GP2 Discorsi 1996 42


VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

INCONTRO NEL TEATRO « TERESA CARREÑO »

CON I RAPPRESENTANTI E RESPONSABILI DELLA VITA SOCIALE,


CULTURALE, POLITICA ED ECONOMICA DEL PAESE



Sabato, 10 febbraio 1996




Illustri Signore e Signori,

1. Sono lieto di incontrare voi, rappresentanti e responsabili della vita sociale, culturale, politica ed economica del Paese.Siete giunti da ogni angolo del Paese per incontrarvi con il Papa. Vi ringrazio per la vostra presenza a questo avvenimento e vi porgo il mio più cordiale saluto.

Saluto il Presidente della Repubblica e le autorità che lo accompagnano. Sono riconoscente a Mons. Ramón Ovidio Pérez Morales, Arcivescovo di Maracaibo nonché Presidente della Conferenza Episcopale, per le parole che mi ha rivolto nel darmi il benvenuto a questa cerimonia. Ringrazio anche per la loro testimonianza di vita familiare Francisco e América Gonzales.

Tramite voi, desidero far giungere la mia parola a tutti i componenti dei diversi ambiti e delle diverse istituzioni in cui svolgete le vostre attività. Da voi dipende, in larga misura, il compito della costruzione di un Venezuela sempre migliore che, prendendo ciò che di più prezioso vi è nel passato, si avvii verso il progresso e il benessere integrale di tutti e di ognuno dei membri della comunità nazionale.

2. La vostra Nazione è stata benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali. Può contare su una popolazione in maggioranza giovane e dinamica, possiede gente esperta in settori molto diversi, il suo popolo ha una religiosità molto radicata. Il Venezuela ha vissuto in questi ultimi decenni un progresso economico reale e significativo unito allo sviluppo di un regime democratico e di libertà inseriti in uno Stato di diritto. Tuttavia, attualmente esso deve far fronte a serie difficoltà nei diversi ambiti della vita nazionale, in quanto una grave crisi economica, che da tempo incombeva inesorabilmente, sta colpendo duramente la classe media e bassa, aumentando in misura drammatica la povertà fino a farla in molti casi sfociare in autentica miseria.

Non bisogna dimenticare che il processo di impoverimento materiale porta molte volte a un impoverimento morale e spirituale delle persone e dei gruppi sociali, in particolare dei giovani e degli adolescenti. Ciò provoca una grave crisi per l’assenza di valori nel campo dell’etica, della giustizia, della convivenza sociale e del rispetto per la vita e per la dignità della persona. Queste cose, certamente preoccupanti, portano al disorientamento, provocano scoraggiamento e disperazione, oltre a una certa sfiducia nelle istituzioni.

43 Il superamento di questa situazione è sempre più anelato da quanti chiedono il rispetto e la promozione della loro inviolabile dignità di persone in tutti gli ambiti della società.

3. In questo momento desidero incoraggiare tutti i venezuelani - e in particolare voi che costituite questo gruppo tanto significativo della vita nazionale - e infondere speranza nella costruzione di una società nuova, basata sulla cultura della vita e della solidarietà, in cui consiste, come ho detto in molte occasioni, la civiltà dell’amore. A questo riguardo, il Concilio Vaticano Secondo insegna che "La Chiesa, certo, perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all’uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato. Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia" (Gaudium et spes
GS 40).

4. Voi avete responsabilità in tanti settori della vita nazionale. Oggi si sono indeboliti alcuni aspetti fondamentali e la gerarchia di valori quali la promozione della verità, la pratica della solidarietà, la responsabilità nella ricerca e nell’affermazione del bene comune e la solidità dell’istituzione familiare. Di fronte a ciò, è necessaria una giusta comprensione di questi fenomeni, perché la presa di coscienza dei propri limiti è passo indispensabile per una ripresa. Le esperienze che appaiono negative devono servire a non ripetere gli errori e ad assumere un impegno corresponsabile verso il Paese, rafforzando la speranza che ha il suo fondamento in Dio e nelle potenzialità dell’intelligenza e della libertà umane.

In effetti, si tratta di superare le difficoltà e di procedere verso un ordine sociale che "è da sviluppare sempre più, è da fondarsi sulla verità, realizzarsi nella giustizia, deve essere vitalizzato dall’amore, deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà. Per raggiungere tale scopo sono da introdurre un rinnovamento della mentalità e profondi mutamenti della società" (Gaudium et spes GS 26).

