GP2 Discorsi 1997 187


AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


DEL BURKINA FASO E DEL NIGER


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Venerdì, 4 luglio 1997




188 Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Vi accolgo con grande gioia in questa casa, voi che avete ricevuto dal Signore l'incarico di guidare la sua Chiesa in Burkina Faso e in Niger. Siete venuti a Roma per effettuare la vostra visita alle tombe degli Apostoli ed incontrare il Successore di Pietro, per trovare luce e sostegno nella vostra missione episcopale «al fine di edificare il corpo di Cristo» (
Ep 4,12), in comunione con la Chiesa universale. Ringrazio Monsignor Jean-Baptiste Somé, Vescovo di Diébougou e Presidente della vostra Conferenza Episcopale, per le sue cordiali parole e la sua acuta presentazione della vita della Chiesa nei vostri Paesi. Attraverso di voi rivolgo un saluto affettuoso a ognuna delle vostre comunità diocesane e a tutti gli abitanti della vostra regione, la cui calorosa ospitalità ho potuto apprezzare in diverse occasioni. Permettetemi di ricordare qui il caro Cardinale Paul Zoungrana, grande figura della Chiesa in Burkina Faso, così come i nuovi Vescovi eletti di recente, ai quali rivolgo il mio incoraggiamento e la mia fervente preghiera. La creazione di nuove Diocesi nel vostro Paese è un segno eloquente della vitalità della Chiesa fra i popoli di questa regione. Nell'anno in cui la Chiesa in Niger celebra il cinquantesimo anniversario della sua fondazione, sono lieto di unirmi alla gioia e alla speranza di Monsignor Guy Romano, nominato da poco Vescovo diocesano di Niamey e della comunità cattolica di questo Paese di cui conosco il dinamismo evangelico.

2. Alle soglie del terzo millennio, la Chiesa celebrerà il primo centenario dell'inizio dell'evangelizzazione in Burkina Faso. È un bene che, grazie alla vostra iniziativa, i cristiani siano stati invitati a conoscere e a meditare la storia delle loro comunità nel corso di questo secolo che ha visto germinare e crescere il seme piantato dalla fondazione della prima stazione missionaria a Koupéla nel 1900. Insieme a voi rendo omaggio ai missionari che si sono adoperati con uno zelo ammirevole affinché la Buona Novella fosse trasmessa e nascessero le comunità autoctone che oggi vediamo svilupparsi in modo considerevole. Ripercorrendo questo cammino della Chiesa in Burkina Faso verso il suo centenario, i cristiani renderanno fervidamente grazie al Signore per tutti i doni ricevuti e saranno incoraggiati a proseguire con ardore l'opera intrapresa dai loro padri nella fede.

Questo tempo giubilare è per i fedeli dei vostri due Paesi un'occasione privilegiata per radicare più profondamente la loro fede in Gesù Cristo, unico Mediatore e Salvatore di tutti gli uomini. Ciò consentirà loro di rinnovare lo sforzo missionario affinché l'annuncio della salvezza possa raggiungere il maggior numero possibile di persone. In questa prospettiva, l'opera di edificazione della Chiesa-Famiglia, che voi perseguite con abnegazione e con grande volontà d'inculturazione del Vangelo, testimonia l'amore e il rispetto che, come discepoli di Cristo, nutrite per i vostri popoli, per le loro culture e per tutta l'Africa. Auspico vivamente che l'Esortazione Apostolica Ecclesia in Africa, frutto di quel momento di grazia che è stata l'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, sia per ognuna delle vostre Chiese locali la carta della sua missione di evangelizzazione alle soglie della nuova fase che si apre dinanzi ad essa.

