GP2 Discorsi 1998 92


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DEL COLLEGIO "BALLERINI" DI SEREGNO (MILANO)


2 maggio 1998




Carissimi educatori ed alunni del Collegio Ballerini!

93 1. Sono lieto di accogliervi nella singolare circostanza del centenario del vostro Collegio e di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi. Saluto anzitutto il Rettore, Mons. Luigi Schiatti, i diversi collaboratori ed educatori, che spendono generosamente le loro energie nell'animazione cristiana della benemerita Istituzione. Saluto poi con affetto voi, cari giovani e ragazzi, che in grande numero siete oggi qui convenuti, insieme con i vostri familiari. A ciascuno il mio più vivo ringraziamento per questa visita, che si inserisce nel pellegrinaggio che state facendo nei luoghi di Roma sacri alla nostra fede. Auspico che ritorniate a casa arricchiti di frutti spirituali e di santi propositi per la vostra vita personale e per quella dello stesso Collegio.

2. Voi commemorate i cento anni di attività del vostro Istituto. Gettando uno sguardo al secolo trascorso, si resta quasi smarriti davanti alle complesse vicende che l'hanno caratterizzato. Ebbene, pur tra tante vicissitudini, il Collegio Ballerini, con sorprendente continuità, ha mantenuto ferma e salda la propria fisionomia di seria ed esigente struttura formativa umana e cristiana, seguendo l'indirizzo impresso dal Fondatore, don Angelo Longoni, eminente figura del clero milanese degli anni a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento.

Lungo questo arco di tempo, il Collegio è rimasto un centro di autentica promozione culturale e religiosa non solo per la città di Seregno, ma per tutto il territorio limitrofo. Sono molti, infatti, gli alunni illustri per meriti culturali, sociali ed ecclesiali, che in esso si sono formati seguendo quella che voi amate definire "la pedagogia del cuore e della fede".

Mentre rendiamo grazie al Signore per il bene compiuto, non possiamo non rilevare che le vicende attraversate dal vostro Collegio ci fanno riflettere come in realtà, col passare degli anni, il bene seminato, pur tra difficoltà e fatiche, porti il suo frutto. E questo diventa un invito ad impegnarsi sempre più per la costruzione di una società civile ben strutturata, promuovendo i valori evangelici con coraggio, tenacia e fiducia. L'augurio che quest'oggi esprimo a tutti voi, cari educatori ed allievi, è che, consapevoli dell'importanza di una formazione ispirata ad un autentico umanesimo cristiano, perseveriate nei vostri rispettivi compiti, tenendo sempre vivo l'ardore apostolico che ha contraddistinto il vostro indimenticabile Fondatore ed i suoi collaboratori.

3. Vorrei rivolgere una parola particolarmente a voi, carissimi ragazzi e giovani, che siete la parte preponderante del Collegio e ne costituite la speranza per il futuro. Abbiate sempre dinanzi al vostro sguardo il volto luminoso di Cristo, che vi chiama ad essere autenticamente liberi e protagonisti della vostra esistenza. La sua passione, morte e risurrezione sono un eloquente richiamo ad affrontare con consapevole maturità gli ostacoli e le sfide della vita, ben sapendo, come ci ha ricordato la Liturgia nel corso della Veglia pasquale, che il Signore risorto è "Re eterno che ha vinto le tenebre del mondo". Lui solo è la Verità, la Via e la Vita.

L'essere umano, pur con le mirabili capacità che ne contraddistinguono l'intelligenza, riesce solo a balbettare quando si tratta di definire il senso ultimo dell'esistenza ed il fine autentico del vivere e del morire. La ricerca scientifica e filosofica, se svolta in modo onesto ed aperto alla verità, conduce quasi naturalmente ad aprire il cuore al mistero di Dio trascendente, scoprendo così finalmente risposte appropriate. Cristo viene incontro alla nostra sete d'infinito con la sua parola di salvezza. Egli si è incarnato per illuminare la nostra esistenza.

