GP2 Discorsi 1998 209


GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI ALLA CONSULTA


DEI CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO


17 ottobre 1998




Signor Cardinale,
Illustri Signori,
210 Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di porgervi un saluto cordiale nell’odierna circostanza che vede riuniti a Roma il Gran Magistero e i Luogotenenti dell’antico e illustre Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

Ringrazio il Signor Cardinale Carlo Furno, vostro Gran Maestro, per il nobile indirizzo che mi ha rivolto, facendosi interprete dei comuni sentimenti ed esprimo gratitudine per il dono che ha voluto offrirmi a nome di tutti.

Carissimi, il vostro impegno di apostolato e di carità è anzitutto opera che scaturisce da profonde motivazioni di fede: fede in Cristo, Figlio di Dio incarnato, vero Dio e vero uomo, il cui corpo senza vita riposò nel sepolcro, dal quale risorse nel mattino di Pasqua. I mesi che ormai ci separano dal Grande Giubileo sono occasione propizia per riaffermare con convinzione questa fede nel Signore Gesù, rendendone partecipi mediante una convinta testimonianza quanti a voi si accostano e da voi attendono una parola di speranza e un gesto caritatevole, che scaturiscano dalla piena adesione al Redentore dell'uomo.

2. Il segno che contraddistingue il vostro Ordine è la rossa croce di Terra Santa. Essa rappresenta le piaghe del Signore e il suo Sangue che ha redento l'intera umanità. Sia essa impressa nel vostro cuore, così che voi siate in ogni circostanza testimoni di Cristo, membra vive ed attive nelle vostre comunità ecclesiali. Animati interiormente dalla devozione verso la croce di Cristo, saprete diffondere intorno a voi l'amore per la Terra percorsa dal Redentore durante la sua esistenza terrena, mobilitando gli animi dei credenti perché alla Chiesa che vive nei luoghi santificati dalla presenza di Cristo non manchi l'aiuto necessario per realizzare il provvidenziale progetto di Dio.

Importante e significativa è, pertanto, la vostra missione! Fedeli al vostro peculiare carisma, voi siete chiamati a farvi, in certo qual modo, imitatori dell'ardore caritativo dell’apostolo Paolo che andava cercando aiuti "a favore dei santi" in Gerusalemme (cfr
2Co 8,4), esortando le varie Chiese a largheggiare nelle elemosine a favore dei fratelli di Gerusalemme, poiché "avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali" (Rm 15,27).

3. E che dire, poi, del vostro prezioso servizio all'unità dei credenti? Obbedienti ai dettami del Concilio Vaticano II, e secondo le possibilità di ciascuno, occorrerà che sappiate essere convinti fautori dell'ecumenismo, creando opportune iniziative di cooperazione con le altre Confessioni cristiane, come pure curando il dialogo attento e proficuo con i seguaci delle altre Religioni, sotto la guida dei Vescovi, per rafforzare la pace nella Terra del Principe della pace, in quella Gerusalemme costituita simbolo della felicità eterna.

Vari sono i modi con i quali si può contribuire al pieno dispiegamento della vocazione tipica della Città Santa. Il primo e più efficace è certamente quello di pregare, perché senza l'incessante orazione invano faticano quanti vogliono edificare la città. Siate, per questo, ardenti apostoli della preghiera.

In secondo luogo, sia vostro impegno promuovere iniziative che sostengano e favoriscano progetti di pace e di cooperazione, tesi a rendere la Terra Santa una terra di incontro e di dialogo, nel reciproco rispetto e nella leale collaborazione.

Quanto poi ai cristiani là residenti che attraversano attualmente non poche difficoltà, sia vostra cura far sentire loro l'aiuto fraterno, accompagnato da quella lodevole generosità che contraddistingue i vostri interventi. Il Signore ve ne renderà la ricompensa e benedirà ogni vostro sforzo.

4. Carissimi! Questi obiettivi che sono dinanzi a voi divengono tanto più importanti quanto più si avvicina l'Anno giubilare. La Città Santa che, al pari di Roma, evoca il pellegrinaggio nella fede, sia meta del vostro spirituale cammino di penitenza e conversione. Recatevi con tale spirito nei Luoghi Santi e siate promotori di pellegrinaggi a Gerusalemme, indicando nel contempo la pratica della Via Crucis a quanti non saranno in grado di recarsi colà.

