GPII 1995 Insegnamenti 1662

All'ONU: l'incontro con il personale dell'Organizzazione Internazionale nella Sala dell'Assemblea Generale - New York (U.S.A.)

Titolo: La vostra opera è un segno che il nuovo millennio vedrà una nuova fioritura di autentica umanità



1663
1. Sono molto lieto di salutarvi, membri del personale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, e di riconoscere l'importante contributo che offrite a questa organizzazione mondiale nei suoi sforzi volti a promuovere l'armonia e la solidarietà fra i popoli. Il vostro servizio qui non è soltanto un tributo a voi stessi, ma anche il segno che i Paesi da cui provenite sono impegnati a operare per la giustizia e la pace nel mondo.

1664
2. Purtroppo, come tutti noi siamo dolorosamente consapevoli, il nostro mondo moderno sta ancora assistendo a terribili conflitti armati e a tensioni politiche ed economiche che producono affronti inenarrabili alla vita e alla libertà umane.

Di fronte a tutto ciò non possiamo non ricordare, e raccomandare all'amorevole misericordia di Dio, tutti coloro che hanno dato la propria vita al servizio dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e ai suoi ideali, in particolare coloro che sono caduti durante le missioni di pace e umanitarie. Il loro sacrificio è parte integrante della storia delle Nazioni Unite.

Di fronte alla tragedia e al male costanti, tuttavia, non perdiamo la speranza nel futuro, in quanto assistiamo ai sinceri sforzi delle nazioni che lottano per cooperare, perseguendo attivamente politiche di collaborazione e di responsabilità comune nel risolvere vecchi e nuovi problemi.

In questo clima di cooperazione internazionale, il vostro contributo come membri del personale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è indispensabile. Portate una ricchezza di convinzioni e di esperienze dai vostri Paesi e dai vostri popoli; mostrate fedeltà e lealtà verso le vostre tradizioni e le vostre culture, mentre allo stesso tempo siete in grado di guardare oltre esse; manifestate una sollecitudine particolare per tutta la famiglia umana. Desidero assicurarvi che nell'opera di promozione della giustizia, di edificazione della pace e di garanzia del rispetto della dignità e dei diritti dell'uomo in tutto il mondo voi avete il sostegno completo e totale della Chiesa cattolica.

1665
3. La Chiesa stessa non offre consigli tecnici né promuove alcun programma politico o economico specifico. Piuttosto, essa parla al cuore umano e amplifica la voce della coscienza umana. Cerca di educare e nobilitare le persone cosicché accettino la responsabilità per se stesse e per gli altri. Nel contesto della comunità delle nazioni, il messaggio della Chiesa è semplice e tuttavia importantissimo per la sopravvivenza dell'umanità e del mondo: la persona umana deve essere il centro autentico di tutte le attività sociali, politiche ed economiche.

Questa verità, se effettivamente concretizzata, indicherà il cammino per sanare le divisioni fra i ricchi e i poveri, per superare l'ineguaglianza fra i forti e i deboli, per riconciliare l'uomo con se stesso e con Dio, poiché gli uomini e le donne sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr.
Gn 1,27). In tal modo le persone non devono mai venir considerate come meri oggetti, né devono essere sacrificate al profitto politico, economico o sociale. Non dobbiamo più permettere che vengano manipolate o rese schiave dalle ideologie o dalla tecnologia. La dignità e il valore che Dio ha donato loro in quanto esseri umani lo proibisce.

1666
4. Cari amici, questa verità tanto importante per l'attività politica nazionale e internazionale non lo è meno nel contesto della vostra attività quotidiana qui, presso la sede delle Nazioni Unite. Per voi ciò significa impegnarvi risolutamente con onestà e con integrità personale nel vostro lavoro e nei vostri rapporti professionali. Ciò significa rispettare le tradizioni religiose e culturali degli altri e anche tutelarle e promuoverle se necessario. Significa applicare a voi stessi quei modelli di comportamento e di cortesia che vi aspettate dagli altri.

E non solo ciò: significa anche avere un interesse molto particolare per la vita familiare, vostra e degli altri. Gli sforzi insiti nella formazione di una famiglia, nella cura dei figli e nell'accertarsi che questi ultimi ricevano un'educazione appropriata sono di certo questioni personali, ma possono anche dimostrare l'amore e la sollecitudine con cui servite i vostri popoli, le vostre nazioni e il mondo.

1667
5. All'inizio del mio Pontificato, circa diciassette anni fa, scrissi che era particolarmente difficile dire quale segno l'Anno 2000 avrebbe lasciato sul volto della storia umana, sapere che cosa esso avrebbe portato a ogni popolo, nazione, Paese e continente (cfr. Lettera Enciclica Redemptor hominis
RH 1). Predire queste cose non è più facile oggi, ma so che la vostra opera devota, qui presso le Nazioni Unite, è un segno promettente del fatto che il nuovo millennio vedrà una nuova fioritura di autentica umanità nella compassione, nell'apertura e nella solidarietà fra i popoli e le nazioni.