Cari genitori e cari educatori, aiutate con il vostro esempio i vostri figli ed allievi a percorrere la strada che porta a Cristo, luce del mondo. E voi, cari giovani e ragazzi, di tutte le età e di tutte le classi, siate riconoscenti per il fatto che vivete in un ambiente dove è più facile conoscere ed amare Gesù e dove vi preparate ad essere messaggeri del suo Vangelo ovunque vi conducano le vicende della vita. Gesù cammina con voi: vi auguro di cuore di sentire sempre la gioia e la consolazione della sua presenza luminosa e corroborante.

4. Carissimi, abbiamo appena iniziato il mese di maggio, mese dedicato tradizionalmente alla Madonna. Questo è anche il periodo conclusivo per l'attività della scuola. Affido ciascuno di voi a Maria Santissima. Della Vergine Santa fu teneramente devoto Monsignor Paolo Angelo Ballerini, apprendendo da Lei a coltivare un costante anelito spirituale ed un intenso impegno di studio, che lo condusse a coniugare singolarmente la bontà con il sapere. Sia così anche per voi, carissimi! Guardate, come lui, a Maria; invocatela con filiale fiducia; imitatela con fedele docilità. La Madre di Dio regni sempre nella vostra vita e nel vostro Collegio.

Con questi voti, vi imparto volentieri la propiziatrice Benedizione Apostolica, che estendo a tutte le persone a voi care.

RECITA DEL SANTO ROSARIO

PAROLE DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 3 maggio 1998




Saluto con affetto tutti voi, che avete voluto prender parte alla recita del santo Rosario, in questo primo sabato di maggio, mese mariano per eccellenza.

94 Sono lieto di accogliere i partecipanti alla Settimana di studio sulla spiritualità coniugale e familiare, promossa dall'Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana. Carissimi, il tema dei vostri lavori, "Il matrimonio in Cristo è matrimonio nello Spirito", è assai significativo: l'approfondimento del ruolo dello Spirito Santo nel matrimonio cristiano non mancherà di recare grandi benefici alla pastorale familiare.

Un caro pensiero va poi alle Religiose presenti, alle Suore del Rosario di Gerusalemme, alle Oblate di Maria Vergine di Fatima e specialmente al folto gruppo di Suore di varie parti del mondo, che frequentano il Pontificio Istituto "Regina Mundi". Care Sorelle, benedico di cuore i vostri studi ed auguro che essi vi siano di beneficio sia sul piano della formazione spirituale che su quello del servizio apostolico.

Saluto inoltre i fedeli delle parrocchie Santissimo Sacramento in Trento, San Pietro in Tagliuno (Bergamo) e San Vincenzo de' Paoli in Villa Castelli (Brindisi); come pure il gruppo sportivo "Il Velocifero" di Rimini, i giovani dell'Oratorio "Cardinale Ferrari" di Galbiate e gli alunni del Collegio Sant'Antonio di Busnago e dell'Istituto Tondini di Codogno.

A tutti una speciale Benedizione Apostolica.

I extend a cordial welcome to all the Sisters from the Pontifical Institute "Regina Mundi", as well as to the Neo-catechumenal group from Kyoto and Osaka in Japan. Thank you all for taking part in this Marian prayer.

Je salue les personnes de langue française, en particulier les étudiantes et les professeurs de l’Institut pontifical Regina mundi, qui ont participé à la prière mariale du rosaire, au début de ce mois consacré à la Vierge.

Saludo ahora a los fieles de lengua española que han querido venerar a la Virgen rezando el Santo Rosario con el Papa, en particular, a las Religiosas estudiantes en el Instituto "Regina Mundi" y al Coro del Colegio Nuestra Señora de las Maravillas de los Hermanos de La Salle, de Madrid. En este mes de mayo apenas iniciado y tradicionalmente dedicado a María, os aliento a todos a honrar con devoción y amor filial a la Madre de Dios.

