GP2 Discorsi 1996 196

196 4. I vostri sacerdoti, naturalmente, rimangono i vostri collaboratori più stretti e più importanti nel compito di istruire, santificare e governare il popolo di Dio. Poiché come ministri del Sacramento essi agiscono in persona Christi, devono essere: "radicalmente e integralmente immersi nel mistero di Cristo" (Giovanni Poalo II, Pastores dabo vobis PDV 18). A livello pratico la vita e il ministero quotidiani del sacerdote dovrebbero incentrarsi sulla celebrazione del Santo Sacrificio della Messa e degli altri sacramenti, secondo lo spirito e la disciplina della Chiesa. Qualsiasi cosa facciate per incoraggiare i vostri sacerdoti a offrire l’Eucaristia con devozione, a ricevere con frequenza la grazia del sacramento della penitenza e a celebrare fedelmente la liturgia delle ore è, in realtà, il centro del vostro ministero. L’efficacia della missione della Chiesa dipende, più che qualsiasi altra cosa, dai Vescovi e dai sacerdoti, che sono alimentati dalla preghiera e accesi dall’amore per il Dio vivente (cf. Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, 38-42).

Allo stesso tempo avete il dovere di "sostenere ed aiutare le persone consacrate" (Giovanni Paolo II, Vita consecrata VC 49); anche loro hanno un particolare diritto alla vostra sollecitudine pastorale. La presenza di religiosi e di religiose nelle vostre Chiese locali assicura "una manifestazione particolarmente ricca dei beni evangelici e un’attuazione più compiuta del fine della Chiesa che è la santificazione dell’umanità" (Ivi, 32). L’opera delle diverse congregazioni religiose è decisiva per promuovere la missione della Chiesa in Asia. L’esempio di santità, di vita comunitaria, di apostolato e di servizio caritativo da parte di tanti uomini e donne consacrati è una testimonianza inestimabile di autentica vita cristiana.

5. Sono a conoscenza della vostra particolare attenzione alla corretta preparazione e formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa e dei vostri sforzi concertati per costruire su ciò che è stato già realizzato. Nei vostri tre Seminari maggiori, potete contare sull’impegno e sulla dedizione dei gruppi di formatori, il cui compito è quello di cercare di farsi carico di "una vera e propria iniziazione alla sensibilità del pastore, dell’assunzione consapevole e matura delle sue responsabilità, all’abitudine interiore di valutare i problemi e di stabilire le priorità e i mezzi di soluzione, sempre in base a limpide motivazioni di fede e secondo le esigenze teologiche della pastorale stessa" (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis PDV 58).

La vostra sollecitudine in questo ambito avrà anche un’influenza positiva promuovendo le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Infatti, la consapevolezza vocazionale e la sua promozione sono fra le esigenze più pressanti che le nostre Chiese devono affrontare, anche in considerazione della minore presenza di missionari provenienti da altre parti del mondo. L’impegno di tutti i fedeli a pregare per le vocazioni, sia a livello parrocchiale che nelle singole famiglie, aiuterà i giovani a essere aperti alla chiamata del Signore a seguirlo più da vicino: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (Lc 10,2).

6. Allo stesso tempo, la chiara testimonianza dei valori cristiani che i fedeli laici rendono all’interno della famiglia e della società è essenziale per una presenza cristiana dinamica e penetrante (cf. Apostolicam actuositatem AA 4). Nella formazione dei laici è necessario porre una particolare enfasi sullo studio serio e sistematico delle Scritture e della dottrina sociale della Chiesa. È essenziale la presenza di catechisti impegnati e ben formati: spesso essi costituiscono la forza basilare delle loro comunità e il futuro della Chiesa dipende in larga misura dalla loro fedeltà (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 73). Possa Dio ricompensarli dando loro forza e gioia!

Tutti i diversi gruppi e le organizzazioni ecclesiali presenti nelle vostre diocesi devono operare in accordo e in armonia. Ciò è possibile soprattutto perché la liturgia, il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa, incoraggia i fedeli a divenire un solo cuore nell’amore (cf. Sacrosanctum concilium SC 10). Il vostro impegno volto a promuovere la celebrazione della messa e dei sacramenti nelle principali lingue locali deve proseguire in un modo che assicuri l’inculturazione teologicamente solida del messaggio cristiano (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 52).

