GP2 Discorsi 1997 202


VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)


NELLA CATTEDRALE DI EVRY


Venerdì, 22 Agosto 1997

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

Carissimi Fratelli e Sorelle,

1. Vi saluto cordialmente nel nome del Signore risorto. Ringrazio il Pastore di questa diocesi per avermi accolto insieme con voi tutti in questa cattedrale della Risurrezione. Sono lieto di salutare particolarmente i rappresentanti delle altre Comunità cristiane e delle altre tradizioni religiose che hanno voluto oggi unirsi ai cattolici dell'Essonne. Sono grato alle personalità civili della Città e del dipartimento per aver preso parte a questa cerimonia.

2. Fratelli e Sorelle, avete elevato questo audace edificio; avete realizzato uno spazio mirabile per l'adunanza liturgica della Chiesa diocesana. Rendo grazie al Signore e condivido la vostra riconoscenza verso i Pastori, l'architetto, i costruttori e i donatori che si sono uniti per innalzare un simile segno nel cuore della nuova città di Evry, la casa di Dio e la casa degli uomini. Si tratta di un grande gesto di speranza, una testimonianza di vitalità della comunità che ha giustamente voluto esprimersi con il linguaggio del tempo, all'approssimarsi del nuovo millennio.

3. Come Successore di Pietro, vengo per confermarvi nella fede, in comunione con la Chiesa universale, come lo testimoniano i vostri legami con la diocesi di Monaco sotto l'egida di San Corbiniano. Ogni Chiesa particolare prende parte Alla missione affidata da Cristo a tutti i discepoli, secondo la vocazione e lo stato di vita di ciascuno. Vorrei in proposito esprimere il mio incoraggiamento amichevole ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai responsabili laici che, in modi diversi, operano al servizio della comunità diocesana.

203 Sarete i veri costruttori della Chiesa, tempio spirituale (cfr Lumen gentium LG 6), se porterete la Buona Novella a tutte le nazioni; se entrerete in dialogo con i fratelli dI diverse provenienze e di differenti culture; se accoglierete i feriti della vita, i poveri, i malati, i portatori di handicap, i prigionieri. Tutti sono chiamati ad essere pietre vive dell'edificio di cui Cristo è la pietra angolare.

4. Fratelli e Sorelle, renderete viva questa cattedrale, come pure le chiese di questa diocesi, se in essa vi radunerete per riconoscere prima di tutto la presenza di Cristo risorto, presente nell'Eucaristia e in tutti i Sacramenti, presente attraverso la sua Parola, presente nella comunità radunata (cfr Sacrosanctum concilium SC 7).

A lui, il Vivente, Colui che era, che è e che viene, affido la vostra Chiesa diocesana. Vi dia la forza della fede e la generosità della carità; vi conceda di iniziare i vostri figli alla fede; susciti tra voi le vocazioni al sacerdozio ministeriale e alla vita consacrata, indispensabili alla vita della comunità.

Su ogni fedele della diocesi, su tutti gli abitanti dell'Essonne, sull'avvenire della diocesi invoco la materna intercessione della Vergine Maria e dei Santi della vostra terra.

Sia lodato Gesù Cristo!

VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)


PER LA VEGLIA BATTESIMALE CON I GIOVANI


Ippodromo di Longchamp - Sabato, 23 agosto 1997



Cari giovani, Cari amici,

1. All'inizio dell'incontro, saluto tutti voi qui radunati, ripetendo le parole del profeta Ezechiele, poiché esse contengono una meravigliosa promessa di Dio ed esprimono la gioia della vostra presenza: «Vi prenderò dalle genti [. . .] Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e di varò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi [. . .] Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio» (Ez 36,24-28).

2. Saluto i Vescovi francesi che ci accolgono e i Vescovi giunti dal mondo intero. Rivolgo pure un cordiale saluto agli eminenti rappresentanti delle altre confessioni cristiane con le quali condividiamo lo stesso Battesimo, i quali hanno desiderato associarsi a questa celebrazione della gioventù.

