GP2 Discorsi 1998 76


GIOVANNI PAOLO II


IN OCCASIONE DELLO SCAMBIO


DEGLI STRUMENTI DI RATIFICA DEL CONCORDATO


TRA LA SANTA SEDE E LA REPUBBLICA DI POLONIA


25 marzo 1998




Poc'anzi, nel Palazzo Apostolico, è avvenuto lo scambio dei Documenti di ratifica. Do il mio cordiale saluto al Signor Cardinale Primate, al Signor Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Rappresentanti delle Supreme Autorità della Repubblica di Polonia giunti in Vaticano in questa circostanza. Saluto anche il Nunzio Apostolico in Polonia e il Signor Ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede. Sono stati pronunciati anche i discorsi, per i quali ringrazio.

Oggi è terminato il processo della ratifica del Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica di Polonia, il cui testo fu firmato il 28 luglio 1993. Voglio ricordare che il contenuto di questo importante Documento costituisce il frutto del lavoro di molti anni, iniziato tempo fa da un'apposita Commissione composta dai rappresentanti dell'Episcopato e delle autorità della Polonia di allora. Più tardi, in una nuova situazione socio-politica del nostro Paese, i negoziati furono condotti dalla delegazione della Santa Sede e da quella del Governo della Repubblica di Polonia. Esprimo dunque il mio grazie a tutti coloro che con efficacia hanno lavorato alla preparazione del testo del presente Concordato. Il loro sforzo, la competenza e l'impegno perseverante hanno fatto sì che l'idea di questo Accordo internazionale sia lentamente maturata assumendo forme reali. Ringrazio anche tutti coloro che hanno collaborato alla diretta redazione e formulazione della versione definitiva del Concordato. Non posso non menzionare qui le difficoltà riguardanti la ratifica, gli sforzi e gli interventi di molti, per portare a termine l'opera una volta iniziata. Abbiamo già alle nostre spalle tale cammino, per questo siamo grati a Dio e agli uomini.

77 Oggi inizia una nuova tappa, che definirei normale, nelle reciproche relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica di Polonia: queste saranno d'ora in poi regolate dall'accordo concordatario. Si è dovuto attendere per questo addirittura cinquantatre anni. In questo contesto non si può dimenticare il sistema di governo totalitario imposto in Polonia, quando la nostra Nazione fu soggetta a molte umiliazioni, a molti torti e limitazioni della libertà. Si cercava di eliminare la Chiesa dalla vita sociale e di rendere difficile la sua attività, sottoponendola a sistematiche persecuzioni. Tutte le dolorose esperienze collegate con quegli anni costituiscono una parte della nostra storia del dopoguerra.

Durante la cerimonia della firma del Concordato, nel luglio del 1993, il Prof. Krzysztof Skubiszewski, Ministro degli Affari Esteri di allora, disse tra l'altro: "La Sede Apostolica che esiste da due millenni e il millenario Stato Polacco si uniscono di nuovo tra loro in questa quanto mai antica e sperimentata forma giuridica che è il Concordato. Questo è un ritorno, perché uniamo ciò che era stato spezzato. Ma prima di tutto è il tracciato di un cammino che seguiremo". Da queste parole risulta che il Concordato è una sfida per tutti coloro a cui sta a cuore il futuro della Polonia e che si sentono responsabili per le sue sorti. E' una grande opportunità e un grande compito per le generazioni presenti e future.

L'anno 1989 ha portato sostanziali mutamenti sociali e politici nell'Europa Centrale. La Polonia insieme agli altri Paesi di questa regione entrò nella via del pluralismo divenendo nuovamente uno stato democratico. Questo processo tuttavia non è ancora terminato, poiché le ferite rimaste nei cuori e nelle menti degli uomini non si rimarginano così presto. E' enorme la devastazione, specialmente nel campo etico. La società polacca ha bisogno di rinnovamento morale, di un ponderato programma di ristrutturazione dello Stato nello spirito di solidarietà e di rispetto della dignità della persona umana. Ho parlato di questo nel discorso ai Vescovi polacchi in occasione della visita ad limina Apostolorum. Ci troviamo di fronte a nuovi pericoli e a nuove sfide, a seguito della mutata situazione socio-politica. E' dunque necessaria la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, di tutti coloro a cui stanno a cuore le sorti della nostra Patria, è necessario l'aiuto della Chiesa. Essa è, direi, indispensabile in questo processo di costruzione del futuro, per porre le fondamenta di uno stato democratico, in cui ciascuno si senta a suo agio e sicuro, dove vengano tutelati i fondamentali valori umani e cristiani, dove la sollecitudine per il bene comune occupi un posto di primo piano.