Nella preghiera sono vicino a voi e alle vostre famiglie. Possa Dio Onnipotente benedirvi sempre e rafforzarvi con la sua grazia e la sua pace! Possiate continuare a servirlo nel servizio che offrite a tutta la famiglia umana!

Data: 1995-10-05 Data estesa: Giovedi 5 Ottobre 1995

Omelia: la celebrazione della Santa Messa per i fedeli dell'Arcidiocesi raccolti nel "Giants' Stadium" - Newak, New Jersey (U.S.A.)

Titolo: Escludere il nascituro dalla protezione della società significa minare le più profonde tradizioni americane

"Venga il tuo regno"! (Mt 6,10) Caro Arcivescovo McCarrick Cari Fratelli nell'Episcopato, Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

1668
1. Ogni giorno nel "Padre Nostro" preghiamo: "Venga il tuo Regno!" (cfr.
Mt 6,9-13). Nel Vangelo di oggi abbiamo letto che Gesù mando i suoi discepoli a proclamare che il Regno di Dio è vicino (cfr. Lc 10,9).

Oggi celebriamo la Buona Novella del Regno di Dio qui, nello Giants Stadium, nella Arcidiocesi di Newark, nel New Jersey, lo Stato Giardino. Saluto l'intera comunità cattolica di Newark, in particolare il vostro Pastore e mio fedele amico, l'Arcivescovo McCarrick, che ringrazio per le sue cordiali parole di benvenuto. Saluto l'amato popolo di Dio di tutto il New Jersey: i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose, i genitori, i bambini, i giovani, gli anziani, i malati; questi saluti includono anche i nostri fratelli e le nostre sorelle delle Diocesi di Rito Orientale, la cui presenza offre una vibrante testimonianza della ricca diversità nella Santa Chiesa di Dio.

Sono inoltre grato alle autorità della Città e dello Stato e ai rappresentanti delle varie denominazioni religiose, che hanno voluto condividere con noi questo momento di preghiera.

1669
Desidero ringraziare le persone di lingua spagnola che partecipano a questa Messa, poiché la Chiesa negli Stati Uniti parla anche spagnolo. Desidero esortarle affinché manifestino la loro fede in modo sempre visibile nella loro vita quotidiana, nella cura della propria famiglia e nei loro impegni professionali e sociali. Non perdete mai la gioia e la generosità con la quale avete imparato a seguire nostro Signore Gesù Cristo.

Che cos'è questo Regno che Gesù ha annunciato e che la Chiesa continua a proclamare nel corso dei secoli? Anzitutto è l'affermazione del dominio di Dio su ogni creatura. Come Creatore, Egli regna sul mondo che ha creato. Ma il Regno non significa soltanto questo, ma anche che Dio è presente come Signore in questo mondo. Il Regno è presente soprattutto in Gesù Cristo, Figlio Eterno, che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr.
Jn 1,14). Inoltre, il Regno ci comprende tutti: con la sua morte sulla croce e la sua risurrezione dalla morte, Cristo ci ha redenti dai nostri peccati e ci ha dato una nuova vita nello Spirito. Attraverso il Mistero Pasquale, come scrive San Paolo, Dio "ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto" (Col 1,13).

1670
2. Come il popolo d'Israele, del quale si è parlato nella prima lettura, che si è raccolto attorno al sacerdote Esdra ed ha ascoltato la parola di Dio con profonda emozione (cfr.
Ne 8,5), ci siamo alzati per ascoltare il messaggio della presenza e dell'amore di Dio che la Liturgia ci ha presentato questa sera. Neemia parla del tempo dopo la cattività babilonese, quando il popolo ebraico ritorno alla sua terra. Alla fine della lettura "Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen"" (Ne 8,6). Questo grande "amen" riecheggia ad ogni Messa quando, alla fine della preghiera eucaristica, rendiamo onore e gloria al Padre attraverso il Figlio, nello Spirito Santo. Con questo "amen" l'intera comunità riconosce la vera presenza sull'altare di Gesù Cristo, Parola vivente e eterna del Padre. Nello spirito di questo grande "amen", tutti noi ci siamo oggi riuniti nello Giants Stadium per lodare Gesù Cristo per la vita nuova (cfr. Rm 6,4) che egli ci dà nello Spirito Santo! Lodato sia il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo!

1671
3. Il Vangelo ci presenta Gesù che manda i suoi discepoli a proclamare la Buona Novella del Regno di Dio (cfr.
Lc 10,1). Egli dice loro apertamente che alcuni ignoreranno o rifiuteranno il loro messaggio. Ma questa resistenza umana non impedirà la venuta del Regno (cfr. Lc 10,10-11). Il Regno è sempre presente perché il Padre stesso lo ha portato nel mondo attraverso la Passione, la Morte e la Resurrezione di suo Figlio Gesù Cristo. Dal giorno della Pentecoste lo Spirito Santo non ha mai cessato di comunicare la forza del potere sovrano di Cristo e di invitare uomini e donne a trovare la salvezza in Colui che è "la via, la verità e la vita" (cfr. Jn 14,6).

