GP2 Discorsi 1997 316

316 Cari Padri della Congregazione del Santissimo Redentore!

1. Porgo con gioia il mio benvenuto a voi che rappresentate l'intera famiglia spirituale fondata da sant'Alfonso de' Liguori e che, dopo il recente Capitolo Generale, avete voluto incontrare il Successore di Pietro per rinnovarGli l'espressione del vostro attaccamento e dei vostri sentimenti di piena comunione.

Saluto il Padre Joseph William Tobin, nuovo Superiore Generale, e porgo a lui il mio augurio per l'impegnativa missione a cui è stato chiamato. Ringrazio il Padre Juan Maria Lasso de la Vega, che durante gli anni di servizio quale Moderatore Supremo dei Redentoristi si è prodigato per condurre l'Istituto verso una sempre più consapevole adesione al carisma del Fondatore, del quale avete di recente commemorato il terzo centenario della nascita.

Nel salutare con affetto ciascuno di voi, desidero far giungere il mio pensiero cordiale a tutti i Redentoristi che operano nella Chiesa con generosità, competenza e fedele adesione al Vangelo.

2. La ricorrenza dell'anniversario della nascita di Sant'Alfonso è stata per il vostro Istituto un'occasione propizia per far risaltare come l'opzione radicale per il Vangelo, la fedeltà alla Parola di Dio, la comunione profonda e sincera con la Chiesa e la solidale vicinanza ai poveri portarono il grande Dottore della Chiesa a creare nella sua epoca un nuovo stile di evangelizzazione. Allo stesso tempo, il suo esempio ed il suo insegnamento confermano l'originale attualità del suo messaggio nella comunità cristiana di oggi, illuminando la via da seguire anche oggi, mentre siamo in cammino verso il terzo millennio.

Egli non cessò di sottolineare quanto fosse necessario essere fedeli alle scelte, alle parole ed allo stile con cui il Redentore è stato tra gli uomini il vangelo di Dio. Infatti, nella sua Regola sempre ha raccomandato di «seguire l'esempio di Gesù Cristo, predicando la Parola di Dio ai poveri» e divenendo lui stesso esempio e modello di quanti si trovavano ad esercitare un ministero apostolico o pastorale.

Lo «zelo per la casa del Signore» (cfr
Ps 68,10) lo rese maestro e testimone per tanti suoi contemporanei e il suo insegnamento continua ancor oggi ad alimentare il pensiero e l'azione della Chiesa.

L'impegno pastorale profuso con generosità e competenza traeva linfa vitale dall'ardente e costante preghiera, che caratterizzarono la sua esistenza. Dall'intimo dialogo con la Fonte della Sapienza egli attingeva le risposte con cui illuminare, incoraggiare, confortare quanti a lui si rivolgevano per avere orientamento e sostegno.

3. Carissimi Fratelli, la figura del vostro Fondatore, sempre tanto attuale, costituisce un dono per la Chiesa ed un prezioso stimolo per la vostra Congregazione chiamata ad una rinnovata ed entusiastica adesione a Cristo. Guardando a Lui, potete con maggiore generosità operare al servizio della nuova evangelizzazione in cui tutta la Chiesa è oggi impegnata. Certo, le forme dell'annuncio del Vangelo vanno con coraggio costantemente adeguate alle situazioni concrete dei diversi contesti in cui vive la Chiesa, ma ciò comporta un ancora più grande sforzo di fedeltà alle origini, affinché lo stile apostolico che è proprio della vostra famiglia possa continuare a rispondere alle attese del popolo di Dio. So che questo è l'impegno che vi anima e vi esorto a camminare con coraggio in tale direzione.

Siate pronti, carissimi, a compiere con rinnovato vigore la vostra missione tra i poveri di Cristo, ad essi annunciando il Vangelo della speranza e della carità.

La Vergine Santa, Madre del Redentore, che voi amate con particolare affetto, vi sostenga sempre e ottenga per voi abbondanti frutti apostolici.

317 Con tali sentimenti e rinnovando, a nome della Chiesa, il grazie più profondo per la vostra azione a servizio del Vangelo, di cuore imparto a voi la mia Benedizione, volentieri estendendola all'intero vostro Istituto.




AI MEMBRI DEL DEFINITORIO GENERALE


DELL'ORDINE DEI FRATI MINORI


Martedì, 16 dicembre 1997

Carissimi Frati Minori!


1. Sono lieto di accogliervi quest'oggi e porgo a ciascuno un cordiale saluto con le parole familiari a san Francesco: "Il Signore vi dia la pace". Vi ringrazio per la vostra visita: voi siete venuti per rinnovare quei legami di intima comunione con il Successore di Pietro, che il Serafico Padre, nella sua regola, volle fossero il carattere distintivo del vostro Ordine.