Alla vigilia del 24 agosto, non possiamo dimenticare il doloroso massacro di San Bartolomeo, dalle motivazioni molto oscure nella storia politica e religiosa della Francia. Dei cristiani hanno compiuto atti che il Vangelo condanna. Se evoco il passato, è perché «riconoscere i cedimenti di ieri è atto di lealtà e coraggio che ci aiuta a rafforzare la nostra fede, rendendoci avvertiti e pronti ad affrontare le tentazioni e le difficoltà dell'oggi» (Tertio millennio adveniente TMA 33). Mi associo volentieri, pertanto, alle iniziative dei Vescovi francesi, poiché, con loro, sono convinto che soltanto il perdono offerto e ricevuto conduce progressivamente a un dialogo fecondo che sigilla una riconciliazione pienamente cristiana. L'appartenenza a tradizioni religiose diverse non deve costituire oggi fonte di opposizione o di tensione. Al contrario, l'amore per Cristo che ci è comune ci spinge a ricercare senza sosta il cammino della piena unità.

3. I testi liturgici della nostra veglia sono, da una parte, gli stessi della Veglia Pasquale. Essi si riferiscono al Battesimo. Il vangelo di san Giovanni racconta la conversazione notturna di Cristo con Nicodemo. Andando ad incontrare Cristo, questo membro del Sinedrio, esprime la propria fede: «Rabbi, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai se Dio non è con lui» (Jn 3,2). Gesù gli risponde: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio» (Jn 3,3). Nicodemo chiede: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare nel grembo di sua madre e rinascere?» (Jn 3,4). E Gesù risponde: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito» (Jn 3,5-6).

204 Gesù fa passare Nicodemo dalle realtà visibili a quelle invisibili. Ognuno di noi è nato dall'uomo e dalla donna, da un padre e da una madre; questa nascita è il punto di partenza della nostra intera esistenza. Nicodemo pensa a questa realtà naturale. Al contrario, Cristo è venuto nel mondo per rivelare un'altra nascita, la nascita spirituale. Quando professiamo la nostra fede, diciamo chi è Cristo: «Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli... generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, consubstantialis Patri; per mezzo di lui tutte le cose sono state create, per quem omnia facta sunt; per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo; per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo, descendit de caelis et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine et homo factus est». Sì, giovani amici, il Figlio di Dio si è fatto uomo anche per voi tutti, per ciascuno di voi.

4. «Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio» (
Jn 3,5). Così, per entrare nel Regno, l'uomo deve nascere di nuovo, non secondo la legge della carne, ma secondo lo Spirito. Il Battesimo è precisamente il sacramento di tale nascita. L'apostolo Paolo lo spiega in profondità nel passaggio della Lettera ai Romani che abbiamo ascoltato: «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). L'Apostolo ci offre qui il senso della nuova nascita; mostra perché il sacramento del Battesimo ha luogo mediante l'immersione nell'acqua. Non si tratta qui di una immersione simbolica nella vita di Dio. Il Battesimo è il segno concreto ed efficace dell'immersione nella morte e nella risurrezione di Cristo. Comprendiamo allora perché la tradizione ha legato il Battesimo alla Veglia Pasquale. E' in questo giorno, e soprattutto in questa notte, che la Chiesa rivive la morte di Cristo, che la Chiesa intera è presa nel cataclisma di tale morte dalla quale sorgerà una vita nuova. La veglia, nel senso proprio del termine, è dunque l'attesa: la Chiesa attende la risurrezione; attende la vita che sarà la vittoria sulla morte e porterà l'uomo a questa vita.

Ad ogni persona che riceve il Battesimo, è dato di partecipare alla risurrezione di Cristo. San Paolo torna spessa su questo tema che riassume l'essenziale del senso vero del Battesimo. Egli scrive: «Se siamo completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione» (Rm 6,5). E ancora: « Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Rm 6,6-11). Con Paolo, cari giovani, voi dite al mondo: la nostra speranza è salda; in Cristo, viviamo per Dio.