Vorrei far notare in modo particolare un'affermazione del Concordato che dice in modo molto chiaro che "lo Stato garantisce alla Chiesa Cattolica, senza distinzione dei riti, il libero e pubblico esercizio della sua missione" (art. 5). Non si tratta qui di privilegiare in qualche modo la Chiesa, o di favorirla, ma solo di una giusta comprensione della sua missione e del suo ruolo nella vita pubblica. La Chiesa è stata sempre con la Nazione e le sue sorti non le furono mai indifferenti. Essa ha approfondito incessantemente e con perseveranza l'autocoscienza della nostra nazione, impregnandola di forze soprannaturali. La Chiesa permane nella Nazione ininterrottamente da dieci secoli - nessuno e nulla è riuscito a staccarla da essa e a distruggere questo legame spirituale: né gli invasori, né le efferatezze dell'ultima guerra, né l'ideologia marxista. La Chiesa ha sempre svolto il compito di unire ed integrare i Polacchi nel nome della Croce di Cristo e del Vangelo. Ha consolidato il legame sociale e formato l'unità spirituale.

Tale presenza della Chiesa viene espressa anche nella cooperazione con lo Stato. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione Gaudium et spes dice che la comunità politica e la Chiesa "anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti, in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro" (n· 76). La ragione fondamentale della collaborazione della Chiesa e dello Stato è il bene della persona umana. Tale cooperazione deve tutelare e garantire i diritti dell'uomo. Una Chiesa che gode la libertà vuole essere un alleato dello Stato "nella collaborazione per la promozione dell'uomo e del bene comune" come dice l'art. 1 del Concordato. La Chiesa ha sempre proclamato e proclama che l'uomo è il più importante valore sulla terra. Egli è la prima via sulla quale deve camminare la Chiesa nell'adempimento della propria missione. Tale via le è stata tracciata da Cristo stesso, di ciò ho parlato in varie occasioni. Il Concordato definisce in modo giuridico questo particolare ruolo della Chiesa. Indica anche, che "lo sviluppo di una società libera e democratica è fondata sul rispetto della dignità della persona umana e dei suoi diritti" (Preambolo). Esso ricorda così i fondamentali principi da cui dovrebbe lasciarsi guidare uno stato democratico e il suo futuro sviluppo. Nell'Enciclica Redemptor hominis scrissi: "I diritti del potere non possono essere intesi in altro modo che in base al rispetto dei diritti oggettivi e inviolabili dell'uomo. Quel bene comune, che l'autorità serve nello Stato, è pienamente realizzato solo quando tutti i cittadini sono sicuri dei loro diritti. (...) E' così che il principio dei diritti dell'uomo tocca profondamente il settore della giustizia sociale e diventa metro per la sua fondamentale verifica nella vita degli Organismi politici" (n. 17). In questo contesto notiamo un chiaro ed innegabile contributo del Concordato nel processo delle trasformazioni, a cui viene sottoposto attualmente il nostro Paese e il particolare ruolo che questo Accordo dovrà svolgere nel futuro.

Auguro che il Concordato serva nel miglior dei modi alle buone e fruttuose relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica di Polonia, e di conseguenza tra lo Stato e la Chiesa cattolica in Polonia. Che esso contribuisca al consolidamento del legame sociale e dell'unità e allo sviluppo spirituale e materiale della società in base al principio del reciproco rispetto, della solidarietà e della cooperazione. Che esso approfondisca la reciproca responsabilità per le sorti della Patria, che è la nostra casa comune.

