sant'Agostino né mai sarà possibile. Fra i Padri della Chiesa, sant'Agostino è uno di quelli che uniscono la teologia dell'Oriente e quella dell'Occidente. Con lui il pensiero patristico latino raggiunge una vetta altissima. Ed è ancora a lui che si ricollegherà nel Medio Evo lo sviluppo della filosofia e della teologia, soprattutto nell'opera di san Tommaso d'Aquino.

La teologia testimonia sempre una fede pensata. Tuttavia, quando il Signore Gesù ordino agli Apostoli di andare in tutto il mondo perché tutto il mondo conoscesse la salvezza di Dio, pensava innanzitutto all'annuncio del Vangelo, ossia alla prima evangelizzazione. L'annuncio della Parola del Dio vivente è sempre legato alla parola dell'uomo. La Chiesa ha con evidenza comunicato il Vangelo con le parole di uomini che appartengono a popoli e a Paesi ben definiti. Ancora oggi è così. Nel continente africano, la Chiesa parla la lingua dei popoli dell'Africa per trasmettere loro la Buona Novella della Parola di Dio. Attraverso questa trasmissione, le diverse culture vengono innalzate ad una dignità particolare. Le antiche nazioni europee lo sanno bene. Anche i popoli dell'Africa nera lo sanno: ne hanno fatto esperienza chiaramente nel corso degli ultimi due secoli.

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2. Quello che chiamiamo il Sinodo africano, in realtà cos'è stato? E' stato un'assemblea dei Vescovi del vostro continente riuniti in comunione con il Successore di Pietro per esaminare i problemi della Chiesa e orientare l'evangelizzazione. La prima parte si è svolta a Roma durante i mesi di aprile e di maggio, l'anno scorso. Ora, nel continente africano, si svolge la seconda fase dei lavori.

Secondo le decisioni prese dai vostri Cardinali, ci incontriamo in tre luoghi prescelti dell'Africa per rendere noti i risultati dei lavori del Sinodo.

Allo stesso modo vogliamo rendere grazie a Dio per la maturità dimostrata dalle Chiese africane in occasione di quei lavori e raccoglierne i frutti nella gioia.

Non è solo opera dei Vescovi, vostri Pastori, ma è anche opera di tutte le comunità e dei loro fedeli laici. E' qui in Africa che ha avuto luogo tutta la fase preparatoria del Sinodo. Molti laici vi hanno partecipato attivamente. Ed è qui, fra il Popolo di Dio delle Chiese d'Africa che desideriamo concludere questa grande opera.

Ringrazio l'Arcivescovo di questa diocesi, Monsignor Jean Zoa per le calorose parole pronunciate a nome della vostra magnifica assemblea. Saluto il Presidente della Repubblica e le personalità che hanno voluto partecipare a questa festa della Chiesa in Africa. Cari Fratelli e Sorelle, in voi saluto con fervore tutti i popoli africani rappresentati qui dai loro Pastori membri del Sinodo.

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3. Ringrazio le comunità di Capo Verde, Guinea-Bissau e Sao-Tomé e Principe, che abbraccio fraternamente nel Signore: su di voi ha brillato la luce di Cristo, nella seconda fase dell'evangelizzazione. Avete dato rifugio a successive ondate di missionari, che si recavano fino ai confini della terra. Oggi desidero ripetervi il loro "Grazie", per il cibo e l'ospitalità ricevuti; in questa Mensa Eucaristica accolgo e innalzo al Cielo i voti e i frutti colmi di speranza della vostra fede e della vostra carità per il bene di questo cammino sinodale che percorre tutto il Continente e le Isole Africane.

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4. Desidero ora salutare i Vescovi, i sacerdoti, le comunità religiose e i fedeli cattolici della Guinea Equatoriale che hanno partecipato con la preghiera e i contributi personali al buon svolgimento dell'Assemblea sinodale per questo continente.

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5. Un Sinodo è sempre un'espressione particolare della comunità. Lo dice il nome stesso. Il termine "sinodo" significa unione delle strade sulle quali la Chiesa avanza nei diversi Paesi, nei diversi continenti e in tutto il mondo. In Africa, la tradizione dei sinodi è molto antica. Risale ai primi secoli del cristianesimo.