Per portarci questa salvezza Gesù ha fondato la Chiesa affinché fosse un "sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Tra le molte magnifiche immagini con le quali la Bibbia descrive la Chiesa, una delle più belle è quella della dimora nella quale Dio abita con il suo popolo (cfr. Ep 2,19-22 1Tm 3,15). Il Signore vuole che la sua Chiesa "formi una dimora" in mezzo ad ogni popolo, innestando il dono della salvezza sulla storia e la cultura di ogni nazione. Nel Vangelo letto oggi, Cristo manda i suoi discepoli nelle case della gente per portare loro la sua pace (cfr. Lc 10,5). In ogni luogo in cui la gente costruisce la propria casa e vive la propria vita deve arrivare un discepolo di Cristo e dire: "Il Regno di Dio è vicino" (cfr. Lc 10,9).

1672
4. Questa sera rendiamo grazie a Dio per il modo in cui la Chiesa si è "costruita una dimora" in America. Fin dall'inizio, in questa terra nuova la Chiesa è cresciuta dalla fede di gente di differenti culture e origini etniche, comprendenti sia le popolazioni indigene sia i colonizzatori. Vediamo ovunque i risultati degli sforzi di innumerevoli sacerdoti, religiose e religiosi, famiglie cristiane e singoli laici, uomini e donne, che hanno reso la Chiesa presente nella società americana attraverso una vasta rete di parrocchie, di scuole, di ospedali e di istituzioni caritative. Questa fiera eredità deve servirvi come ispirazione e incentivo mentre cercate di fare fronte alle sfide dei nostri tempi.

La Chiesa deve continuare a costruire la dimora spirituale di Dio in America! Qui, nella Chiesa a Newark, il Sinodo arcidiocesano dello scorso anno ha posto l'intera comunità cattolica in uno stato di missione. In particolare il Sinodo ha rivolto un appello ai laici affinché operassero per il Regno di Dio mediante i loro sforzi per plasmare la società in conformità al piano di Dio.

Nessun aspetto della vita, che si tratti della famiglia, del posto di lavoro, delle scuole, delle attività economiche, politiche o sociali, può essere sottratto al regno di Dio (cfr.
LG 36). Mentre ci prepariamo a celebrare i duemila anni dalla nascita di Cristo, il vostro Sinodo, così come l'intera Chiesa, ha riconosciuto la necessità di un nuova evangelizzazione, e di una proclamazione nuova e vitale del Vangelo, che miri ad integrare la vostra fede sempre più pienamente nel tessuto della vostra vita quotidiana. Nelle parole del Concilio Vaticano II, laddove ci si cura poco di cercare la verità e il bene, e ovunque la coscienza è resa cieca dall'abitudine al peccato (cfr. GS 16), la Chiesa deve compiere uno sforzo supremo per insegnare le verità oggettive dell'ordine morale, per formare le coscienze, per esortare la gente alla conversione e per rendere presenti le inesauribili ricchezze della misericordia di Dio nei sacramenti, e in particolare, nel sacramento della penitenza.

1673
5. La vita cristiana è una realtà dinamica: il seme della fede piantato nei nostri cuori attraverso il battesimo deve maturare per produrre una ricca messe di unione con Dio e di opere buone al servizio degli altri. Gesù usa l'immagine della messe per descrivere il ruolo della Chiesa nel mondo. Di generazione in generazione, in ogni tempo e in ogni luogo, il seme piantato da Dio nella storia dell'uomo attraverso la morte e la risurrezione di Cristo continua a maturare e attende la messe.

Gesù ci ricorda che c'è urgente bisogno di più operai per la messe e ci dice di pregare per loro: "La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (
Lc 10,2). La questione delle vocazioni è vitale per la Chiesa. Tutti hanno una vocazione: genitori, insegnanti, studenti, operai, professionisti, pensionati. Tutti hanno qualcosa da fare per Dio. Dobbiamo pregare affinché specialmente i giovani ascoltino la chiamata di Dio a servire come sacerdoti, religiose e religiosi, come missionari in Patria o in altri Paesi. Giovani di Newark e del New Jersey, giovani americani, il Signore ha bisogno di voi! La Chiesa ha bisogno di voi!

1674
6. In confronto a molte altre parti del mondo, gli Stati Uniti sono una Terra privilegiata. Ciononostante, persino qui c'è molta povertà e sofferenza umana. C'è grande bisogno d'amore e di opere d'amore; c'è bisogno di solidarietà sociale. I primi americani erano fieri del loro forte senso di responsabilità individuale, ma questo non li porto a costruire una società radicalmente "individualistica". Essi costruirono una società basata sulla comunità, con una grande apertura e sensibilità ai bisogni del prossimo.

Molto vicino alle coste del New Jersey si erge un monumento conosciuto ovunque, testimonianza permanente della tradizione americana di accoglienza dello straniero, che ci rivela il genere di nazione che l'America aspirava ad essere. Si tratta della Statua della Libertà, con la sua famosa poesia: "Datemi le vostre masse stanche, povere, accalcate che desiderano respirare liberamente...

