GP2 Discorsi 1997 159

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


PER LA CONCLUSIONE DEL MESE MARIANO


NEI GIARDINI VATICANI




Carissimi Fratelli e Sorelle!

Sabato prossimo, 31 maggio, mi troverò a Wroclaw, in Polonia, per concludere il Congresso Eucaristico Internazionale sul tema: "Eucaristia e libertà". Per questo motivo non potrò essere con voi presso la "Grotta di Lourdes", nei Giardini Vaticani, in occasione della consueta e suggestiva celebrazione ai piedi della Vergine, al termine del mese mariano. Non voglio, tuttavia, che manchi una testimonianza di spirituale partecipazione a tale intenso momento di preghiera. Affido, pertanto, il mio saluto cordiale per tutti voi al Signor Cardinale Virgilio Noè, mio Vicario Generale per la Città del Vaticano.

Nell'ultimo giorno di maggio la Chiesa ricorda la Visitazione di Maria a santa Elisabetta. Il nostro sguardo si sofferma sulla Vergine Santa, mirabile Arca dell'Alleanza, che porta nel mondo Gesù Cristo, Alleanza nuova ed eterna tra Dio e l'umanità. Ella si presenta allo sguardo dei credenti come mirabile ostensorio del Corpo di Cristo, da Lei concepito per opera dello Spirito Santo. Il pensiero va al momento dell'Incarnazione, quando il Verbo, venendo nel mondo, offre al Padre la propria umanità, assunta da Maria: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato . . . Allora ho detto: Ecco, io vengo . . . per fare, o Dio, la tua volontà" (He 10,5 He 10,7). L'oblazione di Cristo nell'Incarnazione troverà il suo coronamento nel Mistero pasquale, del quale l'Eucaristia è memoriale perenne.

All'atto di donazione del Figlio Maria si conforma in totale sintonia di mente e di cuore, dal "sì" di Nazaret a quello del Golgota. La Vergine ha vissuto in costante comunione con Cristo: tutta la sua vita può dirsi una sorta di comunione "eucaristica", comunione con quel "Pane disceso dal cielo" che il Padre ha donato per la vita del mondo.

160 Nella comunione con Cristo, Maria realizza pienamente la propria libertà di creatura in nulla soggetta ai vincoli del peccato (cfr Jn 8,34). Ella diventa così icona di speranza e profezia di liberazione per ogni uomo e per l'intera umanità. Questo canta Maria nel Magnificat, proprio nel corso dell'incontro con Elisabetta: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,49-50).

Carissimi Fratelli e Sorelle, venerando la Vergine Santa al termine del mese di Maggio, sarete da Lei stessa orientati ad unirvi spiritualmente a noi, raccolti a Wroclaw per adorare Cristo Eucaristia, Salvatore del mondo, Libertà dell'uomo.

Vi ringrazio per l'orante ricordo con cui sempre mi accompagnate, in particolare durante i miei Viaggi apostolici. Vi affido alla materna protezione della Vergine Santa e di cuore imparto a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, estendendola volentieri a quanti vi sono cari.

Dal Vaticano, 28 Maggio 1997

IOANNES PAULUS PP. II



AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA CONGREGAZIONE DEI SACERDOTI


DEL SACRO CUORE DI GESÙ (DEHONIANI)


Venerdì, 30 maggio 1997




Carissimi Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù!

1. Benvenuti a quest'incontro, che si svolge in occasione del ventesimo Capitolo Generale Ordinario della vostra Congregazione. Ringrazio cordialmente il Superiore Generale, Padre Virginio Bressanelli, per le parole con cui si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi ed ha illustrato il tema e gli obiettivi di queste vostre giornate di preghiera, di riflessione e di discernimento.

Ho appreso con piacere che il vostro Istituto è oggi presente in quattro continenti con circa duemila e quattrocento religiosi, costituendo così una realtà ecclesiale ricca ed articolata. Nel corso di questa vostra Assemblea Capitolare, vostro scopo è tracciare alcune linee che orientino il cammino e l'attività della Congregazione nelle varie province, per valorizzare al meglio le persone e i doni di cui la vostra Famiglia religiosa è portatrice, al servizio della Chiesa e del Vangelo.

In questo intento, nella comunione dei santi, vi è certamente accanto il vostro venerato Padre Fondatore, Léon Jean Dehon, del quale ho avuto la gioia di promulgare il Decreto sull'eroicità delle virtù. So che ciò costituisce per la vostra Congregazione un forte momento di grazia, un motivo di rinnovato fervore, e me ne rallegro con tutti voi.