7. Le vostre Chiese locali sono profondamente coinvolte nell’educazione dei bambini e dei giovani, apostolato al quale la Chiesa attribuisce grande valore, come dimostra la sua Storia. In alcuni casi la politica non sostiene il vostro impegno. Posso solo incoraggiarvi a continuare ad assicurare la presenza della Chiesa in questo ambito importante, così come nella cura pastorale degli studenti universitari cattolici. Qualunque sia la situazione, l’intera comunità dovrebbe preoccuparsi di ideare programmi e iniziative specifici tendenti alla formazione cristiana dei giovani; le giovani generazioni devono essere alimentate e sostenute nella loro identità cristiana per il bene della Chiesa e della società. Saranno i giovani delle vostre parrocchie e delle vostre associazioni a proclamare e a diffondere il Regno di Dio nel Terzo Millennio (cf. Giovanni Paolo II, Tertio Millennio adveniente TMA 58). Mi rincuora sapere che siete già attivamente impegnati a preparare le vostre Chiese locali al Grande Giubileo.

8. La Malaysia, Singapore e il Brunei stanno sperimentando una rapida crescita socio-economica. La Chiesa non deve stancarsi di sottolineare ciò che costituisce un autentico sviluppo umano, ovvero uno sviluppo che risponde alle esigenze culturali, etiche e spirituali degli uomini e delle donne (cf. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis SRS 33). In tal modo la Chiesa continuerà ad essere lievito nella società, dando il suo appoggio a iniziative volte a proteggere e a difendere i valori autentici, in particolare i valori della famiglia e della solidarietà comunitaria contro le minacce del materialismo e di un individualismo egoistico. È in tali questioni che la promozione della comprensione e della collaborazione tra i diversi gruppi religiosi, culturali e etnici assume una particolare importanza. Continuate a promuovere dialoghi, sia ecumenici che interreligiosi, sempre più autentici ed efficaci. Di particolare importanza è il "dialogo della vita", in cui persone con esperienze di vita si uniscono per aiutare i bisognosi, per dare conforto ai sofferenti, per garantire il rispetto dei diritti delle minoranze, dei rifugiati e degli immigranti. Vi sono anche molti cattolici tra gli immigranti che giungono sulle vostre coste; vi esorto ad offrire loro l’appoggio e le cure pastorali di cui hanno bisogno. "Poiché dunque ne avete l’occasione, operate il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede" (cf. Gal Ga 6,10).

Cari Fratelli nell’Episcopato, sono pienamente consapevole delle responsabilità che il Signore vi ha dato chiamandovi all’Episcopato e vi assicuro del sostegno delle mie preghiere. Auspico che questo nostro incontro abbia suscitato in voi un rinnovato senso della comunione che, come successori degli Apostoli, condividiamo nel servizio di Cristo e del suo Regno. Possa Maria, Regina della Pace e Stella dell’Evangelizzazione, guidarvi e proteggere la Chiesa in Malaysia, in Singapore e nel Brunei! Su voi e sul clero, sui religiosi e sui fedeli laici della vostra regione che, con l’aiuto di Dio, spero di potere visitare nuovamente in futuro, invoco l’abbondanza della grazia divina e a tutti imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.


AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI


DELLA REPUBBLICA ITALIANA


SUA ECCELLENZA L'ONOREVOLE ROMANO PRODI


Biblioteca - Giovedì, 4 luglio 1996




Signor Presidente!

197 1. Sono lieto di accoglierLa e di porgerLe il mio cordiale benvenuto in occasione della visita ufficiale, che Ella mi rende agli inizi dell’alto compito affidatoLe dal Capo dello Stato e dalla fiducia del Parlamento.

La Sua gradita presenza mi offre l’opportunità di rivolgere il mio pensiero alla Nazione italiana, che occupa un posto di primo piano nelle sollecitudini del mio ministero pastorale. È ancora viva in me la "grande preghiera per l’Italia", che ha accompagnato il cammino della Comunità ecclesiale italiana durante il 1994 e che, se è terminata in quanto iniziativa specifica, non cessa di risuonare nella coscienza di quanti credono che il destino dei popoli, non meno di quello delle singole persone, sta nelle mani della divina Provvidenza. Quella mobilitazione spirituale, alla quale la "grande preghiera" richiamava, non deve venir meno, ma continuare a sostenere l’impegno responsabile di tutti i laici cristiani, impegnati nel servizio al bene comune del Paese.