5. La Chiesa - fedele alla sua missione e aperta a tutti i credenti, come agli uomini di buona volontà - ha una parola da dire riguardo a queste situazioni. Nel momento attuale, alle soglie del Terzo Millennio dell’era cristiana, essa ha assunto l’appassionante compito della Nuova evangelizzazione, che ha lo scopo di rinnovare la vita alla luce del messaggio di Gesù Cristo e di fare dei valori evangelici la linfa e il fermento di una nuova società, promuovendo nei fedeli cristiani la coerenza tra la fede e la vita, così come il superamento ovunque delle ingiustizie e dei fallimenti sociali, la promozione della dignità umana e di una retta condotta familiare, lavorativa, politica ed economica.

L’annuncio e l’accoglienza del Vangelo che la Chiesa offre aiuta i cristiani a essere uomini nuovi (cf. Col 3,10), che possano contribuire alla costruzione di una società nuova, fondata sulla giustizia, sul dialogo e sul servizio e in grado di affrontare le sfide del futuro. In questo compito è necessario iniziare dalla promozione incessante della dignità dell’uomo, che rispetti la verità su se stesso, immagine di Dio (cf. Gen Gn 1,27) e cammino della Chiesa (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor hominis RH 14). In tal modo si contribuisce a elevare la società, poiché "Dall’indole sociale dell’uomo appare evidente come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società siano tra loro interdipendenti" (Gaudium et spes GS 25). Così facendo si pianifica l’autentica promozione umana, che tende all’integrale liberazione della persona (cf. Giovanni Poalo II, Evangelii nuntiandi EN 29-39).

Il necessario cambiamento, che dev’essere "di mentalità, di comportamento e di strutture" (Giovanni Paolo II, Centesimus annus CA 60), promuoverà una cultura della solidarietà che possa prevalere sulla volontà di dominio o di una vita egoistica, così come un’economia di partecipazione, invece di un sistema di accumulazione di beni, che genera un grande divario non solo tra i diversi Stati, ma anche tra i cittadini di uno stesso Paese.

6. Fra i temi che richiedono particolare attenzione per la costruzione di una società realmente nuova e dinamica bisogna segnalare certamente quello della famiglia e quello della vita. Infatti, il futuro della società passa per la famiglia (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio FC 51), e "La salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare. Perciò i cristiani, assieme a quanti hanno alta stima di questa stessa comunità, si rallegrano sinceramente dei vari sussidi grazie ai quali gli uomini oggi progrediscono nel favorire questa comunità di amore" (Gaudium et spes GS 47). È urgente anche occuparsi di quei bambini che, essendo nati al di fuori dell’istituzione familiare o vivendo in stato di abbandono, crescono senza la tutela e l’aiuto di un padre o di una madre, e difficilmente riescono a integrarsi nella società, essendo segnati da gravi carenze affettive e materiali. Essi sono soggetti a tanti pericoli, conseguenze della mancanza di educazione e di istruzione, quali, ad esempio, la delinquenza giovanile, la violenza, la droga o la prostituzione infantile.

È necessario, allo stesso tempo, creare una cultura della vita. A ragione i Vescovi venezuelani hanno dichiarato lo scorso anno, il 1995, "Anno per la vita", invitando tutti a far sì che le "riflessioni, gli impegni e le azioni" fossero "orientati tanto alla presa di coscienza, quanto a mostrare un atteggiamento di difesa e proclamazione del dono prezioso della vita in ogni sua manifestazione" (Esortazione Compromiso por la vida, n. 8). Essi hanno agito così, esaminando attentamente, con spirito pastorale la situazione del Paese e definendola "grave", in contrasto con la verità cristiana sulla "grandezza della vita umana".

7. Non si può neanche dimenticare il ruolo predominante svolto dall’economia, promuovendo una gestione più giusta e coordinata delle risorse; in questo modo, si onorerà l’uomo, "l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale" (Gaudium et spes GS 63).

Anche la cultura dev’essere oggetto di particolare attenzione nella costruzione della società. Con il termine "cultura" si vogliono indicare "tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina ed esplica le molteplici sue doti di anima e di corpo" (Gaudium et spes GS 53). Tutto ciò deve mirare alla formazione integrale della persona umana e al bene stesso della società.

44 8. Illustri signore e signori, dirigenti e costruttori della società venezuelana, vi incoraggio a operare con decisione nel campo della giustizia, della verità e della pace, guardando verso il futuro con ottimismo, mostrandovi solidali con la sorte del vostro popolo e con i suoi valori, incentrati, soprattutto, sul comandamento fondamentale dell’amore.

Ricordando con commozione tanti illustri figli del Venezuela, lancio il mio appello ai politici, affinché, superando le differenze di partito e gli interessi particolari, uniscano le loro volontà nella ricerca responsabile e disinteressata del bene comune, guardando in maniera particolare alle classi più bisognose. In quest’ora difficile, ma decisiva per la vita della Nazione, esorto i politici e quanti occupano incarichi direttivi, a operare instancabilmente per il vero bene del Paese, sostenendo efficacemente le iniziative che lo favoriscano e dando chiara testimonianza di onestà nella vita privata e professionale.

