GPII 1995 Insegnamenti 1803

Angelus: il Santo Padre guida la rilettura del Concilio a trent'anni dalla conclusione - Città del Vaticano

Titolo: La Costituzione "Lumen gentium" chiave di volta di tutto il magistero conciliare

Carissimi Fratelli e Sorelle!

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1. La scorsa domenica preannunciavo che nel corso dei prossimi appuntamenti domenicali dell'Angelus ci saremmo soffermati a riflettere sul Concilio Vaticano II a trent'anni dalla sua conclusione. Quest'oggi intendo richiamare la vostra attenzione sulla Costituzione dogmatica Lumen gentium, che costituisce la "chiave di volta" di tutto il magistero conciliare. Con essa il Vaticano II ha voluto gettar luce sulla realtà della Chiesa: realtà mirabile e complessa, fatta di elementi umani e divini, visibili e invisibili (cfr.
LG 8).

Grande merito della Lumen gentium è di averci ricordato con forza che, se si vuol cogliere adeguatamente l'identità della Chiesa, pur senza trascurare gli aspetti istituzionali, occorre partire dal suo mistero. La Chiesa è mistero, perché innestata in Cristo e radicata nella vita trinitaria. Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo, è la "luce" che risplende sul volto della Chiesa (cfr. n. 1). Egli ha portato a compimento le attese dell'antico Israele, inaugurando l'avvento del Regno di Dio. Ha così raccolto da tutte le genti un nuovo popolo di Dio, unendolo a sé come suo corpo e sua sposa, nella forza dello Spirito Santo. Mistero sublime, che accomuna i battezzati e li spinge alla continua conversione fino ai vertici della santità. Ecco, dunque, la Chiesa: un popolo in cammino nella storia, ma con lo sguardo fisso al traguardo della seconda venuta di Cristo.

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2. Questa visione conciliare della Chiesa, fedele alla Parola di Dio e alla più antica tradizione, è destinata a dare alla comunità cristiana un nuovo fremito di vitalità, un rinnovato spirito di comunione e di partecipazione. La Chiesa del nostro tempo deve assumere sempre di più il volto della famiglia, in cui nessuno si senta emarginato o gregario. Ciò esige che cresciamo nella docilità alla voce dello Spirito, per discernere ed accogliere i carismi che egli dona, per promuovere e valorizzare i molteplici e diversi ministeri. In questo quadro l'esercizio dell'autorità ecclesiale è chiamato a qualificarsi sempre di più nello stile del servizio; nuovo entusiasmo attende la vita consacrata, mentre scocca per i laici una inedita epoca di iniziative e responsabilità.

Una Chiesa ricca di vita, quella delineata dalla Lumen gentium; una Chiesa che, lungi dal chiudersi in se stessa, si apre con maggior slancio al mondo. Una Chiesa che si sente "debitrice del Vangelo" a tutti gli uomini: l'evangelizzazione è una dimensione intrinseca della sua vita, come ci ricorda la Giornata Missionaria Mondiale che proprio oggi celebriamo.

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3. Cari Fratelli e Sorelle! Rivolgiamo la nostra preghiera a Maria. I Padri conciliari vollero trattare di Lei alla fine di questa fondamentale Costituzione dogmatica Lumen gentium, quasi a coronamento e sintesi dell'intera riflessione ecclesiologica. Ci aiuti ed accompagni la Vergine Santa, modello della Chiesa, Madre della Chiesa, in questo cammino di riscoperta del Concilio che vorrei proporre a tutto il popolo cristiano, quale specifico impegno di preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000.

(Il Santo Padre ha poi ricordato la Giornata Missionaria Mondiale:] Come ho già poc'anzi ricordato, si celebra oggi la Giornata Missionaria Mondiale. E' questa "l'occasione per implorare dal Signore una più grande passione per l'evangelizzazione" (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale).

Desidero rivolgere anzitutto il mio affettuoso pensiero ai missionari ed alle missionarie, che operano nelle linee avanzate del Regno di Dio. L'intera Comunità ecclesiale è profondamente unita a voi, carissimi Fratelli e Sorelle, che con generosità vivete la missione ad gentes, impegno che non di rado arriva fino all'effusione del sangue. Grazie, a nome della Chiesa, per la vostra dedizione! A condividere tale ansia missionaria, in una logica di concreta solidarietà, sono chiamati tutti i credenti in Cristo mediante forme specifiche di cooperazione, quali la preghiera, il sacrificio, la cura delle vocazioni missionarie ed anche il contributo materiale. Esorto in particolare tutti i fedeli ad offrire l'indispensabile sostegno alle Pontificie Opere Missionarie, che tanto si adoperano per le necessità dell'evangelizzazione.

La Madre di Cristo, la prima Missionaria, sostenga la Chiesa nell'attuazione sempre più generosa del mandato missionario, che è di annunziare Cristo ad ogni popolo e nazione.