Saluto in modo particolare il neo eletto Ministro Generale, Padre Giacomo Bini, ed a lui porgo i miei auguri per l'impegnativo compito che gli è stato affidato. Il mio pensiero va, altresì, a Padre Hermann Schalück, che ha svolto il suo mandato alla guida dell'Ordine con spirito di servizio.

La vostra presenza mi offre, questa mattina, l'occasione gradita di far giungere ai vostri Confratelli sparsi nel mondo i sentimenti della mia riconoscenza per il generoso e proficuo impegno di fedeltà a Cristo e di attiva evangelizzazione. Il vostro lavoro apostolico, assai apprezzato, è rivolto in vario modo alla cura specialmente dei poveri e dei meno fortunati, seguendo le orme del vostro santo Fondatore.

2. Lo scorso mese di maggio voi avete celebrato il Capitolo Generale presso il Santuario della Porziuncola, luogo tanto caro a Francesco, nel quale egli fu illuminato circa la sua vocazione e da dove prese avvio la sua feconda opera spirituale e missionaria che segnò un grande rinnovamento nella Chiesa e nella società di allora. Il gesto di riunirvi là per un atto di fondamentale importanza nella vita di un Istituto religioso assume uno speciale significato in quanto espressivo della volontà di riportarvi alle radici del carisma che vi è proprio. La Porziuncola, questo luogo sacro noto in tutto il mondo, è tornata alle cronache a causa dei tragici eventi del recente terremoto, che ha sconvolto l'Umbria e le Marche, lasciando nella gente e nelle strutture ferite profonde tuttora da risanare.

Parlando della Porziuncola, come non ricordare il famoso invito lì rivolto a Francesco: "Va' e ripara la mia Chiesa"? Attenti ai segni dei tempi, voi volete cogliere ogni richiamo per intensificare l'entusiasmo e la generosità del vostro servizio alla Chiesa con grande ed immutata fedeltà allo spirito delle origini. Accogliendo i suggerimenti dello Spirito del Signore volete aprirvi, in una linea di dinamica continuità con la vostra autentica tradizione, alle attese e alle sfide del presente, per cooperare nel guidare gli uomini incontro al Signore che viene.

Se sono gravi i terremoti che colpiscono le strutture materiali, non vanno dimenticati altri fenomeni, forse ancor più preoccupanti, che sconvolgono l'esistenza delle persone e pongono in luce l'assenza e il vuoto di umanità e del senso di Dio. Intendo accennare qui al venir meno del rispetto per la dignità dell'uomo e per l'intangibilità della sua vita, all'indifferenza religiosa e all'ateismo pratico, che conducono ad allontanare il pensiero di Dio dall'orizzonte della vita, aprendo la via ad un pericoloso vuoto di valori e di ideali.

Sono le sfide del nostro tempo che, se da una parte inducono a guardare con preoccupazione al futuro, dall'altra interpellano con vigore la comunità dei credenti perché le raccolga e le affronti con urgenza. Il tempo è breve, ci avverte la liturgia dell'Avvento, ed occorre preparare la via al Signore che viene. Questo spirito, tipico del tempo liturgico che stiamo vivendo, deve animare l'intera attività di ogni Istituto religioso.

Il mio augurio più vivo è che esso pervada sempre più intensamente anche la vostra Famiglia religiosa, chiamata a portare il Vangelo della gioia e dell'amore agli uomini del nostro tempo. La missione che v'attende, pertanto, in vista del terzo millennio, è di ripartire dalle origini per intensificare l'attenzione ai fratelli, promuovendo un'aggiornata azione pastorale secondo il vostro carisma. Nel cuore di quest'impegnativo rinnovamento apostolico c'è l'ascolto di Dio nello stile di vita contemplativo tipico di san Francesco. Egli amava ripetere che "il predicatore deve prima attingere nel segreto della preghiera ciò che poi riverserà nei discorsi". Augurandovi di seguire fedelmente i passi del vostro Serafico Padre, invoco su di voi e su tutto l'Ordine la rinnovata effusione dei doni dello Spirito Santo, perché vi sostengano e vi guidino nel vostro servizio a Cristo ed alla Chiesa.

318 Auguro a tutti un santo Natale, con l'auspicio di un nuovo anno ricolmo di pace e di letizia. Con tali sentimenti, tutti vi benedico.

AI NUOVI AMBASCIATORI

ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE


Giovedì, 18 dicembre 2005




Eccellenze,

1. Mi è grato porgervi il benvenuto nella città eterna, in occasione della consegna delle Lettere che vi accreditano presso la Santa Sede come Ambasciatori straordinari e plenipotenziari dei vostri rispettivi Paesi: il Benin, l'Eritrea, la Norvegia, lo Sri Lanka e il Togo. In questa circostanza, rinnovo volentieri l'espressione della mia stima e della mia amicizia per le Autorità delle vostre nazioni e per tutti i vostri concittadini. Sensibile ai cordiali messaggi che mi avete trasmesso da parte dei vostri Capi di Stato, vi sarei grato se trasmetteste loro in cambio i miei deferenti saluti e i miei calorosi auspici per le loro persone e per la loro importante missione al servizio dei loro concittadini.

