GP2 Discorsi 1997 79


AI PARTECIPANTI AL


CONGRESSO INTERNAZIONALE "UNIV"


Aula Paolo VI - Martedì, 25 marzo 1997




80 Carissimi Giovani!

1. Sono lieto di porgere un cordiale benvenuto a tutti voi, convenuti a Roma da oltre sessanta Paesi e da quattrocento Università, in occasione del tradizionale appuntamento del Congresso Internazionale UNIV, giunto quest’anno alla trentesima edizione. Desidero esprimere il mio compiacimento agli organizzatori dell’incontro ed a quanti, anche in passato, hanno profuso il loro impegno per offrire momenti di approfondimento culturale e di formazione integrale a studenti e professori universitari di tutto il mondo.

La convinzione che l’Università sia un luogo privilegiato, nel quale si plasma il futuro della società, vi spinge a studiare con coraggio tematiche decisive per le sorti dell’umanità. Voi sapete che solo l’impegno personale, ispirato ai valori evangelici, può fornire risposte adeguate ai grandi interrogativi del tempo presente. La cultura autentica, infatti, è innanzitutto appello, che echeggia nel profondo della coscienza ed obbliga la persona a migliorare se stessa per migliorare la società. Il cristiano sa che esiste un nesso inscindibile fra verità, etica e responsabilità. Egli si sente perciò responsabile di fronte alla verità, a servizio della quale pone in gioco la propria libertà personale.

2. Il tema: “Società multiculturale: competitività e cooperazione”, oggetto del vostro Congresso, vuole smentire la tesi secondo cui, caduto il mito del collettivismo, non resterebbe che seguire il libero mercato. Questa tesi, in realtà, mostra sempre più i suoi limiti, perché apre la via ad un’economia “selvaggia”, che porta con sé gravi fenomeni di emarginazione e di disoccupazione, quando non anche a forme di intolleranza e di razzismo.

È necessario intraprendere nuove vie, ispirate a saldi presupposti morali. La dottrina sociale della Chiesa insegna che alla base della prassi politica, del pensiero giuridico, dei programmi economici e delle teorie sociali occorre porre sempre la dignità della persona, creata ad immagine di Dio. L’essere umano vive e si sviluppa nell’interazione con gli altri: nella famiglia e nella società. Il patrimonio che gli deriva dall’appartenenza ad un gruppo in forza della nascita, della cultura, della lingua deve perciò divenire fattore di incontro, non di esclusione.

Quanto più questo vale per chi ha la fede! Sulla scia del suo Maestro che “non è venuto per essere servito, ma per servire” (
Mt 20,28), il cristiano fa del servizio il suo ideale, nella convinzione che la società del domani, per essere migliore, dovrà poggiare sulla cultura della solidarietà. Le iniziative di volontariato, che avete illustrato nel Forum del vostro Congresso, testimoniano che questa è la vostra scelta. Centinaia di opere socialmente utili in zone economicamente depresse e numerosi programmi di promozione sociale e di assistenza sono altrettanti segni di un impegno non occasionale, teso alla costruzione di un modello di società ispirato al Vangelo.

3. Nel Messaggio di preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, alla quale siete invitati, ho voluto proporre ai giovani la frase del Vangelo di Giovanni: «Maestro, dove abiti? ... Venite e vedrete» (Jn 1,39). Fra i «luoghi » in cui il cristiano incontra Gesù ho segnalato il dolore umano: «Incontrerete Gesù là dove gli uomini soffrono... La casa di Gesù è dovunque un uomo soffre per i suoi diritti negati, le sue speranze tradite, le sue angosce ignorate. Là, tra gli uomini, è la casa di Cristo, che chiede a voi di asciugare, in suo nome, ogni lacrima» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII Giornata mondiale della Gioventù, 15 Ag 1996, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX, 2 (1996) 183).

Seguendo queste indicazioni, le iniziative di carattere sociale che promuovete confermano che desiderate costruire un mondo nuovo a partire dalla chiamata di Cristo.

In effetti, Egli è la meta finale del vostro impegno, che non si fonda sulla semplice filantropia. Non vi accontentate di alleviare i bisogni materiali dei meno fortunati: cercate di portarli a Cristo, poiché solo Lui può veramente asciugare tutte le lacrime e dare la salvezza.