(Successivamente, dopo un saluto ai pellegrini di espressione francese, si è rivolto ai fedeli di lingua polacca con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:] Saluto cordialmente i pellegrini venuti dalla Polonia e rivolgo un saluto particolare a tutti i missionari polacchi presenti nei vari Continenti e nei diversi Paesi. Dio benedica la loro missione.

(Infine Giovanni Paolo II ha pronunciato un saluto in lingua italiana:] Rivolgo un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo di preghiera "Padre Pio da Pietrelcina" della parrocchia Beata Vergine Maria delle Grazie in Latisana (Udine). Nell'augurarvi una buona domenica, a tutti imparto la mia Benedizione.

(Al termine dell'incontro di preghiera il Santo Padre ha ricordato che esattamente diciassette anni fa, il 22 ottobre 1978, ebbe inizio il suo ministero di Pastore universale della Chiesa. Queste le sue parole:] Mi ricordo la stessa giornata, il 22 ottobre di diciassette anni fa, nella stessa Piazza. Raccomando alla vostra preghiera la continuazione del mio ministero petrino inaugurato qui, in questa Piazza, diciassette anni fa.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1995-10-22 Data estesa: Domenica 22 Ottobre 1995

Udienza: la traduzione del discorso del Papa ai partecipanti alla XXVIII Conferenza Generale della F.A.O. - Aula della Benedizione, Città del Vaticano

Titolo: L'umanità potrà intraprendere un duraturo cammino di pace solo quando invece di ammassare armi provvederà a fornire a ciascuno il pane quotidiano

Signor Presidente, Signor Direttore Generale, Signore e Signori,

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1. Sono lieto di darvi il benvenuto, distinti partecipanti alla Ventottesima Conferenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, che state compiendo la vostra tradizionale visita alla Sede di Pietro. Poiché quest'anno si celebra il 50 anniversario della F.A.O. sono particolarmente lieto del fatto che, nonostante i vostri fitti impegni, non avete voluto perdere quest'occasione, una consuetudine che è stata rispettata in occasione degli incontri della Conferenza fin da quando la F.A.O. si è stabilita a Roma nel 1951.

Attraverso di lei, Signor Presidente, porgo i miei più cordiali auguri ai Delegati e ai Rappresentanti degli Stati membri ed estendo un particolare benvenuto ai nuovi membri della vostra Organizzazione che più che mai rispecchia un mondo che, nonostante divisioni spesso dolorose, ha un bisogno crescente di riunirsi intorno a obiettivi comuni.

La ringrazio, Signor Direttore Generale, e rinnovo la mia stima per il generoso impegno che ha dimostrato durante la prima fase del suo mandato che implica anche il compito arduo, ma necessario, di ristrutturare l'Organizzazione.

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2. Non è un caso che l'istituzione della F.A.O. abbia coinciso con la formazione di quella Organizzazione più ampia, le Nazioni Unite, i cui ideali hanno ispirato la F.A.O. e la cui attività è strettamente associata a quest'ultima. L'istituzione della F.A.O. intendeva sottolineare la complementarietà dei principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite: la pace autentica e l'effettiva sicurezza internazionale non si ottengono soltanto impedendo guerre e conflitti, ma anche promuovendo lo sviluppo e creando condizioni che garantiscano pienamente i diritti umani fondamentali.

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3. La celebrazione del 50 Anniversario della F.A.O. offre un'occasione opportuna per riflettere sull'impegno della comunità internazionale verso un bene e un dovere fondamentali: la liberazione degli esseri umani dalla malnutrizione e dalla minaccia della morte per fame. Come avete sottolineato nella recente Dichiarazione del Quebec, non è possibile dimenticare che all'inizio nella F.A.O. non c'era soltanto il desiderio di rafforzare un'efficace cooperazione fra gli Stati in un settore fondamentale come quello dell'agricoltura, ma anche l'intenzione di trovare modi per garantire un'alimentazione sufficiente per il mondo intero, attraverso la condivisione razionale dei frutti della terra. Istituendo la F.A.O. il 16 ottobre 1945, la comunità mondiale sperava di debellare il flagello della carestia e della morte per fame. Non bisogna permettere che le enormi difficoltà che tale compito ancora presenta diminuiscano la fermezza del vostro impegno.

Anche oggi, davanti ai nostri occhi si presentano situazioni tragiche: le persone muoiono di fame perché la pace e la sicurezza non sono state garantite.

La situazione economica e sociale del mondo attuale ci fa comprendere fino a che punto la fame e la malnutrizione di milioni di persone siano il risultato di cattivi meccanismi all'interno delle strutture economiche, o siano la conseguenza di criteri ingiusti nella distribuzione delle risorse e della produzione, di politiche formulate per tutelare gruppi particolari di interesse o di varie forme di protezionismo.