La vita cristiana e, a maggior ragione, la vita consacrata, è vita d'amore oblativo (cfr Giovanni Paolo II, Vita consecrata VC 75). Ne era ben convinto Padre Dehon, che si sentì chiamato, ancor giovane sacerdote, a rispondere all'amore del Cuore di Cristo con una consacrazione di amore missionario e riparatore.

Carissimi Fratelli, proseguite generosamente su tale sentiero, consapevoli che, per essere fedeli al carisma del Fondatore, occorre anzitutto coltivare in se stessi quella docilità allo Spirito Santo che consentì a lui di aderire pienamente alla divina ispirazione. E' proprio da questa intensità di vita spirituale, attuata principalmente nella preghiera, che dipende la vitalità della vostra Famiglia religiosa. Il Cuore di Cristo, carissimi, è il punto focale della vostra consacrazione. Quel Gesù, sul quale la Chiesa intera fissa lo sguardo specialmente in quest'anno, prima tappa del triennio preparatorio al Giubileo del Duemila, mostra all'uomo contemporaneo il suo Cuore, fonte di vita e di santità. Re e centro di tutti i cuori, Cristo chiede ai consacrati non solo di contemplarlo, ma di entrare nel suo Cuore, per poter vivere ed operare in costante comunione con i suoi sentimenti.

161 La radicalità nella sequela, la fedeltà ai voti, la fraternità, il servizio apostolico, la comunione ecclesiale: tutto deriva da qui, da questa sorgente inesauribile di grazia.

2. Tra gli obiettivi prioritari della vostra Assemblea Capitolare, c'è giustamente una formazione qualificata, permanente e adeguata alle varie fasi della vita del candidato e del consacrato. Ho scritto nell'Esortazione postsinodale Vita consecrata: "Anche all'interno della vita consacrata c'è bisogno di rinnovato amore per l'impegno culturale, di dedizione allo studio come mezzo per la formazione integrale e come percorso ascetico, straordinariamente attuale, di fronte alle diversità delle culture. Diminuire l'impegno per lo studio può avere pesanti conseguenze anche sull'apostolato, generando un senso di emarginazione e di inferiorità o favorendo superficialità e avventatezza nelle iniziative" (n. 98).

Parte integrante della formazione iniziale e permanente è, dunque, lo studio, l'approfondimento teologico, indispensabile sia per la qualità della vita personale che per il servizio da rendere all'incontro tra il Vangelo e le culture. Una fervida vita spirituale e culturale, condotta in sintonia con la Tradizione della Chiesa e gli insegnamenti del Magistero, permette di superare le possibili tentazioni di chiusura e di ripiegamento sui traguardi, pur notevoli, già raggiunti.

Carissimi figli di Padre Dehon, fedeli al vostro Fondatore, amate la Chiesa e i suoi Pastori. Si rimane colpiti dai vincoli di stima, se non addirittura di amicizia, che legarono il Padre Dehon ai Pontefici Romani, nell'arco della sua lunga vita. Leone XIII, ad esempio, lo stimava ottimo interprete del suo Magistero. Benedetto XV fu suo amico personale e gli affidò la costruzione della Basilica di Cristo Re in Roma. Fate in modo che i vostri atteggiamenti e le vostre iniziative siano sempre improntati a fattiva collaborazione con la gerarchia ecclesiastica, soprattutto nel delicato compito di formare ed illuminare le coscienze dei fedeli, spesso disorientate e confuse.

Ripeto a voi quanto ho scritto rivolgendomi a tutte le persone consacrate: "Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi" (Vita consecrata
VC 110). Il carisma di Padre Dehon è un dono fecondo per la costruzione della civiltà dell'amore, giacché l'anima della nuova evangelizzazione è la testimonianza della carità divina: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito . . ." (Jn 3,16).

3. Conservate sempre viva la tensione missionaria! Cento anni fa partivano per il Congo i primi missionari del vostro Istituto, guidati da Padre Gabriele Grison, che spese la vita tra le popolazioni della regione di Kisangani, di cui divenne Vicario Apostolico. Mi piace ricordare che davanti alla sua tomba mi inginocchiai durante il mio primo Viaggio apostolico in Africa, nel maggio 1980. Con viva ammirazione ho appreso che non avete lasciato nessuna delle vostre missioni nel Congo-Zaire, accettando tutti i rischi del momento presente. Iddio benedirà sicuramente questa vostra coraggiosa testimonianza di amore a Cristo ed alle popolazioni locali, così duramente provate. Insieme con voi, carissimi, vorrei affidare ancora una volta al Signore nella preghiera i figli e le figlie di quelle martoriate regioni del Continente africano, perché possano trovare la strada della riconciliazione e dello sviluppo.