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO NAZIONALE


PROMOSSO DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE CEI


PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO


( ROMA, 7-10 MAGGIO 1998)


Al Venerato Fratello

FERNANDO CHARRIER

Vescovo di Alessandria
Presidente della Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro
95 della Conferenza Episcopale Italiana

1. Sono lieto di rivolgere il mio beneaugurante saluto ai partecipanti al Convegno nazionale su "La questione lavoro oggi. Nuove frontiere dell'evangelizzazione", che si svolgerà a Roma nei prossimi giorni. In particolare, desidero salutare con affetto il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Lei, venerato Fratello, che s'è fatto promotore della provvida iniziativa. Il mio pensiero va, altresì, ai numerosi operatori pastorali delle Diocesi ed ai rappresentanti delle aggregazioni laicali che, con la loro presenza, testimoniano in modo eloquente l'attenzione della Chiesa che è in Italia al mondo del lavoro e la sua volontà di stare nella storia con amore, recando a tutti l'annuncio di salvezza del Risorto.

L'inserimento della celebrazione del Congresso nel secondo anno di preparazione immediata al Grande Giubileo del 2000, dedicato alla riflessione sulla presenza dello Spirito Santo nella Comunità cristiana e nel mondo, sottolinea il desiderio degli organizzatori di porre il Convegno sotto la guida di Colui che conduce alla verità tutta intera (cfr
Jn 16,13), per cogliere le numerose sfide e le esigenze di giustizia e di solidarietà presenti nel mondo del lavoro.

2. L'attuale contesto socio-culturale notevolmente mutato pone in maniera nuova la questione lavoro. Come non rilevare la precaria situazione di quanti non riescono a trovare un'occupazione lavorativa, i drammi di tante famiglie colpite dalla disoccupazione e la preoccupante condizione dei giovani in cerca di un primo impiego e di un lavoro dignitoso? Che dire, poi, di coloro, specialmente donne, minori ed immigrati che, costretti a lavorare in "nero", mancano delle più elementari garanzie giuridiche ed economiche?

La nuova situazione, che privilegia di fatto le imprese ed il terziario, pone inoltre in evidenza le difficoltà in cui si dibattono i lavoratori del mondo rurale e di quello artigiano, un tempo struttura portante dell'economia italiana ed oggi in forte crisi. Come ignorare la richiesta, avanzata con crescente insistenza da queste categorie, di vedersi riconosciuto un ruolo socio-economico adeguato?

Non meno degna di considerazione è l'ottica strumentale ed utilitaristica secondo cui spesso ci si muove nell'affrontare i problemi del lavoro, con la conseguente diffusa caduta dei valori della solidarietà e del rispetto per la persona. Sintomi rivelatori di tale impostazione sono, tra l'altro, le carenti condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e la ricerca del profitto ad ogni costo.

Se, poi, allarghiamo la riflessione a dimensioni mondiali, non possiamo non sottolineare, nei Paesi avviati alla cosiddetta terza fase dell'industrializzazione, il fenomeno sempre più marcato della globalizzazione dell'economia e della finanza. Esso pone l'esigenza di soluzioni che siano in grado di garantire l'irrinunciabile prospettiva del bene comune.

Alla mondializzazione dell'economia è legato, anche in Nazioni sviluppate come l'Italia, il rischio dell'esclusione di alcune aree geografiche dai progetti di sviluppo, con conseguenze penalizzanti per i giovani e per quanti si trovano impreparati ad affrontare le rapide innovazioni tecnologiche. Ciò genera un inquietante senso di insicurezza e di malessere, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione.

Nonostante ciò, nel mondo del lavoro non mancano promettenti fermenti di speranza. Va emergendo in esso una nuova cultura che, in consonanza con la dottrina sociale della Chiesa, considera come fattore decisivo della produzione "l'uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell'altro" (Lett. enc. Centesimus annus CA 32).

Si va prendendo consapevolezza, inoltre, del fatto che è possibile estendere il benessere sociale ed economico all'intero pianeta, offrendo a tutti i popoli l'opportunità di realizzare il proprio autentico sviluppo.

