GPII 1995 Insegnamenti 1099

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1. Sono lieto di accogliervi nel corso del vostro Capitolo generale, durante il quale avete eletto il nuovo Ministro Generale nella persona del Padre Bonaventura Midili. A lui esprimo felicitazioni ed auguri, ringraziandoLo per le parole che a nome di tutti mi ha rivolto. Estendo le mie cordiali felicitazioni al neo-eletto Consiglio, augurando un fruttuoso servizio all'Ordine e alla Chiesa.

"Pace e Bene" è il saluto caratteristico della grande Famiglia francescana ed è con questa ormai popolare espressione augurale che voglio anch'io rivolgermi a ciascuno di voi ed a tutti i membri del vostro benemerito Ordine. E' prendendo lo spunto da questo saluto che desidero invitarvi a mantenere il vostro sguardo costantemente volto verso il serafico Francesco, imparando da lui a vivere nella quotidiana conversione al Dio vivente, per rispondere così alla divina chiamata con l'offerta generosa, totale e definitiva della vostra esistenza.

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2. Ponendovi idealmente sulle orme dei "Penitenti di Assisi", carissimi Fratelli, continuate a camminare nel mondo di oggi invitando i fratelli alla conversione ed annunciando ad ogni uomo e ad ogni donna la pace del Signore. Compito questo che è tipico del vostro Istituto ed al quale dovete prepararvi con la preghiera, lo studio e la santità della vita, consapevoli che il mondo, stanco di tanti maestri, vuole incontrare testimoni credibili, capaci cioè d'insegnare e dare speranza con la loro esistenza coerente e generosa.

Vi è poi un altro luogo ove il Signore vi chiama a farvi fedeli interpreti della sua bontà e dispensatori del Suo amore misericordioso: il confessionale. Dedicatevi con particolare generosità a questi incontri di perdono e di riconciliazione, che avvicinano la misericordia divina alla miseria umana.

Sappiate coniugare in un giusto equilibrio fermezza e comprensione, chiarezza e pazienza, senza mai rinunciare a proporre la verità evangelica nella sua totale integrità.

Fatevi attenti compagni di viaggio dei nostri contemporanei ed offrite loro la freschezza del messaggio poetico del creato che il Santo di Assisi ha saputo vivere proprio per la grazia della riconciliazione estesa a tutta la realtà che lo circondava.

Con questo spirito andate incontro a chi è sofferente e nella prova: all'ammalato, al carcerato, al giovane senza lavoro, all'anziano abbandonato, all'oppresso dalle ingiustizie e dalle violenze.

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3. Carissimi Fratelli, mentre stanno per concludersi venti secoli di cristianesimo, quanto attuale risuona l'invito del Risorto ad "andare in tutto il mondo per predicare il Vangelo ad ogni creatura" (
Mc 16,15)! Accanto all'impegno sempre necessario del primo annuncio della fede, si avverte ora con particolare urgenza la necessità della nuova evangelizzazione specialmente nei paesi già da secoli protagonisti di una ricca tradizione cristiana.

Il vostro contributo in tale opera missionaria è provvidenziale e può avvalersi di una secolare esperienza, impreziosita da un passato che ha visto il vostro Ordine impegnato a diffondere dappertutto il Vangelo. In effetti, all'inizio dell'era moderna, seguendo l'ondata delle grandi scoperte geografiche, i Terziari Regolari, insieme agli esploratori, percorsero i mari per raggiungere terre e popolazioni sconosciute.

Il loro sforzo di entrare in dialogo con le popolazioni locali e l'impegno di diffondere il messaggio evangelico nella lingua e secondo le categorie culturali e i costumi del luogo fu ed è ancor oggi esemplare. Con questo stile di servizio fedele a Dio e all'uomo occorre perseverare anche oggi nell'azione missionaria che vi rende nelle diverse parti del mondo apostoli del Signore.

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4. Uno speciale impegno nella prospettiva del terzo millennio, ormai vicino, è sicuramente quello ecumenico. Si tratta di un cammino ancora lungo e laborioso, ma ormai irrinunciabile. In esso gli elementi di divisione potranno essere tanto più facilmente superati quanto più i credenti sapranno fare dono totale di se stessi alla causa del Vangelo (cfr. Lett. Enc.
UUS 1).

In campo ecumenico il vostro Ordine si è sempre distinto con la promozione dell'Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani. Tale provvidenziale pratica, approvata nel 1909 dal mio venerato predecessore san Pio X, è da voi diffusa in Italia con sussidi ed iniziative appropriate. Vi esorto a perseverare in questo impegno con slancio rinnovato.

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5. Carissimi Fratelli, in questi giorni voi state facendo un attento esame degli aspetti che caratterizzano il vostro carisma nell'intento di proiettare l'Ordine verso il futuro, alle soglie ormai del terzo millennio cristiano.

