GP2 Discorsi 1996 17

17 Mi è noto l’impegno con il quale Lei, Signor Sindaco, e voi, membri dell’Amministrazione Capitolina, state operando perché‚ la Città di Roma giunga preparata all’appuntamento giubilare. Mentre esprimo il mio grato apprezzamento, invito tutti i pubblici Amministratori a porre le condizioni perché‚ l’Anno Santo 2000 mostri ai pellegrini e al mondo il volto più autentico della Città. Nella sua secolare storia, illuminata dalla fede cristiana, Roma ha saputo esprimere i grandi valori dell’accoglienza, della tolleranza, della giustizia, dell’universalità.

Il Giubileo, che vuole essere principalmente il momento di un profondo rinnovamento del cuore dell’uomo, non può non vedere la nostra Città tesa al recupero delle sue radici umane e cristiane, per intraprendere con nuovo vigore il suo cammino nel millennio che si avvicina.

2. Cuore della Città è la famiglia. Attraverso questa via passa ogni opera di rinnovamento e di rinvigorimento del tessuto morale di Roma. Compito precipuo delle pubbliche istituzioni rimane, pertanto, quello di creare le condizioni essenziali perché‚ alla famiglia sia consentita una vita degna della sua vocazione.

Nonostante alcuni lodevoli recenti risultati, troppe famiglie romane vivono ancora in situazioni non pienamente degne dell’uomo e del suo destino. Che dire delle sacche di povertà, presenti nel tessuto cittadino, che vedono tanti nuclei familiari alla ricerca incerta e, talora umiliante, del necessario? Come non ricordare la condizione di molti, troppi, anziani soli e quasi dimenticati; le tante famiglie degli immigrati che, venute a Roma in cerca di migliori possibilità di vita, si sono trovate spesso in balia dell’ostilità e dello sfruttamento? Come ignorare il dramma di tante famiglie gravate dagli enormi problemi derivanti dalla presenza in casa di un malato o di un portatore di handicap, e la situazione di tante giovani coppie che le difficoltà quotidiane, legate agli eccessivi costi degli alloggi, alla incertezza del lavoro e alla carenza di servizi rende più fragili e meno aperte all’accoglienza della vita?

Anche a Roma, purtroppo, il fenomeno della denatalità, che affligge l’Italia e gran parte dei Paesi industrializzati, ha raggiunto livelli preoccupanti. Affrontare questo grave problema costituisce un impegno al quale nessuno, e tanto meno chi riveste compiti amministrativi ed istituzionali, può sottrarsi. La Chiesa di Roma già da tempo ha posto la pastorale della famiglia tra le sue priorità. Talora tale sollecitudine per l’istituto familiare non viene compresa nel suo autentico significato e trova inspiegabili resistenze. Il mio auspicio è che, invece, si possa intensificare la collaborazione fra quanti operano per l’autentico bene delle famiglie, sì da creare un’atmosfera sempre più favorevole al loro pieno sviluppo. La visione evangelica della vita, costantemente riproposta dalla Chiesa, corrisponde alle attese di fondo della persona e, quando viene fatta propria dalla famiglia, contribuisce sicuramente a rendere la società più accogliente e solidale.

3. Il prossimo Giubileo esorta a riconoscere il destino trascendente di ogni uomo e a promuoverne, di conseguenza, i diritti inviolabili. La preparazione della Città all’evento giubilare non può ignorare, pertanto, le grandi attese di giustizia e di solidarietà presenti nella comunità cittadina. Tra queste emerge prepotentemente il problema della disoccupazione e il diritto al lavoro. Dalla Città mi giungono continui appelli, quasi altrettante grida di dolore, di adulti senza lavoro e di giovani in cerca di prima occupazione. È un dramma che la coscienza cristiana e civile non può ignorare!

Mi faccio interprete di tali attese presso di Voi, Amministratori della Città, perché‚ si intraprenda ogni possibile iniziativa per dare a tutti un lavoro dignitoso. Roma possiede grandi potenzialità da sostenere e da promuovere con coraggio e creatività. Ai tradizionali canali dell’occupazione: l’artigianato, il pubblico impiego, l’edilizia e il commercio, da rivitalizzare e da ripensare in nome di un più convinto servizio all’uomo, e al più recente sviluppo industriale, da sostenere con opportune misure economiche e sociali, occorre affiancare nuovi settori di attività produttive, che, offrendo inedite opportunità di impiego, adeguino la Città alle esigenze della moderna società, favorendone la qualità della vita.

Ma è necessario, altresì, fare ogni sforzo perché‚ Roma, coniugando l’amore per il suo passato, scritto nelle mirabili testimonianze storiche e artistiche, con l’attenzione al suo presente e al suo futuro, riconsideri la possibilità di trarre proprio dalla valorizzazione del suo patrimonio spirituale e culturale, e dalla sua vocazione all’ospitalità, opportunità nuove di lavoro e di riscatto.

In questo sforzo a riconoscere e a promuovere concretamente il diritto di tutti al lavoro, desidero che Roma non dimentichi coloro che, provenienti da aree culturali diverse, in questi ultimi anni si sono insediati nella nostra Città: secondo recenti statistiche, essi costituiscono ormai un decimo della popolazione romana e pongono all’Amministrazione e ai cittadini problemi nuovi e di non facile soluzione. Auspico che, nel rispetto dei diritti e della dignità di ognuno, Roma, anche in queste complesse questioni, sappia proporsi come Città “cattolica”, cioè ospitale ed aperta ai diversi apporti culturali. In tali ambiti la comunità cristiana intende continuare ad offrire, con la sua presenza e le sue molteplici iniziative caritative e pastorali, un contributo sostanziale per costruire un clima di rinnovata fiducia nella vita, di rispetto e di civile convivenza.