Mandateli, quelli senza dimora, a me spinti dalle tempeste". L'America d'oggi sta forse diventando meno sensibile, meno sollecita verso i poveri, i deboli, gli stranieri, i bisognosi? Non deve diventarlo! Oggi, come prima, gli Stati Uniti sono chiamati ad essere una società ospitale, ad avere una cultura dell'accoglienza. Se l'America dovesse chiudersi in se stessa, non sarebbe forse l'inizio della fine della vera essenza dell'"esperienza americana"? In gran parte, la storia dell'America è stata la storia di lunghe e difficili lotte per superare i pregiudizi che escludevano determinate categorie di persone da una completa partecipazione alla vita del Paese: prima la lotta contro l'intolleranza religiosa, poi quella contro la discriminazione razziale e a favore dei diritti civili per tutti. Tristemente oggi viene esclusa una nuova classe di persone. Quando si dichiara che il nascituro, lo "straniero nel ventre materno" è al di fuori della protezione della società, non solo le più profonde tradizioni americane vengono radicalmente minate e messe in pericolo, ma un danno morale investe la società. Penso anche al pericolo per gli anziani, per i portatori di gravi handicap e per tutti coloro che non sembrano avere un'utilità sociale.

Quando esseri umani innocenti vengono considerati scomodi o come un peso, e quindi non degni di tutela legale e sociale, viene inflitto un grave danno alle fondamenta morali della comunità democratica. Il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti. E' il fondamento delle libertà democratiche e la chiave di volta dell'edificio della società civile. Sia come americani che come seguaci di Cristo, i cattolici americani devono impegnarsi nella difesa della vita in tutte le sue fasi e in ogni condizione.

1675
7. Care sorelle e cari fratelli: Dio ha orientato la Chiesa e l'intera famiglia umana verso il futuro quando ha rimosso la pietra dall'entrata del sepolcro e ha svelato il mistero della nuova vita. Nella sua Risurrezione il Signore ha rivelato la nuova creazione, la promessa di nuovi cieli e di una nuova terra (cfr.
2P 3,13). Come cristiani viviamo di fede e nella speranza. Attendiamo il ritorno del Signore come giudice dei vivi e dei morti. Attendiamo il suo ritorno nella gloria, la venuta del Regno di Dio nella sua pienezza. E' questo l'invito costante nei Salmi: "Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore" (Ps 26,14).

La nostra fiducia nel futuro che Dio ha dischiuso davanti a noi ci permette di vedere questa vita terrena nella giusta luce. Nella prospettiva del Regno di Dio riconosciamo il vero valore di tutte le conquiste della civiltà e della cultura umane, di tutte le nostre conquiste, delle nostre lotte e delle nostre sofferenze. Come americani siete giustamente fieri dei grandi risultati ottenuti dal vostro Paese. Come cristiani sapete che tutte le cose umane sono il terreno nel quale deve radicarsi e sul quale deve maturare il Regno di Dio! Alla Chiesa negli Stati Uniti, a voi, la Chiesa a Newark, rivolgo questo appello: Non trasformate in idolo una qualsiasi realtà temporale! "Sappiate pero che il regno di Dio è vicino" (cfr. Lc 10,11). "Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore" (Ps 26,14). Sperate nel Signore! Amen.

Data: 1995-10-05 Data estesa: Giovedi 5 Ottobre 1995

Omelia: la celebrazione della Santa Messa nell'"Aqueduct Racecourse" di Brooklyn - New York (U.S.A.)

Titolo: Non vi può essere vita degna dell'uomo senza una cultura e un sistema legale che onorino e difendano il matrimonio

Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

1676
1. Le parole di Gesù del Vangelo di oggi mi riportano alla mia gioventù e mi ricordano una canzone che cantavamo nella mia parrocchia a Wadowice. Le parole di quel canto sono molto semplici, ma allo stesso tempo molto profonde: "Vieni, Spirito Santo, abbiamo bisogno della tua grazia. Facci crescere nella conoscenza celeste che hai rivelato. Fa' che sia semplice per noi comprenderla e, grazie alla nostra perseveranza, possa rimanere in noi. Illuminati da questa verità, saremo confermati nella bontà".

Queste parole esprimono bene la teologia dello Spirito Santo, attraverso il quale il Padre rivela ciò che è nascosto ai sapienti e agli intelligenti (cfr.
Mt 11,25), e grazie al quale il Figlio rivela il Padre (cfr. Mt 11,27). Lo Spirito, infatti, è l'agente attivo della missione evangelizzatrice della Chiesa.

Per questo motivo, la Chiesa invoca costantemente lo Spirito Santo sulle singole comunità, e oggi noi rinnoviamo qui questa invocazione, presso l'"Aqueduct Racecourse" di Queens.

1677
2. Sono felice di vedere un'assemblea così rappresentativa dei fedeli di questa Chiesa locale. Saluto tutti voi con sentito affetto: il vostro coraggioso Pastore, il Vescovo Thomas Daily, i miei confratelli Cardinali e Vescovi, gli altri miei fratelli Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e i laici della Diocesi di Brooklyn e di molte altre Diocesi. Allo stesso tempo rivolgo un saluto ai capi delle diverse denominazioni religiose e alle autorità civili del governo sia locale che statale. Sono lieto inoltre di salutare i diversi Consigli dei Cavalieri di Colombo degli Stati Uniti e del Canada che sono qui rappresentati, insieme al Cavaliere Supremo, il Signor Virgil Dechant. Riuniti attorno all'Altare del Signore, offriamo questo sacro atto di adorazione chiedendo la forza per affrontare le sfide della nuova evangelizzazione, a cui lo Spirito sta chiamando la Chiesa di Dio.