Dare spazio alla creatività senza tradire la consolidata tradizione, favorire l'apertura ad originali forme di concretizzazione della Regola senza rischiosi fraintendimenti, permettere che il nuovo rinvigorisca l'antico e questo giustifichi e sostenga la novità, costituisce il programma contenuto nel tema scelto per il vostro Capitolo: "Fratres Tertii Ordinis Regularis Sancti Francisci tertio adveniente millennio".

Il lavoro di verifica, di approfondimento, di analisi e di progettazione è certo delicato ma, senza dubbio, necessario per la fedeltà stessa al carisma che siete chiamati ad incarnare in una situazione storica in continua e rapida evoluzione. In tale spirituale impresa potete contare sull'intercessione del vostro santo Fondatore e su quella di sant'Antonio da Padova, del quale quest'anno si celebra l'ottavo centenario della nascita. La sua attività di grande e preparato evangelizzatore, unita all'opera caritatevole verso i bisognosi, fa di lui un maestro da imitare e della sua vita una stupenda pagina di storia di salvezza a cui costantemente riferirsi.

Vi guidi e protegga sempre la Beata Vergine Maria, tanto amata da frate Francesco. Ed anch'io vi accompagno con la mia preghiera, avvalorata da una speciale Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi qui presenti e a tutti i Frati del Terzo Ordine Regolare.

Data: 1995-06-17 Data estesa: Sabato 17 Giugno 1995

Udienza: il discorso del Santo Padre ai Volontari della Sofferenza e ai Silenziosi Operai della Croce - Città del Vaticano

Titolo: Dalla contemplazione del Crocifisso la persona sofferente acquista una visione rinnovata dell'esistenza e della vita

Carissimi Fratelli e Sorelle, Volontari della sofferenza e Silenziosi Operai della Croce!

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1. Vi accolgo volentieri quest'oggi in occasione del 30 anniversario dell'apostolato del "Centro Volontari della Sofferenza" di Napoli. Saluto con affetto ciascuno dei presenti e, nel ringraziare per i sentimenti di devozione espressi dalla vostra rappresentante, desidero riservare una parola di particolare apprezzamento a Sorella Myriam per il lavoro che con tanta dedizione svolge da anni tra i malati.

"Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesu Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perche possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione" (
2Co 1,3-5).

Da queste espressioni dell'Apostolo Paolo, che costituiscono lo splendido inizio della Seconda Lettera ai fedeli di Corinto, e rimasto particolarmente toccato il vostro Fondatore, il Servo di Dio Luigi Novarese. In questo importante testo paolino egli ha scoperto il fondamento biblico dell'apostolato specifico della vostra Associazione. I Volontari della Sofferenza sperimentano nella loro stessa persona la forza dello Spirito Santo, che li aiuta a vivere il momento difficile della prova in unione con la Passione di Gesu, trasformando la loro sofferenza in dono di amore al Padre e mezzo di salvezza a favore dei fratelli.

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2. Ecco il nucleo fondamentale della spiritualita dei Volontari della Sofferenza, che si esprime in un apostolato associativo di straordinario interesse per la vita della Chiesa.

A voi e tanto caro questo motto: "L'ammalato per mezzo dell'ammalato con la collaborazione del fratello sano". Si tratta di un programma di vita e di attivita apostolica che si realizza nell'esperienza concreta dei numerosi aderenti al vostro Sodalizio. Esso risalta con singolare forza nell'esperienza umana e spirituale dell'iniziatore del vostro "Centro" di Napoli, Alberto Ayala, il quale dal suo letto di dolore e stato a lungo l'instancabile animatore delle svariate attivita associative del vostro gruppo. La sua generosita, il suo coraggio, la sua profonda fede, ancora oggi sono di stimolo a voi tutti che, spinti dal suo esempio, desiderate proseguirne l'opera.

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3. Carissimi Fratelli e Sorelle, tra qualche giorno celebreremo la festa liturgica del Sacro Cuore di Gesu. Il costato aperto del Redentore esprime con toccante evidenza il suo amore verso il Padre e la dedizione senza misura alla salvezza dell'umanita mediante la morte sulla Croce (cfr.
Jn 19,33-34). Nel Cuore di Gesu e perciò significata la straordinaria fecondita del dolore, quando viene accettato e vissuto in comunione con la volonta di Dio.

Volgendo il proprio sguardo pieno di fede e di amore verso il Crocifisso (cfr. Jn 19,37), la persona sofferente acquista una visione rinnovata dell'esistenza, in cui gli autentici valori dello spirito possono esprimersi pienamente, liberati dagli pseudovalori di una orgogliosa ed egoistica affermazione di se.

Il Sacro Cuore di Gesu viene così a costituire il fondamentale centro di attrazione, di preghiera e di comunione di tutti i credenti. Dalla contemplazione del Signore crocifisso deriva l'invito alla riparazione, all'offerta della propria sofferenza come l'unica medicina in grado di guarire alla radice il vero male che minaccia l'essere umano ed il suo ambiente di vita.