Il corpo militare, erede di Bolívar e Sucre, è chiamato a vivere la propria vocazione marziale operando per la creazione di condizioni di sicurezza, di stabilità e di fraternità in un mondo in cui la guerra sia bandita e la pace sia un bene reale. Per questo desidero incoraggiare tutti i suoi componenti a garantire sempre la pace nella libertà, sovranità e dignità.

Invito gli intellettuali, gli artisti e gli educatori, seguendo l’esempio di Andrés Bello, Cecilio Acosta e Caracciolo Parra e alimentandosi alle sorgenti del bene e della bellezza autentica, a portare a termine il loro compito nella società, orientandola verso la suprema verità che è Dio.

La Chiesa incoraggia gli uomini impegnati nella scienza e nella tecnica a continuare, come il Dottor José Gregorio Hernández, a promuovere il progresso integrale che consenta all’essere umano di conoscersi meglio e a impegnarsi nei diversi campi della vita sociale.

Ricordo ai lavoratori e agli imprenditori la responsabilità che hanno di assicurare una produzione che soddisfi in maniera adeguata i bisogni fondamentali, mantenendo rapporti di lavoro che uniscano i propri interessi con lo spirito di solidarietà e le esigenze ecologiche delle generazioni presenti e future, rendendo in questo modo possibile il mantenimento di un livello accettabile di qualità di vita.

Mi rivolgo, inoltre, ai professionisti della comunicazione sociale, che hanno illustri esponenti nelle figure di Mons. Jesús María Pellín, Juan González e Núñez Ponte. L’opera di scrittori e di editori, tanto apprezzata dalla Chiesa, deve anch’essa affrontare la sfida di difendere e promuovere tutte le cose spirituali che conferiscono dignità alle persone, le comunità e i popoli, elevando il livello etico della popolazione, sviluppando il senso della libertà nella verità ed evitando quanto avvilisce e degrada.

Desidero, infine, sottolineare il ruolo della donna venezuelana, protagonista nell’ambito sociale, in quanto trasmette la vita ed educa alla pace. Ella deve continuare a partecipare con gioia alla costruzione della società e al progetto rinnovatore del Paese, apportando quel "genio" femminile che assicuri in ogni circostanza la sensibilità verso quanto è essenzialmente umano (cf. Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem
MD 30).

9. Venezuelani, nonostante le difficoltà siano serie e le sfide immense, il vostro impegno deve essere grande. Dinanzi a un presente di incertezze e a un futuro di interrogativi, fate valere le vostre capacità con immaginazione e soprattutto con generosità, avendo fiducia in Dio: Dio ama l’uomo.

Il Venezuela occupa un posto di rilievo in un grande continente pieno di speranza. Affrontando senza paura le sfide della vostra storia, alzando gli occhi verso l’Alto e con cuore solidale, camminate con passo fermo verso il Terzo Millennio, mettendo generosamente i vostri talenti a disposizione della costruzione di un nuovo ordine più giusto perché più umano.

Possa Gesù Cristo, "Salvatore ed Evangelizzatore" (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 40), guidarvi e benedirvi in questo cammino!

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

INCONTRO CON I GIOVANI


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“Avenida Los Proceres” di Caracas

Domenica, 11 febbraio 1996

Cari giovani,


1. Sono profondamente commosso per la vostra calorosa e cordiale accoglienza. Vi confesso che questo è un momento molto atteso della mia visita in Venezuela, poiché mi consente di avere un contatto diretto con la gioventù, tanto numerosa in questo Paese. Voi, giovani, date in un certo modo il nome a questa terra: America, continente della speranza!

Vi ringrazio per le parole che mi avete rivolto e saluto tutti con affetto. Mi rivolgo ai seminaristi, ai novizi e agli aspiranti alla vita religiosa: voi siete una speranza molto grande per la Chiesa nel vostro bel Paese e vi esorto a coltivare la vostra generosa risposta alla chiamata del Signore. Invito voi, universitari, a formarvi solidamente per costruire un nuovo Venezuela. Esorto voi giovani che prestate servizio nelle Forze Armate, a difendere i valori della patria, operando per la pace, la giustizia e il bene comune, principi insegnati da Cristo, Principe della Pace. Desidero abbracciare simbolicamente tutti voi con le mie parole e la mia stima: i giovani lavoratori e i disoccupati, gli indigeni, gli afroamericani, i contadini e quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Rappresentate tutti allo stesso modo la speranza della società venezuelana.