In questo spirito benedico di cuore tutti i miei Connazionali.


GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DEL CIRCOLO SAN PIETRO


26 marzo 1998

Carissimi Soci del Circolo San Pietro !


1. Vi accolgo con gioia e vi saluto con affetto. L'odierno incontro mi offre, come ogni anno, l'opportunità di rinnovare i sentimenti di gratitudine e di stima per l'opera che svolgete nel fedele servizio alla Chiesa e al Papa e con molteplici iniziative di solidarietà verso il prossimo bisognoso.

Rivolgo un cordiale benvenuto all'Assistente Spirituale, l'Arcivescovo Mons. Ettore Cunial, da lunghi anni zelante animatore dell'Associazione. Saluto e ringrazio il Presidente Generale, il Marchese Marcello Sacchetti, il quale, con le sue cortesi parole, s'è reso interprete dei sentimenti dei presenti ed ha illustrato i vari ambiti nei quali si svolge la vostra significativa e benemerita attività. Grazie di cuore per quello che fate e per la generosità con cui ogni giorno prestate la vostra preziosa collaborazione alla Santa Sede.

78 2. Veniva ricordato, poc'anzi, il motto che costituisce il vostro programma di impegno: preghiera, azione e sacrificio. Certamente ciascuno di voi porta queste parole impresse nell'animo mentre quotidianamente opera, secondo lo spirito del Sodalizio, per venire incontro alle attese spirituali e materiali dei fratelli. Voi cercate sostegno anzitutto nella preghiera, incontro d'amore con Dio, da cui scaturisce la forza indispensabile per ogni attività. In effetti, è difficile affrontare con disponibilità sempre pronta le innumerevoli richieste di aiuto che vi pervengono, se manca il ricorso costante a Dio, fonte di ogni spirituale energia.

Fa parte, inoltre, della vostra spiritualità un'attenzione particolare al sacrificio come mezzo di ascesi personale e condizione concreta dell'assistenza ai bisognosi. Il tempo della Quaresima che stiamo vivendo offre al riguardo stimoli ed opportunità da valorizzare appieno: come il Verbo incarnato morendo in croce ha dato la suprema prova del suo amore ed ha redento l'umanità, così ogni cristiano è chiamato a contribuire anche con la sua sofferenza all'opera della salvezza. Il sacrificio di sé è testimonianza sublime di amore e, come tale, segno distintivo dei credenti, secondo l'ammonimento evangelico: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (
Jn 13,35).

3. Carissimi Fratelli, sostenuti dalla preghiera incessante e pronti ad aiutare con abnegazione il prossimo, non vi lasciate abbattere da nessuna difficoltà. Anzi, come già ora fate, non temete di raccogliere le sfide che nella nostra Città cosmopolita si presentano ogni giorno a chi intende essere operatore di solidale carità. Vorrei, al riguardo, esortarvi a proseguire con entusiasmo e gioia nel prezioso apostolato che già state svolgendo, offrendo alle persone che incontrate la possibilità di un'esperienza di carità concreta che dispone il cuore ad aprirsi a Dio.

Come non sottolineare, poi, la vostra devota adesione alla Sede Apostolica, alla quale vi legano stretti vincoli di fedeltà? Voi manifestate questo singolare attaccamento con il servizio liturgico nella Basilica Vaticana, con la presenza in varie manifestazioni e con il significativo gesto della raccolta dell'Obolo di San Pietro nella Diocesi di Roma. Grazie, carissimi, per questa sollecitudine e per la vostra fattiva collaborazione.

Possa il vostro lavoro essere sempre più animato da fede profonda e da gioiosa dedizione ai fratelli. Invoco, a tal fine, l'assistenza dello Spirito Santo, a cui è dedicato questo secondo anno di preparazione al Grande Giubileo. Sia il vostro cuore pronto a rispondere alle sue interiori mozioni. Di Lui siate docili strumenti, diffondendo attorno a voi speranza e serenità.