3. Le inedite frontiere della questione lavoro impegnano i cristiani e gli uomini di buona volontà a ricostruire il senso dell'attività umana nelle sue dimensioni personali, familiari e comunitarie, superando le ricorrenti tentazioni dell'egoismo, del corporativismo e della supremazia del più forte.

96 In tale impegno, che richiede la cooperazione di tutti, ai credenti è domandato di offrire un loro peculiare contributo: chiamati ad essere nel mondo segni autentici dell'amore di Dio, essi non possono non sentire il bisogno di varcare i ristretti ambiti del proprio gruppo o del proprio Paese, rispondendo alla globalizzazione dei sistemi economici con la globalizzazione dell'impegno di solidarietà verso le generazioni presenti e future.

Lo Spirito, che invita l'uomo a collaborare responsabilmente all'umanizzazione del mondo ed a costruire rapporti di fraternità, di lealtà e di giustizia, domanda ai cristiani di impegnarsi nel promuovere tra le diverse parti sociali il dialogo e la disponibilità necessari per realizzare il bene comune, affrontando con coraggio soprattutto i problemi dei più deboli e dei più poveri. Alla cultura della conquista e della concorrenza senza regole, che sembra caratterizzare il mercato internazionale, essi devono opporre scelte concrete atte a promuovere un sistema politico e sociale fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona e sul rispetto dell'ambiente.

Il vostro Convegno non mancherà di riflettere su questi argomenti di grande importanza sociale e pastorale. Auspico di cuore che esso possa offrire un apporto significativo al rinnovamento del mondo del lavoro nella linea della realizzazione di "una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione" (Lett. enc. Centesimus annus
CA 34), scrivendo al tempo stesso un capitolo importante del progetto culturale della Chiesa in Italia, che mira a trasformare profondamente, grazie all'annuncio ed alla testimonianza del Vangelo, l'intera società.

4. In effetti, lo Spirito che "è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 45), spinge i cristiani ad annunciare il Vangelo nel mondo del lavoro e dell'economia. Tale impegno fa parte della missione del Popolo di Dio e del suo essere al servizio di ogni uomo e di tutto l'uomo. L'accresciuta consapevolezza che "non c'è vera soluzione della questione sociale fuori del Vangelo e che, d'altra parte, le cose nuove possono trovare in esso il loro spazio di verità e la dovuta impostazione morale" (Lett. enc. Centesimus annus CA 5) interpella con forza la Comunità cristiana ad essere segno autentico di speranza per offrire all'uomo d'oggi "motivazioni solide e profonde per l'impegno quotidiano nella trasformazione della realtà per renderla conforme al progetto di Dio" (Lett. ap. Tertio millennio adveniente, 45).

La soluzione dei molteplici problemi dell'uomo non può avvenire se non con la riscoperta dei valori spirituali. Non basta dare risposte concrete ad interrogativi economici e materiali; occorre suscitare e coltivare un'autentica spiritualità del lavoro, che aiuti gli uomini ad avvicinarsi a Dio, Creatore e Redentore, a partecipare ai suoi piani salvifici nei riguardi dell'uomo e del mondo e ad approfondire nella loro vita l'amicizia con Cristo (cfr Lett. enc. Laborem exercens LE 24).

5. In sintonia con l'esperienza di Maria e degli Apostoli nel Cenacolo, che questo tempo pasquale offre alla nostra considerazione, il credente è chiamato ad orientare la preghiera "in direzione dei destini salvifici, verso i quali lo Spirito Santo apre i cuori con la sua azione attraverso tutta la storia dell'uomo sulla terra" (Lett. enc. Dominum et vivificantem DEV 66). Alimentando la propria fede nell'incontro con il Signore, egli si adopererà per tenere desta la speranza nel cuore degli uomini e dei responsabili delle istituzioni, perché pongano ogni cura nel promuovere e difendere la dignità della persona.

La questione del lavoro costituisce, oggi, una grande sfida per la Comunità cristiana, e particolarmente per i fedeli laici, stimolati al dovere fondamentale di "animare, con impegno cristiano, le realtà temporali e, in esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia" (Lett. enc. Sollicitudo rei socialis SRS 47), attuando misure ispirate alla solidarietà e all'amore preferenziale per i poveri.

