GP2 Discorsi 1997 193

IOANNES PAULUS PP. II


SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLA RECITA DEL SANTO ROSARIO


Cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo - Sabato, 2 agosto 1997




194 A tutti voi, che avete preso parte alla recita del santo Rosario, in questo primo sabato di agosto, rivolgo un cordiale saluto, estendendolo a quanti si sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

E' questo per molti il tempo delle vacanze: auguro che sia un tempo sereno, in cui riprendere energie fisiche e interiori. Affido a Maria questo periodo di riposo, perché sia benefico per tutti: per chi si reca in luoghi di villeggiatura e per coloro che non possono lasciare la città e le loro case. Maria, che a metà del mese celebreremo Assunta in corpo ed anima nella gloria di Dio, vegli su ciascuno.

I am pleased to greet the large group of young people from the Philippines who are on their way to Paris for the celebration of World Youth Day. After Manila, Paris too will show the great love which young people have for Christ. Upon you and all the English-speaking pilgrims present I invoke the joy and peace of our Lord Jesus Christ.

A tutti rinnovo con affetto il mio saluto ed imparto la Benedizione Apostolica

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'INIZIO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA


NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA PAOLO VI


Festa della Trasfigurazione del Signore

Mercoledì, 6 agosto 1997




Ricorre oggi l'anniversario della morte del mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, spentosi nella Festa della Trasfigurazione del Signore, il 6 agosto 1978.

"Splende sul suo volto la gloria del Padre" (Rit. Salmo Responsoriale). L'odierna Liturgia ci invita a contemplare Cristo nell'evento della sua gloriosa Trasfigurazione, affinché ascoltando la sua parola possiamo ereditare la vita immortale. L'indimenticabile Pontefice visse totalmente dedito alla causa del Vangelo. Amò Cristo con tutte le forze e visse per la Chiesa, impegnata nel faticoso cammino conciliare. Tutto offrì a Dio, in particolare negli ultimi anni segnati da grandi sofferenze, perché essa fosse rinnovata dal vigore dello Spirito: "Potrei dire che sempre l'ho amata (la Chiesa) - scriveva nella prospettiva della non lontana fine - ... che per essa, non per altro, mi pare d'aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all'estremo momento della vita si ha il coraggio di fare" (Pensiero alla morte).

Questa confidenza noi oggi raccogliamo con grata venerazione. Possa il ricordo di questo Pontefice spronare ciascuno di noi ad un servizio sempre più generoso alla Chiesa ed al Vangelo, che essa continua anche oggi ad annunciare in adempimento fedele del mandato di Cristo.



PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


IN APERTURA DELL'UDIENZA GENERALE


NEL 19°ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA PAOLO VI


Festa della Trasfigurazione del Signore

Mercoledì, 6 agosto 1997




195 Il pensiero va, oggi, innanzitutto al mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, nel 19° anniversario della pia morte avvenuta a Castel Gandolfo il 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione del Signore.

Lo ricordiamo con affetto e con immutata ammirazione, considerando quanto provvidenziale sia stata la missione pastorale da lui svolta negli anni della celebrazione del Concilio Vaticano II e della sua prima applicazione. Egli visse totalmente dedito al servizio della Chiesa, che amò con tutto il suo vigore e per la quale operò senza sosta sino al termine della terrena esistenza.

Questa mattina, celebrando per lui la Santa Messa nella cappella del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, ho domandato al Signore che l'esempio di un così fedele servitore di Cristo e della Chiesa sia di incoraggiamento e di stimolo per tutti noi, chiamati dalla Provvidenza divina a testimoniare il Vangelo alla soglia del nuovo millennio.

Interceda per noi Maria, Madre della Chiesa, di cui continuiamo a parlare nell'odierna catechesi.

LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II


ALL'ABATE LUIGI ROTTINI, PRESIDENTE DELLA


CONGREGAZIONE ITALIANA DELL'ORDINE CISTERCENSE




Al diletto Fratello LUIGI ROTTINI
Abate Presidente della Congregazione italiana
dell’Ordine Cistercense

La Congregazione Cistercense di san Bernardo in Italia si appresta con gioia a commemorare il quinto centenario della propria istituzione, avvenuta il 23 dicembre 1497, quando il Papa Alessandro VI, con la Costituzione Apostolica Plantatus in agro dominico, ne decise autorevolmente l’inizio. Ricordare l’unione delle due province cistercensi della Tuscia e della Lombardia nella nuova Congregazione offre l’occasione di rendere lode a Dio per i divini favori accordati in questi cinquecento anni all’Ordine Cistercense. La circostanza è, altresì, propizia per incoraggiare i monaci a proseguire con rinnovato impegno sulla scia tracciata dai loro fondatori san Roberto di Molesme, sant’Alberico e santo Stefano Harding, fedeli alla Regola di san Benedetto, tramandata loro dal grande Abate Bernardo.