4. Desidero, infine, indicare alla vostra sollecitudine un altro aspetto delicato della vita della Città: l’assistenza sociale e sanitaria. Qui, significative potenzialità scientifiche e tecnologiche, ed esempi di generosa dedizione convivono spesso con disagi e gravi disfunzioni che troppo spesso gravano pesantemente sulle fasce più deboli ed indifese della popolazione. Da parte dei Pubblici Amministratori occorre fare ogni sforzo perché l’uomo che vive nella nostra Città, ricorrendo a tali strutture, ottenga il pronto riconoscimento dei suoi diritti, un servizio qualificato ed il rispetto concreto della sua dignità.

Il raggiungimento di tale obiettivo non tollera ulteriori ritardi: esso costituirà per la nostra Città l’auspicato segno di una reale volontà di riscatto e di impegno per l’uomo. Tale mèta potrà essere raggiunta solo se alla necessaria premura per migliorare le strutture, si unirà la preoccupazione di suscitare una forte tensione morale, educando ad un rinnovato spirito di servizio le persone che operano in tali ambiti: occorrerà in proposito impegnarsi con convinzione per la loro formazione professionale ed etica. Ecco un vasto campo di lavoro per l’Amministrazione Capitolina e per le Istituzioni ecclesiastiche!

18 La Chiesa, nel rispetto delle rispettive competenze, intende contribuire a tale sforzo che deve essere comune, sia attraverso le sue opere caritative sia attraverso il volontariato di ispirazione cristiana, operante nelle pubbliche strutture, per migliorare i servizi e promuovere una reale salvaguardia della dignità di ogni essere umano.

5. Prendendo a modello l’amore di Dio per l’uomo, la Chiesa di Roma non cessa di rispondere alla sua vocazione che la pone al servizio della Città: la grande missione cittadina in preparazione al Giubileo del Duemila, che ho annunciato l’8 dicembre scorso a Piazza di Spagna, vuole essere un ulteriore gesto di attenzione e di amore della comunità cristiana per Roma. Con tale iniziativa, che coinvolgerà le parrocchie, le famiglie, le scuole, gli ospedali e le molteplici strutture presenti nel territorio, i cristiani, ponendosi in rispettoso dialogo con l’uomo che vive nella nostra Città con le sue attese, le sue sofferenze e le sue gioie, intendono riproporre con rinnovato ardore Gesù Cristo, la Verità che salva e libera l’uomo, per promuovere una convivenza civile a misura dell’amore di Dio per l’umanità.

6. Signor Sindaco, illustri Rappresentanti della Città! Grazie per l’impegno con cui vi sforzate di affrontare i gravosi compiti ai quali siete chiamati dalla fiducia dei cittadini.

Grazie in particolare per l’odierna visita e per gli auguri che mi avete formulato all’inizio del Nuovo Anno. Li ricambio di cuore a Voi, alle vostre famiglie e all’intera cittadinanza: sia il 1996 un anno di serenità, di pace e di proficua attività.

Con tali sentimenti, mentre assicuro la mia spirituale vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, imparto a ciascuno di voi e alla diletta Città di Roma la Benedizione Apostolica.

ALLA GIUNTA E AL CONSIGLIO

DELLA REGIONE LAZIO


Sabato, 27 gennaio 1996




Signor Presidente della Giunta Regionale,
Signor Presidente del Consiglio Regionale,
Illustri Membri della Giunta e del Consiglio Regionale del Lazio,
Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di porgere a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Saluto e ringrazio il Signor Presidente della Giunta Regionale, per le cortesi espressioni poc’anzi rivoltemi. Estendo il mio ringraziamento ai Membri della Giunta e del Consiglio Regionale per questa tradizionale visita che offre l’occasione di scambiarci i voti augurali di un nuovo anno ricco di pace e di prosperità.

19 L’odierna circostanza riveste poi un particolare significato, essendo la prima volta che mi è dato di incontrarvi, illustri Signori e Signore, da quando siete stati chiamati dai cittadini ad amministrare la Regione.

2. L’Istituzione regionale viene assumendo, nell’ordinamento vigente e nella coscienza dei cittadini, crescente rilevanza: all’interno della configurazione unitaria dello Stato, essa offre la possibilità concreta di far valere, nel concerto della vita della Nazione, l’immenso potenziale di culture, di tradizioni e di qualità umane delle comunità locali, e un importante sostegno al loro sviluppo.

Organismo di programmazione e di coordinamento delle realtà presenti nel territorio, la Regione è chiamata a promuovere la reale partecipazione dei cittadini alla vita dello Stato e la loro effettiva uguaglianza, costituendo, conseguentemente, una indubbia garanzia di democrazia: non a caso l’ordinamento regionale quasi scompare nei regimi totalitari, mentre acquista vigore nelle grandi nazioni democratiche.

Il nuovo sistema elettorale, definendo meglio le vostre competenze e le vostre responsabilità, costituisce un forte stimolo ad assumere con coraggio le mansioni istituzionali che vi sono state conferite, e a porvi con generosità al servizio dello sviluppo morale, sociale ed economico della Regione.

Come poc’anzi Ella ricordava, Signor Presidente, i problemi che questa Regione ha di fronte sono enormi e, pertanto, notevoli risultano i compiti che vi attendono: auspico che il vostro impegno e la vostra ricerca di motivi reali di ottimismo sappiano offrire alle attese, espresse ed inespresse, delle popolazioni laziali risposte adeguate. In particolare, sviluppando il dialogo con gli amministratori locali e con i cittadini e attuando uno stile sempre più attento e trasparente nella gestione della Cosa pubblica, la vostra azione sappia far rinascere in tutti quella fiducia nelle Istituzioni che è necessaria per correggere le disfunzioni del tessuto amministrativo e migliorarne la rispondenza alle reali esigenze della popolazione.