Carissimi Fratelli, vedo altresì con piacere che voi intendete animare di spirito missionario ogni aspetto ed ogni attività della vostra Congregazione. In effetti, tutto nella Chiesa è finalizzato all'annuncio di Cristo. Il mio cordiale augurio è che possiate sempre coniugare in feconda armonia la comunione fraterna e l'impegno apostolico, la proiezione nel mondo e la piena sintonia con i legittimi Pastori, l'attenzione ai Confratelli, specialmente anziani, malati, in difficoltà, e la valorizzazione di ciascuno per la comune missione.

Questo anelito apostolico pervada anche gli altri "rami" della Famiglia che si rifà alla spiritualità del Padre Dehon, cioè quello delle persone consacrate in secolarità e quello dei laici dehoniani.

4. Cari Fratelli, tra pochi giorni celebreremo la Solennità del Sacro Cuore: la liturgia della Chiesa vi offre la fonte più ricca di ispirazione per il vostro Capitolo. Prego il Signore, per intercessione di Maria Santissima, di voler ricolmare della sua sapienza ciascuno di voi, perché la vostra assemblea produca i frutti sperati. A tal fine, imparto di cuore a voi e a tutti i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri all'intera Famiglia dehoniana.


AI PARTECIPANTI AL CORSO PROMOSSO


DALL’ISTITUTO PER LA RICOSTRUZIONE INDUSTRIALE (IRI)


Venerdì, 30 maggio 1997

Gentili Signore e Signori,


162 porgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi, che avete preso parte al trentacinquesimo Corso di perfezionamento alle funzioni direttive aziendali. Sono lieto di accogliervi insieme con i docenti ed i familiari. Ringrazio per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a vostro nome il Dottor Michele Tedeschi, Presidente dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale, a cui si deve questa lodevole iniziativa di cooperazione internazionale.

Voi provenite da ventisette Paesi dell'Africa, dell'America Latina, dell'Asia e dell'Europa, Paesi in via di sviluppo e - come si suol dire - in transizione verso l'economia di mercato. Proprio questo termine "transizione" è assai significativo: il Corso da voi frequentato si pone, appunto, al servizio di tale transizione, perché sia positiva, equilibrata e graduale, non traumatica né unilaterale.

Già più volte, in passato, ho avuto modo di esprimere apprezzamento ed incoraggiamento per questo genere di progetti, in cui l'aspetto di formazione culturale ed umana s'unisce a quello più specifico, che è proprio dell'ambito aziendale, favorendo il confronto sui temi economici e sociali, considerati alla luce delle attuali tendenze di interdipendenza globale.

Quella della cooperazione internazionale, ai vari livelli e nei diversi ambiti dell'economia, si presenta in realtà come la via maestra dell'autentico sviluppo e, di conseguenza, della costruzione di rapporti di giustizia e di pace tra i popoli. E' una via che, come sapete, la dottrina sociale della Chiesa condivide pienamente, perché realizza al tempo stesso sia il principio della solidarietà che quello della sussidiarietà.

Sono certo, pertanto, che anche il presente Corso è stato proficuo per ciascuno di voi, ed auspico che ancora maggiori possano essere i benefici da esso recati in futuro, negli impegni che vi attendono nei vostri Paesi di origine e nello stile di cooperazione che saprete mantenere ed incrementare.

Mentre vi esprimo viva riconoscenza per questa gradita visita, auguro pace e prosperità per i popoli cui appartenete ed invoco la benedizione di Dio per ciascuno di voi e per le vostre famiglie.

VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO-10 GIUGNO 1997)

CERIMONIA DI BENVENUTO


Aeroporto di Wroclaw - Sabato, 31 maggio 1997



Egregio Signor Presidente della Repubblica di Polonia,
Venerato Signor Cardinale Metropolita di Wroclaw!

1. Ringrazio vivamente per le parole di benvenuto pronunciate dal Signor Presidente a nome delle Autorità di Stato della Repubblica di Polonia. Esprimo la mia gratitudine anche al Metropolita di Wroclaw per l'indirizzo rivoltomi a nome di questa Arcidiocesi ed a nome dell'Episcopato e di tutta la Chiesa in Polonia. Di tutto cuore intendo ricambiare i sentimenti che mi sono stati manifestati.

