GPII 1995 Insegnamenti 1545

Il congedo: il discorso durante la cerimonia svoltasi all'aeroporto "Jomo Kenyatta" al termine della visita al Paese e al Continente - Nairobi (Kenya)

Titolo: Dal cuore dell'Africa si leva un grido di aiuto un'invocazione di solidarietà nel rispetto reale dell'uomo

Caro Signor Presidente, Sua Eminenza, Vostre Eccellenze, Cari Amici Kenyoti,

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1. E' già il momento di salutarvi. La mia visita si è conclusa troppo presto. E' stata per me una grande gioia l'aver visitato di nuovo il Kenya. Sono grato a tutti per la gentilezza e l'interesse che mi sono stati rivolti in ogni momento.

Ringrazio Lei, Signor Presidente, i Membri del Governo, le autorità civili e militari, e tutti coloro che hanno contribuito a rendere agevole questa visita; come pure tutti i rappresentanti della stampa, della radio e della televisione, che hanno seguito gli avvenimenti di questi giorni.

Sono particolarmente grato al Cardinale Otunga e all'Arcivescovo Okoth, Presidente della Conferenza Episcopale, a tutti i Vescovi, come pure ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici che hanno partecipato così gioiosamente alla Messa e alla Sessione Sinodale, o le hanno seguite con lo spirito da lontano. Lascio la comunità cattolica dell'Africa Orientale assicurandola del mio sincero affetto in nostro Signore Gesù Cristo.

Ringrazio anche i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali cristiane, che hanno voluto partecipare a queste celebrazioni. E' incoraggiante costatare la fiducia e l'amicizia che caratterizzano i rapporti ecumenici tra i cristiani del Kenya. Che lo Spirito Santo vi conduca lungo questo cammino verso una comprensione e un sostegno reciproco sempre più grandi.

Prego anche affinché cristiani e musulmani continuino a stabilire vincoli di conoscenza e rispetto reciproci, perché tutti i credenti nell'Onnipotente operino insieme per il bene di tutta la società.

Esprimo parimenti il mio apprezzamento e la mia stima a tutti i seguaci della Religione Tradizionale Africana.

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2. Questa è la conclusione di tutto il mio viaggio, che mi ha portato dal Camerun al Sud Africa e al Kenya. Sono state queste tre tappe di un pellegrinaggio nello spirito fra tutti i popoli dell'Africa. E quali sono le mie riflessioni a conclusione di questo pellegrinaggio? Vedo un Continente ansioso di raggiungere un nuovo livello di vita e di dignità. Vedo che è in atto un profondo processo di cambiamento: le persone s'interrogano, ricercano le ragioni della lentezza dello sviluppo e osano sperimentare nuovi modi per affrontare le sfide inerenti a una situazione mondiale politica ed economica in costante cambiamento. In un mondo sempre più interdipendente, gli africani sanno che devono cogliere l'opportunità di progredire non soltanto materialmente, ma soprattutto lungo il cammino del rispetto per i diritti umani e l'autentica libertà democratica. I popoli dell'Africa desiderano offrirsi l'opportunità di un futuro migliore. Non possono abbandonare se stessi e non devono farsi abbandonare dagli altri.

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3. Dal cuore dell'Africa si eleva un grido verso quanti sono in grado di aiutare.

Il cosiddetto Sud del mondo esorta il Nord a non venir meno alla sua decisione di affrontare il problema della povertà, dei rifugiati, del sottosviluppo economico e culturale. Il costante divario tra regioni ricche e povere del mondo rappresenta una seria minaccia alla stabilità mondiale. L'imperativo morale alla solidarietà è fondamentalmente connesso alla stessa natura umana e all'assoluta necessità che gli esseri umani hanno l'uno dell'altro. A livello di Nazioni e di Continenti, occorre soddisfare questa necessità, altrimenti il vivere insieme in armonia risulterà impossibile. I poveri non invidino ai ricchi il loro progresso! Chiedano loro di assumersi le responsabilità che derivano dalla propria situazione privilegiata e di venire incontro alle esigenze etiche della destinazione universale delle risorse mondiali. Il grido che si leva verso le Nazioni più ricche dai popoli dell'Africa è un grido di aiuto, di cooperazione e di solidarietà per un rispetto reale delle persone in quanto persone, povere o ricche, deboli o forti, tutte unite nell'unica famiglia umana e nella medesima umana dignità.

