GP2 Discorsi 1997 117


VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA (25-27 APRILE 1997)

CERIMONIA DI BENVENUTO


Aeroporto di Praga-Ruzyne - Venerdì, 25 aprile 1997



Signor Presidente della Repubblica,
Signor Cardinale Arcivescovo di Praga,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Illustri Autorità politiche, civili e militari,
Fratelli e Sorelle carissimi!

118 1. Due anni fa, arrivando in questo aeroporto per una visita di intenso programma pastorale, che mi avrebbe portato in Moravia e poi in Polonia, costretto a ridurre a poche ore la mia sosta a Praga, vi espressi il desiderio di incontrarvi "più a lungo nel 1997, per le celebrazioni del Millennio del martirio di san Vojtech" (Giovanni Paolo II, Discorso durante la cerimonia di benvenuto a Praga, 21 maggio 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1355).

Il desiderio s'è oggi compiuto: eccomi, con la grazia del Signore, nuovamente qui, per vivere con voi l'evento, al quale vi siete preparati in questi dieci anni.

Fu infatti il compianto Cardinal František Tomášek a indire, con autentico spirito profetico, il "Decennio di rinnovamento spirituale" per la preparazione al Millennio di sant'Adalberto. Egli, da quell'uomo di Dio che era, ebbe, come Abramo, "speranza contro ogni speranza" (cfr
Rm 4,18). E fu premiato: vide la canonizzazione di Agnese di Boemia, il processo di rafforzamento dei princìpi democratici prima ancora della caduta del muro di Berlino, la restituzione della libertà alla Chiesa, dopo lunghi anni di persecuzione. Dopo aver avuto la gioia di accogliere il Papa nell'aprile del 1990, egli ha certamente goduto dal cielo nel vedermi tornare altre due volte fra la sua gente. Davvero la storia è diretta dalla onnipotente mano di Dio!

2. Ringrazio di cuore Lei, Signor Presidente, per esser qui a darmi il benvenuto anche a nome di tutta la cara Repubblica Ceca, che Ella rappresenta con così grande prestigio, essendo stato tra gli artefici della rinascita di questo Paese.

A Lei, caro Signor Cardinale Arcivescovo di Praga, e a tutti i Confratelli nell'Episcopato, porgo il mio saluto affettuoso ed esprimo la mia gioia per essere nuovamente in questa amata terra, al culmine delle celebrazioni santadalbertiane, preparate ed organizzate con grande intelligenza pastorale.

Saluto con affetto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli di questa terra di santi, come pure tutti i cittadini della Repubblica.

3. Come sapete, il motivo che mi ha portato di nuovo tra voi è duplice: vogliamo celebrare domenica la Solennità di sant'Adalberto e, in tale occasione, meditare sul messaggio che emerge dal decennio di rinnovamento spirituale.

Il Millennio e il Decennio: è proprio per vivere con voi questi due grandi momenti della vita storico-spirituale della vostra Patria che sono tornato. E sono venuto tanto più volentieri perché questo 1997 è anche il primo dei tre anni di preparazione immediata al Grande Giubileo del 2000.

Come non vedere un filo d'oro che unisce tra di loro questi tre grandi avvenimenti? In questo momento, che è per me di grande commozione, non posso non ricordare le parole che vi rivolsi nell'omelia, tenuta qui a Praga nel 1990, parlando del Decennio, proclamato dal Cardinal Tomášek, come di un "invito lungimirante" ad approfondire la storia religiosa e civica della vostra Patria (cfr Insegnamenti, XIII, 1, 1990, p. 963).

Era un invito a rispondere alle sfide del presente, attingendo luce e vigore dal passato. E quale fascio di luce giunge a noi dal martirio di sant'Adalberto, compiutosi mille anni or sono! La figura mite ed accattivante del santo Vescovo parla con forza immutata anche alla generazione attuale. Egli fu - come già ebbi modo di osservare - "il primo Ceco sulla cattedra episcopale di Praga, il primo Ceco d'importanza davvero europea" [ . . .]. Sant'Adalberto, insieme con i patroni d'Europa Benedetto, Cirillo e Metodio, appartiene ai fondatori della cultura cristiana in Europa, specie in Europa centrale" (Ibid., pp. 962s).