So che a questa Messa sono presenti numerose persone, famiglie e comunità di lingua spagnola. Essi occupano un posto speciale nel cuore del Papa e della Chiesa. A ciascuno di loro esprimo il mio amore e il mio affetto più cordiali nel Signore.

1678
3. Il tema della Santa Messa di questa mattina è il "Progresso dei Popoli". Si tratta di un argomento pertinente nel contesto della mia visita agli Stati Uniti in occasione del Cinquantesimo Anniversario dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. La presenza del Papa in quel foro internazionale è infatti un atto di evangelizzazione, che mira a servire il progresso dell'umanità nella grande famiglia delle nazioni che quell'Organizzazione mondiale rappresenta.

Il "progresso dei popoli" è strettamente connesso alla proclamazione del messaggio di Cristo di salvezza e di speranza. Di questa salvezza parla Isaia nella prima lettura: "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.

Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (
Is 9,1). Queste tenebre rappresentano l'oscurità spirituale che talvolta avvolge i popoli, le nazioni e la storia stessa nel proprio manto desolato. Certamente il ventesimo secolo ha assistito a tali periodi di buio. Le due Guerre Mondiali hanno rappresentato tempi di grande oscurità, che hanno precipitato popoli e nazioni in un'immensa sofferenza. Per molte persone il ventesimo secolo continua a essere un tempo di terribile angoscia e tortura. Dalle profondità di queste tristi esperienze la famiglia umana cerca un cammino di giustizia e di pace.

1679
4. Isaia, proseguendo, afferma che la giustizia e la pace autentiche, il vero progresso dei popoli, si incentrano sul disegno di Dio di inviare un Salvatore.

Scrive infatti: "Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio... grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine... egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre" (
Is 9,5-6). Qui il Profeta parla del Messia, il cui avvento Israele attendeva con tanta ansia. E' questo il Messia in cui hanno riposto tante aspettative gli uomini e le donne di oggi, soprattutto quando hanno vissuto le esperienze devastanti della guerra, dei campi di concentramento, della brutalità e del disprezzo della dignità umana.

Qui le parole di Gesù, nostra salvezza e nostra speranza, assumono un significato speciale: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28). Lo stesso Cristo porto un fardello, e il suo fardello - la Croce - era reso più pesante dai peccati di tutti noi. Tuttavia Cristo non evito la Croce; la accetto e la porto volontariamente. Inoltre, adesso sta accanto a tutti quelli che affrontano prove e subiscono persecuzioni, e rimane accanto a loro fino alla fine. Proprio per tutti e con tutti egli porta la Croce fino al Calvario, e li viene inchiodato alla Croce per tutti noi. Muore come un criminale nel modo più umiliante per il mondo di allora. Per questo motivo a quanti, nel nostro secolo, portano sulle spalle fardelli terribili, può dire: "Venite a me.

Sono vostro fratello nella sofferenza. Non esiste umiliazione o amarezza che io non conosca".

1680
5. E' proprio attraverso il Vangelo della Croce e grazie alla sua Risurrezione che Cristo getta le fondamenta della diffusione del Regno di Dio nel mondo. La presenza di questo Regno ci rivela la dimensione dell'eternità in Dio, e dischiude il significato più profondo dei nostri sforzi per migliorare la vita qui sulla terra. I popoli, ovunque si trovino, anelano a una vita piena e libera, degna della persona umana. Vi è un grande desiderio di istituzioni politiche, sociali ed economiche che aiutino gli individui e le nazioni ad affermare e a sviluppare la propria dignità (cfr.
GS 9).

Che tipo di società è degna della persona umana? La Chiesa risponde con l'unica prospettiva della storia della salvezza. Essa proclama la verità che la Parola di Dio, attraverso la quale tutte le cose sono state create, si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi. Egli è intervenuto nella storia del mondo - la nostra storia - come un uomo, un essere umano, una persona divina; ha assunto la nostra storia e l'ha resa completa. Attraverso la sua Risurrezione è diventato Signore e ha ricevuto pieno potere in cielo e in terra. Quindi, attraverso il potere del suo Spirito, Cristo è adesso all'opera nei nostri cuori e nel nostro mondo. Lo Spirito infonde in noi il desiderio per il mondo che verrà, ma allo stesso tempo ispira, purifica e rafforza quei nobili aneliti, grazie ai quali ci sforziamo di rendere la vita terrena più umana (cfr. GS 38).

1681
6. Cari Amici, siamo riuniti in questa enorme metropoli di New York, considerata da molti lo zenith della civiltà e del progresso moderni, simbolo d'America e della vita americana. Da oltre duecento anni popoli di diverse nazioni, lingue e culture arrivano qui, portando con sé memorie e tradizioni del "vecchio paese" e allo stesso tempo diventando parte di una nuova nazione. L'America ha una reputazione in tutto il mondo, una reputazione di potere, prestigio e benessere.