Nessuno deve scoraggiarsi di fronte alle enormi esigenze di un progresso che sia veramente degno dell'uomo. La vera dimensione e l'importanza dell'impresa dovrebbero essere già una fonte d'ispirazione e d'incoraggiamento per i figli e per le figlie dell'Africa.

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4. Ogni giorno prego per i popoli dell'Africa. L'Onnipotente, il Signore della storia, dà agli uomini e alle donne di buona volontà la forza per andare avanti con perseveranza e per perseguire coraggiosamente l'opera di sviluppo e di pace.

Egli è la garanzia che non stiamo sperando invano.

Cari Amici, il Kenya occupa un posto centrale in quella promessa che è l'Africa. Possiede le risorse per abbattere gli ostacoli che si frappongono al progresso, e di operare per una società fondata sulla giustizia e sull'armonia.

Tutti i kenyoti devono sentirsi orgogliosi del proprio Paese. Tutti devono sentirsi capaci di svolgere un ruolo nella costruzione del suo futuro. Questo è l'augurio che formulo a voi tutti. Questa è la preghiera che rivolgo a Dio Onnipotente per il meraviglioso popolo kenyota.

Che il Dio della pace sia vicino a tutti voi! Dio benedica il Kenya! Dio benedica l'Africa!

Data: 1995-09-20 Data estesa: Mercoledi 20 Settembre 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Capitolo Generale dell'Ordine degli Agostiniani - Palazzo Pontificio, Castel Gandolfo

Titolo: La "sequela Christi" è la ragion d'essere della vostra fraternità

Carissimi Fratelli Agostiniani!

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1. Vi accolgo con gioia, in occasione del Capitolo Generale del vostro illustre Ordine, che ha celebrato l'anno scorso sette secoli e mezzo di vita ed affonda le sue radici nell'esperienza monastica di sant'Agostino d'Ippona. Porgo a tutti voi il mio affettuoso saluto. Rivolgo uno speciale pensiero al P. Miguel Angel Orcasitas Gomez, riconfermato dalla vostra assemblea per il prossimo sessennio nel servizio di Priore Generale, formulando cordiali auguri di una guida saggia ed illuminata, che prepari adeguatamente l'Ordine ad entrare nel terzo millennio cristiano.

Nel Capitolo Generale del 1989, la vostra strategia spirituale già si oriento verso tale storico traguardo e scelse come tema: "Gli Agostiniani verso il 2000". La presente assemblea, riprendendo ed approfondendo la medesima prospettiva, si propone di delineare la fisionomia degli "Agostiniani per i tempi nuovi".

Siete, anche in questo, fedeli seguaci del vostro ispiratore e della vostra guida, sant'Agostino: la sua figura spirituale, la sua dottrina ed il suo stile pedagogico parlano infatti a tutte le epoche e rivelano anche ai giorni nostri una sorprendente attualità. Ciò deriva in realtà dal Vangelo, antico e sempre nuovo, del quale Agostino è sapientissimo interprete e testimone luminoso.

Sulle orme del grande Dottore, studiatevi di orientare sempre la vostra vita personale e comunitaria alla luce degli insegnamenti e degli esempi di Cristo.

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2. La sequela Christi, regola basilare dell'esistenza cristiana, ha rappresentato infatti, fin dagli esordi del vostro Ordine, non soltanto la via per il cammino di perfezione dei singoli, ma anche la ragion d'essere e lo scopo della vostra fraternità, la quale non mira primariamente a realizzare una qualche attività apostolica, bensi a cercare e servire insieme Dio seguendo Cristo e il suo Vangelo.

Le attività apostoliche sono una conseguenza ed una testimonianza della vostra fraternità e possono variare secondo le necessità della Chiesa e dei tempi.

La comunione di vita e di beni, senza la quale non esiste la comunità, diventa in tal modo per voi una chiamata alla condivisione di fede, di preghiera e di lavoro con coloro che la Provvidenza mette a contatto con voi, perché anch'essi abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (cfr.
Jn 10,10).

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3. La nobile ed esigente meta che il Capitolo Generale si propone - preparare cioè le condizioni perché vi siano nuovi ed autentici Agostiniani per i tempi nuovi - porta con sé anche le sfide connesse con una formazione adeguata a tale fine e con la necessaria ricerca e scelta dei candidati.