2. Durante il recente Convegno ecclesiale di Palermo, nel riaffermare "profonda fiducia nel popolo italiano", mi sono detto "certo che esso saprà trovare, nel patrimonio di saggezza e di coraggio di cui dispone, le risorse necessarie per superare la situazione difficile che sta attraversando" (Giovanni Paolo II, Discorso a Palermo, 23 nov. 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 2 (1995) 1201).

Mi piace richiamare qui tali parole, essendo questo l’anno nel quale si celebra il 50.mo anniversario della Repubblica e si ricorda l’avvio dei lavori, che portarono alla promulgazione della Carta costituzionale, di cui sono parte integrante i Patti lateranensi, che, opportunamente aggiornati, continuano ad assicurare rispettosa e proficua collaborazione tra la Comunità politica e quella ecclesiale.

Nel commemorare gli eventi di cinquant’anni or sono, da varie parti è stata rilevata la fiducia con cui i Membri dell’Assemblea costituente, nel nobile intento di aiutare l’Italia a sollevarsi dall’immane tragedia della guerra, indicarono ai cittadini itinerari di alto valore etico e civile, tutti impegnando ad operare al servizio della dignità e della libertà di ogni persona, nel rispetto dei principi giuridici che hanno reso grande nei secoli la Nazione italiana.

Gli anni che seguirono furono caratterizzati da grande entusiasmo di propositi e di opere. Tra gli esponenti politici che s’assunsero il compito di dare attuazione ai principi inscritti nella Carta costituzionale, vi furono uomini di singolare levatura morale, che seppero profondere le loro energie al servizio dell’intero Paese, cominciando dalle classi più povere. Fu anche grazie ad essi che il nome dell’Italia tornò ad essere rispettato ed onorato in seno alla Comunità internazionale.

Sono vicende dalle quali sgorga, insieme con un invito all’ottimismo e alla speranza, un preciso monito: la ricerca del bene comune sarà proficua ed efficace nella misura in cui sarà sostenuta da un convinto impegno in favore dei valori morali e spirituali, che sono alla base di ogni vero avanzamento della Nazione.

3. È in questa prospettiva, Signor Presidente, che sento il dovere di sottolineare alcune fondamentali esigenze, particolarmente sentite dai cattolici italiani.

La prima di esse è costituita dal dovere di promuovere la dignità della persona attraverso strutture sociali più rispettose della verità dell’uomo e della difesa del diritto di ogni soggetto alla vita, a cominciare dal suo concepimento fino alla sua naturale estinzione.

L’altra esigenza è stata efficacemente espressa dalla Conferenza Episcopale Italiana, la quale ha recentemente auspicato l’avvio di una politica "organica" in favore della famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio, riconoscendo il ruolo prezioso che essa svolge nel tessuto sociale del Paese. Una politica che, attenta soprattutto alle necessità dei meno abbienti, comprenda pure la promozione di quell’insieme di condizioni, prima fra tutte una sicura occupazione, che si rivelano necessarie per non penalizzare la maternità e l’educazione dei figli.

In connessione con tale impegno, mi è spontaneo riproporre l’appello da me lanciato il 28 aprile scorso, "affinché si possa finalmente giungere anche in Italia ad un valido ed equo sistema scolastico integrato, comprendente istituti statali e non statali". L’effettiva parità scolastica è un problema di giustizia nei confronti di tante famiglie italiane e di numerosi Istituti religiosi, dediti alla formazione della gioventù; ma è, altresì, una forma di investimento per il futuro dell’Italia, valorizzando i positivi apporti degli uni e degli altri alla crescita del suo patrimonio culturale e spirituale.

198 4. Auspico che il Governo da Lei guidato, Signor Presidente, possa perseguire con coerenza e con successo i grandi obiettivi da cui dipende l’autentico sviluppo del Paese. In particolare, vorrei esprimere il voto che prosegua e si incrementi la collaborazione con la Santa Sede per la preparazione del Giubileo del 2000, ricorrenza eminentemente spirituale che vedrà convergere verso Roma e l’Italia pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

Per il raggiungimento di questi importanti traguardi, mi è grato confermarLe, Signor Presidente, la pronta disponibilità della Santa Sede, la quale è stata e continua ad essere particolarmente sollecita nella "collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese" (Accordo di revisione dei Patti Lateranensi, 1984, art.1).

