GPII 1995 Insegnamenti 1936

La Chiesa di Cristo è una

1936
9. "Credo unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam". Questa professione di fede contenuta nel Simbolo niceno-costantinopolitano è comune ai cristiani sia cattolici che ortodossi: ciò mette in evidenza che essi non soltanto credono nell'unità della Chiesa, ma che vivono e vogliono vivere nella Chiesa una ed indivisibile, quale è stata fondata da Gesù Cristo. Le differenze che nacquero e si svilupparono fra cristianesimo d'Oriente e d'Occidente nel corso della storia sono in gran parte diversità di origine culturale e di tradizioni. In questo senso, "la legittima diversità non si oppone affatto all'unità della Chiesa, anzi ne accresce il decoro e contribuisce non poco al compimento della sua missione" (Ibid., 50, l.c., p. 5].

Papa Giovanni XXIII amava ripetere: "E' molto più forte ciò che ci unisce di ciò che ci divide". Sono certo che questo spirito può essere di grande giovamento per tutte le Chiese. Più di trent'anni sono passati da quando il Papa pronuncio queste parole. Molti indizi ci spingono a pensare che in tale periodo i cristiani abbiano progredito su questa strada. Ne sono segni eloquenti gli incontri fraterni fra il Papa Paolo VI ed il Patriarca ecumenico Atenagora I e quelli che io stesso ho avuto con i Patriarchi ecumenici Dimitrios e, recentemente, Bartolomeo e con altri venerati Patriarchi delle Chiese d'Oriente.

Tutto questo, insieme alle numerose iniziative di incontro e di dialogo che sono favorite ovunque nella Chiesa, ci incoraggia alla speranza: lo Spirito Santo, lo Spirito di unità, non cessa di operare fra i cristiani ancora separati tra loro.

Eppure la debolezza umana e il peccato continuano a opporre resistenza allo Spirito di unità. Talora si ha persino l'impressione che vi siano forze pronte a tutto pur di frenare, e persino annientare, il processo di unione fra i cristiani. Ma non possiamo desistere: dobbiamo trovare ogni giorno il coraggio e la fortezza, ad un tempo dono dello Spirito e frutto dello sforzo umano, per continuare sulla strada intrapresa.

10. Ripensando all'Unione di Brest ci chiediamo quale sia oggi il significato di questo evento. Si tratto di un'unione che riguardo soltanto una specifica area geografica, tuttavia l'importanza di essa è rilevante per l'intero quadro ecumenico. Le Chiese orientali cattoliche possono arrecare un contributo molto importante all'ecumenismo. Lo ricorda il Decreto conciliare Orientalium ecclesiarum: "Alle Chiese orientali che sono in comunione con la Sede Apostolica Romana, compete lo speciale compito di promuovere l'unità di tutti i cristiani, specialmente orientali, secondo i principi del decreto sull'ecumenismo promulgato da questo Santo Concilio, in primo luogo con la preghiera, l'esempio della vita, la scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali, la mutua e più profonda conoscenza, la collaborazione e la fraterna stima delle cose e degli animi" (
OE 24]. Ne viene ad esse un impegno a vivere con intensità quanto è qui delineato. Da esse si richiede una confessione piena di umiltà e di gratitudine verso lo Spirito Santo, il quale guida la Chiesa verso il fine che le è stato assegnato dal Redentore del mondo.

Tempo di preghiera

11. L'elemento fondamentale che dovrà caratterizzare la celebrazione di questo giubileo sarà dunque la preghiera. Essa è anzitutto rendimento di grazie per quanto si è raggiunto, nel corso dei secoli, nell'impegno per l'unità della Chiesa e, in particolare, per l'impulso che a tale impegno è venuto dal Concilio Vaticano II.

Essa è azione di grazie al Signore che guida il cammino della storia, per il clima di ritrovata libertà religiosa in cui si celebra questo giubileo.

Essa è pure supplica allo Spirito Paraclito, perché faccia crescere tutto ciò che favorisce l'unità e dia coraggio e fortezza a quanti si impegnano, secondo gli orientamenti del Decreto conciliare Unitatis redintegratio, in quest'opera benedetta da Dio. E' supplica per ottenere l'amore fraterno, il perdono delle offese e delle ingiustizie subite nella storia. E' supplica perché la potenza del Dio vivente tragga il bene persino da quel male così crudele e multiforme causato dalla malizia degli uomini. La preghiera è anche speranza per il futuro del cammino ecumenico: la potenza di Dio è più grande di tutte le debolezze umane antiche e nuove. Se questo giubileo della Chiesa greco-cattolica ucraina, alle soglie del Terzo Millennio, segnerà qualche passo in avanti verso la piena unità dei cristiani, ciò sarà prima di tutto opera dello Spirito Santo.