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4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Anche soltanto da tali rapidi cenni voi potete ben comprendere quanto sia profonda ed importante nella vita della Chiesa la vostra presenza ed il vostro apostolato. Grazie di cuore per quanto compite, spesso in maniera nascosta e poco appariscente agli occhi del mondo. Proseguite generosamente su tale via, facendo tesoro degli insegnamenti del vostro Fondatore Luigi Novarese e seguendo gli esempi lasciati dall'iniziatore del vostro "Centro" Alberto Ayala, come pure da tanti altri amici, che hanno fatto della loro vita una continua offerta gradita a Dio in spirituale unione al Crocifisso.

Maria, che ai piedi della Croce ha partecipato alle sofferenze del Figlio, rimanga sempre accanto a voi e ad ogni persona sofferente. La certezza della sua presenza comunichi agli ammalati la forza di vincere l'isolamento, l'indifferenza, la solitudine. Invoco la sua materna protezione su tutti voi, sul vostro Centro e su quanti ispirano la propria vita alla esperienza spirituale del vostro Sodalizio, affinche il cammino associativo prosegua con rinnovato vigore, portando abbondanti frutti di bene per le vostre persone e per l'intera famiglia di Dio.

A tutti la mia Benedizione.

Data: 1995-06-17 Data estesa: Sabato 17 Giugno 1995

L'omelia del Papa alla Santa Messa celebrata presso la Grotta di Lourdes, nei Giardini Vaticani - Città del Vaticano

Titolo: "Manteniamo sempre vivo in noi il senso della fiducia nella bonta e nella misericordia di Dio"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Ci siamo raccolti in questo luogo suggestivo, attorno alla Vergine di Lourdes, per celebrare il sacrificio eucaristico. Vi saluto tutti con affetto, carissimi alunni del Collegio Spagnolo; saluto voi, religiose, e quanti avete voluto essere qui presenti per onorare Maria, Madre della divina Misericordia.

E proprio alla realta del peccato e alla sovrabbondante misericordia di Dio che l'odierna liturgia dell'undicesima domenica del Tempo Ordinario ci invita a dirigere la nostra attenzione.

"Sono stato crocifisso con Cristo e non sono piu io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (
Ga 2,20).

Così scriveva san Paolo ai Galati, come abbiamo ascoltato nella seconda Lettura, e così egli ripete a noi, illuminandoci sul senso autentico della vita, alla luce del mistero pasquale. Questa nostra vita terrena dobbiamo viverla nella fede in Cristo, Verbo divino incarnato per rivelare la Verita salvifica e per redimere l'umanita.

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2. La prima Lettura, che narra la triste avventura del Re Davide con la moglie di Uria, e la commovente pagina del Vangelo di Luca, che parla della donna peccatrice, pentita e desiderosa di perdono, in atto di rendere ossequio al divin Maestro, richiamano alla nostra mente la realta del peccato, che e offesa resa a Dio e ai fratelli.

Come e possibile negare il peccato? La Chiesa insegna perennemente che esiste il "peccato personale" e san Paolo, richiamandosi all'insegnamento di Cristo, scriveva ai Corinti: Non illudetevi! Coloro che trasgrediscono in vari modi la legge morale e rimangono nel loro peccato "non erediteranno il Regno di Dio" (
1Co 6,9-10).

Alla luce della Rivelazione, sappiamo pero con certezza consolante che Dio comprende l'umana debolezza ed e pronto al perdono. Egli e Padre ricco di amore e di misericordia. Ce lo dimostra in maniera eloquente il racconto della "donna peccatrice" che, pentita e confidente, onora Gesu nella casa di Simone il fariseo.

A Simone Gesu dice, riferendosi alla donna peccatrice: "Le sono perdonati i suoi molti peccati, perche ha molto amato!"; ed alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!". Gesu afferma con autorita divina il perdono dei peccati. Esige allo stesso tempo il pentimento e il cambiamento di vita.

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3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Manteniamo sempre vivo in noi il senso della fiducia nella bonta e nella misericordia di Dio. Non c'e peccato che Dio non voglia perdonare, quando si e pentiti e risoluti a non piu peccare. Il pentimento della Maddalena e la parabola narrata da Gesu a Simone sono al riguardo molto ricchi di significato. Decisa, certo, deve essere la condanna del male, ma occorre comprensione e pazienza verso colui che pecca. La liturgia ci invita così ad essere messaggeri di verita e di misericordia, di perdono e di gioia.

Ci troviamo presso la Grotta della Vergine che richiama quella di Lourdes. Ricordiamo la definizione che santa Bernardetta dava del peccato: "Peccatore e colui che ama il peccato!". Invitata a recarsi alla Grotta di Massabielle, per chiedere ed eventualmente ottenere dalla Madonna la guarigione dal suo male, Bernardetta rispose: "Lourdes non e per me! Lourdes e per i poveri peccatori!".

Invochiamo Maria Santissima per la salvezza dei peccatori; preghiamo perche mai venga meno nei credenti la fiducia nel Signore che attende i suoi figli con amore e misericordia infinita.

"Beato l'uomo a cui e rimessa la colpa e perdonato il peccato!" (
Ps 31).