Che grande campo di apostolato si apre dinanzi a voi! Chi ha incontrato Cristo si sente partecipe della sua missione redentrice, suo collaboratore nella salvezza dell'uomo. Questa consapevolezza accende nel cuore il bisogno di conoscerlo meglio, per imparare a guardare l'uomo con i suoi stessi occhi di misericordia. A fare ciò vi condurranno la meditazione della Parola, la preghiera, il sacramento della Riconciliazione, l'Eucaristia e altri mezzi privilegiati di incontro con il mistero della sua Persona.

4. Nel titolo del vostro Congresso appare la parola «competitività». Per il cristiano essa è innanzitutto lotta interiore per migliorare e crescere nelle virtù fino ad identificarsi con Cristo. È questo il modo in cui ognuno di voi può rendere fecondo il servizio agli altri, come ricordava il Beato Josemaría Escrivá, «chiedetegli qual è il fine del suo disegno nella nostra vita; non solo nella testa, ma anche nel profondo del cuore e in tutta la nostra attività esterna » (Josemaría Escrivá, Amici di Dio, 249) poiché la salvezza dell'umanità passa attraverso la lotta di ognuno per essere santo.

81 Cari giovani di lingua inglese, impegnatevi sempre più pienamente per il Signore. Fate di Lui il centro della vostra vita e il principio ispiratore del vostro apostolato. Rivolgetevi ad altri giovani come voi per coinvolgerli nell'importante compito dell'edificazione di una società più vera, giusta e autenticamente libera. Che la Beata Vergine Maria, che è stata ai piedi della croce di Gesù, vi sostenga in tutto ciò che fate per la Chiesa e per il mondo!

Cari giovani di lingua francese, vi invito alla dodicesima Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi: incontrerete lì giovani di molteplici culture, ma tutti uniti per procedere nella vita nella sequela di Cristo, morto e risorto per la salvezza del mondo. Che Dio vi benedica!

Saluto tutti i giovani di lingua portoghese! In questo anno di preparazione al Giubileo dell'Anno Duemila, il Papa vi chiede di vivere in «coerenza con la vostra fede, testimoniando con sollecitudine la vostra parola, affinché, nella famiglia e nella società, risplenda la luce vivificante del Vangelo». Che Dio vi benedica!

5. Cari giovani, grazie per la vostra presenza, grazie per il vostro impegno! Portate nel mondo la gioia che nasce dall’essere in comunione con Cristo. Siate testimoni della novità del Vangelo, per collaborare generosamente alla costruzione della civiltà dell’amore.

Con questo augurio, che vi porgo nella prospettiva della Pasqua imminente, vi affido alla materna protezione di Maria e vi imparto con affetto la mia Benedizione.




AL TERMINE DELLA VIA CRUCIS AL COLOSSEO


Venerdì Santo, 28 marzo 1997


Christus factus est pro nobis oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis” (Ph 2,8).

1. “Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (cfr Ph 2,8-9). Queste parole di san Paolo riassumono il messaggio che il Venerdì Santo vuole comunicarci. In questo giorno la Chiesa non celebra l’Eucaristia, quasi a voler sottolineare che non è possibile, nel giorno in cui si è consumato il Sacrificio cruento di Cristo sulla croce, renderlo presente in modo incruento nel Sacramento.

La Liturgia eucaristica è oggi sostituita dal suggestivo rito dell’adorazione della Croce, che ho presieduto poc’anzi nella Basilica di San Pietro. Chi vi ha preso parte ha ancora vive nell’animo le emozioni provate all’ascolto dei testi liturgici riguardanti la Passione del Signore.

Come non essere toccati dalla puntuale descrizione fatta da Isaia dell’“uomo dei dolori”, disprezzato e reietto dagli uomini, che ha preso su di sé il peso della nostra sofferenza, ed è stato percosso da Dio per i nostri peccati (cfr Is 53, 3ss)?

E come restare insensibili di fronte alle “forti grida e lacrime” di Cristo, evocate dall’autore della Lettera agli Ebrei (cfr He 5,7)?

82 2. Ora, seguendo le stazioni della Via crucis, abbiamo contemplato le drammatiche fasi della Passione: Cristo che porta la Croce, che cade sotto il suo peso ed agonizza su di essa, che nel momento estremo dell’agonia prega: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46), esprimendo il suo totale e fiducioso abbandono.

Oggi si concentra sulla Croce la nostra più viva attenzione. Meditiamo sul mistero della Croce, che si perpetua nei secoli nel sacrificio di tanti credenti, di tanti uomini e donne associati con il martirio alla morte di Gesù. Contempliamo il mistero dell’agonia e della morte del Signore, che continua anche ai nostri giorni nel dolore e nella sofferenza di individui e popoli duramente provati dalla violenza e dalla guerra.