Possa questo vostro Convegno, facendo tesoro dei segni positivi presenti nella realtà italiana, individuare nuove vie di evangelizzazione del mondo del lavoro ed offrire indicazioni e sostegni opportuni per risolvere i numerosi problemi aperti.

Sono certo che, al profilarsi di avvenimenti capaci di cambiare il volto dell'Europa disegnando nuovi scenari sociali ed economici, l'impegno dei cattolici d'Italia susciterà nei responsabili della cosa pubblica scelte coraggiose per costruire una società più libera, democratica ed equa, a livello nazionale e planetario.

Con tali auspici, invocando la protezione della Madre del Redentore su di Lei, venerato Fratello nell'Episcopato, sui partecipanti al Convegno e su quanti si adoperano fattivamente per l'umanizzazione del lavoro, con affetto imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice della grazia e della pace del Salvatore.

Dal Vaticano, 6 maggio 1998

IOANNES PAULUS PP. II



GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO


DELLA GIOVENTÙ FRANCESCANA D'ITALIA


9 maggio 1998




97 Carissimi giovani francescani!

1. Sono lieto di incontrarvi in occasione del cinquantesimo anniversario della vostra fondazione e del ventesimo anniversario di approvazione della Regola dell'Ordine Francescano Secolare da parte del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Paolo VI. Vi saluto tutti con affetto. Rivolgo un cordiale pensiero ai Responsabili ed agli Assistenti spirituali. Ringrazio in particolare il vostro rappresentante per le cortesi parole che mi ha indirizzato e per l'interessante quadro che ha tracciato delle attività spirituali e pastorali della Gioventù Francescana.

A cinquant'anni dalla nascita del vostro Sodalizio, voi desiderate rinnovare l'entusiasmo degli inizi, approfondendo la spiritualità ed i valori francescani.

Le importanti ricorrenze di questi giorni vi aiutano, pertanto, a riflettere sulla specifica vostra missione all'interno della grande famiglia francescana, a cui potete offrire l'apporto entusiasta della vostra giovinezza, sostenuta dallo slancio dei vostri ideali.

2. Francesco e Chiara d'Assisi esercitano un fascino straordinario anche in questa nostra epoca. Ad essi ed al loro esempio di vita evangelica si ispirano tanti giovani nelle fondamentali scelte di vita, condividendo lo stesso loro ideale di radicale sequela di Cristo. In particolare il vostro Sodalizio si impegna, in comunione con il Primo Ordine e con l'Ordine Francescano Secolare, a "passare dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo" (Statuto n. 3; cfr Regola O.F.S., art. 4). Voi vi assumete così il compito di conformare sempre più la vostra esistenza all'insegnamento di Cristo, sforzandovi di testimoniarlo con la parola e l'esempio. E' questo l'itinerario ascetico ed apostolico che vi caratterizza come giovani francescani; esso vi aiuta a diventare adulti nella fede, ad essere apostoli nella Comunità ecclesiale ed a comportarvi nella società come persone responsabili, capaci di assumersi con coraggio il ruolo a cui la Provvidenza vi chiama.

In questo esigente itinerario di formazione umana e cristiana non siete soli, giacché la Gioventù Francescana è costitutivamente una vocazione a crescere nella fraternità. Seguendo l'originaria intuizione di Francesco, voi ben sapete che un contesto in cui si vive da fratelli stimola e spinge ciascuno ad aprirsi al prossimo, valorizzando adeguatamente le proprie potenzialità. Allo stesso tempo, si può ricevere l'amicizia ed il sostegno degli altri. Elemento centrale della vostra identità francescana è, quindi, la presenza del fratello da accogliere, ascoltare, perdonare ed amare: nel suo volto voi, come Francesco, dovete riconoscere quello di Cristo, specialmente quando si tratta dei più piccoli e degli ultimi.