211 L'appartenenza all'Ordine del Santo Sepolcro diverrà in questo modo uno stimolo all'ascesi personale centrata sulla meditazione delle profonde lezioni che provengono dalla Croce. Sarà altresì uno stimolo all'azione pastorale nell'ambito della nuova evangelizzazione. In questo cammino spirituale ed apostolico vi sia di sostegno la celeste Patrona, Maria, Regina della Palestina, che nella sua esistenza terrena offrì interamente se stessa alla realizzazione del piano salvifico di Dio.

Con tali auspici, imparto a ciascuno di voi la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai Membri dell’intero Ordine ed alle rispettive famiglie.




GIOVANNI PAOLO II


AI PELLEGRINI DALLA BIELORUSSIA


17 ottobre 1998




1. Con grande gioia e commozione vi saluto, cari pellegrini della Bielorussia. In modo particolare, saluto il Signor Cardinale Kazimierz Swiatek, metropolita di Minsk- Mohilev ed amministratore di Pinsk e lo ringrazio delle parole che mi ha rivolto. La persona del Cardinale mi è molto cara e perciò sono lieto di potergli dare il benvenuto in questo incontro. Saluto il Vescovo di Grodno insieme al suo Vescovo ausiliare, ed anche i rappresentanti del clero, delle congregazioni religiose e dei fedeli della Chiesa della Bielorussia. Vi ringrazio della vostra presenza e delle preghiere offerte secondo l'intenzione del mio universale ministero. Dio ve ne renda merito!

2. La maggior parte di voi viene per la prima volta nella Città Eterna. Certamente questo è un pellegrinaggio storico. Giungete infatti da un paese che ha riacquistato l'indipendenza; in esso la Chiesa può ora svolgere liberamente la propria missione evangelizzatrice. Ciò è avvenuto grazie agli storici eventi operatisi nell'Europa Centro- Orientale a cavallo degli anni 1989-1990. Quanti di voi portano ancora nel cuore i dolorosi ricordi e le ferite di quelle tragiche esperienze e di quei torti subiti nelle spietate deportazioni forzate in lontane terre sconosciute o nelle deportazioni nei lager! Quanti dei vostri cari non sono più tornati alle loro case! Quanti soffrono ancora oggi a causa della separazione e della morte di coloro che tanto amavano! Desidero menzionare anche le persecuzioni subite in quel tempo dalla Chiesa cattolica. Chi può contare tutte le sofferenze dei fedeli laici, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose nella Bielorussia? Ne parlo oggi perché porto profondamente nel cuore tutto ciò che foste costretti a subire nei terribili anni della seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra. Con questo vorrei anche rendere omaggio a coloro che in queste orribili condizioni hanno conservato la loro dignità, dando sovente un'eroica testimonianza d'amore a Dio e alla Chiesa. Mi rivolgo in particolare al Signor Cardinale la cui vita, caratterizzata da sofferenze e umiliazioni, rispecchia in qualche modo la sorte di intere famiglie o di singole persone.

3. Vi siete recati presso le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo per rendere grazie a Dio, che vi ha sostenuto con la sua potenza nei tempi della prova e dell'oppressione. Avete ringraziato Iddio per il dono della fede e per il coraggio con cui avete difeso la tradizione cristiana. Siete venuti anche per cercare qui il conforto capace di sorreggervi nel cammino che ancora vi attende. La libertà non basta possederla, ma bisogna costantemente conquistarla e formarla. Di essa si può fare un buono o un cattivo uso, mettendola al servizio di un bene autentico oppure apparente. Oggi il mondo è attraversato da un concetto distorto della libertà. Non mancano coloro che proclamano una falsa libertà. Occorre che ciascuno si renda profondamente conto di ciò. Bisogna pregare Dio perché faccia fruttificare il bene che si è operato nel passato e che continua a compiersi tuttora nella vostra terra, affinché non manchino nei cuori la fortezza, la magnanimità e la speranza.

