GP2 Discorsi 1998 28

28 Siamo consapevoli che il ritorno alla piena comunione esige amore, coraggio e speranza, elementi tutti che nascono dalla preghiera perseverante, fonte primaria di qualsiasi impegno veramente ispirato dal Signore. Per mezzo della preghiera, mentre si favorisce la purificazione dei cuori e la conversione interiore, necessarie per riconoscere l'azione dello Spirito Santo come guida delle persone, della Chiesa e della storia, si promuove altresì la concordia, che trasforma le nostre volontà e le rende docili alle sue ispirazioni. In tal modo si alimenta anche una fede sempre più viva. È questo lo Spirito che ha guidato il movimento ecumenico e a questo stesso Spirito si devono attribuire i considerevoli progressi ottenuti, con il superamento di quei periodi in cui le relazioni fra le comunità erano contraddistinte dall'indifferenza reciproca, sfociata in certi luoghi in aperta ostilità.

3. L'intensa dedizione alla causa dell'unità di tutti i cristiani è uno dei segni di speranza presenti in questa fine secolo (cfr Tertio Millennio adveniente
TMA 46). Lo si può applicare anche ai cristiani di Cuba, chiamati non solo a proseguire il dialogo in spirito di rispetto, ma a collaborare di comune accordo a progetti congiunti che aiutino tutta la popolazione a progredire nella pace e a crescere nei valori essenziali del Vangelo, che conferiscono dignità alla persona umana e rendono più giusta e solidale la convivenza. Tutti siamo chiamati a mantenere un quotidiano dialogo della carità che fruttificherà nel dialogo della verità, offrendo alla società cubana l'immagine autentica di Cristo e favorendo la conoscenza della sua missione redentrice per la salvezza di tutti gli uomini.

4. Desidero inoltre rivolgere un saluto particolare alla Comunità ebraica qui rappresentata. La sua presenza è una prova eloquente del dialogo fraterno orientato a una maggiore conoscenza fra ebrei e cristiani, che da parte cattolica è stata promossa dal Concilio Vaticano II e continua a diffondersi sempre più. Noi condividiamo con voi un patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle Sacre Scritture. Che Dio, Creatore e Salvatore, sostenga gli sforzi intrapresi per camminare insieme! Che, incoraggiati dalla Parola divina, possiamo progredire nel culto e nell'amore fervido verso di Lui e che ciò si prolunghi in un'azione efficace a favore di ogni uomo.

5. Per concludere, desidero ringraziarvi per la vostra presenza in questo incontro, mentre chiedo a Dio di benedire ognuno di voi e le vostre Comunità, di custodirvi lungo il vostro cammino per annunciare il suo Nome ai fratelli, di mostrarvi il suo volto in mezzo alla società che servite e di concedervi la pace in tutte le vostre attività.

La Habana, 25 gennaio 1998. Solennità della Conversione di San Paolo.

IOANNES PAULUS PP. II



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CUBA (21-26 GENNAIO 1998)


AI VESCOVI


25 gennaio 1998


Cari Fratelli nell'Episcopato,

1. Provo una grande gioia nel potermi trovare con voi, Vescovi della Chiesa Cattolica a Cuba, in questi momenti di serena riflessione e di incontro fraterno, condividendo le gioie e le speranze, gli aneliti e le aspirazioni di questa porzione del Popolo di Dio pellegrinante in questa terra. Ho potuto visitare quattro delle Diocesi del Paese, anche se con il cuore mi sono recato in tutte. In questi giorni ho verificato la vitalità delle comunità ecclesiali, la loro capacità di riunire i fedeli, frutto anche della credibilità acquisita dalla Chiesa, grazie alla sua testimonianza perseverante e alla sua parola opportuna. Le limitazioni degli anni passati l'hanno impoverita in termini di mezzi e di agenti pastorali, ma queste prove l'hanno anche arricchita, spingendola alla creatività e al sacrificio nello svolgimento del suo servizio.

Rendo grazie a Dio, perché la croce è stata feconda in questa terra, dato che dalla Croce di Cristo sgorga la speranza che non delude, anzi al contrario, produce frutti abbondanti. Per molto tempo la fede a Cuba è stata sottoposta a diverse prove, che sono state sopportate con animo fermo e carità sollecita, nella consapevolezza che il cammino della Croce viene percorso con sforzo e dedizione, seguendo le orme di Cristo, che non dimentica mai il suo popolo. In questo momento storico ci rallegriamo non perché si è concluso il raccolto, ma perché, alzando lo sguardo, possiamo contemplare i frutti dell'evangelizzazione che crescono a Cuba.