5. Nell'evocare questa sera la Veglia Pasquale, tocchiamo i problemi essenziali: la vita e la morte, la mortalità e l'immortalità Nella storia dell'umanità, Gesù Cristo ha capovolto il senso dell'esistenza umana. Se l'esperienza quotidiana ci mostra questa esistenza come un passaggio verso la morte, il mistero pasquale ci apre la prospettiva di una vita nuova, al di là della morte. Per tale ragione, la Chiesa, che professa nel Credo la morte e la risurrezione di Gesù, ha tutte le ragioni per pronunciare anche queste parole: «Credo la risurrezione della carne e la vita eterna».

6. Cari giovani, sapete ciò che il Battesimo fa di voi? Dio vi riconosce come suoi figli e trasforma la vostra esistenza in una storia d'amore con lui. Vi rende conformi a Cristo, perché possiate realizzare la vostra vocazione personale. E' venuto a stringere un'alleanza con voi e vi offre la sua pace. Vivete ormai come figli della luce, che sanno di essere stati riconciliati mediante la Croce del Salvatore!

«Mistero e speranza del mondo futuro» (s. Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogica, 10, 12), il Battesimo è il più bello dei doni di Dio, che ci invita a divenire discepoli del Signore. Ci introduce nell'intimità di Dio, nella vita trinitaria, fin da oggi e per l'eternità. E' una grazia data al peccatore, che ci purifica dal peccato e ci apre un nuovo avvenire. E' un lavacro che lava e rigenera. E' una unzione, che ci conforma a Cristo, Sacerdote, Re e Profeta. E' una illuminazione, che rischiara il nostro cammino e gli dona il senso pieno. E' una veste di forza e di perfezione. Rivestiti di bianco il giorno del nostro Battesimo, come lo saremo nell'ultimo giorno, siamo chiamati a custodirne ogni giorno lo splendore e a ritrovarlo grazie al perdono, alla preghiera e alla vita cristiana. Il Battesimo è il segno che Dio ci ha raggiunti sulla via, che ha reso bella la nostra esistenza e che trasforma la nostra storia in una storia santa.

Siete stati chiamati, scelti da Cristo per vivere nella libertà dei figli di Dio, siete pure confermati nella vostra vocazione battesimale e inabitati dallo Spirito Santo, per annunciare il Vangelo con tutta la vostra vita. Ricevendo il santo crisma, vi impegnate con tutte le vostre forze a far pazientemente crescere il dono ricevuto, accostandovi ai Sacramenti, in particolare all'Eucaristia e alla Penitenza che mantengono in noi la vita iniziata con il battesimo. Battezzati, voi rendete testimonianza a Cristo mediante la cura di una vita retta e fedele al Signore, che occorre mantenere con la lotta spirituale e morale. La fede e l'agire morale sono legati. In effetti, il dono ricevuto ci conduce a una conversione permanente, per imitare Cristo e corrispondere alla promessa divina. La Parola di Dio trasforma l'esistenza di quanti l'accolgono, poiché essa è la regola della fede e dell'agire. Nella loro esistenza, per rispettare i valori essenziali, i cristiani fanno anche altresì l'esperienza della sofferenza che scelte morali opposte ai comportamenti del mondo e pertanto talora eroiche possono esigere. Ma la vita beata con il Signore ha questo prezzo. Cari giovani, la vostra testimonianza ha questo prezzo. Conto sul vostro coraggio e sulla vostra fedeltà.

7. E' tra i vostri fratelli che dovete vivere come cristiani. Mediante il Battesimo, Dio ci dà una madre, la Chiesa, con la quale cresciamo spiritualmente, per camminare sulla via della santità. Questo Sacramento vi inserisce in un popolo, vi rende partecipi alla vita ecclesiale e vi dona fratelli e sorelle da amare per «essere uno in Cristo Gesù» (cfr Ga 3,28). Nella Chiesa, non vi sono più frontiere; siamo un unico popolo solidale, composto di molteplici gruppi dalle culture, sensibilità e modi di agire diversi, in comunione con i Vescovi, pastori del gregge. Tale unità è un segno di ricchezza e di vitalità. Pur nella diversità, la vostra prima preoccupazione sia l'unità e la coesione fraterna, che permettono lo sviluppo personale in modo sereno e la crescita del corpo intero.