Data: 1995-06-18 Data estesa: Domenica 18 Giugno 1995

Angelus: il Papa in vista della IV Conferenza mondiale sulle donne indetta dall'ONU per il prossimo settembre - Città del Vaticano

Titolo: Maturi una cultura rispettosa ed accogliente nei confronti della femminilita

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Nel corso della IV conferenza mondiale sulle donne, indetta dall'ONU per il prossimo settembre a Pechino, la Comunita internazionale sara chiamata a riflettere su una serie di problematiche concernenti la condizione femminile nel nostro tempo. Desidero esprimere fin da ora il mio vivo apprezzamento per tale iniziativa. Il tema prescelto e infatti di straordinaria importanza, non solo per le donne, ma per il futuro stesso del mondo, che dipende non poco dalla coscienza che le donne hanno di se e dal giusto riconoscimento che alla donna viene assicurato. La Chiesa perciò guarda con animo aperto a quanto si fa in tale direzione, e lo considera un vero "segno dei tempi", come gia rilevo il mio venerato predecessore Giovanni XXIII nell'Enciclica Pacem in terris (PT 22). Un "segno dei tempi" che evidenzia un aspetto imprescindibile della piena verita sull'essere umano.

Purtroppo la coscienza dell'identita e del valore della donna e stata nel passato - e in molti casi lo e ancora oggi - offuscata da molteplici condizionamenti. Spesso anzi e stata ed e colpevolmente disattesa e offesa da prassi e comportamenti ingiusti e talora persino violenti. Tutto ciò, alle soglie del terzo millennio, e davvero intollerabile! La Chiesa, mentre unisce la sua voce alla denuncia di tutte le ingiustizie che pesano sulla condizione femminile, intende annunciare in positivo il disegno di Dio, perche maturi una cultura rispettosa ed accogliente nei confronti della "femminilita".

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2. Come ho avuto occasione di sottolineare piu volte, e in particolare nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, alla base di questa nuova cultura deve essere posta l'affermazione della dignita della donna, in quanto ella e, come l'uomo e con l'uomo, persona, ossia creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio (cfr.
MD 6); creatura dotata di una soggettivita, che e fonte di responsabile autonomia nella gestione della propria vita. Tale soggettivita, lungi dall'isolare e contrapporre le persone, e al contrario sorgente di relazioni costruttive e trova il suo compimento nell'amore. La donna, non meno dell'uomo, si realizza pienamente nel dono sincero di se (GS 24). Questa soggettivita e per la donna fondamento di uno specifico modo di essere, un "essere al femminile", arricchente ed anzi indispensabile per un'armoniosa convivenza umana, sia all'interno della famiglia che negli altri ambiti esistenziali e sociali.

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3. La Vergine Santa aiuti gli uomini e le donne del nostro tempo a cogliere con chiarezza il disegno di Dio sulla femminilita. Chiamata all'altissima vocazione della divina maternita, la Madonna e la donna esemplare, che ha sviluppato in pienezza la sua autentica soggettivita. Voglia Maria ottenere alle donne del mondo intero una lucida e operosa coscienza della loro dignita, dei loro doni e della loro missione.

(Giovanni Paolo II ha poi rivolto particolari espressioni di saluto ai diversi gruppi di pellegrini presenti] (Infine il Papa ha lanciato un ennesimo appello per la Bosnia Erzegovina:] Negli ultimi giorni, mi sono giunte notizie drammatiche ed accorati appelli d'aiuto dalla Bosnia ed Erzegovina.

In quella parte dell'Europa, popolazioni tenute quasi in ostaggio mancano del necessario, vivono nella desolazione e sono esposte quotidianamente alla morte.

Non sono mancate, anche in tempi più recenti, opportune iniziative internazionali per giungere al cessate-il-fuoco e per favorire i negoziati. Esse vanno incoraggiate e si deve ringraziare chi le ha promosse.

Il dialogo, sempre necessario, non è pero fine a se stesso. Esso non deve essere reso vano, ma deve condurre ad impegni lucidi, coraggiosi e concreti, che pongano fine ad occupazioni, espulsioni e guerre fratricide.

Per questo vi rinnovo l'invito a pregare con me Maria, Regina della Pace, affinché s'impongano finalmente la ragione ed il senso d'umanità. In queste terre devastate dalla follia degli uomini una sola lotta è necessaria: quella per la pace.

Data: 1995-06-19 Data estesa: Lunedi 19 Giugno 1995


Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II alla Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali - Città del Vaticano

Titolo: Le Chiese che partecipano alla sofferenza di Cristo onorano il loro nome di comunità cristiane con la testimonianza di una fede viva e di una povertà vissuta secondo il Vangelo

Signor Cardinale, Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Cari Membri e amici della "Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali" (R.O.A.C.O.)

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1. Vi porgo di cuore il mio benvenuto. Ringrazio, in particolare, il Signor Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Presidente della Riunione delle Opere per l'Aiuto alle Chiese Orientali, per le parole ora pronunciate anche a nome di tutti voi.