Con questi sentimenti, Signor Presidente, Le porgo il mio più cordiale augurio di proficuo e sereno lavoro al servizio del Popolo italiano, sul quale invoco la costante assistenza divina, mentre, in segno di sempre vivo affetto, a tutti imparto la mia Benedizione.


AI RETTORI DELLA RETE DELLE UNIVERSITÀ


LATINO-AMERICANE ED EUROPEE (RULE)


Giovedì, 4 luglio 1996




Signori Cardinali,
Illustri e cari Professori!

1. È per me motivo di gioia incontrarvi in occasione del vostro convenire a Roma, per il Forum della RULE (Rete delle Università Latino-americane ed Europee). A tutti rivolgo il mio saluto cordiale.

Ringrazio vivamente il vostro Segretario Generale Prof. Piero Marietti, per le gentili parole di saluto che mi ha rivolto. Saluto con voi i Signori Cardinali Pio Laghi e Paul Poupard, che vi hanno accolto stamane in Vaticano, intrattenendosi con voi. Esprimo compiacimento per questo approccio agli Organismi della Santa Sede a cui è affidata, in particolare, la sollecitudine della Chiesa per il mondo della scuola e della cultura, ed auspico che i contatti avviati possano conoscere utili sviluppi.

2 L’Università, nata in epoca medievale con il decisivo impulso della Chiesa cattolica, si trova oggi nella necessità di ripensare il proprio ruolo e la propria figura di fronte all’estendersi sempre più vasto e articolato dei campi della ricerca. Occorre far fronte alle esigenze e ai rischi di un sapere sempre più specializzato, alle complesse applicazioni di tecnologie sempre più sofisticate, all’emergere di questioni delicatissime e cruciali, in cui è posta in gioco la concezione stessa della vita e minacciata, a volte, la dignità inviolabile della persona umana.

La vostra Organizzazione apre prospettive concrete per un confronto costruttivo, nell’orizzonte di valori irrinunciabili e di finalità globali. Il riferimento alla "rete" dice emblematicamente uno spirito e uno stile di solidarietà e di interdipendenza nella ricerca e nella didattica, per meglio corrispondere ai nuovi problemi della società. Tale cooperazione ha essa stessa una rilevanza pedagogica, che può orientare le giovani generazioni di studenti e studiosi a considerare la propria opera nel contesto di correlazioni più ampie e di più compiuta responsabilità.

3. In questa prospettiva, vi invito a compiere ogni sforzo per porre i valori dell’uomo e della vita al centro delle vostre preoccupazioni educative e scientifiche. Sganciato dalla sua radicazione antropologica ed etica, il sapere si ritorce contro l’uomo e diventa inesorabilmente strumento di decadenza e di morte. Nella luce, invece, della verità integrale, si rivela condizione indispensabile di autentico progresso. Più che dell’opera di geni solitari, il progresso scientifico è frutto dell’umile confronto, dello scambio generoso di acquisizioni e conquiste, dell’apertura alla luce della verità, sempre accolta e sempre cercata.

199 Nel nostro tempo, lo sviluppo rapido e davvero impressionante delle tecnologie pone all’attenzione questioni complesse sul piano morale e ecclesiale: lo scambio e la cooperazione a livello internazionale costituiscono un contesto favorevole per un’attenta considerazione di quegli interrogativi etici e antropologici, che risultano a volte trascurati da forme di ricerca troppo ristrette entro orizzonti di interesse pragmatico.

Ma è soprattutto e fondamentalmente la parola del Vangelo che costituisce -oggi come agli albori della istituzione universitaria - una sorgente di luce e di energia per i cultori del sapere. Essa non pone -come a torto qualcuno ritiene-limiti pregiudiziali alla ricerca; la esalta e la libera, piuttosto, dai condizionamenti indebiti che la insidiano, e la rende capace di svolgere in pienezza il suo compito originario di servizio all’uomo ed alla società.

4. In questa prospettiva assume significato e rilievo il cammino che la Chiesa cattolica propone ai credenti -ma anche a tutti gli uomini di buona volontà- in preparazione al grande Giubileo che ci introdurrà nel Terzo millennio. L’evento dell’Incarnazione illumina il futuro dell’uomo.