Tempo di riflessione


12. Le celebrazioni giubilari, inoltre, saranno un momento di riflessione. La Chiesa greco-cattolica ucraina si interrogherà prima di tutto su ciò che ha significato per essa la piena comunione con la Sede Apostolica e su quanto dovrà significare in avvenire. Essa darà gloria a Dio, con atteggiamento di umile gratitudine, per la sua eroica fedeltà al Successore di Pietro e, sotto l'azione dello Spirito Santo, comprenderà che quella stessa fedeltà la pone oggi sul cammino dell'impegno per l'unità di tutte le Chiese. Tale fedeltà le è costata sofferenze e martirio nel passato: è questo un sacrificio offerto a Dio per implorare la desiderata unione.

La fedeltà alle antiche tradizioni orientali è uno dei mezzi a disposizione delle Chiese orientali cattoliche per promuovere l'unità dei cristiani (cfr. ibid.]. Il Decreto conciliare Unitatis redintegratio è molto esplicito quando dichiara: "Tutti sappiamo che il conoscere, venerare, conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli orientali è di somma importanza per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per condurre a termine la riconciliazione dei cristiani d'Oriente e d'Occidente" (N. 15].

Una memoria affidata a Maria

13. Non cessiamo di affidare l'anelito verso la piena unità dei cristiani alla Madre di Cristo, sempre presente nell'opera del Signore e della sua Chiesa. Il capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen gentium la indica come Colei che ci precede nel nostro cammino di fede sulla terra, teneramente presente alla Chiesa la quale, al termine del secondo millennio, si adopera a ristabilire tra tutti i credenti in Cristo quell'unità che il Signore vuole per loro. Ella è Madre dell'unità, perché Madre dell'unico Cristo. Se per opera dello Spirito Santo ha dato alla luce il Figlio di Dio, che da Lei ha ricevuto il corpo umano, Maria desidera ardentemente l'unità visibile anche di tutti i credenti che formano il Corpo mistico di Cristo. La venerazione a Maria, che unisce con tanta forza Oriente e Occidente, opererà, ne siamo certi, a favore dell'unità.

La Vergine Santissima, già presente dovunque in mezzo a noi, in tanti edifici sacri come nella vita di fede di tante famiglie, parla incessantemente di unità, per la quale intercede senza sosta. Se oggi, nel commemorare l'Unione di Brest, ricordiamo quali meravigliosi tesori di venerazione abbia saputo riservare alla Madre di Dio il popolo cristiano dell'Ucraina, non possiamo non trarre da questa ammirazione per la storia, la spiritualità, la preghiera di quei popoli le conseguenze per l'unità che a tali tesori sono tanto strettamente connesse.

Maria, che ha ispirato nella prova padri e madri, giovani, malati e anziani; Maria, colonna di fuoco capace di guidare tanti martiri della fede, è sicuramente all'opera per preparare la desiderata unione di tutti i cristiani: in vista di essa la Chiesa greco-cattolica in Ucraina ha certamente un suo ruolo da svolgere.

A Maria la Chiesa dice il suo grazie e la prega di farci partecipi della sua sollecitudine per l'unità: abbandoniamoci a Lei con fiducia filiale, per ritrovarci con Lei dove Dio sarà tutto in tutti.

A voi, Fratelli e Sorelle carissimi, la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, il 12 Novembre, memoria di San Giosafat dell'anno 1995, diciottesimo di Pontificato.


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1995-11-12 Data estesa: Domenica 12 Novembre 1995

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II all'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica - Sala del Concistoro, Città del Vaticano

Titolo: Solo chi ama educa, perché solo chi ama sa dire la verità che è l'amore. Dio è il vero educatore perché "Dio è amore"



1937
1. Sono lieto di rivolgere a tutti voi il mio cordiale saluto e di esprimervi la mia gioia per la vostra presenza, che manifesta in modo singolare la comunione che lega la Sede Apostolica con le Chiese sparse nei diversi Continenti. Ringrazio in particolare il Signor Cardinale Pio Laghi, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, per le parole che mi ha rivolto con tanta cordialità.

Quest'incontro mi dà l'opportunità di manifestare a tutti voi, Membri e Officiali della Congregazione, il mio apprezzamento e la mia gratitudine per il vostro lavoro, spesso difficile e nascosto, con cui esprimete l'universale sollecitudine della Santa Sede per la promozione dell'educazione cattolica.