La vostra riunione semestrale, svoltasi nei giorni scorsi, e l'incontro odierno sono per me motivo di grande conforto. Mi recano infatti conferma della crescente sollecitudine con cui in ambito cristiano è vissuta la carità fraterna.

La solidarietà, cuore e anima di questa vostra benemerita "riunione", operante ormai da oltre venticinque anni, manifesta l'attenzione reale delle varie comunità ecclesiali, da voi rappresentate, verso Chiese che hanno bisogno di essere incoraggiate e sostenute, avendo subito nel tempo varie prove, talvolta anche molto dolorose. Sono Chiese che, partecipando alla sofferenza di Cristo, meritano tutto l'aiuto necessario in quanto onorano il loro nome di comunità cristiane con la testimonianza di una fede viva e di una povertà vissuta secondo lo spirito del Vangelo.

Ringrazio pertanto tutti voi, per le opere che attuate in così prezioso servizio, che già tante sofferenze ha contribuito a lenire e molte altre sicuramente si prepara ad alleviare attraverso una accorta azione di prevenzione e di rimozione delle cause che determinano il disagio della povertà e dell'emarginazione. So che sempre più spesso sono colpiti soprattutto i più deboli, e cioè i bambini e gli anziani, ed è per questo che la vostra azione è ancor più meritoria. Non dimentico inoltre quanto voi fate per promuovere strutture culturali e didattiche atte ad alimentare il cuore e la mente di tante persone nell'impegno di lotta contro l'ignoranza e l'analfabetismo.

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2. L'attività assidua e generosa svolta dagli organismi che rappresentate viene del resto a saldarsi con la sollecitudine della Santa Sede, manifestata particolarmente attraverso l'intensa attività della Congregazione per le Chiese Orientali. Colgo volentieri l'occasione per esprimere compiacimento e gratitudine a tutto il personale del Dicastero che opera assiduamente sotto la guida del Cardinale Prefetto e degli altri responsabili.

E sono ben lieto di notare come la vostra azione corrisponda alle direttive, espresse nella recente Lettera Apostolica "Orientale Lumen", con cui ho voluto sottolineare la ricorrenza centenaria della Lettera "Orientalium Dignitas" di Papa Leone XIII. La ricca tradizione delle Chiese Orientali deve essere sempre maggiormente salvaguardata, accolta, conosciuta in quanto parte integrante e indispensabile del vasto patrimonio della Chiesa di Cristo. E a che mira il vostro operare se non a mantenere viva oggi, grazie all'aiuto generoso da voi raccolto, la straordinaria tradizione di queste Chiese alla cui ricchezze culturali, spirituali, teologiche la Chiesa Universale deve poter continuare ad attingere? Per questo l'Orientale Lumen che risplende da Gerusalemme, Chiesa madre di tutte le chiese, ci invita, ciascuno con le proprie responsabilità e i propri compiti e servizi, ad intensificare gli sforzi per realizzare quella pienezza di armonia e comunione che ha nell'immagine della Trinità Santissima la sua identità costitutiva e originante.

Vi ringrazio dunque per il sostegno che prestate al Papa, al quale consentite di esercitare in modo efficace il ministero di presiedere "alla carità universale". Il cuore della Chiesa chiede ancora oggi alle vostre mani di farsi generosi strumenti per collaborare alla costruzione di quella comunione tra le Chiese, già concretamente manifestata dalla solidarietà fraterna, da voi instancabilmente e generosamente promossa ormai da diversi anni. L'universale sollecitudine dei fratelli nella fede verso coloro che soffrono, trova qui a Roma il suo centro dinamico, luogo in cui la voce di chi non ha voce si trasforma in invocazione di aiuto fraterno, che grazie a organismi come i vostri può avere dignitosa risposta.

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3. Il servizio aperto a tutti con spirito di carità, nel pieno rispetto della libertà altrui, costituisce una forte spinta verso l'unità piena. Per questo, il vostro compito si inscrive anche nel servizio più grande dell'incontro tra gli appartenenti alle varie Chiese cristiane. Come ho scritto nell'Enciclica Ut Unum sint "la cooperazione fondata sulla fede comune, non soltanto è densa di comunione fraterna, ma è una epifania di Cristo stesso" (
UUS 40).

Carissimi Fratelli e Sorelle! Alla vostra Organizzazione, ispirata al gesto di Cristo che si cinge i fianchi nell'atto di lavare i piedi degli Apostoli, auguro di vivere sempre con slancio d'amore lo spirito della vera diaconia (cfr. Jn 13,1-20). Il bene da voi operato ravvivi in tutti il desiderio e l'impegno della reciproca disponibilità in vista dell'edificazione di quella umanità nuova per la quale Cristo è morto ed è risorto.