Così, di nuovo mi trovo tra voi come pellegrino, cari Fratelli e Sorelle, figli e figlie della nostra comune madre Patria. E' ormai il sesto viaggio del Papa Polacco alla terra nativa. Ogni volta, tuttavia, immutabilmente mi pervade una profonda commozione del cuore. Ogni ritorno in Polonia è come il ritorno sotto il tetto della casa paterna, dove ogni piccolissimo oggetto ci ricorda ciò che è più vicino e più caro al cuore. Come, dunque, non ringraziare in quest'istante la Divina Provvidenza, di avermi permesso una volta ancora di rispondere all'invito della Chiesa in Polonia e delle Autorità di Stato a tornare nella mia Patria? Ho accolto con gioia tale invito e oggi voglio ancora una volta dire il mio cordiale grazie per esso.

163 In questo momento abbraccio con il pensiero e con il cuore tutta la mia Patria e tutti i connazionali, senza alcuna eccezione. Saluto voi tutti, cari fratelli e sorelle. Saluto la Chiesa in Polonia, il Cardinale Primate, tutti i Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, i sacerdoti, le famiglie religiose maschili e femminili e tutto il popolo credente, così attaccato alla fede cattolica. Rivolgo parole di saluto specialmente alla gioventù polacca, poiché essa è il futuro di questa terra. Saluto in modo particolare le persone toccate dalla sofferenza dell'infermità, della solitudine, dell'età avanzata, oppure della povertà e dell'indigenza. Saluto i fratelli e le sorelle della Chiesa Ortodossa di Polonia e delle Comunità della Riforma, ed anche i nostri fratelli maggiori nella fede di Abramo e coloro che professano l'Islam in questa terra. Saluto tutti gli uomini di buona volontà, che con sincerità cercano la verità e il bene. Non voglio omettere nessuno, poiché vi porto tutti nel mio cuore e vi ricordo tutti nelle mie preghiere.

2. Ti saluto, Polonia, Patria mia! Anche se mi è toccato di vivere lontano, non cesso tuttavia, di sentirmi un figlio di questa terra e nulla che la riguardi mi è estraneo. Mi rallegro con voi dei successi che riportate e partecipo alle vostre preoccupazioni, cittadini polacchi! Senza dubbio infonde ottimismo - per esempio - il processo in realtà non facile dell'"apprendimento della democrazia" e il graduale consolidamento delle strutture di uno stato democratico e di diritto. Vanno registrati non pochi successi nel campo dell'economia e delle riforme sociali, riconosciuti dalle prestigiose istanze internazionali. Però non mancano anche i problemi e le tensioni, a volte molto dolorosi, che bisogna risolvere con uno sforzo comune e solidale di tutti rispettando i diritti di ogni uomo, e specialmente di quello più indifeso e debole. Sono convinto che i Polacchi sono una nazione dotata di enorme potenziale di talenti di spirito, di intelletto e di volontà; una nazione che è capace di molto e che, nella famiglia dei paesi europei può svolgere un ruolo importante. Ed è proprio ciò che di tutto cuore auguro alla mia Patria.

Vengo a voi, cari connazionali, come colui che desidera servire - rendere un servizio apostolico a tutti e a ciascuno di voi singolarmente. Il servizio del Successore di san Pietro è il ministero della fede, conformemente alle parole di Cristo: "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (
Lc 22,32). Questa è la missione di Pietro e questa è la missione della Chiesa. Essa, con lo sguardo fisso sull'esempio del suo Maestro, null'altro desidera che di poter servire l'uomo annunziando il Vangelo. "L'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, nell'ambito di società e di contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo... , nell'ambito di tutta l'umanità - quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione" (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis RH 14).

3. Vengo a voi, cari connazionali, nel nome di Gesù Cristo - di colui che è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Questo è il motto della presente visita. Nell'itinerario di questo pellegrinaggio apostolico, desidero, insieme con voi, confessare la fede in Colui che è il "centro del cosmo e della storia", e specialmente il centro della storia di questa Nazione, battezzata da oltre mille anni. Occorre che rinnoviamo questa professione di fede, insieme con tutta la Chiesa, che si prepara spiritualmente al Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Il percorso di questo pellegrinaggio è molto ricco, e le sue tappe principali vengono determinate da tre città: Wroclaw , Gniezno e Cracovia. E dunque innanzitutto Wroclaw , che ospita il 46° Congresso Eucaristico Internazionale."Fategli posto, il Signore viene dal cielo . . . ". Sono convinto che questo Congresso Eucaristico contribuirà efficacemente all'espansione dello spazio vitale offerto a Cristo nel Santissimo Sacramento, a Cristo crocifisso e risorto, a Cristo Redentore del mondo, nella vita di questa Chiesa che è a Wroclaw, nella vita della Chiesa in Polonia e su tutto il globo terrestre. Si tratta qui di aprire l'accesso a tutte le ricchezze della fede e della cultura, che uniscono all'Eucaristia. Si tratta di uno spazio spirituale, di uno spazio di pensieri umani e di cuore umano, di uno spazio di fede, di speranza e di carità, ed anche di uno spazio di conversione, di purificazione e di santità. Abbiamo in mente tutto questo quando cantiamo: "Fategli posto . . .".

