GP2 Discorsi 1998 188


VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA (2-4 OTTOBRE 1998)

INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DEL MONDO DELLA CULTURA NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA DI ZAGREB

Zagabria, 3 ottobre 1998


Illustri Signori e Signore,

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di questo incontro che mi consente di porgervi un deferente, cordiale saluto. Il mio pensiero va, in questo momento, anche ai vostri colleghi, che in ogni parte del Paese attendono alla nobilissima fatica della ricerca del vero nei vari campi dello scibile. Anch'essi saluto con viva cordialità.

Ho voluto inserire nel programma della mia Visita pastorale nel vostro Paese questo breve, ma per me significativo, incontro con voi, rappresentanti del mondo della cultura e della scienza, per confermare anche in questo modo la stima e l'apprezzamento che la Chiesa nutre per l'attività intellettuale quale espressione della creatività dello spirito umano. Colgo volentieri l'occasione per rendere omaggio alla ricca tradizione culturale, che caratterizza la Nazione croata testimoniandone l'antica e profonda sensibilità per il buono, il vero e il bello.

189 Vorrei profittare di questa circostanza per riflettere insieme con voi sullo specifico contributo che i cristiani, come uomini di cultura e di scienza, sono chiamati a dare all'ulteriore crescita di un vero umanesimo nella vostra Patria, in seno alla grande famiglia dei Popoli. Compito del cristiano è, infatti, di trasfondere nelle varie articolazioni della vita sociale, e quindi anche nel mondo della cultura, la luce del Vangelo.

Di fatto, lungo i secoli, il cristianesimo ha dato un contributo importante per la formazione del patrimonio culturale del vostro Popolo. Alle soglie del terzo Millennio non possono, dunque, mancare nuove forze vive che rechino un rinnovato impulso alla promozione e allo sviluppo della eredità culturale della Nazione, in piena fedeltà alle sue radici cristiane.

2. In Croazia, come pure in Europa e nel resto del mondo, si sta attraversando un momento di grandi cambiamenti, che aprono stimolanti prospettive, ma pongono anche non piccoli problemi. Occorre saper dare a questi mutamenti una risposta appropriata, che sgorghi dalla considerazione della verità profonda dell'uomo e dal necessario rispetto dei valori morali inscritti nella sua natura.

Non c'è, infatti, vero progresso senza il rispetto della dimensione etica della cultura, della ricerca scientifica e dell'intera attività dell'uomo. Il relativismo etico odierno, con il conseguente obnubilamento dei valori morali, favorisce l'insorgere di comportamenti lesivi della dignità della persona, e ciò si traduce in un serio ostacolo allo sviluppo umanistico nei vari ambiti dell'esistenza.

È chiaro, peraltro, che il bene della persona, obiettivo ultimo di ogni impegno culturale e scientifico, non può mai essere disgiunto dalla considerazione del bene comune. Mi è caro ricordare, a questo proposito, l'iscrizione che campeggia nella Sala del Grande Consiglio di Dubrovnik: «Obliti privatorum, publica curate». Auspico che l'impegno dei pensatori e degli scienziati, ispirato a valori autentici, sia sempre inteso come un servizio generoso e disinteressato all'uomo e alla società, e non debba mai essere piegato a fini contrari a tale supremo obiettivo.

3. Avendo la cultura, come suo fine ultimo, il servizio al vero bene della persona, non deve stupire che la società, nel perseguirne lo sviluppo, trovi al suo fianco la Chiesa. Anch'essa infatti ha come destinatario della sua sollecitudine pastorale «l'uomo singolo e integrale, nell'unità di corpo e anima, di cuore e coscienza, di intelletto e volontà» (Gaudium et spes
GS 3). È il servizio all'uomo il punto di incontro della Chiesa col mondo della scienza e della cultura.

È un incontro che, di fatto, s'è rivelato nel corso dei secoli singolarmente fecondo. Il Vangelo, col suo tesoro di luminose verità sui vari aspetti dell'esistenza, ha arricchito in modo significativo le risposte elaborate dalla ragione, assicurandone una maggiore corrispondenza alle profonde attese del cuore dell'uomo.