Di fronte alle incertezze e agli smarrimenti dell’ora presente, ma anche alle sue immense possibilità di sviluppo e di bene, desidero invitare le Università latino-americane ed europee a considerare questo avvenimento come una singolare opportunità storica. L’humus cristiano nel quale sono sorte e hanno posto le loro originarie radici è terreno fertile per l’elaborazione di una cultura non asservita, ma libera e alta, generatrice di un nuovo e più compiuto umanesimo.

Nell’invocare sui lavori del Forum e sui progetti in esso maturati il soccorso della divina assistenza, di cuore imparto a tutti la mia Benedizione, che volentieri estendo anche a coloro che ciascuno di voi qui rappresenta.


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL MYANMAR


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Venerdì, 5 luglio 1996




Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. Con affetto vi do il benvenuto, Vescovi del Myanmar, in occasione della vostra visita "ad limina": "E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre Nostro . . . conforti i nostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene (2Th 2,16). Siete venuti a venerare le tombe dei Principi degli Apostoli e a incontrare il Vescovo di Roma che "presiede sulla comunione universale di carità" (cf. Sant’Ignazio, Lettera ad Romanos, Introduzione). Il nostro incontro fraterno manifesta lo spirito collegiale che unisce i Vescovi al Successore di Pietro, fra di loro e all’intero Popolo di Dio in tutto il mondo. Il nostro incontro quindi esprime il profondo mistero della Chiesa come comunione, quel discepolato benedetto con la Santissima Trinità, ossia la condivisione della vita del Padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo (cf. Gv Jn 1,1-3), che è sia il cammino sia la meta del suo pellegrinaggio. Incoraggio la Chiesa nel Myanmar ad avere un vivo senso della soprannaturale koinonia di grazia che trascende tutte le divisioni umane e permette ai vari ministeri e ai vari carismi di convergere e di operare insieme nell’edificazione del "tempio del Dio vivente" (2Co 6,16).

2. La vostra presenza qui ci offre l’occasione di gioire insieme e di ringraziare Dio per il modo in cui il seme della fede cresce e matura nelle vostre comunità che, sebbene formino un "piccolo gregge", sono piene di segni di speranza. Molte delle vostre Diocesi stanno sperimentando una notevole crescita nelle vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata. Questo è un segno meraviglioso di vitalità e di maturità ecclesiali, in quanto comporta importanti responsabilità. Poiché siete coloro che primariamente sono incaricati della formazione dei vostri sacerdoti, dovete edificare su ciò che è stato compiuto finora, accertandovi del fatto che i candidati seguano un programma valido e completo di formazione sacerdotale. Dovete essere soddisfatti del fatto che il tempo impiegato nella formazione li sta conducendo verso un maturità umana, psicologica, morale, intellettiva e spirituale che li renderà adatti al presbiterato. In modo particolare, vi incoraggio sempre a scegliere per quest’opera quei sacerdoti che recano una testimonianza visibile e gioiosa del valore e delle virtù del sacerdozio, vissuto come una grazia ben accolta proveniente da Dio e sostenuta da ferventi preghiere, dono di sé e carità pastorale. L’Esortazione Apostolica Post-sinodale Pastores dabo vobis, come una Magna Charta della vita e della formazione sacerdotali, offre una sintesi del sapere e dell’esperienza della Chiesa in questo campo. Quando ritornerete alle vostre Diocesi, assicurate i vostri sacerdoti del fatto che voi ed io riconosciamo il loro lavoro e li ringraziamo di nuovo. Esortateli a continuare con gioia a percorrere il cammino scelto poiché lo stesso Dio che li ha chiamati rimane con loro ogni giorno della loro vita (cf. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis PDV 4).