La Congregazione italiana dell’Ordine cistercense si trova a celebrare questa lieta ricorrenza, mentre l’umanità si appresta a varcare la soglia del terzo millennio. Dio è entrato nel tempo con l’Incarnazione dell’unigenito Figlio ed è proprio a Cristo che è dedicato questo primo anno del triennio di preparazione al Giubileo del Duemila. San Bernardo diede grande rilievo alla persona di Cristo, sottolineandone la totale “kenosi” nel mistero dell’Incarnazione. L’eterno Verbo di Dio è venuto fra noi, si è fatto obbediente fino alla morte e ci guida verso la pienezza della vita eterna per il sentiero dell’umile e costante adesione alla volontà del Padre. A tale esempio cercano di restare fedeli i credenti e, in particolare, coloro che la Provvidenza divina chiama ad una speciale missione nella Chiesa e nel mondo mediante la vita consacrata. I monaci cistercensi, per parte loro, è proprio attraverso l’umiltà e l’obbedienza che hanno conservato durante i secoli, seppur in mezzo a prove, l’unità della Congregazione, con grande vantaggio dei singoli aderenti.

Sono lieto, pertanto, di rivolgere a Lei, Venerato Fratello, ed all’intera Congregazione monastica, in questa felice circostanza, il mio beneaugurante pensiero, memore in special modo dell’accoglienza calorosa riservatami in occasione della Visita pastorale del 25 marzo 1979 alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Possa il giubileo, che vi apprestate a celebrare, costituire un invito a riscoprire sempre più a fondo il vostro peculiare carisma. Nei suoi cinque secoli di vita, la Congregazione ha sperimentato come la divina Provvidenza abbia saputo guidare i monaci in un’autentica vita spirituale o, come disse san Gregorio di san Benedetto da Norcia, ad “abitare con se stessi” attendendo diligentemente alla propria purificazione nell’ascesi penitenziale.

196 Sotto l’impulso della concezione benedettina della vita, numerosi monaci fedeli all’Opus Dei e senza “nulla anteporre all’amore di Cristo” (Regola di san Benedetto, cap. 4, 21), hanno santamente trascorso la loro esistenza nella ricerca di Dio, sostenuti dalla convinzione che non è mai perduto il tempo che a Lui si dona.

Formulo di cuore il più vivo auspicio che possiate continuare con rinnovato fervore e zelo su questa via maestra, collaudata da secoli di fecondità spirituale, senza mai lasciare che scoraggiamento o stanchezza affievoliscano l’entusiasmo della vostra adesione al Vangelo.

La Vergine Maria, alla quale san Bernardo si rivolse con ardentissimo amore cantandone le lodi con somma passione, vi assista e guidi i vostri passi. Ottenga Ella dal Figlio suo nuove effusioni di doni celesti sulla vostra Famiglia monastica così che la Congregazione di san Bernardo in Italia sia oasi di evangelizzazione in vista del Grande Giubileo del Duemila.

Con questi voti, imparto a Lei, Venerato Fratello, all’intera Comunità monastica ed a coloro a cui vanno le cure pastorali dei monaci cistercensi una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 13 Maggio 1997.



VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)


AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA JACQUES CHIRAC


Palazzo dell'Eliseo - Giovedì, 21 Agosto 1997




Signor Presidente della Repubblica,

1. La sua accoglienza e le sue parole mi hanno profondamente toccato, mentre ho la gioia di trovarmi ancora una volta nella terra di Francia in occasione della dodicesima Giornata Mondiale della Gioventù. Le sono particolarmente riconoscente per le delicate attenzioni che mi testimonia, ed apprezzo la presenza delle numerose personalità che hanno voluto prendere parte a questa cerimonia.