Dove l’uomo è colpito ed ucciso, è Cristo stesso che viene offeso e crocifisso. Mistero di dolore, mistero di amore sconfinato!

Restiamo in silenzioso raccoglimento di fronte a questo insondabile mistero.

3. “Ecce lignum crucis . . .”, “Ecco il legno della Croce, a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. Venite, adoriamo!”.

La Croce brilla questa sera con forza straordinaria al termine della Via Crucis, qui, al Colosseo. Questo luogo della Roma antica è legato nella memoria popolare al martirio dei primi cristiani. È, quindi, luogo particolarmente adatto per rivivere, di anno in anno, la passione e la morte di Cristo. “Ecce lignum Crucis”! Quanti fratelli e sorelle nella fede divennero partecipi della Croce di Cristo nel periodo delle persecuzioni romane!

Il testo delle meditazioni che ci hanno guidato nel corso di questa Via Crucis è stato preparato dal venerato fratello Karekin I Sarkissian, Patriarca Catholicos supremo di tutti gli Armeni. Lo ringrazio cordialmente e, grato ancora per la visita che egli ha voluto rendermi recentemente, lo saluto insieme a tutti i cristiani d’Armenia. Estendo il mio saluto anche all’Arcivescovo Nerses Borabalian, che ha preso parte con noi alla Via Crucis in rappresentanza del Catholicos d’Armenia. Molti fratelli e sorelle di quella Chiesa e di quella nazione hanno preso parte con il sacrificio della loro vita alla Croce di Cristo! Oggi, in unione con essi e con tutti coloro che in ogni angolo della terra, in ciascun continente e nei diversi paesi del globo, partecipano con la loro sofferenza e con la morte alla Croce di Cristo, desideriamo ripetere: “Ecce lignum Crucis . . .”, “Ecco il legno della Croce, a cui fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. Venite, adoriamo!”.

4. Mentre le tenebre della notte già incombono, eloquente immagine del mistero che circonda la nostra esistenza, noi gridiamo a Te, Croce della nostra salvezza, la nostra fede!

Signore, un fascio di luce si sprigiona dalla tua Croce. Nella tua morte è vinta la nostra morte e ci è offerta la speranza della risurrezione. Aggrappati alla tua Croce, noi restiamo in fiduciosa attesa del tuo ritorno, Signore Gesù, nostro Redentore!

Acclamiamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

Amen!


AI FUNZIONARI E AGLI AGENTI


DELL'ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA


PRESSO IL VATICANO,


DELLA «POLSTRADA» E DELLA QUESTURA DI ROMA


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Sala del Concistoro - Sabato Santo, 29 marzo 1997




Signor Ispettore Generale,
Signori Funzionari ed Agenti
dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano,
della Polstrada e della Questura di Roma!

1. Benvenuti a questo tradizionale appuntamento, che mi offre l’occasione di manifestarvi gratitudine per il servizio che voi prestate alla mia persona ed alla Sede Apostolica.

Esprimo, in particolare, la mia riconoscenza al Dottor Enrico Marinelli per le cortesi espressioni augurali, che ha voluto rivolgermi a nome vostro. Con lui saluto ciascuno di voi, ringraziandovi per i doni che avete voluto offrirmi e formulando vivissimi auguri di una Pasqua illuminata dalla fede e allietata dagli affetti e dai valori più belli e più veri.

2. Codesto Ispettorato di Pubblica Sicurezza e le forze di Polizia ad esso collegate offrono una preziosa collaborazione al ministero pastorale del Vescovo di Roma. Vi sono grato per la vostra vigile presenza e per l’assistenza che prestate durante la celebrazione dei riti liturgici e le numerose manifestazioni che interessano la Basilica di San Pietro e l’intera Città del Vaticano.

Il Papa ed i suoi Collaboratori, inoltre, sanno di poter contare sulla vostra cooperazione nel corso delle visite pastorali alle Parrocchie ed alle Istituzioni civili ed ecclesiali dell’Urbe, come pure in occasione dei viaggi apostolici in Italia.

Grazie alla vostra discreta ed efficace opera di sorveglianza, i pellegrini, che da ogni parte del mondo vengono a visitare la tomba dell’apostolo Pietro, hanno la possibilità di vivere in tranquillità questa importante esperienza di fede.