Tuttavia, è la prima volta che siamo testimoni e protagonisti di un Sinodo che riguarda tutto il continente.

Questo Sinodo è rivolto al futuro. Vuole indicare il cammino che la Chiesa deve intraprendere in futuro nel continente africano. Ciò è molto importante in questo periodo di passaggio dal secondo al terzo millennio. Il Sinodo africano svolge un ruolo determinante nella preparazione di tutti all'avvento del terzo millennio del cristianesimo.

In conformità alla volontà di Cristo, il Sinodo proclama il Verbo fatto carne (cfr.
Jn 1,14), annunciato fin dall'inizio per la salvezza dell'uomo.

Tuttavia, si va verso la salvezza nel corso della vita terrena: quest'ultima quindi deve, allo stesso tempo, essere considerata dal punto di vista di Dio e dal punto di vista dell'uomo. E' proprio questa l'idea guida del Sinodo africano per tutti gli uomini e per tutti i popoli che vivono nel vostro continente poiché è necessario che tutti i confini della terra conoscano la salvezza del nostro Dio (cfr. Ps 97-98).

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6. Nella lettura del Vangelo, san Luca ci narra come Gesù di Nazaret si presento al popolo della sua città come il Messia mandato da Dio. Ascoltiamo nuovamente le parole del Profeta Isaia che Gesù lesse nella sinagoga a Nazaret: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (
Lc 4,18-19).

Le parole di Isaia non erano certamente familiari alle persone che le stavano ascoltando. Tuttavia, mentre Gesù le leggeva tutti rimanevano in silenzio e ascoltavano attentamente: che cosa diceva loro Gesù? Proveniva dalla loro stessa città, aveva trent'anni e fin da bambino lo conoscevano come il figlio di Giuseppe il falegname e di Maria. Il commento di Gesù alle parole del Profeta è piuttosto chiaro e semplice: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi" (Lc 4,21) - e ciò si è adempiuto in mezzo a voi.

Cosa intendeva Gesù con queste parole? Chiaramente le persone presenti capirono che aveva applicato le parole del Profeta a se stesso. Disse forse loro "sono il Messia promesso"? No, egli disse semplicemente che le parole di Isaia si erano adempiute. Coloro che già credevano che egli fosse l'adempimento della profezia, furono da lui confermati nella loro interpretazione. A coloro che ancora pensavano che egli fosse soltanto il figlio del falegname, divenne più chiaro il significato iniziale delle parole di Isaia: Gesù di Nazaret era il Cristo, il Messia consacrato dallo Spirito Santo e mandato dal Padre per "annunziare ai poveri un lieto messaggio". La verità di questo messaggio sarebbe stata confermata dai segni e dai miracoli che Gesù avrebbe in seguito operato. Con Cristo, Israele e tutta l'umanità entrarono nella Nuova Alleanza di grazia e di libertà dei figli di Dio.

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7. Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli, Pietro conferma ciò che Cristo disse di se stesso nella sinagoga di Nazaret. A quanti lo ascoltano Pietro rivolge queste parole: "Voi conoscete... come Dio consacro in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passo beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome" (
Ac 10,37-43).

Pietro annuncia Cristo crocifisso e risorto Redentore del mondo, nel quale tutti gli uomini e tutte le nazioni ricevono la salvezza di Dio. Ciò che leggiamo in tutte le pagine degli Atti degli Apostoli avviene anche in Africa. La Chiesa ha ricevuto l'eredità di Pietro e annuncia lo stesso Vangelo di Cristo.

Essa guida gli uomini e i popoli verso la salvezza concessa a tutta l'umanità dallo Spirito Santo nel Mistero pasquale di Cristo. Anche il Sinodo africano annuncia la stessa verità, al termine del secondo millennio, in funzione delle necessità del vostro continente e dei compiti che vi aspettano.