2. Poco più di cinque secoli fa la Croce di Cristo venne piantata in queste terre belle e feconde, in modo che la sua luce, che splende in mezzo alle tenebre, facesse sì che la fede cattolica e apostolica si radicasse in esse. Infatti, questa fede fa realmente parte dell'identità e della cultura cubane. Questo spinge molti cittadini a riconoscere la Chiesa come propria Madre, la quale, partendo dalla sua missione spirituale e attraverso il messaggio evangelico e la sua dottrina sociale, promuove lo sviluppo integrale delle persone e la convivenza umana, basata sui principi etici e sugli autentici valori morali. Le circostanze in cui l'azione della Chiesa si è trovata a muoversi sono progressivamente cambiate, e questo suscita una crescente speranza per il futuro. Ci sono, tuttavia, alcune concezioni riduzioniste, che tentano di collocare la Chiesa Cattolica allo stesso livello di alcune manifestazioni culturali di religiosità secondo lo stile dei culti sincretistici i quali, con tutto il rispetto che meritano, non possono essere considerati come una religione propriamente detta, bensì come un insieme di tradizioni e credenze.

Molte sono le aspettative e grande è la fiducia che il popolo cubano ha riposto nella Chiesa, come ho potuto verificare durante questi giorni. È vero che alcune di queste aspettative vanno oltre la missione stessa della Chiesa, ma è anche sicuro che tutte devono essere ascoltate, nei limiti del possibile, dalla comunità ecclesiale. Voi, cari Fratelli, rimanendo accanto a tutti, siete testimoni privilegiati di questa speranza del popolo, fra i cui membri molti credono veramente in Cristo, Figlio di Dio, e credono nella sua Chiesa, che è rimasta fedele nonostante le non poche difficoltà incontrate.

29 3. So quanto vi preoccupa in quanto Pastori, il fatto che la Chiesa a Cuba si veda sempre più oberata e incalzata da coloro che, in numero crescente, sollecitano i suoi servizi più vari. So che non potete non dare risposta a queste pressioni, né cessare la ricerca dei mezzi che vi permettano di farlo con efficacia e sollecita carità. Questo non vi porta ad esigere per la Chiesa una posizione egemonica o escludente, ma a reclamare il posto che vi spetta per diritto nel tessuto sociale dove si sviluppa la vita del popolo, contando sugli spazi necessari e sufficienti per servire i vostri fratelli. Cercate questi spazi in modo insistente, non al fine di raggiungere una forma di potere, che è estraneo alla vostra missione, bensì per incrementare la vostra capacità di servizio. Ed in questo impegno, con spirito ecumenico, cercate la sana cooperazione con le altre confessioni cristiane e mantenete, cercando di aumentarne l'estensione e la profondità, un dialogo franco con le istituzioni dello Stato e le organizzazioni autonome della società civile.

La Chiesa ha ricevuto dal suo divino Fondatore la missione di condurre gli uomini a rendere un culto al Dio vivo e vero, cantando le sue lodi e proclamando le sue meraviglie, confessando che c'è «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti» (
Ep 4,5). Tuttavia il sacrificio gradito a Dio è, come dice il profeta Isaia, «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi (...) nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo (...) Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà» (58, 7-8). Di fatto, le missioni cultuale, profetica e caritativa della Chiesa sono strettamente collegate, dal momento che la parola profetica in difesa dell'oppresso e il servizio caritativo conferiscono autenticità e coerenza al culto.

Il rispetto della libertà religiosa deve garantire gli spazi, le opere e i mezzi per portare a termine queste tre dimensioni della missione della Chiesa, in modo che, oltre al culto, la Chiesa possa dedicarsi all'annuncio del Vangelo, alla difesa della giustizia e della pace e, allo stesso tempo, promuovere lo sviluppo integrale delle persone. Nessuna di queste tre dimensioni deve vedersi limitata, dal momento che nessuna di esse esclude le altre, né deve essere privilegiata a scapito delle altre.