Voi svolgete il vostro quotidiano compito, alimentandovi agli ideali civili e umani, propri dei membri della Polizia dello Stato Italiano. Tuttavia, il contatto con eventi di notevole portata religiosa e culturale e con sacerdoti, religiosi e laici che collaborano alla missione universale del Romano Pontefice, offre sicuramente al vostro lavoro ulteriori motivi di impegno e di dedizione.

84 La speciale condizione in cui vi trovate ad operare vi permette, infatti, di rafforzare la vostra dedizione professionale, traendo linfa e vigore dalla perenne verità del Vangelo. Testimoniando così, nella vostra attività, i valori umani e spirituali propri del Cristianesimo, voi potete recare un contributo all’universale missione della Chiesa.

3. Sede del Successore di Pietro, il Vaticano è meta non solo di credenti di ogni razza e cultura, ma anche di Rappresentanti delle diverse Religioni, di Responsabili degli Stati e di alte Personalità ecclesiastiche e civili, che vengono ad incontrare il Pontefice, o i Suoi collaboratori nei vari Dicasteri della Santa Sede.

La vostra dedizione fa sì che queste occasioni di dialogo e la visita alle preziose testimonianze di cultura e di fede, custodite nella Città del Vaticano, avvengano in un clima di serenità e di ordine. Questo vostro servizio diventerà sempre più importante nei prossimi anni, in vista dello storico evento che segnerà l’inizio del terzo Millennio. La vostra competenza ed i progetti che avete in animo di promuovere per rendere più funzionale la vostra attività costituiscono un indubbio sostegno per la soluzione dei numerosi problemi organizzativi che porrà la celebrazione del Grande Giubileo.

4. Nel rinnovare l’apprezzamento sincero per la vostra cooperazione, affido ciascuno di voi e le vostre rispettive famiglie alla protezione della Madre di Dio. Ella vi sostenga ed accolga le vostre intenzioni, presentandole al suo divin Figlio.

Rivolgo un particolare pensiero ai colleghi ed ai familiari provati dalla sofferenza, nonché ai vostri bambini, per i quali innalzo al Signore un’affettuosa preghiera. Con tali sentimenti imparto a ciascuno di voi e a quanti vi sono cari una speciale Benedizione Apostolica.


Aprile 1997




SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO


Aula Paolo VI - Sabato, 5 aprile 1997




Al termine di questo momento di preghiera, ringrazio tutti voi che vi avete preso parte, estendendo il mio pensiero a quanti si sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Siamo nell’ottava di Pasqua, e in questo clima di gioia abbiamo meditato con Maria Santissima i misteri della gloria di Cristo e della glorificazione di Lei, Madre sua e nostra. Possa la luce del Risorto irradiarsi nei cuori di tutti gli uomini e diffondervi la pace che solo Lui può dare.

A Dio piacendo, tra una settimana mi troverò a Sarajevo, per l’incontro tanto desiderato con la popolazione di quella città, che è diventata quasi simbolo di questo nostro secolo, segnato da drammatici conflitti ed aperto a prospettive di rinnovata speranza. Sono certo che mi accompagnerete con la vostra preghiera e fin d’ora ve ne sono grato.

Tra i pellegrini presenti questa sera, saluto in modo particolare i fedeli della parrocchia San Nicola di Bari in Ascrea, diocesi di Rieti.

85 La Vergine Santa ottenga a tutti i doni pasquali dell’amore, della gioia e della pace

Mein herzlicher Gruß gilt Euch, liebe deutschsprachige Pilger, die Ihr zu unserem gemeinsamen Rosenkranzgebet gekommen seid; insbesondere begrüße ich eine Gruppe österreichischer Politiker. Auf die Fürbitte der Muttergottes möge der Herr durch sein Leiden und Kreuz Euch und Eure lieben Angehörigen daheim zur Herrlichkeit der Auferstehung geleiten.


AI VESCOVI FRANCESI DELLA REGIONE APOSTOLICA


ÎLE-DE-FRANCE IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Sabato, 5 aprile 1997




Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. Siate i benvenuti, Pastori dell’Ile-de-France. In questo tempo di Pasqua, sono lieto di accogliervi nel corso del vostro pellegrinaggio ad limina Apostolorum. Il vostro gesto manifesta la nostra comunione in Cristo, per servire la Chiesa fondata su quelle colonne che sono gli Apostoli, la Chiesa che cerca ogni giorno di essere più fedele alla missione affidata al collegio degli Apostoli sotto la guida di Pietro.