1938
2. L'educazione costituisce certamente uno degli impegni prioritari della Chiesa in questo scorcio di millennio, segnato da ferite dolorose, ma anche aperto a straordinarie possibilità. E' un tempo di grazia, in cui lo slancio dell'evangelizzazione ha grandi opportunità per penetrare in ambienti scristianizzati o non ancora cristiani. Presupposto fondamentale di tale opera è l'impegno formativo a tutti i livelli e, in particolare, a livello di Seminari, Università e Scuole Cattoliche. La presenza, infatti, di sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche ben formati è strumento essenziale per l'annuncio, l'accoglienza e la radicazione del Vangelo.

Il richiamo a questa priorità educativa è una costante, risuonata molte volte in questi ultimi anni in diverse importanti assemblee episcopali. Nel Sinodo del 1990, per esempio, i Padri, facendo eco alle indicazioni dell'Optatam totius e della Prima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi del 1967, hanno richiamato l'urgenza di una "preparazione speciale dei formatori (dei Seminari), che sia veramente tecnica, pedagogica, spirituale, umana e teologica" (Propositio 29).

Molto opportunamente, poi, la Congregazione per l'Educazione Cattolica si è fatta carico di questa esigenza ed ha pubblicato le "Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari" per "promuovere una pedagogia più dinamica, attiva, aperta alla realtà di vita e attenta ai processi evolutivi della persona, sempre più differenziati e complessi" (n.10).

A Santo Domingo poi, nel 1992, si è ribadito il ruolo centrale dell'educazione nel processo di nuova evangelizzazione. Inoltre, la recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata ha invitato gli Istituti religiosi a non abbandonare l'impegno nelle scuole, nella convinzione che l'opera formativa è parte essenziale della promozione umana ed evangelica. Le celebrazioni per il trentesimo della Dichiarazione Gravissimum educationis e del Decreto Optatam totius, infine, sono un ulteriore richiamo, che non vogliamo lasciar cadere, alla decisività dell'impegno educativo.

Perché tale impegno sia fruttuoso è, pero, necessario che gli educatori conoscano bene la loro identità e la loro missione e si pongano alla scuola di Gesù.

1939
3. "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (
Jn 8,32). Questa espressione di Gesù, consegnataci dal Vangelo di Giovanni, rappresenta un punto di riferimento decisivo per tracciare alcune prospettive del mistero dell'educazione.

Nel versetto appena ricordato, Gesù mette in relazione le due componenti - verità e libertà - che, spesso, l'uomo ha fatto fatica a ben coordinare. Si può osservare infatti che, mentre è accaduto nel passato che prevalesse a volte una forma di verità lontana dalla libertà, si assiste oggi di frequente ad un esercizio della libertà lontano dalla verità.

Una persona è invece libera, afferma Gesù, solamente quando riconosce la verità su se stessa. Questo comporta naturalmente un lento, paziente, amoroso cammino attraverso il quale è possibile scoprire progressivamente il proprio vero essere, il proprio autentico volto.

Proprio lungo questo cammino si inserisce la figura dell'educatore come di colui che, aiutando con tratti paterni e materni a riconoscere la verità su se stessi, collabora al conseguimento della libertà, "segno altissimo dell'immagine divina" (GS 17). In questa prospettiva, compito dell'educatore è, da una parte, di testimoniare che la verità su di sé non si riduce ad una proiezione di proprie idee e proprie immagini e, dall'altra, di avviare il discepolo alla scoperta stupenda e sempre sorprendente della verità che lo precede e sulla quale non ha dominio.

Ma la verità su di noi è strettamente legata all'amore verso di noi.

Solo chi ci ama possiede e conserva il mistero della nostra vera immagine, anche quando esso è sfuggito dalle nostre stesse mani.

Solo chi ama educa, perché solo chi ama sa dire la verità che è l'amore.

Dio è il vero educatore perché "Dio è amore".

Ecco allora il nucleo, il centro incandescente di ogni attività educativa: collaborare alla scoperta della vera immagine che l'amore di Dio ha impresso indelebilmente in ogni persona e che viene conservata nel mistero del suo stesso amore. Educare significa riconoscere in ogni persona e pronunciare su ogni persona la verità che è Gesù, perché ogni persona possa diventare libera. Libera dalle schiavitù che le sono imposte, libera dalle schiavitù, ancor più strette e tremende, che essa stessa si impone.

Il mistero dell'educazione risulta così essere strettamente legato al mistero della vocazione, cioè al mistero di quel "nome" con il quale il Padre ci ha chiamati e predestinati in Cristo ancor prima della fondazione del mondo.

1940
4. Mi piace vedere alla luce di questo insegnamento di Gesù tutto il lavoro del vostro Dicastero e il programma di questi giorni di Congregazione Plenaria.

Il tema principale che avete posto all'ordine del giorno è stato lo studio di un primo "draft" di Ratio fundamentalis institutionis diaconalis che, dopo quasi trent'anni dal ripristino del diaconato permanente, si propone come prezioso strumento per armonizzare, nel rispetto delle legittime diversità, i programmi educativi tracciati dalle Conferenze Episcopali e dalle Diocesi.