3. Alla luce di una sapienza acquisita nel corso dei secoli sotto la guida dello Spirito di Verità (cf. Gv Jn 14,26), il diritto ecclesiastico esige che certe strutture di comunione vengano istituite in tutte le Chiese particolari. Preminente fra queste strutture è il consiglio presbiterale che funge da senato del Vescovo e lo assiste nel governo delle Diocesi, a norma di diritto, per il bene pastorale della porzione di popolo a lui affidata (cf. Codice di Diritto canonico, can. 495,1). È importante anche il consiglio diocesano per gli affari economici preposto alla gestione degli affari temporali (can. 492,1) e il consiglio pastorale che può essere di grande aiuto nell’organizzare le attività ecclesiali di tutti i vari componenti della diocesi (cf. can. 511). Continuate nei vostri sforzi volti a stabilire e a rendere sempre più efficaci questi strumenti di comunione e di cooperazione che permettono a ogni Chiesa particolare di essere realmente e concretamente unita nella lode di Dio e nel servizio verso il prossimo.

4. Siete coloro che edificano la comunione, e la vostra sollecitudine pastorale comprende tutti i membri della Chiesa: il clero, i religiosi e le religiose, e i laici. Ciascun stato di vita esprime, nel suo proprio ordine, l’una o l’altra dimensione del mistero di Cristo (cf. Giovanni Paolo II, Vita consecrata VC 32). La vita consacrata, poiché implica una sequela ancor più rigorosa dello stile di vita di Cristo, è una manifestazione di valori evangelici particolarmente ricca. Essa testimonia che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle Beatitudini (cf. Ivi, 33). Che una delle vostre preoccupazioni pastorali prioritarie sia quella di aiutare i membri delle comunità religiose ad acquisire quella valida preparazione che permetterà loro di vivere "con coerenza e in pienezza gli impegni liberamente assunti" (Ivi, 103)!

200 5. La fedeltà del vostro popolo alla preghiera e la sua fervida vita sacramentale sono tesori da accrescere e da custodire con attenzione. Per il compimento della loro missione, i laici hanno bisogno di essere sostenuti interiormente dalla forza dello Spirito versato sulla Chiesa attraverso le ferite del Signore Crocifisso e Risorto. Dal cuore trafitto del Redentore sgorga acqua viva di grazia (cf. Gv Jn 7,38), che rafforzerà i cattolici del Myanmar nell’edificare il Corpo Mistico di Cristo anche in situazioni difficili. Coloro che camminano "secondo lo Spirito" (Ga 5,16) sono spinti dall’amore a essere conformi al Figlio (cf. Rm Rm 8,29) e ad amare gli altri come Egli ha amato loro (cf. Gv Jn 15,12).La spiritualità autentica porta sempre ad amare gli altri e a un fermo impegno volto a trasformare il mondo - la casa, il vicinato, il luogo di lavoro e la nazione - alla luce della fede. Opus orationis iustitia: la fame e la sete di giustizia del cristiano sono il frutto dell’unione orante con Dio.

Sono lieto di sapere che, anche senza molte risorse materiali, i laici nelle vostre Diocesi si dedicano con generosità alle opere di misericordia spirituali e corporali, cercando di soddisfare in particolare le necessità degli orfani, dei poveri e degli emarginati. L’istituzione della Karuna Myanmar (Caritas) offrirà alle iniziative di solidarietà una struttura attraverso la quale i vari gruppi potranno operare insieme e più efficacemente per il benessere di tutti.

Come avete avuto occasione di dirmi, i catechisti nelle vostre Diocesi sono "evangelizzatori insostituibili" e rappresentano una colonna portante per le comunità cristiane (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 73). A ognuno di loro invio un saluto particolare nel Signore! La prima testimonianza di ogni catechista, quella che dovete costantemente incoraggiare, è una vita di santità manifestata da una fede salda, una speranza incrollabile e una carità ardente. Queste sono "parole" che spingono le persone verso il Vangelo. Affinché la specifica missione ecclesiale dei vostri catechisti possa essere sempre più feconda, essi dovrebbero venire scelti secondo criteri precisi, realistici e verificabili (cf. Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Guida per i Catechisti, n. 18) e deve essere assicurata loro un’intensa formazione spirituale, dottrinale e pastorale.

6. La Chiesa nel Myanmar, come le sue Chiese sorelle in tutto il mondo, è "per sua natura missionaria, è evangelizzata ed evangelizzante" (Redemptoris missio RMi 49). Nessuna porzione del Popolo di Dio può sentirsi esentata dal compito di proclamare la Buona Novella a ogni creatura (cf. Mc Mc 16,15). Attraverso la testimonianza di sacerdoti, religiosi e catechisti laici, l’evangelizzazione sta continuando a progredire nelle zone più remote del vostro Paese. I recenti progetti per l’istituzione di una Società Missionaria, di Associazioni di missionari laici e gli sforzi di evangelizzazione relativi al grande Giubileo sono segni eloquenti di quello spirito missionario che garantisce che i vostri cuori battano all’unisono con le necessità della Chiesa universale (cf. At Ac 12,24).