Questo gioioso e fraterno incontro, che coincide con la Giornata della Gioventù in Venezuela, mi fa ricordare tanti momenti di profonda e vibrante comunione con i giovani in varie parti del mondo. Il Papa crede in voi, perché ha sperimentato la vostra insaziabile sete di verità, di pace, di libertà, perché è stato testimone della vostra generosa capacità di servizio, della vostra voglia di vivere e di lottare, aprendo nuovi orizzonti alla Chiesa e alla società.

2. Dinanzi a un mondo di apparenze, di ingiustizie e di materialismo che ci circonda, vi esorto tutti, ragazzi e ragazze del Venezuela, a operare, con responsabilità e gioia, una scelta fondamentale per Cristo nella vostra vita: Giovani, aprite le porte del vostro cuore a Cristo! Egli non delude mai. Egli è la Via della pace, la Verità che ci rende liberi e la Vita che ci riempie di gioia (cf. Preghiera eucaristica Vb).

Dinanzi alla paura del futuro, dell’impegno, della sconfitta . . . Egli è la roccia spirituale (cf.
1Co 10,4). Di fronte a dottrine fallaci e distruttive dell’essere umano, Egli è la luce che viene dall’alto (cf. Lc Lc 1,78). Dinanzi alla tentazione degli idoli del potere, del denaro e del piacere, Egli ci ha liberati (Ga 5,1). Gesù è l’unico Salvatore e non vi è altro nome sotto il cielo nel quale possiamo essere salvati! (cf. At Ac 4,12).

3. Cari Fratelli, Cristo è il Verbo della Vita (cf. 1Jn 1,1-2). Per questo, aprire le porte a Cristo vuol dire annunciare, celebrare e preservare il dono della vita.In quest’epoca, minacciata dalla cultura della morte, voi giovani cristiani dovete essere testimoni coraggiosi della dignità della persona, difensori della vita umana in tutte le sue forme e instancabili promotori dei suoi diritti. Di fronte alla cultura della morte e ad alienazioni quali il narcotraffico, la violenza, la negligenza verso i bisogni dei bambini abbandonati, dei malati degli anziani e in particolare dinanzi a gesti distruttivi quali l’aborto e l’eutanasia, vi esorto a essere "profeti della vita", operando per la cultura della vita con la creatività e la generosità che vi caratterizzano.

Desidero, in questo momento, rivolgere un appello ai vostri genitori e ai vostri professori e a tutti i responsabili dell’educazione in Venezuela. "È necessario educare al valore della vita cominciando dalle sue stesse radici. È un’illusione pensare di poter costruire una vera cultura della vita umana, se non si aiutano i giovani a cogliere e a vivere la sessualità, l’amore e l’intera esistenza secondo il loro vero significato e nella loro intima correlazione" (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae EV 97). Da questo dipenderà in gran parte la capacità dei giovani di diffondere intorno ad essi veri ideali di vita e di crescere nel rispetto e nel servizio verso ogni persona, nella famiglia e nella società.

4. Cristo, Redentore dell’uomo, lo è anche della famiglia. Per questo, aprire le porte a Cristo vuol dire rafforzare la vita familiare. Il Figlio eterno di Dio, incarnandosi nella Sacra Famiglia di Maria e Giuseppe, manifesta e consacra la famiglia quale santuario della vita, cellula primaria della società. La santifica con il sacramento del matrimonio e la costituisce quale "centro e cuore della civiltà dell’amore" (Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie LF 13).

46 Giovani venezuelani, è necessario che vi prepariate bene per formare solidamente la vostra famiglia. Imparate a valorizzare e a preservare l’autentico amore umano! Promuovete tutto quanto favorisce la santità, l’unità e la stabilità della famiglia, fondata sul sacramento indissolubile del matrimonio e aperta con generosità al dono della vita. È una necessità e un dovere di tutti, consolidare e difendere il valore sacro del proprio focolare dinanzi a comportamenti e ad abitudini che infrangono l’unità e l’affetto familiare.

5. Cristo è il Signore della storia. Per questo, aprire le porte a Cristo vuol dire anche far si che la forza del Vangelo penetri in tutti gli ambienti della società attuale, per trasformarla dall’interno. La vostra sensibilità di giovani deve aiutarvi ad aderire ai valori cristiani della non violenza, della giustizia, del lavoro e dell’onestà. I vostri cuori sono aperti all’amicizia e alla fraternità, alla pace, al dialogo e alla tutela della natura. Pertanto, promuovendo questi valori, siate protagonisti della vostra storia e artefici di rinnovamento sociale. Con lo studio e il lavoro, con la partecipazione attiva alla vita politica, economica, sociale e culturale, siete chiamati a essere l’aurora di un nuovo Venezuela, in cui, superata ogni forma di ingiustizia, sia riconosciuto il lavoro e lo sforzo e promosso "il bene comune, come bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo" (Giovanni Paolo II, Christifideles laici
CL 42).