Ma non tutti qui sono potenti. Non tutti sono ricchi. In effetti l'abbondanza talvolta smodata dell'America spesso nasconde molte sofferenze e molta povertà.

Dalla prospettiva del Regno di Dio, dobbiamo dunque porci una domanda veramente fondamentale: le persone che vivono in questa gigantesca metropoli hanno forse dimenticato le beatitudini che appartengono ai poveri in spirito? In mezzo alla splendida civiltà scientifica e tecnologica di cui l'America va fiera, e soprattutto qui a Queens, a Brooklyn, a New York, c'è posto per il mistero di Dio? Quel mistero che è stato "rivelato ai piccoli" (cfr.
Mt 11,25); il mistero del Padre e del Figlio nell'unità dello Spirito Santo; il mistero dell'amore divino che è la fonte di ogni cosa? Vi è ancora posto per il mistero dell'amore? C'è posto per la rivelazione della vita, quella vita trascendente che Cristo ci offre a prezzo della sua Croce e attraverso la vittoria della sua Risurrezione? Il Vangelo del Regno di Dio è aperto a ogni aspetto del progresso terreno che aiuti i popoli a scoprire e a entrare nello spazio della vita divina, lo spazio della salvezza eterna. E' questa l'opera della Chiesa; questa è l'opera che lo Spirito Santo compirà attraverso ciascuno di noi, se soltanto ascolteremo la verità che ci rivela e se saremo confermati nella bontà!

1682
7. In pratica, questa verità ci dice che non esiste vita degna della persona umana senza una cultura e un sistema legale che onorino e difendano il matrimonio e la famiglia. Il benessere degli individui e delle comunità dipende dallo stato di salute della famiglia. Alcuni anni fa, la vostra Commissione Nazionale sulle Famiglie Urbane in America ha concluso come cito: "La tendenza delle famiglie del nostro tempo è la deistituzionalizzazione del matrimonio e la progressiva disintegrazione dell'unità madre-padre nella crescita dei figli... Nessuna tendenza interna è più pericolosa per il benessere dei nostri figli e per la nostra sicurezza nazionale a lungo termine" (Rapporto, gennaio 1993). Cito queste parole per dimostrare che non sono soltanto il Papa e la Chiesa a parlare con preoccupazione di questi importanti problemi.

La società deve riaffermare con forza il diritto del bambino a crescere in una famiglia in cui, per quanto possibile, siano presenti entrambi i genitori.

I padri di famiglia devono assumersi tutta la loro parte di responsabilità riguardo alla vita e all'educazione dei propri figli. Entrambi i genitori devono trascorrere del tempo con i loro figli e interessarsi personalmente della loro educazione morale e religiosa. I bambini hanno bisogno non soltanto di sostegno materiale da parte dei loro genitori, ma soprattutto di un ambiente familiare sicuro, affettuoso e moralmente corretto.

I genitori cattolici devono imparare a fare della propria famiglia una "Chiesa domestica", vale a dire una Chiesa in casa, in cui Dio sia onorato, la sua legge rispettata, la preghiera un evento normale, la virtù trasmessa con le parole e con l'esempio, e nella quale ciascuno condivida le speranze, i problemi e le sofferenze di tutti gli altri. Tutto ciò non significa invocare un ritorno a un certo stile di vita superato: significa piuttosto tornare alle radici dello sviluppo umano e dell'umana felicità! La verità che Cristo ci rivela afferma che dobbiamo sostenerci l'un l'altro e operare insieme agli altri, nonostante le differenze culturali, sociali o religiose. Ciò ci sfida a impegnarci. Ci dà il coraggio di vedere Cristo nel nostro prossimo e di servirlo in lui. E, a imitazione del nostro Divino Maestro, che ha detto "venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi" (
Mt 11,28), dobbiamo invitare gli altri a venire a noi, tendendo una mano soccorritrice verso quanti sono nel bisogno, accogliendo i nuovi venuti, offrendo parole di conforto agli afflitti. Questa è la bontà in cui lo Spirito Santo ci conferma! E' così che voi, donne e uomini, giovani e vecchi, sposati o no, genitori, figli e famiglie, studenti e insegnanti, professionisti, quanti lavorano e quanti sopportano il terribile peso della disoccupazione, potete offrire un apporto positivo all'America e contribuire a trasformare la vostra cultura in una vibrante cultura di vita.

Ciò, cari Fratelli e Sorelle, significa lavorare per il Regno di Dio in America oggi. E' questa la via che conduce all'autentico progresso delle nazioni e dei popoli; è il cammino della giustizia e della pace, la luce che risplende nelle tenebre, il giogo che è lieve e il fardello che è leggero. In questo modo le nostre anime troveranno la pace.

"Vieni, Spirito Santo, abbiamo bisogno della tua grazia. Facci crescere nella conoscenza celeste che hai rivelato. Fa' che sia semplice per noi comprenderla e, grazie alla nostra perseveranza, possa rimanere in noi. Illuminati da questa verità, saremo confermati nella bontà".