La seconda tappa è l'antichissima Gniezno. Questa mia visita si svolge nell'anno in cui la Chiesa in Polonia celebra il millennio del martirio di sant'Adalberto. Insieme con noi lo celebrano i nostri vicini Cechi, ed anche gli Ungheresi, gli Slovacchi ed i Tedeschi. Nell'ambito di questo pellegrinaggio vorrei insieme con voi, cari fratelli e sorelle, ringraziare prima di tutto per il dono della fede, consolidata nella nostra storia dal sangue del martire Adalberto. Questo anniversario contiene anche una chiara dimensione europea. Ci ricorda, infatti, lo storico Incontro di Gniezno dell'anno 1000, che ebbe luogo presso le reliquie del Martire. La figura di sant'Adalberto si è inscritta molto profondamente nella storia spirituale, non soltanto della Polonia, ma anche dell'Europa, e il messaggio che contiene fino ad oggi non ha perso la sua attualità.

Ed infine Cracovia, cioè il 600° della fondazione iagellonica dell'Università a Cracovia, e in particolare della sua Facoltà di Teologia, grazie agli sforzi della Beata Edvige Regina. Anche qui si tratta di un evento decisivo per lo spirito della nazione polacca e della cultura polacca.

Intorno a queste tre tappe principali è strutturato tutto il programma di questo viaggio molto vasto e ricco. Viene unito in un unico insieme dalla figura di Gesù Cristo, che è "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8) - la figura di Cristo, che in modo così mirabile rivela la sua potenza nella vita dei santi e dei beati, ai quali la Chiesa riconosce gli onori degli altari. Ci parleranno di questo le canonizzazioni e le beatificazioni di grandi Polacchi e di grandi Polacche, che compirò nel corso di questa visita apostolica. Desideriamo confessare insieme la nostra fede in Cristo, ed anche vogliamo invitarLo nuovamente nelle nostre famiglie, in tutti i luoghi dove ci viene dato di vivere e di lavorare - vogliamo nuovamente invitarlo nella nostra comune casa, che si chiama Polonia.

Per chiudere, ringrazio ancora una volta, per il così caloroso benvenuto in terra patria, un benvenuto sotto la pioggia, ma è proprio quello che mi aspettavo. Bisogna allontanarsi un po' da quel sole che scotta sempre più in Italia, e sentire un clima più rigido, con la pioggia. Per questo benvenuto ringrazio quindi molto. Saluto tutti i presenti, saluto quanti sono qui convenuti per partecipare al Congresso Eucaristico Internazionale, ed anche tutti i miei connazionali e di cuore benedico tutti.

Giugno 1997



VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)


DURANTE LA VISITA ALLA CHIESA DEDICATA A


SANT' EDVIGE, REGINA DI POLONIA


Chiesa di Sant'Edvige (Kraków) - Lunedì, 9 Giugno 1997



1. "Quale gioia quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»" (Sal 121[122], 1).

164 Ripeto questa confessione del Salmista venendo oggi qui, in questa chiesa e nella vostra comunità parrocchiale. Anch'io mi sono rallegrato quando, mentre veniva stabilito il programma del pellegrinaggio, mi è stato detto che saremmo "andati alla casa del Signore" - a questa casa a Krowodrza, dove la Patrona è santa Edvige Regina. Desideravo tornare in questo luogo dove, nel 1974, come Metropolita di Cracovia, celebrai per la prima volta la santa Messa in occasione dell'inizio dell'anno scolastico. Ricordo questa piazza e quella casetta, che era insieme la casa per la catechesi e il centro della nascente parrocchia. Mancava ancora la chiesa, mancava perfino il permesso per costruirla, ma c'era già un'altra Chiesa, la Chiesa fatta di pietre vive sul fondamento di Cristo. C'era la comunità dei fedeli, che si radunava sotto il cielo aperto, sopportando tutte le scomodità, per celebrare l'Eucaristia, per ascoltare la parola di Dio, per confessarsi, per pregare . . . I fedeli erano uniti anche da un grande desiderio che in questo luogo, in mezzo ai palazzi del quartiere che stava sorgendo, venisse posta una chiesa, una casa del Signore, che fosse anche la casa per le future generazioni dei suoi confessori. Non hanno risparmiato fatiche e sacrifici, ed hanno realizzato quest'opera. Per disposizione della divina Provvidenza, oggi posso entrare in questo tempio, per ringraziare Dio proprio qui, insieme con voi, per il dono della santità della Regina Edvige, che mi è stato dato di canonizzare ieri.