Parlate di migliorare i contatti ecumenici e in particolare di preghiera comune con coloro che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica. Dobbiamo sperare che questa pratica, che di fatto è "l’anima di tutto il movimento ecumenico" (Unitatis redintegratio UR 8), porti sempre di più i cristiani del Myanmar a prendere "insieme posizione, in nome di Cristo, su problemi importanti che toccano la vocazione umana, la libertà, la giustizia, la pace, il futuro del mondo" (Giovanni Paolo II, Ut unum sint UUS 43).

Allo stesso modo, il dialogo interreligioso è un compito delicato, ma indispensabile, delle vostre Chiese particolari. Infatti, come nel resto dell’Asia, nel Myanmar "più marcata è la questione dell’incontro del cristianesimo con le antichissime culture e religioni locali" (Eiusdem, Tertio millennio adveniente TMA 38). In ciò, siete guidati da una profonda stima per i seguaci di altre tradizioni religiose, che è il prerequisito per l’intero dialogo. Un atteggiamento rispettoso evita sia un falso irenismo radicato nell’indifferentismo religioso sia un fondamentalismo militante che non riconosce la natura personale e individuale del desiderio di conoscere la verità e di vivere in base ad essa. A livello diretto e concreto, il dialogo interreligioso implica il desiderio di superare le divisioni e di promuovere l’armonia attraverso il rispetto reciproco, l’assenza di egoismo e il servizio compassionevole verso gli altri senza alcuna distinzione. In particolar modo, l’antica tradizione monastica del Myanmar può costituire un ponte spirituale di discepolato che promuoverà il dialogo fra buddisti e cristiani.Vite dedicate alla preghiera e all’ascetismo ci ricordano con vigore che gli aneliti più profondi del cuore non vengono soddisfatti dal materialismo dell’"avere" alcune cose, ma dalla comunione dell’"essere" con Dio. Non sarebbe una grande benedizione per la Chiesa nel Myanmar avere un Istituto di Vita Contemplativa, una comunità che renda "una magnifica testimonianza della maestà e della carità di Dio" (Ad gentes AGD 40)? Il fiorire della vita monastica in un Chiesa giovane è segno che il Vangelo è stato autenticamente e pienamente trasmesso.

7. Desidero anche incoraggiare i vostri sforzi volti a rendere i fedeli cattolici sempre più consapevoli del ruolo che svolgono in relazione allo sviluppo del vostro Paese, uno sviluppo che dovrebbe incarnare il rispetto per i diritti dell’uomo e per i valori culturali e religiosi, così come la promozione della giustizia e il servizio al bene comune. La dottrina sociale della Chiesa si basa sul concetto della "dignità della persona, la quale si manifesta in tutta la sua pienezza nel mistero del Verbo incarnato" (Giovanni Paolo II, Centesimus annus CA 47). Essa si basa sulla ferma convinzione che il fondamento incrollabile e la solida garanzia di una giusta e pacifica convivenza umana sono costituiti dalle norme morali universali fondate sulla creazione e iscritte nel cuore umano (cf. Eiusdem, Veritatis splendor VS 96). La tutela e la promozione della dignità umana e degli inalienabili diritti dell’uomo, e in particolare del diritto alla libertà religiosa, è un compito che la Chiesa non dovrà mai trascurare.