Era naturale che un giorno i giovani cattolici, in rappresentanza dei loro coetanei di più di cento trenta Paesi del mondo, desiderassero radunarsi a Parigi. Insieme con loro, ringrazio lei, Signor Presidente, come pure le autorità e i servizi di Stato, della comprensione manifestata nei loro confronti. Sia che appartengano a vicine nazioni europee oppure a nazioni di altri continenti, tutti sono lieti di essere accolti dai Francesi di ogni età e di scoprire il valore delle vostre tradizioni spirituali e culturali, delle quali essi potranno meglio apprezzare l'importanza per la storia e per la Chiesa, percependone allo stesso tempo l'influenza sino ai giorni nostri.

2. Nel rivolgermi a Lei, Signor Presidente, nelle prime ore del mio soggiorno, desidero salutare cordialmente tutti i Francesi, ai quali auguro di sperimentare la prosperità e di continuare a porre al servizio dei fratelli del loro Paese e di ogni continente le qualità e gli ideali che a loro appartengono.

Numerosi giovani del mondo sono stati accolti in questi ultimi giorni nelle diverse regioni della Francia, ed ora sono riuniti a Parigi. Desidero esprimere la gratitudine della Chiesa per l'ospitalità generosa accordata a questi visitatori nei dipartimenti ed ora nell'Ile-de-France. Ringrazio particolarmente i parigini e gli abitanti dell'Ile-de-France i quali, pur con qualche inconveniente, permettono ai loro ospiti di vivere questi giorni nelle migliori condizioni possibili.

197 3. In una circostanza così eccezionale, sono felice di ritrovare i fedeli della Francia; custodisco nel cuore il ricordo della calorosa accoglienza che già molte volte hanno voluto riservarmi, e in particolare nello scorso settembre. Insieme con la Giornata mondiale, due avvenimenti segnano per i cattolici francesi in maniera singolare questo anno: penso anzitutto al centenario della morte di santa Teresa di Lisieux, alta figura spirituale conosciuta ed amata nel mondo intero, che i giovani di tutti i popoli hanno giustamente celebrato; in secondo luogo, domani avrò la gioia di proclamare beato Federico Ozanam, apostolo di una carità rispettosa dell'uomo e, al tempo stesso, attento e previdente verso i problemi sociali. Queste due diverse personalità sono, tra tanti altri, testimoni di quell'apporto fecondo dato dai cattolici francesi alla Chiesa universale.

4. La mia venuta a Parigi segna una nuova tappa in una sorta di ampio itinerario percorso insieme con i giovani attraverso il mondo da dodici anni, per uno scambio con loro sempre nuovo. Essi vengono per rafforzare insieme la loro volontà di costruire un mondo più ospitale, un avvenire più pacifico. Molti di loro, nella loro regione e nelle rispettive nazioni, sperimentano le sofferenze che portano con sé conflitti fratricidi e il disprezzo dell'essere umano: troppo spesso essi si scontrano con la precarietà del lavoro, con una povertà estrema; la loro generazione cerca con difficoltà non soltanto un minimo di mezzi materiali, ma pure delle ragioni di vita e degli obiettivi che motivino la loro generosità. Si rendono conto che non saranno felici se non bene integrati in una società dove la dignità umana è rispettata e la fraternità reale. Essi hanno qui un'occasione privilegiata di porre in comune le loro aspirazioni e di comunicare gli uni agli altri le ricchezze delle loro culture ed esperienze.

La loro ricerca ha come spinta interiore una richiesta di ordine spirituale che li ha spinti a prendere il bastone da pellegrino, ad immagine di coloro che li hanno preceduti, attraversando i continenti come artigiani di pace, fratelli degli uomini e cercatori di Dio.

5. Signor Presidente, Signore e Signori, grazie per aver compreso l'importanza di tale vasto raduno della speranza nella vostra insigne capitale. Sono convinto che gli sforzi fatti per ricevere questi ospiti così diversi produrranno frutti duraturi sia per loro stessi che per i vostri connazionali.

Nel rinnovare la mia personale gratitudine, invoco di tutto cuore su di voi e su tutto il popolo francese l'abbondanza delle benedizioni divine.

VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)

FESTA DI BENVENUTO DEI GIOVANI


Campo di Marte - Giovedì, 21 Agosto 1997



Giovani del mondo intero,

il Vescovo di Roma vi saluta e vi dice la sua fiducia e la sua gioia d'incontrarvi. Voi venite da differenti Paesi e da tutti i continenti. Voi rappresentate non soltanto la gioventù francese ed europea, ma anche quella dell'America del Nord, dell'America Centrale e del Sud, degli Arcipelaghi e delle Isole dell'Oceano Atlantico, la gioventù di numerosi Paesi africani, delle Isole dell'Oceano Indiano, la gioventù dell'Asia, dell'Australia, dell'Oriente lontano e di tutti i mari che attorniano il continente asiatico, la gioventù del Pacifico. E' una Giornata della Gioventù veramente mondiale! Siete la speranza del mondo, voi che aspirate ad una vita sempre più bella, fondata sui valori morali e spirituali che rendono liberi e dirigono i nostri passi verso l'eternità.

Voi continuate la storia della Giornata Mondiale della Gioventù. Vale la pena ricordarla. Essa si è svolta per la prima volta a Roma nel 1984. Quella seguente ha avuto luogo a Buenos Aires (1987). Ci siamo poi ritrovati a Santiago de Compostela in Spagna (1989) e, nel 1991, in Polonia a Czestochowa. Quest'ultima è stata davvero particolare poiché, per la prima volta, i giovani dell'ex-Unione Sovietica vi hanno partecipato: Russi, Ucraini, Bielorussi, Lituani, Lettoni, Estoni, rappresentanti del Kazakhstan e delle altre repubbliche dell'Asia centrale e dei cristiani del Caucaso. La dimensione mondiale della Giornata della Gioventù ha acquistato allora una nuova ampiezza. Nel 1993 ci siamo incontrati a Denver, negli Stati Uniti; poi, nel 1995, a Manila, nelle Filippine, con la partecipazione più numerosa, facilitata dalla vicinanza di grandi metropoli. L'incontro odierno si svolge a Parigi. Porgo il mio cordiale grazie al Cardinale Jean-Marie Lustiger, a Mons. Michel Dubost e agli organizzatori di questo raduno, particolarmente ai giovani delle diverse diocesi francesi che hanno preparato la venuta dei loro coetanei. Ringrazio Mons. Louis-Marie Billé, Presidente della Conferenza Episcopale Francese, per l'accoglienza e i Vescovi francesi per l'ospitalità delle rispettive diocesi nei confronti degli ospiti giunti dal mondo intero.

Rivolgo un saluto deferente alle personalità che rappresentano le altre Chiese cristiane e Comunità ecclesiali, come pure quelle che rappresentano le comunità ebraiche e musulmane; le ringrazio vivamente di aver voluto universi a questo raduno festivo della gioventù cattolica.

Grazie pure ai giovani delegati filippino e francese che vi invitano a formare la grande catena della fede, della solidarietà, dell'amicizia e della pace tra i Paesi di tutto il mondo.

198 Siete i successori di quei giovani che, recando rami di ulivo, sono venuti dinanzi a Cristo che entrava a Gerusalemme. Essi acclamarono il Cristo. Oggi, giovani di tutti i continenti, voi riconoscete il Cristo che ci unisce in un gioioso scambio e in una forte solidarietà, e camminate insieme verso la felicità che ci offre. Come simbolo della diversità di provenienza e di culture, avete scelto l'arcobaleno; voi esprimete così il vostro rendimento di grazie per le alleanze di Dio con la creazione, fino alla definitiva alleanza, sigillata dal sangue del Salvatore.

Chiamata dei Paesi

Dopo aver accolto i rappresentanti dei diversi Paesi, rivolgo un saluto cordiale alle delegazioni dei Movimenti, delle Associazioni e delle Comunità internazionali.


SALUTI IN VARIE LINGUE

In inglese

Un saluto speciale ai giovani anglofoni provenienti da tutto il mondo. Il Papa è lieto di incontrarvi così numerosi qui a Parigi in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

Cristo ci ha riuniti. Egli è il fulcro delle nostre riflessioni in questi giorni; è il centro della nostra preghiera. È la fonte del vincolo spirituale che ci unisce nella sua Chiesa, un vincolo che forse percepiamo più intensamente se ci guardiamo intorno e vediamo così tanti giovani i cui cuori battono con il messaggio del Vangelo di speranza, Vangelo della vita.