I miei ringraziamenti vanno innanzitutto al Cardinale Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo di Parigi, per la presentazione della vostra regione apostolica. Vorrei salutare Monsignor Olivier de Berranger, che è appena successo a Saint-Denis in Francia al compianto Monsignor Guy Deroubaix, e assicurarlo della mia preghiera per il suo nuovo ministero pastorale. Accolgo anche con piacere, insieme ai Vescovi residenziali dell’Ile-de-France, Monsignor Michel Dubost, Ordinario militare per la Francia, e responsabile della preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Più di trent’anni fa le antiche Diocesi di Parigi, Versailles e Meaux sono state rimodellate, con la creazione di cinque nuove Diocesi che hanno ormai assunto una fisionomia propria. Ciò non impedisce una collaborazione organica fra voi a diversi livelli, ancora più opportuna per il dinamismo delle comunità cristiane in quanto le risorse dei diversi settori sono di fatto molto ineguali, soprattutto per ciò che concerne gli agenti pastorali. Sull’esempio delle altre grandi metropoli del mondo, siete portati a creare un coordinamento della vita ecclesiale il più armonioso possibile, necessario in particolare a una popolazione che si sposta frequentemente da un luogo all’altro del territorio. Mi rendo conto della vastità dei vostri compiti in questa importante regione attiva e piena di contrasti, dove sono evidenti sia gli apporti positivi sia le difficoltà della società attuale.

2. Nella prospettiva del grande Giubileo della Redenzione, un evento per tutta la Chiesa, desidero oggi sottolineare alcuni aspetti che caratterizzeranno il vostro ministero, facendo eco ai diversi orientamenti proposti nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente. Il primo dei tre anni di preparazione è in corso. A Parigi e nelle altre Diocesi della regione il suo momento culminante sarà la Giornata Mondiale della Gioventù che io vi ringrazio di aver accolto e di stare preparando con entusiasmo. Esprimete la mia gratitudine ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici e soprattutto ai giovani di tutto il vostro Paese che si stanno adoperando senza riserve per il buon svolgimento di questo incontro mondiale della gioventù; conosco gli sforzi che stanno attualmente compiendo per la riuscita di questo forte tempo spirituale. Trasmettete loro la fiducia del Papa, che è lieto di venire a Parigi a incoraggiare coloro che sono chiamati a edificare la Chiesa del prossimo millennio.

Questo incontro, come ho già detto nel Messaggio ai giovani del mondo in occasione della XII Giornata Mondiale, formerà “un’icona vivente della Chiesa”. Sotto il segno della Croce dell’Anno Santo, che sarà stata ricevuta dai giovani delle Diocesi di tutta la Francia, gli sguardi convergeranno verso Cristo. In risposta agli interrogativi di tanti giovani, che hanno ripreso a modo loro la domanda posta dai due primi discepoli - “Rabbi, dove abiti?” (Jn 1,38) -, il Signore rinnoverà intensamente il suo invito a seguirlo e a vederlo, a rimanere con Lui e a scoprirlo sempre meglio nel suo Corpo che è la Chiesa. In questo cammino con Cristo i giovani vedranno che solo Lui può soddisfare le loro aspirazioni e donare loro la vera felicità.

Con l’organizzazione della Giornata Mondiale voi permettete ai Pastori e ai fedeli dell’Ile-de-France e di tutto il vostro Paese di fare l’esperienza viva della comunione della Chiesa, attraverso i suoi membri delle generazioni più giovani. Di fatto, uno degli appelli del grande Giubileo al quale ci stiamo preparando è proprio l’appello al dialogo fra i fedeli di diverse nazioni, di diverse spiritualità e di diverse culture. In questo mondo in cui si sviluppano tante comunicazioni, non è forse necessario che i membri della Chiesa universale si conoscano meglio e progrediscano nella coesione, poiché “tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo”? E san Paolo aggiunge “così anche Cristo” (1Co 12,12). Sappiamo che l’Apostolo delle Nazioni sostiene la sua esortazione all’unità nella diversità con l’esaltazione della carità, il più grande dei doni di Dio (cfr 1Co 13,13).