Quando la Chiesa reclama la libertà religiosa non sollecita un dono, un privilegio, una licenza che dipende da situazioni contingenti, da strategie politiche o dalla volontà delle autorità, ma chiede il riconoscimento effettivo di un diritto inalienabile. Questo diritto non può essere condizionato dal comportamento di Pastori e fedeli, né dalla rinuncia all'esercizio di qualsiasi dimensione della sua missione, e tantomeno per ragioni ideologiche o economiche: non si tratta solo di un diritto della Chiesa in quanto istituzione, si tratta anche di un diritto di ogni persona e di ogni popolo. Tutti gli uomini e tutti i popoli si vedranno arricchiti nella propria dimensione spirituale nella misura in cui la libertà religiosa sarà riconosciuta e praticata.

Inoltre, come ebbi già occasione di affermare: «La libertà religiosa è un fattore di grande rilievo per rafforzare la coesione morale di un popolo. La società civile può contare sui credenti che, per le loro profonde convinzioni, non solo non si lasceranno facilmente catturare da ideologie o correnti totalizzanti, ma si sforzeranno di agire in coerenza con le loro aspirazioni verso tutto ciò che è vero e giusto» (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1988, 3).

4. Per questo, cari Fratelli, impegnatevi al massimo nel promuovere quanto può favorire la dignità e il progressivo perfezionamento dell'essere umano, che costituisce il primo cammino che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione (cfr Redemptor hominis RH 14). Voi, cari Vescovi di Cuba, avete predicato la verità sull'uomo, che appartiene al nucleo fondamentale della fede cristiana ed è indissolubilmente unita alla verità su Cristo e sulla Chiesa. In molti modi avete saputo offrire una testimonianza coerente di Cristo. Ogni volta che avete sostenuto che la dignità dell'uomo si colloca al di sopra di ogni struttura sociale, economica o politica, avete annunciato una verità morale che eleva l'uomo e lo conduce, attraverso gli imperscrutabili cammini di Dio, all'incontro con Gesù Cristo Salvatore. È l'uomo che dobbiamo servire con libertà in nome di Cristo, in caso contrario questo servizio verrebbe ostacolato dalle congiunture storiche o addirittura, in determinate circostanze, dall'arbitrarietà o dal disordine.

Quando si inverte la scala dei valori e la politica, l'economia e l'intera azione sociale, anziché porsi al servizio della persona, la considerano come un mezzo invece di rispettarla come il centro e il fine di tutto il processo, si causa un danno nella sua esistenza e nella sua dimensione trascendente. L'essere umano diviene allora un semplice consumatore, con un senso della libertà molto individualistico e riduttivo, o un semplice produttore, con poco spazio per le sue libertà civili e politiche. Nessuno di questi modelli socio-politici favorisce un clima di apertura alla trascendenza da parte della persona che cerca Dio liberamente.

Vi incoraggio quindi a continuare nel vostro servizio di difesa e promozione della dignità umana, predicando con impegno perseverante che «in realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo... Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes GS 22). Questo fa parte della missione della Chiesa, che non può rimanere insensibile a tutto ciò che può servire l'autentico bene dell'uomo, né può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia (cfr Redemptor hominis RH 14).

5. Conosco bene la vostra sensibilità di Pastori, che vi spinge ad affrontare con carità pastorale le situazioni in cui vengono minacciate la vita umana e la sua dignità. Lottate sempre per creare tra i vostri fedeli e in tutto il popolo cubano la considerazione della vita sin dal seno materno, che esclude sempre il ricorso all'aborto, atto criminale. Lavorate per la promozione e la difesa della famiglia, proclamando la santità e l'indissolubilità del matrimonio cristiano davanti ai mali del divorzio e della separazione, che sono fonte di tante sofferenze. Sostenete con carità pastorale i giovani, che anelano a migliori condizioni per sviluppare il loro progetto di vita personale e sociale basato sui valori autentici. È necessario seguire con attenzione questo settore della popolazione, fornendo un'adeguata formazione catechetica, morale e civile, che completi nei giovani il necessario «supplemento d'anima», che consenta loro di porre rimedio alla perdita di valori e di significato della propria vita per mezzo di una solida educazione umana e cristiana.