1941
5. Oltre alla formazione iniziale dei diaconi permanenti, la Plenaria ha preso in esame le attività principali e gli indirizzi generali dei quattro Uffici della Congregazione. Dalle relazioni informative si ricava la ricchezza e la complessità dei problemi di cui siete stati chiamati a farvi carico.

L'Ufficio Seminari ha accolto l'invito suggerito dai Padri del Sinodo tenutosi nel 1990, e che io ho riproposto nella Pastores dabo vobis (cfr.
PDV 62), di raccogliere tutte le informazioni sulle esperienze fatte circa il "periodo propedeutico". Mi sembra che sia ormai maturo il tempo per comunicare alle Conferenze Episcopali i dati finora raccolti. Ho visto poi con soddisfazione il grande impegno profuso nel proseguire le Visite Apostoliche ai Seminari di diritto comune e l'acuta sensibilità nell'offrire un orientamento per la soluzione di alcuni rilevanti problemi, quali la creazione di istituti per la formazione dei formatori, l'uso prudente dei test psicologici nel discernimento vocazionale, la verifica della proposta formativa dei Seminari "Redemptoris Mater", la composizione tra necessaria unità e possibile diversità delle istituzioni per la formazione sacerdotale.

1942
6. L'Ufficio Università, dopo aver pubblicato, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per i Laici e il Pontificio Consiglio della Cultura, il documento "Presenza della Chiesa nell'Università e nella Cultura universitaria", sta ora progettando una "Nota illustrativa" sull'insegnamento teologico nelle Università Cattoliche. Mi sembra veramente importante che si promuova l'insegnamento della teologia in ogni Università Cattolica. Ciò contribuirà alla ricerca di una sintesi del sapere, alimenterà il dialogo tra fede e ragione, stimolerà presso i cultori delle varie discipline una riflessione capace di cogliere le implicazioni teologiche, antropologiche ed etiche dei propri metodi conoscitivi e delle proprie acquisizioni (cfr. Ex corde Ecclesiae, n.19).

Auspico, inoltre, che si proceda a completare la situazione statutaria delle Università e delle Facoltà ecclesiastiche e a redigere da parte delle Conferenze Episcopali gli "Ordinamenti" applicativi della Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae. Merita, infine, un vivo incoraggiamento l'impegno della Congregazione nel promuovere la pastorale universitaria che costituisce senz'altro un immenso campo di lavoro nell'ambito della missione ecclesiale.

L'Ufficio Scuole, in questi anni di profonda trasformazione culturale, sta guidando efficacemente l'opera educativa delle scuole cattoliche, nonché la formazione religiosa dei giovani nelle scuole pubbliche. Inoltre, esso sta sostenendo gli educatori cattolici, chiamati ad affrontare le nuove sfide provocate dall'indebolimento della forza educativa della famiglia e della società.

Sono certo che tutti, spinti dal carisma dei grandi santi educatori, sapranno rispondere con sensibilità e lungimiranza alle attese delle nuove generazioni.

1943
7. La Pontificia Opera per le Vocazioni è impegnata nella preparazione del "Secondo Congresso Continentale sulle Vocazioni di speciale consacrazione per l'Europa", che si celebrerà a Roma nel 1997. Tale iniziativa ha già avviato, nei diversi Paesi del Continente, un intenso lavoro di verifica e di sensibilizzazione della pastorale vocazionale. Ho viva speranza che questo rinnovato impegno porti abbondanza di nuove vocazioni per una nuova Europa. Raccomando che, al cuore di ogni attività, si abbia cura di dare grande spazio alla preghiera, che rimane il mezzo principale per ottenere e accompagnare le vocazioni.

Infine, la Commissione Interdicasteriale permanente per una più equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo, insediata nella vostra Congregazione, sta raccogliendo i dati da tutte le Diocesi e Comunità religiose per rendere operativo lo scambio dei doni tra Chiese sorelle. Mi auguro che ogni Chiesa possa dare di quello che ha, anche della propria povertà.

1944
8. A conclusione di questo incontro, desidero manifestare di nuovo a tutti voi il mio ringraziamento. La vostra opera costituisce una collaborazione preziosa al ministero di presidenza nella carità che è proprio del Successore di Pietro.

Sappiate che confido molto nel vostro aiuto e che vi accompagno costantemente con la preghiera. E ora sono contento di impartire a voi e, attraverso di voi, a tutti i Seminari e Istituti di studio, la mia Benedizione.