2. Al fine di rispondere alle speranze e alle aspirazioni legittime dei popoli alla pace e al benessere materiale e spirituale, è opportuno ricordare l'importanza del dialogo in seno alle comunità nazionali e fra i Paesi, dialogo che è la via della ragione e un aspetto fondamentale della vita diplomatica. Con questo spirito, è importante sostenere le Nazioni che devono ancora sviluppare la loro vita democratica, per permettere la partecipazione di un più vasto numero di persone alla vita pubblica. Al contempo, esorto coloro che svolgono un ruolo nel concerto delle nazioni a fare tutto il possibile per favorire la comunicazione fra i popoli e per invitare i responsabili della vita politica ed economica a proseguire sulla via della cooperazione internazionale. È chiaro - e la storia lo ha frequentemente dimostrato - che la violenza o la forza non risolvono mai, a lungo termine, situazioni conflittuali. Al contrario, non fanno che rafforzare i particolarismi di ogni tipo.

3. Al termine dell'Assemblea speciale per l'America del Sinodo dei Vescovi, che si è appena celebrata a Roma, i Pastori, in diverse occasioni, si sono fatti portavoce dei poveri; con essi, non posso che auspicare un impegno rinnovato della comunità internazionale a favore dei Paesi che devono ancora lottare in modo più intenso contro la povertà, fonte di numerosi mali per le persone e per i popoli, in particolare dei flagelli della droga e della delinquenza sotto ogni loro forma. All'approssimarsi del Terzo Millennio, occorre anche auspicare una presa di coscienza più profonda a favore del rispetto di ogni persona, soprattutto dei bambini, che non hanno sempre la possibilità di ricevere l'educazione a cui hanno diritto, che sono oggetto di molteplici forme di sfruttamento e che sono obbligati a lavorare, a volte in condizioni degradanti. In quanto diplomatici, sono sicuro che siete particolarmente sensibili a questi aspetti della vita sociale.

4. Mentre iniziate la vostra missione, che vi permetterà di conoscere maggiormente la vita e l'azione della Sede Apostolica, vi porgo i miei migliori auguri e invoco l'abbondanza delle Benedizioni divine su voi, sulle vostre famiglie, sui vostri collaboratori e sulle nazioni che rappresentate.

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PROMOTORI E AGLI ARTISTI


DEL QUINTO CONCERTO "NATALE IN VATICANO"


Giovedì, 18 dicembre 1997

Illustri Signori, Gentili Signore!


Sono lieto di accogliervi in questo incontro, che mi permette di esprimervi il mio apprezzamento per la partecipazione al tradizionale Concerto «Natale in Vaticano», giunto ormai alla sua quinta edizione.

Saluto e ringrazio tutti di cuore: i membri dell'Orchestra Filarmonica di Montecarlo ed i maestri che la condurranno, i cori ed i gruppi musicali che si esibiranno, e gli organizzatori della serata. A tutti auguro soddisfazione e gioia sia in questa esibizione, che in ogni altra iniziativa di carattere artistico e culturale.

319 Con la vostra partecipazione al concerto di domani voi manifestate sensibilità per una esigenza molto avvertita dalla comunità cristiana di Roma: come è noto, l'iniziativa alla quale avete generosamente aderito è tesa a sensibilizzare l'opinione pubblica circa il progetto di costruire cinquanta chiese entro il Duemila per quelle comunità parrocchiali che ne sono tuttora sprovviste. Si tratta di realizzare, specie nei quartieri periferici, dove sono avvenuti di recente nuovi insediamenti residenziali, luoghi accoglienti per il culto, per la catechesi e per varie attività sociali, culturali e sportive. Tutto ciò rientra nel cammino della nuova evangelizzazione, nel quale è impegnata attivamente la Comunità ecclesiale di Roma, in vista del Grande Giubileo del Duemila.

Mentre formulo auspici affinché la manifestazione possa avere pieno successo, porgo a ciascuno un cordiale augurio di serene festività natalizie, ricche di gioia e di pace. Avvaloro questo auspicio con una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo alle vostre famiglie e a quanti vi sono cari.



A MONSIGNOR FERNAND FRANCK,

ARCIVESCOVO DI LUXEMBOURG


IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»


Venerdì, 19 dicembre 1997




1. Sono lieto di accoglierla nella Casa del Successore di Pietro in occasione della sua visita ad Limina.Per ogni Vescovo questa è un'occasione incomparabile per rafforzare il suo ministero pregando sulle tombe dei santi Pietro e Paolo, e per vivere tempi forti di comunione ecclesiale, grazie ai diversi incontri con i membri dei Dicasteri della Curia. Che gli Apostoli Le permettano di proseguire la sua missione pastorale nella gioia, con la forza e la luce che infonde lo Spirito Santo!