6. Miei cari giovani, aprire le porte a Cristo significa sentirsi membra vive della Chiesa, di questa Chiesa giovane, vigorosa e fedele alla sua missione, che in Venezuela prosegue da ormai quasi cinque secoli, anche in mezzo a non poche difficoltà, lungo le vie del Vangelo. Con profonda gioia posso constatare, in questo secondo Viaggio, nuovi segni di speranza, quali l’aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose, il crescente numero di gruppi giovanili impegnati nella catechesi e nella formazione, tanti ragazzi e ragazze dediti al servizio solidale agli altri, in particolare agli sfollati e agli emarginati. Sono lieto di osservare che i giovani venezuelani hanno accolto la sfida di essere evangelizzatori degli stessi giovani. Per questo, dovete lasciarvi prima evangelizzare profondamente da Gesù Cristo attraverso un processo permanente di formazione spirituale e catechetica.

Rivolgo a tutti voi in particolare un appello a procedere con fiducia verso la nuova primavera della vita cristiana, preparandovi al Giubileo dell’Anno 2000, che ci introdurrà nel Terzo Millennio. "Il futuro del mondo e della Chiesa appartiene alle giovani generazioni che, nate in questo secolo, saranno mature nel prossimo, il primo del nuovo millennio". (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente TMA 58). Se siete in grado di seguire Cristo lungo il cammino delle beatitudini evangeliche, avrete la gioia di contribuire al rinnovamento spirituale e morale del Venezuela con la forza trasformatrice dell’amore cristiano.

7. Possa Maria, Madre dei giovani, Stella della prima e della nuova Evangelizzazione, guidare con la sua protezione i vostri passi verso il Signore, facendo quanto Egli vi dice (cf. Gv Jn 2,5). Possa, dal suo Santuario di Coromoto, accompagnare la gioiosa celebrazione del V Centenario dell’avvento della fede in Venezuela e benedire con il suo amore materno i desideri, i progetti e le speranze di questo grande popolo.

Giovani venezuelani, diffondete, come Maria, la gioia di Cristo al vostro passaggio! Vale la pena credere nella forza del bene e dell’amore. Il Papa vi benedice pieno di gioia ed emozione. Sarete beati se aprirete le porte del vostro cuore a Cristo Salvatore!

Ai bambini che mi accompagnano qui, uno speciale ringraziamento. Vi bacio. Molte grazie.

VIAGGIO APOSTOLICO IN GUATEMALA,

NICARAGUA, EL SALVADOR E VENEZUELA

CERIMONIA DI CONGEDO DAL VENEZUELA


Aeroporto Internazionale «Simón Bolívar» di Maiquetia

Domenica, 11 febbraio 1996

Signor Presidente,

Cari Fratelli nell’Episcopato,
47 Eccellentissime Autorità,
Amati fratelli e sorelle del Venezuela:

1. È giunto il momento di dirci addio, dopo aver trascorso due giorni in mezzo a voi come pellegrino di speranza. Sono stati momenti di gioia spirituale e di incontro, pieni di affetto reciproco, che mi hanno colmato di gioia e di fiducia nel futuro della Chiesa del Venezuela e della vita di questa comunità nazionale.

Per questo desidero innanzitutto esprimere la mia gratitudine al Signor Presidente della Repubblica per i gesti tanto deferenti verso la mia persona. Estendo questa gratitudine anche alle varie Autorità che hanno curato con tanta diligenza gli aspetti che hanno reso possibile la realizzazione dei diversi eventi. In particolare sono molto riconoscente ai miei Fratelli Vescovi: al Cardinale José Alí Lebrún, all’Arcivescovo di Caracas, al Presidente e ai membri della Conferenza Episcopale, che hanno preparato in modo ineccepibile la mia Visita Apostolica. Esprimo altresì il mio sincero ringraziamento ai sacerdoti, alle persone consacrate e ai laici, per l’accoglienza che mi hanno riservato, e in modo particolare a quanti con gioia e impegno hanno dedicato numerosi sforzi per realizzare questa Visita.

2. Sebbene in questa occasione la mia visita si sia limitata a Guanare e a Caracas, ho ricordato tutti i figli di questa Nazione. Dal mio primo incontro con i reclusi nel carcere Retén de Cátia fino a quello che ho avuto poco fa con i giovani nello Stadio Olimpico della Città Universitaria, ho percepito la vostra sincera accoglienza, sperimentando che portate il Papa nel cuore, così come io vi porto tutti nel mio. A Guanare ho constatato la profonda devozione mariana, espressa nell’amore per la Vergine di Coromoto e così radicata nella vita del popolo venezuelano. A Caracas vi ho visti impegnati in modo serio e determinato nell’evangelizzazione, che sempre necessaria, lo è ancor di più dinnanzi alle attuali e urgenti sfide. In occasione degli incontri con i responsabili dei diversi settori della vita nazionale e con i giovani, ho potuto constatare l’immenso potenziale umano della Nazione.