3. Questa fondamentale vocazione alla fraternità, che è caratteristica della Gioventù Francescana, vi fa sentire ben inseriti nella Comunità ecclesiale, nella quale, in spirito di povertà e di "minorità", voi rendete un apprezzato servizio umile ed obbediente, secondo lo specifico carisma francescano. A tutti è noto quanto Francesco amava la Chiesa e con quale fermezza indicava a coloro che lo seguivano l'ideale del pieno inserimento nella Comunità ecclesiale, diocesana ed universale.

Richiama opportunamente tale stile di vita il vostro Statuto, quando afferma che "i giovani francescani vivono la Fraternità come un segno visibile della Chiesa, comunità d'amore ed ambiente privilegiato in cui si sviluppano il senso ecclesiale e la vocazione cristiana e francescana, nonché come luogo ove naturalmente viene animata la vita apostolica dei membri"; ed aggiunge che essi "si inseriscono pienamente, in modo attivo ed operante, nella vita della Chiesa locale, aprendosi a tutte le prospettive ministeriali e pastorali" (Statuto, n. 7).

La Gioventù Francescana rappresenta, pertanto, un luminoso ideale di vita, che voi assumete responsabilmente attraverso la "Promessa". Indispensabile per realizzare questo ideale è coltivare un rapporto vivo con Cristo, attraverso un'intensa vita sacramentale, e soprattutto mediante un costante riferimento all'Eucarestia, tanto amata dal Poverello d'Assisi (cfr Fonti Francescane nn. 113-114; 207-209). E' necessario, inoltre, che nutriate in voi un autentico spirito di penitenza e di conversione, preparandovi a celebrare il Grande Giubileo del Duemila. Sia vostra cura, poi, attuare nel nostro tempo la chiamata rivolta dal Signore a Francesco di "riparare" la sua Casa (cfr Fonti Francescane 1038; 1334), collaborando fattivamente con i Vescovi ed i sacerdoti.

Nell'attuale società dei consumi, dove spesso sembrano prevalere gli interessi economici, testimoniate un nuovo e più profondo rispetto verso i beni della natura. Siate operatori di pace (cfr
Mt 5,9), promotori della dignità di ogni uomo, rispettato nella sua realtà di figlio di Dio ed amato come un fratello in Cristo.

4. Maria, invocata da Francesco con i suggestivi titoli di "Signora Santa, Regina santissima, Madre di Dio" (Saluto alla Vergine, cfr Fonti Francescane 259), sia il vostro modello e la vostra guida. Lei, docile ai progetti di Dio, ottenga per voi dal suo divin Figlio luce e forza, affinché possiate rispondere generosamente alla vostra vocazione.

98 Mentre vi rinnovo cordiali auguri per le significative ricorrenze che state ricordando in questi giorni, invoco su di voi la celeste protezione di Francesco e Chiara, insieme con quella della schiera di Santi e di Beati che fanno da corona all'intera famiglia francescana, e di cuore imparto a voi, ai vostri Responsabili ed Assistenti spirituali, alle vostre fraternità ed a tutti i giovani francescani una speciale Benedizione Apostolica.


GIOVANNI PAOLO II


AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE VATICANA


"CENTESIMUS ANNUS - PRO PONTIFICE"




Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Gentili Signore e Signori!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti voi, convenuti in Vaticano per partecipare all'annuale Convegno di studio, promosso dalla Fondazione "Centesimus annus - Pro Pontifice" sul tema "Globalizzazione e solidarietà".

Il mio pensiero va, innanzi tutto, al Signor Cardinale Lorenzo Antonetti, che ringrazio per le cordiali espressioni rivoltemi a nome dei presenti. Con lui saluto Mons. Claudio Maria Celli e tutti voi, carissimi Soci della Fondazione che avete voluto rendermi visita con i familiari.

Il vostro benemerito Sodalizio ispira la sua azione specialmente all'Enciclica Centesimus annus, con la quale ho voluto ricordare il centenario dell'Enciclica Rerum Novarum del mio venerato predecessore Leone XIII, che in un tempo carico di problemi e di tensioni sociali aprì alla Chiesa un nuovo e promettente campo di evangelizzazione e di promozione dei diritti umani.