Data: 1995-11-14 Data estesa: Martedi 14 Novembre 1995






Ad un gruppo di giornalisti belgi - Città del Vaticano

Titolo: Il vostro lavoro sia un servizio all'uomo

(In francese:] Signor Presidente, Signore, Signori, E per me una gioia poter porgere il benvenuto nella dimora del Successore di Pietro a voi, qui in rappresentanza dell'Associazione dei Giornalisti cattolici belgi e dell'Unione dei Giornali cattolici del Belgio. La vostra presenza ravviva nel mio cuore il ricordo del mio viaggio nel vostro paese in occasione della beatificazione del vostro connazionale, Padre Damiano de Veuster.

(In olandese:] Esprimo la mia gratitudine alla vostra Presidenza per aver parlato in modo esauriente e delicato della persona dell'Apostolo dei Lebbrosi. Il discepolo di Cristo viene così alla scoperta di quell'infinito amore donatogli da Cristo.

L'amore che ha portato Cristo a sacrificare la sua vita per gli uomini. Noi, a nostra volta, dobbiamo portare questa testimonianza alle nostre sorelle ed ai nostri fratelli. Bisogna portarla specialmente ai poveri ed agli emarginati. La nostra meta come seguaci di Pietro si pone in questa prospettiva. Ed è sin dal primo inizio della Chiesa che i Cristiani sono coscienti che l'amore per il prossimo tra gli uomini ed i popoli è il compito fondamentale di una vita che segue autenticamente e sinceramente il cammino indicatoci dal Signore. Ed è in questo spirito che bisogna, in tutti i tempi, dare ascolto all'invito di Clemente d'Alessandria che dice: "Aprite il vostro cuore per tutti coloro che Dio scelse suoi discepoli". (Dialogo sulla Trinità, n. 1).

(In francese:] Desidero esprimervi la mia riconoscenza e la riconoscenza della Chiesa per il gesto da voi oggi compiuto. Vi prego di voler trasmettere i miei fervidi ringraziamenti a tutti i vostri lettori che hanno risposto con generosità al vostro appello, dando così testimonianza della loro attenzione e del loro affetto verso la missione della Chiesa universale. Affido la vostra vita professionale all'intercessione di San Francesco di Sàles, vostro santo patrono, perché il vostro lavoro sia sempre più un servizio reso agli uomini del nostro tempo.

Attraverso l'informazione e l'analisi degli avvenimenti della società vi dedicate ad aprire i cuori dei vostri fratelli a realtà ben al di là dell'orizzonte quotidiano; voi richiamate la loro attenzione sulle miserie degli uomini e delle donne che sono sminuiti nella loro dignità; voi li aiutate a gioire dei successi raggiunti nella gestione del Creato e nelle ricerche tecnologiche e scientifiche.

In tutto ciò, voi contribuite a unire gli uomini tra loro e partecipate all'edificazione della grande famiglia umana, tessendo invisibili legami tra le persone, i legami della solidarietà e della disponibilità nella carità, poiché ogni uomo è nostro fratello.

Al termine del nostro incontro, nel chiedere a Cristo di accompagnarvi sul vostro cammino, di tutto cuore vi accordo la mia Benedizione Apostolica, unitamente alle vostre famiglie, ai vostri confratelli e a tutti i vostri lettori.

Data: 1995-11-16 Data estesa: Giovedi 16 Novembre 1995

Alle Ancelle dell'Amore Misericordioso - Città del Vaticano

Titolo: Come Maria, siete icone della misericordia del Padre

Care religiose,

1949
1. E motivo di grande soddisfazione ricevervi in occasione del vostro Capitolo generale, che state tenendo nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza. Rivolgo un cordiale saluto a ognuna di voi e, tramite voi, a tutte le Sorelle dell'Istituto che, nelle diverse case, realizzano generosamente il proprio apostolato. Innanzitutto, desidero ringraziare il Signore per la vostra presenza nella Chiesa e gli chiedo che vi aiuti a compiere fruttuosamente la missione di Ancelle dell'Amore Misericordioso, portando a termine, oramai alle soglie del terzo millennio, "un cammino di misericordia verso un futuro di speranza", come dice il tema delle riunioni capitolari, seguendo per questo l'esempio e gli insegnamenti della vostra Fondatrice, la Serva di Dio Madre Esperanza de Jesus.

1950
2. Dato che il vostro Istituto è chiamato a crescere e ad espandersi sempre più nel mondo intero, in questo Capitolo avete approvato la costituzione di Province.

Questa novità permetterà di intensificare e favorire, con iniziative concrete, una cura più ravvicinata di ogni membro e di ogni Comunità, così come di offrire un migliore aiuto alle persone più bisognose nei diversi ambienti ed aree culturali nelle quali lavorate con zelo e fervore.