Per tutto ciò, parto con la speranza che il Venezuela, con l’aiuto di Dio e con lo sforzo instancabile dei suoi figli, abbia davanti un futuro migliore. Tra qualche anno si celebrerà il V Centenario dell’avvento della fede la cui commemorazione la Chiesa sta preparando con diversi programmi pastorali che, realizzati con gioia ed efficacia, rappresenteranno un importante e valido contributo alla vita del Paese. Per questo vi invito a parteciparvi, favorendo così l’edificazione di una società sempre più giusta, solidale e fraterna. Vi esorto ad un rinnovato impegno nella vita e nella testimonianza della vostra fede, facendo dei valori cristiani ed etici, che hanno configurato il vostro essere come Nazione, un fattore di coesione sociale, di progresso e di pace.

Che Dio benedica il Venezuela! Che Dio benedica tutti i figli e le figlie di questo nobile Popolo!

Sia lodato Gesù Cristo!

AI MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE DELL'ANNO SANTO

E AI RAPPRESENTANTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI


DI TUTTO IL MONDO


Aula del Sinodo in Vaticano - Venerdì, 16 febbraio 1996




Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
48 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Vi accolgo tutti con grande gioia e riconoscenza! Saluto, in particolare, il Signor Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo del Duemila, ringraziandolo per le cortesi parole che, a nome vostro, mi ha indirizzato. Con lui saluto gli altri Cardinali Membri del Consiglio di Presidenza, come pure Mons. Sergio Sebastiani, Segretario Generale del Comitato Centrale, e i delegati delle Conferenze Episcopali del mondo intero, presenti a quest’incontro.

Rivolgo uno speciale benvenuto ai rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali non cattoliche che, con la loro presenza, rendono più concreto l’auspicio di celebrare i duemila anni dalla nascita di Cristo "se non pienamente uniti, almeno più vicini" (Giovanni Paolo II, Omelia nella S. Messa a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, 25 gennaio 1996, n. 4).

Queste due giornate di intenso lavoro sono state senz’altro utili per meglio mettere a fuoco la strategia pastorale indispensabile per la preparazione dell’Anno Santo, ormai vicino. Volge, infatti, al termine la fase antepreparatoria, e con il 1997 inizierà quella propriamente preparatoria. Le iniziative, già avviate da molte diocesi e parrocchie, fanno sperare in una piena e fruttuosa partecipazione dell’intero Popolo di Dio a questo evento straordinario.

2. Come è stato ripetuto anche in questi giorni, ogni programmazione in vista del Giubileo deve rifarsi, in primo luogo, alla ricchezza del Concilio Ecumenico Vaticano II, "evento provvidenziale, attraverso il quale la Chiesa ha avviato la preparazione prossima al Giubileo del secondo Millennio" (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente
TMA 18).

Il Concilio, infatti, rappresenta quasi la "porta santa" di quella nuova primavera della Chiesa che dovrà essere rivelata dall’evento giubilare. L’Assise conciliare si è concentrata sul mistero di Cristo e della sua Chiesa, aprendosi al mondo per offrire la risposta evangelica all’evoluzione della società contemporanea (cf. Ivi, n. 18): la sua "lezione" è fondamentale per la preparazione e la celebrazione del Grande Giubileo del Duemila.

A Cristo dovrà guardare in questi anni la Comunità dei credenti: è Lui il cuore della Chiesa, la ragione della sua esistenza, il contenuto sempre attuale della sua vita, del suo annunzio e della sua testimonianza. Il Giubileo, straordinario evento spirituale, è tempo dedicato a Dio, che ha donato il suo Figlio perché gli uomini "abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Occorre, pertanto, porre in atto ogni sforzo perché i pur necessari impegni organizzativi non ne offuschino questa fondamentale dimensione. "La ricorrenza giubilare dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenere la speranza protesa nell’aspettativa della vita eterna, ravvivare la carità, operosamente impegnata al servizio dei fratelli" (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 31).

3. Il Giubileo si propone, quindi, come un provvidenziale evento ecclesiale. In ogni parte della terra la Sposa del Signore è chiamata ad innalzare il ringraziamento al Padre per il mistero dell’Incarnazione del Figlio, fondamento di unità e superamento di ogni divisione nell’uomo e nell’umanità. Si realizza, così, quanto suggerisce l’apostolo Paolo: "Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti" (Ep 4,4).