Nell'affidarvi alla materna protezione di Maria, Salus Populi Romani, invoco il suo celeste sostegno sulle iniziative e sui propositi dell'Associazione, e di cuore imparto a ciascuno di voi, alle vostre famiglie ed a coloro che fruiscono del vostro servizio una speciale e propiziatrice Benedizione Apostolica.


GIOVANNI PAOLO II


ALLA COMUNITÀ


DEL PONTIFICIO SEMINARIO LOMBARDO IN ROMA


27 marzo 1998

1. E' con grande gioia che accolgo Lei, i Superiori e gli studenti del Pontificio Seminario Lombardo, ed a ciascuno porgo il mio cordiale benvenuto nel Palazzo Apostolico. La ringrazio, Mons. Rettore, per le parole che mi ha rivolto poc'anzi a nome dei presenti.


Carissimi, mi è particolarmente gradito incontrarvi nel contesto dell'anno centenario della nascita del Servo di Dio, il Papa Paolo VI. Egli trascorse un periodo significativo della sua formazione nel vostro stesso Seminario, che anni dopo, chiamato dalla divina Provvidenza a guidare la Chiesa universale, definì con queste parole: "Il Seminario Lombardo ha un suo spirito, un suo stile, una sua pedagogia, perché da una tradizione, da una scuola, da un'esperienza collaudata dal tempo... deriva la sua arte di formare quanti in esso pongono fiducia, non tanto come ospiti e forestieri, ma come membri, come figli, come eredi appunto di una tradizione, non indarno qualificata dai santi cui il Seminario si intitola, Ambrogio e Carlo" (Discorso per l'inaugurazione e benedizione della nuova Sede del Pontificio seminario Lombardo, 11 novembre 1965 ).

Certamente anche alla scuola del Seminario Lombardo, e dello spirito ecclesiale che lo anima, Paolo VI ha maturato quella passione per il Vangelo e per la Chiesa, che contraddistinse l'intera sua esistenza.

2. Incontrandovi quest'oggi, carissimi Fratelli nel sacerdozio, vorrei salutare, attraverso di voi, i vostri Vescovi, i quali assai opportunamente vi hanno chiesto di prolungare la formazione intellettuale, spirituale e pastorale qui a Roma, centro della Cristianità. La Chiesa ha bisogno di ministri competenti, dotati di sapienza divina, di quella sapienza che prende forma e volto nella persona di Gesù (cfr 1Co 1,24). In questo nostro tempo, in cui la Comunità ecclesiale italiana va promuovendo un suo «progetto culturale» teso al dialogo con gli uomini contemporanei, il vostro ministero di presbiteri necessita di un'adeguata preparazione dottrinale ed ascetica. Voi siete chiamati ad offrire al mondo non oro e argento, ma l'unica ricchezza che la Chiesa possiede, il Vangelo del suo Signore (cfr Ac 3,6). Questo richiede, come è facile comprendere, un ministero qualificato ed aggiornato, che sappia coniugare il rigore scientifico con l'orizzonte dell'amore di Cristo, la ricerca della verità con la testimonianza di una vita secondo il Vangelo, l'annuncio della fede con la carità che promana dalla vita di Gesù e che costituisce il criterio ultimo di valore dell'esistenza e dello stesso ministero sacerdotale.

79 Gli anni che passate a Roma sono, pertanto, un'occasione privilegiata per approfondire non solo i legami che, come ministri di Cristo, voi intessete con la Chiesa universale e la sede di Pietro, ma anche il singolare servizio alla verità che da questa Città si diffonde nel mondo intero. Roma ha la prerogativa unica di esprimere nello stesso tempo la diocesanità e l'universalità. Certo, l'esperienza romana occupa un periodo relativamente breve della vostra missione presbiterale. Come ebbe a dire lo stesso Paolo VI, al Lombardo "si è di presenza, ma col cuore, fin d'ora, al posto di ministero che vi verrà destinato. Cotesta gravitazione verso l'avvenire... è pure una forza, e si chiama amore, si chiama fedeltà, si chiama servizio, si chiama vocazione, si chiama sacrificio. Ciascuno il suo. Questa è la dinamica di un seminario; e quello Lombardo la vive" (Discorso per l'inaugurazione e benedizione della nuova Sede del Pontificio seminario Lombardo, 11 novembre 1965).