Sia lodato Gesù Cristo! Amen.

Data: 1995-10-06 Data estesa: Venerdi 6 Ottobre 1995

Vespri: l'omelia durante la Celebrazione nella cappella del Seminario Maggiore - Yonkers (U.S.A.)

Titolo: "La Chiesa ha bisogno di sacerdoti gioiosi capaci di portare la vera gioia al popolo di Dio"

"O Sapienza che esci dall'Altissimo e tutto disponi con forza e dolcezza: vieni a insegnarci la via della vita" (Ferie d'Avvento, 17 dicembre).

Cari Fratelli, Cardinali, Vescovi, Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1683
1. Queste parole delle ferie d'Avvento vengono in mente ascoltando la lettura dei Vespri di oggi, in questa bellissima cappella del Seminario di San Giuseppe a Dunwoodie. Nella sua prima lettera ai Corinti San Paolo scrive della sapienza: "Parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria" (
1Co 2,7). Ma che tipo di sapienza è questa? San Paolo sta parlando del piano di Dio per la nostra salvezza, il piano portato a compimento dalla Parola eterna, essa stessa Sapienza divina, il Figlio che forma un solo essere con il Padre, la Santa Parola di Dio di cui si parla nelle Ferie dell'Avvento. Questa è sicuramente la parola di cui San Giovanni parla nel prologo del suo Vangelo: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria" (Jn 1,1-14)

1684
2. Cari membri della comunità di questo seminario, e voi che venite da altri seminari, come anche le molte persone che sono fuori da questa cappella e che si sono unite a noi: la Sapienza eterna si è fatta carne, nata dalla Vergine Maria.

Questo è il motivo per cui preghiamo Maria in quanto "Sede della Sapienza", Sedes Sapientiae. La Sapienza, la persona del Figlio, fu concepita nel suo grembo dal potere dello Spirito Santo: nato dalla sua carne, Gesù è Sapienza eterna, il Figlio di Dio, la cui gloria si rivela nel passaggio dalla Croce alla Risurrezione. E' di importanza vitale che voi seminaristi comprendiate ciò perché, come dice San Paolo, i "dominatori di questo mondo" non compresero la sapienza di Dio a quel tempo in quanto, scrive, "se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria" (
1Co 2,8). E molti non la comprendono neanche oggi.

Perfino alcuni che si dicono cristiani non riconoscono che Cristo è il Figlio eterno del Padre che porta la vera sapienza nel mondo. Per questo motivo non comprendono e non accettano gli insegnamenti della Chiesa. Forse lo avete già costatato. In quanto sacerdoti dovrete affrontarlo sicuramente. Se dovete diventare sacerdoti, sarà con il proposito, superiore a tutti gli altri, di proclamare il Verbo di Dio e di nutrire il popolo di Dio con il Corpo e con il Sangue di Cristo. Se lo farete fedelmente, insegnando la sapienza che viene dall'alto, sarete spesso ignorati come lo fu Cristo, e perfino respinti come Cristo fu respinto. Noi predichiamo Cristo crocifisso, dice San Paolo (cfr. 1Co 1,23).

1685
3. Perché il Papa è venuto a Dunwoodie per portarvi un messaggio così serio? Perché siamo amici in Cristo (cfr.
Jn 15,15), e gli amici possono parlare di questioni serie. Se c'è una sfida che si presenta alla Chiesa e a suoi sacerdoti oggi, questa è la sfida di trasmettere il messaggio cristiano nella sua totalità e interezza, senza consentire che venga svuotato della sua sostanza. Il Vangelo non può essere ridotto a mera sapienza umana. La salvezza non consiste in argute parole o schemi umani, ma nella Croce e nella Risurrezione del Nostro Signore Gesù Cristo. La sapienza della Croce è al centro della vita e del ministero di ogni sacerdote. Questa è la "scienza" sublime che, al di sopra di tutti gli altri insegnamenti, il Seminario intende trasmettervi: "non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio... parliamo... non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito" (1Co 2,12-13).

Questa è anche l'immagine del servizio che ho cercato di offrire alle Nazioni Unite in questi giorni. Se il Papa facesse qualcosa di diverso da quel che San Paolo chiama "esprimere cose spirituali in termini spirituali" (1Co 2,13), quale messaggio potrebbe predicare? Come potrei giustificare la mia presenza e il mio discorso a quella Assemblea? Il mio compito non è parlare in termini puramente umani di valori meramente umani, ma in termini spirituali di valori spirituali, che sono quello che in definitiva ci rende pienamente umani.