4. Fissate lo sguardo su Cristo, "ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede" (Col 2,7). Egli è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6) per ogni uomo, per intere società e nazioni. Edificate su Cristo il futuro delle vostre famiglie e del vostro Stato. Solo Lui può concedere la luce e le energie per rispondere ad ogni sfida che la vostra Comunità nazionale si trova ad affrontare. Nel cammino verso il terzo millennio vi accompagni la Santa Madre di Dio e vi aiuti nel conservare il grande e prezioso patrimonio della fede.

Colgo l'occasione per rivolgere un cordiale saluto a tutti i cittadini della Bielorussia. Auguro al vostro Paese ogni bene e un propizio sviluppo spirituale e materiale. Che nella vostra terra tutti si sentano felici. Edificate insieme il vostro presente ed il vostro futuro.

Ricevo da voi molte lettere che mi invitano a visitare la Bielorussia. Forse la Divina Provvidenza mi permetterà di accogliere il vostro invito. Speriamo che sia così. Bisogna pregare per questo con fervore.

Benedico di cuore tutti voi qui presenti, ed anche le vostre famiglie e i vostri cari.


GIOVANNI PAOLO II


AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


S.E. IL SIGNOR OSCAR LUIGI SCALFARO


Quirinale, 20 ottobre 1998

212
Signor Presidente!


1. Eccomi di nuovo in questo storico Palazzo, dimora del primo Magistrato della Repubblica Italiana, per una visita programmata da lungo tempo ed un mese fa ufficialmente annunciata. Grazie per le cortesi espressioni di benvenuto con le quali Ella ha voluto accogliermi, facendosi interprete dei sentimenti del Popolo italiano. Grazie per l'attenzione con cui, nel riconoscimento delle rispettive competenze, Ella si impegna a realizzare quella collaborazione tra Stato e Chiesa "per la promozione dell'uomo e il bene del Paese", che è negli auspici degli Accordi del 18 febbraio 1984.

L'odierna visita si pone nel solco di altri fruttuosi incontri e testimonia che la collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia può produrre benefici effetti nella vita concreta dei cittadini italiani e delle Istituzioni. Di ciò non posso che rallegrarmi ed elevare al Signore, in così significativa circostanza, un pubblico rendimento di grazie.

2. Sono qui, oggi, come Successore di Pietro e Pastore della Chiesa universale. E' infatti da Roma - da questa "nostra" Roma - che mi è dato di esercitare questa missione apostolica. In virtù del mandato affidatomi da Cristo, che mi costituisce Vescovo di Roma e Primate d'Italia, io, pur venendo da un Paese lontano, mi sento pienamente romano e italiano.

Il mio coinvolgimento nella storia dell'Urbe e dell'Italia non rappresenta soltanto un fatto formale: col passare degli anni è cresciuta la mia partecipazione cordiale alla vita di un Popolo, nel quale la Provvidenza mi ha introdotto sin dagli anni della giovinezza, quando, dopo l'Ordinazione sacerdotale, fui inviato dal mio Vescovo a perfezionare gli studi accademici in questa Città. Già allora potei prendere contatto con la vivace umanità e la sincera religiosità dei Romani. Mi ricordo sempre la via del Quirinale, perché ho abitato al numero 26 di tale via, al Collegio Belga. Ogni giorno, alla mattina e al pomeriggio, percorrevo la via del Quirinale, passando vicino al Palazzo presidenziale. Erano gli anni tra il 1946 e il 1948. Tale vicinanza si è poi approfondita nei frequenti ritorni a Roma e si è consolidata durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nominandomi Cardinale, il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, mi iscriveva nel Clero romano assegnandomi il Titolo della chiesa di San Cesareo in Palatio. Poi, nel pomeriggio del 16 ottobre di vent'anni fa, il Signore mi chiamò a diventare Successore di Pietro, legando per sempre, con disegno misterioso, la mia vita all'Italia. Ma voglio ancora ricordare altre circostanze. E’ stato qui in Italia, soprattutto a Montecassino, che hanno combattuto i miei compagni di classe. Parecchi di loro hanno perso la vita e sono sepolti vicino ad Ancona e in altri posti. Anche loro, in un certo senso, mi hanno preparato la strada.

In questi venti anni di Pontificato ho partecipato sempre più alle gioie ed alle sofferenze, ai problemi ed alle speranze della Nazione italiana, stringendo nelle visite pastorali e nei frequenti incontri profonde relazioni con i fedeli di ogni sua Regione, e raccogliendo dappertutto dimostrazioni di stima e di affetto.