Inoltre, la precaria situazione in cui si trovano intere popolazioni ha portato a una mobilità di dimensioni talmente allarmanti da non poter essere affrontata soltanto con l'assistenza umanitaria tradizionale. La questione dei rifugiati e degli sfollati provoca conseguenze drammatiche a livello di produzione agricola e di sicurezza alimentare a detrimento della nutrizione di milioni di persone. L'azione della F.A.O. negli ultimi anni ha dimostrato che gli aiuti forniti ai rifugiati non sono sufficienti; questo tipo di assistenza non condurrà a una soluzione soddisfacente fin quando si permetterà a condizioni di estrema povertà di sussistere e di divenire sempre più gravi, condizioni che portano all'aumento della mortalità causata dalla malnutrizione e dalla fame.

Le cause di tali situazioni vanno affrontate.

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4. Signore e Signori: le celebrazioni del 50 Anniversario ci offrono l'opportunità di chiederci per quale motivo l'azione internazionale, nonostante l'esistenza della F.A.O., non sia stata in grado di cambiare questo stato di cose. A livello mondiale è possibile produrre cibo sufficiente a soddisfare le necessità di tutti.

Perché così tante persone rischiano di morire di fame? Come sapete, sono molti i motivi di questa situazione paradossale nella quale l'abbondanza coesiste con la scarsità, motivi quali le politiche che riducono con forza la produzione agricola, la corruzione diffusa nella vita pubblica e l'investimento massiccio su armi sofisticate a detrimento delle necessità primarie delle persone. Queste e altre ragioni contribuiscono alla creazione di ciò che chiamate "strutture di carestia". Si tratta dei meccanismi di economia internazionale per mezzo dei quali i Paesi meno favoriti, quelli che hanno maggiore necessità di cibo, vengono esclusi in un modo o nell'altro dal mercato, impedendo in tal modo un'equa ed efficace distribuzione dei prodotti agricoli. Tuttavia, un'altra ragione consiste nel fatto che alcune forme di assistenza allo sviluppo sono subordinate alla realizzazione da parte dei Paesi più poveri di politiche di adattamento strutturale, politiche che limitano drasticamente la capacità di quei Paesi di acquisire le scorte alimentari loro necessarie. Una seria analisi delle cause della fame non può trascurare l'atteggiamento presente nei Paesi più sviluppati, nei quali una cultura consumistica tende a esaltare bisogni artificiali a discapito di quelli reali. Ciò ha conseguenze dirette sulla struttura dell'economia mondiale e in particolare sull'agricoltura e la produzione alimentare.

Queste numerose motivazioni hanno origine non soltanto in un falso senso dei valori sui cui dovrebbero basarsi i rapporti internazionali, ma anche in un atteggiamento diffuso che enfatizza l'avere più che l'essere. Il risultato è la reale incapacità di molti di comprendere le necessità dei poveri e di coloro che muoiono di fame, di fatto di comprendere i poveri stessi nella loro inalienabile dignità umana. Una campagna efficace contro la fame dunque, richiede molto di più del semplice indicare il corretto funzionamento dei meccanismi di mercato o l'ottenere livelli più alti di produzione alimentare. E' necessario, prima di tutto, riscoprire il senso della persona umana. Nel discorso che ho rivolto all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso 5 ottobre, ho sottolineato la necessità di creare rapporti fra i popoli sulla base di un costante "scambio di doni", un'autentica "cultura del dare" che dovrebbe rendere ogni Paese preparato a soddisfare le necessità di coloro che sono meno fortunati (n. 14).

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5. In questa prospettiva, la F.A.O. e altre organizzazioni rivestono un ruolo fondamentale nel promuovere un nuovo senso di cooperazione internazionale. Durante gli ultimi cinquanta anni la F.A.O. ha avuto il merito di agevolare l'accesso delle persone alla terra, favorendo in tal modo i lavoratori agricoli e promuovendo i loro diritti come condizione per l'aumento dei livelli di produzione. L'assistenza alimentare, spesso sfruttata per esercitare pressioni politiche, è stata modificata grazie a un nuovo concetto: la sicurezza alimentare che considera la disponibilità di cibo non soltanto in relazione alle necessità della popolazione di un Paese, ma anche in rapporto alla capacità produttiva delle aree circostanti, e precisamente preoccupandosi anche del trasferimento rapido o dello scambio di alimenti.

Inoltre, l'interesse che la comunità internazionale dimostra per le questioni ambientali si riflette nell'impegno della F.A.O. in attività volte a limitare i danni causati all'ecosistema e a tutelare la produzione alimentare da fenomeni quali la desertificazione e l'erosione. La promozione di un'effettiva giustizia sociale nei rapporti fra i popoli richiede la consapevolezza del fatto che i beni del Creato sono destinati a tutte le persone e che la vita economica della comunità mondiale dovrebbe essere orientata alla condivisione di quei beni, al loro uso e ai loro benefici.