1686
4. Sulle magnifiche porte di questa cappella leggo parole che hanno un significato molto particolare per me: "Aperite portas Redemptori". Queste sono le parole che dissi ai popoli del mondo proprio all'inizio del mio Pontificato: "Aiutate il Papa" dissi "e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e l'umanità intera. Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!" (Omelia in piazza San Pietro, 22 ottobre 1978, n. 5) Non abbiate paura, dico, perché è necessario molto coraggio per aprire le porte a Cristo, per far entrare Cristo nei nostri cuori così pienamente da poter dire, insieme a San Paolo "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (
Ga 2,20). Vincere la paura è il primo e indispensabile passo del sacerdote se vuole aprire le porte, prima del suo cuore, poi dei cuori delle persone che serve, a Cristo il Redentore. Avete bisogno di coraggio per seguire Cristo, in particolare quando vi rendete conto che tanta parte della nostra cultura dominante è una cultura di fuga da Dio, una cultura che mostra un disprezzo abbastanza evidente per la vita umana, a cominciare dalla vita dei nascituri, e che si estende ai deboli e agli anziani. Alcuni dicono che il Papa parla troppo della "cultura della morte". Ma questi sono tempi in cui, come ho scritto nella mia Enciclica Evangelium vitae, "scelte un tempo unanimemente considerate come delittuose e rifiutate dal comune senso morale, diventano poco a poco socialmente rispettabili" (n. 4). La Chiesa non può ignorare quanto sta avvenendo.

1687
5. Questo tuttavia è solo un aspetto del quadro generale che si completa con quanto ho scritto all'inizio della stessa Enciclica: "Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura" (n. 1). Per questo, cari seminaristi, non dovete avere paura di confrontarvi con la "sapienza di questo mondo", forti della certezza degli insegnamenti di Cristo su cui vi basate, ma soprattutto con l'amore di Cristo, con la compassione e la misericordia di Cristo che, come il Padre, desidera che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (cfr.
1Tm 2,4).

Il discepolo non può essere da più del maestro (cfr. Mt 10,24). Non diventerete sacerdoti per essere serviti, o per dominare sugli altri, ma per servire gli altri (cfr. Mt 20,28), specialmente i più poveri fra i poveri, i poveri dal punto di vista materiale e i poveri dal punto di vista spirituale.

Aprite le porte dei vostri cuori perché Cristo possa entrare e portarvi la sua gioia. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti gioiosi, capaci di portare la vera gioia al popolo di Dio, che è la buona novella in tutta la sua verità e in tutto il suo potere trasformatore.

1688
6. La lettura di questa sera, tratta da San Paolo, è particolarmente adatta alla comunità del seminario. Perché siete qui come seminaristi? Perché siete qui, voi, membri della facoltà, e voi, che aiutate a preparare i seminaristi al sacerdozio? Non è forse per "conoscere la mente del Signore"? Voi seminaristi vi dovete chiedere: Cristo mi sta chiamando? Desidera che io sia suo sacerdote? Se rispondete "si", allora il grande lavoro del seminario consiste nell'aiutarvi a liberarvi "dell'uomo naturale", a lasciarvi alle spalle "l'uomo vecchio", vale a dire l'uomo non spirituale che eravate, per vivere l'azione dello Spirito Santo e per comprendere le cose dello Spirito di Dio. Dovete entrare in un rapporto intimo con lo Spirito Santo e con tutti i suoi doni, in modo che le intenzioni del Signore nei vostri confronti possano risultarvi chiare. Questo è un altro modo per esprimere la necessità di sapienza. In verità, il seminario deve essere una scuola di sapienza. Qui dovete vivere con il vostro patrono, San Giuseppe, e con Maria, la Madre di Gesù; e nel silenzio di questa intimità apprenderete quella sapienza di cui parla San Luca: "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (
Lc 2,52).

Desidero esprimere una parola di apprezzamento al Rettore e ai suoi collaboratori per aver inserito di recente, nel programma del seminario, un intero anno dedicato esclusivamente alla formazione spirituale. Sarà un periodo prezioso per progredire in sapienza e santità, quella sapienza e quella santità che sono essenziali per il sacerdozio.

1689
7. L'anno prossimo il Seminario di San Giuseppe celebrerà il suo centesimo anniversario. E' provvidenziale che quello stesso anno, il 1996, sarà un anno di evangelizzazione nella Chiesa in New York. Ci aiuterà a ricordare le innumerevoli anime redente dal Sangue di Cristo, che sono state aiutate nel cammino verso la salvezza dalle migliaia di sacerdoti formatisi in questo Seminario. Sacerdoti, come l'alunno più illustre di questo Seminario, l'umile pio Cardinale Terence Cooke la cui morte, avvenuta dodici anni fa, commemoriamo oggi con devozione. Vi unirete a loro nella prosecuzione dell'opera di salvezza, che non finirà finché, come ha predicato Gesù, tutti saranno una cosa sola in Lui, come Lui è una cosa sola con il Padre (cfr.
Jn 17,21-23).

Ringrazio il Cardinale O'Connor, il vostro Rettore, Monsignor O'Brien, la Facoltà e il personale, e tutti coloro che mi hanno invitato qui concedendomi questo particolare privilegio di pregare con voi. Soprattutto, incoraggio voi, seminaristi, a essere generosi nel rispondere alla chiamata di Cristo e nell'offrire la vostra vita alla sua Chiesa. Non abbiate paura! Se iniziate a perdere coraggio, rivolgetevi a Maria, Sede della Sapienza; con lei al vostro fianco, non avrete mai paura.

Amen.



Data: 1995-10-06 Data estesa: Venerdi 6 Ottobre 1995


GPII 1995 Insegnamenti 1662