Anche voi conoscete Gesù di Nazaret, Cristo. Egli è passato e continua a passare per le vostre terre e nelle vostre comunità facendo costantemente del bene. In modo particolare durante lo scorso secolo anche voi, abitanti dell'Africa nera, siete diventati suoi testimoni. Egli vi ha insegnato la verità su Dio nostro Padre, che ama ogni uomo che cerca di vivere nel timore di Dio e di agire con giustizia, in qualsiasi nazione, popolo o tribù (cfr. Ac 10,34-35).

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8. Il Sinodo africano, che si sta svolgendo questa settimana nel vostro continente, vuole presentarvi il documento finale, frutto di questi lavori. Fra i temi sottolineati, quello dell'inculturazione merita una particolare attenzione poiché è legato all'annuncio della Buona Novella ai popoli e alle nazioni del vostro continente così come al loro ingresso nella vita secondo il Vangelo. Le nazioni vivono della loro cultura. Come abbiamo già detto, il Vangelo si inserisce nelle culture e le rinnova. E' così che lo intendono gli uomini e i popoli dell'Africa ed è per questo che cercano di evidenziare questo tema.

Oggi dobbiamo dunque approfondire il concetto stesso di inculturazione.

La parabola della vite e dei tralci, riferita da san Giovanni (cfr.
Jn 15,1-11), ci può aiutare in modo particolare. La cultura non è altro che l'azione del coltivare. In questa parabola, a ragione, il Padre celeste viene presentato come il padrone della vigna. Egli la coltiva. Coltiva la vigna dell'umanità mandando suo Figlio. Lo manda non solo in quanto portatore di un messaggio di salvezza, ma anche come un innesto che deve permettere ai tralci di attecchire sulla vigna divina. Ed è per questo che il Figlio di Dio, vero Dio consustanziale al Padre, si è fatto uomo. Si è fatto uomo affinché il genere umano si innestasse su di lui e, in questo modo, avesse la vita nuova. Lo scopo è quello di nobilitare costantemente e gradualmente l'umanità di tutti i popoli, qualunque sia la loro razza e il colore della loro pelle.

Se la cultura, ossia l'arte di coltivare la vigna del grande continente africano consiste in ciò, l'inculturazione è tutto ciò che conferma la presenza di Cristo nelle vostre culture africane, e quindi nelle vostre lingue, nella vostra letteratura, nei vostri canti e nelle vostre danze, nel modo di celebrare l'Eucaristia e anche di vivere la vostra vita quotidiana.

Non siamo noi testimoni di tutto ciò durante questo incontro? Questa celebrazione liturgica a Yaoundé, in Camerun, non è veramente originale, come la liturgia delle altre Chiese del continente nero? Fra poco vi avvicinerete all'altare per portarvi i doni del pane e del vino che offriremo affinché, sotto la specie del pane e del vino, Cristo rinnovi il suo Sacrificio in maniera incruenta. Il modo di portare questi doni all'altare è del tutto africano. Si svolge con un accompagnamento di canti e di danze che non si ritrova in altri continenti. L'Africa parla a Dio con i frutti della sua terra e del lavoro delle sue mani. "Sii benedetto, Dio dell'universo...". Dio, dalla tua generosità abbiamo ricevuto questo pane e questo vino; li presentiamo a te. Che il pane diventi per noi nutrimento di salvezza! Che il vino diventi per noi bevanda spirituale, per Cristo tuo Figlio che, nell'Eucaristia, riceve i doni dell'uomo, li riprende nel suo insostituibile sacrificio che Egli, eterno Figlio, presenta a Te, Padre eterno! Tra poco, con i miei fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, mi avvicinero all'altare del Signore, per presentare il sacrificio del Popolo di Dio in questo importante luogo del continente africano. Pregheremo il Signore di accettare i frutti del Sinodo dei Vescovi, affinché, per lungo tempo, il cammino che la Chiesa nel vostro continente deve intraprendere sia ben tracciato e Cristo possa essere sempre più presente in mezzo a voi, come Redentore del mondo e come Buon Pastore.