Oggi è necessario più che mai che la comunità internazionale si impegni nuovamente nell'adempimento dello scopo primario per il quale la F.A.O. è stata istituita. Il pane quotidiano per tutti sulla terra, il "Fiat panis" a cui la F.A.O. fa riferimento nel suo motto, è la condizione essenziale della pace e della sicurezza nel mondo. Bisogna fare scelte coraggiose e farle alla luce di una corretta visione etica dell'attività politica ed economica. Le modifiche e le riforme del sistema internazionale, e della F.A.O. in particolare, devono basarsi su un'etica di solidarietà e su una cultura di condivisione. Orientare i lavori di questa Conferenza a questo fine può essere il modo più fecondo di prepararsi per l'importante incontro del Summit Mondiale sulla Nutrizione che la F.A.O. ha programmato per il novembre del 1996.

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6. In tutti questi sforzi la Chiesa Cattolica vi è vicina, come testimonia l'attenzione con la quale la Santa Sede segue l'attività della F.A.O. dal 1948.

Nel celebrare questo 50o Anniversario con voi, la Santa Sede desidera dimostrare il suo sostegno costante ai vostri sforzi. Un segno simbolico di tale sostegno e di tale incoraggiamento sarà la campana che verrà collocata nella sede della F.A.O. a ricordo dell'istituzione, cinquanta anni fa, della Famiglia delle Nazioni Unite. Le campane sono simbolo di gioia, annunciano un evento. Tuttavia esse suonano anche per richiamare all'azione. In questa occasione, e nel contesto dell'attività della F.A.O., questa campana intende richiamare tutti, i Paesi, le diverse Organizzazioni Internazionali, gli uomini e le donne di buona volontà, a sforzi sempre maggiori per liberare il mondo dalla carestia e dalla malnutrizione.

Le parole incise alla base della campana evocano proprio il proposito del sistema delle Nazioni Unite: "un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (
Is 2,4). Queste sono le parole del Profeta Isaia, che proclamava l'alba della pace universale.

Tuttavia, secondo il profeta, questa pace verrà, e questo ha grande significato per la F.A.O., solo quando "forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci" (ibidem Is 2,4). Infatti, soltanto quando le persone considereranno la lotta contro la fame una priorità e si impegneranno a fornire ad ognuno i mezzi per guadagnarsi il proprio pane quotidiano invece di ammassare armi, i conflitti e le guerre cesseranno e l'umanità sarà in grado di intraprendere per un duraturo viaggio di pace.

Questo è il compito sublime a cui voi, Rappresentanti delle Nazioni e responsabili della F.A.O., siete chiamati.

Sulla vostra opera e sulla F.A.O., invoco le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente, sempre ricco di misericordia.

Data: 1995-10-23 Data estesa: Lunedi 23 Ottobre 1995

Ai Vescovi brasiliani della Regione Nord-Est V - Città del Vaticano

Titolo: Due priorità pastorali: la famiglia e i giovani

Cari Fratelli nell'Episcopato,

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1. Come Vescovo di Roma vi do oggi, in occasione della vostra visita "ad limina" di quest'anno, il mio cordiale benvenuto. In voi, eminenti Pastori della Provincia Ecclesiastica del Maranhao che fa parte della Regione "Nord-Est V" della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, saluto tutti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli che voi rappresentate. L'obiettivo primario della Visita "al limina Apostolorum " è di riflettere ancora una volta sulla missione e sui compiti legati al vostro servizio episcopale, attraverso la visita alla tomba dei grandi apostoli Pietro e Paolo e l'incontro personale con il Successore di Pietro.

Sono felice di accogliervi poiché questo è un momento intenso della vita dei Vescovi in cui la Provvidenza ci offre l'opportunità di esprimere la nostra solidarietà e di condividere il ministero apostolico che abbiamo in comune e che fa di noi i Successori degli Apostoli. E questo "affacetus collegialis" che ci unisce nella preghiera, nella Celebrazione Eucaristica e nella comprensione reciproca, affinché insieme sentiamo le gioie e le difficoltà della missione, per riconoscere le chiamate del Signore, al fine di soddisfare sempre di più le aspettative che Egli ha nei nostri confronti. perciò ringrazio il Signor Arcivescovo D. Paulo Eduardo Andrade Ponte per le amabili parole e vi assicuro che ogni giorno vi ricordo tutti nelle mie preghiere e nella mia sollecitudine per la Chiesa.

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2. Le vostre diocesi hanno una popolazione la cui caratteristica principale è la giovinezza, oltre all'evidente condizionamento legato alle sfide della povertà, della sanità e dell'educazione. Ho potuto rendermi conto personalmente di ciò in occasione della mia visita pastorale nel 1991, nel vostro Paese, della quale ancora conservo un ricordo vivo, gioioso e grato.