2. Unendomi a voi in questo rendimento di grazie, voglio salutare i Pastori locali, per primo Monsignor Jan, il quale sin dall'inizio, per disposizione dell'allora Arcivescovo di Cracovia, ora Successore di Pietro, organizzava la vita di questa parrocchia. Saluto la comunità delle Suore della S. Famiglia di Nazaret, che sin dai primi anni dell'esistenza della parrocchia sono venute sostenendo i sacerdoti nel lavoro catechistico, caritativo e liturgico. Infine voglio abbracciare con il cuore tutti voi qui presenti e tutta la comunità parrocchiale, che rappresentate. So che è una comunità viva, che irradia lo spirito di fede e di pietà, ed ha anche una grande sollecitudine per l'uomo, per il suo sviluppo - non soltanto spirituale, ma anche culturale e fisico. Questa vita si concentra in numerosi gruppi, comunità di preghiera, liturgiche, caritative, culturali, sportive . . . Ciascuno può trovarvi un posto per allargare i propri interessi, ma anche per approfondire la fede. Ed è questa un'attività degna di riconoscimento. Come dice il Salmista: "Anche il passero trova la casa, la rondine il nido . . . presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio" (Sal 83[84], 4). Queste parole stabiliscono con chiarezza l'orientamento della vita e dell'attività della comunità parrocchiale. Quanto avviene in essa deve compiersi "presso gli altari", deve condurre verso l'altare. La vita delle comunità che operano nella parrocchia - sia di quelle legate direttamente con la liturgia, la catechesi o la preghiera, che anche di quelle che promuovono la cultura o lo sport - è veramente fruttuosa, veramente edifica l'uomo, se in definitiva l'avvicina a Cristo, a questo Cristo che si offre sull'altare in sacrificio al Padre e si dona totalmente agli uomini, per santificarli. Auguro ai pastori, alle religiose, a tutto il popolo di Dio di questa parrocchia e a tutte le comunità parrocchiali della Chiesa in Polonia, che il fedele perseverare accanto a Cristo presente nell'Eucaristia, fruttifichi con la felicità nella vita di ognuno di voi. "Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi!" (Sal 83[84], 5).

3. Guardo da questa chiesa Cracovia, la mia diletta città. Ho nella memoria tutti i quartieri, tutte le parrocchie, che visitavo come Pastore dell'Arcidiocesi. Da quel tempo sono sorte alcune decine di nuove chiese, che allora erano soltanto nei desideri e nei progetti dell'Arcivescovo. Al mio successore è stato dato di realizzarle e di benedirle. Rendo grazie alla divina Provvidenza per tutte queste nuove parrocchie di Cracovia e di Nowa Huta, che già esistono o che, grazie alla benevolenza delle autorità locali, stanno ora sorgendo là dove ce n'è bisogno. Le abbraccio tutte con il cuore e con la preghiera.

Alla fine voglio aggiungere una cosa che non è scritta su questo foglio. Sono sicuro che la regina Edvige sapeva degli scout di Krowodrza e ha deciso di associarsi a loro. Ha fatto bene. Ha dovuto aspettare la canonizzazione 600 anni. Da quando si è associata agli scout di Krowodrza, tutto è fatto.

Desidero ancora rivolgermi ai gruppi che si trovano fuori della chiesa con i loro stendardi. Nella maggior parte sono stendardi dell'Armata Nazionale. Visto che mi hanno augurato molta salute, voglio dire loro che sono stato in ospedale ma non mi hanno voluto trattenere. Mi hanno lasciato andare e si sono presi solo il nome e il cognome e ora li useranno sempre.

Affido alla protezione piena d'amore di santa Edvige Regina voi qui presenti, la vostra parrocchia e tutte le parrocchie in Polonia e di cuore tutti benedico.

VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)

CERIMONIA DI CONGEDO


Aeroporto di Kraków - Martedì, 10 Giugno 1997


Cari fratelli e sorelle, miei connazionali

1. Il mio pellegrinaggio nella diletta Patria volge al termine. Torno ancora una volta con il cuore e con il pensiero alle sue singole tappe. Alle Chiese locali e alle città, che mi è stato dato di visitare. Ho vive davanti agli occhi le moltitudini dei fedeli in preghiera, che mi hanno accompagnato in tutti i luoghi di questa visita. Al momento del congedo, cari Connazionali, voglio salutarvi tutti ancora una volta.Non voglio tralasciare nessuno! Saluto in modo particolare la gioventù polacca, che in tutte le tappe di questa visita è stata presente così numerosa, e specialmente a Poznan. Saluto le famiglie polacche, che in Dio hanno sempre trovato la potenza e la forza che unisce. Saluto coloro con cui mi è stato dato di incontrarmi personalmente, come anche coloro che hanno seguito lo svolgimento di questa visita per mezzo della radio e della televisione, in modo particolare i malati e le persone in età avanzata.