Nonostante le incomprensioni che si sono verificate in certi periodi, la Chiesa si è mostrata sempre estremamente sensibile ai valori della cultura e della ricerca. È quanto emerge anche dalla vostra storia: quando nel VII secolo i vostri avi, ricevendo il battesimo, entrarono a far parte della Chiesa, con ciò stesso si introdussero anche nel mondo della cultura occidentale. Da quell'epoca si registra in Croazia un costante progresso culturale e scientifico, al quale la Chiesa stessa dà un suo apporto determinante. È a tutti noto il grande contributo da essa offerto alla filosofia, alla letteratura, alla musica, al teatro, alle scienze, all'arte, come noto è pure il merito ad essa spettante nella edificazione di scuole di ogni tipo: da quelle di base sino ai templi della scienza universitaria. La Chiesa intende perseverare anche in futuro in questo atteggiamento, che considera parte integrante del suo servizio al messaggio evangelico.

In questa regione, dove per secoli si sono incontrate visioni del mondo diverse, occorre continuare ad impegnarsi insieme per la cultura, senza indulgere a sterili contrapposizioni, ma coltivando piuttosto sentimenti di rispetto e di conciliazione. Ciò non significa, peraltro, che si debba per questo rinunciare alla propria identità e cultura. Le radici, l'eredità e l'identità di ogni Popolo, in ciò che hanno di autenticamente umano, rappresentano una ricchezza per la comunità internazionale.

4. Il clima di libertà e di democrazia, instauratosi in Croazia all'inizio di questo decennio, permette il reinserimento delle facoltà di teologia nelle università della Croazia, il che contribuirà significativamente a promuovere il dialogo tra cultura, scienza e fede. Le università, infatti, rappresentano la sede privilegiata di un dialogo i cui benefici effetti potranno riversarsi nella formazione delle nuove generazioni, orientandone le scelte morali e l'inserimento attivo nella società. Possano le vostre scuole e, soprattutto, le vostre università essere vere fucine di pensiero, così da preparare operatori eccellenti nei vari campi del sapere, ma anche persone profondamente coscienti della grande missione che è loro affidata: quella di servire l'uomo.

Uno dei frutti del dinamico rapporto fra fede e ragione sarà sicuramente una rinnovata fioritura etica e spirituale in questo vostro Paese, che per decenni è stato sottoposto alle devastazioni prodotte dal materialismo ateo. Questa rifioritura dei valori costituirà il più valido baluardo contro le sfide odierne del consumismo e dell'edonismo. Così, su una solida piattaforma di valori, l'uomo, la famiglia, la società potranno edificarsi secondo verità, aprendosi alla gioia e alla speranza, con lo sguardo rivolto al destino eterno che Dio ha preparato per ogni essere umano. Si eviterà così in futuro il dramma della rottura tra cultura e Vangelo, che ha sconvolto la nostra epoca (cfr Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 20).

190 Una cultura che rifiuta Dio non può definirsi pienamente umana, perché esclude dal proprio orizzonte Colui che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, lo ha redento per l'opera di Cristo e lo ha consacrato con l'unzione dello Spirito Santo. È questo il motivo per cui l'uomo secondo tutte le sue dimensioni deve essere il centro di ogni forma di cultura e il punto di riferimento di ogni sforzo scientifico.

5. A voi Dio ha dato in eredità uno splendido Paese, il cui inno nazionale comincia con le parole: «Nostra bella Patria». Come non vedere evocato in questa espressione il dovere di rispettare la natura, agendo con senso di responsabilità nei confronti dello spazio vitale dato all'uomo dalla Provvidenza? Il mondo costituisce il palcoscenico in cui ciascuno è chiamato a recitare la propria parte a lode e gloria di Dio Creatore e Salvatore.

Assetati della vera sapienza, della conoscenza dell'universo e delle norme che lo regolano, affascinati dal vero, dal buono e dal bello, cercate di scrutarne la Fonte suprema: Dio, origine di ogni verità, che sapientemente sostiene e governa tutto ciò che esiste. La Parola di Dio illumini la vostra esplorazione delle vie che conducono alla verità. Nutrendo un profondo amore per essa, nel vostro impegno quotidiano saprete farvi suoi appassionati indagatori e cooperatori solleciti di chi ne è alla ricerca.