3. La storia della Regione Lazio, intimamente legata a quella della Città di Roma, vi chiama a gestire uno straordinario patrimonio di fede, di cultura e di valori. Formatosi all’ombra di grandi Istituzioni politiche e religiose ed elaborato nei centri urbani come nelle piccole realtà periferiche, tale patrimonio deve costituire il punto di riferimento irrinunciabile per progettare il futuro: nessun popolo, infatti, può realizzare un progresso degno dell’uomo, senza un forte senso della propria cultura e delle proprie radici.

Ma la coscienza della propria identità deve sempre coniugarsi con una grande disponibilità al dialogo, al servizio degli ultimi e all’accoglienza degli apporti, umani ed ideali, di altre culture. Nella vostra Regione pellegrini, lavoratori, artisti, politici ed ecclesiastici hanno trovato sempre uno spazio ospitale. Tale apertura a persone provenienti da contesti diversi si è esercitata lodevolmente nel secolo che volge al termine: come non ricordare, ad esempio, il notevole afflusso di persone verso Roma capitale d’Italia, iniziato nel periodo post-unitario e continuato durante tutto il ventesimo secolo, o gli insediamenti nella Pianura Pontina di gruppi provenienti da altre regioni italiane durante la prima metà del novecento? Tali esperienze positive, che hanno arricchito il tessuto umano e culturale del Lazio, devono spingervi ad affrontare con fiducia, alle soglie del terzo millennio, i nuovi problemi dovuti alla consistente immigrazione di persone provenienti dall’Est europeo e dai paesi del Sud del mondo. La vostra Regione sappia cogliere in questo fenomeno una ulteriore occasione per attuare i valori più alti della sua tradizione: l’accoglienza, la tolleranza, la solidarietà, espressi dalla mirabile fioritura di istituzioni caritative ed assistenziali, presenti in tutte le epoche della vostra storia.

Auspico che l’approssimarsi del Grande Giubileo dell’Anno Santo Duemila costituisca l’occasione propizia per rinnovare queste tradizionali virtù della vostra gente. Mi è noto l’impegno di codesta Amministrazione regionale per la preparazione dell’evento giubilare. Mentre esprimo vivo apprezzamento per quanto già state realizzando, vi esorto a non perdere di vista il carattere spirituale del Giubileo: "anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, anno della riconciliazione tra contendenti, anno di molteplici conversioni e di penitenza sacramentale ed extrasacramentale" (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente
TMA 14). La celebrazione dei duemila anni dalla nascita di Cristo, per la sua rilevanza storica e ideale, coinvolge e stimola, in qualche modo, la vita e le speranze di tutti gli uomini, credenti e non credenti. Ciascuno di voi, pertanto, nell’ambito delle rispettive competenze, si senta impegnato ad accogliere l’appello proveniente da questo evento, promuovendo con convinzione il recupero delle motivazioni ideali e della tensione morale nella vita della Regione.

4. Compito fondamentale delle Regioni è la gestione di alcuni settori, particolarmente delicati e importanti per la vita delle persone, come la salute, l’educazione, la cultura, il lavoro, l’ambiente, l’indigenza, le situazioni di disagio fisico e mentale, e, quindi, la promozione della qualità della vita dei cittadini.

Nello svolgimento di tali compiti, vi esorto a tenere costantemente presente il fine del vostro servizio: il bene della persona, e a sostenere con particolare cura il mondo dell’infanzia ed il suo naturale alveo: la famiglia. Rivolgo anche a Voi l’invito contenuto nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace: siate costruttori di un futuro di pace per i bambini!

Purtroppo nel Lazio coloro che si affacciano alla vita non trovano sempre accoglienza e rispetto. Come non pensare ai tanti "bambini mai nati", perché‚ privati deliberatamente del dono della vita nel sacrario del grembo materno? Come non ricordare i casi sempre più frequenti di bambini resi oggetto di violenze o di vergognoso sfruttamento? Come dimenticare il dramma di tante famiglie, costrette a rinunciare alla gioia di un figlio per le condizioni precarie in cui versano? Il mio pensiero va, in particolare, alle difficoltà delle giovani coppie, afflitte dal problema della casa, dalla mancanza di un lavoro sicuro, dalla carenza di elementari servizi. Sono ostacoli veramente grandi che incidono negativamente sull’esercizio del naturale diritto al matrimonio e alla realizzazione delle sue finalità. Essi vanno, pertanto, rimossi con urgenza, anche perché‚ a tali cause va attribuito il preoccupante fenomeno della denatalità, che nel Lazio come altrove raggiunge tristi primati.

20 L’impegno delle Pubbliche Autorità a garantire fattivamente i diritti fondamentali della persona umana non potrà non essere rivolto pure a quelle famiglie ed organizzazioni che con coraggio esemplare si fanno carico di disabili, di giovani in gravi difficoltà, di anziani o di malati gravi. Esse non vanno lasciate sole.

E come non sottolineare qui il grande problema dell’assistenza sanitaria? Occorre garantire a tutti l’effettivo diritto alla salute. Al lodevole impegno per la salvaguardia dell’ambiente e per la prevenzione, va peraltro affiancato lo sforzo per promuovere presidi sanitari efficienti e qualificati: nella Regione, accanto a strutture che possiamo ben definire d’avanguardia, esiste un numero ancora troppo grande di ospedali e case di cura dove persone, già provate dalla malattia, sono umiliate da carenze assistenziali e da impianti inadeguati.

Ritengo che la soluzione dei problemi della sanità costituirà il segno concreto della vostra volontà di realizzare per il Lazio un futuro più consono alla dignità dell’uomo, e un importante traguardo in preparazione del nuovo Millennio.

5. In questo vostro impegno, illustri Signori e Signore, sappiate di poter contare sulla collaborazione leale e fattiva della Chiesa, che, annunciando il Vangelo e testimoniando il suo amore per l’uomo, continua a porre dappertutto i semi di un futuro umanamente e cristianamente più solidale e accogliente.