L'esperienza di questi anni sia, dunque, propizia per incrementare l'amore per le vostre diocesi e, al tempo stesso, per la comunione di tutta la Chiesa cattolica. Carissimi giovani, offrite per le persone che verranno affidate alla vostra cura pastorale il sacrificio di trascorrere ora la maggior parte del tempo nella solitudine della vostra stanza e sui testi di studio. Non state vivendo con questi anni di formazione un ministero sacerdotale infecondo perché, attraverso la preghiera e lo studio, andate sempre più conformandovi a Cristo per servirlo fedelmente nella Chiesa. Siate, pertanto, generosi ed aprite il vostro cuore alla grazia divina. Ne trarranno beneficio il vostro apostolato e l'intera Chiesa, nella quale siete stati scelti e ordinati.

3. Il Seminario, con il suo stile di comunità presbiterale, vi aiuta a sperimentare nella quotidianità che il vostro ministero ha come condizione la vita fraterna e la condivisione della vostra vocazione.

Una comunità di giovani preti è ben altro che una semplice struttura atta ad offrire ospitalità: l'esperienza della vita comunitaria alimenta in coloro che la vivono con intensità uno spirito autenticamente ecclesiale, e diventa così per essi una valida verifica del cammino di crescita nell'obbedienza alla volontà di Dio e nel servizio dei fratelli. Essa aiuta, altresì a comprendere che i primi a beneficiare del loro ministero sono quanti quotidianamente il Signore pone loro accanto, condividendo le stesse fatiche per il Regno.

4. Questo periodo di formazione, mentre si va chiudendo l'arco del secolo ventesimo, segna per ciascuno di voi un itinerario spirituale che costituisce una ancor più esigente preparazione per il futuro vostro apostolato. Voi siete, in effetti, i presbiteri del terzo millennio! Preparatevi ad offrire il vostro servizio ministeriale con una generosa passione per il Vangelo, congiunta ad un amore sconfinato per Cristo, Via, Verità e Vita. Possa il tempo quaresimale, che stiamo vivendo, aiutarvi a crescere in questa comprensione del valore e del senso della vostra missione.

Il Seminario Lombardo si affaccia sulla basilica di Santa Maria Maggiore, offrendo ai suoi ospiti l'opportunità di ricorrere costantemente alla Vergine, Madre di Dio. InvocateLa, carissimi, perché vi accompagni nella crescita cristiana e sacerdotale ed attiri sul vostro ministero presente e futuro l'abbondanza della grazia dello Spirito Santo, che in Lei operò il mistero della maternità divina. Vi aiuti Maria a perseverare con fedeltà e gioia nella sequela di Cristo ed a nutrire costantemente una fruttuosa dedizione verso il gregge a voi affidato.

Con questi sentimenti, imparto di cuore a voi ed a coloro che vi guidano, come pure ai vostri familiari ed a quanti vi sono cari, una speciale Benedizione Apostolica.



                                                                     Aprile 1998

INCONTRO DEL SANTO PADRE

CON I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA

IN PREPARAZIONE ALLA XIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

2 aprile 1998




1. "Prendi la Croce"!

Carissimi giovani di Roma, le parole che costituiscono il motto dell'odierno incontro rinviano a quelle di Gesù, appena proclamate: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8,34). Queste parole consentono di comprendere il valore ed il significato di questa festa, in attesa della Croce.

80 Sta, infatti, per giungere a Roma - voi ben lo sapete - la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, che io stesso consegnai ai giovani nel 1984, al termine dell'Anno Santo della Redenzione. Dopo aver peregrinato nei vari Continenti, essa torna ora nella nostra Città, centro del mondo cristiano. Domenica prossima, al termine della Messa delle Palme, in Piazza San Pietro, una rappresentanza dei giovani di Parigi la consegnerà ad alcuni giovani italiani, e si darà inizio, in tal modo, alla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù del Duemila, che avrà luogo qui a Roma, nel cuore del Grande Giubileo.