6. Una speciale parola, infine, agli uomini ed alle donne della scienza e della cultura che si professano cristiani: ad essi è affidato il compito di evangelizzare continuamente l'ambito in cui operano. I loro cuori pertanto devono essere aperti agli impulsi dello Spirito Santo, quello «Spirito di verità» che guida «alla verità tutta intera» (cfr
Jn 16,13).

Questo alto compito richiede un costante approfondimento di ciò che comporta la propria adesione di fede a Cristo, «luce vera che illumina ogni uomo» (Jn 1,9), «potenza e sapienza di Dio» (1Co 1,24), poiché «tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui; Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui» (Col 1,16-17). Che ciascuno assuma con fierezza questo alto compito e si sforzi di corrispondervi con ogni generosità.

Affido alla protezione della Santissima Madre di Dio, che la Chiesa invoca come Sede della Sapienza, quanti cercano in sincerità di cuore la verità e su tutti invoco la benedizione di Dio.

Da Zagabria, il 3 ottobre dell'anno 1998, XX di Pontificato.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA (2-4 OTTOBRE 1998)

INCONTRO CON I MEMBRI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CROATA NELL’ANTICO PALAZZO ARCIVESCOVILE DI SPLIT

Spalato, 4 ottobre 1998


Venerati Fratelli nell'Episcopato!


1. Sono lieto di incontrarvi dopo la beatificazione ieri, a Marija Bistrica, di Alojzije Stepinac, solerte e coraggioso Pastore di questa terra. Porgo un cordiale saluto a ciascuno di voi e vi ringrazio per l’intrepida testimonianza offerta con costanza di fronte alla Chiesa universale e al mondo, specialmente negli anni della recente tragedia che ha colpito questa regione.

Per vostro tramite, desidero far giungere il mio pensiero cordiale e affettuoso ai sacerdoti e ai diaconi che condividono con voi le fatiche apostoliche di ogni giorno. Con uguale intensità di sentimenti voglio esprimere il mio apprezzamento per la testimonianza evangelica resa quotidianamente dai consacrati, dalle consacrate e da quanti hanno donato la vita al servizio di Dio e dei fratelli.

Continuate con coraggio il vostro ministero a favore di questa porzione del Popolo di Dio di cui siete stati costituiti sacerdoti, pastori e maestri, in comunione con il Successore di Pietro. Vi esorto a continuare nell’imitazione dell’esempio di quanti, sulle orme del Buon Pastore, hanno offerto la propria vita per il gregge di Cristo e hanno lavorato all’edificazione dell’unità della Chiesa, come il Beato Alojzije Stepinac.

191 2. La comunione di tutti i credenti è la precisa volontà del nostro Redentore. Essa è elemento essenziale di ogni attività apostolica e fondamento di ogni evangelizzazione. Dio vi conceda «di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola» (Rm 15,5-6) gli rendiate gloria, costruendo il suo Regno tra il vostro popolo. La Chiesa che è in Croazia ha bisogno di rinsaldare la comunione tra le diverse forze che la compongono, per raggiungere gli obiettivi che l’attendono nell’odierno clima di libertà e di democrazia.

Incoraggio le iniziative volte a promuovere la sincera collaborazione tra le varie componenti ecclesiali, come pure esorto tutti ad intensificare la spirituale disposizione alla comunione e all’obbedienza ai Pastori. Un tale atteggiamento andrà a beneficio dell’intera Comunità cristiana. La capacità di reciproca interazione, pur nel rispetto delle legittime esigenze di ognuno, non mancherà di dare abbondanti frutti di fede, di speranza e di carità e, nello stesso tempo, sarà davanti a tutti una grande testimonianza dell’unità in Cristo.

Venerati Fratelli nell’Episcopato, «la Chiesa è formata dal popolo unito al suo Vescovo e dal gregge che resta fedele al proprio pastore» (S. Cipriano, Epist. 66, 8: CSEL 3, 2, 733). Vorrei incoraggiarvi pertanto nel vostro impegno quotidiano di consolidamento della comunione ecclesiale a tutti i livelli, adoperandovi perché clero e fedeli siano assidui nella dottrina apostolica e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera (cfr Ac 2,42). Rimanete sempre uniti tra di voi, in comunione con il Vescovo di Roma e con gli altri membri del Collegio Episcopale, in particolare con quelli della Bosnia ed Erzegovina.