«“Rabbi, dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete“... E quel giorno si fermarono presso di lui» (Jn 1,38-39). Questa è la sfida che la Giornata Mondiale della Gioventù rivolge ai giovani dell'Europa, dell'Africa, dell'Asia, dell'Oceania e delle Americhe. Che questo grande evento vi aiuti a conoscere meglio Gesù e ad amarlo di più. Allora sarete i suoi apostoli nel mondo all'alba del prossimo millennio. Dio vi benedica tutti!

In spagnolo

Vi saluto, cari giovani della Spagna e dell'America Latina. Grazie per la vostra generosa risposta all'invito a venire a Parigi. Da molto tempo state preparando questa Giornata e siete giunti fin qui dopo un pellegrinaggio talvolta duro ed esigente, ma vissuto con la gioia che vi caratterizza. Aprite i vostri cuori a Cristo e condividete con gli altri giovani del mondo il tesoro della vostra fede e i valori migliori della vostra cultura.

In italiano

Cari amici italiani, vi porgo un cordiale benvenuto. Siete giunti guidati dalla domanda: «Maestro, dove abiti?». Gesù risponde dicendo: «Venite e vedrete». Accogliete il suo invito: egli vi mostra il volto di Dio, quel volto che ogni uomo cerca appassionatamente lungo l'arco della propria esistenza, talora persino senza rendersene conto. Fatene la personale esperienza e siatene i testimoni con quanti incontrerete sulla vostra strada. Il Papa vive in Italia, come ha voluto Pietro.

In tedesco

199 Vi saluto affettuosamente, cari giovani di lingua tedesca. La vostra presenza qui dimostra che desiderate essere testimoni della vostra fede in Gesù Cristo. Che questi giorni di preghiera e di incontro con i giovani di tutto il mondo possano essere per voi fonte di forza per orientare il vostro cammino di vita a Cristo!

In portoghese

Cari giovani dei vari Paesi di lingua portoghese! Con grande gioia vi porgo il benvenuto! Vi ringrazio molto per essere venuti qui! Chiedo a Maria Santissima di ottenere per voi il dono di accogliere prontamente l'invito di Cristo a conoscere la Sua dimora, e di rimanere sempre con Lui per annunciare il Suo Vangelo di speranza al mondo intero.

In polacco

Vi saluto miei giovani concittadini, venuti qui, dalla Polonia e da altri Paesi, con dei sacerdoti. Accolgo cordialmente ognuno e ognuna di voi. Mi ricordo dei recenti incontri nella nostra terra natale e sono lieto che possiamo nuovamente essere qui insieme a Parigi. In Polonia abbiamo professato la nostra fede comune in Cristo Gesù, Colui che è «lo stesso ieri, oggi e sempre» (
He 13,8). Oggi, con i giovani di tutto il mondo, veniamo a Cristo per porgli, come Giovanni e Andrea, la domanda: «Rabbi, dove abiti?» (Jn 1,38) e per ascoltare, come loro, la sua risposta: «Venite e vedrete» (Jn 1,39). Fra questi eventi esiste un legame straordinario, in quanto racchiudono il programma essenziale della vita cristiana: incontro - domanda - risposta - chiamata.

In questi giorni, in modo particolare, pregherò Dio affinché, con la potenza del suo Spirito, ravvivi costantemente in voi il desiderio di incontrare Cristo e vi dia il coraggio di chiedergli: «dove abiti?»; Lo pregherò affinché, quando ascolterete la sua risposta, non esiterete a seguirlo laddove vi condurrà.

Che la Benedizione di Dio accompagni voi e i giovani della vostra età che non sono potuti venire qui! Che Dio vi benedica!

In russo

Cari giovani di lingua russa, voi avete grandi ricchezze spirituali da condividere con i vostri coetanei. Che questa Giornata mondiale sia anche per voi un invito ad accogliere Cristo e a diventare ogni giorno di più suoi discepoli!

In rumeno

Cari amici della Romania, le vostre tradizioni culturali e spirituali sono preziose per tutta la Chiesa. Il Signore v'invita a ravvivare la grazia del vostro battesimo, per essere presso i vostri fratelli testimoni del suo amore.

In ungherese

200 Vi saluto cordialmente, cari giovani dell'Ungheria. Al momento del vostro battesimo, vi siete rivestiti di Cristo. Voi siete i testimoni della gioiosa novella del Signore nel vostro Paese.

In arabo

Cari giovani, Cristo vi invita a seguirlo per trovare la felicità e per costruire con i vostri fratelli una società di giustizia e di pace.