Data: 1995-09-15 Data estesa: Venerdi 15 Settembre 1995

Il discorso del Santo Padre durante la sessione celebrativa dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi - Cattedrale di Yaoundé (Camerun)

Titolo: "Amata Africa avanza lungo il tuo cammino con fiducia"

Signori Cardinali, Cari Fratelli nell'Episcopato, Cari amici,

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1. Sia lodato Gesù Cristo! Sia lodato il Verbo di Dio, perché "tutto è stato fatto per mezzo di lui", perché Egli è "la luce vera, quella che illumina ogni uomo", perché "a quanti pero l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (
Jn 1,3-9)! Impegnati con rinnovato ardore nella missione evangelizzatrice della Chiesa verso l'anno 2000 Rendiamo grazie a Dio per la Chiesa radicata nella terra d'Africa, famiglia dei membri del Corpo di Cristo. Rendiamo grazie a Dio per l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi che è un bel frutto della maturità della Chiesa in questo Continente. Nella speranza, celebriamo la conclusione di queste assise i cui appelli il Vescovo di Roma è lieto di portare qui ai figli e alle figlie della Famiglia di Dio presente in Africa.

Ricevete oggi le riflessioni e le consegne contenute nell'Esortazione post-sinodale. Pastori e fedeli, siate testimoni di Cristo, impegnati con rinnovato ardore nella missione evangelizzatrice della Chiesa verso l'Anno 2000! La mia gratitudine a tutti coloro che hanno fatto si che l'Assemblea sinodale riflettesse la fede, la speranza e l'amore della Chiesa in Africa

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2. Desidero esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che hanno fatto si che l'Assemblea sinodale - profondamente solidale con i popoli segnati da troppe sofferenze e testimone delle meraviglie compiute da Dio in mezzo a voi - riflettesse la fede, la speranza e l'amore che animano la Chiesa in Africa. In questa cattedrale, ringrazio il Cardinale Christian Tumi e i Vescovi che hanno preso la parola: essi hanno espresso con fervore l'intensa esperienza di comunione che i lavori del Sinodo hanno costituito, e hanno presentato l'Esortazione dalla quale riprendo gli orientamenti proposti dai Padri.

Saluto i credenti delle altre confessioni cristiane e li ringrazio di aver manifestato il loro interesse per la nostra Assemblea mediante la loro presenza e le parole dei loro rispettivi rappresentanti.

Rivolgo anche un cordiale saluto ai rappresentanti dell'Islam e a quelli della religione tradizionale africana, esprimendo loro la mia gratitudine per il ruolo che essi hanno nell'avvenimento che è il Sinodo per la Chiesa cattolica in Africa.

Non lasciate che le differenze si cristallizzino in muri di divisione

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3. Rivolgo un saluto affettuoso ai Pastori e ai fedeli delle Nazioni la cui lingua ufficiale è il portoghese: conservo un felice ricordo del mio passaggio fra di voi e so quale posto molto speciale riservate nel vostro cuore al Successore di Pietro. In questa solenne Sessione del Sinodo, convocata per affidarvi l'Esortazione pastorale Ecclesia in Africa, che contiene le priorità e gli impegni per la futura evangelizzazione del Continente, ripenso al variegato mosaico di etnie, di divisioni e di sfide della vostra storia. Non lasciate che le differenze e le distanze fra di voi si cristallizzino in muri che possano dividervi, ma fate si che diventino piuttosto occasioni e appelli a scoprire e a condividere la straordinaria ricchezza del cuore di Cristo: Egli è punto di incontro e redenzione, perché in qualche modo è unito ad ogni uomo e, con la sua Croce, ha abbattuto i muri dell'inimicizia, facendo di tutti, in Lui, un solo uomo nuovo.

Fratelli e Sorelle, siate testimoni di un Cristo suddiviso ma non diviso! Pace, rispetto dei diritti umani giusto progresso per tutti

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4. Auspico vivamente che le Comunità ecclesiali della Guinea Equatoriale, mettendo in pratica le direttive di questo Sinodo, facciano in modo che l'inculturazione del messaggio cristiano contribuisca alla costruzione del Regno di Dio e favorisca un clima di concordia, di pace, di rispetto dei diritti umani e un giusto progresso per tutti.