86 3. Il Giubileo “vuol essere una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata” (Tertio Millennio adveniente TMA 32). Il primo anno di preparazione, incentrato su Gesù Cristo, invita a rinvigorire la fede nel Redentore (cfr Tertio Millennio adveniente TMA 42). È un’occasione provvidenziale per invitare i fedeli a contemplare il volto di Cristo e a riscoprire i sacramenti e le vie della preghiera. Interiorizzare i legami personali con Cristo è una condizione necessaria per accogliere la proposta di vita che il Vangelo comporta e che la Chiesa deve presentare. Si tratta, giorno dopo giorno, di prendere sempre più vivamente coscienza dei doni di grazia che implica il battesimo, di accogliere nel profondo dell’essere la presenza di Cristo che santifica coloro che sono stati “per mezzo del battesimo... sepolti insieme a lui” (Rm 6,4) per entrare in una vita nuova.

Negli orientamenti delineati per preparare il Grande Giubileo ho indicato il battesimo come il primo dei sacramenti che occorre riscoprire, poiché esso è il “fondamento dell’esistenza cristiana” (Tertio Millennio adveniente TMA 41). È dunque un bene che alcuni giovani ricevano il battesimo nel corso della Giornata Mondiale. Essi rappresenteranno in un certo senso i loro fratelli e le loro sorelle che, in tutto il mondo, seguono il catecumenato degli adulti, grazie al sostegno delle parrocchie, delle cappellanie e dei movimenti giovanili. La loro presenza e la loro testimonianza sproneranno la maggior parte di coloro che sono entrati nella Chiesa fin dall’infanzia a valorizzare meglio i doni di cui sono stati colmati e la loro condizione di cristiani.

4. Non risparmiate sforzi affinché l’accoglienza della parola di Dio sia incessantemente rinnovata: occorre che i fedeli penetrino meglio la Scrittura, familiarizzino con essa e si approprino del suo messaggio nella lectio divina. In tal senso, le iniziative prese, a diversi livelli, per andare oltre una lettura della Bibbia troppo frammentaria o troppo superficiale, sono da incoraggiare. Esse consentono ai battezzati di entrare in modo ponderato e meditato nella Tradizione della Chiesa che ci dona la Parola e ci fa conoscere la figura di Cristo.

Nel vostro ministero dell’insegnamento, vegliate affinché la Persona di Cristo venga conosciuta in tutta la ricchezza del suo mistero: il Figlio consustanziale al Padre, fattosi uomo per salvare l’umanità, per riconciliarla con Dio (cfr 2Co 5,20), per riunirla (cfr Jn 11,52). Come in altre epoche, la figura di Cristo è oggetto di presentazioni riduttive, delineate in funzione di correnti o di tendenze che tengono conto solo di una parte della Rivelazione autentica ricevuta e trasmessa dalla Chiesa. A volte la divinità del Verbo incarnato è disconosciuta, il che va di pari passo con la chiusura dell’uomo in se stesso; in altri casi, la realtà stessa dell’Incarnazione, dell’entrata del Figlio di Dio nella condizione umana storica, viene sottovalutata, il che porta a sconvolgere la cristologia e il senso stesso della Redenzione.

Questo richiamo a grandi linee porta a sottolineare l’importanza della catechesi, come ho fatto nella lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente TMA 42). Voglio incoraggiare nuovamente tutti quelli che s’impegnano, con una generosa disponibilità, nel concepire e nell’animare la catechesi dei bambini, dei giovani e anche degli adulti. Più in generale, è indispensabile sviluppare una pastorale dell’intelligenza, della cultura illuminata dalla fede. Le vostre relazioni riferiscono di molteplici organizzazioni di formazione, come la Scuola cattedrale di Parigi o i diversi centri diocesani attivi negli stessi ambiti. L’approssimarsi del grande Giubileo dovrebbe intensificare questi sforzi, affinché sempre più battezzati siano pronti a testimoniare la ricchezza del mistero cristiano. È d’altronde con questo spirito che viene proposto ai partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù di seguire una catechesi affidata a Vescovi dei cinque continenti. Ciò darà loro il gusto di proseguire ulteriormente la loro ricerca nelle proprie Diocesi, per acquisire una formazione spirituale all’altezza delle domande suscitate dalle loro conoscenze scientifiche e tecniche (cfr Gaudium et spes GS 11-16).