Lo stato di disorientamento e di incertezza, che vive non di rado il mondo contemporaneo, stimola a comprendere quanto sia urgente per i cristiani testimoniare, in modo comunitario, la libera e piena adesione a Cristo, Verità dell’uomo. Questa adesione, peraltro, pur essendo un atto personale, è sempre anche un atto ecclesiale. Come ben osserva il Catechismo della Chiesa Cattolica, è la Chiesa, nostra Madre, che risponde a Dio con la sua fede e che ci insegna a dire "Io credo", "Noi crediamo" (cf. n. 167). Più la catechesi riuscirà a creare nei credenti la coscienza di essere Chiesa e più crescerà in ognuno di essi l’ansia apostolica e missionaria.

4. Consapevoli di essere tutti parte della stessa ed unica Famiglia spirituale, non ci stancheremo mai di ripetere: questo è il tempo della nuova evangelizzazione per imprimere, all’inizio del terzo millennio, un impulso rinnovato all’annunzio del Vangelo. Non si tratta per la Chiesa di un contributo facoltativo, ma di un "dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati" (Giovanni Paolo II , Evangelii nuntiandi EN 5). Questo annunzio, per essere credibile, domanda però umiltà, capacità di ascolto, coraggio e disponibilità nel ricercare senza sosta e nel compiere con generosità la volontà di Dio.

Il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, "magna charta" dell’evangelizzazione dei tempi moderni, ricordava: "Evangelizzatrice, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa. Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore. Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir proclamare "le grandi opere di Dio", che l’hanno convertita al Signore e d’essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire, in una parola, che essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo" (n. 15).

49 Come non auspicare, allora, alla luce di queste prospettive ascetiche ed apostoliche, che le Comunità ecclesiali di ogni Nazione sentano la preparazione al Giubileo come un’occasione di conversione e di verifica dell’impegno pastorale? Possano questi anni, che ci conducono al Duemila, costituire per tutti un tempo di ascolto della parola di Dio e di attenzione ai fratelli, quasi un prolungato corso di "esercizi spirituali" da vivere in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni comunità, associazione, movimento e nelle famiglie cristiane.

5. Carissimi Fratelli e Sorelle! La Chiesa, dal 1997 al 1999, è chiamata a contemplare il Mistero trinitario, rivelato in Gesù di Nazaret. Tenendo fisso lo sguardo su "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre", nell’anno 1997 ci porremo in ascolto di Lui, maestro ed evangelizzatore, per riscoprire di essere come Lui inviati "per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (
Lc 4,18-19). Il rinnovato interesse per la Bibbia, l’assiduità all’"insegnamento degli Apostoli" (Ac 2,42) e alla catechesi, porteranno i cristiani ad approfondire la fede nel Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto, come condizione necessaria per la salvezza, e il Battesimo come fondamento dell’esistenza cristiana. La Vergine Santa, modello dei credenti, contemplata nel mistero della sua divina maternità, sosterrà la paziente e operosa ricerca dell’unità tra i battezzati, in conformità all’ardente preghiera di Cristo nel Cenacolo (cf. Gv Jn 17,1-26).

Il 1998 sarà dedicato allo Spirito Santo, anima del popolo cristiano. Guardando a Lui, che "attualizza nella Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l’unica Rivelazione portata da Cristo agli uomini, rendendola viva ed efficace nell’animo di ciascuno" (Tertio Millennio adveniente TMA 44), e che è "anche per la nostra epoca l’agente principale della nuova evangelizzazione" (Ivi, n. 45), i cristiani ne scruteranno l’azione particolarmente nel sacramento della Confermazione e si sforzeranno di valorizzare i molteplici carismi e servizi, da Lui suscitati nella Comunità ecclesiale. Riscopriranno, altresì, lo Spirito "come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell’intimo e facendo germogliare all’interno del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (Ivi, n. 45). Approfondendo tali "semi" presenti nella Chiesa e nel mondo, essi, sostenuti dalla virtù della speranza, si metteranno alla scuola di Maria per divenire dappertutto costruttori di unità, di pace e di solidale fraternità.