Con i sacerdoti, i vostri primi e prediletti collaboratori, e i religiosi e le religiose che lavorano a Cuba, continuate a compiere la missione di portare la Buona Novella di Gesù Cristo a coloro che sperimentano una sete d'amore, di verità e di giustizia. Accogliete i seminaristi con fiducia, aiutandoli ad acquisire una solida formazione intellettuale, umana e spirituale, che permetta loro di configurarsi a Cristo, Buon Pastore, e ad amare la Chiesa e il popolo, che dovranno servire come ministri con generosità ed entusiasmo in un prossimo futuro; siano essi i primi a beneficiare di questo spirito missionario.

Incoraggiate i fedeli laici a vivere la propria vocazione con fiducia e perseveranza, con la loro presenza in tutti i settori della vita sociale, rendendo testimonianza della verità su Cristo e sull'uomo; cercando, insieme alle altre persone di buona volontà, soluzioni ai diversi problemi morali, sociali, politici, economici, culturali e spirituali che la società deve affrontare; partecipando con efficacia e umiltà agli sforzi per superare le situazioni talvolta critiche che riguardano tutti, affinché la Nazione raggiunga condizioni di vita sempre più umane. I fedeli cattolici, così come gli altri cittadini, hanno il dovere e il diritto di contribuire al progresso del Paese. Il dialogo civico e la partecipazione responsabile possono aprire nuovi canali per l'azione del laicato, ed è auspicabile che i laici impegnati continuino a prepararsi nello studio e nell'applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa per illuminare con essa tutti gli ambienti.

30 So che la vostra sollecitudine pastorale non ha trascurato coloro che, per diverse circostanze, hanno abbandonato la Patria, pur continuando a sentirsi figli di Cuba. Nella misura in cui si considerano cubani, essi devono collaborare, con serenità e spirito costruttivo e rispettoso, anche al progresso della Nazione, evitando confronti inutili e promuovendo un clima di dialogo costruttivo e comprensione reciproca. Aiutateli, a partire dalla predicazione degli alti valori dello spirito, con la collaborazione di altri Episcopati, ad essere promotori di pace e concordia, di riconciliazione e speranza, a rendere effettiva la solidarietà generosa con i loro fratelli cubani più bisognosi, dimostrando così il profondo legame con la loro terra d'origine.

Auspico che, nella vostra azione pastorale, voi, Vescovi cattolici di Cuba, riusciate ad ottenere un progressivo accesso ai mezzi moderni più adeguati per portare a compimento la vostra missione evangelizzatrice ed educatrice. Uno Stato laico non deve temere, bensì apprezzare, l'apporto morale e formativo della Chiesa. In questo contesto è normale che la Chiesa abbia accesso ai mezzi di comunicazione sociale: radio, stampa e televisione, e che possa disporre di proprie risorse in questi campi per realizzare l'impegno dell'annuncio del Dio vivo e vero a tutti gli uomini. In quest'opera evangelizzatrice, devono essere consolidate e arricchite le pubblicazioni cattoliche che possono servire più efficacemente l'annuncio della verità non solo ai figli della Chiesa, ma anche all'intero popolo cubano.

6. La mia visita pastorale ha luogo in un momento molto speciale per la vita di tutta la Chiesa, qual è la preparazione al Grande Giubileo dell'Anno 2000. Come Pastori di questa porzione del Popolo di Dio pellegrinante a Cuba, voi partecipate a questo spirito e mediante il Piano di Pastorale Globale incoraggiate tutte le comunità a vivere «quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all'azione dello Spirito Santo» (Tertio Millennio adveniente
TMA 18). Che questo stesso Piano dia continuità ai contenuti della mia visita e all'esperienza della Chiesa incarnata, partecipe e profetica, che vuole mettersi al servizio della promozione integrale dell'uomo cubano. Questo richiede un'adeguata formazione che, come voi avete auspicato, «restauri l'uomo come persona nei suoi valori umani, etici, civici e religiosi e lo renda capace di compiere la sua missione nella Chiesa e nella società» (II ENEC, Memoria, p. 38), per la qual cosa sono necessari «la creazione e il rinnovamento delle Diocesi, delle parrocchie e delle piccole comunità che propizino la partecipazione e la corresponsabilità e vivano nella solidarietà e nel servizio la loro missione evangelizzatrice» (ibidem).