La vera inculturazione si realizza quando i tralci viventi si lasciano innestare sul ceppo che è Cristo e potare dal Padre

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5. Fra i temi di riflessione del Sinodo, grande attenzione è stata data naturalmente all'inculturazione. Si tratta, in fondo, per i popoli del mondo, di ricevere il Figlio di Dio fatto uomo, per mezzo del quale la natura dell'uomo "è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime", Lui che "si è unito in certo modo a ogni uomo", Lui che "col suo sangue sparso liberamente ci ha meritato la vita", Lui nel quale "Dio ci ha riconciliati con se stesso e tra noi" (
GS 22). Queste fondamentali parole del Concilio Vaticano II ci guidino nella nostra riflessione sul cammino dell'inculturazione.

Ogni uomo è chiamato ad accogliere Cristo nella sua natura profonda.

Ogni popolo è chiamato ad accoglierlo con tutta la ricchezza della sua eredità.

Con tutto il suo essere, la persona umana amata e salvata da Cristo, si lascia prendere dalla sua presenza e purificare dallo Spirito. E' un incontro che trasforma, poiché l'amore cambia colui che riceve il Signore. E Gesù viene con grandezza e con umiltà fraterna allo stesso tempo; con la sua presenza arricchisce ciò che di buono c'è nell'uomo e cambia ciò che rimane di impuro. Ho ricordato, durante la Santa Messa, la parabola della vite e dei tralci: la vera inculturazione si realizza quando i tralci viventi si lasciano innestare sul ceppo che è Cristo e potare dal padrone della vigna che è il Padre.

La ricchezza di questo incontro con Cristo che l'inculturazione rappresenta, proviene dal dono unico della Redenzione, accolto con tutte le risorse dell'essere ristabilito nella sua dignità: il messaggio della salvezza viene pronunciato in tutte le lingue dei popoli; i gesti e l'arte di tutte le culture esprimono la loro risposta orante agli appelli alla santità; nelle varie fasi della vita, del lavoro, della solidarietà sociale tradizioni diverse vengono fecondate dalla Parola di Dio e dalla grazia.

Fin dalle origini del cristianesimo, ci fu un'inculturazione da parte dei popoli che si convertivano al Vangelo e presso i quali si radicava la Chiesa.

Questo cammino continua; di epoca in epoca la Chiesa riflette nella diversità la presenza del Risorto: innumerevoli discepoli sono illuminati dai doni della santità. Oggi voi beneficiate delle ricchezze dell'unica fondazione apostolica e dei contributi che costituiscono la Tradizione vivente, spetta a voi, membri giovani e fecondi della Famiglia di Dio, proseguire nell'edificazione del Corpo di Cristo, accettare le necessarie purificazioni e contribuire con la parte migliore della cultura africana a rendere più bello il volto della Chiesa! (cfr. Ecclesia in Africa, nn. 59-62) I più grandi teologi, testimoni della Tradizione, sono anche dei Santi

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6. Affinché il messaggio cristiano sia ben compreso dagli Africani e la vita delle vostre Chiese sia orientata in totale fedeltà al Signore, vorrei sottolineare il ruolo della teologia. Lo faccio ancora più volentieri in quanto non siamo lontani da uno dei grandi centri universitari cattolici di questo Continente. Bisogna incessantemente proseguire e approfondire l'opera teologica. Essa contribuisce chiaramente all'inculturazione; a questo proposito il Sinodo ha indicato vari campi di ricerca che è necessario esplorare (cfr. Ecclesia in Africa, nn. 62, 103).