2. Nel suo rapporto quinquennale, mi ha reso partecipe della vitalità spirituale dell'Arcidiocesi di Lussemburgo. In vista del grande Giubileo e della nuova evangelizzazione che la Chiesa deve compiere nel corso del terzo millennio, ha fatto sì che la comunità diocesana s'impegnasse in un cammino sinodale, intitolato Eglise 2005: en route avec Jésus Christ, ensemble pour les hommes. Così invita opportunamente i Pastori e i fedeli a contemplare Cristo e il mistero cristiano, mediante proposte di formazione, un'accoglienza incessantemente rinnovata della parola di Dio, un approfondimento della liturgia e una vita comunitaria più intensa. È in effetti attraverso un cammino spirituale e intellettuale che tutti i membri del popolo di Dio approfondiscono la loro fede e s'impegnano più deliberatamente nella missione, ognuno secondo il suo carisma e il servizio che ha il compito di svolgere nella Chiesa e nella società.

3. Desidero rendere omaggio al lavoro svolto dai sacerdoti, che si adoperano per trasmettere fedelmente il Vangelo, l'insegnamento della Chiesa, in particolare il messaggio conciliare, per guidare e per santificare il popolo cristiano, affinché tutti gli uomini divengano discepoli di Cristo. Conosco l'importanza e la molteplicità dei loro compiti, soprattutto in un'epoca in cui la mancanza di sacerdoti comincia a farsi duramente sentire. Li esorto a non perdersi d'animo, a rimanere vigili nella preghiera e nella loro vita spirituale. Ravviveranno così il dono che Dio ha posto in essi con l'imposizione delle mani (cfr 2Tm 1,6), per esercitare pienamente il ministero che è stato affidato loro.

4. I Pastori sono chiamati a realizzare la loro missione unitamente ai laici, in modo coordinato e senza confusione fra ciò che dipende dal ministero ordinato e ciò che appartiene al sacerdozio universale dei battezzati. «Ciascuno nella sua unicità » deve porsi «al servizio della crescita della comunione ecclesiale, come peraltro singolarmente riceve e fa sua la comune ricchezza di tutta la Chiesa» (Esortazione Apostolica Christifideles laici CL 28). In questa prospettiva in cui la ricchezza e la diversità devono mettersi al servizio di tutti, i sacerdoti sono invitati a «riconoscere e promuovere sinceramente la dignità dei laici, nonché il loro ruolo specifico nell'ambito della missione della Chiesa» (Presbyterorum ordinis PO 9). Negli incarichi ecclesiali che possono essere affidati loro in virtù del Battesimo e della Confermazione, o nelle associazioni di laici alle quali partecipano tenendo conto dei criteri di ecclesialità che ho avuto l'occasione di ricordare (cfr Christifideles laici CL 30), i fedeli sanno che non si sostituiscono al sacerdote o al diacono, ma che collaborano a un'opera comune, l'edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, «l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini» (Apostolicam actuositatem AA 20).

5. Grazie all'apporto armonioso dei diversi servizi diocesani, ha intensificato la formazione cristiana degli adulti. Sono lieto degli sforzi compiuti in questo ambito. Sono certo che ne percepisce già i frutti in seno alla Chiesa locale, in particolare nella qualità della liturgia e nella collaborazione dei fedeli ai diversi compiti ecclesiali. Incoraggio i laici a proseguire nella loro partecipazione attiva alla comunità parrocchiale alla quale appartengono, poiché è soprattutto in seno alla parrocchia che si esprime il legittimo pluralismo delle sensibilità e dei modi di azione e che si concretizzano utili collaborazioni. Nella Chiesa ci vengono dati fratelli e sorelle, perché tutto concorra al beneficio dell'intero Corpo.

È anche per affrontare le questioni morali del nostro tempo e per rinnovare l'ordine temporale che i laici hanno bisogno di approfondire incessantemente il messaggio evangelico. Essi saranno allora meglio preparati ad assumersi impegni e responsabilità al servizio dei loro fratelli, nell'ambito della società civile, che si costruisce sulla base delle norme oggettive della moralità (cfr Gaudium et spes GS 16). Nel mondo moderno caratterizzato dal materialismo e dal potere del denaro, l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa è particolarmente utile per ricordare che l'uomo è il centro della vita sociale e che lo sviluppo della solidarietà e della vita fraterna presuppone «una coscienza sempre più sensibile» delle «disparità » fra le persone e «un mutamento nella mentalità e nelle abitudini» (Ibidem, n. 63). Da questo punto di vista, la sua Arcidiocesi ha anche un ruolo specifico in seno alla grande Europa. Rendendo omaggio agli importanti sforzi compiuti dai suoi diocesani nel corso di questi ultimi anni nell'ambito caritativo, li esorto a proseguire e a intensificare il loro sostegno agli uomini e ai popoli che hanno bisogno della loro competenza e del loro aiuto. Manifesteranno così in modo tangibile il significato della cattolicità, che è l'apertura all'universalità, secondo l'esempio dato dalle prime comunità cristiane (cfr Rm 16,25-27).