Abbraccio con il cuore ancora una volta voi tutti che vi affaticate - ciascuno a modo vostro - per il bene della terra patria, affinché essa diventi una casa, sempre più confortevole e sicura, per tutti i Polacchi, affinché sappia recare il suo contributo creativo nel comune tesoro della grande famiglia dei paesi europei, alla quale appartiene da oltre mille anni.

Percorrendo l'itinerario di questo pellegrinaggio dalla Bassa Slesia, attraverso la Wielkopolska fino alla Malopolska, fino ai Tatra, mi è stato nuovamente dato di ammirare la bellezza di questa terra, specialmente la bellezza delle montagne polacche, a cui sono così affezionato sin dai tempi della mia giovinezza. Ho visto i cambiamenti che avvengono nella mia Patria. Ho ammirato l'intraprendenza dei miei Connazionali, la loro iniziativa e la voglia di lavorare per il bene della Patria. Mi congratulo con voi di tutto cuore per tutto questo! Ovviamente, ci sono anche numerosi problemi, che esigono una soluzione. Sono convinto che i Polacchi troveranno in se stessi la saggezza e la perseveranza necessarie per costruire una Polonia giusta, che garantisca una vita degna a tutti i suoi cittadini - una Polonia che sappia unirsi intorno ai fini comuni e ai valori fondamentali per ogni uomo.

165 2. Rendo grazie soprattutto alla Divina Provvidenza perchè mi è stato dato di servire una volta ancora la Chiesa in Polonia, mia Patria, e tutti i miei Connazionali. Sono venuto qui per servirvi, cari Connazionali, nel nome di Cristo Redentore del mondo! Questa è la missione della Chiesa, a cui essa cerca di essere fedele.

Rendendo grazie a Dio per il dono di questa visita, occorre esprimere il ringraziamento anche agli uomini, grazie ai quali essa ha potuto aver luogo ed ha avuto uno svolgimento così bello. Nelle mani del Signor Presidente della Repubblica di Polonia depongo ancora una volta il mio ringraziamento per l'invito rivoltomi a nome delle Autorità dello Stato, ed anche per il contributo nella positiva realizzazione di questo pellegrinaggio. Grazie tante per tutte le manifestazioni di benevola collaborazione e di disponibilità ad aiutare, dove ciò occorreva. Rivolgo parole di ringraziamento anche ai Rappresentanti delle autorità locali, che non hanno risparmiato fatica e mezzi, perchè la visita potesse svolgersi in modo efficiente e degno. Bisognerebbe qui elencare le autorità locali di tutte le città, attraversate dal percorso di questo viaggio: Wroclaw , Legnica, Gorzów Wielkopolski, Gniezno, Poznan, Kalisz, Czestochowa, Zakopane, Ludzmierz, Kraków, Dukla e Krosno. Ringrazio anche la Radio, la Televisione, i giornalisti, e tutti coloro che hanno collaborato per trasmettere alla pubblica opinione notizie accurate ed ampie, riguardanti il pellegrinaggio papale in Polonia. Ringrazio per ogni gesto di buona volontà e per la disponibilità alla cooperazione. Dio vi ripaghi per un'accoglienza così ospitale!

Ringrazio la polizia, l' esercito e tutti coloro che durante tutto il viaggio hanno svolto i loro compiti con dedizione e calore.

3. Speciali parole di riconoscenza rivolgo in questo momento a tutta la Chiesa in Polonia, deponendo il mio grazie nelle mani del qui presente Episcopato Polacco con a capo il Cardinal Primate. Ringrazio una volta ancora per l'invito in Patria, come pure per tutta la fatica pastorale e organizzativa affrontata nella preparazione e nello svolgimento del pellegrinaggio. In ogni tappa di questa visita si è avvertito un grande raccoglimento e un grande impegno. Alla base di tutti questi incontri di preghiera c'era, infatti, un concorde sforzo pastorale dei Vescovi, dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose, ed anche di tutta la schiera dei cattolici laici. Mi congratulo per questo intenso lavoro ed auguro che esso produca durevoli frutti nella vita della Chiesa e in quella della Polonia.

Penso che questa visita sia stata in qualche modo diversa dalle precedenti, ma che al contempo abbia confermato la continuità spirituale di questa Nazione e di questa Chiesa. Durante la visita la Chiesa in Polonia si è rivelata ancora una volta come una Chiesa consapevole della propria missione, una Chiesa di grande lavoro evangelizzatore nelle condizioni nuove, in cui le è dato di vivere.