L'Africa ha già dato alla Chiesa universale, lo ricordavo questa mattina, eminenti figure del pensiero cristiano. Il loro esempio dimostra che non si può separare la riflessione dalla fede vissuta: infatti, i più grandi teologi, testimoni della Tradizione, sono anche dei santi. La ricerca si appoggia necessariamente su tutti i mezzi di cui dispongono le scienze, senza mai dimenticare pero che si tratta di scrutare il significato di una parola di vita che è il dono di Dio nella Persona del Verbo incarnato. La ricerca si mette al servizio delle Chiese particolari, ma affinché prendano parte, con i loro doni specifici, alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa. La soddisfazione del teologo è senza dubbio quella di realizzare un'opera con tutta la sua intelligenza, ma la sua vera gioia non è forse quella di permettere ai propri fratelli di scoprire la salvezza in Cristo, di orientare meglio la loro vita e di diventare testimoni avveduti e convincenti del Vangelo? (cfr. Ecclesia in Africa, nn. 76, 103) Il dialogo interreligioso è molto spesso parte integrante della vita quotidiana delle famiglie

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7. La luce di Cristo porta nuova vita e apre il cuore delle persone agli altri.

Animati dall'amore che proviene da Dio, i cristiani trattano tutti i loro fratelli e tutte le loro sorelle con amicizia e stima autentiche. Sentono la necessità di un dialogo sincero con quanti non condividono la loro stessa fede. Il Sinodo ha di fatto insistito su tale dialogo.

Il Concilio Vaticano II ha sottolineato con vigore la ragione principale dell'autentico dialogo: "infatti tutti i popoli costituiscono una sola comunità.

Essi hanno una sola origine... Essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la Provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti" (
NAE 1). Tutti si pongono lo stesso interrogativo circa il significato della vita e nel cuore di tutti esiste la stessa apertura allo Spirito. Crediamo che tutti, in quanto creati a immagine e somiglianza di Dio, abbiano uguale dignità.

La fede che influenza il nostro atteggiamento nei confronti della condizione umana ci esorta a stimare tutte le sorelle e tutti i fratelli con i quali condividiamo la stessa umanità e in particolare tutti gli appartenenti alle religioni tradizionali e i seguaci dell'Islam. Il dialogo interreligioso non è soltanto uno scambio d'idee tra Pastori e teologi; molto spesso esso è parte integrante della vita quotidiana delle famiglie, delle comunità locali, dell'ambiente di lavoro e dei servizi pubblici. A livello pratico esiste uno scambio della parte migliore di ogni individuo, un sostegno dei più vulnerabili e una condivisione degli sforzi volti allo sviluppo umano. Tuttavia è importante ricordare che il "dialogo di vita" deve condurre al dialogo dello spirito e che il dialogo interreligioso è veramente ispirato dal Vangelo nella speranza della salvezza (cfr. Ecclesia in Africa, nn. 66-67).

Ora che il Terzo Millennio è vicino, l'ecumenismo costituisce un impegno prioritario

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8. Non posso non sottolineare la necessità di dialogo fraterno con i membri delle Chiese e delle comunità ecclesiali che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica. Il cammino verso l'unità di tutti i battezzati, cammino voluto dal Signore, è indubbiamente ancora lungo. Tuttavia, come ho già detto in molte occasioni, ora che il Terzo Millennio è vicino, esso costituisce un impegno prioritario; siamo inoltre consapevoli delle divisioni da superare per essere fedeli alla volontà di Dio. Non stancatevi di intraprendere iniziative congiunte in Africa per accogliere la Parola di Dio più pienamente nelle vostre lingue e nelle vostre culture, per proclamarla a coloro che non l'hanno ancora udita e per servire i più poveri fra i poveri, ossia per mettere in pratica "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (
Ap 3,22) (cfr. Ecclesia in Africa, n. 65).

Lasciatevi riconciliare con Dio affinché la riconciliazione degli uomini generi la pace

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9. Vorrei dunque far capire al Popolo di Dio presente in Africa, in comunione con il Sinodo che ha riunito i vostri Pastori, l'appello al dialogo fra cristiani, fra credenti di religioni diverse e fra Popoli e Nazioni. Il dialogo, animato da uno spirito veramente fraterno e rispettoso di tutti, presuppone che tutti abbiano il desiderio di superare ciò che oppone e divide. Ci si scontra con il peccato che separa, con l'ostilità e persino con l'odio che fanno precipitare nella disgrazia tante Nazioni. Fratelli e Sorelle dell'Africa, lasciatevi riconciliare con Dio affinché la riconciliazione degli uomini generi la pace! Perdonate instancabilmente come Dio perdona instancabilmente. Possano i nemici riscoprire di essere, in verità, fratelli! Tutti stiamo ora pensando alle ferite aperte che lacerano l'Africa. Voglia Dio diffondere su questa terra la sua misericordia! Possa lo Spirito di amore e di santità, colmare tutti i cuori! (cfr. Ecclesia in Africa n. 79).