6. Desidero porgere il mio cordiale ringraziamento agli Istituti di Vita consacrata, il cui apostolato è molto apprezzato. In particolare, conviene sottolineare l'importanza della loro presenza nel campo dell'insegnamento, dove numerosi giovani possono prendere coscienza della loro vocazione, e in quello dei servizi sanitari. Gli istituti di formazione della gioventù devono attirare l'attenzione delle comunità cristiane e mobilitare numerosi adulti, genitori, professori, educatori, sacerdoti e religiosi. I giovani hanno bisogno di ricevere un'educazione morale e spirituale appropriata, e di essere seguiti nella maturazione della loro personalità, nella preparazione del loro futuro e nella realizzazione della loro vocazione specifica, sia essa il matrimonio, il sacerdozio o la vita consacrata. A tale proposito, sono lieto della nuova vitalità dei movimenti giovanili, di cui mi ha reso partecipe. Essi hanno un ruolo fondamentale da svolgere nell'apostolato della gioventù del suo Paese.

7. Attraverso Lei porgo i miei saluti affettuosi anche alle comunità melchita ed ucraina cattoliche della sua arcidiocesi. Trasmetta il mio caloroso incoraggiamento ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose e all'insieme dei fedeli, che sono tutti chiamati a contribuire, in comunione con Lei, alla missione della Chiesa. Invoco su Lei e sulla sua comunità diocesana l'intercessione materna di Nostra Signora di Lussemburgo, Consolatrice degli Afflitti, e di san Willibrord, e Le imparto di tutto cuore la Benedizione Apostolica.

AI MEMBRI DEL COMANDO PROVINCIALE

DELL'ARMA DEI CARABINIERI DI ROMA E DEL LAZIO


320
Venerdì, 19 dicembre 1997




Signor Comandante,
Signori Carabinieri!

1. E' forse la prima volta che mi è dato di accogliervi così numerosi, nell'approssimarsi delle festività natalizie. Sono lieto di ricevervi e di porgervi i migliori auguri per il Santo Natale ed il Nuovo Anno. Saluto con deferenza il Signor Generale Carleschi e lo ringrazio per le cortesi espressioni augurali che ha voluto rivolgermi a nome di tutti. Saluto pure con cordialità il Signor Colonnello Favara, nuovo primo responsabile del Comando dei Carabinieri di Roma e del Lazio.

Mi è ben nota l'opera che l'Arma dei Carabinieri svolge a tutela delle celebrazioni liturgiche e delle numerose manifestazioni che interessano Piazza San Pietro, nonché la protezione che essa assicura alle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, come pure al Centro della Radio Vaticana di Santa Maria di Galeria. Si tratta di una collaborazione preziosa al ministero del Vescovo di Roma, di cui sono particolarmente riconoscente.

Grazie alla vostra assidua e discreta assistenza, Personalità ecclesiastiche e civili o semplici pellegrini, visitando i luoghi sacri della fede in Roma, possono vivere serenamente queste indimenticabili esperienze spirituali ed ecclesiali. La vostra benemerita presenza costituisce, altresì, un insostituibile servizio alla comunità cittadina e all'intero territorio che abbraccia il Comando Provinciale. Molti sono gli interventi che siete chiamati a fare, costante è la disponibilità che vi è richiesta. Per assolvere al vostro faticoso dovere, non di rado siete obbligati a sacrificare anche qualche prezioso momento di intimità con le vostre famiglie. Nel vostro servizio, pertanto, si fondono in una particolare sintesi la devozione verso il Successore di Pietro, l'amore alla Patria ed un'attenzione sempre crescente ai bisogni d'ogni cittadino.

Questo vostro impegno, già oggi vasto e articolato, diventerà sempre più importante nei prossimi anni, in vista del Grande Giubileo dell'Anno Duemila. La vostra provata competenza e la vostra disponibilità favoriranno sicuramente la soluzione dei numerosi problemi che questo storico evento inevitabilmente comporterà, e costituiranno una garanzia per il suo ordinato svolgimento.

2. L'Arma dei Carabinieri si è distinta soprattutto per il valore della fedeltà nei confronti della Patria, dello Stato, della famiglia e della gente semplice, una fedeltà tenacemente perseguita dagli appartenenti all'Arma anche a costo della vita. Questa caratteristica ha fatto sì che la vostra presenza nelle grandi città come nei piccoli borghi sia percepita ed accolta con simpatia quale garanzia di tranquillità e di ordinata convivenza civile.