Con tali auspici, invocando su voi, sulle vostre famiglie e sull’intera popolazione del Lazio l’abbondanza dei doni celesti, a tutti imparto di cuore la propiziatrice Benedizione Apostolica.

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN CLETO PAPA


AI BAMBINI DELLA PARROCCHIA


Domenica 28 gennaio 1996




Siamo qui nella parrocchia di San Cleto, un Papa, Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, dunque il terzo Papa e il secondo Successore di San Pietro, il primo era stato Lino. Dunque questo Papa Martire, perché ha subìto il martirio, è il patrono della vostra parrocchia. Voglio ringraziare la vostra collega per il bel discorso che ha pronunciato. È vero che Gesù diceva sempre: « Lasciate che i fanciulli vengano a me ». Noi cerchiamo di imitare questo quando visitiamo le parrocchie: vogliamo che siano i bambini ad essere i primi da salutare. Così voi siete i rappresentanti della parrocchia di San Cleto. Siete bambini piccoli ed anche un po' più grandi: io auguro a tutti voi innanzitutto un buon anno, perché siamo ormai già da quattro settimane nel nuovo anno. E dunque tutti voi, tutti noi abbiamo un anno di più: dunque se uno è nato nel 1995 ora ha già un anno e se uno è nato nei 1920 come me ora ha già 76 anni. Allora vi auguro buon anno; ma buon anno nuovo non vuol dire soltanto una cifra in più, vuol dire anche un progresso come dice il Vangelo, progredire in Gesù il quale progrediva negli anni, progrediva nella grazia, progrediva nella sapienza. Io auguro tutto questo a voi: progredire negli anni, nella grazia, nella sapienza. A questo serve molto la catechesi, la catechesi nelle scuole e nella parrocchia. Ma a questo servono molto anche i sacramenti. Voi siete tutti battezzati, molti di voi riceveranno in questo anno la prima comunione, vi auguro di prepararvi bene a questo momento che vi aiuterà poi a proseguire nel vostro itinerario sacramentale. Ai lupetti e alle coccinelle auguro buoni campeggi.

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN CLETO PAPA


AL CONSIGLIO PASTORALE


Domenica 28 gennaio 1996

Vi ringrazio per queste parole. Io mi domando se san Cleto Papa avesse un consiglio pastorale; penso di sì, forse un po' diverso da quello di questo secolo XX anzi all'inizio quasi del XXI. Ma credo di sì perché credo che questa struttura pastorale appartenga alla storia della Chiesa perché essa gode dei doni dello Spirito Santo e di essi fa ?arte anche il buon consiglio. Io sono molto emozionato di visitare oggi questa parrocchia dedicata al terzo Papa dopo san Pietro. Il primo era Lino, che era di Volterra, il secondo Anacleto, che era Greco e poi Clemente a concludere il primo secolo. Io vi ringrazio del vostro impegno nell'essere consiglieri del vostro parroco ed indirettamente anche consiglieri del Vescovo di Roma. Certamente Papa Cleto aveva il dono del buon consiglio anche nel momento della sua morte, del suo martirio. Ha saputo affrontare questo sacrificio estremo, questo dare la sua vita per Cristo, come aveva fatto Pietro, Lino e tutti i loro successori sino al IV secolo. Auguro a tutti voi ogni benedizione, e soprattutto vi auguro di continuare ad essere un buon Consiglio per la vostra parrocchia e per il Vescovo di Roma.

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN CLETO PAPA


AI GIOVANI DELLA PARROCCHIA


Domenica 28 gennaio 1996




Grazie per questo discorso poiché non erano soltanto parole di cortesia ma bensì esse costituivano piuttosto un'analisi. Il vostro collega, parlando a nome vostro, si è opposto a tutto quello che riduce la persona umana; a tutte quelle forme di riduzionismo che minacciano l'uomo ma soprattutto i giovani, minaccia cioè da ridurlo a qualcosa che è a lui inferiore. Ha detto di volersi battere per mantenere la sua dignità, la dignità dell'uomo, alla sua altezza. E qui ci incontriamo perfettamente perché Cristo ci ha insegnato cosa è l'uomo, chi è l'uomo, quale è l'altezza della sua dignità, della sua persona, della sua vocazione. Poi devo certamente ricordare in questa circostanza l'incontro che si è svolto lo scorso anno a Manila con i giovani di tutto il mondo. Si è trattato di uno dei sei incontri mondiali. Il primo è stato a Roma, poi a Buenos Aires, poi a Santiago di Compostela, poi a Czestochowa, poi a Denver, poi Manila e poi a Loreto. Io vedo quanto è importante ed attuale mantenere questa tradizione degli incontri mondiali della gioventù. I giovani hanno molto da dire, ma hanno anche molto bisogno di sentire, di capire, per questo hanno molto bisogno di questi incontri. Si tratta di un'opera di evangelizzazione fondamentale, dell'evangelizzazione del futuro, del Terzo Millennio. Il vostro rappresentante ha anche ricordato il futuro incontro di Parigi per l'anno prossimo. Vi auguro di continuare a crescere in questo clima spirituale, con questa formazione, ma soprattutto con questa mentalità e con questa convinzione di volervi opporre a ogni antropologia riduttiva, a tutto quello che degrada gli orizzonti della vostra giovinezza; vi auguro di seguire questa grande tradizione della Chiesa di Roma che è presente anche in questa parrocchia di San Cleto, secondo successore di san Pietro e che ispira la determinazione di continuare ad avere questa visione della dignità dell'uomo, di continuare nell'impegno di essere uomini e donne degni, di essere poi nel futuro sposi e genitori, di essere sacerdoti e Vescovi, religiosi e religiose, contemplative e persone consacrate, e tutto quello che appartiene alla vocazione cristiana di ciascuno di noi. Vi auguro, carissimi giovani, di trovare la vostra strada e di non perdere mai il coraggio. Coraggio, carissimi giovani.