Aprite il cuore alla Buona Novella 10. Nei prossimi giorni, in luoghi diversi, proseguiranno le celebrazioni del Sinodo e saranno un'occasione per far ascoltare nuovi appelli. Oggi, a Yaoundé, alla presenza dei Padri sinodali di venticinque Paesi del Continente, il Successore di Pietro esorta la Chiesa in Africa a compiere con coraggio la sua missione di evangelizzazione. Nelle difficoltà e nelle sofferenze, il sostegno delle Chiese sorelle di tutto il mondo non le mancherà. Desidero dire che, attraverso il dinamismo missionario che ormai le è proprio, essa porta alle Chiese sorelle di altri Paesi del mondo un esempio incoraggiante e un aiuto già concreto.

Rendiamo grazie per questo scambio di doni! Amata Africa, malgrado la povertà e la sofferenza che troppo spesso pesano su di te, avanza lungo il tuo cammino con fiducia! Popoli di questa amata terra, voi che amate tanto la vita e che attingete alla vostra antica eredità doni tanto preziosi, aprite maggiormente il vostro cuore alla Buona Novella di Cristo! Amata Chiesa che sei in Africa, tu che porti frutti di santità, tu che ami venerare e pregare la Madre del Salvatore, canta le lodi del Signore della gloria, "Colui che è, che era e che viene" (
Ap 1,4), il Creatore e Padre di Misericordia, il Figlio venuto ad aprire il cammino della salvezza, lo Spirito di Sapienza eterna! Amen.

Data: 1995-09-15 Data estesa: Venerdi 15 Settembre 1995

Il congedo: il discorso all'aeroporto di Nsimalen al momento di lasciare il Paese - Camerun

Titolo: "La celebrazione del Sinodo speciale per l'Africa sia il punto di partenza per un nuovo slancio"

Signor Presidente della Repubblica, Signore, Signori Rappresentanti delle Autorità, Signori Cardinali, cari Fratelli nell'Episcopato, cari Amici del Camerun,

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1. Al termine della prima tappa del mio viaggio in Africa, vi sono riconoscente per essere venuti cortesemente ad accompagnarmi fin qui. Signor Presidente, accolga l'espressione della mia profonda gratitudine per tutte le attenzioni di cui ha circondato la mia permanenza a Yaoundé. E voglia assicurare della mia riconoscenza i suoi collaboratori e i servizi che hanno permesso il buon svolgimento di questa visita avendo cura che gli incontri si svolgessero nelle migliori condizioni possibili.

Mi permetta di assicurare anche della mia cordiale riconoscenza i giornalisti della stampa e dei mezzi di comunicazione audiovisivi: li ringrazio di aver dato a numerosi abitanti del Camerun, come a molte altre persone al di là delle frontiere, la possibilità di unirsi ai momenti salienti di questa visita pastorale.

Nel lasciare il Paese, crocevia situato nel cuore del continente africano, desidero salutare ancora tutti i suoi abitanti. Cari amici del Camerun, le circostanze non mi hanno permesso di incontrarvi nelle vostre regioni, nelle vostre città e nei vostri villaggi. Ricevete tutti, comunque, il mio messaggio di cordiale amicizia! Vorrei rivolgermi soprattutto ai più bisognosi fra di voi cui desidererei recare conforto: penso agli emarginati, a tutte le persone che soffrono nel cuore e nel corpo; il mio pensiero va anche ai detenuti ai quali auguro di poter ritrovare in una rinnovata serenità il loro posto nella società.

Saluto le famiglie che portano avanti con coraggio i loro compiti: esse meritano che la società ne riconosca il ruolo insostituibile per il bene di tutti.