Il confronto tra i due documenti evidenzia gli scenari profondamente diversi, cui si riferiscono tali interventi del Magistero: il primo doveva prevalentemente confrontarsi con la "questione operaia" in un contesto europeo; il secondo, invece, si apre a problemi economici e sociali nuovi e ad orizzonti planetari. Quest'ultima situazione negli anni seguenti ha assunto dimensioni ancora più complesse, evidenziando questioni di grande rilevanza per il futuro stesso dell'uomo e per la pace tra i popoli. In tutto questo intrecciarsi di situazioni nuove e problematiche, il Magistero non ha mancato di ribadire i perenni principi del Vangelo in difesa della dignità della persona e del lavoro umano, accompagnando con pronunciamenti puntuali e frequenti l'azione capillare e costante dei cristiani nell'ambito sociale.

Mi congratulo, quindi, per il vostro lodevole impegno nella diffusione ed applicazione della Dottrina sociale della Chiesa, e vi sono grato per questa visita, che mi offre la preziosa occasione di conoscere gli sviluppi della vostra benemerita attività.

2. Tema del vostro incontro è quello della globalizzazione, che interessa ormai ogni aspetto dell'economia e della finanza. A nessuno sfuggono i vantaggi che un'economia "mondializzata", ben regolata ed equilibrata, può recare al benessere ed allo sviluppo della cultura, della democrazia, della solidarietà e della pace. Ma è necessario che venga costantemente perseguita l'armonizzazione tra le esigenze del mercato e quelle dell'etica e della giustizia sociale.

Tale regolamentazione etica e giuridica del mercato appare sempre più difficile, come pure risultano sempre più inadeguati i provvedimenti presi dai singoli Stati. Occorre, allora, lavorare per una cultura delle regole, che non guardi soltanto agli aspetti commerciali, ma si faccia carico della difesa dei diritti umani in tutto il mondo. Infatti, perché la globalizzazione dell'economia non produca gli esiti nefasti dell'esplosione selvaggia degli egoismi privati e di gruppo, occorre che alla progressiva mondializzazione dell'economia corrisponda sempre più la cultura "globale" della solidarietà, attenta ai bisogni dei più deboli.

99 3. Inseriti in diversi Organismi interessati all'economia ed al lavoro, nel contesto promettente e inquietante della globalizzazione, anche voi siete chiamati ad essere costanti interpreti delle esigenze della solidarietà, secondo lo spirito di Cristo e l'insegnamento della Chiesa. In tal modo potrete testimoniare la tenerezza di Dio per ogni uomo e promuovere, con la dignità della persona, una convivenza internazionale più giusta e fraterna perché ispirata alla perenne verità del Vangelo.

In questo compito, esaltante e difficile, vi sostenga la parola del Signore, che invita a vedere in ogni gesto d'amore verso i fratelli l'occasione per servire Lui stesso: "Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (
Mt 25,40).

Affido i vostri propositi di bene alla materna protezione della Vergine Santa che, rispondendo "in fretta" alle necessità di Elisabetta (cfr Lc 1,39), ci mostra come essere costantemente solleciti verso le esigenze dei fratelli bisognosi.

Con tali auspici, imparto a voi ed ai collaboratori la Benedizione Apostolica, volentieri estendendola a tutti i vostri cari.


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE


DELLA SOCIETÀ SAN PAOLO


15 maggio 1998




Carissimi Religiosi della Società San Paolo!

1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a tutti Voi che, a conclusione del Capitolo Generale, avete voluto manifestare con questa visita il vostro affetto e rinnovare la vostra fedeltà al Successore di Pietro. Saluto Don Pietro Campus, nuovo Superiore Generale, e nel ringraziarlo per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi a nome dei presenti e dell'intera Congregazione, formulo l'augurio che sotto la sua guida la vostra Famiglia religiosa possa crescere nella piena adesione al carisma del Fondatore, il Servo di Dio Don Alberione, e nel generoso impegno per l'evangelizzazione. Con lui saluto i nuovi Consiglieri generali e tutti i Religiosi, che nelle diverse parti del mondo prestano alla Chiesa un servizio apostolico di singolare attualità, seguendo Gesù Maestro, Via, Verità e Vita e facendolo conoscere mediante l'utilizzo attento e professionalmente qualificato dei moderni strumenti della comunicazione sociale.