4. Il Decennio ed il Millennio ben si armonizzano con la preparazione al Giubileo del Duemila che è incentrata, per il 1997, su "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre". Come ho indicato nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, siamo chiamati ad approfondire il suo mistero, tornando "con rinnovato interesse" alla Bibbia, e riscoprendo il Battesimo come "fondamento dell'esistenza cristiana" (cfr Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente TMA 40-41). E' un impegno importante anche sotto il profilo ecumenico, giacché "la sottolineatura della centralità di Cristo, della Parola di Dio e della fede non dovrebbe mancare di suscitare nei cristiani di altre Confessioni interesse e favorevole accoglienza" (n. 41).

119 Sono perciò particolarmente lieto di pronunciare queste parole col pensiero rivolto ai cari fratelli e sorelle delle altre Chiese e denominazioni cristiane, operanti in questa Repubblica. Salutandoli cordialmente, dico ad essi "arrivederci" alla riunione di preghiera ecumenica, che terremo domenica pomeriggio nella cattedrale di san Vito, Venceslao, Adalberto.

Ma confido che le motivazioni spirituali di questa mia visita trovino un'eco anche fra quelle persone che, per vari motivi, si sentono lontane dalla Chiesa e dalla religione in generale. Nelle mie esperienze di giovane sacerdote e di vescovo a Cracovia ho potuto avvicinare non poche di queste persone che cercano la verità, ed ho sempre guardato con grande rispetto al travaglio interiore che non di rado le accompagna.

Sono certo che l'eredità dei valori cristiani, di cui sant'Adalberto è stato testimone privilegiato in tempi segnati dall'ignoranza e dalla barbarie, non lascia indifferenti quanti tra essi, pur lontani dalla fede, hanno a cuore le radici civili, culturali e spirituali, che hanno così profondamente segnato la storia della vostra Patria!

5. Sto per recarmi, come prima tappa del mio viaggio apostolico, al monastero benedettino di Brevnov, fondato 1004 anni fa da sant'Adalberto. A lui affido il buon esito dei miei passi di pellegrino, augurandomi che queste celebrazioni millenarie siano un nuovo passo in avanti nella sempre crescente maturazione spirituale ed etica di tutti i carissimi figli di questa terra benedetta.

Signor Presidente, venerati Fratelli, Signore e Signori! Con questi voti, che mi nascono dal cuore, rinnovo il mio grazie sincero per l'accoglienza, che mi è stata tributata e raccomando alla benedizione di Dio onnipotente le vostre persone, le vostre famiglie, la vostra Patria, decisamente incamminata, pur tra comprensibili difficoltà, verso orizzonti di pace, di progresso, di collaborazione interna ed internazionale.

Pochválen bud' Jezíš Kristus!

VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA (25-27 APRILE 1997)


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CECA


Nunziatura Apostolica di Praga - Venerdì, 25 aprile 1997



Signor Cardinale,
Carissimi Confratelli nell'episcopato!

1. Ho desiderato vivamente questo incontro con voi, che avete la responsabilità della guida nella fede e del governo nella carità del Popolo di Dio in queste regioni. Rendo grazie a Dio di poter essere oggi qui con voi, in questa casa che è per tutti accogliente, perché è un po' la casa del Papa.

Vi sono grato per la cura con cui avete preparato questa visita. Possa essa produrre abbondanti frutti di rinnovamento nella vita cristiana delle vostre rispettive diocesi e circoscrizioni ecclesiastiche, in pochi anni aumentate di numero dopo la recente erezione delle diocesi di Plzeá in Boemia e di Ostrava-Opava in Moravia e Slesia.

Saluto con affetto ciascuno di voi, a cominciare da Lei, carissimo Cardinale Arcivescovo di Praga e successore di sant'Adalberto, e da Lei, Mons. Arcivescovo di Olomouc, nel grato ricordo dell'accoglienza sua e dei fedeli durante il pellegrinaggio di due anni fa. Uno speciale saluto rivolgo anche a Mons. Karel Otcenášek, nella cui Diocesi avrò la gioia di celebrare, domani, la Santa Messa per la gioventù. Vedo con soddisfazione l'Esarca Apostolico del nuovo Esarcato per i fedeli di rito bizantino-slavo residenti in Repubblica Ceca. Con i Vescovi residenziali desidero salutare anche quelli Ausiliari, tra i quali i due di Praga, di recente ordinazione episcopale.

120 Sono qui per rendere grazie a Dio, insieme con voi, dei doni spirituali, con cui ha benedetto la Chiesa in Boemia, Moravia e Slesia nel corso del Decennio di rinnovamento spirituale, voluto dall'indimenticabile Card. František Tomášek. Decennio, indetto in tempi ancora densi di tenebre per preparare i credenti al Millennio del martirio di sant'Adalberto.