3. In comunione con voi nel vostro compito episcopale, i vostri sacerdoti operano con generosità per far nascere e crescere il popolo di Dio, come testimoni fedeli di Cristo in mezzo ai loro fratelli e alle loro sorelle. Il Concilio insegna che, chiamati alla perfezione dalla grazia del loro battesimo, i sacerdoti devono ricercare la santità in maniera particolare, a motivo del ministero che è stato affidato loro nel sacramento dell'Ordine (cfr Presbyterorum ordinis PO 12). Invito dunque i sacerdoti, che hanno «anzitutto il dovere di annunciare a tutti il Vangelo di Dio» (Ibidem, n. 4), a conformare tutta la loro esistenza alla grandezza del mistero che annunciano, mediante una vita spirituale alimentata dalla Parola di Dio e una ricerca perseverante dei segni e degli appelli di Dio nella loro vita e nella vita degli uomini. Che si ricordino anche che è nella celebrazione dell'Eucaristia «fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione» che si radica la loro vita sacerdotale! Con Cristo, che ha dato la sua vita per la salvezza di tutti gli uomini, essi diverranno allora veri servitori dei loro fratelli.

Per ravvivare incessantemente il senso della missione che è stata affidata loro e per rispondere in modo appropriato, la formazione permanente deve essere seguita dai sacerdoti, a qualsiasi età e in tutte le condizioni di vita. In effetti, sostenendo l'esercizio del ministero sacerdotale, questa formazione «tende a far sì che il prete sia un credente e lo diventi sempre più: che si vede sempre nella sua verità, con gli occhi di Cristo» (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis PDV 73). Auspico dunque che nelle vostre Diocesi rimanga viva questa preoccupazione indispensabile allo svolgimento del compito pastorale proprio dei sacerdoti.

La prossima apertura di un nuovo seminario interdiocesano di primo ciclo è un segno di speranza importante per il futuro della Chiesa. Il discernimento che le vocazioni esigono e la necessità di conferire ai candidati al sacerdozio una solidità umana, spirituale e pastorale sono gravi responsabilità per i Vescovi, primi rappresentanti di Cristo nella formazione sacerdotale (cfr Pastores dabo vobis PDV 65).

La vitalità e lo sviluppo della vita consacrata, soprattutto degli istituti sorti nella vostra regione, sono progressi significativi per un'autentica inculturazione del messaggio evangelico. «Se la vita consacrata mantiene la forza profetica che le è propria, diventa all'interno di una cultura fermento evangelico capace di purificarla e farla evolvere » (Vita consecrata VC 80).

4. Mediante le vostre relazioni ho constatato il posto importante occupato dai laici nella vita delle vostre comunità. Attraverso i loro diversi impegni essi realizzano la propria vocazione di battezzati nella Chiesa e nella società. Li invito a rimanere «assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (Ac 2,42), in particolare partecipando attivamente alla vita delle parrocchie e delle comunità cristiane di base, che sono luoghi privilegiati di nascita e di sviluppo della Chiesa-Famiglia. Auspico che nei loro numerosi movimenti di apostolato e nei gruppi spirituali trovino i mezzi per creare, in unione fraterna, focolari ardenti di evangelizzazione e che, mediante la loro azione nella vita civile, divengano fermenti di trasformazione della società.

Voi volete sostenere i giovani delle vostre Diocesi nelle loro aspirazioni a svolgere un ruolo attivo e riconosciuto nella Chiesa-Famiglia e nella vita del loro Paese. Esorto nuovamente i giovani dell'Africa ad aver l'audacia evangelica d'interessarsi allo sviluppo della loro Nazione, di amare la cultura del loro popolo, di adoperarsi per la sua rivitalizzazione, mantenendosi fedeli alla loro eredità culturale, perfezionando il loro spirito scientifico e tecnico e soprattutto rendendo testimonianza della loro fede cristiana (cfr Ecclesia in Africa, n. 115).

Desidero rivolgere un incoraggiamento particolare ai catechisti titolari e ausiliari, ai «papà e alle mamme catechisti», il cui ruolo è fondamentale per la trasmissione della fede. Li esorto a utilizzare i mezzi che vengono offerti loro per approfondire la conoscenza di Cristo e della dottrina della Chiesa. Potranno così svolgere la loro missione in modo sempre più competente, condividendo con i propri fratelli la loro esperienza dell'incontro con il Signore. Vescovi e sacerdoti, siate per essi guide attente e un sostegno quotidiano! D'altronde, sotto la vostra guida, in stretta unione con i loro sacerdoti, i catechisti svolgono un ruolo prezioso per l'accoglienza e per l'accompagnamento delle persone che desiderano mettersi in cammino nella sequela di Cristo, per condurle, nel corso del catecumenato, a un'adesione di fede sincera e a una piena integrazione nella comunità ecclesiale. In effetti il Battesimo «significa e opera questa nuova nascita dallo Spirito, instaura vincoli reali e inscindibili con la Trinità, rende membri del Corpo di Cristo, che è la Chiesa» (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, n. 73).