Nel campo della missione ad gentes, alla quale vi sentite chiamate, so che contate sull'immediata cooperazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, con i quali formate la grande Famiglia dell'Amore Misericordioso. Riguardo al ruolo della donna, religiosa o laica, a fianco dei sacerdoti, dicevo nella mia Lettera indirizzata a loro dell'ultimo Giovedi Santo: "Trattandosi della vita sacerdotale la presenza della donna riveste un carattere peculiare... La figura della donna-sorella riveste notevole importanza nella nostra civiltà cristiana... Quelle di madre e di sorella sono le due fondamentali dimensioni del rapporto fra donna e sacerdote. Se questo rapporto è elaborato in modo sereno e maturo, la donna non troverà particolari difficoltà nei suoi contatti con il sacerdote" (Lettera ai Sacerdoti per il Giovedi Santo 1995, nn. 2-5).

1951
3. Voglio adesso ricordare ciò che vi dicevo nell'incontro che ebbi con voi a Collevalenza: "Consapevoli della necessità che l'uomo moderno ha di incontrarsi con l'amore del "Padre delle Misericordie", e lieti di essere consacrati alla diffusione di un tale amore, offrite, innanzitutto, nell'ambito della vostra grande Famiglia, una testimonianza serena e convincente di carità fraterna". Per questo, "il compito di proclamare la misericordia del Salvatore richiede una testimonianza che sia probante di unione, di scambievole amore misericordioso...

Tale amore fraterno è in se stesso una prova e una evangelizzazione della misericordia" (22 novembre 1981, n. 3).

1952
4. Per poter meglio realizzare tutti gli obiettivi che state studiando nel Capitolo, è indispensabile fare assegnamento sulla dedizione e la totale disponibilità di ognuna delle Sorelle, opportunamente preparate per i vari campi dell'apostolato. Ma è necessario, soprattutto, che ognuna si senta pienamente strumento dell'Amore Misericordioso di Dio, vivendo ogni giorno secondo il vostro motto: "Tutto per Amore". A questo proposito vi aiuterà la fedeltà al vostro carisma originario, condizione indispensabile per ottenere nuovi e abbondanti frutti apostolici e missionari.

Così pure sarà di grande aiuto sviluppare un programma di formazione continua, che includa anche uno scambio di esperienze, insieme all'accettazione di nuove iniziative in cui si manifesti la forza della vostra missione, mettendo in pratica, "con l'Amore Misericordioso, un cammino di comunione e di vita di famiglia, nella Chiesa, affinché il mondo creda", idea tanto vicina al carisma di Madre Esperanza.

1953
5. So che nella vostra Assemblea merita anche un'attenzione particolare la pastorale vocazionale, non solo come esigenza per la crescita dell'Istituto, ma soprattutto per cercare nuovi operai che lavorino nella diffusione del Vangelo. E opportuno saper presentare alle giovani quanto è sublime consacrare la propria vita a Cristo, entusiasmandole con il carisma di Madre Esperanza. A questo proposito, sono ben significative alcune sue parole: "Figlie mie, io credo che Gesù nel chiamarci ad essere Ancelle del suo Amore Misericordioso ci ha detto: figlia mia, il mio desiderio è che tu corra nella via della santità attraverso l'esercizio della carità e del sacrificio... Non dimenticare... che il sacrificio apre la via alla santità e fa si che l'anima vada rapidamente verso l'amore che deve essere la sua felicità" (Il pane della nostra casa).

1954
6. Nel vostro Capitolo avverrà anche l'elezione di un nuovo Governo Generale.

Riguardo, a ciò, è fondamentale il ruolo di coloro che detengono l'incarico di responsabili nell'Istituto o nella Comunità. La loro missione principale è quella di animare, unire e favorire la crescita di ciascun membro, attraverso il servizio della carità, espressione dell'amore con cui Dio ci ama, secondo lo stile della Madre Fondatrice. Solamente da una visione di fede si scopre il senso profondo dell'autorità, la quale si andrà sviluppando mediante l'ascolto e il dialogo, pilastri della vita fraterna in comunità.

1955
7. Prima di concludere, mi fa piacere ripetere quanto dissi nella mia Lettera alle Donne: "Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera l'umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta "sponsale", che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura" (n. 2).

Affinché il Signore vi sostenga sempre nella vita religiosa, desidero raccomandarvi in modo speciale alla Vergine Maria, che voi venerate con il nome di Mediatrice, perché, essendo come Lei icone della misericordia del Padre, lavoriate sempre come autentici apostoli dell'Amore Misericordioso. Con questi sentimenti vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica, che estendo compiaciuto a tutta la vostra Famiglia Religiosa, così come a coloro che collaborano con voi nei diversi apostolati.

(Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1995-11-16 Data estesa: Giovedi 16 Novembre 1995

Al Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei cristiani - Città del Vaticano

Titolo: Il grande Giubileo ci trovi più vicini all'unità

Signor Cardinale, Cari Amici,

1956
1. Sono felice di ricevervi a conclusione della plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei Cristiani, cui avete preso parte. Desidero esprimervi quanto mi sia sentito a voi vicino allorquando, attraverso il lavoro da voi svolto nel Consiglio; avete espresso la volontà di restare fedeli alla parola del Signore e di collaborare tutti insieme perché si possa realizzare la sua preghiera: "Siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (
Jn 17,21).

Desidero ringraziare di tutto cuore il cardinale Edward Idris Cassidy, vostro Presidente, per le parole or ora rivoltemi e per le notizie comunicatemi sul lavoro da voi compiuto nel corso di questa settimana.

1957
2. La vostra riunione ha avuto luogo dopo la pubblicazione di una serie di importanti documenti sull'ecumenismo e sulle sue implicazioni, sia nella Chiesa cattolica che nei nostri rapporti con i Fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, l'impegno cristiano dei quali trova il nostro profondo apprezzamento.

Con tutti loro desideriamo avere sempre maggiori contatti per incamminarci insieme verso il grande Giubileo dell'anno 2000.

Il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo, pubblicato, con mia approvazione, nel 1993 dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'unità dei Cristiani, rappresenta per tutti i cattolici una guida sicura e illuminante, permettendo che il nostra cammino verso l'unità si compia nell'armonia e per strade che possano realmente condurre a questa meta. Da parte mia ho voluto, trenta anni dopo la promulgazione del decreto conciliare Unitatis Redintegratio, confermare e approfondire questo orientamento con la pubblicazione dell'enciclica Ut unum sint e col ribadire così la validità dei principi stabiliti dal Concilio per l'impegno ecumenico della Chiesa cattolica. E stata questa anche l'occasione per mettere in luce i risultati positivi prodotti dall'applicazione di questi principi nei nostri rapporti con gli altri cristiani e per renderne grazie, oltre che per riaffermare la determinazione della Chiesa cattolica a procedere su questa strada fino al raggiungimento della meta desiderata. L'esperienza ha dimostrato che lo sforzo di rinnovamento della Chiesa e lo sforzo ecumenico non sono scindibili. Il rinnovamento, infatti, ha permesso di guardare in modo di verso i nostri fratelli cristiani e alle loro comunità. L'impegno ecumenico ci permette, a sua volta, di portare avanti, nella fedeltà, il nostro rinnovamento, tenendo sempre conto delle attese dei nostri fratelli. Desideravo e desidero incoraggiare ancora questa immensa impresa e non cessare mai di mantenere viva una fiduciosa speranza fondata sulla parola del Signore. E noi sappiamo che questa speranza non può essere disattesa (cfr.
Rm 5,5).

1958
3. Avete incentrato il vostro lavoro sui documenti da me or ora ricordati, nella prospettiva evidenziata dalla Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente sulla preparazione del grande Giubileo. Questi diversi testi formano un tutt'uno coerente inteso a favorire la ricerca della piena unità tra i cristiani.

Per questo motivo avete esaminato in che modo il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo sia stato accolto nelle varie Chiese locali, poiché è quanto mai necessario che le Chiese locali recepiscano e attuino gli orientamenti ecumenici del Concilio Vaticano II.

L'applicazione del Direttorio deve far si che tutta la Chiesa cattolica faccia propri quegli orientamenti, in particolar modo nelle regioni in cui le situazioni politiche e sociali, o anche le tensioni religiose, non l'abbiano finora permesso.

1959
4. Avete avuto modo di studiare in particolare il problema della formazione ecumenica nei seminari e nelle facoltà teologiche, una delle preoccupazioni principali del Direttorio. Avete voluto farlo in modo concreto e moderno, sulla base delle esigenze delle scienze dell'educazione, le quali non possono limitarsi ad essere un semplice corso di formazione sul movimento ecumenico. Auspico che le direttive pratiche da voi ricordate permettano di introdurne una dimensione ecumenica nell'insegnamento delle varie discipline, attraverso l'interdisciplinarietà e la cooperazione interconfessionale previste dal Direttorio ecumenico.

Questa formazione riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo della ricerca ecumenica, nella sua promozione negli Istituti di formazione e nella vita pastorale. In questo modo il lavoro viene correttamente orientato, rendendolo pienamente costruttivo ed evitandogli iniziative irriflessive e semplicistiche.