Rivolgo nuovamente i miei auguri ai giovani, affinché costruiscano il loro futuro in maniera positiva, aperti alla dimensione spirituale della vita, preoccupandosi sempre di essere utili ai propri fratelli.

I miei auguri vanno anche agli uomini e alle donne che hanno responsabilità nella vita pubblica e in quella economica. Spero che possano contribuire a eliminare gli ostacoli che ancora rallentano quello sviluppo di cui tutti i loro connazionali devono poter beneficiare.

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2. Rivolgo un particolare ringraziamento a S.E. il Cardinale Christian Tumi, a Monsignor Jean Zoa, Arcivescovo di Yaoundé, e a tutti i Vescovi di questo Paese, per la meravigliosa accoglienza riservatami. E la mia gratitudine si estende a tutti coloro che hanno collaborato all'organizzazione delle celebrazioni di ieri.

Conservo un ricordo indimenticabile della fervente moltitudine che ha partecipato alla Messa solenne, culmine di questo incontro con la Chiesa che è in Africa.

Avete saputo, cari amici, esprimere la vostra fede e la vostra speranza con tutta la ricchezza delle vostre qualità naturali, con la parte migliore della vostra cultura. Grazie per questa ardente manifestazione della comunione della Chiesa in Africa con il Successore di Pietro e con tutta la Chiesa universale.

Vorrei aggiungere quanto ho apprezzato la presenza di rappresentanti delle altre confessioni cristiane e delle altre tradizioni religiose. Essi hanno dato un segno eloquente dell'apertura di spirito e del rispetto reciproco che devono guidare il libero dialogo dei credenti di diversa appartenenza. Auspico che questo dialogo si approfondisca nella vita di ogni giorno, nella collaborazione per il reciproco aiuto fraterno come pure per la riflessione di ordine spirituale.

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3. I miei incoraggiamenti vanno soprattutto ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose della Chiesa cattolica. Voi siete, cari amici, uno dei più bei segni viventi della maturità raggiunta dalle vostre comunità. Avete una grande responsabilità nel guidare e animare parrocchie e gruppi. Molti contano sulla vostra testimonianza generosa e disinteressata di servi fedeli di Dio e della Chiesa. Rispettate gli impegni che avete preso rispondendo alla chiamata del Signore. Attraverso l'irradiamento della vostra fede, la luce del vostro insegnamento e l'esempio della vostra perseveranza, aiutate i membri della Chiesa a costruire insieme comunità unite e ferventi.

A tutta la Chiesa cattolica in Camerun, auguro che la celebrazione del Sinodo per l'Africa sia il punto di partenza di un nuovo slancio. Fratelli e Sorelle, ascoltate gli appelli che vi rivolge il Vescovo di Roma unito ai vostri Vescovi. Vivete sinceramente ciò in cui credete, siate cristiani fedeli, aperti e fraterni in tutto il vostro essere e in ogni momento della vostra vita!

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4. Cari amici, la mia visita in Camerun mi ha permesso di vedere molti doni materiali e spirituali che Dio Onnipotente ha profuso sul vostro Paese. Vi ringrazio di cuore per la vostra ospitalità e per la gioiosa accoglienza che mi avete riservato. Il Camerun è stato benedetto con famiglie solide, e i suoi numerosi giovani sono un segno vivo della speranza per il futuro. Possiate essere sempre una società nella quale tutti sono accolti, rispettati e amati come fratelli e sorelle e dove tutti vengono incoraggiati a offrire le loro doti per operare per il bene comune.

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5. Signor Presidente, nel prendere congedo, le rinnovo i miei ringraziamenti e i miei auguri. Possa il Camerun, con tutto il suo dinamismo, prendere parte attiva allo sviluppo di questo continente africano che mi è così caro! Possano tutti i suoi abitanti conoscere la felicità di vivere in un intesa fraterna e di ottenere la prosperità di una società sempre più felice! Che Dio Onnipotente e misericordioso benedica la vostra patria!

Data: 1995-09-16 Data estesa: Sabato 16 Settembre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1482