189 5. Nelle società africane la famiglia occupa un posto fondamentale. È pertanto necessario preservarne i valori essenziali. La famiglia cristiana deve essere un luogo privilegiato in cui si rende testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. Educatrice per ognuno dei suoi membri, essa è una scuola di formazione umana e spirituale. I cristiani devono anche ricordarsi che «il Matrimonio esige un amore indissolubile» e che «grazie a questa sua stabilità può contribuire efficacemente a realizzare appieno la vocazione battesimale degli sposi» (Ecclesia in Africa, n. 83). Una preparazione seria dei giovani al sacramento del matrimonio li condurrà al successo e alla piena maturità del loro impegno formando una vera comunità d'amore. Vi incoraggio dunque a favorire l'accompagnamento delle famiglie cristiane nelle diverse tappe della loro formazione e del loro sviluppo. Rivolgete un'attenzione particolare alle famiglie giovani, per aiutarle a scoprire e a vivere la loro vocazione e le loro responsabilità. Siate vicini a quelle che sono più esposte alle difficoltà della vita.

6. Grazie alle sue opere di aiuto, di promozione sociale, di servizio nel mondo della sanità e dell'educazione, la Chiesa, nei vostri Paesi, partecipa allo sviluppo dell'uomo e della società. Desidero qui rendere omaggio al lavoro ammirevole di tanti cristiani, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che mostrano con generosità che la carità è al centro della missione della Chiesa. Auspico che, da Ouagadougou, risuonino ancora i miei appelli alla solidarietà per i popoli del Sahel. È inoltre opportuno ricordarsi che «lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica» (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio
RMi 58). Sono lieto dell'impegno dei Pastori e degli animatori di comunità in questa opera di educazione delle coscienze. Di recente voi Vescovi del Burkina Faso avete esortato i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a tutelare e a consolidare la pace sociale, per contribuire a «umanizzare la società» in un periodo delicato della vita collettiva. Auspico ardentemente che la pace e la concordia regnino fra tutti i componenti delle nazioni della vostra regione e che venga trovata una soluzione definitiva, fondata sulla giustizia e sulla solidarietà, ai problemi che ancora si presentano.

7. Sull'esempio del Concilio Vaticano II, il Sinodo africano ha ricordato con insistenza che «l'atteggiamento di dialogo è il modo d'essere del cristiano all'interno della sua comunità, come nei confronti degli altri credenti e degli uomini e donne di buona volontà» (Ecclesia in Africa, n. 65). I rapporti fraterni dei cattolici con gli altri cristiani devono dunque manifestare concretamente la responsabilità comune dei discepoli di Cristo nella testimonianza che essi devono rendere al Vangelo. Nella vostra regione vi sono anche molti fedeli dell'Islam. Sono lieto dei rapporti sereni che il più delle volte s'instaurano fra i credenti. Auspico vivamente che la conoscenza reciproca si sviluppi sempre più. La possibilità, riconosciuta dalla società, di scegliere liberamente la propria religione contribuirà a creare un'atmosfera di rispetto, di fratellanza e di verità che favorirà l'opera comune per la promozione delle persone e della collettività. Che i cristiani testimonino, con questo stesso spirito di dialogo fraterno, la loro fede in Gesù Salvatore presso quanti aderiscono alla religione tradizionale o ad altre correnti di pensiero!