La presenza dell'Ordine agostiniano in tutto il mondo offre ad esso la possibilità di diffondere il proprio carisma anche in terre di recente evangelizzazione, raccogliendo in esse una promettente messe. Avete inoltre sviluppato una rete di centri di formazione capaci di assicurare la preparazione culturale e spirituale dei candidati secondo l'ormai consolidata tradizione formativa agostiniana. Desidero incoraggiarvi ad insistere su questa linea. Non posso non augurare che si rafforzino ulteriormente gli studi superiori, specialmente quelli patristici, che sono diventati una caratteristica del vostro Ordine e costituiscono anche un prezioso servizio per tutta la Chiesa.

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4. Un problema comune al vostro e ad altri Ordini che hanno alle spalle molti secoli di storia, è quello della collaborazione all'interno dell'istituto tra i diversi organismi che lo compongono. La struttura giuridica, antica e venerabile, non sempre è in tutto adatta alla mobilità ed alle altre caratteristiche dei tempi nuovi. Ciò non manca talvolta di avere conseguenze negative sull'efficienza apostolica ed anche sulla vitalità stessa dell'impegno religioso. Sono certo che il bene della Chiesa e dell'Ordine sarà sempre per voi il principale criterio di discernimento, qualora si riveli necessario qualche sacrificio o la rinuncia a qualche diritto acquisito, per aumentare l'incisività dell'azione apostolica o per adottare strutture o attività finora non previste dalla prassi ordinaria.

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5. Carissimi Fratelli, non siete soli nell'impegno di condurre innanzi il carisma e la spiritualità agostiniani. Accanto a voi c'è lo stuolo numeroso degli Istituti religiosi che, insieme, formano la grande Famiglia agostiniana. Penso, in primo luogo, agli 82 monasteri femminili sparsi in ben 14 nazioni ed alle 96 Congregazioni religiose che condividono la vostra spiritualità.

Avete pure iniziato una promettente collaborazione con i laici, i quali con rinnovato interesse chiedono di partecipare alla spiritualità e alla missione degli Istituti religiosi. Essi trovano nell'itinerario di fede e di santità del grande Vescovo di Ippona un orientamento sicuro e ricchissimo, a fronte di una diffusa carenza di formazione religiosa e spirituale, che oggi si riscontra in molti ambienti e in molte persone anche di buona volontà.

Pensando a questa grande Famiglia della quale siete parte, desidero affidarla in tutte le sue componenti alla materna protezione di Maria Santissima e, invocando la celeste intercessione di sant'Agostino, imparto di cuore ad essa ed a ciascuno di voi una speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1995-09-23 Data estesa: Sabato 23 Settembre 1995

Ai responsabili delle Settimane Sociali - Città del Vaticano

Titolo: Riproporre la persona umana e la sua dignità

Amati Fratelli nell'Episcopato, Egregi Signori,

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1. Mi fa piacere dare loro il Benvenuto, in occasione del primo Incontro dei Responsabili delle Settimane Sociali, promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace al fine di riflettere e scambiarci esperienze. Desidero ora ringraziare per le gentili parole che, a nome di tutti, mi ha diretto il Vicepresidente, Mons. François Xavier Nguyen Van Thuan.

Mi è gradito constatare che si sta dando un nuovo impulso alla tradizione formativa e culturale delle Settimane Sociali nelle nazioni in cui si tengono da anni, e che si intraprende questa iniziativa in altre nazioni che già prevedono dei risultati promettenti. Le Comunità cristiane, di fronte ai complessi e difficili problemi che la società ha attualmente, sentono la necessità di elaborare e diffondere nuove proposte culturali. Per questo trovano nelle Settimane Sociali dei mezzi privilegiati per approfondire e proporre una autentica cultura sociale, fondata sulla dottrina sociale della Chiesa. In effetti, il rapporto fra le Settimane Sociali e il ricco patrimonio della dottrina sociale della Chiesa è determinante ed essenziale per definire l'originalità e la peculiarità del contributo culturale che viene offerto.

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2. L'antropologia e la visione della società devono poter essere messe in pratica, per migliorare così la qualità della vita umana. Orbene, la prassi sociale degli ultimi decenni ha mostrato i limiti, perfino drammatici, delle antropologie proposte. La violazione dei presupposti antropologici ed etici dell'umanesimo cristiano alla fine si è rivolta contro l'uomo stesso.

Ciò mostra come le categorie filosofiche e teologiche del cristianesimo continuino ad essere capaci di interpretare adeguatamente il senso della storia.