3. Il compito principale che, in questo momento storico, sta davanti alle vostre Chiese è il rinnovato annuncio del Vangelo di Cristo in tutti gli ambienti della società. È un’opera che richiede la mobilitazione di tutte le forze vive della Chiesa: Vescovi, sacerdoti, consacrati e fedeli laici.

Nel corso degli ultimi decenni nella vostra Patria, come pure in altre parti dell’Europa dell’Est, si è sperimentata la tragedia provocata dal materialismo ateo. Oggi, nel nuovo clima democratico, occorre dare un forte impulso alla nuova evangelizzazione, affinché l’uomo, la famiglia e la società non vengano irretiti e cadano nella trappola del consumismo e dell’edonismo. Occorre testimoniare ed annunciare i valori che rendono autentica e piena di gioia la vita, saziando il cuore umano e riempiendolo di speranza nella prospettiva dell’eredità preparata da Dio ai suoi figli. La Chiesa che è in Croazia, pertanto, è chiamata a riscoprire le proprie radici religiose e culturali al fine di varcare serenamente e con fiducia la soglia del nuovo Millennio ormai alle porte.

Un ulteriore impulso alla nuova evangelizzazione nel clima odierno verrà anche dal dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità cristiane. In armonia con la dottrina del Concilio Vaticano Secondo, non vi stancate di promuovere con impegno tale dialogo nella speranza di poter giungere un giorno a rendere davanti al mondo una testimonianza comune a Cristo. Nello stesso tempo, date spazio al dialogo inter-religioso, che mira ad eliminare le incomprensioni inutili, facilitando il rispetto reciproco e la collaborazione nel servizio all'uomo.

Tutto ciò deve essere accompagnato da un’intensa preghiera e da una partecipazione attiva e convinta, a livello personale, familiare e comunitario, alla vita sacramentale della Chiesa, in particolare all’Eucaristia.

In questo periodo di grandi cambiamenti e trasformazioni, la Croazia ha bisogno di uomini e donne di fede viva, che sappiano rendere testimonianza dell’amore di Dio per l’uomo e mostrarsi disponibili a porre le loro energie a servizio del Vangelo. La vostra Nazione ha bisogno di apostoli, che si rechino tra la gente per portare la Buona Novella; ha bisogno di anime oranti, che non cessino di cantare le lodi della Santissima Trinità ed elevino suppliche a «Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (cf 1Tm 2,4).

La vostra Nazione ha altresì bisogno di fedeli laici impegnati nella testimonianza evangelica nel mondo della cultura e della politica. Spetta ad essi infatti il compito di permeare tali ambiti dello spirito di Cristo a vantaggio dell'intera società.

4. Per dare una risposta adeguata a tali esigenze, occorre prestare cura particolare alla formazione dei sacerdoti, dei consacrati e di quanti operano nella vigna del Signore, come pure è necessaria la promozione della pastorale vocazionale.

Dai sacerdoti s'attende che siano autentici, coerenti e gioiosi testimoni di Cristo e del suo Vangelo, in sintonia con gli impegni assunti nel momento dell’Ordinazione. Lo zelo apostolico e l’attività pastorale vanno nutrite e sostenute con la preghiera ed il raccoglimento, così che ciascuno possa anzitutto vivere quanto annuncia con la parola e celebra quotidianamente nei Santi Misteri e nella Liturgia della Lode. In tale contesto, il dono di sé nel celibato sarà per ogni sacerdote testimonianza dell'adesione senza riserve al disegno del Padre celeste, disegno fatto proprio con carità operosa e in costante comunione con Cristo Buon Pastore. La spiritualità si arricchirà grazie al ricorso a varie forme di devozione o di pie pratiche, come la confessione regolare, la meditazione, l’adorazione eucaristica, la Via Crucis, la recita del S. Rosario.

192 Compito del Vescovo è anche di sostenere i Consacrati e le Consacrate nella loro totale dedizione al Signore, esortandoli a vivere con generosità il carisma dell’Istituto di appartenenza e ad operare sempre in comunione con la Chiesa particolare e universale.