3. Roma e la Sede di Pietro! Da duemila anni queste due realtà, pur nel succedersi delle persone e delle istituzioni, si incontrano e si richiamano. Le forme di tale rapporto, nel corso dei secoli, hanno subito varie vicende, nelle quali si mescolano momenti di luce e di ombra. Tuttavia a nessuno sfugge che esse si appartengono e che non è possibile comprendere la storia dell'una senza far riferimento alla missione dell'altra.

Questo particolare rapporto nel corso dei secoli evidenzia i benefici che derivano alle due Istituzioni da questa provvidenziale vicinanza. Alla presenza di Pietro e dei suoi Successori, Roma e la gente d'Italia devono la ricchezza più grande del loro patrimonio spirituale e della loro identità culturale: la fede cristiana.

Non possiamo qui non pensare ai sorprendenti scenari di arte, diritto, letteratura, strutture urbanistiche, opere caritative, come pure al variegato patrimonio di tradizioni ed usanze popolari, che costituiscono espressione eloquente della radicata e felice presenza del cristianesimo nella vita del Popolo italiano. A tali ricchezze di umanità e di cultura la Chiesa di Cristo ha poi attinto strumenti preziosi per la diffusione del Vangelo in ogni parte del mondo.

4. L'operosa concordia tra l'Italia e la Chiesa cattolica deve ora confermarsi ed anzi intensificarsi nella preparazione del Grande Giubileo dell'Anno Duemila. Con tale celebrazione, i cristiani intendono rendere grazie al Signore per l'evento decisivo dell'incarnazione del Figlio di Dio e prepararsi a varcare, spiritualmente rinnovati, la soglia del terzo millennio. Il Giubileo è un evento soprattutto spirituale, un'occasione di riconciliazione e di conversione, proposta ai seguaci di Cristo ed a tutti gli uomini di buona volontà, perché possano diventare l'anima ed il fermento di un nuovo millennio, segnato da vera giustizia e da autentica pace. Il nostro secolo ha conosciuto le tragedie prodotte da ideologie che, combattendo ogni forma di religione, si sono illuse di costruire una società senza Dio o addirittura contro Dio.

Possa il prossimo Giubileo offrire a tutti l'opportunità di riflettere sull'urgente responsabilità di costruire un mondo che sia la "Casa dell'uomo", di ogni uomo, nel pieno rispetto della vita umana dal suo nascere al suo naturale tramonto. I cristiani hanno, al riguardo, la missione di proclamare e testimoniare che Cristo è il centro ed il cuore della nuova umanità, protesa a realizzare la "civiltà dell'amore".

213 Anche per il Popolo italiano il Giubileo costituirà una preziosa occasione per riscoprire la sua autentica identità e per impegnarsi, alla luce dei grandi valori cristiani della propria tradizione, a costruire una nuova era di progresso e di convivenza fraterna.

5. L'impegno e la cooperazione di tutti faranno sì che il prossimo Anno Santo costituisca un altro capitolo della straordinaria storia di fedeltà al Vangelo e di disponibilità all'accoglienza che distinguono l'Italia. Il pensiero corre spontaneamente alla fioritura di santi e di sante che il Popolo italiano conta. Doveroso è pure il ricordo delle innumerevoli schiere di sacerdoti, di religiosi e di religiose, che si sono fatti maestri ed ispiratori di bene in ogni contrada d'Italia e in tante parti del mondo. Che dire, poi, di tanti papà e mamme che con dedizione discreta, amorevole e fedele hanno trasmesso ai figli modelli di vita singolarmente ricchi di sapienza umana e cristiana?

E' proprio guardando a questi risultati e all'opera formatrice della famiglia, da cui essi dipendono, che io sento il dovere di rivolgere un accorato appello, perché nella società italiana venga in ogni modo difesa e sostenuta questa primordiale istituzione, secondo il progetto voluto dal Creatore. E' nella salda fedeltà dei coniugi e nella loro generosa apertura alla vita che risiedono le risorse per la crescita morale e civile del Paese.