In filippino (tagalog)

Saluto tutti i giovani delle Filippine, che hanno avuto la grazia di ospitare la precedente Giornata mondiale. Possiate proseguire il vostro cammino nella sequela del Signore, felici di essere suoi discepoli e suoi testimoni ogni giorno della vostra vita!

In swahili

Giovani del continente africano, vi saluto cordialmente. Mettete al servizio di tutti i vostri fratelli il vostro dinamismo e la vostra gioia di vivere, per continuare a edificare la Chiesa-Famiglia e per far progredire tutta la società.

In cinese

Cari giovani della Cina, siate i benvenuti. Che la preghiera di tutti vi dia la forza di essere discepoli di Cristo e artefici di pace!

Cari giovani, Cristo è la nostra speranza, la nostra gioia. Nei giorni a venire, aprite il cuore e l’intelligenza a Cristo. Voi fate parte della Chiesa che vuole svelarvi il cammino della salvezza e la via della felicità. Vi invito a lasciarvi guidare dal Signore ed a percorrere la strada insieme con lui. Nel corso della settimana, vi auguro giorni di grazia e di pace.

Al termine dell'incontro il Papa si è congedato dai giovani con queste parole che pubblichiamo in una nostra traduzione in italiano:

201 Si sa ora perché l'ingegnere Eiffel ha costruito questa torre. Per avere qui, intorno a questa torre, un grande raduno della gioventù: la Giornata mondiale, che abbiamo appena inaugurato e che continuerà domani, dopodomani e fino a domenica. Un suggerimento per questa sera: dormite bene!

VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)

MEDITAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

DURANTE L'INCONTRO CON I GIOVANI


Campo di Marte - Giovedì, 21 agosto 1997



Cari giovani,

1. Abbiamo appena ascoltato il Vangelo della lavanda dei piedi. Con questo gesto d'amore, la sera del giovedì santo, il Signore ci aiuta a comprendere il senso della Passione e della Risurrezione. Il tempo che vivremo insieme è in relazione con la Settimana Santa e, in particolare, con i tre giorni che richiamano il mistero della passione, della morte e della risurrezione di Cristo. Questo è in relazione pure con il processo dell'iniziazione cristiana e del catecumenato, cioè con la preparazione degli adulti al Battesimo che aveva nella Chiesa primitiva un'importanza fondamentale. La liturgia della Quaresima segna le tappe della preparazione dei catecumeni al Battesimo, celebrato nel corso della Veglia pasquale. Lungo i prossimi giorni, accompagniamo Cristo nelle ultime tappe della sua vita terrena e contempliamo i grandi aspetti del mistero pasquale, per rinvigorire la fede del nostro Battesimo; manifestiamo tutto il nostro amore verso il Signore, come ha fatto Pietro che gli ha detto per tre volte sulla riva del lago, dopo la Risurrezione: «Tu sai che ti amo» (cfr Jn 21,4-23).

Il Giovedì Santo, mediante l'istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio, così come attraverso la lavanda dei piedi, Gesù ha chiaramente mostrato agli Apostoli radunati il senso della sua Passione e della sua morte. Li ha inoltre introdotti nel mistero della nuova Pasqua e della Risurrezione. Nel giorno della sua condanna e della crocifissione per amore verso gli uomini, egli ha fatto dono della propria vita al Padre, per la salvezza del mondo. Al mattino di Pasqua, le sante donne, e poi Pietro e Giovanni, hanno trovato la tomba vuota. Il Signore risorto è apparso a Maria Maddalena, ai discepoli di Emmaus ed agli Apostoli. La morte non ha avuto l'ultima parola. Gesù è uscito vittorioso dal sepolcro. Dopo essersi ritirati nel Cenacolo, gli Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo, che ha dato loro la forza di essere missionari della Buona Novella.

2. La lavanda dei piedi, manifestazione di amore perfetto, è il segno distintivo dei discepoli: «Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Jn 13,15). Gesù, Maestro e Signore, lascia il suo posto a tavola per prendere quello del servo. Inverte i ruoli, manifestando la radicale novità della vita cristiana. Fa vedere umilmente che amare con parole e con atti consiste anzitutto nel servire i fratelli. Chi non l'accetta, non può essere suo discepolo. Al contrario, colui che serve, riceve la promessa della salvezza eterna.