"La dimensione teologica risulta necessaria sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana" (
CA 55). In questo senso, la dottrina sociale della Chiesa si accosta alla storia umana con categorie che, seppure ispirate alla teologia, non perdono per questo la loro capacità di comprendere la realtà.

Questo non significa considerare superflue le ricerche e le analisi scientifiche, ma che si vuole rivendicare per l'interpretazione teologica la sua completa capacità di scrutare nel cuore della storia e scoprire concretamente i problemi dell'uomo in maniera unitaria e globale.

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3. La visione della realtà secondo una prospettiva teologica permetterà alle Settimane Sociali di lavorare affinché si colmi il preoccupante vuoto di etica sociale. Le diverse società scoprono con crescente stupore che quasi non esiste un'etica sociale adeguata alla nostra epoca, capace di dare un senso autentico alla vita personale, alla comunità sociale e politica, così come al mondo economico. Senza di essa le società corrono il rischio di cadere nell'egoismo, nella conflittualità permanente, nel razzismo, nell'emarginazione dei più poveri e dei più deboli. Il potere della scienza e della tecnica pone all'uomo profondi interrogativi etici e lo grava di nuove responsabilità. Per questo lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e della bioingegneria porta con sé una serie di problemi antropologici e morali.

La radicalizzazione degli orientamenti culturali e politici che tendono ad emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica sociale cristiana, particolarmente in ambiti tanto importanti come la famiglia, la tutela della vita e l'educazione, hanno portato a scelte contrarie alla dignità e alla inviolabilità della persona e ai reali interessi delle società. L'attuazione, da parte delle Settimane Sociali, di un progetto formativo articolato e previdente per una autentica etica sociale è, dunque, un obiettivo assai urgente ed improrogabile.

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4. Dinnanzi alla perdita generalizzata dei valori nelle nostre società, le Settimane Sociali sono chiamate soprattutto a riproporre ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà il centro della dottrina sociale della Chiesa e il principio fondamentale della convivenza sociale, politica, economica: la persona umana e la sua dignità. Storicamente sono stati i movimenti per la difesa della persona umana e la tutela della sua dignità quelli che hanno contribuito proprio "a costruire una società più giusta o, almeno, a porre argini e limiti all'ingiustizia" (Ibidem,
CA 3).

La verità dell'essere umano è la chiave di volta per mettere a fuoco i problemi dell'individuo e della società. Anche i problemi della donna, che hanno tanto richiamato la nostra attenzione nella preparazione e nello svolgimento della recente Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite, e ai quali il Magistero pontificio ha dedicato molteplici interventi, si risolveranno solo quando tutti accetteranno la verità piena ed integra riguardo all'essere umano.

Questa accettazione non è possibile se si prescinde dalla "coscienza religiosa degli uomini e dei popoli" (SRS 39). I sistemi politici, economici e sociali, le sole possibilità umane "non sono capaci di assicurare che egli (l'uomo) possa nascere, esistere ed operare come un unico e irripetibile" (Messaggio "Urbi et Orbi", 25 dicembre 1978, n. 1). Affinché l'uomo non sia trattalo semplicemente come un numero, come anello di una catena o ingranaggio di un sistema, Dio gli assicura che è unico e irripetibile (cfr. Ibedem). La fede è, dunque, la guida valida per trovare un senso profondo e orientarsi nella vita sociale, e attuare così nella storia la soluzione dei problemi più gravi.

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5. E evidente che i primi interpellati sono i cristiani. Essi non possono agire nella realtà sociale se non sanno dare, alla luce del Vangelo, una interpretazione cristiana della realtà stessa e della molteplicità e complessità dei suoi problemi.

Le Settimane Sociali devono sempre più essere capaci di rispondere a questa urgenza pastorale, presentandosi come uno strumento e una via qualificata di formazione cristiana e di orientamento. Strumento ecclesiale e culturale che, nella dottrina sociale della Chiesa, troverà la forza per affrontare, e possibilmente anticipare, i temi di dibattito e di confronto presenti nella società, al fine di influire positivamente sull'opinione pubblica.

In prospettiva del Grande Giubileo del 2000, che ho convocato anche per ritrovare i cammini della giustizia e della pace, le Settimane Sociali devono essere espressione della diaconia della Chiesa per la società. Una diaconia culturale che deve essere esercitata con profondo senso del dialogo nel pieno rispetto della verità e della carità cristiane.