8. Cari fratelli, all’approssimarsi del grande Giubileo, dobbiamo pregare affinché la Chiesa nel Myanmar venga benedetta con i frutti particolari di quell’anniversario. Fra voi si manifestano già numerosi segni di speranza per il futuro del cristianesimo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio RMi 86), un futuro che Dio sta preparando attraverso lo zelo e la fedeltà con i quali voi portate avanti il vostro ministero episcopale. Desidero ancora una volta assicurarvi del mio sostegno fraterno e prego affinché il ministerium Petrinum che il Signore mi ha affidato per il bene del suo gregge (cf. Gv Jn 21,15-17) serva a rafforzarvi nella fede apostolica (cf. Lc Lc 22,32). Che la Beata Vergine Maria interceda per tutta la Famiglia di Dio nel Myanmar, perché questa possa continuare con coraggio e con gioia a "far conoscere il mistero del Vangelo" (Ep 6,19)! Con questa preghiera imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica a voi e ai sacerdoti, alle donne e agli uomini consacrati e ai fedeli laici: "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARRIVO NELLA RESIDENZA


ESTIVA DI CASTEL GANDOLFO


Balcone del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo

Martedì, 23 luglio 1996

Eccoci a Castel Gandolfo. Castel Gandolfo cammina insieme con Roma. Non sono tornato a Roma, ma a Castel Gandolfo.


201 Saluto tutti i cittadini. Saluto la Giunta comunale con il Signor Sindaco. Saluto la parrocchia di Castel Gandolfo con tutti i parrocchiani. Saluto la Diocesi di Albano, una delle Diocesi suburbicarie di Roma, molto prestigiosa.

Ammiriamo di nuovo il Lago di Albano. In Cadore vedevo piuttosto i monti. Qui vedo un po’ di monti, molto più bassi, in verità, ed un lago splendido.

Mi raccomando alle vostre preghiere e spero di potervi incontrare almeno la Domenica per la recita dell’«Angelus».


AL TERMINE DEL CONCERTO OFFERTO


DALLA « ACADEMIA MUSICAE PRO MUNDO UNO »


Cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo

Domenica, 28 luglio 1996




Al termine di questa suggestiva serata musicale sono lieto di rivolgere un cordiale saluto a tutti voi, gentili Signori e Signore, che avete voluto prendere parte al Concerto offerto dalla prestigiosa "Academia Musicae pro Mundo Uno, Roma". Ringrazio il Maestro Giuseppe Juhar, Presidente dell’Accademia, per le cortesi parole che poc’anzi mi ha rivolto, la Dottoressa Monika Juhar, Direttore Artistico, e tutti coloro che hanno in vario modo contribuito alla realizzazione dell’odierna manifestazione.

Esprimo sentimenti di stima e di ammirazione al Direttore, Kurt Redel, ed a tutti i musicisti dell’Orchestra sinfonica della Radio di Cracovia. Estendo le mie congratulazioni al Maestro Ladislav Holasek ed ai componenti del Coro della Città di Bratislava, come pure ai valenti solisti, provenienti da diverse nazioni dell’Europa centrale. A tutti va il mio apprezzamento per la grande musica che ci hanno offerto nella suggestiva cornice di questa serata estiva.

Di Marin Marais, considerato uno dei maggiori musicisti dell’epoca di Luigi XIV, abbiamo ascoltato "La Sonnerie" de Sainte Geneviève du Mont de Paris. L’originale ispirazione e la raffinatezza di questo grande Maestro della viola traspare, limpida e pulsante, nell’opera che è stata magistralmente eseguita.

Ad essa ha fatto seguito il Concerto per violino ed orchestra in Sol maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart, nel quale si esprime la giovane personalità ma anche la maturità musicale già raggiunta dall’Autore quando compose, a soli 20 anni a Salisburgo, i cinque concerti per violino e orchestra.

Abbiamo infine ascoltato una delle più grandi cantate della produzione religiosa di Johann Sebastian Bach "Die Elenden sollen essen" ("I bisognosi devono mangiare"). In essa il Compositore tedesco comunica un intimo sentimento di fede e di devozione verso l’assoluta bontà di Dio, Padre provvidente e dispensatore di beni per le sue creature.

Sia per la scelta delle opere sia per la formazione musicale degli strumentisti e dei cantori, il Concerto di questa sera costituisce una significativa testimonianza di quell’unità culturale e spirituale dell’Europa, a cui la tradizione cristiana ha dato lungo i secoli e continua ad offrire anche al presente un fondamentale contributo. Nel rinnovare il mio vivo apprezzamento agli organizzatori ed agli esecutori del Concerto, formulo cordiali voti per la festa "Musica pro Mundo Uno", che si sta svolgendo in questi giorni a Roma, nell’auspicio che il linguaggio universale della musica costituisca un invito all’incontro ed alla comprensione tra popoli e nazioni.


GP2 Discorsi 1996 196