Il Brasile viene detto il "Paese del futuro". Ebbene, io direi che gli artefici di questo futuro saranno i giovani, quelli che ho avuto la gioia di vedere dal Nord al Sud del Paese - un'infinità di volti nuovi, allegri, ottimisti, fiduciosi, assetati di verità - e che saranno, senza dubbio, " i primi protagonisti del Terzo Millennio" (Discorso, 16 ottobre 1991, n. 2).

Come ben sapete, la gioventù "non è soltanto un periodo della vita corrispondente a un determinato numero di anni" (Varcare la soglia della speranza, 19), ma una qualità dell'anima caratterizzata proprio da un idealismo che si apre al domani. Nel periodo che di solito si chiama gioventù, il giovane - come quello del Vangelo - "cerca la risposta agli interrogativi fondamentali; non solo il senso della vita, ma anche un progetto concreto per iniziare a costruire la sua vita. E proprio questa la più essenziale caratteristica della giovinezza".

Spetta a voi dare loro queste risposte, ponendo davanti alla loro vita l'Ideale più bello racchiuso nell'ineguagliabile amore per Cristo. "Se in ogni epoca della sua vita l'uomo desidera affermarsi, trovare l'amore, in questa lo desidera in modo ancor più forte. (I giovani) hanno bisogno di guide (...) capaci di camminare insieme con loro lungo i percorsi che stanno seguendo" (Ibidem).

Carissimi Fratelli, voi dovete essere delle guide che camminano davanti a loro come il Buon Pastore, disposti a dare la vita per il proprio gregge, incarnando per primi quelle virtù che volete che essi poi vivano, senza perdere mai la "buona forma" della giovinezza - indipendentemente dalla vostra età - la tensione spirituale, l'entusiasmo e l'autenticità dei vostri ideali apostolici.

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3. Il Pastore deve essere anche pedagogo, artista, scultore. Deve saper plasmare, come collaboratore della grazia dello Spirito Santo e attraverso un lavoro di formazione permanente, la figura di Cristo nel profilo della personalità in formazione. così, essa incontrerà il grande amore: Cristo, in conformità con l'espressione di San Paolo "Per me infatti il vivere è Cristo" (
Ph 1,21). Non risparmiate gli sforzi per trasmettere fedelmente ai giovani, quale frutto del vostro amore per Cristo, la dottrina cattolica, l'unica che potrà soddisfare la loro sete di Verità e di Amore. Insegnate loro ad apprezzare gli insegnamenti fondamentali della fede cristiana. Vale anche qui ciò che dicevo ai giovani a Denver nel 1993: "Educare senza un sistema di valori basato sulla verità significa abbandonare i giovani alla confusione morale, all'insicurezza personale e alla facile manipolazione" (Discorso, 12 agosto 1993, n. 4).

Non è esagerato dire che il rapporto dell'uomo con Dio e l'esigenza di una "esperienza" religiosa sono il punto focale di una profonda crisi che ha colpito lo spirito umano. Mentre continua la secolarizzazione di molti aspetti della vita, c'é una nuova esigenza di "spiritualità", come risulta evidente dalla comparsa di numerosi movimenti religiosi che cercano di dare una risposta alla crisi di valori della società contemporanea. Se per secolarizzazione si intende perdere la prospettiva della vita eterna, vivere come se questa non esistesse, come se Dio non esistesse. non si possono ignorare, tuttavia, le profonde aspirazioni che animano oggi il cuore degli uomini. Malgrado segnali negativi, molte persone hanno fame di una spiritualità autentica che dia loro coraggio.

Esiste "una nuova scoperta di Dio nella sua trascendente realtà di Spirito infinito" (DEV 2) e soprattutto i giovani cercano un fondamento solido sul quale costruire la propria vita. I giovani del Brasile sperano che li guidi a te fino a Cristo che è l'unica "risposta esistenzialmente adeguata al desiderio di bene, di verità e di vita che è nel cuore di ogni uomo" (CA 24).

Essi si aspettano che i loro Pastori siano maestri dell'autentica preghiera cristiana, che rende partecipi a quel dialogo proprio del Figlio con il Padre, secondo la meravigliosa espressione di San Paolo, descritta nella Lettera ai Galati: "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abba, Padre!" (Ga 4,6).

L'autentico rinnovamento delle vostre Diocesi richiede un apostolato di preghiera radicato nella fede, rafforzato dalla vita sacramentale e liturgica e operante nella carità (cfr. CEC 2558).