5. È necessario poi trovare i modi opportuni per aiutare gli uomini del nostro tempo a comprendere e ad accogliere il grande progetto di Dio sull’uomo. Infatti, l’uomo di oggi ha bisogno di conoscere e fare propria la dignità gratuitamente donatagli da Dio, che l’ha creato a sua immagine e somiglianza (cfr
Gn 1,26-27) e l’ha redento con il sangue di Cristo (cfr Ap 5,9).

Nella vostra attività pastorale, la famiglia, «chiesa domestica», abbia un posto speciale, poiché «il futuro del mondo e della Chiesa passa attraverso la famiglia» (Familiaris consortio FC 75). Essa sarà in grado di rispondere alle sfide ed alle insidie del mondo contemporaneo nella misura in cui saprà aprirsi a Dio, vivendo ed attuando «il mistero di unità e di amore fecondo che unisce Cristo e la Chiesa» (Lumen gentium LG 11). Una famiglia in cui «i genitori siano per i loro figli i primi annunciatori della fede con la parole e l’esempio» (ibid.) saprà rispondere validamente alla missione nel mondo contemporaneo diventando luogo di fede e di amore, sull’esempio della Sacra Famiglia di Nazaret.

I nostri contemporanei hanno bisogno di nozioni chiare sulla natura e sulla vocazione della famiglia. Non stancatevi pertanto di far conoscere la concezione cristiana del matrimonio e della famiglia. Alla luce della Parola di Dio, cercate di approfondirne i compiti nel contesto odierno. Sia sollecitudine vostra e dei vostri sacerdoti, coadiuvati da persone esperte e debitamente preparate a tale compito, promuovere un’intensa e sicura pastorale familiare, in cui abbia il dovuto spazio la difesa della vita secondo gli insegnamenti del Magistero (cfr Familiaris consortio FC 36). In tale campo, fate sì che gli operatori pastorali ricevano un’adeguata formazione per poter rispondere prontamente alle attese dei fidanzati e dei coniugi. Siate accanto alle famiglie in difficoltà, insidiate nella loro natura di comunità di amore, di vita e di fede, assillate da problemi di natura sociale ed economica, oppure colpite dalla sofferenza.

Né sia dimenticata la cura pastorale delle nuove generazioni. A loro appartiene il futuro e i giovani ben formati saranno in grado di creare buone famiglie e le buone famiglie saranno capaci di educare bene i loro figli.

La pastorale familiare, con particolare riguardo ai giovani, si presenta così come un programma per la costruzione del futuro della Chiesa e della società civile. La promozione della dignità della persona e della famiglia, del diritto alla vita, oggi particolarmente insidiato, unitamente alla difesa delle fasce sociali più deboli, devono avere un posto speciale nell’insieme delle vostre preoccupazioni apostoliche al fine di «dare un’anima» alla moderna Croazia.

Di fronte al dilagare della «cultura della morte», che si manifesta soprattutto nella pratica dell’aborto e nel crescente favore con cui si guarda all’eutanasia, occorre proporre una nuova «cultura della vita». Sono necessarie in tal senso iniziative pastorali, protese ad aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo a riscoprire il profondo significato della vita, non solo della vita giovane e sana, ma anche di quella segnata dalla malattia. La Parola di Dio, a tale riguardo, offre la risposta vera e definitiva.

Difendere la vita fa parte della missione della Chiesa. Infatti, «Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all’uomo» (Catechismo della Chiesa Cattolica CEC 1). Oggi come ieri i nostri fratelli e sorelle hanno bisogno di conoscere Cristo, l’Inviato del Padre, che ha posto nel cuore dell’uomo un germe di vita nuova ed immortale, la vita dei figli di Dio. L’azione pastorale in questo settore deve richiamare l’attenzione sull’ordine che Dio ha impresso nell’uomo e nell’intero creato.

6. Venerati Fratelli nell’Episcopato, formulo auspici affinché le Chiese che presiedete siano sempre guidate dallo Spirito Santo ed agiscano sotto i suoi impulsi. Insieme con voi invoco la protezione della Santissima Madre di Dio, Regina della Croazia, e l’intercessione di tutti i Santi e Beati di questa regione.

Accompagno questi sentimenti con una speciale Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a ciascuno di Voi, al clero, ai consacrati, alle consacrate e a tutti i fedeli delle vostre Diocesi.