2. Questa sera sant'Adalberto parla a noi della sua vita di Vescovo, divorato dallo zelo per il gregge a lui affidato, e al tempo stesso, afferrato da Dio secondo l'ideale benedettino di preghiera e di azione. L'antica biografia, tracciata da Bruno di Querfurt, ne definisce lapidariamente la fisionomia di Vescovo: Bene vixit, bene docuit, ab eo quod ore dixit nusquam opere recessit: "Egregiamente visse, egregiamente insegnò, né mai si discostò con le opere da quanto disse con le labbra" (Legenda Nascitur purpureus flos, XI). E non meno efficacemente ne delinea le virtù di monaco, l'amore all'orazione, al silenzio, all'umiltà, al nascondimento: Erat laetus ad omne iniunctum opus, non solum maioribus sed etiam minoribus oboedire paratus, quae est prima via virtutis: "Si rallegrava per ogni lavoro, che gli si affidasse, pronto a obbedire non solo ai superiori ma anche agli inferiori, ciò che costituisce la prima via della virtù" (Ibid., XIV).

La sua ricca personalità, la sua forte e mite figura di uomo sensibile ai valori della civiltà cristiana, di Vescovo aperto alle grandi dimensioni europee, che ebbe il carisma di unire in un solo anelito di apostolato le diverse nazioni d'Europa, costituisce per noi un modello. Egli fu Pastore integerrimo e tenace, che di fronte alla corruzione e alle debolezze rimase fedele all'immutabile Legge di Dio; fu missionario coraggioso e responsabile, chiamato ad ampliare sempre di più gli orizzonti dell'evangelizzazione e dell'annuncio.

3. Sant'Adalberto affrontò nella società del suo tempo, sia civile che ecclesiastica, sfide di enorme gravità, impegnandosi in un'opera significativa che, se non diede immediatamente frutti visibili, produsse col tempo effetti che durano ancor oggi.

Le sfide che voi, carissimi Vescovi, avete oggi dinanzi non sono meno impegnative di quelle di allora. Penso, in primo luogo, all'indifferenza religiosa che, come ho avuto modo di ribadire nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, porta molte persone a vivere come se Dio non ci fosse o ad accontentarsi di una religiosità vaga, incapace di misurarsi con il problema della verità e con il dovere della coerenza (cfr Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente
TMA 36). Quarant'anni di sistematico soffocamento della Chiesa, di eliminazione dei suoi Pastori, vescovi e sacerdoti, di intimidazione delle persone e delle famiglie, pesano gravemente sulla generazione attuale. Lo si rileva, in particolare, nell'ambito della morale familiare come è emerso da alcuni dati statistici forniti in occasione dell'Anno Internazionale della Famiglia. Quasi la metà delle coppie divorzia o si separa, soprattutto in Boemia. La pratica dell'aborto, consentita dalle leggi ereditate dal passato regime, benché dia segni di lieve diminuzione, è tuttora fra le più alte nel mondo. Di conseguenza, il fenomeno della denatalità assume proporzioni sempre più grandi: da alcuni anni ormai il numero dei decessi ha superato quello delle nascite.

Altra sfida per l'annuncio del Vangelo è l'edonismo, che ha fatto irruzione in queste terre da Paesi limitrofi, contribuendo a far penetrare la crisi dei valori nella vita quotidiana, nella struttura della famiglia, nel modo stesso di interpretare il senso dell'esistenza. Sintomi di una situazione di grave malessere sociale è pure il dilagare di fenomeni quali la pornografia, la prostituzione e la pedofilia.

Cari Fratelli, voi siete ben consapevoli di queste sfide, che provocano la vostra coscienza pastorale e il vostro senso di responsabilità. Esse non devono scoraggiarvi, ma piuttosto costituire occasione per rinnovare l'impegno e la speranza. La medesima speranza che animò sant'Adalberto, nonostante le prove, anche spirituali. E' speranza che nasce dalla consapevolezza che la notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13,12), perché con noi è Cristo risorto.

Nella società sono presenti non poche forze buone, molte delle quali fanno capo alle parrocchie e si distinguono per l'impegno di santificazione personale e di apostolato. Auspico che, col vostro aiuto, esse possano sempre superare le difficoltà e gli ostacoli.