Con questi vivi desideri invoco su di voi, sui vostri Paesi e sulle benemerite attività delle Settimane Sociali, il costante aiuto del Signore, mentre vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-09-23 Data estesa: Sabato 23 Settembre 1995

Udienza: il Santo Padre all'Ordine dei Carmelitani riuniti in Capitolo Generale - Palazzo Pontificio, Castel Gandolfo

Titolo: Il Carmelo: un'oasi di contemplazione e di spiritualità dove l'uomo del Duemila può attingere i valori dello spirito

Carissimi Fratelli Carmelitani,

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1. Mi rivolgo a voi volentieri in occasione del Capitolo Generale, che proietta il vostro antico e illustre Ordine verso il nuovo millennio cristiano, ormai molto vicino. Il mio affettuoso pensiero va innanzitutto al P. John Malley, Priore Generale uscente, al quale esprimo il mio apprezzamento per il prezioso servizio offerto alla vostra Famiglia religiosa. Saluto cordialmente il nuovo Priore Generale, P. Joseph Chalmers, e gli altri Membri neoeletti del Governo generale, ai quali auguro un generoso e proficuo lavoro per il bene spirituale e materiale dei Confratelli.

Come tema per la riflessione comunitaria di questa importante Assise avete scelto: "Il Carmelo: un luogo e un viaggio nel terzo millennio". Con esso avete voluto riassumere il significato della vostra missione oggi, che è quella di essere testimoni di spiritualità evangelica, capaci di incidere efficacemente anche sulle persone del nostro tempo. Desidero manifestarvi il mio compiacimento per tale scelta, poiché il Carmelo è chiamato ad essere un'oasi di contemplazione e di spiritualità, dove anche l'uomo del 2000 può attingere gli autentici valori dello spirito. Allo stesso tempo, esso costituisce una via ed un itinerario per la crescita interiore, protesa verso un'unione con Dio sempre più profonda.

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2. Il Carmelo vanta una lunga storia, che affonda le proprie radici nella tradizione e nella spiritualità biblica. Esso infatti si ricollega col monte sul quale gli antichi "figli dei profeti" stabilirono il centro di attrazione e di ispirazione per quella parte del popolo ebraico che desiderava rimanere fedele al Dio di Israele ed alla sua rivelazione.

In tali propositi gli Israeliti erano spronati e sostenuti dagli esempi e dalla predicazione del profeta Elia, da voi considerato come vostro antesignano.

Dalla vicenda umana e spirituale, come pure dalla esperienza contemplativa di questo grande uomo di Dio, voi ancora oggi traete luce e forza per essere, a distanza di tanti secoli, guide spirituali per i fratelli nel loro cammino verso Dio.

La vostra "sequela Christi", in quanto persone consacrate, acquista in tal modo connotati biblici e storici, che la rendono particolarmente viva ed attuale. Auspico, carissimi, che gli intensi lavori capitolari di questi giorni favoriscano un'approfondita riflessione su come attuare il vostro specifico carisma alle soglie del terzo millennio. Ciò vi porterà a proseguire con rinnovato entusiasmo nella testimonianza di spiritualità da voi offerta nel contesto dell'epoca attuale, profondamente bisognosa di Dio ma troppo spesso smarrita lungo i difficili sentieri della storia.

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3. Seguendo e sviluppando la tradizione profetica dell'Antico Testamento, costantemente orientata a risvegliare nel popolo di Dio l'attesa dei tempi messianici, il profeta Elia vi avvicina ancora oggi all'opera ed alla predicazione di Giovanni Battista, il "Precursore", colui che doveva precedere il Messia (cfr.
Ml 3,23 Mt 17,12-13).

La parola e la missione profetica di Elia vi conducono in special modo alla Madre del Messia, la Beata Vergine Maria, cantata dai vostri maestri di spirito come "Regina del Carmelo", "Fiore del Carmelo", "Madre della grazia", Colei che rende sopportabile e gioioso il cammino da percorrere incontro a Dio con la forza del Pane di vita (cfr. 1R 19,5-8 Jn 6,35).

Così l'Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo si dispone a rispondere con fortezza e solerzia alla propria vocazione alla fraternità, alla contemplazione e alla profezia. Ciò vi consente di realizzare sempre meglio la vostra specifica spiritualità, nella fedeltà al Dio che vi chiama, nella disponibilità alla Chiesa che vi invia e nel servizio evangelico nei confronti dell'umanità che ha bisogno di voi come fratelli contemplativi e profetici.