Nell'esprimere apprezzamento per lo sforzo profuso nel vostro quotidiano lavoro, desidero esortarvi a proseguire su tale cammino, unendo all'encomiabile fedeltà alle persone ed alle leggi umane una fede salda in Dio ed un fermo attaccamento ai suoi comandamenti. Questo atteggiamento, qualificando ed umanizzando la vostra missione, vi sosterrà nei pericoli, vi renderà generosi e coraggiosi, e vi aiuterà a trovare il difficile equilibrio tra fermezza e comprensione per le esigenze delle persone.

Siamo ormai alle porte del Natale del Signore: la liturgia dell'Avvento ci invita ad accogliere la pace e la tenerezza di Dio, rese visibili nella Grotta di Betlemme. Volgendo lo sguardo al mistero del Natale, desidero rinnovare i miei cordiali auguri a ciascuno di voi, alle vostre famiglie e, in particolare, ai vostri colleghi provati dalla sofferenza e dal dolore.

Maria, la "Vergine fedele", vostra speciale protettrice, vi accompagni sempre ed accolga i vostri propositi di bene, presentandoli al suo divin Figlio.

321 Con tali auspici, mi è gradito impartire a ciascuno di voi ed a quanti vi sono cari una speciale Benedizione Apostolica.

Buon Natale!



MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


ALLA CHIESA E AL POPOLO DI CUBA


IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DEL SANTO NATALE




Cari Fratelli nell'Episcopato,
stimati sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli,
cari cubani,

1. «Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato ... un Salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2,10-11).

La solennità del Natale, che vivremo fra pochi giorni, è particolarmente sentita da tutti i cristiani e vi partecipano anche uomini e donne di buona volontà di tutto il mondo. In essa si celebra il più grande evento della storia: Dio fattosi uomo. Di fronte a questo grande giorno, e in prossimità del mio viaggio apostolico a Cuba, dove giungerò come messaggero della verità e della speranza, desidero inviare a tutti i figli e le figlie di questa Nazione il mio cordiale saluto, rinnovando loro il mio profondo affetto in Cristo. È motivo di grande gioia che nel loro Paese questo luminoso giorno sia tornato ad essere festivo anche nell'ambito civile, dando così a tutti la possibilità di partecipare attivamente alle celebrazioni natalizie e recuperando una tradizione molto radicata nel cuore dei cubani.

Il Natale, essendo la solennità del mistero di Dio che ci ama al punto di venire nel mondo e di condividere il nostro pellegrinaggio terreno, è la festa di tutti gli uomini, chiamati a partecipare alla vita divina. Si commemora un grande mistero: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Jn 1,14) e «a quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Jn 1,12). Nella semplicità e nell'umiltà di Betlemme si produsse il cambiamento più radicale e più profondo che l'umanità abbia mai conosciuto, per cui il tempo degli uomini si ricalcolò, nella nostra era, a partire dalla Nascita di Gesù.

2. Dal momento dell'Incarnazione del Figlio di Dio gli uomini non sono più soli, perché Dio è con noi condividendo le nostre gioie e i nostri dolori. Egli è l'«Emmanuele» annunciato fin dall'antichità (Mt 1,23). Il Natale è uno dei momenti più belli e sentiti dell'anno, nel quale si manifestano i sentimenti più nobili che dimorano nel cuore umano, creando quell'ambiente di allegria e di serenità, di bontà e di solidarietà, caratteristico di tali ricorrenze.

La solennità del Natale, con le sue molteplici espressioni, piene di significato cristiano e di sapore popolare, fa parte del patrimonio culturale e religioso di Cuba. In questo giorno, la Messa di Mezzanotte e i «presepi» con il loro particolare incanto, riuniranno nuovamente intorno alla figura del Bambino Gesù intere famiglie, felici di accogliere la luce e la pace che scendono dal cielo e desiderano illuminare il futuro di tutto un popolo.

Vorrei che tutti i cubani potessero vivere questo giorno così sentito animati dalla speranza, poiché senza di essa l'entusiasmo si spegne, la creatività viene meno e l'aspirazione ai valori più alti e più nobili scema.

322 3. Cari cubani: all'approssimarsi del momento in cui bacerò la vostra terra, rivolgo un appello a tutti, senza distinzione di credo, d'ideologia, di razza, di opinione politica o di situazione economica. Vorrei che le mie parole giungessero sia a coloro che hanno la grave responsabilità di reggere i destini della Nazione sia ai cittadini comuni, augurando a ognuno prosperità, felicità e pace.

In questo Natale del Signore 1997, desidero incoraggiarvi ad avere speranza, vivendo nella verità di Cristo e con l'Apostolo Paolo vi dico: «se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove... Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro... Lasciatevi riconciliare con Dio... vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio... Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (
2Co 5,17 2Co 6,2).