4. La famiglia sia al centro delle vostre attenzioni di Pastori. "Chiesa domestica", essa è la più solida garanzia per l'auspicato rinnovamento in vista del Terzo millennio. Esprimo apprezzamento per le molteplici iniziative e per i vari centri per la famiglia, sorti in ogni parte del Paese per favorire l=aiuto concreto all'infanzia, alla gioventù in difficoltà e alle madri nubili.

Nella famiglia, intimamente segnata da usanze, tradizioni, costumi, riti profondamente impregnati di fede, si trova il terreno più adatto per il fiorire delle vocazioni. Quando la voce dei Pastori era costretta a tacere, le famiglie seppero mantenere l'eredità cristiana degli avi ed essere fucina di formazione cristiana per i figli, tra i quali sono sorti numerosi sacerdoti, religiosi e religiose. L'odierna mentalità consumistica può avere ripercussioni negative sul sorgere e sulla cura delle vocazioni; di qui la necessità di dare priorità pastorali alla promozione delle vocazioni sacerdotali e di particolare consacrazione.

La famiglia è anche il fulcro formativo della gioventù. L'Europa del 2000 ha bisogno di giovani generosi, ardenti, puri, che sappiano farsi carico responsabilmente del loro futuro. Carissimi Fratelli Vescovi, desidero esprimere uno speciale apprezzamento per la premura, con la quale seguite la crescita umana e spirituale della gioventù. Già dal tempo dell'oppressione, esisteva una fitta rete di attività, guidate da sacerdoti coraggiosi, per la formazione dei giovani e delle giovani. S'è sviluppata così un'azione capillare a beneficio della gioventù con case d'accoglienza, ritiri spirituali ed incontri periodici formativi. Tale feconda operosità ha prodotto ricchi frutti di maturità spirituale. Si incoraggino dunque, in questa prospettiva, tutte quelle iniziative di volontariato, che possono essere di valore formativo per la gioventù.

121 5. Esprimo vivo compiacimento per le attività caritative, che le diocesi di Boemia e Moravia svolgono mediante appropriati organismi, specie la "Charita". Con la loro presenza, tali organizzazioni sono capaci di sensibilizzare la pubblica generosità verso obiettivi sapientemente scelti e presentati. Mi riferisco in particolare all'aiuto portato alle povertà nascoste, esistenti in Patria; alla lodevole opera svolta in aiuto delle popolazioni della Bosnia ed Erzegovina; all'attenzione per le opere missionarie, i lebbrosi e gli emarginati del mondo intero.

Nella variegata presenza della Chiesa nella Repubblica Ceca, trovano posto anche numerosi Movimenti, che in tutti i campi pastorali, specie in quello della gioventù, collaborano alla maturazione delle coscienze. Raccomando loro di mantenersi sempre in sintonia con i Pastori della Chiesa, coltivando un autentico spirito di collaborazione, testimoniato nella pronta disponibilità ad accogliere le indicazioni pastorali da essi emanate nell'esercizio della loro responsabilità a servizio del gregge loro affidato.

Carissimi Fratelli Vescovi, voi ben conoscete quanto la Chiesa stimi e promuova ogni autentica forma di cultura e si adoperi per entrare con essa in comunione e in dialogo. Il luogo d'incontro tra Chiesa e cultura è il mondo, e in esso l'uomo, chiamato a realizzarsi progressivamente con l'aiuto della grazia divina, mediata dalla Chiesa, e di ogni spirituale sussidio messo a disposizione dal patrimonio di civiltà della Nazione. La vera cultura è umanizzazione, mentre le false culture sono disumanizzanti. Per questo nella scelta della cultura l'uomo gioca il suo destino. Praga è stata un faro di vita intellettuale di raro prestigio. Si celebrerà quest'anno il 650° anniversario di fondazione della celebre Università Carlo. Nel corso dei secoli la vita culturale ceca è stata attraversata da tante e talora contrastanti correnti spirituali, di cui permangono tuttora tracce indelebili. Questa della cultura dev'essere una costante preoccupazione della vostra azione pastorale.