Da Spalato, il 4 ottobre dell’anno 1998, XX di Pontificato.

VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA (2-4 OTTOBRE 1998)

INCONTRO CON I CATECHISTI

E CON I MOVIMENTI ECCLESIALI A SOLIN


4 Ottobre 1998



193 Cari Fratelli e Sorelle!

1. «Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» (
Ac 1,8). Queste parole di Cristo pronunciate prima del ritorno al Padre sono state scelte come motto di questa mia Visita pastorale, che sta per concludersi. Sono parole che risuonano qui sin dai tempi apostolici. Esse conservano anche oggi tutta la loro forza grazie all'azione dello Spirito Santo nei cuori degli uomini e delle donne di questa terra croata.

Sono giunto qui, a Salona, dopo aver elevato all'onore degli altari ieri nel Santuario di Marija Bistrica il martire Alojzije Stepinac. Ho voluto con questo Viaggio apostolico collegare idealmente tra loro i luoghi della fede e della devozione del vostro Popolo, nel ricordo della testimonianza che esso ha reso a Cristo dai primi secoli fino ai nostri giorni.

Ci troviamo sotto lo sguardo della Madonna dell'Isola, sotto lo sguardo della Madonna del grande Voto battesimale croato, presso il Protosantuario mariano delle terre croate. Siamo riuniti nel luogo che conserva importanti memorie della fede risalenti alla lontana storia del vostro Popolo. Questo luogo ha un posto singolare nel passato di voi cattolici croati e della Nazione croata. È qui la fonte della vostra identità; sono qui le vostre profonde radici cristiane. Questo è il posto che testimonia la fedeltà dei cattolici della regione a Cristo e alla Chiesa.

2. Ringrazio cordialmente il caro Arcivescovo Metropolita Mons. Ante Juric per le cordiali parole di benvenuto. Saluto i Signori Cardinali Franjo Kuharic e Vinko Puljic con gli altri Fratelli nell'Episcopato, il clero, i consacrati e le consacrate, i docenti, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali, e soprattutto i giovani, che vedo qui presenti in gran numero.

Carissimi, desidero rivolgervi una parola di speranza, invitandovi a rimanere aperti, nella Chiesa, agli impulsi dello Spirito Santo, per rendere un'efficace testimonianza a Cristo, ciascuno nel proprio ambito di vita e di lavoro. «Voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza ... conoscete la verità» (1Jn 2,20-21).

Un esempio straordinario di testimonianza cristiana ha offerto il Beato Alojzije Stepinac. Egli ha assolto la missione di evangelizzatore soprattutto soffrendo per la Chiesa, e ha sigillato il suo messaggio di fede con la morte. Ha preferito il carcere alla libertà, per difendere la libertà della Chiesa e la sua unità. Non ha avuto paura delle catene, perché non fosse incatenata la parola del Vangelo.

3. Cari rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali, i fedeli laici hanno un posto proprio nella Chiesa. In forza del Battesimo ricevuto, essi sono chiamati a partecipare all'unica e universale missione della Chiesa (cfr Lumen gentium LG 33,38 Apostolicam actuositatem AA 3), ciascuno secondo i doni ricevuti. Occorre per questo promuovere un sano pluralismo di forme associative, rifiutando esclusivismi, per dare spazio ai carismi che lo Spirito Santo non cessa di diffondere nella Chiesa per la costruzione del Regno di Dio e per il bene dell'umanità.

La Chiesa che è in Croazia ripone in voi grandi speranze. «Non spegnete lo Spirito» (cfr 1Th 5,19). Il carisma ricevuto vi è stato dato a vantaggio di tutti, affinché tutto si svolga come in un organismo vivo e sano (cfr 1Co 12,12-27 Rm 12,4-5). «Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi» (Rm 12,6).

Compito particolare dei Movimenti e delle Associazioni ecclesiali dei laici è di offrire promozione e sostegno alla comunione ecclesiale sotto la guida del Vescovo, «principio visibile e fondamento dell'unità di ogni Chiesa particolare» (Lumen gentium LG 23). Non c'è la comunione ecclesiale senza la comunione con il Vescovo: «Episcopo attendite, ut et Deus vobis attendat» (S. Ignazio di Antiochia, Lettera a Policarpo, 6, 1: Funk 1, 250).