1816
4. Accanto a questo alimentare la vitalità spirituale - dei giovani - ragazzi e ragazze - c'è la sfida di presentare loro "la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscere intorno a se stesso" (
RMi 5). E ovvio che le controversie ideologiche degli anni passati non suscitano in loro nessun interesse. Essi non si ispirano ad un Vangelo distorto, falsato o apparentemente semplificato. perciò devono essere compiuti tutti gli sforzi per garantire che i programmi di educazione catechetica e religiosa, le scuole e le istituzioni cattoliche di insegnamento superiore e, in modo particolare, il ministero della predicazione della Chiesa, presentino in maniera serena e convincente - e allo stesso tempo senza esitazioni né compromessi - l'integrità del tesoro dell'insegnamento della Chiesa.

E mio desiderio anche incoraggiarvi a perseverare nella formazione di professori per l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, mettendo in atto la norma costituzionale brasiliana secondo la quale: "l'insegnamento religioso, facoltativo, negli orari normali delle scuole pubbliche costituirà materia di insegnamento fondamentale" (Art. 210,2). Del resto, "la formazione della coscienza resta compromessa se manca una profonda ed educazione religiosa.

Come può un giovane capire completamente le esigenze della dignità umana senza far riferimento alla fonte di questa dignità, a Dio creatore? A questo riguardo, il ruolo della famiglia, della Chiesa cattolica, delle Comunità cristiane e delle altre istituzioni religiose resta primordiale, e lo Stato, conformemente alle norme e alle Dichiarazioni internazionali deve assicurare e facilitare i loro diritti in questo campo" (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace). Già vige una reciproca e armoniosa intesa fra le diverse confessioni religiose e, al di là di alcune divergenze verificatesi di recente con gli organismi istituzionali di alcuni Stati della Federazione, sono sicuro che si arriverà sempre ad un consenso ispirato alla collaborazione sincera che permetterà di orientare qualsiasi uomo e qualsiasi donna secondo il piano di Dio.

In questo senso, il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, oltre a servire, com'è naturale, "come testo di riferimento, sicuro e autentico, per l'insegnamento della dottrina cattolica" (CEC 4) (Introduzione, n.4) nelle mani dei formatori, rappresenta per voi uno strumento di grande valore per la formazione integrale della personalità del giovane: la prima catechesi che dovrebbe essere appresa nella "Chiesa domestica", l'insegnamento necessario per la Prima Comunione e il Sacramento della Cresima, la preparazione lontana e quella più vicina al matrimonio, l'orientamento dell'amore e della sessualità umana e tanti altri capitoli indispensabili a questo sforzo pastorale, sono ampiamente e profondamente trattati nel nuovo Catechismo.

La mancanza di formazione cristiana forse è il peggiore dei mali che affliggono i nostri giovani. E necessario un impegno effettivo per svolgere in profondità un lavoro formativo in quell'età in cui l'uomo proietta nel futuro i suoi ideali.

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5. Questi presupposti ci danno l'opportunità per riaffermare ancora una volta l'attenzione che dovete dare alle priorità pastorali della Famiglia e dei Giovani.

Per questo, vi suggerisco che queste due tematiche, intimamente legate, siano oggetto costante delle vostre iniziative apostoliche.

Il futuro della Chiesa in Brasile e il bene stesso della comunità nazionale dipendono, in gran parte, dal consolidamento dell'istituzione familiare, fondata sul matrimonio indissolubile, e dall'educazione di una gioventù radicata nei valori ideali che la tradizione cattolica ha portato nella vostra Patria.

Anche se è vero che nel vostro popolo continua ad essere felicemente presente un profondo senso della famiglia, cioè la consapevolezza e la considerazione del suo valore, tuttavia non ignorate che, nella situazione attuale, possiamo anche notare alcune "ombre" che ho descritto nell'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio e che rappresentano segnali negativi della cultura contemporanea: "Il numero crescente dei divorzi; la piaga dell'aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l'instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva" (
FC 6). Inoltre, le numerose separazioni e la mentalità divorzista, che sono in aumento a causa del cattivo esempio e dell'influenza nociva di alcuni mezzi di comunicazione sociale, stanno indebolendo nei giovani la convinzione che il matrimonio è, per sua natura e per volontà di Cristo, un'alleanza nella fedeltà e per sempre. In questo modo si mette in pericolo il futuro dell'istituzione familiare e la sopravvivenza stessa di una società sana, armoniosa e autenticamente umana.

E risaputo che la disgregazione della vita familiare produce effetti deleteri sui figli che sono le prime vittime. La miseria assieme al fenomeno purtroppo molto frequente, dell'abbandono affettivo e spirituale dei giovani, che di fatto si sentono "senza famiglia", è causa di mali molto gravi che compromettono lo sviluppo integrale della gioventù di un Paese: mancanza di valori e di norme di vita, disorientamento, disaffezione al lavoro, vulnerabilità davanti ad un ambiente permeato di edonismo e di corruzione morale, alcolismo, droga e delinquenza.