8. Cari Fratelli nell'Episcopato, la diversità delle situazioni della Chiesa nei vostri Paesi e i grandi bisogni delle vostre Diocesi, soprattutto di personale apostolico, non mi sono sconosciuti. Vi incoraggio pertanto a perseguire, all'interno della vostra Conferenza Episcopale, una generosa solidarietà in vista della missione.La condivisione delle risorse umane e materiali, anche quando si hanno bisogni urgenti, è un'espressione della comunione che deve esistere fra tutte le Chiese locali. Preoccupatevi in modo particolare di aiutare le Diocesi più bisognose a formare animatori e catechisti che permetteranno di costituire comunità vive e attive. Invito i sacerdoti, i religiosi e le religiose a rendersi disponibili nei confronti dello Spirito Santo, dei loro Vescovi e dei loro superiori, ad accettare di essere mandati a predicare il Vangelo al di là delle frontiere della propria Diocesi o del proprio Paese (cfr Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, n. 133). Spetta oggi a voi donare ad altri ciò che voi stessi avete ricevuto dai missionari provenienti da altri luoghi e che il Signore ha fatto crescere nei vostri Paesi.

9. Al termine del nostro incontro, vorrei rivolgermi ancora una volta, con il pensiero e con il cuore, al popolo che vi è stato affidato in Burkina Faso e in Niger. Siamo già entrati nella fase di preparazione diretta del Grande Giubileo dell'Anno 2000, tempo in cui siamo invitati a concentrare il nostro sguardo sulla persona di Cristo, Figlio di Dio fattosi uomo. È dunque con fiducia che vi invito ad affrontare il futuro in sua presenza. Che le vostre comunità siano, in mezzo alle difficoltà e ai conflitti che attraversa il continente africano, audaci segni di speranza, mediante la carità che sapranno vivere e trasmettere. Che mostrino a tutti che il Signore non abbandonerà coloro che soffrono, coloro che si sentono rifiutati o esclusi dalla società! Affido le speranze e le sofferenze dei vostri popoli all'intercessione materna della Madre del Salvatore. Di tutto cuore v'imparto la Benedizione Apostolica, che estendo ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli laici delle vostre Diocesi.


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DEI CHIERICI REGOLARI POVERI


DELLA MADRE DI DIO DELLE SCUOLE PIE (SCOLOPI)


Sabato, 5 luglio 1997




Carissimi Fratelli,

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale saluto a tutti voi, convenuti a Roma per il vostro Capitolo Generale, che si celebra nel quarto centenario dell'apertura della prima scuola pubblica popolare gratuita d'Europa, avviata da san Giuseppe Calasanzio sin dalla primavera del 1597 nel quartiere romano di Trastevere.

Ricordando il passato, voi vi proponete di analizzare il presente, per raccoglierne le sfide. E' quanto vi chiede il tema della vostra Assemblea capitolare, invitandovi a riflettere su: "Il carisma e il ministero scolopio oggi". Voi volete interrogarvi su come rispondere alle esigenze di oggi con spiccata sensibilità per le attuali necessità della Chiesa e della società, restando tuttavia fedeli allo spirito delle origini. Non posso che incoraggiarvi in questo proposito, quanto mai opportuno.

Rivolgo il mio saluto al Padre José Maria Balcells Xuriach, Preposito Generale della Congregazione, ringraziandolo per le devote espressioni che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti. Desidero, al tempo stesso, far giungere all'intera Famiglia degli Scolopi un vivo ringraziamento per la sua preziosa opera nel difficile campo dell'educazione, incoraggiandola in questo importante servizio a favore delle giovani generazioni. Si tratta di un apostolato non facile, ma indispensabile per la diffusione del Vangelo e della cultura cristiana, nonché per la formazione di maturi e responsabili credenti.

2. Questo comprese bene il vostro Fondatore, che non si limitò a promuovere la «scuola per tutti», ma prese a modello Cristo e cercò di trasmettere ai giovani, oltre alla scienza profana anche la sapienza del Vangelo, insegnando loro a cogliere, nelle vicende personali e nella storia, l'azione amorevole di Dio Creatore e Redentore.