6. In questa azione di molteplice impegno, i sacerdoti sono i vostri primi collaboratori; senza di essi la vostra azione non potrebbe essere proficua. Vi raccomando: amate il vostro clero, siate vicini ai vostri presbiteri, che, come so bene, sono gravati da enorme lavoro pastorale, con la cura di parrocchie, a volte molto numerose, che richiedono tempo, disponibilità, fatica. Molti di essi hanno sofferto nelle prigioni di Stato, con conseguenze per la salute che si fanno tuttora vedere, e che l'età non può non aggravare. I sacerdoti più giovani, usciti dal seminario con fervidi propositi di apostolato, possono talvolta essere tentati di lasciarsi andare alla routine, se non allo scoraggiamento, a causa della solitudine o del serpeggiare di certe teorie già largamente diffuse in occidente. Siate loro vicini. Accoglieteli come fratelli. Fate loro sentire che li amate, e che la loro opera è per voi indispensabile.

Ugualmente importante è instaurare e coltivare una piena ed autentica collaborazione con le comunità religiose, maschili e femminili, di vita sia attiva che contemplativa, in special modo con i religiosi che hanno ricevuto la sacra Ordinazione ed amministrano con generosità e impegno diverse comunità parrocchiali. Essi costituiscono parte integrante dei vostri presbiteri.

Meritano, infine, di essere sostenute e valorizzate dal vostro lungimirante impegno pastorale le molteplici attività editoriali di libri e di stampa periodica, e tutte le altre numerose possibilità di apostolato e di testimonianza, che lo Spirito Santo suscita nelle famiglie religiose, maschili e femminili.

7. Sono a conoscenza di problemi tuttora aperti nelle relazioni, peraltro cordiali e sincere, tra la Chiesa e le competenti Autorità dello Stato. Mi permetto di richiamare alcuni argomenti tra i più urgenti, sui quali concentrare la vostra attenzione, non solo nel quadro di queste celebrazioni santadalbertiane, ma anche in prospettiva della prossima Visita ad limina Apostolorum.

Tuttora non risulta una chiara normativa che regoli le relazioni tra lo Stato e la Chiesa cattolica, ed è certamente necessario, e utile alle due parti, giungere ormai, dopo quasi otto anni dalla caduta del regime, all'auspicata definizione dei reciproci diritti e doveri. La Santa Sede è impegnata nel ricercare tale soluzione, d'intesa con la vostra Conferenza Episcopale.

Com'è noto, la Chiesa Cattolica, qui come altrove, non chiede privilegi, non chiede di essere servita, ma di servire, secondo l'esempio del suo Fondatore (cfr
Mt 20,28). Chiede di poter esercitare liberamente e con dignità la propria missione, che s'esprime nell'evangelizzazione e nella promozione umana, e perciò nella predicazione del Vangelo, istruzione religiosa, formazione dell'adolescenza e della gioventù, pastorale universitaria, attività caritativa e assistenziale.

In questo quadro si pone la questione della restituzione dei beni, confiscati con atto di arbitrio negli anni oscuri della persecuzione. In quel periodo la Chiesa fu defraudata delle donazioni, provenienti da privati e da istituzioni varie, destinate per precisi scopi di educazione e di carità. La Chiesa ha diritto di vivere autonoma e, se chiede questi beni, lo fa perché con essi può rispondere alle esigenze inalienabili della sua missione.

La Chiesa, come è stato ripetuto fin dall'inizio dell'esistenza libera in questa Nazione, è disposta a dialogare circa le modalità di restituzione dei beni confiscati. Per raggiungere questo fine occorre stabilire una precisa e previdente linea di azione da parte sia dello Stato che della Chiesa.

122 Sarà poi necessario che questi problemi siano trattati, con oggettività e competenza, da una Commissione mista, a cui partecipino qualificati rappresentanti dello Stato e della Chiesa. Sulla base dell'esperienza acquisita in casi analoghi in altri paesi, una Commissione presieduta dal Nunzio Apostolico e composta da un congruo numero di Vescovi e di laici esperti potrebbe esaminare tali problemi con una corrispettiva Commissione di parte governativa, per giungere quanto prima ad una soddisfacente soluzione delle questioni tuttora in sospeso.

E' infine urgente che si consenta alla Chiesa di essere presente in campi di preminente carattere spirituale, come avviene ormai da tempo in altri Paesi europei. Mi riferisco all'insegnamento della religione nelle scuole statali, che merita oggi d'essere considerato un contributo primario alla costruzione di una Europa fondata su quel patrimonio di cultura cristiana che è comune ai popoli dell'Ovest e dell'Est europeo, Penso poi alla cura pastorale negli ospedali e nelle carceri, e, particolarmente, all'assistenza spirituale nell'esercito, con la presenza di Cappellani militari, ben preparati. Sono a conoscenza di un primo tentativo in questo senso presso le truppe dislocate in Bosnia ed Erzegovina, che sta avendo buon successo.