Tuttavia, il Battesimo e la Confermazione non allontanano dal mondo, poiché condividiamo le gioie e le speranze degli uomini d'oggi e portiamo il nostro contributo alla comunità umana, nella vita sociale e in tutti gli ambiti tecnici e scientifici. Grazie a Cristo, siamo vicini a tutti i nostri fratelli e siamo chiamati a manifestare la gioia profonda che si prova nel vivere con lui. Il Signore ci chiama a compiere la missione là dove siamo, poiché «tanto importante è la missione a cui Dio ci ha destinati, che non ci è consentito di abbandonarla» (cfr Lettera a Diogneto VI, 10). Qualunque cosa facciamo, la nostra esistenza è per il Signore, là è la nostra speranza e il nostro titolo di gloria. Nella Chiesa, la presenza di giovani, di catecumeni e di nuovi battezzati è una grande ricchezza e una fonte di vitalità per tutta la comunità cristiana, chiamata a render conto della propria fede ed a testimoniarla fino agli estremi confini della terra.

8. Un giorno a Cafarnao, quando numerosi discepoli stavano abbandonando Gesù, Pietro rispose alla domanda di Gesù: «Forse anche voi volete andarvene?», dicendo: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Jn 6,67-68). Per questa Giornata della Gioventù a Parigi, una delle capitali del mondo contemporaneo, il Successore di Pietro viene a dirvi ancora una volta che queste parole dell'Apostolo devono essere il faro che vi rischiara tutti sul vostro cammino. «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Jn 6,68). Di più: non soltanto ci parli della vita eterna. Tu stesso sei la vita eterna. Veramente tu sei «la Via, la Verità e la Vita» (cfr Jn 14,6).

9. Cari giovani, con l'unzione battesimale, siete divenuti membri del popolo santo. Con l'unzione della confermazione, voi partecipate a pieno titolo alla missione ecclesiale. La Chiesa, di cui fate parte, ha fiducia in voi e conta su di voi. La vostra vita cristiana sia una "assuefazione" progressiva alla vita con Dio, secondo la bella espressione di sant'Ireneo, affinché voi siate missionari del Vangelo!

205 Al termine della veglia battesimale all'Ippodromo di Longchamp, Giovanni Paolo II ha rivolto particolari espressioni di saluto ai diversi gruppi linguistici presenti all'incontro.

In inglese

Saluto tutti voi, giovani anglofoni che siete presenti a questa veglia. Ricordate che non siete mai soli; Cristo è con voi lungo il cammino quotidiano della vostra vita! Vi ha chiamato e vi ha scelto per vivere nella libertà dei figli di Dio. Rivolgetevi a Lui nella preghiera e nell'amore. Chiedetegli di infondervi il coraggio e la forza di vivere sempre questa libertà. Camminate con Lui che è «la via, la verità e la vita»!

In spagnolo

Cari giovani spagnoli e latinoamericani, assaporate la meravigliosa esperienza della vita in Dio, cominciata nel Battesimo e confermata dallo Spirito! Rendetene coraggiosa testimonianza nei vostri ambienti e amate gli altri come Cristo ci ha insegnato!

In tedesco

Cari giovani di lingua tedesca! Sono lieto che siate pronti a vegliare e a pregare con me oggi. La vostra missione di battezzati e di confermati consiste nel portare Cristo al mondo. Rimanete vigili per seguire gli sviluppi di questo tempo e risvegliate gli uomini affinché possano orientare la propria vita a Cristo.

In italiano

Carissimi giovani di lingua italiana! Rinati dall'acqua e dallo Spirito, voi siete innestati in Cristo per vivere una nuova vita. La Confermazione vi ha pienamente inseriti nella missione della Chiesa. Siate annunciatori instancabili del Vangelo, offrendone testimonianza nella vostra vita.