Giovani romani, che questa sera siete qui raccolti, a ciascuno di voi il mio affettuoso saluto. Insieme con voi rivolgo il più cordiale benvenuto ai giovani francesi, venuti per questa significativa consegna, ed ai cinquecento rappresentanti delle diocesi d'Italia. Saluto il Cardinale Vicario e lo ringrazio per le parole che, a nome vostro, ha voluto rivolgermi. Grazie a tutti coloro che hanno preparato questo pomeriggio di festa ed a quanti vi prendono parte, animandolo con le loro testimonianze e le loro espressioni artistiche. Un saluto, inoltre, a coloro che sono uniti a noi attraverso la radio e la televisione.

2. E' festa, dunque, per l'arrivo della Croce, della vostra Croce! La Croce va accolta anzitutto nel cuore e poi portata nella vita. Ci siamo incontrati quest'oggi per ricordarcelo a vicenda in questa piazza, tra la Scala Santa, che richiama la passione di Cristo, e la vicina Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, dove è venerata la reliquia della Croce.

La Croce è stata abbracciata lungo i secoli da molti cristiani: possiamo non rendere grazie a Dio per questo? E voi, giovani di Roma, siete testimoni di come, anche nel corso della Missione cittadina, il messaggio di morte e di risurrezione, che dalla Croce scaturisce, diventa annuncio di speranza che scuote e consola, rinvigorisce lo spirito e pacifica i cuori. Quanto attuali suonano le parole di Gesù: "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (
Jn 12,32) e "volgeranno gli occhi a colui che hanno trafitto" (Jn 19,37)!

Quest'oggi vogliamo proclamare con vigore il Vangelo della Croce, cioè di Gesù morto e risorto per il perdono dei peccati. Quest'annuncio salvifico, che assicura ai credenti la vita eterna, dal giorno della Pasqua non ha mai smesso di risuonare nel mondo. Esso è la lieta notizia che, con gli Apostoli Pietro e Paolo, è giunta in questa nostra Roma e da qui s'è diffusa in tante parti d'Europa e del mondo.

3. Ben a ragione, cari giovani, possiamo dire che a Roma la Croce è di casa. In certo senso, Roma è la città della Croce: qui, infatti, annunciata e vissuta da tanti martiri e santi di ieri e di oggi, essa ha come sigillato e scritto la storia della Città.

La Croce è velata entro il nome stesso di Roma. Se leggiamo al contrario Roma, pronunciamo la parola "Amor". Non è la Croce il messaggio dell'amore di Cristo, del Figlio di Dio, che ci ha amato fino ad essere inchiodato sul legno della Croce? Sì, la Croce è la prima lettera dell'alfabeto di Dio.

4. Così come non è estranea a Roma, la Croce non è estranea alla vita di ogni uomo e donna di qualsiasi età, popolo e condizione sociale. Nel corso di quest'incontro, avete conosciuto varie persone, più o meno note e famose. Esse, in modi diversi, hanno incontrato ed incontrano il mistero della Croce; da essa sono state toccate e quasi segnate. Sì, la Croce è iscritta nella vita dell'uomo. Volerla escludere dalla propria esistenza è come voler ignorare la realtà della condizione umana. E' così! Siamo fatti per la vita, eppure non possiamo eliminare dalla nostra storia personale la sofferenza e la prova. Ed anche voi, cari giovani, non sperimentate quotidianamente la realtà della Croce? Quando in famiglia non esiste armonia, quando si fanno dure le difficoltà nello studio, quando i sentimenti non sono ricambiati, quando l'inserimento nel mondo del lavoro diventa quasi impossibile, quando per ragioni economiche si è costretti a mortificare il progetto di formare una famiglia, quando si deve lottare con la malattia, la solitudine e quando si rischia di essere vittime di un pericoloso vuoto di valori, non è forse la Croce che allora vi interpella?