Se ho ricordato questi impegni è anche per evidenziare che la Santa Sede, nella conoscenza diretta dei vostri desideri e necessità, è e sarà sempre a vostra disposizione per offrirvi una collaborazione discreta e concreta per la soluzione di tali problemi.

8. Signor Cardinale, Venerati Fratelli! Il Millennio di sant'Adalberto ci ha offerto l=occasione per riflettere sui problemi della Chiesa in questa cara Nazione. Certo, essi esistono, e possono anche essere gravi. Ma, d'altra parte, sono anche la prova che la Chiesa è viva, è in crescita, e si pone come autorevole interlocutrice nelle varie istanze di rinnovamento spirituale, culturale, sociale e politico dell'ora presente.

Dopo i lunghi anni della persecuzione, il Decennio di rinnovamento spirituale ha contribuito a concretare, nella linea della millenaria civiltà cristiana del Paese, l'attesa risposta ai vari settori della vita ecclesiale e civile. Sì, possiamo ripetere che "la notte è avanzata ed il giorno è vicino".

Se rimangono zone d'ombra, esse sono un motivo per impegnarsi di più. Nella Lettera Enciclica Ut unum sint ho descritto la missione del Successore di Pietro nell'ambito del Collegio Episcopale come quella di una "sentinella" che conferma i suoi fratelli Vescovi, cosicché "si oda in tutte le Chiese particolari la vera voce di Cristo-Pastore" (n. 94). Ringrazio, pertanto, il Padre di nostro Signore Gesù Cristo per averci offerto l'opportunità di sperimentare la nostra "cooperazione alla diffusione del Vangelo" (
Ph 1,5), traendo forza e incoraggiamento l'uno dall'altro secondo "la straordinaria ricchezza della sua grazia" (Ep 2,7). A voi mi permetto di chiedere, al culmine delle celebrazioni santadalbertiane: Custos, quid de nocte? Custos quid de nocte? "Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?" (Is 21,11). Deve spuntare il giorno. Deve spuntare l'alba nuova del Sole di giustizia (cfr Ml 3,20), il Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce, senza il quale non si può costruire la civiltà dell'amore. Siate dunque sentinelle, che indicano al gregge l'approssimarsi di tempi migliori.

Con la concorde opera di tutte le forze, sinceramente preoccupate del bene dell'uomo, auspico che possa consolidarsi quella pace di Cristo che è indispensabile per l'instaurazione di un ordine di giustizia, di pace, di progresso al quale tendono le aspirazioni più profonde di questo popolo, a voi ed a me carissimo.

Dio vi benedica e vi accompagni nella difficile ed esaltante opera che state svolgendo!

VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA (25-27 APRILE 1997)


AGLI AMMALATI E AI RELIGIOSI


Basilica del Monastero di Brevnov (Praga) - Sabato, 26 aprile 1997



Carissimi malati,
Carissimi religiosi e religiose,
123 Carissimi fratelli e sorelle!

1. "Il vincitore, io lo porrò come una colonna nel tempio di Dio" (
Ap 3,12).

E' motivo di gioia per me questo incontro nell'antica Basilica di Santa Margherita, cuore dell'Arciabbazia di Brevnov. In questo luogo ricco di memorie è scaturita, per così dire, la sorgente della storia religiosa e nazionale della vostra Patria.

Questo monastero benedettino, voi lo sapete bene, è strettamente legato al nome e alla vicenda umana di Sant'Adalberto, che qui s'era costruito un rifugio ed una cella per attingere, nel nascondimento e nella preghiera, la forza interiore necessaria. Il monastero, da lui voluto e realizzato con l'aiuto del principe premislide Boleslao II, divenne la culla del monachesimo benedettino in Boemia-Moravia e il centro di irradiazione del Cristianesimo in questa porzione dell'Europa.

2. Dopo dieci secoli dal suo martirio, Sant'Adalberto ci appare ancora come il vincitore che Dio ha stabilito quale solida colonna per sostenere la vostra storia cristiana. La sua figura di monaco, di vescovo, di missionario e di apostolo dell'Europa centro-orientale continua ad imporsi anche oggi, proponendo a tutti uno stile di fedeltà a Cristo e alla Chiesa capace di spingersi fino alla suprema testimonianza del martirio.