Tra i ringraziamenti non può mancare una parola speciale alla Chiesa di Wroclaw , che ha ospitato il 46° Congresso Eucaristico Internazionale. Nelle mani del Cardinale Arcivescovo Metropolita di Wroclaw pongo l'espressione di un cordiale grazie per la fatica dell'organizzazione di questo Congresso, mediante il quale la Chiesa in Polonia ha avuto occasione di rendere servizio alla Chiesa universale.

4. "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (
He 13,8). Queste parole della Lettera agli Ebrei hanno costituito il filo conduttore di questa mia visita in Patria. La Chiesa, che si sta preparando al Grande Giubileo, concentra quest'anno lo sguardo della fede sulla figura di Cristo Redentore dell'uomo. Nelle singole tappe di questa visita abbiamo cercato di leggere insieme quale posto occupi Cristo nella vita dei singoli e nella vita della Nazione. Ce l'ha ricordato il Congresso Eucaristico di Wroclaw e lo storico incontro di Gniezno, presso la tomba di sant'Adalberto, dove abbiamo celebrato il millennio del suo martirio. Adalberto ci ha ricordato il dovere di costruire una Polonia fedele alle sue radici. Questo ci ha pure ricordato il giubileo della fondazione iagellonica dell'Università di Cracovia, e specialmente della sua Facoltà di Teologia.

La fedeltà alle radici non significa una meccanica duplicazione dei modelli del passato. La fedeltà alle radici è sempre creativa, disposta a scendere nel profondo, aperta alle nuove sfide, sensibile ai "segni dei tempi". Si esprime anche nella sollecitudine per lo sviluppo della cultura nativa, nella quale l'elemento cristiano è stato presente sin dall'inizio. La fedeltà alle radici significa soprattutto la capacità di costruire una sintesi organica tra i valori perenni, confermatisi tante volte nella storia, e la sfida del mondo di oggi, tra la fede e la cultura, tra il Vangelo e la vita. Auguro ai miei Connazionali ed auguro alla Polonia di saper essere proprio in questo modo fedele a se stessa e alle radici da cui è cresciuta. La Polonia fedele alle sue radici. L'Europa fedele alle sue radici. In questo contesto ha acquistato un'importanza storica la partecipazione dei Presidenti della Repubblica Ceca, della Germania, dell'Ungheria, della Slovacchia, della Lituania, dell'Ucraina e della Polonia alle celebrazioni riguardanti Adalberto, e di questo sono loro molto grato.

Durante questo pellegrinaggio ho compiuto la canonizzazione e la beatificazione di santi e beati Polacchi: santa Edvige Regina, san Giovanni da Dukla, la beata Maria Bernardina Jablonska e la beata Maria Karlowska. I santi della Chiesa sono una rivelazione particolare dei più alti orizzonti della libertà umana. Ci dicono che il destino definitivo dell'umana libertà è la santità. Perciò è così incisiva l'eloquenza della canonizzazione e della beatificazione, che ho compiuto nel corso di questa visita.

5. Al momento del congedo ho voluto condividere questi pensieri con voi tutti, cari Fratelli e Sorelle. La profondità del contenuto spirituale racchiuso in questo mio incontro con voi, nell'incontro con la Chiesa in Polonia, esce ovviamente fuori dall'ambito di questo breve discorso. Congedandomi da voi, elevo la mia preghiera perchè questa semina porti frutti abbondanti secondo la volontà del Padrone della messe. Il Padrone della messe è Cristo, e noi tutti siamo suoi "servi inutili" (cfr Lc 17,10).

I momenti dell'addio sono sempre difficili. Mi congedo da voi, diletti Connazionali, con la profonda consapevolezza che questo congedo non significa la rottura del legame che mi unisce a voi - che mi unisce alla mia diletta Patria. Tornando in Vaticano porto nel cuore con me voi tutti, le vostre gioie e le vostre preoccupazioni, porto con me tutta la mia Patria. Vorrei che ricordaste che nella "geografia della preghiera del Papa" per la Chiesa universale e per il mondo intero, la Polonia occupa un posto particolare. Allo stesso tempo vi prego, seguendo l'esempio di san Paolo apostolo, di farmi un po' di spazio nei vostri cuori (cfr 2Co 6,11-13) e nelle vostre preghiere, affinché possa servire la Chiesa di Dio fino a quando Cristo me lo richiederà.

166 Dio vi ripaghi dell'ospitalità!

Egli benedica la mia Patria e tutti i miei Connazionali!


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