Fin dal Battesimo siamo rinati alla vita nuova. L'esistenza cristiana esige che noi progrediamo sulla via dell'amore. La legge di Cristo è la legge dell'amore. Nel trasformare il mondo come un fermento, essa disarma i violenti e restituisce il proprio posto ai deboli ed ai più piccoli, chiamati ad annunciare il Vangelo. Avendo ricevuto lo Spirito, il discepolo di Cristo è spinto a porsi al servizio dei fratelli, nella Chiesa, nella famiglia, nella vita professionale, in numerose associazioni e nella vita pubblica, sia a livello nazionale che internazionale. Tale processo è in un certo senso la continuazione del Battesimo e della Cresima. Servire è la via della felicità e della santità: la nostra vita diviene allora un progredire nell'amore verso Dio e verso i fratelli.

Lavando i piedi ai discepoli, Gesù anticipa l'umiliazione della morte in croce, mediante la quale egli servirà il mondo in modo assoluto. Fa vedere che il suo trionfo e la sua gloria passano attraverso il sacrificio ed il servizio: tale è anche il cammino di ogni cristiano. Non vi è amore più grande che dare liberamente la vita per i propri amici (cfr Jn 15,13), poiché l'amore salva il mondo, costruisce la società e prepara l'eternità. Voi sarete così profeti di un mondo nuovo. Che l'amore e il servizio siano le regole principali della vostra vita! Nel sacrificio di voi stessi scoprirete ciò che avete voi stessi ricevuto, e riceverete a vostra volta il dono di Dio.

3. Cari giovani, come membri della Chiesa, è vostro compito continuare il gesto del Signore: la lavanda dei piedi prefigura tutte le opere d'amore e di misericordia che i discepoli di Cristo compiranno nel corso della storia, per far crescere la comunione tra gli uomini. Oggi anche voi siete chiamati ad impegnarvi in tale senso: accettando di seguire Cristo, voi annunciate che il cammino dell'amore perfetto passa attraverso il dono totale e costante di se stessi. Quando uomini soffrono, quando sono umiliati dalla miseria e dall'ingiustizia, quando sono disprezzati nel loro diritti, sia vostra cura servirli; la Chiesa invita tutti i suoi figli ad impegnarsi affinché ogni persona possa vivere ed essere riconosciuta nella sua dignità primordiale di figlio di Dio. Ogni volta che serviamo i fratelli, non ci allontaniamo da Dio; al contrario, lo incontriamo sul nostro cammino e lo serviamo. «Quanto avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatto a me» (cfr Mt 25,40). In questo modo, rendiamo gloria al Signore, nostro Creatore e Salvatore, contribuiamo a far crescere il Regno di Dio nel mondo e a far progredire l'umanità.

Per ricordare questa essenziale missione dei cristiani verso ogni uomo, in particolare verso i più poveri, ho voluto pregare al Trocadero, presso il sacrario dei diritti dell'uomo, fin dall'inizio della Giornata Mondiale della Gioventù. Insieme, preghiamo oggi in modo speciale per i giovani che non hanno né la possibilità né i mezzi per vivere dignitosamente e ricevere l'educazione necessaria alla loro crescita umana e spirituale a causa della miseria, della guerra o della malattia. Siano certi dell'affetto e del sostegno della Chiesa!

4. Chi ama non fa calcoli, non ricerca vantaggi; agisce nel segreto e gratuitamente per i fratelli, sapendo che ogni uomo, chiunque esso sia, ha un valore infinito. In Cristo non vi sono persone inferiori o superiori; non vi sono che membra di un medesimo corpo, che vogliono la felicità gli uni degli altri e che desiderano costruire un mondo accogliente per tutti. Con gesti di attenzione ed attiva partecipazione alla vita sociale, testimoniamo al nostro prossimo che lo vogliamo aiutare a diventare se stesso e a dare il meglio di sé, per la sua promozione personale e per il bene dell'intera comunità umana. La fraternità bandisce la volontà di potenza e il servizio bandisce la tentazione del potere.