Nella biografia di Sant'Adalberto, composta da Bruno di Querfurt, si legge che, quando il Santo decise di lasciare il mondo, era mosso da un preciso impegno: "Una cogitatio, unum studium erat: nihil concupiscere, nihil quaerere praeter Christum. L'unico suo pensiero, l'unica sua intenzione era di non desiderare, di non cercare nulla al di fuori di Cristo (Legenda Nascitur purpureus flos, XI).

Questo identico programma egli lascia oggi a noi. Lo propone in particolare a voi, fratelli e sorelle, che rappresentate due fondamentali aspetti della vita cristiana: quello della singolare conformazione a Cristo crocifisso attraverso la sofferenza, e quello della speciale consacrazione a Dio ed alla diffusione del suo Regno.

Vi saluto tutti con affetto, insieme con il Signor Cardinale Vlk, i Vescovi e le altre Autorità presenti, e con uno speciale pensiero per l'Arciabate, che ringrazio per le parole di benvenuto, e i monaci benedettini che ci ospitano.

3. Mi rivolgo ora a voi, carissimi fratelli e sorelle malati.Attraverso il dolore voi venite configurati a quel "Servo del Signore" che, secondo la parola di Isaia "ha preso su di sé le nostre infermità e si è addossato i nostri dolori" (Is 53, 4, cfr Mt 8,17 Col 1,24).

Voi costituite una forza nascosta che contribuisce potentemente alla vita della Chiesa: con le vostre sofferenze voi partecipate alla redenzione del mondo. Anche voi, come Sant'Adalberto, siete posti da Dio come una colonna nel tempio della Chiesa per divenirne un validissimo sostegno.

Carissimi ammalati, la Chiesa vi è riconoscente per la pazienza, la rassegnazione cristiana, anzi per la generosità e la dedizione con cui portate, talora anche eroicamente, la croce che Gesù ha messo sulle vostre spalle. Siete vicini al suo cuore! Egli è con voi, e voi gli rendete una testimonianza preziosa in questo mondo scarso di valori, che scambia spesso l'amore con il piacere, e considera il sacrificio come una cosa priva di senso.

124 In quest'anno millenario del martirio di Sant'Adalberto, che è anche il primo anno di preparazione al Grande Giubileo del 2000, ed è consacrato a Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre, vi affido le mie intenzioni per la Chiesa universale e per la Chiesa nella vostra terra: offrite le vostre sofferenze per le necessità della nuova evangelizzazione; per la Chiesa missionaria, nella quale il Signore suscita ancor oggi i suoi martiri, com'è stato Adalberto; per i lontani, per chi ha perduto la fede. Vi chiedo ancora di pregare per l'opera che la Chiesa svolge in questo Paese: per i vostri Vescovi e sacerdoti; per l'aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose; per la causa dell'ecumenismo. Sant'Adalberto, figlio della nazione ceca e testimone impavido di Cristo, infonda in voi un acuto desiderio della piena unità tra i cristiani.

Tutte queste speranze io pongo nelle vostre mani e nei vostri cuori, carissimi fratelli e sorelle sofferenti. La Vergine addolorata, che ha conosciuto il dolore e che vi comprende, vi sia vicina come Madre affettuosa.

E mentre penso a voi, provati duramente nel fisico e nello spirito, vorrei rivolgere un pressante invito ai Responsabili della Nazione perché siano sempre sensibili e attenti verso le situazioni di sofferenza, presenti nell'odierna società. Le Autorità civili ed ogni cittadino abbiano a cuore le esigenze dei malati e promuovano in seno alla società un'effettiva e costante solidarietà. Il rispetto dell'uomo e della vita, dall'inizio al suo naturale tramonto, sia il grande tesoro della civiltà di questa Terra!

4. Vorrei ora rivolgermi a voi, carissimi religiosi e religiose dell'intera Nazione! Sant'Adalberto indica a ciascuno di voi come sia possibile coniugare la vita contemplativa con quella apostolica, e pone in luce quanto sia provvidenziale la vita consacrata per la Chiesa e per il mondo. Voi costituite una forza viva e indispensabile per la comunità cristiana.