5. Il Vangelo non avrebbe tutta la sua forza di esperienza vissuta se la Chiesa non fosse vivificata dallo Spirito Santo; è per questo che esso è al centro dei temi proposti per il secondo anno di preparazione all’Anno 2000. Lo Spirito di verità, che viene dal Padre, rende testimonianza a Cristo; e il quarto Vangelo aggiunge subito: e anche voi mi renderete testimonianza (cfr Jn 15,27). I giovani, come tutti i fedeli, devono farsi carico della missione universale affidata da Cristo ai suoi discepoli: missione ardua, dal punto di vista umano, ma possibile grazie ai doni dello Spirito diffusi in tutto il corpo ecclesiale solidale. Voi ricordate volentieri il fatto che i giovani, al momento di chiedere il sacramento della Confermazione, mostrano un reale impegno nella fede e nella missione della Chiesa. Possano essi ricevere dai loro Pastori e dalle loro comunità l’appoggio necessario per rendere fecondi i doni ricevuti e per perseverare nella loro risoluzione! Le Giornate Mondiali, così come la preparazione del Giubileo, potranno essere delle vere pietre miliari lungo il cammino dei giovani che prendono in consegna la missione ecclesiale.

6. Il Giubileo sarà un tempo privilegiato di conversione. Noi dovremo far comprendere meglio ai nostri fratelli e alle nostre sorelle cristiani, e a tutti i nostri contemporanei, che il messaggio cristiano è una Buona Novella di liberazione dal peccato e dal male, e al contempo un appello forte a ritornare alla scelta del bene. Occorre rendere grazie per l’amore misericordioso del Padre, sempre pronto al perdono. Sembra che, nella mente di molti, l’itinerario di penitenza sia spesso compreso male, perché lo si isola in qualche modo dalla duplice e inscindibile legge positiva dell’amore verso Dio e verso il prossimo, e anche perché ci si affida troppo allo sforzo umano per progredire e perché, d’altro canto, non si è sempre disposti a riconoscere la portata reale della propria responsabilità negli atti compiuti. La vera conversione è un dono gratuito di Dio, accolto nella gioia e nel rendimento di grazie, con la decisione di conformare la propria esistenza alla condizione di figli di Dio che il Redentore ha acquisito per noi. Se il significato cristiano della penitenza fosse compreso meglio, il sacramento della riconciliazione non conoscerebbe la disaffezione che constatiamo e i nostri contemporanei si rafforzerebbero nella speranza.

La riscoperta dell’amore benevolo di Dio, nel più intimo delle coscienze, assumerà tutto il suo significato se il Giubileo sarà anche il tempo dell’amore per i poveri e per i più bisognosi, di un rinnovamento profondo dei vincoli sociali. Il significato tradizionale dell’anno giubilare comporta una rimessa a nuovo delle relazioni fra le persone in tutta la società; bisognerebbe far comprendere a tutti che questa tappa della nostra storia è un’occasione privilegiata di riconciliazione e ci fa volgere verso un futuro più conviviale. La memoria comune deve essere chiarita e purificata, vale a dire che, riconoscendo le debolezze e le mancanze degli uni e degli altri con lucidità, liberati dagli antichi germi di divisione o anche dai rancori, potremo rispondere meglio alle sfide del nostro tempo. Nel mondo attuale, infatti, vi è molto da fare per costruire la pace, per promuovere la condivisione dei beni del creato, per garantire il rispetto della vita e la dignità della persona! Queste poste in gioco dovrebbero essere chiaramente presentate all’approssimarsi del nuovo millennio.

7. Pastori e fedeli, animati dall’amore per l’umanità, devono interpretare le attese del mondo di questo tempo, con i suoi dubbi e le sue sofferenze. Non si può annunciare la Buona Novella senza cogliere i bisogni profondi delle persone, senza reagire alle fratture che affliggono la società. In poche parole, dinanzi a una civiltà in crisi, che la secolarizzazione allontana dalla sue radici spirituali, occorre rispondere con l’edificazione della civiltà dell’amore (cfr Tertio Millennio adveniente TMA 52). Noi dobbiamo proporre soprattutto questo obiettivo ai giovani che assumono il proprio posto nella Chiesa e nella società: rafforzati nella speranza, saranno pronti a camminare con Cristo accanto all’uomo di oggi, facendogli riconoscere la sua presenza mediante la loro testimonianza.