21 Concluso l'incontro con i giovani, i1 Santo Padre si intrattiene brevemente con i sacerdoti della parrocchia. All'esterno della chiesa frattanto si è radunata una folla di fedeli in attesa di salutarlo. Il Papa, prima di lasciare San Cleto per rientrare in Vaticano, saluta i parrocchiani.

Sono stato molto felice di aver potuto visitare per la prima volta la parrocchia di San Cleto Papa. Auguro a tutti di proseguire lungo il vostro fruttuoso cammino. Vi benedico e vi auguro di avere sempre coraggio.


AI VESCOVI DELLA REGIONE CENTRO-OVEST


DELLA CONFERENZA NAZIONALE DEL BRASILE


Lunedì, 29 gennaio 1996




Cari Fratelli nell’Episcopato,

"grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (2Co 1,2).

1. È con molto piacere che vi accolgo, Vescovi della Regione Centro-Ovest della Conferenza Episcopale Nazionale del Brasile. Questo nostro incontro odierno è caratterizzato da una particolare circostanza, ossia che con esso si conclude la serie di visite, iniziata nel 1995, che l’Episcopato brasiliano ha effettuato a Roma per visitare Pietro (cf. Gal Ga 1,18). Il vostro pellegrinaggio ad Limina Apostolorum è un atto di natura estremamente personale per ognuno di voi. Nel venire qui, professate la fede apostolica dinanzi al mondo e proclamate che la Chiesa è la Sposa del divino Redentore e il suo strumento per la salvezza dell’umanità. Rendendo conto del vostro governo episcopale, ripetete con forza "gratias tibi Deus, gratias tibi" e lodate la bontà del Signore per tutto ciò che Egli ha voluto realizzare per mezzo vostro, chiedendo all’Onnipotente di darvi la forza di ritornare al vostro lavoro pastorale con la certezza della speranza che non delude (cf. Rm Rm 5,5). Attraverso le parole che il Cardinale José Freire Falcâo ha voluto rivolgermi a nome vostro, e al quale sono grato per le espressioni di affetto collegiale che ha rivolto al Successore di Pietro, colgo il fulcro delle vostre preoccupazioni e delle sfide che dovete affrontare in ognuna delle Chiese particolari che presiedete per diffondere il lievito della Parola salvifica con rinnovato ardore missionario.

2. Questo vostro pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli è caratterizzato anche da un evento di particolare importanza. Di fatto la Chiesa universale si trova nella fase attiva di preparazione per "ravvivare nel popolo cristiano la coscienza del valore e del significato che il Giubileo del 2000 riveste nella storia umana" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 31). Non posso pertanto non elevare il cuore in rendimento di grazie a Dio Padre per l’accoglienza riservata in Brasile alla celebrazione giubilare, soprattutto nell’ottica della Nuova Evangelizzazione, avendo avuto notizia delle numerose iniziative pastorali promosse a tal fine nelle vostre diocesi.

Nei colloqui personali che ho avuto con voi in questi giorni, ho potuto apprezzare ancora una volta la vitalità delle vostre Chiese particolari, la vostra sollecitudine di Pastori, la dedizione dei vostri collaboratori nel ministero apostolico e la fedeltà a questo centro dell’unità che è la Sede di Pietro. Come ho già ricordato in simili occasioni, l’incontro di oggi evoca spontaneamente i miei viaggi pastorali nel vostro Paese, nato all’ombra della Croce, benedetto fin dalle sue origini dalla predicazione del Vangelo e dal dono del Battesimo, e che continua a essere l’immenso campo di lavoro al quale siete stati inviati e nel quale svolgete con abnegazione il vostro ministero episcopale.

Questo impegno missionario riceve ora un nuovo impulso in vista della celebrazione del Secondo Millennio della nascita del Redentore, e costituisce un’occasione privilegiata per riaffermare nel cuore e nella mente di ogni brasiliano la vera fede, per rivitalizzare le comunità cristiane nell’esercizio della carità, per esaminare metodi e adottare quegli strumenti pastorali che consentano alla Chiesa in Brasile di proseguire, con rinnovato ardore, la missione che svolge dagli albori dell’evangelizzazione.

3. Se il Giubileo dell’Anno 2000 intende essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione, bisognerà rendere grazie in modo particolare per il "dono della Chiesa, fondata da Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 32).

Quanti appartengono alla Chiesa sono uniti tra di loro, formando un solo corpo spirituale, mistico, il cui capo è Cristo. In tal modo non formano una mera comunità umana, non costituiscono semplicemente una persona morale o giuridica di indole religiosa, ma, al contrario, prendono parte all’unità intima che li impegna in una stessa vita, chiamata vita soprannaturale o vita della grazia. "Nella persona morale" diceva il mio venerabile predecessore, Papa Pio XII "il principio di unità non è altro che il fine comune e la comune cooperazione a uno stesso fine, mediante l’autorità sociale; invece nel corpo mistico, di cui trattiamo, a questa comune tendenza dello stesso fine si aggiunge un altro principio interno che ( . . .) è di tale eccellenza da superare immensamente per se stesso tutti i vincoli di unità che compaginano sia un corpo fisico sia un corpo morale. Ciò, come sopra abbiamo detto, non è qualche cosa di ordine naturale, ma soprannaturale, anzi in se stesso infinito ed increato, cioè lo Spirito divino (Pio XII, Mistici Corporis, 1943).