190 Sull'esempio del divino Maestro, che «vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molte cose» (Mc 6,34), egli si dedicò particolarmente ai poveri. A ragione, quindi, san Giuseppe Calasanzio può essere considerato il vero fondatore della moderna scuola cattolica, tesa alla formazione integrale dell'uomo ed aperta a tutti. L'iniziativa da lui presa quattrocento anni or sono conserva ancor oggi una sua specifica ragion d'essere: nell'ambiente secolarizzato in cui si trovano a vivere le nuove generazioni è quanto mai importante che venga ad esse offerta una scuola cristianamente ispirata. Proprio per questo motivo, nella Lettera di qualche giorno fa al vostro Preposito Generale, ho nuovamente espresso l'auspicio che "in tutti i Paesi democratici si dia finalmente attuazione concreta ad una vera parità per le scuole non statali, che sia al contempo rispettosa del loro progetto educativo" (Giovanni Paolo Messaggio al Preposito Generale dei Padri Scolopi, 24 giugno 1997: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX, 1 (1997) 1605).

3. Oggetto della vostra riflessione, durante questo Capitolo Generale, è la missione specifica dei religiosi Scolopi nell'odierno mondo dell'educazione. Al riguardo, mi piace sottolineare che, come religiosi, siete chiamati a lavorare nella scuola con caratteristiche che rispondono ad un vostro peculiare carisma, che costituisce, come tale, un apporto ecclesiale significativo. La vostra opera nella scuola deve rispecchiare innanzitutto la vostra consacrazione totale a Dio nella sequela di Cristo. Ciò vi consente di rendere presente nel mondo della cultura quell'orizzonte trascendente nel quale trova piena risposta, alla luce del disegno di Dio in Cristo per mezzo dello Spirito, la questione sul senso dell'esistenza umana.

I valori della fede dovranno perciò permeare i vostri progetti pastorali e pedagogici non meno che la loro realizzazione concreta. Sorretti dall'amore e dalla dedizione a Gesù Cristo, voi siete chiamati ad accompagnare coloro che Iddio affida alle vostre cure, orientandoli col vostro consiglio nella risposta alla vocazione che Dio rivolge a ciascuno.

Come figli del Calasanzio, poi, voi non mancherete di dare priorità all'educazione di chi per qualche ragione si trova emarginato ed escluso. Fedeli al vostro carisma originario ed alle vostre tradizioni, vi studierete di fare quanto è in vostro potere per offrire a questi giovani l'opportunità di liberarsi da quella grave forma di miseria che è la mancanza di formazione culturale e religiosa.

Con affetto vorrei, inoltre, ricordarvi che questa vostra presenza specifica nel mondo dell'educazione cristiana sarà possibile solo se ognuno degli Scolopi e tutte le comunità dell'Ordine coltiveranno con diligenza una profonda spiritualità evangelica, alimentata dall'ascolto della parola di Dio, dalle celebrazioni liturgiche, dalla preghiera personale e comunitaria, dalla pratica delle virtù e dall'impegno ascetico costante. Di tutto questo vi diede esempio il vostro santo Fondatore, che ve ne lasciò anche memoria scritta nelle Costituzioni e nelle lettere.

4. Carissimi Fratelli, nella vostra missione educativa hanno cooperato fin dall'inizio educatori laici, il cui apporto numerico e qualitativo si è moltiplicato nei nostri giorni. Il vostro Fondatore vi raccomandava di considerare come veri membri della comunità i più vicini per spirito e dedizione. Con la loro testimonianza di fede e la loro competenza professionale, essi diventano esempio concreto e vivo di vocazione laicale per tutti gli alunni.

E', infatti, compito proprio degli educatori cristiani laici integrare nella loro vita personale e nella loro attività pedagogica sia la fede che la cultura, rendendo così presente il Vangelo nel nostro mondo secolare. E ciò non in maniera puramente teorica o intellettualistica, ma nella concretezza stessa dell'esercizio della loro missione educativa: nel contatto quotidiano con gli alunni essi li aiutano a coniugare vitalmente valori umani e cristiani. In questo modo gli educatori laici contribuiscono all'evangelizzazione delle giovani generazioni e, attraverso queste, al rinnovamento cristiano della società del futuro.

5. Carissimi Padri Scolopi, auspico abbondanti frutti per la vostra assemblea capitolare ed auguro a ciascuno di saper attingere costantemente alla ricchezza dell'insegnamento di Cristo Maestro, le cui parole «sono spirito e vita» (Jn 6,64), a beneficio di quanti sono affidati al vostro ministero docente.