Una diffusa cultura dell'effimero, che assegna valore solo a ciò che appare bello ed a ciò che piace, vorrebbe farvi credere che la Croce va rimossa. Questa moda culturale promette successo, carriera rapida ed affermazione di sé ad ogni costo; invita ad una sessualità vissuta senza responsabilità e ad un'esistenza priva di progetti e di rispetto per gli altri. Aprite bene gli occhi, cari giovani; questa non è la strada che conduce alla gioia ed alla vita, ma il sentiero che sprofonda nel peccato e nella morte. Dice Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 16,24-25)

Gesù non ci illude. Con la verità delle sue parole che suonano dure ma riempiono il cuore di pace, ci svela il segreto della vita autentica. Egli, accettando la condizione ed il destino dell'uomo, ha vinto il peccato e la morte e risorgendo ha trasformato la Croce da albero di morte in albero di vita. E' il Dio con noi, Cristo è il Dio con noi, l'Emmanuele, venuto a condividere tutta la nostra esistenza. Non ci lascia soli sulla croce. Gesù è l'Amore fedele che non abbandona e che sa trasformare le notti in albe di speranza. Se la Croce viene accolta, essa genera salvezza e procura serenità, come provano tante belle testimonianze di giovani credenti. Senza Dio, la Croce ci schiaccia; con Dio, essa ci redime e ci salva.

5. Tutto questo è possibile, come voi sapete, grazie al sacramento del Battesimo, che ci unisce intimamente a Cristo morto e risorto e ci dona lo Spirito Santo, lo Spirito dell'amore, scaturito dal mistero pasquale ed effuso in abbondanza su quanti confermano il loro Battesimo col successivo sacramento della Cresima. In Piazza San Giovanni, a pochi passi da uno dei Battisteri più famosi del mondo, voglio ricordare che vivere il Battesimo significa accogliere la Croce con fede ed amore, non soltanto nel suo valore di prova, ma anche nella sua inseparabile dimensione di salvezza e di risurrezione.

81 Ecco perché è giusto che oggi facciamo festa in questa Piazza della Cattedrale di Roma, in attesa della Croce. Nel cuore della Missione cittadina - che ha come tema "Apri la porta a Cristo tuo Salvatore" - vogliamo gridare ad ogni abitante della nostra Città: "Prendi la Croce!", accoglila, non lasciarti schiacciare dagli eventi, ma vinci con Cristo il male e la morte! Se fai del Vangelo della Croce il tuo progetto di vita, se segui Gesù fino alla Croce, ritroverai te stesso in pienezza!

Carissimi giovani, a conclusione di questo nostro suggestivo appuntamento, prendete la vostra Croce e portatela come messaggio d'amore, di perdono e d'impegno missionario per le strade di Roma, nelle varie regioni d'Italia ed in ogni angolo del mondo.

Vi accompagni Maria, che rimase fedele sotto la Croce insieme all'apostolo Giovanni; vi proteggano i numerosi santi e martiri romani. Vi sono vicino anch'io con la mia preghiera, mentre con affetto tutti vi benedico.

Al termine il Papa ha aggiunto:

Quando ho visto queste bandiere, questi sbandieratori, ho pensato subito a Siena. Ma poi il Cardinale mi ha detto che non sono di Siena ma di Roma.

Ad un certo momento ho pensato: forse anche Santa Caterina da Siena viene a Roma, forse il Papa non si è comportato bene e di nuovo viene lei per correggerlo come un figlio, ma si vede che non è tanto male.

E alla fine anche se venisse Santa Caterina con tanti giovani non avrei paura.

Sia lodato Gesù Cristo! Buona Pasqua! Arrivederci a domenica!


GIOVANNI PAOLO II


AI RESPONSABILI NAZIONALI (ITALIA)


DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO


4 aprile 1998




1. Vi saluto cordialmente, cari responsabili del Rinnovamento nello Spirito in Italia e, per vostro tramite, saluto tutte le comunità carismatiche italiane, rivolgendo un affettuoso pensiero a quelle che parteciperanno al solenne Convegno sullo Spirito Santo, da voi organizzato a Rimini dal 30 aprile al 3 maggio prossimi.