7. Cari Fratelli, a conclusione di queste riflessioni desidero assicurarvi che torno a Roma con grande speranza nel futuro, vedendo la vitalità di questa Chiesa locale. Sono consapevole dell'entità delle sfide che avete di fronte, ma anche dello spirito giusto che vi anima e della vostra capacità di affrontarle. Confidando in tutto ciò, vi incoraggio a continuare «il ministero della riconciliazione» (2Co 5,18), affinché il popolo che vi è stato affidato, superando le difficoltà del passato, progredisca lungo le vie della riconciliazione fra tutti i cubani senza alcuna eccezione. Voi sapete bene che il perdono non è incompatibile con la giustizia e che il futuro del Paese si deve costruire nella pace, che è frutto della stessa giustizia e del perdono offerto e ricevuto.

Continuate come «messaggeri di lieti annunci» (Is 52,7) affinché si consolidi una convivenza giusta e degna, nella quale tutti trovino un clima di tolleranza e di rispetto reciproco. Come collaboratori del Signore, siete il campo di Dio, l'edificio di Dio (cfr 1Co 3,9), così che i fedeli trovino in voi autentici maestri della verità e guide sollecite del suo popolo, impegnati a ottenere il suo bene materiale, morale e spirituale, tenendo conto dell'esortazione dell'Apostolo San Paolo: «Ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo» (1Co 3,10-11).

Con lo sguardo fisso al nostro Salvatore, che «è lo stesso ieri, oggi e sempre» (He 13,8) e riponendo tutti i desideri e le speranze nella Madre di Cristo e della Chiesa, qui venerata con il dolcissimo titolo di «Nuestra Señora de la Caridad de El Cobre», come pegno di affetto e segno della grazia che vi accompagna nel vostro ministero, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.


VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CUBA (21-26 GENNAIO 1998)

INCONTRO NELLA CATTEDRALE METROPOLITANA


25 gennaio 1998


Amati Fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio,
amatissimi religiosi e religiose,
seminaristi e fedeli:

1. A poche ore dalla conclusione di questa Visita pastorale, mi riempie di gioia avere questo incontro con voi, che rappresentate quanti, con letizia e con speranza, con sofferenze e con sacrifici, hanno l'appassionante compito di evangelizzare questa terra, caratterizzata da una storia tanto singolare.

31 Ringrazio il Signor Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di La Habana, per le amabili parole che mi ha rivolto, facendosi portavoce dei sentimenti di affetto e di stima che nutrite per il Successore dell'Apostolo Pietro, e desidero ricambiarli, rinnovandovi il mio grande apprezzamento nel Signore, che estendo a tutti i figli e a tutte le figlie di questa Isola.

2. Siamo riuniti in questa Cattedrale Metropolitana, dedicata all'Immacolata Concezione, nel giorno in cui la liturgia celebra la Conversione di San Paolo che, sulla via di Damasco, ricevette la visita del Signore Risorto e si trasformò da persecutore dei cristiani in intrepido e infaticabile apostolo di Gesù Cristo. Il suo luminoso esempio e i suoi insegnamenti devono servirvi da guida per affrontare e superare ogni giorno i numerosi ostacoli che incontrate nello svolgimento della vostra missione, affinché le energie e l'entusiasmo per la diffusione del Regno di Dio non diminuiscano.

Nella storia nazionale numerosi sono i Pastori che, con incrollabile fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, hanno accompagnato il popolo in tutte le vicissitudini. La testimonianza della loro generosa dedizione, le loro parole nell'annuncio del Vangelo e la difesa della dignità e dei diritti inalienabili delle persone, così come la promozione del bene integrale della Nazione, sono un prezioso patrimonio spirituale, degno di essere custodito e arricchito. Ho fatto riferimento in questi giorni a uno di essi, il Servo di Dio Padre Félix Varela, fedele al suo sacerdozio e attivo promotore del bene comune di tutto il popolo cubano. Ricordo anche il Servo di Dio José Olallo, dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, testimone della misericordia, la cui vita esemplare al servizio dei più bisognosi è un fecondo esempio di vita consacrata al Signore. Auspichiamo che il suo processo di canonizzazione si concluda presto e possa essere invocato dai fedeli. Molti altri cubani, uomini e donne, hanno dato prova di fede, di perseveranza nella missione, di consacrazione alla causa del Vangelo, a partire dalla loro condizione sacerdotale, religiosa o laicale.