In polacco

Cari giovani concittadini, è con gioia che prendo parte con voi a questa veglia. Lo Spirito Santo ci ha riunito qui affinché, evocando la liturgia della vigilia pasquale, affrontiamo i problemi fondamentali di ogni uomo: la vita e la morte, la condizione mortale e l'immortalità. Crediamo che, nella storia dell'umanità, solo Cristo sia andato a fondo in queste domande. Attraverso la sua morte e la sua resurrezione, ha invertito il senso dell'esistenza umana. Il mistero pasquale apre la prospettiva di una vita nuova, al di là della morte. Ecco perché, nel ricordo del nostro battesimo, nostra immersione nella morte e nella resurrezione di Cristo, ci rivolgiamo a Lui con fiducia e proclamiamo: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (
Jn 6,68). Possa questa vigorosa proclamazione divenire per ognuno e per ognuna di voi un programma di vita: non ne resterete delusi!

206 Cari amici, domani mattina celebreremo insieme l'Eucaristia. I nostri amici, i nuovi battezzati di questa sera, riceveranno per la prima volta il Corpo e il Sangue di Cristo. Approfittate di questa bella notte per riposarvi. Approfittatene anche per pregare, soli o in gruppo. Preparate così il vostro cuore ad entrare domani nell'azione di grazia che Gesù rivolge al Padre.

Fin da ora possiamo rendere grazie nella gioia della preghiera con il cantico della Vergine Maria, il «Magnificat».

VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II

DAL BALCONE DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA


Domenica, 24 agosto 1997

Purtroppo devo lasciare Parigi, dopo aver vissuto una splendida Giornata della Gioventù. Ma rimane una piccola consolazione, quella di tornare a Roma per la giornata di San Luigi, San Luigi dei Francesi.


La Francia, quindi, mi accompagna anche a Roma. Nel nome di questo grande santo, San Luigi, re dei Francesi, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione di questa Giornata Mondiale della Gioventù.

Sono molto riconoscente e vi auguro un buon proseguimento qui a Parigi, in Francia. A Roma faremo il possibile! Arrivederci.

VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA

XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)

CERIMONIA DI CONGEDO


Aeroporto di Orly - Domenica, 24 agosto 1997

Signor Primo Ministro,


1. Al termine della visita nel vostro Paese in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, desidero esprimere la mia gratitudine per l’accoglienza riservatami ed offerta ai giovani dei cinque continenti; ringrazio per le disposizioni prese dal Suo governo, per assicurare il buono svolgimento dei diversi incontri che mi è stato dato di presiedere. Esse hanno pure permesso ai giovani venuti dal mondo intero di scoprire la Francia, terra di cultura e di accoglienza. Sono sicuro che essi ripartono fortificati nella loro vita di uomini e donne, e confortati nella loro fede; l’esperienza del dialogo e della fraternità che hanno potuto realizzare, nelle diverse regioni e a Parigi, li chiama ad impegnarsi nel proprio Paese, al servizio dei fratelli. Allo stesso tempo, mediante la loro testimonianza e il loro entusiasmo, i giovani radunati chiamano tutti i nostri contemporanei a creare legami d’intesa e di solidarietà.

Il mio ringraziamento si estende alle Autorità civili e militari, come pure ai membri dei servizi di sicurezza e ai volontari che non hanno risparmiato gli sforzi per risolvere i numerosi problemi postisi durante la preparazione e la realizzazione del raduno. Ringrazio inoltre quanti hanno dato il loro contributo alla bellezza e alla dignità delle celebrazioni liturgiche. A tutti esprimo la mia più viva gratitudine per la loro generosità, efficacia e discrezione nell’adempiere ai loro compiti; in tale modo, essi hanno partecipato grandemente al buon svolgimento ed alla riuscita di queste giornate indimenticabili per me, come per i giovani del mondo intero. Saluto inoltre cordialmente i responsabili delle diverse comunità cristiane e delle altre confessioni religiose che hanno voluto associarsi a questo incontro della Chiesa cattolica, auspicando che prosegua il dialogo aperto e fiducioso.