202 Cari giovani, avete in voi straordinarie capacità di donazione, di amore e di solidarietà. Il Signore vuole ravvivare questa generosità immensa che anima il vostro cuore. Vi invito a venire ad attingere alla sorgente della vita che è Cristo, per inventare ogni giorno i mezzi per servire i fratelli nella società in cui dovete assumervi le vostre responsabilità di uomini e di credenti. Negli ambiti sociali, scientifici e tecnici, l'umanità ha bisogno di voi. Abbiate cura di perfezionare costantemente la vostra qualificazione professionale per esercitare il vostro mestiere con competenza e, allo stesso tempo, non trascurate di approfondire la fede, che illuminerà ogni decisione che prenderete per il bene dei fratelli, nella vostra vita personale e nel lavoro. Pur volendo essere apprezzati per le vostre qualità professionali, come non avere anche il desiderio di crescere nella vita interiore, sorgente di ogni dinamismo umano?

5. L'amore e il servizio danno senso alla nostra vita e la rendono bella, perché noi sappiamo per che cosa e per chi ci impegniamo. E' nel nome di Cristo che ci ha amati e serviti per primo. Che vi è di più grande del sapersi amati? Come non rispondere gioiosamente all'attesa del Signore? L'amore è la testimonianza per eccellenza che apre alla speranza; il servizio dei fratelli trasfigura l'esistenza; esso manifesta che la speranza e la vita fraterna sono più forti di ogni tentazione alla disperazione. L'amore può trionfare in ogni circostanza.

Sconcertato dall'umile gesto di Gesù, Pietro gli dice: «Signore, tu lavi i piedi a me?», «Non mi laverai mai i piedi» (
Jn 13,6 Jn 13,8). Come lui, anche a noi occorre del tempo per afferrare il mistero della salvezza e talvolta rifiutiamo di entrare per la via stretta dell'amore. Solo chi si lascia amare può a sua volta amare. Pietro ha permesso al Signore di lavargli i piedi. Si è lasciato amare e poi ha compreso. Cari giovani, fate esperienza dell'amore di Cristo: prenderete coscienza di quanto lui ha fatto per voi ed allora comprenderete. Solo chi vive in intimità con il Maestro lo può imitare. Chi si nutre del Corpo di Cristo trova la forza del gesto fraterno. Tra Cristo e il discepolo si crea così una relazione di vicinanza e di unione, che trasforma l'essere in profondità per farne un servitore. Cari giovani, vi succede di chiedervi come servire Cristo. Nella lavanda dei piedi, voi trovate la via maestra per raggiungere Cristo, imitandolo e riscoprendolo nei vostri fratelli.

6. Attraverso il vostro apostolato, voi proponete ai fratelli il Vangelo della carità. Laddove la testimonianza della parola è difficile o impossibile in un mondo che non l'accoglie, con il vostro atteggiamento rendete presente il Cristo servo, poiché la vostra azione è in armonia con l'insegnamento di Colui che annunciate. Si tratta di una forma eminente di confessione della fede, praticata con umiltà e perseveranza dai santi. E' un modo di mostrare che si può sacrificare tutto alla verità del Vangelo e all'amore ai fratelli, come Cristo. Conformando la nostra vita alla sua, vivendo come lui nell'amore, acquistiamo la vera libertà, per rispondere alla nostra vocazione. Ciò talvolta può richiedere l'eroismo morale che consiste ad impegnarci con coraggio nella sequela di Cristo, con la certezza che il Maestro ci indica il cammino della felicità. Solo in nome di Cristo possiamo giungere sino all'estremo dell'amore, nel dono disinteressato.

Cari giovani, la Chiesa confida in voi. Conta su di voi perché siate testimoni del Risorto con tutta la vostra vita. Vi recherete ora nei posti delle diverse veglie. Festosamente o in meditazione volgete lo sguardo a Cristo, per penetrare il senso del messaggio divino e trovare la forza per la missione che il Signore vi affida nel mondo, sia in un impegno laicale o di vita consacrata. Rileggendo inoltre la vostra esistenza quotidiana con lucidità e speranza, senza tuttavia tristezza o scoraggiamento, condividendo le vostre esperienze, avvertirete la presenza di Dio che con delicatezza vi accompagna. Alla luce della vita dei santi e dei altri testimoni del Vangelo, aiutatevi gli uni gli altri a rafforzare la fede e ad essere gli apostoli del 2000, ricordando al mondo che il Signore ci invita alla sua gioia e che la vera felicità consiste a donarsi per amore dei fratelli! Date il vostro contributo alla vita della Chiesa che ha bisogno della vostra giovinezza e del vostro dinamismo!

GP2 Discorsi 1997 193