3. Cari sacerdoti! Il Signore benedice abbondantemente la vostra quotidiana dedizione a servizio della Chiesa e del popolo, anche quando insorgono ostacoli e sofferenze. Perciò apprezzo e sono riconoscente per la vostra adesione alla grazia divina, che vi ha chiamati ad essere pescatori di uomini (cfr
Mc 1,17), senza lasciarvi vincere dalla stanchezza o dallo scoraggiamento generati dalla vastità del vostro lavoro apostolico, dovuta al numero ridotto di sacerdoti e alle numerose necessità pastorali dei fedeli che aprono il proprio cuore al Vangelo, come si è visto nella recente missione preparatoria della mia Visita.

Non perdete la speranza di fronte alla mancanza di mezzi materiali per la missione, o a causa della scarsità di risorse che fa soffrire gran parte di questo popolo. Continuate ad accogliere l'invito del Signore ad operare per il Regno di Dio e per la sua giustizia, perché il resto vi sarà dato in aggiunta (cfr Lc 12,31). Da parte vostra, in stretta unione con i vostri Vescovi e come espressione della viva comunione ecclesiale che ha caratterizzato questa Chiesa, continuate ad illuminare le coscienze nel progresso dei valori umani, etici e religiosi, la cui assenza colpisce vasti settori della società, soprattutto i giovani, che per questo sono più vulnerabili.

I dati, che fanno ben sperare, sull'aumento delle vocazioni sacerdotali e l'ingresso nel Paese di nuovi missionari, che auspichiamo ardentemente venga favorito, faranno sì che l'attività apostolica sia più capillare a conseguente beneficio di tutti.

Consapevoli che «il mio aiuto viene dal Signore» (Ps 120,2), che solo Lui è il nostro sostegno e il nostro aiuto, vi incoraggio a non trascurare mai la preghiera personale quotidiana e prolungata, configurandovi sempre di più a Cristo, Buon Pastore, poiché in Lui si trovano la forza fondamentale e l'autentico riposo (cfr Mt 11,30). Potrete così affrontare con gioia il peso della «giornata e del caldo» (cfr Mt 20,12) e offrire la migliore testimonianza per la promozione delle vocazioni sacerdotali e religiose che sono tanto necessarie.

Il ministero sacerdotale, oltre alla predicazione della Parola di Dio e alla celebrazione dei Sacramenti, che costituiscono la vostra missione profetica e cultuale, si estende anche al servizio caritativo, di assistenza e di promozione umana. Per questo esso conta anche sul ministero dei diaconi e sull'aiuto dei membri dei diversi istituti religiosi e delle diverse associazioni ecclesiali. Voglia il Signore che possiate sempre ricevere e distribuire con facilità le risorse che tante Chiese sorelle desiderano condividere con voi e trovare i modi più adeguati per soddisfare le necessità dei fratelli, e che questa opera sia sempre più compresa e valorizzata!

4.Sono grato per la presenza su questa terra di persone consacrate di diversi Istituti. Da vari decenni sono state costrette a vivere la propria vocazione in situazioni molto particolari e, senza rinunciare alla specificità del loro carisma, hanno dovuto adattarsi alle circostanze predominanti e rispondere alle necessità pastorali delle Diocesi. Vi sono grato anche per il meritorio ed apprezzato lavoro pastorale e per il servizio reso a Cristo nei poveri, nei malati e negli anziani. È auspicabile che in un futuro non lontano la Chiesa possa assumere il proprio ruolo nell'insegnamento, compito che gli Istituti religiosi portano avanti in molte parti del mondo con generoso impegno e anche con grande beneficio della società civile.

Da tutti voi la Chiesa attende la testimonianza di un'esistenza trasfigurata dalla professione dei consigli evangelici (cfr Vita consecrata VC 20), essendo testimoni dell'amore attraverso la castità che rende più grande il cuore, la povertà che abbatte le barriere e l'obbedienza che costruisce la comunione nella comunità, nella Chiesa e nel mondo.

La fede del popolo cubano, che Voi servite, è stata sorgente e linfa della cultura di questa Nazione. In quanto consacrati, ricercate e promuovete un autentico processo di inculturazione della fede che offra a tutti l'annuncio, l'accoglienza e la possibilità di vivere il Vangelo.

32 5.Cari seminaristi, novizi e novizie: aspirate ad una solida formazione umana e cristiana, in cui la vita spirituale occupi un posto preferenziale. In questo modo, vi preparerete meglio a svolgere la missione apostolica che vi verrà affidata in seguito. Guardate con speranza al futuro nel quale avrete responsabilità particolari. A tale scopo, rafforzate la fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, l'amore per la Chiesa, la dedizione al vostro popolo.