Maria Santissima, il cui nome splende nel titolo stesso del vostro Ordine di "Poveri della Madre di Dio", ed alla quale così spesso san Giuseppe Calasanzio raccomandava l'Istituto, vi assista sempre e renda feconde le vostre fatiche apostoliche. Ricordate quello che il Santo vi chiedeva, esortandovi ad invocarla con confidenza piena: "L'importunità sia con la Madre nostra et non con li huomini, perciò che ella non si infastidisce mai delle nostre importunità, ma li huomini sì" (Lett. 58). Non temete, dunque, di essere "importuni" con la Vergine Santissima, che voi venerate a speciale titolo come vostra Madre!

Con questi sentimenti, di cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo ai vostri Confratelli e Collaboratori, come pure a tutti coloro a cui si volge il vostro quotidiano impegno educativo.

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AD ALCUNI GRUPPI DI FEDELI AL TERMINE


DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO


Cortile di San Damaso - Sabato, 5 luglio 1997




191 Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, carissimi Fratelli e Sorelle, che avete voluto prendere parte a questo momento di preghiera, nel primo sabato del mese di Luglio.

In modo particolare, saluto i fedeli delle parrocchie San Carlo Borromeo in Pesaro, Santi Francesco e Andrea in Vetralla (Viterbo) e San Pietro Apostolo in Santa Maria Capua Vetere, come pure la corale parrocchiale "Amici della Musica" di Provaglio d'Iseo (Brescia) ed il gruppo di preghiera "Omnibus" da Grosseto.

A voi tutti e alle vostre famiglie auguro una serena estate, nella pace e nella letizia del Signore.

I welcome all the English-speaking pilgrims present this evening. In a special way I greet the All Saints Church Choir from Sunrise, Florida.

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ARRIVO A CASTEL GANDOLFO


Sabato, 19 luglio 1997




Sia lodato Gesù Cristo! Saluto la città di Castel Gandolfo, con la Giunta comunale e tutti i presenti.

Anche sulle montagne vi sono diversi castelli, ma Castel Gandolfo è unico! Da secoli questo luogo è destinato al Papa.

Dalle montagne della Val d'Aosta sono ora ritornato a Castel Gandolfo. Mi raccomando alle preghiere di tutti.

Buona domenica !



PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


AI PADRI ROGAZIONISTI DEL CUORE DI GESÙ


PRIMA DELLA SANTA MESSA


Cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo - Sabato, 26 luglio 1997




L'odierna celebrazione eucaristica, nella memoria liturgica dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori di Maria Santissima, riveste un significato particolare, specialmente per voi, cari Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù, che saluto cordialmente. Sono lieto di unirmi a voi nel rendere grazie al Signore per il centenario della nascita della vostra Congregazione, sgorgata dal cuore generoso del beato Annibale Maria di Francia, di cui ricorre quest'anno il settantesimo della morte.

192 L'Eucaristia è il culmine della preghiera ecclesiale: in essa trova compimento anche la preghiera di Cristo e della Chiesa per le vocazioni, secondo l'esplicito mandato del Signore: "Rogate ergo Dominum messis, ut mittat operarios in messem suam" (Mt 9,38). In queste parole evangeliche Annibale Maria di Francia trovò la "via" per rispondere pienamente alla volontà di Dio. Facendola sua, fece propri i sentimenti del Cuore del Buon Pastore, colmo di compassione per il gregge del Padre.

Per intercessione di Maria, Madre di ogni vocazione cristiana, e dei suoi santi Genitori, che oggi veneriamo, imploriamo il dono dello Spirito Santo, che formi nella Chiesa uomini e donne appassionati di Cristo e del Vangelo, pronti a dare se stessi, con tutto il cuore e con tutte le forze, per il Regno di Dio. E il vostro beato Fondatore ottenga per voi e per l'intera vostra Famiglia spirituale il dono di una rinnovata fioritura apostolica e missionaria".