In tale vostra nobile missione vi sostenga sempre la Beata Vergine Maria e vi assistano con la loro intercessione tutti i Santi, mentre volentieri io vi accompagno con una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1995-06-22 Data estesa: Giovedi 22 Giugno 1995

Udienza: il Papa ai partecipanti al pellegrinaggio delle Diocesi siciliane di Trapani, Mazara del Vallo, Caltanissetta, Agrigento e Catania - Città del Vaticano

Titolo: "Assumete il ruolo che a voi compete all'interno della Comunità nazionale dalla quale molto potete ricevere ed alla quale molto potete dare"

Venerati Fratelli nell'Episcopato, Cari Fratelli e Sorelle!

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1. Sono lieto di accogliervi, carissimi fedeli delle Diocesi di Trapani, Mazara del Vallo, Caltanissetta, Agrigento e Catania, venuti in pellegrinaggio a Roma per restituire la Visita pastorale da me compiuta nelle vostre sedi.

Saluto voi, Pastori di così elette porzioni del Popolo di Dio in Sicilia; saluto i molti presbiteri, religiosi, religiose e la nutrita rappresentanza di laici. A tutti ed a ciascuno il mio cordiale benvenuto.

Ringrazio, in particolare, Mons. Luigi Bommarito, Arcivescovo di Catania, per le parole rivoltemi anche a nome vostro. Egli ha voluto manifestare le speranze e i propositi di impegno che siete andati maturando, in vista degli appuntamenti con cui le vostre comunità ecclesiali intendono segnare gli anni che concludono il secondo millennio cristiano.

Un pensiero di speciale deferenza va alle Autorità civili, alle quali rivolgo il mio apprezzamento per l'opera svolta in occasione dei miei passaggi nella vostra regione.

Mi tornano alla mente le varie tappe dei miei pellegrinaggi apostolici fra voi: Trapani e Erice, Mazara del Vallo e Agrigento; Caltanissetta, dove ho incoraggiato e benedetto i lavori del Sinodo diocesano, ora felicemente concluso; Siracusa e Catania, dove ho proclamato beata Suor Caterina Morano.

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2. L'odierna vostra visita mi consente di ricordare la grazia degli incontri avuti con la gente delle vostre amate terre.

Penso all'abbraccio cordiale e festoso di cui, come Successore di Pietro, sono stato fatto oggetto. Ricordo con commozione le numerose assemblee e le celebrazioni liturgiche, arricchite della fervida partecipazione dei tantissimi fedeli convenuti.

Ricordo soprattutto gli incontri con la meravigliosa gioventù dell'Isola. Cari giovani amici di Sicilia, come non rinnovarvi il mio augurio e il grazie più cordiale per il vostro entusiasmo generoso, che ha dato conforto e sostegno ai passi del mio ministero?

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3. Come è noto, i miei viaggi nella vostra Isola sono stati attentamente seguiti dall'opinione pubblica. Ciò non senza ragione. La chiamata alla Cattedra di Pietro mi ha sempre più avvicinato alla vita ed ai problemi delle popolazioni che ho via via incontrato e, in particolare, della Nazione italiana.

Così sono venuto in Sicilia col desiderio di conoscervi e soprattutto per confermarvi nella fede in Cristo e confortarvi nell'impegno della carità cristiana. Sono tornato a Roma portando con me la certezza che il fuoco della fede, acceso due millenni or sono, arde ancora vivamente nelle vostre anime. In Sicilia la Chiesa vive ed opera, testimonia ed evangelizza la parola dell'amore annunciata da Cristo.

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4. Quel grido sgorgatomi dal cuore ad Agrigento, alla fine della celebrazione eucaristica nella Valle detta dei Templi, è nato dalla considerazione che la Sicilia, tanto ricca di umanità e di talento, di risorse e di fede, da troppo tempo, in vasti settori dell'opinione pubblica, viene segnata a dito e denigrata come se le organizzazioni criminose ne fossero oggi l'espressione più significativa. Quel grido è nato dalla fiducia nelle qualità umane e cristiane di un popolo illustre per il ricchissimo patrimonio di civiltà che ne caratterizza il passato e degno di rispetto per le molte sofferenze del presente, sofferenze che non sono tuttavia riuscite a fiaccarne la volontà di riscatto.

Carissimi Siciliani, è giunto il momento di fare appello ad ogni sana energia. All'approssimarsi del nuovo millennio, ho invitato più volte tutta la Chiesa a compiere un coraggioso esame di coscienza, affinché la potenza e la grazia di Dio possano aprire una pagina nuova nella storia. Propongo altrettanto a voi, cari fedeli della Sicilia. Voi dovete assumervi il vigoroso impegno di proseguire nello sforzo di dare alla vostra terra un volto rinnovato, degno della cultura e della civiltà cristiana che ha segnato la vostra Isola. Questo ho voluto gridare ad Agrigento.

La mafia è generata da una società spiritualmente incapace di riconoscere la ricchezza della quale il popolo di Sicilia è portatore. A voi, pertanto, oggi ripeto ciò che dissi a Catania nel corso della mia ultima Visita: "Sii felice, Sicilia. Sii consapevole della tua ricchezza e specialmente di quella, davvero inestimabile, della fede in Cristo". Sarai libera se avrai il coraggio di schierarti consapevolmente dalla parte dell'unico Signore della storia.