I due Seminari, che stanno diventando inadeguati per quanto concerne la capienza, hanno contribuito notevolmente alla coscienza della nazionalità cubana. Che in questi illustri chiostri si continui a promuovere la sintesi feconda tra pietà e virtù, tra fede e cultura, tra amore per Cristo e per la sua Chiesa e amore per il popolo!

6.Ringrazio i laici qui presenti, che ne rappresentano tanti altri, per la fedeltà quotidiana nel custodire la fiamma della fede in seno alle loro famiglie, superando così gli ostacoli e lavorando con coraggio per incarnare lo spirito evangelico nella società. Vi invito ad alimentare la fede mediante una formazione continua, biblica e catechetica, che vi aiuterà a perseverare nella testimonianza di Cristo, perdonando le offese, esercitando il diritto a servire il popolo a partire dalla vostra condizione di credenti cattolici in tutti i campi già aperti, e sforzandovi di ottenere l'accesso a quelli ancora chiusi. Il compito di un laicato cattolico impegnato è proprio quello di aprire gli ambienti della cultura, dell'economia, della politica e dei mezzi di comunicazione sociale per trasmettere, attraverso di essi, la verità e la speranza su Cristo e sull'uomo. In tal senso, è auspicabile che le pubblicazioni cattoliche e le altre iniziative possano disporre dei mezzi necessari per servire meglio tutta la società cubana. Vi incoraggio a proseguire su questo cammino, che è espressione della vitalità dei fedeli e della loro autentica vocazione cristiana al servizio della verità e di Cuba.

7. Cari fratelli: il popolo cubano ha bisogno di voi perché ha bisogno di Dio che è la ragione fondamentale della vostra vita. In forza della vostra appartenenza a questo popolo, mostrategli che soltanto Cristo è la Via, la Verità e la Vita, che solo Lui ha parole di vita eterna (cfr
Jn 6,68-69). Il Papa vi è vicino, vi accompagna con la sua preghiera e con il suo affetto e vi affida alla materna protezione della Santissima «Virgen de la Caridad de El Cobre», Madre di tutti i cubani. Ad Ella, Stella della nuova Evangelizzazione, affido il lavoro di tutti voi e il benessere di questa amata Nazione.

Terminiamo questa visita il 25 gennaio, che è la festa della conversione di San Paolo. L'ultima Eucaristia celebrata nella Plaza de la Revolución risulta molto significativa, perché la conversione di Paolo è una profonda, continua e santa rivoluzione valida per tutti i tempi.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

A CUBA (21-26 GENNAIO 1998)

CERIMONIA DI CONGEDO


Aeroporto internazionale «José Martí» di La Habana

25 gennaio 1998



Signor Presidente,
Signor Cardinale e Fratelli nell'Episcopato,
Eccellentissime Autorità,
Amatissimi fratelli e sorelle di Cuba:

33 1. Ho vissuto giornate intense ed emozionanti con il Popolo di Dio che peregrina nella bella terra di Cuba, il che ha lasciato in me un segno profondo. Porto con me il ricordo dei volti delle tante persone che ho incontrato nel corso di queste giornate. Vi sono grato per la cordiale ospitalità, espressione autentica dell'anima cubana, e soprattutto per aver potuto condividere con voi intensi momenti di preghiera e di riflessione nelle celebrazioni della Santa Messa a Santa Clara, a Camagüey, a Santiago de Cuba e qui a La Habana, negli incontri con il mondo della cultura e con quello del dolore, così come nella visita che ho compiuto poche ore fa alla Cattedrale Metropolitana.

2. Chiedo a Dio di benedire e di ricompensare tutti coloro che hanno cooperato alla realizzazione di questa visita, desiderata da lungo tempo. La ringrazio, Signor Presidente, e ringrazio anche le altre autorità della Nazione, per la loro presenza qui, e anche per la collaborazione offerta nello svolgimento di questa visita, alla quale hanno partecipato più persone possibili, sia assistendo alle celebrazioni sia seguendole attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Sono molto riconoscente ai miei Fratelli Vescovi di Cuba per gli sforzi e la sollecitudine pastorale con cui hanno preparato la mia visita così come la missione popolare che l'ha preceduta, i cui frutti immediati sono stati manifesti nella calorosa accoglienza riservatami, e che in qualche modo deve avere una continuità.