1960
5. Nell'approfondire queste problematiche, avete giustamente voluto sottolineare il ruolo delle commissioni ecumeniche delle Conferenze episcopali e dei Sinodi delle Chiese cattoliche orientali. Io stesso ebbi modo di ricordare l'importanza di queste strutture locali: "Tali iniziative attestano il coinvolgimento concreto e generale della Chiesa cattolica nell'applicare gli orientamenti conciliari sull'ecumenismo: è questo un aspetto essenziale del movimento ecumenico" (
UUS 31; cfr. CIC 755 CIO 902-904). Il Direttorio indica le funzioni di queste commissioni (nn. 41-52), il cui scopo specifico è la promozione a livello locale dei rapporti, fondati sul comune battesimo, con gli altri cristiani. Mantenere questo obiettivo è condizione necessaria per una vera attività ecumenica, la quale non può ridursi a generiche forme di con tutti più o meno superficiali. Queste commissioni locali contribuiscono in modo determinante alla maturazione di tutti, in vista della piena unità. E dunque necessario attirare l'attenzione dei Vescovi diocesani e delle Conferenze episcopali sul servizio che queste commissioni hanno reso alla ricerca dell'unità e che devono continuare a rendere nelle nuove situazione incontrate, specialmente in alcuni ambiti, dove se ne avverte una vera e propria urgenza.

1961
6. Questa settimana di riflessione vi ha permesso di affrontare con lucidità la questione particolare dello stato dei nostri rapporti con le altre Chiese e Comunità ecclesiali. La visione d'insieme e l'analisi che ne sono state fatte daranno certamente nuovo impulso alle commissioni di dialogo perché tutti non interrompano il cammino verso la meta ultima, l'unità piena e visibile, ma anche perché quanti sono impegnati in questo cammino, vedendo i risultati già ottenuti, si sentano spronati a continuare i loro sforzi: le convergenze finora raggiunte sono un vero e proprio dono di Dio e per queste dobbiamo rendere a Lui lode.

Nell'enciclica Ut unum int ho avuto modo di rilevare che nel dialogo con la Chiesa ortodossa, "la commissione mista ha potuto progredire sostanzialmente" (n. 59).

Per quanto concerne le antiche Chiese d'Oriente e le dispute teologiche che segnarono il primo millennio, ho potuto con gioia constatare, e ne ho reso grazie al Signore,"che i contatti ecumenici hanno reso dunque possibili chiarimenti essenziali, tanto da permetterci di confessare insieme quella fede che ci è comune" (n. 63).

Con le Chiese e le Comunità cristiane di Occidente il dialogo ha di volta in volta toccato i temi suggeriti dal Concilio Vaticano II: "il dialogo è stato ed è fecondo, ricco di promesse. Si sono delineate così delle prospettive di soluzione insperate e nel contempo si è compreso come fosse necessario scandagliare più profondamente alcuni argomenti" (n. 69). Continuando dunque ad approfondire si potrà giungere a un concreto accordo nelle questioni di fede.

Quanto più l'accordo sarà autentico, tanto saremo in grado di riconoscere che su certi argomenti esiste un'unità di fede, mentre le discordanze poggiano su termini dovuti a tradizioni spirituali e intellettuali sviluppatesi in un'epoca in cui non esistevano i rapporti di dialogo che oggi stiamo tessendo.

1962
7. Le relazioni ecumeniche, d'altra parte, non si limitano ai dialoghi teologici, ma includono anche contatti e collaborazioni che non solo permettono di conoscerci, ma offrono anche la possibilità di scoprire il valore delle convinzioni dei nostri fratelli cristiani. E un'occasione di arricchimento e di progresso verso questa vera unità che deve rispettare le legittime diversità e non deve pretendere più del necessario (cfr.
UR 18).

Dal 1965 un Gruppo misto di lavoro opera attivamente con il Consiglio ecumenico delle Chiese, organizzando la cooperazione nei campi in cui noi siamo chiamati a realizzare insieme quanto la fede non ci obbliga a fare separatamente.

I risultati ottenuti confermano la nostra volontà di continuare questo impegno, nella salda fiducia in un Dio che guida i suoi figli verso la realizzazione del suo disegno nella storia degli uomini, per vie misteriose e, a volte, difficili e impervie, e sulle quali si allunga l'ombra della Croce, annuncio dell'alba del giorno della Risurrezione.

1963
8. La valutazione della situazione ecumenica e l'impegno a richiedere una più approfondita formazione ecumenica nei seminari e nelle facoltà di teologia sarà un importante contributo agli aspetti ecumenici della preparazione del grande Giubileo dell'Anno 2000. E nostro ardente auspicio che quel giorno ci trovi più vicini all'unità e che i rappresentanti di tutti i cristiani possano insieme elevare una solenne dossologia al Signore, il quale attraverso la sua Incarnazione ci ha portato la Redenzione. A Lui, "lo stesso ieri, oggi e sempre", gloria nei secoli! A voi tutti accordo la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese]

Data: 1995-11-17 Data estesa: Venerdi 17 Novembre 1995


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