Agosto 1997


MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


A MONSIGNOR ARRIGO MIGLIO, VESCOVO DI IGLESIAS,


ASSISTENTE ECCLESIASTICO GENERALE DELL'AGESCI




Al Venerato Fratello
Mons. Arrigo Miglio
Vescovo di Iglesias
Assistente Ecclesiastico Generale dell'AGESCI

1. E' ormai imminente la "Route Nazionale delle Comunità Capi" di codesta Associazione, che culminerà nel grande "campo" ai Piani di Verteglia, in provincia di Avellino, dove si incontreranno circa dodicimila capi scout italiani, per riflettere sul tema "Strade e pensieri per domani".

Ringrazio di cuore Lei e i Responsabili dell'AGESCI per avermi invitato a questo importante appuntamento, che riporta alla mia mente l'incontro gioioso avuto con i "rovers" e le "scolte" partecipanti alla Route Nazionale ai Piani di Pezza, il 9 agosto 1986. Ricordando quei momenti di grande entusiasmo giovanile e di fervida testimonianza evangelica, e non potendo, purtroppo, questa volta venire di persona, desidero inviare per la circostanza a Lei e a tutti i partecipanti uno speciale messaggio.

2. Carissimi capi educatori dell'AGESCI, vi saluto con le parole a voi familiari e che in tante occasioni ci siamo scambiate, quando vi ho incontrati nelle mie visite alle parrocchie di Roma o alle diocesi italiane: Buona strada!

Ringrazio il Signore per il percorso scout da voi compiuto e per l'impegno e la costanza che oggi dimostrate come educatori: siete collaboratori preziosi per la Chiesa e per tutta la società italiana nella missione educatrice verso i fanciulli, i ragazzi e i giovani a voi affidati.

La Route Nazionale che state vivendo vi ha visti "pellegrini" attraverso le regioni del Paese, quasi in una ideale catena che le univa fra loro in un comune impegno di solidarietà verso le generazioni più giovani. Ora, vi vede raccolti in una "città" fatta di tende, immagine efficace della condizione del popolo dei credenti in cammino verso "la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso" (He 11,10). Essa rappresenta per ciascuno di voi e per l'intera vostra Associazione una straordinaria occasione di stimolo e di verifica per definire sempre meglio gli elementi qualificanti della vostra presenza e del vostro impegno nella Chiesa e nella società, per orientare il vostro cammino e quello dei giovani a voi affidati verso orizzonti di speranza e di rinnovata fiducia nella bellezza della vita e del servizio, per aiutarvi reciprocamente a superare le difficoltà che incontrate come educatori, attingendo alla ricca e ormai lunga tradizione dello scoutismo cattolico da voi ereditata.

193 3. Vi siete messi in strada dopo aver ascoltato le molteplici "chiamate" che vi giungono da varie parti: dai ragazzi e dalle loro famiglie, dai giovani, dalla società, dalle Chiese particolari in cui siete inseriti. Sono altrettante sfide che voi avvertite nello svolgimento di un servizio educativo, che esige da voi per primi un cammino di crescita spirituale ed umana per essere testimoni credibili dei valori che proponete. Tutti siamo ben convinti che - come disse il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI - il mondo oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri (cfr Paolo VI, Evangelii nuntiandi EN 41): perciò nella vostra Route avete rivolto lo sguardo anzitutto all'unico Maestro, Gesù Cristo, ascoltando quotidianamente la sua Parola e cercando i riflessi del suo volto in coloro che ne vivono fedelmente l'insegnamento e meritano quindi il titolo di maestri: uomini e donne che il Signore ci fa incontrare come testimoni sulla nostra strada. "Circondati da un così gran numero di testimoni" tenete "fisso lo sguardo" su di Lui, Gesù, il Maestro, per non stancarvi perdendovi d'animo (cfr He 12,1-3), ma imparando da Lui a riconoscere i veri dai falsi maestri, i maestri di vita dai maestri di morte.

Un educatore, un capo deve continuamente saper discernere, essere vigilante. "Estote parati!" è il vostro motto. Come una sentinella, sappiate scrutare l'orizzonte per discernere tempestivamente le frontiere sempre nuove verso cui lo Spirito del Signore vi chiama. Quale progetto di uomo e di donna, di coppia e di famiglia un educatore è chiamato a proporre? Che cosa significa impegnarsi concretamente per un mondo più solidale e più giusto? Come vivere inseriti armoniosamente in una società complessa e diversificata, senza perdere la capacità evangelica di essere sale della terra e luce del mondo?