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4. Carissimi Carmelitani dell'Antica Osservanza! In questa importante missione apostolica alle soglie del terzo millennio cristiano il vostro Ordine, che conta attualmente oltre duemila Religiosi, è affiancato da 72 Monasteri di Monache carmelitane, 13 Congregazioni religiose di vita apostolica, un Istituto secolare, una Famiglia missionaria laica e da tanti gruppi del Terz'Ordine secolare e Confraternite dello Scapolare.

Si tratta di una straordinaria "acies ordinata" che, sull'esempio del profeta Elia, è impegnata a mantenere viva la fede nel Dio unico e vero in mezzo agli uomini del nostro tempo, troppo spesso tentati di servire i "nuovi dei" del consumismo, dell'edonismo e dell'egoistica affermazione di sé, finendo spesso per essere vittime di una cultura di morte, che pretende addirittura di autoerigere se stessa al posto di Dio.

Sappiate portare a questo popolo assetato di verità e di autenticità i valori dello spirito, testimoniando con la parola e con la vostra presenza la tensione delle vicende umane verso l'Assoluto.

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5. In tale impegno di spiritualità e di apostolato vi sostengano l'esempio e l'intercessione del Padre Tito Brandsma, che ho avuto la gioia di proclamare beato proprio 10 anni fa. Egli suggello con l'eroico sacrificio della vita nel campo di concentramento di Dachau un'esistenza interamente consacrata all'amore di Dio ed al servizio dei fratelli. "Nella vita del Padre Brandsma - ricordavo nell'omelia della Liturgia di beatificazione - ciò che soprattutto lascia ammirati è proprio questo dispiegarsi sempre più manifesto della grazia di Cristo. Sta qui il segreto del vasto irraggiamento della sua azione, qui la sorgente dell'onda sempre fresca della sua carità" ( , 1985,
2P 1180).

Nella lotta spirituale che siete chiamati a proseguire, corroborati e rafforzati dai lavori capitolari, vi sia guida Maria, la Figlia di Sion, la quale, con l'Incarnazione del Verbo nel suo grembo santissimo, divenne Tempio di perenne contemplazione e fonte della fraternità che ci unisce in Cristo.

Con tali auspici, mentre invoco su ciascuno la materna protezione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, a tutti imparto con affetto la Benedizione Apostolica.

Data: 1995-09-23 Data estesa: Sabato 23 Settembre 1995

Angelus: Giovanni Paolo II ha ricordato il recente pellegrinaggio in Africa - Castel Gandolfo

Titolo: "Sento il dovere di additare l'Africa alla coscienza del mondo opulento"

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. Ho ancora negli occhi le immagini del pellegrinaggio che, dal 14 al 20 settembre, mi ha portato per l'undicesima volta in Africa. Come non essere toccati dal calore umano degli Africani? Come dimenticare i colori, i suoni, i ritmi di quelle terre? Sono la danza della vita, il trionfo della vita! Io ringrazio tutti e ciascuno - i Vescovi, le Autorità civili, i popoli del Camerun, del Sud Africa, del Kenya - per la loro accoglienza cordiale e festosa.

Purtroppo ancora una volta ho toccato con mano i problemi di questo Continente. L'Africa porta i segni della sua lunga storia di umiliazioni. Troppo si è guardato a questo Continente solo in nome di interessi egoistici. Oggi l'Africa chiede di essere stimata ed amata per quello che è. Non chiede compassione, chiede solidarietà. Questo messaggio ho raccolto dappertutto e, in particolare, nell'incontro con Nelson Mandela, l'uomo che ha guidato il superamento dell'apartheid, interpretando il desiderio del suo popolo, e di tutta l'Africa, di rinascere nella pacificazione e nella collaborazione fra tutti i suoi figli.

Ma troppe ipoteche gravano su questo cammino. Alcune regioni sono ancora provate da conflitti fratricidi. Tutto il Continente è come schiacciato da un enorme peso di povertà, di malnutrizione, di malattie endemiche, di analfabetismo.

A ciò s'aggiunge il gravame di un indebitamento che sembra chiudere ogni via di uscita. Sento il dovere di additare l'Africa alla coscienza del mondo, di quel mondo dell'opulenza, che non si fa scrupolo di sottrarre risorse ai poveri investendole in armi micidiali. Gli occhi dei bimbi africani ci giudicano!