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5. Cari cristiani di Sicilia, ho avuto modo di conoscere i problemi che travagliano la vostra società e le sfide che essi vi pongono. Voi avete fornito un contributo importante allo sviluppo economico, e la vostra Isola, come gran parte del Mezzogiorno, si trova oggi inserita in quel sistema avanzato che voi avete contribuito a creare. Tuttavia essa rimane priva di una congrua base produttiva locale. I vostri giovani ne pagano il prezzo in termini di disoccupazione. Occorre fare ancora dei passi per raggiungere nel progresso una vera pace sociale.

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6. Cari Fratelli e Sorelle, tali problematiche non fiacchino mai il vostro impegno umano ed evangelico. Rinnovate, pertanto, la vostra fiducia in Colui che ha vinto il mondo. Resistete alla tentazione di identificarvi ed associarvi a forze disumane ed ingovernabili, che vi umiliano nell'individualismo sterile di una mentalità angusta.

Abbiate l'umile coraggio di prendere nelle vostre mani il futuro, illuminati e guidati dalla signoria di Cristo. So che su tale linea già state camminando, preparandovi anche al Convegno che la Chiesa italiana terrà a Palermo nel prossimo mese di novembre. Assumete il ruolo che a voi compete all'interno della Comunità nazionale, dalla quale molto potete ricevere ed alla quale molto potete dare.

Consentite a me, Successore di Pietro, di ripetervi con amore e convinzione, ma anche con intensa partecipazione al fascino e al dolore dell'esistenza d'ogni uomo e d'ogni donna, le parole di Pietro all'uomo storpio che elemosinava presso la porta del Tempio: "Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (
Ac 3,5).

Cammina, Sicilia! Che il prossimo millennio ti veda protagonista umile ed attiva della tua storia nell'impegno per la giustizia e per l'autentico progresso sociale!

Data: 1995-06-22 Data estesa: Giovedi 22 Giugno 1995

Ai membri della Pontificia Commissione per l'America Latina - Città del Vaticano

Titolo: E Gesù il centro dell'America Latina

Signori Cardinali, Amati Fratelli nell'Episcopato, Cari sacerdoti, religiosi e laici,

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1. Con sommo piacere questa mattina ricevo i partecipanti alla IV Riunione Plenaria e alla Sessione Generale della Pontificia Commissione per l'America Latina, organismo della Curia Romana che ha come obiettivo originario quell'o di "promuovere ed animare la Nuova Evangelizzazione di tale Continente" (7 dicembre 1989, n. 5). Questa Pontificia Commissione serve anche per la comunione fra le Chiese di quelle Nazioni del Continente della speranza e la Sede di Pietro.

Ringrazio vivamente il Signor Cardinale Bernardin Gantin per le gentili parole che, a nome di tutti, ha voluto rivolgermi.

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2. Mi ha fatto molto piacere sapere che avete iniziato i vostri lavori con una riflessione teologico-biblica su Gesù Cristo Evangelizzatore. Egli è "il primo ed il più grande Evangelizzatore" (EN 7), "Vangelo del Padre" ed "Evangelizzatore vivente nella sua Chiesa" (Documento di Santo Domingo, I e II).

Egli guida il cammino della Chiesa universale e, conseguentemente, quello delle Comunità ecclesiali dell'America Latina verso il terzo millennio cristiano.

Quando il nome di Gesù fu annunciato per la prima volta nel Nuovo Mondo cinquecento anni fa, "il mistero di Cristo, Salvatore dell'uomo" inizio a diffondersi fra quei "popoli del Continente americano": uomini e donne "erano conosciuti sin dall'eternità da Dio, e da lui sempre abbracciati con la paternità che il Figlio ha rivelato "nella pienezza del tempo" (cfr.
Ga 4,4)" (1° gennaio 1992 n. 4).

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3. Cinque secoli di Evangelizzazione, con tutte le sue vicissitudini, luci ed ombre - "più luci che ombre" - (cfr. I Cammini del Vangelo, 8), hanno pian piano plasmato un cattolicesimo che nell'ultimo secolo, senza escludere prove dolorose ed intense, ha fatto si che in quel Continente questo sia anche il "secolo della Chiesa".

Il Concilio Plenario Latinoamericano, convocato dal mio predecessore, il Papa Leone XIII, e tenutosi qui a Roma nell'anno 1899, e le quattro Conferenze Generali dell'Episcopato Latinoamericano - Rio de Janeiro, Medellin, Puebla e Santo Domingo - sono andati sempre più in profondità nella linea della Nuova Evangelizzazione di quei popoli. A ciò ha contribuito in maniera notevole anche il CELAM, che prossimamente compirà 40 anni di esistenza (cfr. Messaggio al CELAM, Pasqua 1995). A ciò contribuirà anche, in modo efficace ed incisivo, il Sinodo d'America che è già in preparazione.

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4. Come fu messo in risalto nel Discorso inaugurale della Conferenza di Santo Domingo, "condizione indispensabile per la Nuova Evangelizzazione è poter contare su evangelizzatori numerosi e qualificati" (n. 26; cfr.
PDV 82).