2. Prima di lasciare la vostra terra che ho avuto occasione di calcare a diverse riprese sin dall’inizio del mio Pontificato, ma anche durante la mia giovinezza, desidero esprimere nuovamente la mia gratitudine al Signor Cardinale Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo di Parigi e a Mons. Michel Dubost, che ha avuto il compito di condurre l’intera preparazione di questo incontro, a tutto l’Episcopato francese, al clero, ai religiosi e religiose, come pure ai laici della Chiesa cattolica che si sono mobilitati per accogliere i giovani e ad accompagnarli lungo il loro percorso spirituale. Ringrazio in maniera speciale i gruppi di giovani francesi che, nelle diverse strutture, hanno partecipato all’organizzazione della Dodicesima Giornata Mondiale della Gioventù. Si sono posti al servizio della Chiesa: possano raccoglierne abbondanti frutti spirituali e proseguire nella loro missione cristiana secondo la vocazione di ognuno!

207 3. Vorrei assicurare tutti i cattolici di Francia del mio affetto e della mia profonda comunione spirituale; li invito ad essere a fianco dei loro fratelli quali testimoni della fede e dell’amore di Dio, operando per una società che aspiri alla pace, alla convivialità e alla collaborazione con tutti, in vista del bene comune. Saldi nel dialogo sono convinti che in seno ad una nazione che ha una tradizione di fraternità e di libertà, l’espressione di convinzioni religiose diverse deve permettere di sviluppare le ricchezze culturali e il senso morale e spirituale di tutto un popolo; essa deve inoltre contribuire alla qualità della vita pubblica, in particolare mediante l’attenzione ai più deboli della società.

4. Le sarò grato se vorrà recare il mio più vivo ringraziamento al Signor Presidente della Repubblica. Attraverso la sua persona, Signor Primo Ministro, saluto e ringrazio i membri del suo Governo e tutti i Francesi, mentre offro loro fervidi voti di pace e di prosperità.

Nel rinnovare la mia gratitudine, invoco su tutti i suoi compatrioti l’abbondanza delle benedizioni divine.

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II


AL TERMINE DELLA LETTURA DANTESCA


DA PARTE DEL PROF. VITTORIO SERMONTI


Castel Gandolfo - Domenica, 31 agosto 1997




Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi, convenuti in questo cortile del Palazzo Apostolico di Castelgandolfo, per rendere omaggio all'arte ed alla fede del più grande poeta italiano.

Rivolgo un particolare saluto al Cardinale Ersilio Tonini ed a Mons. Luigi Amaducci, Arcivescovo di Ravenna. Saluto inoltre il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente dell'Associazione "Dante Alighieri" e quanti hanno voluto partecipare a questo particolare momento del "Progetto Dante", che, grazie alla lettura rigorosa ed originale del Prof. Vittorio Sermonti, ha permesso di ripercorrere le mirabili tappe dell'itinerario spirituale e artistico dantesco.

Con la lettura dell'ultimo canto del "Paradiso", stasera siamo stati invitati a farci anche noi pellegrini dello spirito ed a lasciarci condurre dalla sublime poesia di Dante a contemplare "l'Amor che move il sole e l'altre stelle", fine supremo della storia e di ogni vita umana. Il sommo Poeta, infatti, indica in questi versi l'approdo definitivo dell'esistenza, dove le passioni si placano e dove l'uomo scopre il suo limite e la sua singolare vocazione di chiamato alla contemplazione del Mistero divino.

2. Nel grandioso scenario che propone all'uomo in cerca di salvezza, il Poeta riserva un posto centrale a Maria, "umile ed alta più che creatura", immagine familiare e sublime di donna che illumina la parabola dell'ultima ascesa, dopo aver sostenuto il faticoso cammino del viandante. Quale consolante visione!

A distanza di quasi sette secoli, l'arte di Dante, evocando sublimi emozioni e supreme certezze, si rivela ancora capace di infondere coraggio e speranza, orientando la difficile ricerca esistenziale dell'uomo del nostro tempo, verso la Verità che non tramonta.