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2. Nonostante tutto, l'Africa è una grande promessa, una riserva di speranza. Lo è per i grandi valori tradizionali che ancora resistono, benché insidiati dai modelli consumistici in arrivo. Penso, ad esempio, al profondo sentimento religioso, al forte senso della famiglia, al rispetto della vita umana. Questa Africa della speranza chiama in causa i discepoli di Cristo. Mi sono recato in Africa per spronare le Chiese locali a un nuovo slancio evangelizzatore, secondo le linee dell'Esortazione post-sinodale "Ecclesia in Africa". Ho voluto firmare questo documento in terra africana, a Yaoundé. Esso corona il Sinodo speciale per l'Africa tenuto l'anno scorso a Roma, ed apre la fase dell'impegno operativo.

Ormai la Chiesa d'Africa è ben consolidata, con il suo clero, i suoi catechisti, le sue istituzioni. E' una Chiesa giovane e viva. La grande sfida che le sta davanti è incarnare la fede nella cultura di questo Continente, perché nessun valore autentico della tradizione africana vada perduto, e tutto sia trasfigurato dal Vangelo.

Chiesa che sei in Africa, avanti! Assumi con coraggio le tue responsabilità! Da' ragione della speranza che è in te!

1567
3. A Maria, Regina dell'Africa, affido il cammino di questo Continente verso il nuovo millennio ormai alle porte. Ella tocchi i cuori dei potenti del mondo, perché ai suoi problemi sociali si dia giusta soluzione. Soprattutto stimoli e sostenga le energie di rinnovamento che sono già presenti nei popoli e nelle Chiese dell'Africa, e le porti a maturazione, per il bene di tutta l'umanità.

(Dopo la Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli e portoghesi. La serie dei saluti si è conclusa con i gruppi provenienti da diverse diocesi italiane.

Ecco le parole del Papa:] Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo ACLI di Cesena-Sarsina che ricorda il Cinquantesimo di fondazione, ai soci della Società Operaia "Principe Umberto" di Palese (Bari) ed alla Polisportiva Libertas Cernuschese. Saluto pure i partecipanti al pellegrinaggio organizzato dall'Ordine Francescano Secolare dei Frati Minori Cappuccini di Molfetta nell'ottavo centenario della nascita di sant'Antonio di Padova.

Sono lieto di accogliere i numerosi aderenti al Movimento dei Focolari, che prendono parte ad un incontro di approfondimento spirituale sul tema della volontà di Dio. Carissimi, sull'esempio di Maria Santissima, rinnovate ogni giorno il vostro "si" al disegno d'amore di Dio.

A tutti imparto una particolare Benedizione Apostolica.

Data: 1995-09-24 Data estesa: Domenica 24 Settembre 1995


Messaggio al Cardinale Etchegaray - Città del Vaticano

Titolo: Un servizio di cruciale importanza

Al Signor Cardinale, Roger Etchegaray Presidente del Pontificio Consiglio "Co Unum"

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1. Sono felice di rivolgerLe questo messaggio in occasione del primo incontro a Roma dei responsabili delle Campagne di Avvento, di Quaresima, di Fraternità, di Solidarietà e di Carità operanti in Europa e in America del Nord; ringrazio Lei e il Segretario del Pontificio Consiglio Co Unum, Monsignor Ivan Marin, per avere organizzato questo incontro di lavoro fraterno.

1575
2. Nel mondo d'oggi, dove sempre maggiore è il numero di persone colpite dalla povertà, il vostro servizio, consistente nell'organizzare i vari interventi ecclesiali per alleviare la miseria dei nostri fratelli e per favorire il loro sviluppo, è di cruciale importanza. Ciò fa parte della missione globale della Chiesa sin dalle prime comunità cristiane e come dice San Paolo, tutti i cristiani sono chiamati a condividere i loro beni sull'esempio di Cristo, il quale "da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diveniaste ricchi per mezzo della sua povertà" (
2Co 8,9). E questa l'espressione per eccellenza dell'equità, della giustizia, della solidarietà e ancor più della carità, in particolar modo peculiare della vita dei discepoli del Signore.

A sua volta San Matteo ci riferisce delle esortazioni pressanti di Cristo, quali la necessità di fare elemosina, di pregare e di digiunare in segreto (cfr. Mt 6,1-18). Nei tempi forti della vita spirituale, come l'Avvento, la Quaresima, o in tutte le altre occasioni concordate con i pastori, è importante invitare i fedeli a un cammino d'amore sia verso Dio che verso i fratelli, per esprimere con forza la conversione e la penitenza che si vogliono intraprendere.