Ho già avuto occasione di dire nella prima Visita "ad limina" ai Vescovi del Parana, che la tutela della famiglia deve essere per voi un obiettivo pastorale permanente. In questo senso, desidero esortarvi a continuare con tutto l'impegno in questo compito realizzandolo con iniziative concrete. Si tratta di proseguire, se non addirittura di dar vita, ad una pastorale familiare organica e permanente, destinando a tal fine i mezzi necessari e preparando agenti pastorali idonei, fra i vostri sacerdoti religiosi e membri del laicato che, con una specifica formazione nelle materie riguardanti questo ambito, vi aiutino ad affrontare con creatività e efficacia questa sfida.

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6. Non meno importante è la Pastorale dei Giovani che sarà sempre attenta - sotto la vostra sollecita e quotidiana vigilanza - alle esigenze formative dei più giovani.

A questo proposito vorrei far notare che non basta una risposta di massa ed entusiasta dei giovani. E necessario anche offrire loro una formazione solida e accurata, atta a far assumere loro il ruolo di "soggetti attivi, protagonisti dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale" (Esortazione Apostolica Christifdeles Laici, n. 46).

In questo senso, è necessario andare a fondo nei problemi, passare dall'umano al divino, dagli impulsi sentimentali alle profonde convinzioni religiose. E ciò richiede tempo e sforzi continui. La Pastorale dei Giovani deve anche formare i1 giovane nella sua coscienza politica, d'accordo con le direttive indicate nel Catechismo della Chiesa cattolica dove si afferma chiaramente che "la Chiesa non si confonde in nessun modo con la comunità politica" (
CEC 2245). Questa formazione è motivata da un aspetto altamente positivo della personalità del giovane che può subire tuttavia deviazioni pericolose: il suo spirito di ribellione, la sua sete di giustizia. Quando essa si sviluppa in funzione di valori umani e cristiani, avendo di fronte un ideale autentico, il suo anticonformismo è come un fermento purificatore, che dà impulso al progresso e alla solidarietà.

Tuttavia, come avevo già detto, mettendoli in guardia, ai giovani a Belo Horizonte nel 1980, c'è il pericolo che questa nobile ribellione possa venire strumentalizzata a fini politici di parte.

La Pastorale dei Giovani non potrà mai avere un determinato colore o emblema politico. La Chiesa tradirebbe l'uomo se, con le migliori intenzioni, gli offrisse il benessere sociale ma gli negasse o gli desse in maniera insufficiente ciò a cui ha diritto, ciò a cui aspira (a volte senza rendersene conto), ciò che si aspetta dalla Chiesa e che essa sola può dargli: trasmettere la parola rivelata come sua autentica depositaria; annunciare l'Assoluto di Dio, proclamare le beatitudini e i valori evangelici e invitare alla conversione, comunicare agli uomini il mistero della grazia di Dio nei sacramenti della fede e consolidare questa fede. In poche parole, evangelizzare e, evangelizzando, edificare il Regno di Dio.

perciò, la Pastorale dei Giovani non deve perdere la sua identità apostolica. Se si fuorviasse quello spirito di ribellione - quella profonda sete di giustizia che caratterizza la gioventù - a fini politici che, proprio perché di parte, separano, comprimono, dividono ciò che è essenzialmente dilatato, universale, cattolico, si traviserebbe ciò che è essenziale nel messaggio di Cristo e ciò che di più bello e di più autentico c'è nell'ideale della gioventù! In questo contesto, non posso fare a meno di nominare un settore importante della Pastorale dei Giovani che è chiamato ad avere una fondamentale importanza alle soglie di questo Terzo Millennio. Mi riferisco alla pastorale Universitaria che, nel vostro Paese, assume una grande importanza per il gran numero di giovani che compiono il ciclo di studi superiori e per l'influenza che essi avranno, in futuro, sulle sorti della società. Man mano che scoprono l'ampio orizzonte delle scienze e i profondi interrogativi che esse pongono all'essere umano, i giovani universitari devono poter trovare nella Chiesa un ambiente favorevole di accoglienza, un ambito di riflessione che li aiuti, alla luce della Rivelazione divina, ad illuminare la ragione e le scienze che da essa derivano, per percepire con chiarezza il destino ultimo e il significato pieno dell'essere umano. Luogo privilegiato di dialogo leale e sincero fra scienza e fede, fra sperimentazione e osservazione scientifica, da un lato, e sapienza religiosa, dall'altro, la Pastorale Universitaria, se fedele alla propria identità specifica e alla propria missione evangelizzatrice, è chiamata a svolgere un ruolo importante nella Nuova Evangelizzazione con cui la Chiesa deve affrontare le sfide della società moderna.

I giovani non sono solo evangelizzati, ma sono anche evangelizzatori che fanno conoscere il Vangelo ai loro coetanei, compresi coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e quelli che ancora non hanno ascoltato la Buona Novella.