Si rivolgono a voi sempre più spesso ragazzi e giovani provenienti da famiglie ed ambiti lontani dalla vita cristiana, o appartenenti ad altre fedi religiose, attratti dalla bellezza e dalla saggezza del metodo scout, aperto com'esso è all'amore per la natura e per i valori umani, permeato di religiosità e di fede in Dio, efficace nell'educare alla responsabilità ed alla libertà. Si tratta di una sfida importante, che vi chiede di conciliare la chiarezza e la completezza della proposta di vita evangelica con la capacità di dialogo rispettoso della diversità delle culture e delle storie personali, che oggi si intrecciano anche in Italia.

4. Queste sfide voi potete affrontarle con fiducia e vincerle, proprio partendo dall'esperienza della tradizione dello scoutismo cattolico, quello delle due associazioni che vi hanno preceduto, l'ASCI e l'AGI, e quello che la vostra associazione, l'AGESCI, sta vivendo da oltre vent'anni. L'incontro dello scoutismo con la fede cattolica non ha messo in secondo piano, anzi, ha valorizzato e posto ancor più in evidenza la bellezza e l'importanza dei valori umani che ne caratterizzano il metodo educativo, ricco di consonanze e di convergenze con i valori evangelici e con i fondamenti di un'antropologia rispettosa del progetto di Dio creatore e della dignità e dei diritti fondamentali della persona umana.

Carissimi capi educatori dell'AGESCI, lasciatevi guidare da Colui che è l'unico vero Maestro, un Maestro amoroso ed esigente. Non abbiate timore di proporre tutto il suo insegnamento, arduo ma mai deludente, così come non avete timore di chiedere ai vostri giovani di affrontare imprese impegnative, quelle che permettono di raggiungere le vette dei monti e di scoprire le sorgenti della gioia e del senso della vita.

Il vostro fondatore, Baden Powell, amava indicare i due grandi libri che dovete sempre saper leggere: il libro della natura e il libro della Parola di Dio, la Bibbia. Si tratta di un'indicazione sicura e feconda. Amando la natura, vivendo in essa e rispettandola, imparate ad unire la vostra voce alle mille voci del bosco che lodano il Signore; immersi in essa continuate a celebrare i vostri momenti di preghiera e le vostre liturgie, che resteranno nel cuore dei giovani come esperienze indimenticabili. Coltivando la vostra tradizione di amore e di studio della Bibbia, troverete sentieri e strade sempre nuove per una catechesi originale ed efficace, inserita nel cammino di catechesi della Chiesa italiana e caratterizzata dalla ricchezza dei simboli e delle occasioni proprie dello scoutismo, secondo le preziose indicazioni del vostro "Progetto Unitario di Catechesi" e del "Sentiero Fede", sussidi che in questi anni avete opportunamente predisposto per il cammino formativo dei vostri ragazzi, di cui tutti voi, capi educatori, siete corresponsabili.

5. Carissimi capi dell'AGESCI, avrei desiderato con tutto il cuore di essere presente in mezzo a voi, nella meravigliosa cornice naturale dei Piani di Verteglia, ma le circostanze non me lo hanno consentito. Mi auguro di incontrare qualcuno di voi a Parigi per la Giornata Mondiale della Gioventù, ove gli Scout potranno condividere con tanti altri "le strade e i pensieri per domani", un domani di speranza e di pace, nel nuovo millennio che vedrà come protagonisti anche voi e i giovani a voi affidati.

Vi accompagni sempre Maria, la Madonna degli Scout, Colei che ha creduto pienamente alla Parola del Signore e si è messa prontamente in cammino per offrire il suo servizio.

Caro Fratello, a Lei come pure a tutti i sacerdoti impegnati nell'AGESCI, e a tutti voi, capi educatori, ed ai vostri ragazzi, invio con affetto una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 2 agosto 1997


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