22 La Chiesa non si riduce tuttavia a una pura comunità di spirito, mistica e interna. Ogni essere umano è chiamato a prendere parte alla Chiesa che si configura, esternamente, come un’autentica comunità sociale storica: il Popolo di Dio. "La Chiesa terrestre" proclama la Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II "la Chiesa della terra e la Chiesa ormai in possesso dei beni celesti, non si devono considerare come due realtà, ma formano una sola complessa realtà risultante di un elemento umano e di un elemento divino" (Lumen Gentium LG 8). Alla base di tutto vi è una grande analogia con il mistero del Verbo Incarnato: "infatti, come la natura assunta è a servizio del Verbo divino come vivo organo di salvezza ( . . .) in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa è al servizio dello Spirito di Cristo che lo vivifica, per la crescita del corpo" (Ibidem). Vegliare pertanto per confermare, con il proprio ministero pastorale e la propria santità di vita, questa analogia dell’unica Chiesa di Cristo è una missione di grande efficacia e responsabilità, a voi affidata.

4. Fin dall’inizio del mio Pontificato ho invitato la Chiesa universale a volgere il suo sguardo all’avvento del Terzo Millennio, ormai imminente; ho anche avuto l’opportunità di notare che non si tratta "di indulgere a un nuovo millenarismo" (Tertio millennio adveniente TMA 23), con la tentazione di presagire in esso mutamenti sostanziali nella vita delle collettività e di ogni individuo. La vita umana continuerà, gli uomini continueranno a conoscere successi e fallimenti, momenti di gloria e fasi di decadenza, e Cristo Nostro Signore sarà sempre, fino alla fine dei tempi, l’unica fonte di salvezza.

Tuttavia anche il tempo riveste un’importanza fondamentale, poiché la salvezza è giunta a noi mediante le azioni compiute nella Storia dal Verbo Incarnato. La fede cattolica, dal canto suo, non ci isola dal mondo, ma ci esorta a percepire le chiamate che Dio ci fa, o, in altre parole, a "suscitare una particolare sensibilità per tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cf. Ap Ap 2, 7ss.)" (Tertio millennio adveniente TMA 23).

Pertanto, compiuto questo tempo di grazia per la Chiesa in Brasile, nel concludersi un altro ciclo delle visite ad Limina tempo di rendimento di grazie, di riflessione e di decisioni pastorali, sono certo che ognuno di voi farà proprio questo e gli altri messaggi che ho rivolto all’Episcopato brasiliano, e si porrà domande su quella "particolare sensibilità" a cui ho fatto riferimento prima, per applicare, in ogni Chiesa particolare, le indicazioni che ho voluto gradualmente darvi nel corso dei nostri incontri personali o collettivi. In tal senso, nascerà quella "gioia della conversione", la "metànoia" "che è la condizione preliminare per la riconciliazione con Dio tanto delle singole persone quanto delle comunità" (Tertio millennio adveniente TMA 32), ma che riguarda in modo costante ogni Pastore quando si tratta di vegliare sul bene spirituale del suo gregge.

5. "Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale" (1P 2,5).

Sì, carissimi Fratelli nell’Episcopato, la Chiesa è un "edificio spirituale" costituito da "pietre vive". Gesù è la "pietra angolare, scelta, preziosa", sul cui fondamento la Chiesa, guidata dall’azione dello Spirito, edifica se stessa nel corso dei secoli. Quasi ad avvisarci delle frequenti tentazioni della superficialità e del clamore, e anche del disinganno e della stanchezza, la Prima Lettera di Pietro ci ricorda che la vera essenza della Chiesa è nel suo fondamento: Cristo crocifisso e risorto. Inoltre usando le parole del dottore di Ippona, "la Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio in mezzo alle persecuzioni del mondo e alle consolazioni di Dio" (sant’Agostino, De civitate dei, XVIII, 51, 2: PL 41,614), annunciando la croce e la morte del Signore finché Egli venga (1Co 11,26 cf. Lumen Gentium LG 8). La forza di Cristo è la nostra speranza. Non dovete, non potete scoraggiarvi! Cristo risorto veglierà sul ministero dei suoi Pastori, fino al giorno in cui si manifesterà, alla fine dei tempi, nello splendore della sua maestà.

Tuttavia dovete essere anche "pietre vive" per il popolo di Dio ansioso di conoscere, di penetrare in modo più profondo il mistero di Cristo e della sua Chiesa. In questo cammino interiore della grazia, noi Vescovi e sacerdoti abbiamo una grande responsabilità. Come non ricordare qui che, accanto a un desiderio sincero di possedere la verità che rende liberi, esiste una sorta di clima rarefatto di "indifferenza religiosa, che porta molti uomini di oggi a vivere come se Dio non ci fosse"? E cosa si potrà dire riguardo alla "diffusa perdita del senso trascendente dell’esistenza umana e lo smarrimento in campo etico, persino nei valori fondamentali del rispetto della vita e della famiglia" (Tertio millennio adveniente TMA 36)? E' noto che se il "principe del mondo" (Jn 14,30) non potrà prevalere su Cristo e sulla sua Chiesa, farà del tutto per far dannare le anime poiché "il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare" (1P 5,8).

In questo momento di disorientamento, che si sta diffondendo "anche a causa della crisi di obbedienza nei confronti del Magistero della Chiesa" (Tertio millennio adveniente TMA 36), dovete mostrare di essere saldi "maestri della fede" (Christus Dominus CD 2) e, in modo particolare, dovete cercare di rimanere, con la grazia di Dio e con docilità di spirito, fedeli depositari della Verità rivelata, impegnati concretamente nel preservare l’unità della Chiesa con la promozione della sua disciplina comune e l’osservanza di tutte le leggi ecclesiastiche (cf. can. 392 CDC). In tal modo v’impegnerete ancora di più nella grande missione che vi attende alle soglie del terzo millennio della redenzione: aiutare e comunicare agli uomini i frutti della salvezza di Cristo (cf. Lumen Gentium LG 8) insegnando loro a riscoprire e ad amare la Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