Queste intenzioni essenziali presuppongono che il dialogo resti aperto alle diverse correnti della società. Al di là delle polemiche, in scambi sinceri si potranno discernere i segni di speranza dell’epoca. Perché questi scambi apportino tutti i loro frutti, occorre preparare i cristiani a condurli in modo chiaro, saldi nella loro fede e al contempo animati da comprensione di fronte a coloro che non la condividono o la contestano. Essi sapranno fornire le spiegazioni necessarie dinanzi alle presentazioni riduttive del cristianesimo che si osservano frequentemente. Si preoccuperanno sempre di esprimere in modo positivo il significato cristiano dell’uomo nel creato, il messaggio della speranza, le esigenze morali che derivano dalla fede; essi faranno penetrare lo spirito evangelico nell’ordine temporale (cfr Apostolicam actuositatem AA 5). Pastori e laici devono proseguire i loro sforzi per analizzare a fondo i problemi, in dialogo con le persone, e anche con l’opinione sulla quale influiscono i mezzi di comunicazione sociale. In questo ordine di idee, la lettera dei Vescovi ai cattolici di Francia, Proporre la fede nella società attuale, sarà una guida particolarmente utile.

8. Come ho già detto lo scorso anno al Comitato che prepara il Grande Giubileo, “il rinnovamento apostolico che la Chiesa vuole realizzare in vista del Giubileo passa, inoltre, attraverso la riscoperta autentica del Concilio Vaticano II” (Giovanni Paolo II, Ai membri del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'anno 2000, 4 giugno 1996: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX, 1 (1996) 1451), nella fedeltà e nell’apertura, in un costante atteggiamento di ascolto e di discernimento dei segni dei tempi. Il Concilio ha infatti apportato “un contributo significativo alla preparazione di quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo” (Tertio Millennio adveniente TMA 18). Ci ha dato l’esempio di un atteggiamento umile e lucido. Ha manifestato anche la grandezza dell’eredità che abbiamo ricevuto e che la Chiesa ci trasmette, soprattutto grazie all’esempio di tanti santi e martiri che costellano la nostra storia fino all’epoca in cui viviamo.

87 Siamo nel tempo del dialogo ecumenico fraterno con i cristiani che aspirano alla piena unità. Il desiderio di compiere nuovamente passi determinanti sulla via dell’unità si fa legittimamente più forte; sarebbe un bel frutto del Giubileo quello di interessare l’insieme dei fedeli al movimento ecumenico. Ispirate e sviluppate ciò che già si fa in tal senso nel vostro Paese.Il dialogo con le altre Chiese e Comunità ecclesiali può veramente avviarsi solo se i fedeli condividono lo spirito di questo dialogo nelle Diocesi, nelle parrocchie e nei movimenti.

Il Concilio ha anche aperto le vie del dialogo interreligioso con i credenti di altre tradizioni spirituali: nel rispetto reciproco e nel riconoscimento di ciò che ognuno apporta di vero e di buono, senza confusioni affrettate e in una ricerca esigente della verità, relazioni interpersonali fiduciose permetteranno di progredire verso l’armonia della famiglia umana voluta da Dio.

9. Cari Fratelli nell’Episcopato, alle soglie del terzo millennio, guidate il popolo di Dio nel suo pellegrinaggio, attraverso il mondo, nella sequela di Cristo che conduce al Padre, mediante il suo Spirito. Renderemo onore in modo particolare al sacramento dell’Eucaristia, memoriale autentico del sacrificio redentore e presenza reale di Cristo nella Chiesa fino alla fine dei tempi. Possa il vostro ministero di dispensatori dei misteri di Dio portare i vostri diocesani alla celebrazione del Giubileo come una grande lode della Santa Trinità che chiama il mondo a lasciarsi afferrare dal suo amore!

Lungo questo cammino, Maria accompagna la Chiesa, Ella che è per tutti un modello di fede vissuta, di ascolto dello Spirito nella speranza, di amore perfetto verso Dio e verso il prossimo. “La sua maternità, iniziata a Nazaret e vissuta sommamente a Gerusalemme sotto la croce, sarà sentita... come affettuoso e pressante invito rivolto a tutti i figli di Dio, perché facciano ritorno alla casa del Padre ascoltando la sua voce materna: “Fate quello che Cristo vi dirà” (cfr
Jn 2,5)” (Tertio Millennio adveniente TMA 54).

In attesa del nostro grande incontro di Parigi nel mese di agosto per la Giornata Mondiale della Gioventù, affido al Signore, a Nostra Signora e ai santi patroni delle vostre Diocesi il vostro ministero e le vostre comunità. Di tutto cuore imparto a voi, e a tutti i vostri diocesani, la Benedizione Apostolica.

GP2 Discorsi 1997 79