4. Cari docenti, a voi è affidata la splendida missione di formare i giovani, diventando per loro esempi e guide. Voi sapete che ogni progetto educativo deve essere ricco di valori spirituali, umani e culturali, per poter raggiungere lo scopo che gli è proprio. Come ho detto recentemente, «la scuola non può limitarsi ad offrire ai giovani delle nozioni nei diversi rami dello scibile; deve anche aiutarli a cercare, nella giusta direzione, il senso della vita» (Angelus del 13 settembre 1998).

194 Investire nella formazione delle nuove generazioni significa investire per il futuro della Chiesa e della Nazione. Senza una buona formazione delle nuove generazioni non si possono aprire prospettive rasserenanti per il futuro della Chiesa locale né della Nazione. La forma e l'indirizzo che il futuro prenderà dipendono in gran parte da voi educatori. Il Concilio Vaticano II afferma: «Il futuro dell'umanità è riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes GS 31).

I giovani hanno bisogno della testimonianza di un amore che sa sacrificarsi e di una pazienza che sa attendere con fiducia. Siano proprio l'amore e la pazienza i vostri argomenti più forti. Vi ispiri sempre la divina pedagogia di Cristo Gesù, che nel Vangelo s'è fatto nostro Maestro.

Mentre vi esorto a dare il meglio di voi stessi nell'adempimento del vostro dovere, non posso non esprimere l'auspicio che la società sappia valorizzare il vostro impegno professionale riconoscendolo in modo adeguato. Da parte della Chiesa, vorrei esprimervi profondo apprezzamento per il vostro prezioso servizio in un campo tanto delicato e determinante come è quello della formazione di chi s'affaccia alla vita.

5. Una parola specifica è giusto rivolgere a voi, carissimi catechisti ed insegnanti di religione. Voi siete chiamati, nelle scuole e presso le parrocchie, ad aiutare le giovani generazioni a conoscere Cristo, per poterlo seguire e testimoniare. Siete chiamati ad aiutare i giovani ad inserirsi nella Chiesa e nella società, superando, alla luce del Vangelo, le difficoltà che incontrano nella maturazione umana e spirituale.

Nel proporre ai giovani ragioni di vita e di speranza, il catechista è chiamato ad offrire loro una più approfondita e chiara conoscenza di Dio e della storia della salvezza, culminata nella morte e risurrezione di Gesù Cristo. Il fulcro di tutta l'attività del catechista o dell'insegnante di religione è costituito dall'annuncio della Parola di Dio, nell'intento di suscitare la fede e di farla maturare. La catechesi e l'ora di religione devono essere occasione di una testimonianza che stabilisca tra insegnante ed alunno un contatto vero e profondo, capace di alimentare la fede.

6. Mi resta da dire ancora una parola, l'ultima, ma forse la più importante. È diretta a voi, carissimi giovani. È una parola breve, ma essenziale. Eccola: Gesù Cristo è «la via, la verità e la vita» (cfr Jn 14,6). Egli non delude nessuno ed è il miglior amico dei giovani. Fatevi conquistare da Lui (cfr Ph 3,12) per poter essere protagonisti di una vita veramente significativa, protagonisti di una grande e splendida avventura, intessuta di amore verso Dio e verso il prossimo (cfr Mt 22,37-40). Nelle vostre mani sta il futuro: quello vostro, ma anche quello della Chiesa e della Patria. Dovrete affrontare domani gravi responsabilità. Sarete all'altezza dei vostri futuri compiti, se vi preparate ora adeguatamente con l'aiuto delle vostre famiglie, della Chiesa, degli istituti di formazione.

Sappiate trovare il vostro posto nella Chiesa e nella società, assumendo generosamente gli incarichi che ora vi vengono affidati in famiglia e fuori. È il modo più valido per prepararvi ai compiti di domani. Non dimenticate mai che ogni impostazione della propria vita che non sia conforme al disegno di Dio sull'uomo è destinata prima o poi al fallimento. Infatti, solo con Dio e in Dio l'uomo può realizzarsi completamente e raggiungere la pienezza verso la quale tende dalle profondità del cuore.