Desidero ringraziare i promotori del "Progetto Dante" ed in particolare il prof. Vittorio Sermonti per questo momento di spiritualità e di godimento estetico che hanno voluto offrirmi, esprimendo vivo compiacimento per la benemerita iniziativa da essi intrapresa ormai da alcuni anni nella Chiesa ravennate di S. Francesco. Formulo, altresì, fervidi voti perché il loro impegno di far accostare persone di ogni età alla testimonianza artistica di Dante Alighieri, sia coronato da successo e susciti rinnovato interesse verso i valori perenni che hanno motivato la vicenda umana e religiosa del sommo Poeta.

208 Mentre invoco la protezione della Vergine Madre, imparto volentieri ai presenti la Benedizione Apostolica.



                                                                         Settembre 1997


AI VESCOVI DELLA CONFERENZA


EPISCOPALE DELLA SVIZZERA IN VISITA


«AD LIMINA APOSTOLORUM»


Giovedì, 4 settembre 1997




Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. È con grande gioia che vi accolgo in occasione della vostra visita ad limina alla sede del Successore di Pietro. Anzitutto ringrazio il vostro Presidente, Mons. Henri Salina, che mi ha illustrato alcuni aspetti della vita ecclesiale nelle vostre Diocesi svizzere e anche alcune questioni che voi come loro Pastori dovete affrontare. Prego il Signore affinché vi accompagni e i nostri discorsi e i vostri incontri con i miei collaboratori della Curia Romana e tra di voi offrano l'opportunità di approfondire e di rafforzare l'affectus collegialis; possano questi incontri, inoltre, aiutarvi a proseguire il vostro servizio apostolico in fiduciosa collaborazione in seno alla vostra Conferenza Episcopale.

Il compito del Vescovo è oggi particolarmente difficile. Il Vescovo deve esercitare il suo ufficio e la sua autorità come un servizio all'unità e alla comunità; nel farlo deve preoccuparsi di preservare la fede nella sua integrità, così come ci è stata tramandata dagli apostoli, e anche la dottrina della Chiesa, che è stata definita nel corso della storia. Ciò comporta aspetti fondamentali che non possono essere messi in discussione né dall'opinione pubblica né dalle posizioni assunte da determinati gruppi particolari. Bisogna aiutare i fedeli ad aderire alla continuità secolare della Chiesa e, al contempo, tener conto degli aspetti positivi del mondo moderno, senza però farsi influenzare dalle mode dei tempi. La comunità locale deve preoccuparsi della cattolicità, ovvero deve vivere la sua fede in seno alla Chiesa e in comunione con essa. La Chiesa locale è parte integrante della Chiesa universale; deve quindi essere una sola cosa con il Corpo.

Spetta a voi guidare il popolo di Dio con inesauribile e paziente insegnamento (cfr 2Tm 4,2), prestando ascolto ai fedeli e in particolare ai sacerdoti che, come osserva il Concilio Vaticano II, dovete trattare «con particolare carità [. . .] come coloro che per la parte loro si assumono i doveri e le preoccupazioni e li attuano nella vita quotidiana con tanta premura» (Christus Dominus CD 16). I sacerdoti devono spesso affrontare una grande mole di lavoro; in realtà il loro servizio è più un onus che un honor.Già san Giovanni Crisostomo scriveva: «Egli deve ospitarci tutti nella Chiesa come in una casa comune; dobbiamo essere uniti nell'affetto reciproco, come se formassimo tutti un sol corpo » (San Giovanni Crisostomo, Omelia sulla Seconda Lettera ai Corinzi, 18, 3). Le vostre relazioni quinquennali dimostrano la vostra sollecitudine nell'essere vicini ai sacerdoti, che per voi sono «figli e amici» (Christus Dominus CD 16 cfr Jn 15,15). Preoccupatevi anche in futuro delle loro esigenze spirituali. I sacerdoti diocesani occupano un posto speciale nei vostri cuori, poiché in forza del loro essere incardinati nella Chiesa locale «per pascere una sola porzione del gregge [. . .] costituiscono un solo presbiterio e una sola famiglia, di cui il Vescovo è il padre» (Ibidem n. 28). I