Ci incontriamo nell'anno che, nel quadro della preparazione al Grande Giubileo, è stato dedicato allo Spirito Santo, per invitare i cristiani a riscoprire la presenza e le opere meravigliose dello Spirito nella storia della salvezza, nella vita della Chiesa, nel mondo e nella vita di ogni discepolo di Cristo. E' un anno che voi, membri del Rinnovamento, siete chiamati a vivere con speciale intensità e impegno.

82 Il movimento carismatico cattolico è uno dei tanti frutti del Concilio Vaticano II che, quasi nuova Pentecoste, ha suscitato nella vita della Chiesa una straordinaria fioritura di aggregazioni e movimenti, particolarmente sensibili all'azione dello Spirito. Come non rendere grazie per i preziosi frutti spirituali che il Rinnovamento ha generato nella vita della Chiesa e nella vita di tante persone? Quanti fedeli laici - uomini e donne, giovani, adulti e anziani - hanno potuto sperimentare nella propria vita la stupefacente potenza dello Spirito e dei suoi doni! Quante persone hanno riscoperto la fede, il gusto della preghiera, la forza e la bellezza della Parola di Dio, traducendo tutto ciò in un generoso servizio alla missione della Chiesa! Quante vite cambiate in profondità! Per tutto questo oggi, insieme a voi, voglio lodare e ringraziare lo Spirito Santo.

2. Siete un movimento ecclesiale. Nella vostra vita devono, quindi, trovare espressione tutti quei criteri di ecclesialità di cui ho scritto nella Christifideles laici (cfr. n. 30), specialmente la fedele adesione al Magistero ecclesiale, la filiale obbedienza ai Pastori e lo spirito di servizio nei confronti delle Chiese locali e delle parrocchie.

Al riguardo, ho appreso che, recentemente, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana ha approvato lo Statuto del vostro movimento e ha voluto presentare il Rinnovamento quale "esperienza confortante di vita cristiana, meritevole di essere segnalata per la fervida animazione di numerose comunità ecclesiali". Parole assai eloquenti, che confermano come la via da voi scelta sia quella della comunione e della stretta collaborazione con i Pastori. E, nel mondo di oggi, confuso da un relativismo e un soggettivismo estremi, questa è una garanzia più solida di rimanere fedeli alla Verità.

Uno dei compiti più urgenti della Chiesa di oggi è quello della formazione dei fedeli laici. "La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione" (Christifideles laici
CL 58).

Questa deve, pertanto, essere una delle vostre priorità. Nel mondo secolarizzato di oggi, che propone modelli di vita vuoti di valori spirituali, è un compito più urgente che mai. La fede muore quando è ridotta a costume, a consuetudine, a esperienza puramente emotiva. Essa ha bisogno di essere coltivata, aiutata a crescere, sia a livello personale che a livello comunitario. So che il Rinnovamento nello Spirito si prodiga per rispondere a questa necessità, cercando forme e modalità sempre nuove e più adatte alle esigenze dell'uomo di oggi. Vi ringrazio per quello che fate e vi chiedo di perseverare nel vostro impegno.

3. Cari Fratelli e Sorelle, accogliete nei vostri cuori lo Spirito Santo con la docilità con cui l'accolse la Vergine Maria. Lasciatevi sempre stupire da Dio e rifuggite dall'abitudine ai suoi doni. Possa lo Spirito, Maestro interiore, confortarvi nella fede e rendervi sempre più conformi a Cristo. In questo mondo, spesso permeato di tristezza e d'incertezza, abbiate l'audacia di collaborare con lo Spirito a una nuova, grande effusione di amore e di speranza su tutta l'umanità.

Auguro che il vostro Convegno di Rimini, in quest'anno dedicato allo Spirito Santo, diventi pietra miliare del vostro cammino verso il Grande Giubileo del 2000. Che il fuoco dello Spirito si accenda nel cuore di quanti vi prenderanno parte!

Concludo con le parole di San Paolo: "E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (Ph 1,9-11).

Vi aspetto tutti a Piazza San Pietro il 30 maggio prossimo per il mio incontro con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. Sono certo che non mancherete a un appuntamento tanto significativo!

A tutto il Rinnovamento nello Spirito in Italia la mia paterna affettuosa Benedizione.


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