6. Come ben sapete, "la Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria" (Ad gentes AGD 2); per questo è necessario rinnovare incessantemente lo spirito di missione in tutti i suoi membri, a partire dalla progressiva maturazione di ognuno nella propria fede battesimale. Per ottenere una partecipazione attiva di ogni membro della Chiesa nella missione che, sebbene in modo diverso, riguarda tutti, bisogna dedicare un’attenzione prioritaria e compiere un intenso sforzo per portare le moltitudini di battezzati che si sono allontanate dalla pratica religiosa o alla quale forse non sono state neanche educate a una coscienza più chiara ed esplicita della loro identità cattolica e della loro appartenenza alla Chiesa, alla pratica assidua della vita sacramentale e alla loro integrazione nelle proprie comunità cristiane. Con pazienza, con pedagogia paterna, mediante un itinerario catechetico permanente, per mezzo di missioni popolari e di altri mezzi di apostolato, aiutate questi fedeli a perfezionarsi nella loro consapevolezza di appartenere alla Chiesa. All’inserimento materiale nella comunità ecclesiale, mediante il Battesimo, deve seguire un’adesione cosciente e una partecipazione attiva e generosa, in modo da rafforzare la propria identità con Cristo-Capo che, per mezzo dei Vescovi, successori degli Apostoli, governa tutta la Chiesa. Da essa proverranno le indispensabili fonti della grazia che, mediante i sacramenti e la Buona Novella della Parola di Dio, annunciata evangelicamente, si trasforma nello strumento di salvezza per quanti credono.

Sono proprio queste moltitudini che conservano la fede del proprio battesimo, anche se forse indebolita dall’ignoranza sulle verità religiose, le più vulnerabili di fronte all’impatto del secolarismo e del proselitismo delle sette, a cui in diverse occasioni ho voluto far riferimento nel corso dell’anno passato, nei vari incontri con l’episcopato brasiliano. Senza un inserimento pieno nella vita ecclesiale e nelle sue strutture visibili, ossia senza una partecipazione viva alla Parola e ai Sacramenti, la fede tende a indebolirsi e difficilmente potrà resistere al clima dissacratore che regna e che invita a mettere da parte Dio e a disconoscere l’importanza della religione nell’esistenza quotidiana degli uomini.

I fedeli vogliono vedere nei loro Vescovi e nei loro Padri uomini di Dio "un altro Cristo" che li conducano lungo il cammino della fede, disposti a ricongiungere al Padre quanti erano dispersi (cf. Or. Euc. III); essi desiderano contemplare Cristo nei loro Pastori per la loro santità e dignità di vita, che manifestano insegnando ad amare i propri simili e mostrandosi solidali con quanti soffrono, piuttosto per la loro popolarità raggiunta, a volte, mediante tendenze ideologiche o sociali. La Chiesa perderebbe il suo più autentico significato soprannaturale, voluto dal suo Fondatore (cf. Gv Jn 18,36) se pretendesse di dare preferibilmente alla sua struttura visibile un orientamento caratterizzato da considerazioni di tipo temporale, con il rischio di aggravare la divisione in seno alla società già esasperata e perplessa di fronte alla mancanza di un orientamento positivo circa il suo destino. Il "fondamento della comunità voluta da Dio nel suo eterno disegno è l’opera della Redenzione, che libera gli uomini dalla divisione e dalla dispersione prodotte dal peccato" (Giovanni Paolo II, Udienza generale, 31-VII-1991, n. 7). Cristo, mediante il suo sacrificio redentore, culminato nella sua morte sulla croce, è la fonte della nuova unità degli uomini, chiamati in Lui a recuperare la loro dignità di figli di Dio.

23 Il problema dell’intolleranza, della violenza nelle città e nelle campagne, di cui ho notizia, con le gravi forme di ingiustizia e di emarginazione sociale che affliggono la vostra società, sarà superato solo attraverso una catechesi che, nell’ispirare retti criteri di giustizia sociale, porti a una conversione dei cuori a Dio, e a una coscienza più viva della realtà soprannaturale della propria vita. Per questo, vale la pena insistere sul fatto che "quando annuncia all’uomo la salvezza di Dio, quando gli offre e comunica la vita divina mediante i sacramenti, quando orienta la sua vita con i comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo, la Chiesa contribuisce all’arricchimento della dignità dell’uomo. Ma essa, come non può mai abbandonare questa sua missione religiosa e trascendente in favore dell’uomo, così si rende conto che la sua opera incontra oggi particolari difficoltà ed ostacoli. Ecco perché s’impegna sempre con nuove forze e con nuovi metodi all’evangelizzazione che promuove tutto l’uomo" (Giovanni Paolo II , Centesimus annus CA 55).

L’annuncio centrale, l’autentica novità della predicazione e dell’azione della Chiesa è la Redenzione dell’uomo, operata da Gesù Cristo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis RH 18). Questo ben noto aspetto soteriologico non dovrà mai essere dimenticato o trascurato; al contrario, esso deve occupare un posto centrale, anche quando la Chiesa, nello svolgere la sua specifica missione religiosa, parla delle realtà temporali, illuminandole con la sua Dottrina Sociale. Soltanto la Redenzione, ottenuta da Gesù Cristo e accolta con fede nel cuore dell’uomo, liberandolo dal peccato, potrà superare le ultime e più alte barriere del male e dell’ingiustizia, garantendo una società migliore con la creazione di una civiltà dell’amore.