Dovete anche preoccuparvi di promuovere la collaborazione armoniosa nelle molteplici opere della Chiesa. Questa collaborazione tra tutti i membri della Chiesa, se ben organizzata, può aiutarla a rafforzare il suo particolare dinamismo. Le comunità svizzere devono però tener conto anche delle realtà vissute dalle altre comunità. Devono essere disposte ad accettare, in spirito di fede, le norme stabilite dal Successore di Pietro, Pastore della Chiesa universale. La vita delle comunità locali deve inserirsi nelle strutture proprie alla Chiesa che sono articolate diversamente rispetto le istituzioni civili.

2. I laici, alcuni dei quali sono molto attivi nella vita pastorale, svolgono la loro missione insieme ai pastori della Chiesa, i Vescovi, sacerdoti e diaconi, che, in quanto ministri consacrati, hanno il compito d'insegnare, di santificare e di governare il popolo di Dio nel nome di Cristo Capo (cfr CIC can. CIC 1008-1009). Nell'ambito dell'unica missione della Chiesa i rispettivi compiti sono distinti tra loro e allo stesso tempo si integrano. È importante, in particolare, collaborare per una pastorale giovanile attiva, promuovendo lo sviluppo dei movimenti e delle associazioni che possono aiutare molto la Chiesa a acquisire un nuovo dinamismo. Sono quindi felice che donne e uomini si adoperino a svolgere compiti importanti nella catechesi e nell'accompagnamento dei gruppi giovanili. Essi hanno la responsabilità verso i giovani di insegnare i valori cristiani e la fede cattolica. Devono collaborare con i genitori, che di questi sono i primi testimoni a fianco dei propri figli. Esorto coloro che svolgono un ruolo di responsabilità nell'ambito della consulenza matrimoniale e dell'assistenza ai coniugi e alle famiglie, ad essere fedeli agli insegnamenti della Chiesa.

Sarebbe bene riflettere su ciò che il Concilio Vaticano II ha spiegato con enfasi nel IV capitolo della Costituzione Lumen gentium (n. 30- 38) sui compiti particolari dei laici nella Chiesa. La loro unione con Cristo nel Corpo della Chiesa comporta l'obbligo di orientare le proprie attività alla proclamazione del Vangelo e alla crescita del popolo di Dio. Ciò avviene in particolare quando svolgono la funzione che corrisponde loro di permeare gli avvenimenti del mondo temporale con spirito cristiano (cfr Ibidem n. 31; Apostolicam actuositatem AA 7). Uno dei compiti che, a tale proposito, spetta ai pastori è quello di offrire ai laici una preparazione seria in vista delle loro attività.

3. Invito i fedeli ad accogliere l'insegnamento della Chiesa nella fede. L'essere cristiani presuppone una constante conversione interiore. L'obbedienza alla Chiesa è indispensabile per accettare la rivelazione, di cui la Chiesa è depositaria, per ottenere la comunione nella verità che rende liberi (cfr Jn 8,32) e nello Spirito Santo, che riversa l'amore di Dio nei nostri cuori (cfr Rm 5,5). Questa obbedienza alla Chiesa comporta anche l'accettazione dell'ordine stabilito in base alle norme vigenti per i diversi livelli della loro attività. Soprattutto in ambito liturgico tale fedeltà risulta più necessaria che mai; a questo proposito è bene ricordare ciò che afferma il Concilio Vaticano II: «Regolare la sacra liturgia compete unicamente all'autorità della Chiesa, che risiede nella sede apostolica e, a norma del diritto, nel Vescovo» [. . .] Perciò nessun altro, assolutamente, anche se sacerdote, aggiunga, tolga o muti alcunché di sua iniziativa, in materia liturgica» (Sacrosanctum concilium SC 22).


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