Perché "se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Jn 4,20). La carità è un vero e proprio sacrificio reso a gloria di Dio e un modo di amarlo sempre più (cfr. Ph 4,18 He 13,6), poiché essa "è l'amore per il povero la tenerezza e l'espressione della nostra compassione verso il prossimo.

Nulla rende onore a Dio come la misericordia" (San Gregorio Nazianzeno, Sull'amore per i poveri, n.5). "Non disprezziamo dunque i nostri fratelli, non restiamo sordi alle loro richieste" (Ibidem, n.27)! I nostri cuori infatti non potranno essere sereni finché sapremo che delle persone mancano del minimo indispensabile e non hanno il necessario per condurre una vita degna e bella.

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3. La vostra missione è un elemento fondamentale nella vita pastorale delle vostre diocesi e delle Conferenze episcopali dei vostri rispettivi paesi, in concerto con il Pontificio Consiglio Co Unum. Da parte mia vi giunga tutto il mio apprezzamento per l'attenzione da voi riservata al messaggio per la Quaresima da me ogni anno indirizzato a tutte le comunità cristiane e vi ringrazio di cuore per i molti sforzi da voi compiuti per diffonderlo tra i fedeli, in particolare attraverso l'utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale. Vi invito dunque a continuare e a intensificare le vostre attività, in particolare nel destare e nell'educare le coscienze dei cristiani perché accorrano in aiuto dei loro fratelli bisognosi, "poiché l'amore di Cristo ci spinge" (
2Co 5,14).

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4. Mi compiaccio del fatto che nelle campagne da voi organizzate vi prodigate per ricordare continuamente ai credenti che attraverso la condivisione dei beni non solo offrono una risposta tempestiva a situazioni di necessità ma affermano la loro fede e fanno progredire la loro vita spirituale; in tal modo proponete anche un modello concreto e originario di evangelizzazione. E proprio attraverso le nostre opere che i nostri contemporanei potranno scoprire il volto di Dio pieno di misericordia. Testimoniare con l'annuncio della Buona Novella e, allo stesso tempo, con l'esempio di tutta la propria vita, è dunque un'esigenza fondamentale nella vita del cristiano.

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5. In questa ottica non si potrà dimenticare il ruolo specifico dei genitori e delle famiglie in seno alle quali si imparano la sollecitudine verso gli altri e la condivisione. Le donne, che sono più spesso fatte carico dell'educazione quotidiana dei bambini, hanno una cura particolare nell'aprire il cuore e la mente dei giovani alle difficoltà di quanti li circondano. Con le campagne da voi organizzate, voi cercate di vivificare e di sostenere i focolari domestici che si sforzano di sviluppare questo aspetto pedagogico della vita familiare e sociale.

Grazie ai vostri interventi, dei giovani si mobilitano a favore dei loro compagni che versano in situazioni di povertà e di precarietà. Scoprono così la gioia che si riceve nel donare e nel prodigarsi senza alcun tornaconto per i più sfortunati.

Possano loro comunicare ai loro compagni questa gioia profonda del dono sincero, gioia che è qualcosa di più di una semplice emozione, in quanto proviene dall'amore per Cristo e dalla certezza di combattere per la sua gloria nel farsi prossimo per ciascuno dei loro fratelli!

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6. Il programma delle vostre giornate di studio indica che campo di riflessione saranno proprio i temi e l'organizzazione delle campagne di carità della fine del nostro millennio. Per conferire maggior forza all'invito alla conversione, alla penitenza e alla testimonianza, cui ho esortato tutti i cattolici per il grande Giubileo (cfr.
TMA 42), invito di cuore tutti i movimenti caritativi a proporre a tutte le comunità cristiane un cammino comune, adottando un tema di impegno uguale per tutte. Sarà questo un modo particolarmente significativo di manifestare al mondo che Cristo, principio della nostra unità, è anche il principio e la fonte della nostra carità.

Mi auguro che per voi questa settimana a Roma sia l'occasione di confermare la vostra fede e la vostra missione di cristiani impegnati nel mondo e nella Chiesa. Nell'affidarvi all'intercessione di San Vincenzo de' Paoli, protettore delle associazioni di beneficenza e di cui celebriamo la memoria in questi giorni, accordo di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti coloro i quali, con generosità e spesso gratuitamente, collaborano con voi.

IOANNES PAULUS PP. II (Traduzione dal francese]

Data: 1995-09-27 Data estesa: Mercoledi 27 Settembre 1995


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