So che da qualche tempo si sta intensificando l'azione nelle Comunità che, con generosità e sacrificio, comunicano la Parola di Dio e promuovono la vita sacramentale e parimenti il sostegno caritativo e la promozione umana nei confronti delle popolazioni più bisognose di assistenza pastorale. Desidero quindi incoraggiare tutti coloro che svolgono questo meritevole lavoro ecclesiale a continuare ad intensificare "questi gesti di comunione, anche fra le diverse diocesi. E qui che si inserisce senza dubbio, il dinamismo dei giovani. Molti giovani hanno un enorme potenziale di generosità, di dedizione e di impegno e si sentono attratti da forme di lavoro volontario, specialmente quando si tratta di servire i bisognosi.

Oltre a questo importante aspetto della solidarietà cristiana, il mio pensiero va con immensa gratitudine ai giovani - e sono molti, grazie a Dio! - che si sentono chiamati ad essere protagonisti della missione. La consapevolezza del dovere apostolico, che trae le sue origini dalle stesse fonti battesimali (cfr. Lettera Apostolica Ai giovani e alle giovani del mondo, n. 9), mi ha portato a dire loro: "Voi, giovani, soprattutto, siete chiamati a farvi missionari di questa Nuova Evangelizzazione, testimoniando quotidianamente la Parola che salva" (Messaggio per la IX e X Giornata Mondiale della Gioventù, n. 3). Le manifestazioni abituali di quello che chiamiamo il "ministero della gioventù" - che ha come punto focale la parrocchia - devono continuare affinché i laici non si sentano isolati dalla comunità più vasta. Tuttavia, come le vostre esperienze confermano, è spesso utile stimolare quest'opera attraverso associazioni, movimenti, centri speciali e gruppi che soddisfino le vostre esigenze particolari (cfr. RMi 37).

1819
7. Per concludere, cari Fratelli, vi chiedo di vivere con grande impegno la formazione dei giovani. Con particolare cura, la Catechesi deve rivolgersi a tutte le fasce d'età, soprattutto agli adolescenti in modo che si sentano realmente portati come Gesù a dodici anni nel Tempio (cfr. Lettera ai bambini).

Il giovane è essenzialmente un essere in formazione e voi siete i suoi grandi formatori. Insegnategli che il futuro si realizza nella misura in cui sarà fedele ad una vocazione divina al fine di assumere pienamente quello "che ognuno e ognuna di voi è, per diventare ciò che deve diventare: per sé - per gli uomini - per Dio" (Lettera Apostolica Ai Giovani e alle Giovani, n. 9); insegnategli che questa vocazione si dimostra nella preghiera, si fortifica nell'Eucaristia; insegnategli anche il vero significato del sesso e dell'amore, della gioia e del dolore, della vita e della morte, portategli il messaggio di solidarietà e di giustizia perché possa essere fedele prosecutore dell'opera di Dio sulla terra; insegnategli l'uso corretto della libertà e soprattutto che la libertà più grande e il dono totale di sé, allo stesso modo, egli non deve aver paura di evangelizzare nelle piazze e per le strade come i primi apostoli, di far conoscere Cristo nelle moderne metropoli. Questo non è il momento di vergognarsi di testimoniare il Vangelo (cfr.
Rm 1,16) "sui tetti" (Mt 10,27 cfr. Omelia della Messa conclusione dell'VIII Giornata Mondiale della Gioventù, Denver, 15 agosto 1993).

1820
8. Attraverso di voi, Pastori e Fratelli nell'Episcopato, affido a Maria, Nossa Senhora Aparecida, Patrona del Brasile, Mae do Amor Formoso, i giovani brasiliani, a Lei, che porta in sé un segno indelebile di gioventù e bellezza che non passa mai. Mi auguro e vi chiedo di far avvicinare i giovani a questa Madre Amorevole, affinché le affidino la vita che si apre dinanzi a loro, in un meraviglioso futuro e la amino con tutto l'ardore del loro giovane cuore (cfr. Catechesi all'Udienza generale, 2 maggio 1979, n. 4). Il Papa aspetta dai Brasile una nuova primavera di vocazioni sacerdotali e religiose, sull'esempio di Colei che è immagine viva del dono totale a Dio! Concludendo questo incontro, desidero ribadirvi la mia fraterna stima e chiedervi, quando tornerete nelle vostre diocesi, di portare il saluto e l'affetto del Papa a tutti i vostri diocesani, alle famiglie cristiane, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, che con dedizione e generoso dono di sé annunciano la Buona Novella della salvezza e rendono testimonianza di servizio, di fedeltà e di spirito apostolico. Invoco su di voi e sui vostri fedeli la protezione dell'Altissimo e vi imparto la mia Benedizione.

Data: 1995-10-23 Data estesa: Lunedi 23 Ottobre 1995



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