Nel terzo ed ultimo anno preparatorio, il 1999, i credenti, dilatando gli orizzonti secondo la prospettiva del Regno, saranno invitati ad un grande atto di lode al "Padre che è nei cieli" (Mt 5,45), un prolungato Magnificat, che li condurrà, guidati dalla Madre del Signore, a fare quello che Gesù dirà loro (cf. Gv Jn 2,5). Si tratta di un cammino di autentica conversione, che avrà il suo culmine nella celebrazione del sacramento della Penitenza.Quest’itinerario spirituale spingerà i fedeli ad aderire in pienezza a Cristo, perché la Chiesa "permanga degna Sposa del suo Signore e non cessi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attraverso la Croce giunga alla luce che non conosce tramonto" (Lumen gentium LG 9). Il rinnovato amore verso Dio porterà la famiglia dei battezzati a dare voce ai poveri della terra, testimoniando la premurosa cura del Padre celeste verso ogni essere umano. La stimolerà al dialogo con i fratelli nella medesima fede di Abramo e con i rappresentanti delle grandi religioni, al fine di proclamare il primato assoluto di Dio nella vita degli uomini, evitando però ogni sincretismo o facile irenismo.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle! Questo esigente itinerario di preparazione al Grande Giubileo del Duemila chiama in causa ogni fedele e la Chiesa nel suo insieme, invitati ad approfondire sempre più lo spirito delle Beatitudini. "Beati i poveri, . . . beati gli afflitti,... beati i miti,... beati gli affamati ed assetati della giustizia, . . . beati i misericordiosi, . . . beati i puri di cuore, . . . beati gli operatori di pace,... beati i perseguitati per causa della giustizia". Le parole di Cristo diventino orientamenti sempre più concreti per le scelte dei credenti, sì che la loro esistenza sia improntata alla povertà di spirito, all’afflizione per la lontananza da Dio, alla mitezza, alla fame e alla sete di giustizia, alla misericordia, alla purezza di cuore, a desideri concreti di pace, alla fedeltà a Dio e al suo progetto anche di fronte alle persecuzioni (cf. Mt Mt 5,1-12).

La Chiesa, allora, mentre si dispone a varcare la soglia del terzo millennio, rinnovata nella fede, nella speranza e nella carità, oltre che nei metodi pastorali, potrà annunciare con rinnovato ardore agli uomini e alle donne del nostro tempo che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre.

7. La via privilegiata di quest’annunzio rimangono certo l’incontro personale ed il dialogo attento e paziente con quanti incontriamo sul nostro cammino. L’epoca attuale, però, presenta altre modalità di comunicazione, diventate ormai rilevanti per la società contemporanea, in rapida e costante evoluzione. Mi riferisco alle potenzialità dei mezzi della comunicazione sociale sempre più avanzate e sorprendenti. Si tratta di strumenti di enorme diffusione che possono senz’altro facilitare le relazioni tra gli uomini rendendo il mondo un "villaggio globale" e ponendo perciò in termini nuovi l’urgenza dell’evangelizzazione.

Occorre, pertanto, considerare con saggio discernimento le nuove tecnologie multimediali, che influiscono in misura determinante sul modo di pensare e di agire della gente nonché sulla formazione delle nuove generazioni. Attraverso di esse hanno modo di entrare nelle case messaggi e proposte di vita talvolta lontani dal Vangelo, sconvolgendo tradizioni e consuetudini secolari. Al tempo stesso è possibile servirsene per alimentare l’intesa e la solidarietà fra gli individui ed i popoli.

A nessuno sfugge il ruolo che tali strumenti possono svolgere nella preparazione e nella celebrazione del prossimo Giubileo, il primo dell’era telematica. All’inizio del secondo millennio, la Chiesa contribuì in maniera decisiva alla diffusione del Vangelo e alla civilizzazione dei popoli, ponendo a loro servizio, soprattutto attraverso i monasteri, oltre ai tesori della spiritualità cristiana, quelli della cultura classica. Nell’attuale svolta epocale che, con l’avvento del terzo millennio, assume il volto di un’autentica rivoluzione tecnologica e telematica, la Comunità cristiana, ricca di fede ed esperta in umanità, è chiamata a prendere coscienza delle nuove sfide e ad affrontarle con coraggio, animando cristianamente questo nuovo areopago. Ponendo al servizio del Vangelo ogni più moderno strumento di comunicazione, i credenti cammineranno al passo coi tempi e non faranno mancare il loro peculiare apporto per costruire la civiltà dell’amore in un mondo più attento all’uomo perché più fedele a Dio. Possa la preparazione al Grande Giubileo del Duemila vedere congiungersi gli sforzi di tutti, perché si faccia di Cristo il cuore del mondo.

8. Venerati Fratelli nell’episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle! Riferendo l’episodio della Sinagoga di Nazaret, san Luca nota che, dopo la lettura del testo di Isaia, "gli occhi di tutti erano fissi su di Lui" (Lc 4,20). Auspico che la celebrazione giubilare susciti nell’uomo d’oggi lo stesso atteggiamento, orientando a Cristo le attese e le speranze dell’intera umanità.

Affido alla Madre del Redentore, modello e sostegno della Chiesa, le vostre persone ed il prezioso lavoro che state svolgendo in preparazione al Grande Giubileo del Duemila. Da parte mia vi assicuro un costante e grato ricordo nella preghiera, mentre imparto di cuore la Benedizione Apostolica a voi, alle vostre Comunità ed a quanti in ogni angolo della terra operano con generosa dedizione per preparare questo storico appuntamento della fede cristiana.


GP2 Discorsi 1996 42