Per questo è assai appropriato il tema scelto per la vostra Riunione. Dinnanzi all'avvento del terzo millennio avete esaminato il problema degli Evangelizzatori: Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, tenendo presente l'importanza della solidarietà e della cooperazione, in ordine ad uno scambio di doni fra le Chiese.

Ai Vescovi, con i presbiteri, loro immediati collaboratori, spetta, per mandato divino e per la natura gerarchica della Chiesa, un compito primario nell'Evangelizzazione. In effetti tra le loro funzioni principali emerge l'annuncio del Vangelo (cfr. LG 25). Da ciò la necessità della presenza assidua, attiva, vigilante e stimolante dei Pastori fra i loro collaboratori e fra i propri fedeli.

Anche i religiosi e le religiose, per la loro vocazione e dedizione, hanno una funzione speciale nell'opera di evangelizzazione. Ben conosciuto è il grande lavoro missionario tanto generoso ed efficace che essi hanno realizzato e che continuano a realizzare (cfr. I Cammini del Vangelo, 2-3).

La Chiesa, inoltre, è cosciente del fatto che per portare a termine quest'opera ha bisogno della cooperazione attiva dei laici e, fra essi, di quella dei giovani, chiamati ad essere evangelizzatori degli stessi giovani. In quest'opera anche la famiglia, santuario domestico dove iniziano e si consolidano la vita cristiana e la vocazione all'apostolato, detiene un ruolo fondamentale.

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5. Per questo intendo chiedere alle famiglie cattoliche dell'America Latina di essere generose nell'agevolare i propri figli e le proprie figlie a seguire la chiamata al sacerdozio e alla vita consacrata (cfr.
PDV 82), in modo che una fioritura di vocazioni assicuri la diffusione ed il sostegno del cristianesimo in quel caro Continente, così come l'azione apostolica e missionaria.

Ai giovani rivolgo un appello a farsi più disponibili nella loro donazione a Cristo al servizio della Chiesa (cfr. Ibidem). Essi sanno bene che al Signore, se non si dà tutto, non si è dato niente. Per questo voglio ricordare che "ho una grande fiducia nella capacità (dei giovani] di essere autentici interpreti del Vangelo" (Messaggio, 8 maggio 1995, n. 15). Essi saranno gli artefici dell'Evangelizzazione nel terzo millennio e dipende da loro se l'America Latina, Continente evangelizzato in questi cinquecento anni, diventerà nel terzo millennio un Continente evangelizzatore che guarda all'Europa, l'Africa e i popoli dell'Asia, così come è il caso delle Isole Filippine, che furono evangelizzate dalla Spagna attraverso il Messico.

(In portoghese:]

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6. Gesù Cristo, solamente Gesù Cristo, "centro del cosmo e della storia", deve essere il centro dell'America Latina. "L'unico orientamento dello spirito, l'unico indirizzo dell'intelletto, della volontà e del cuore per noi è questo: verso Cristo, Redentore dell'uomo; verso Cristo, Redentore del mondo. A Lui vogliamo guardare, perché solo in Lui, Figlio di Dio, c'è salvezza..." (cfr.
RH 1 RH 7).

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7. Contemplando Gesù Cristo Evangelizzatore, noi impariamo ad essere evangelizzatori autentici. Come Lui, dobbiamo vivere in modo permanente e totale la missione di evangelizzare. Pero teniamo presente che "evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale ed isolato, ma profondamente ecclesiale".

Effettivamente, "se ciascuno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice, con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualiste, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori".

"C'è, dunque, un legame profondo fra Cristo, la Chiesa e l'evangelizzazione. Durante questo tempo della Chiesa è lei che ha il mandato di evangelizzare". "Evangelizzare, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare" e "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati" (EN 60 EN 16 EN 14 EN 22).

(In spagnolo:]

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8. "Unxit me evangelizare pauperibus", proclama Gesù (
Lc 4,18). Gli evangelizzatori devono dedicare un'attenzione preferenziale ai poveri. Poveri, in qualche modo, sono anche coloro a cui manca il bene fondamentale della salute: una pastorale sanitaria ben organizzata fa anch'essa parte dell'opera evangelizzatrice. In America Latina, inoltre, "i più poveri fra i poveri" sono gli indigeni e gli afroamericani (cfr. Puebla, 2605). A loro la comunità cristiana deve destinare il suo aiuto più generoso.

Per evangelizzare i poveri è necessario che la Chiesa stessa nelle sue strutture e nei suoi piani organizzativi, mostri un volto povero e semplice, riponendo la sua fiducia non tanto nei mezzi materiali, sui quali non si potrà mai contare sufficientemente, quanto nella forza del Messaggio che è quello di Gesù.

Con queste indicazioni e augurandovi copiosi frutti nella vostra opera evangelizzatrice, invoco su tutti voi la costante protezione della Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, e allo stesso tempo vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1995-06-23 Data estesa: Venerdi 23 Giugno 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1099