Ha scritto un vostro poeta: «Felix, qui semper vitae bene computat usum» (M. Marulic, Carmen de doctrina Domini nostri Iesu Christi pendentis in Cruce, v. 77). Decisivo è scegliere i veri valori e non quelli effimeri, l'autentica verità e non le semiverità o le pseudoverità. Diffidate di chi vi promette soluzioni facili. Senza sacrificio non si costruisce nulla di grande.

7. È il momento del commiato. Un ultimo saluto a tutti, in particolare a voi, abitanti di Salona: siate fieri dei tesori di fede che la storia vi ha affidato. Custoditeli gelosamente.

Vorrei congedarmi da voi ricordandovi le parole del Beato Alojzije Stepinac: «Non sareste degni dei nomi dei vostri padri, se consentiste ad essere separati dalla roccia, sulla quale Cristo ha costruito la Chiesa» (dal Testamento del 1957).

Vi affido tutti a Colei che è stata la Madre secondo la carne del Verbo fattosi uomo per la nostra salvezza. La Madonna dell'Isola, da questo suo Protosantuario nella terra croata, vegli su di voi, sulle vostre famiglie, sulla vostra Patria e vi sostenga nella testimonianza a Cristo, nel nuovo millennio ormai alle porte!

195 A tutti la mia Benedizione!

Siano lodati Gesù e Maria!



VIAGGIO APOSTOLICO

DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

IN CROAZIA (2-4 OTTOBRE 1998)

CERIMONIA DI CONGEDO

ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI SPLIT



Signor Presidente della Repubblica,
Onorevoli Rappresentanti del Governo,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sta per concludersi la mia Visita pastorale in questo vostro bellissimo Paese. È giunto il momento del congedo. Rendo grazie a Dio per questi tre giorni trascorsi in Croazia, nell'esercizio del ministero petrino. Sono grato alle Chiese di Zagabria e di Split- Makarska, che mi hanno ospitato, e a tutta la Chiesa che è in questo Paese per avermi fatto sentire il suo affetto. Ringrazio il Signor Presidente della Repubblica, il Capo del Governo e tutte le Autorità civili e militari che non hanno risparmiato energie, per far sì che la Visita si svolgesse nel miglior modo possibile. Moltissime persone hanno collaborato a questo scopo. A tutti va la mia riconoscenza.

Prima di lasciare il Paese e separarmi da voi, voglio rivolgere un cordiale saluto a tutti ed a ciascuno: alle famiglie, alle parrocchie, alle diocesi, alle comunità religiose, ai movimenti ed alle associazioni ecclesiali. Nella mia memoria rimangono impresse le immagini di tanti fedeli di tutte le età e, soprattutto dei giovani: a Zagabria, a Marija Bistrica, a Znjan in Split ed a Solin: folle di persone che hanno manifestato la loro fede ed hanno gioito in piena sintonia di menti e di cuori.

2. In Croazia ho potuto incontrare una Chiesa molto viva, ricca di entusiasmo e di energia, nonostante le avversità e i soprusi subiti; una Chiesa che sta cercando nuove forme di testimonianza a Cristo ed al suo Vangelo, per rispondere in modo adeguato alle sfide del momento presente.

Innumerevoli sono coloro che, sin dai primi secoli, in queste terre hanno reso testimonianza a Cristo con la vita quotidiana; moltissimi hanno anche saputo affrontare per Cristo la prova del martirio. Voi siete gli eredi di questa gloriosa schiera di Santi, la maggior parte dei quali è nota soltanto a Dio. Ho visto la vostra gioia quando ho proclamato Beato il Card. Alojzije Stepinac: l'onore a lui tributato ridonda in qualche modo su tutti voi. È giusto che ne siate fieri. Ma è giusto anche che vi sentiate impegnati ad essere all'altezza di una simile eredità, che vi onora, ma anche vi impegna.

Possa questo ricco patrimonio di fede, insieme con quello di altri popoli europei, diventare comune retaggio dell'intero Continente, affinché i popoli che in esso vivono ritrovino nel cristianesimo quell'unità spirituale e quello slancio ideale da cui scaturì nei secoli passati una vera fioritura di opere di pensiero e di capolavori artistici di assoluto valore per l'intera umanità.


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