I cattolici cubani sanno bene che mi recherò nel loro Paese per confermarli nella fede, quella fede che a volte è stata messa a dura prova, e per proclamare insieme, come san Pietro dinanzi a Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Desidero percorrere vie di pace in diverse Diocesi di Cuba, giungendo fino al cuore stesso della Nazione, ai piedi della sua Regina, Madre e Patrona, la Virgen de la Caridad del Cobre. Sulla sua eccelsa fronte porrò la corona che i suoi figli le offrono, la corona di oro purificato dalle prove degli anni della fede mantenuta e con le perle preziose delle buone opere dei suoi figli.

Si avvicina il momento in cui, con il favore di Dio, sarò con voi nella vostra terra per lodare e benedire insieme Dio e proclamare la sua Parola di vita che invita ognuno a spalancare le porte del suo cuore a Cristo, il Signore.

Spero che dopo la mia visita, la Chiesa, che avrà potuto rendere pubblica testimonianza della sua fede in Cristo e della sua dedizione alla causa dell'uomo attorno al Successore dell'Apostolo Pietro, possa continuare a disporre sempre più della libertà necessaria per la sua missione e degli spazi adeguati per portarla pienamente a termine e per continuare così a prestare il proprio servizio al popolo cubano.

4. Auguro a tutti i cubani un Felice Natale e un prospero Anno Nuovo, ponendo alle porte di Betlemme, dinanzi agli occhi di Gesù Cristo, il Salvatore degli uomini, le legittime speranze che il mio pellegrinaggio nella vostra Isola avrà suscitato, sicuro che Dio, che ha avviato questa opera, la porterà Egli stesso a termine.

In attesa di impartirvi personalmente la Benedizione Apostolica nelle celebrazioni che ci disponiamo a vivere, invoco dal Signore ogni genere di doni sui figli e sulle figlie di questa amata Nazione e vi affido nuovamente alla materna intercessione della Virgen de la Caridad del Cobre, Regina e Patrona di Cuba.

Dal Vaticano, 20 dicembre 1997

IOANNES PAULUS PP. II



DISCORSO DEL SANTO PADRE

GIOVANNI PAOLO II

ALLA COMUNITÀ POLACCA PER GLI AUGURI NATALIZI


20 dicembre 1997




"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra
323 agli uomini che egli ama" (Lc 2,14)

1. Con queste parole, con le quali i cori degli angeli annunziarono la nascita del Salvatore del mondo, voglio salutare tutti i presenti. Il nostro incontro natalizio è ormai divenuto una tradizione. Quest'anno, tuttavia, esso ha una dimensione particolare. Con la mente e con il cuore infatti torno al mio pellegrinaggio nella mia Patria e agli eventi storici ad esso collegati. E questi sono stati: il 46 Congresso Eucaristico Internazionale a Wroclaw , il millennio della morte per martirio di Sant'Adalberto e il 600 anniversario di fondazione iagellonica dell'Università di Cracovia, e specialmente la canonizzazione della beata Regina Edvige, da secoli attesa con tanta nostalgia, ed insieme con tanta speranza da Cracovia e da tutta la Polonia. Non posso far a meno di ricordare anche la canonizzazione del beato Giovanni di Dukla e quel commovente incontro di Krosno, nella bella terra dei Beschidi, sempre cara al mio cuore. Oggi, mentre vi guardo, tutto questo si ravviva con grande forza nella mia memoria. Siete infatti una piccola parte della Patria, e quest'odierno incontro è quasi un prolungamento di quei momenti del mio soggiorno nel paese nativo.

2. Desidero salutare cordialmente il Signor Cardinale Franciszek, Metropolita di Cracovia, che ringrazio per le toccanti parole rivoltemi. Saluto anche il Signor Cardinale Edmund, l'Arcivescovo Szczepan e il Nunzio Apostolico in Polonia, giunto appositamente per quest'incontro odierno. Rivolgo poi il mio saluto al Signor Presidente del Parlamento della Repubblica e ai Signori Ambasciatori presso la Sede Apostolica e presso il Quirinale. Do il benvenuto anche ai rappresentanti delle Autorità locali di Maopolska e al Presidente di Varsavia. In modo particolare saluto i pellegrini da Zakopane. Siete venuti qui, come negli anni passati, insieme ai vostri Sacerdoti, al Sindaco della città e ai rappresentanti delle Autorità municipali e comunali. Ringrazio il Sindaco per le parole pronunciate a nome degli abitanti delle zone di montagna. Vi saluto, carissimi, molto cordialmente e vi voglio dire che, con questa visita, mi avete procurato tanta gioia. Nell'omelia durante la S. Messa celebrata sotto la Wielka Krokiew, ai piedi della croce sul Giewont, dissi tra l'altro che: "Su voi si può sempre contare", che Podhale è "sempre fedele alla Chiesa e alla Patria". Oggi mi confermo in modo particolare in questa mia convinzione. Avete infatti portato con voi preziosi doni per il Papa. Uno di questi è il magnifico albero di Natale che adorna quest'anno la piazza antistante alla Basilica di San Pietro. Quest'albero, che in condizioni naturali resiste al periodo di letargo invernale, fa venire in mente il pensiero del Figlio di Dio, nato nella notte di Betlemme, per sconfiggere la morte e darci la nuova vita. San Giovanni scrive: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1Jn 4,9). Mentre godiamo della vista dell'albero di Natale addobbato, non possiamo dimenticare la profonda eloquenza spirituale di questo simbolo. Non possiamo fare a meno di rendere grazie a Dio per la vita - quella temporale e quella eterna - che ci dona nel suo Figlio Unigenito.