2. La vostra Congregazione, cari Religiosi, è nata dalla fede e dal cuore di Don Giacomo Alberione, grande apostolo del nostro tempo, che, di fronte ai preoccupanti sintomi di scristianizzazione del secolo ventesimo, si sentì chiamato ad annunciare il Vangelo ed a servire la Chiesa in quei settori di frontiera dove più insidiose si presentavano le sfide all'evangelizzazione. Egli comprese che l'ambito dei mass-media rappresentava un vasto campo missionario, per il quale era necessario provvedere professionisti competenti, strumenti adeguati e soprattutto personale religioso di alto livello ascetico e spirituale. Al cuore di questa enorme impresa apostolica egli pose l'Eucaristia, da cui seppe attingere luce interiore ed energia spirituale. E' dal mistero eucaristico che trasse quell'entusiasmo missionario che caratterizzò l'intera sua esistenza. Egli riuscì a coinvolgere nel suo programma di evangelizzazione e di risanamento della società schiere di uomini e donne, formandole all'amore ardente per Cristo ed al desiderio di annunciarlo nei moderni areopaghi.

Alle soglie del terzo millennio anche voi, sull'esempio di Don Alberione, siete chiamati ad essere presenti in modo incisivo ed appropriato sulle impegnative frontiere della comunicazione per offrire un "supplemento d'anima" ai progetti ed alle speranze dei nostri contemporanei. Ciò comporta l'assunzione di moderne forme imprenditoriali e di nuovi stili di gestione. Tuttavia, perché tale azione possa conservare la sua autentica dimensione apostolica, è necessario che sia sostenuta ed animata da generosa fedeltà al carisma originario. Occorre cioè che ciascun religioso paolino, in sintonia con lo spirito del Fondatore, sappia trovare nell'incontro intenso e prolungato con il Signore e nella riscoperta costante delle radici della propria vocazione le vere motivazioni del suo servizio ecclesiale e missionario. A che cosa servirebbero le moderne forme imprenditoriali ed i potenti mezzi editoriali, se quanti li gestiscono non fossero pervasi da profondo spirito soprannaturale, in piena sintonia con il Magistero della Chiesa?

Nel suo cammino incerto e spesso sofferto verso la verità e la piena realizzazione di se stesso, l'uomo contemporaneo giungerà a Cristo Maestro se incontrerà evangelizzatori capaci di guardare alla sua vicenda con attenzione e simpatia, ma pronti anche ad offrire risposte autenticamente evangeliche, avallate dalla garanzia della piena comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori. Su questa linea vi è guida e maestro il vostro Fondatore, che intuì il segreto di un annuncio moderno ed incisivo del Vangelo. La sua testimonianza vi impegna ad accoglierne con piena disponibilità le profetiche intuizioni ed a seguirne fedelmente le orme, per continuare la sua tipica opera missionaria rivolta all'uomo del nostro tempo.

3. Il vostro Capitolo si colloca alla vigilia del centenario di quella "santa notte paolina" che è a voi ben nota. Essa fu un momento decisivo nella vita del giovane Alberione, allora seminarista della diocesi di Alba: nella lunga veglia di preghiera con cui attese l'inizio del secolo ventesimo, egli comprese la speciale chiamata che il Signore gli affidava. In quel singolare momento della sua esistenza "l'Eucaristia, il Vangelo, il Papa, il nuovo secolo, i mezzi nuovi..., la necessità di una nuova schiera di apostoli gli si fissarono così nella mente e nel cuore, che poi ne dominarono sempre i pensieri, la preghiera, il lavoro interiore, le aspirazioni".


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