Ricordo l'incontro avvenuto con voi sette anni fa nella cattedrale di San Vito. Si usciva allora da un lungo e difficile periodo di repressione che aveva costretto i credenti e specialmente voi al silenzio. Anche negli anni bui voi avete saputo rendere una grande testimonianza di fedeltà alla Chiesa. I più anziani tra voi hanno sperimentato grandi umiliazioni e sofferenze, durante le due terribili dittature, quella nazista e quella comunista. Molti Consacrati sono stati rinchiusi nei campi di concentramento, incarcerati, mandati nelle miniere e ai lavori forzati. Ma essi, pur in tali situazioni, hanno saputo dare esempi di grande dignità nell'esercizio delle virtù cristiane, come il gesuita P. A. Kajpr, il domenicano P. S. Braito, la suora borromea Vojtecha Hasmandová. E con loro, moltissimi altri.

Questa ricchezza di gesti di amore, di sacrificio e di immolazione, noti nella loro totalità solo a Dio, hanno certamente preparato la fioritura di vocazioni di questi nuovi tempi di libertà religiosa ritrovata.

5. Carissimi fratelli e sorelle! Il Millennio di Sant'Adalberto vi interpella direttamente e in profondità. Egli, uomo di cultura e di preghiera, missionario e vescovo, non spense mai nel suo animo l'originaria vocazione di monaco benedettino. Egli fu solido baluardo a difesa del Vangelo.

Il Signore vuol porre anche voi come colonne nel suo tempio spirituale, che è la Chiesa, per la nuova evangelizzazione. Nel nuovo clima di libertà che si respira e nelle profonde trasformazioni culturali e di mentalità vi rendete conto, forse più che nel passato, come la vita consacrata incontri resistenze e difficoltà e come essa possa sembrare difficile e demotivata.

Non perdetevi d'animo! Comunicate ideali alti ed esigenti ai giovani e alle giovani che vengono a bussare alla porta delle vostre case. Trasmettete loro l'esperienza del mistero pasquale nella vita religiosa di ogni giorno. Vivete intensamente lo splendore dell'amore, da cui scaturisce la bellezza della consacrazione totale a Dio.

Quali testimoni e profeti della trascendenza della vita umana, lasciatevi interpellare "dalla Parola rivelata e dai segni dei tempi" (Giovanni Paolo II, Vita consecrata
VC 81), vivendo con radicalità la sequela di Cristo e tendendo con tutte le forze verso la perfezione della carità: "Tendere alla santità: ecco in sintesi il programma di ogni vita consacrata, anche nella prospettiva del rinnovamento alle soglie del terzo millennio" (Ibid., n. 93). Non dimenticate che voi, uomini e donne consacrati, avete "una grande storia da costruire" (Ibid., n. 110)!

6. Questa storia di rinnovata fedeltà a Cristo e ai fratelli dovete scriverla in un mondo con problemi urgenti e concreti, che sollecitano il vostro generoso contributo. Sappiate offrirlo in piena sintonia col Vangelo e con l'ispirazione che è propria del vostro peculiare carisma. La vostra donazione totale a Dio irradi convinzioni e valori, capaci di interpellare i vostri contemporanei e di orientarli verso prospettive pienamente rispettose del disegno di Dio sull'uomo.

125 Nella vostra azione restate sempre in comunione con le indicazioni delle autorità ecclesiastiche. Senza la Chiesa, la vita consacrata diventa incomprensibile. Ma che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi, monaci e monache, anime contemplative, senza i religiosi, le religiose e i membri di Istituti Secolari e di Società di Vita Apostolica, dediti all'annuncio del Vangelo, alla assistenza dei malati, degli anziani e degli emarginati, all'educazione della gioventù nelle scuole? La Chiesa ha bisogno di voi! Essa manifesta in voi la sua fecondità di madre e la sua immacolatezza di vergine.

Sappiate diffondere intorno a voi il senso dell'assoluto di Dio, la gioia, l'ottimismo, la speranza. Queste sono realtà che sgorgano da una vita immersa nell'amore e nella bellezza di Dio e dal "non aver cercato nulla fuori di Cristo", come fu per sant'Adalberto.

7. Carissimi consacrati, carissimi ammalati, mentre auguro a ciascuno di voi di saper cogliere nella quotidiana esistenza l'insondabile amore di Dio e l'abbondanza delle sue grazie, affido tutti alla materna protezione di Maria che, ai piedi della Croce, seppe suggellare il suo totale abbandono alla divina volontà con adesione convinta e fiduciosa.

La Vergine Santa guidi i vostri passi nella ricerca di Cristo. Sia Egli l'unico e profondo desiderio del vostro cuore!

A tutti la mia Benedizione.

GP2 Discorsi 1997 117