Accanto all'albero di Natale, ai piedi del tradizionale presepe, saranno collocate quattro statue, anch'esse dono di Podhale. Simboleggiano ogni famiglia polacca e in un certo senso tutte le famiglie del mondo intero. Si può anche dire che esse rappresentano l'intera famiglia umana - poiché difatti la lieta notizia, annunciata ai pastori dall'angelo fu rivolta a tutti gli uomini, di ogni tempo: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,10-12). Tale annuncio destò nei pastori il desiderio di conoscere il neonato Salvatore: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo..." (Lc 2,15). Andarono dunque e - come cantiamo in un canto natalizio - "nella mangiatoia trovarono il Bambino con tutti i segni che l'avevano preannunciato. Lo adorarono come Dio, e salutandolo esclamarono per la grande gioia: Ti salutiamo, Salvatore...!". Proprio questo rappresentano le quattro figure ai piedi del presepe - uomini in ascolto della lieta notizia sulla nascita del Salvatore e il peregrinare umano, la ricerca di Lui sulle vie della vita, insieme alla gioia per averlo trovato e all'onore che tutte le generazioni rendono a Lui come Dio. Vi ringrazio di tutto cuore per questi doni, che mostrano ed avvicinano la ricchezza della tradizione spirituale polacca unita al mistero dell'Incarnazione.

3. Nella nostra celebrazione delle feste del Natale del Signore occupa un posto particolare la tavola intorno alla quale si riunisce la famiglia per pregare, per spezzare il pane bianco di Natale, per scambiare gli auguri e per consumare il cenone della vigilia. Secondo una bella usanza, a tavola si lascia un posto libero per qualcuno che può venire dalla strada, per uno sconosciuto. Questi semplici gesti vogliono dire molto. Simboleggiano la bontà del cuore umano, che vede in un altro uomo - specialmente nel bisognoso - la presenza di Cristo ed esorta ad introdurre un fratello o una sorella nel clima del calore familiare, in armonia con un antico invito: "Con un ospite Dio entra in casa". La tavola del cenone, in un certo senso, forma ed edifica la comunità umana. Questo significato della tavola diventa ancor più leggibile se su di essa c'è il pane, che ognuno può prendere e condividere con gli altri. L'amore, il perdono, la pace con Dio e con gli uomini trovano in tale gesto della vigilia la più magnifica espressione.

Penso in questo momento non soltanto alla nostra tavola nella casa di famiglia, ma ho anche presente la grande tavola della nostra comune casa - della Madre Patria. E perciò sono lieto che siano qui presenti anche i rappresentanti delle Autorità locali di Maopolska. A voi è affidato un ruolo molto importante e di responsabilità nella vita sociale. La forza di uno Stato e il suo sviluppo in senso positivo dipende in grande misura da un sapiente ed efficace lavoro degli organi territoriali di governo, affinché nella casa della Patria ci sia il pane per tutti e nessuno si senta dimenticato.

Carissimi, prendo in mano il pane bianco di Natale e spiritualmente lo spezzo con tutti e con ciascuno di voi, con tutti i miei connazionali, che si trovano in Patria e fuori dei suoi confini, con la Chiesa in Polonia e con coloro che governano nel nostro Paese. A tutti formulo cordiali auguri per le feste del Natale del Signore e per l'Anno Nuovo. Che questo grande Amore di Dio, rivelatosi sulla terra nella notte di Betlemme, guidi i nostri cuori a Gesù come guidò quelli dei pastori, dei magi, di Giuseppe e di Maria. Che lo spirito di solidarietà pervada tutta la nostra vita, sia personale che sociale, e diventi ispirazione al servizio del bene comune nella nostra Patria.

Torno ancora una volta col pensiero all'incontro di Zakopane. Al termine della S. Messa dissi le parole che oggi - il giorno prima del Natale del Signore - voglio ripetere: "Sursum corda"! "In alto i cuori".



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