3. Sono venuto come Successore dell'Apostolo Pietro e seguendo il mandato del Signore: sono venuto come messaggero della verità e della speranza, a confermarvi nella fede e a lasciarvi un messaggio di pace e di riconciliazione in Cristo. Per questo vi incoraggio a continuare a lavorare insieme, animati dai principi morali più alti, affinché il noto dinamismo che contraddistingue questo nobile popolo produca abbondanti frutti di benessere e di prosperità spirituale e materiale a beneficio di tutti.

4. Prima di lasciare questa Capitale, desidero rivolgere un commosso saluto a tutti i figli di questo Paese: a quanti abitano nelle città e nelle campagne, ai bambini, ai giovani e agli anziani, alle famiglie e a ogni persona, fiducioso che continueranno a conservare e a promuovere i valori più autentici dell'anima cubana che, fedele all'eredità dei propri avi, deve saper mostrare, anche nelle difficoltà, la sua fiducia in Dio, la sua fede cristiana, il suo legame con la Chiesa, il suo amore per la cultura e le patrie tradizioni, la sua vocazione alla giustizia e alla libertà. In tale processo, tutti i cubani sono chiamati a contribuire al bene comune, in un clima di rispetto reciproco e con un profondo senso di solidarietà.

Ai nostri giorni nessuna nazione può vivere sola. Per questo, il popolo cubano non può vedersi privato dei vincoli con gli altri popoli, che sono necessari per lo sviluppo economico, sociale e culturale, soprattutto quando l'isolamento forzato si ripercuote in modo indiscriminato sulla popolazione, accrescendo le difficoltà dei più deboli, in aspetti fondamentali come l'alimentazione, la sanità e l'educazione. Tutti possono e devono compiere passi concreti per un cambiamento in tal senso. Che le Nazioni, e soprattutto quelle che condividono lo stesso patrimonio cristiano e la stessa lingua, lavorino efficacemente per estendere i benefici dell'unità e della concordia, per unire gli sforzi e superare gli ostacoli affinché il popolo cubano, protagonista della sua storia, mantenga rapporti internazionali che favoriscano sempre il bene comune. In tal modo si contribuirà a superare l'angoscia causata dalla povertà, materiale e morale, le cui cause possono essere, fra le altre, le ingiuste disuguaglianze, le limitazioni delle libertà fondamentali, la spersonalizzazione e lo scoraggiamento degli individui, e le misure economiche restrittive imposte dall'esterno del Paese, ingiuste ed eticamente inaccettabili.

5. Cari cubani, nel lasciare questa amata terra, porto con me un ricordo indimenticabile di questi giorni e una grande fiducia nel futuro della vostra Patria. Costruitelo con gioia, guidati dalla luce della fede, con il vigore della speranza e la generosità dell'amore fraterno, capaci di creare un ambiente di maggiore libertà e pluralismo, con la certezza che Dio vi ama intensamente e rimane fedele alle sue promesse. In effetti, «noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore di tutti gli uomini» (
1Tm 4,10). Che Egli vi colmi delle sue benedizioni e vi faccia sentire la sua vicinanza in ogni momento!

Sia lodato Gesù Cristo!

(Al termine del discorso il Papa ha salutato i presenti con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:)

Un'ultima parola sulla pioggia. Adesso ha smesso, però dopo la mia visita alla Cattedrale de La Habana ha cominciato a piovere piuttosto forte. Mi sono chiesto perché, dopo queste giornate di intenso calore, dopo il gran caldo di Santiago de Cuba, sia arrivata la pioggia. Questo potrebbe essere un segno: il cielo cubano piange perché il Papa se ne va, perché ci sta lasciando. Ma questa sarebbe un'ermeneutica superficiale. Quando noi cantiamo nella liturgia: «Rorate coeli desuper et nubes pluant iustum», questo rappresenta un incoraggiamento. Questa mi sembra un'ermeneutica più profonda.

Questa pioggia delle ultime ore della mia permanenza a Cuba può significare un incoraggiamento. Voglio esprimere il mio augurio che questa pioggia sia un segno buono di un rinnovato incoraggiamento nella vostra storia. Grazie tante.


GP2 Discorsi 1998 28