7. Cosa potete realizzare concretamente in ognuna delle vostre Chiese?

Dalla lettura delle relazioni che avete preparato e dall’esperienza che mi proviene dal "ministero petrino" che si estende a tutta la Chiesa, desidero suggerire fraternamente alcune direttive, che giudico valide non solo per voi ma anche per tutti i Pastori in generale.

a) È necessario impegnarsi attivamente nella Nuova Evangelizzazione, la cui assoluta urgenza per i cristiani della nostra epoca sottolineo da molto tempo. Preoccupatevi, in modo costante e capillare, dell’istruzione religiosa, del catechismo per i bambini e gli adolescenti, dello studio completo e formativo per i giovani e gli adulti, conferendo particolare enfasi alla comprensione della sacralità del matrimonio e del rispetto per la vita. Insistete sugli immutabili fondamenti della fede: Dio, Gesù Cristo, lo Spirito vivificante e la Chiesa. Solo Gesù Cristo è la verità, e soltanto nella grazia dello Spirito vi è la vera salvezza. Infondete nel cuore di ogni fedele un tenero amore per la Madre di Dio, la Vergine Maria. Formate in lui una coscienza retta, coerente e coraggiosa. Lasciatemi quindi insistere sulla convenienza di avvalersi del Catechismo della Chiesa Cattolica significativo riflesso della "natura collegiale dell’Episcopato (Giovanni Paolo II, Fidei depositum, n. 2), a tre anni dalla mia autorizzazione alla sua pubblicazione per una corretta interpretazione di queste e di altre verità della nostra fede.

b) In secondo luogo, di fronte alla scarsità del clero al servizio di una popolazione in continuo aumento, è urgente una grande promozione di vocazioni sacerdotali. Giustamente i Vescovi e gli Agenti di Pastorale Vocazionale, riunitisi nel Primo Congresso Continentale Latino-americano per le Vocazioni, dal 23 al 27 maggio 1994, a Itaici, hanno affermato all’inizio della loro Dichiarazione Finale che: "risvegliare, discernere, animare e appoggiare le vocazioni di speciale consacrazione" è "il compito fondamentale della Chiesa". I giovani di oggi ricercano una Chiesa che s’identifichi con le verità soprannaturali e con i misteri di Dio. Questa Chiesa non è solo Popolo di Dio, facilmente ridotto a una categoria socio-culturale o politico-partitica. La vera caratteristica di questo Popolo di Dio è la sua partecipazione al "sacerdozio regale di Cristo", è l’essere "Sposa del Verbo Incarnato" e "famiglia di Dio". La Chiesa di Dio, "Corpo Mistico di Cristo", è inviata al mondo soltanto nella misura in cui partecipa alla missione divina del Figlio di Dio fatto uomo, e vive la propria identità nella celebrazione dei misteri divini nella liturgia. In tal senso, urge che tutti scoprano la liturgia come tesoro primordiale nella formazione della vita consacrata. Non è la storia di un popolo che si celebra, ma il mistero di Cristo che è il contenuto più profondo della Chiesa alla ricerca del suo destino definitivo. Vale allora la pena di ripetere quella domanda che ho formulato di recente: "È vissuta la liturgia come" fonte e culmine" della vita ecclesiale, secondo l’insegnamento della Sacrosanctum Concilium?" (Tertio millennio adveniente TMA 36).

c) Infine, come è naturale, a voi, "i ministri di Cristo e i dispensatori dei misteri di Dio" (Lumen Gentium LG 21), vanno le mie ultime raccomandazioni. Dio Nostro Signore chiama i suoi Pastori a un’indicibile unione di Amore con lui. Egli, che ci ha amato per primo, deve potere esigere dai suoi "amministratori" e "amici" un cuore costante, ardente e eroico, che dal profondo possa affermare, con assoluta sincerità: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo" (Jn 21,17). Questo amore evangelico che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori (cf. Rm Rm 5,5), deve costituire la forza animatrice di tutte le vostre attività pastorali a beneficio del Popolo di Dio.

Cristo vi ha scelto e vi ha inviato per annunciare a tutti, con la vostra parola e con la vostra vita, il suo messaggio e la sua verità salvifica. Come educatori nella fede e "dottori autentici" (Lumen Gentium LG 25), la vostra preghiera e l’ascolto della Parola devono essere assidui e attenti, affinché possiate trasmetterla agli altri e scoprire così in ogni avvenimento il disegno di Dio (cf. Apostolicam actuositatem AA 4). La vostra predicazione deve essere sempre una testimonianza del vostro incontro personale con Cristo e della vostra dedizione, senza riserve, per diffondere il Vangelo e per edificare il Regno di Dio in comunione ecclesiale.

8. Mentre questo millennio volge al termine, la Chiesa continua il suo pellegrinaggio; essa veglia e attende il suo Signore, l’Alfa e l’Omega, Colui che rinnova tutte le cose (cf. Ap Ap 21,5). Nel concludere la nostra serie di incontri, in occasione delle vostre visite ad Limina, desidero invitare tutta la Chiesa del Brasile a implorare dal "Padre misericordioso (2Co 1,3) la grazia dello Spirito affinché non si conformi alla mentalità di questo secolo (cf. Rm Rm 12,2), ma sia sempre conforme all"immagine del Figlio suo" (Rm 8,29). Dio voglia che all’alba del terzo millennio, quando l’intera nazione brasiliana starà celebrando il quinto centenario della sua scoperta, fioriscano sulla Terra della Santa Croce frutti abbondanti di grazia e di santità in questo popolo buono e generoso, che si aspetta da voi che manifestiate lo spirito e la virtù di Dio (cf. 1Co 2,4).

Una volta ritornati alle vostre diocesi, vi chiedo di trasmettere ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, catechisti e fedeli, il saluto affettuoso del Papa, che pensa a tutti e per tutti prega con grande affetto e salda speranza. All’intercessione della Santissima Vergine, Nossa Senhora Aparecida, affido voi, le vostre intenzioni e i vostri propositi pastorali, affinché il nome di Cristo sia sempre presente nel cuore e sulle labbra di ogni brasiliano.

Con questi sentimenti, vi accompagnano la mia preghiera e la mia Benedizione Apostolica.

24                                                              Febbraio 1996


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