Famiglie sane, Paese sano: non ci si può illudere di poter avere l'uno senza preoccuparsi di fare quanto è necessario perché vi siano le altre. Una famiglia sana sa trasmettere i valori su cui si regge ogni ordinata convivenza, a cominciare dal fondamentale valore della vita, sul cui maggiore o minore rispetto si misura il grado di civiltà di un Popolo.

In questa luce, mi auguro che tutto si faccia in vista della tutela pronta e illuminata di ogni espressione della vita umana, per vincere la piaga dell'aborto e scongiurare ogni forma di legalizzazione dell'eutanasia. Nell'ampio contesto del servizio alla vita, auspico altresì che vengano tradotti in adeguati interventi legislativi i principi di libertà e di pluralismo contenuti nella Costituzione italiana, anche in riferimento al diritto dei genitori di scegliere il modello educativo ritenuto più adatto per la crescita culturale dei figli. Tutto ciò comporta non solo la garanzia di un effettivo diritto allo studio, ma anche la possibilità di scelta del tipo di scuola preferito, senza discriminazioni o penalizzazioni, come del resto già avviene nella maggior parte dei Paesi Europei.

6. L'amore e la sollecitudine per l'Italia mi spingono a ricordare i gravi problemi che ancora affliggono la Nazione, primo fra tutti quello della disoccupazione. Desidero altresì manifestare solidale attenzione ai tanti immigrati, alle vittime di sequestri e di violenze, ai giovani che si interrogano con preoccupazione sul loro futuro. Esprimo, al riguardo, vivo apprezzamento per quanti, nelle istituzioni e nelle molteplici e benemerite forme di volontariato, si adoperano per la soluzione di tali problemi.

In questi anni, la Chiesa ha accompagnato le vicende italiane, oltre che con la "Grande preghiera per l'Italia", con la puntuale proposta di indicazioni e di contributi ideali perché la Nazione recuperi la sua anima profonda e metta a frutto la sua grande eredità di fede e di cultura. Ho ben presente il non facile momento che l'Italia sta vivendo ed assicuro il mio costante ricordo al Signore per questo Popolo, a me tanto caro.

Signor Presidente! In questo momento solenne desidero formulare l'augurio che la Nazione italiana, memore della propria tradizione e fedele ai valori civili e spirituali che la contraddistinguono, possa trarre da queste ricchissime potenzialità orientamenti e slancio per raggiungere le mete di autentica moralità, prosperità e giustizia a cui aspira, ed offrire al consesso delle Nazioni qualificati contributi per la causa dello sviluppo e della pace.

Con tali auspici, mentre invoco l'intercessione dei Santi Patroni e specialmente della Vergine Maria, così teneramente amata in ogni contrada di questo Paese, auguro a Lei ed a tutti gli italiani la costante benedizione del Signore.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II


AI PARTECIPANTI AL SECONDO CONGRESSO


PROMOSSO DALL’ISTITUTO INTERNAZIONALE DI RICERCA


SUL VOLTO DI CRISTO




Venerato Fratello
Signor Cardinale FIORENZO ANGELINI

214 Sono lieto di rivolgerLe, Signor Cardinale, il mio cordiale saluto e La prego di parteciparlo agli illustri relatori ed a quanti intervengono al secondo Congresso promosso dall'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo.

Questo importante incontro di studio offre un valido contributo all'approfondimento di un tema che è centrale nella pietà cristiana e che vanta saldi fondamenti nella Sacra Scrittura, nella tradizione patristica, nel costante magistero della Chiesa, nella Liturgia orientale e occidentale, nella riflessione teologica, nelle più alte espressioni dell'iconografia, della letteratura e dell'arte.

L'Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, costituitosi nella primavera dello scorso anno per iniziativa sua, Signor Cardinale, e della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo si propone, infatti, secondo il proprio Statuto, di affermare scientificamente e di testimoniare praticamente lo stretto rapporto esistente tra la cristologia e la ricerca intorno al Santo Volto del Redentore, attraverso la triplice iniziativa di promuoverne la conoscenza, di approfondirne la dottrina e di diffonderne la spiritualità.

Conoscere e contemplare il volto di Dio è aspirazione dell'uomo di tutti i tempi. La difficoltà, la diffidenza o il divieto di raffigurare la divinità scaturiscono dalla consapevolezza che ogni tentativo di attribuire un'immagine a Dio è inadeguato. Ciononostante, l'antica invocazione del Salmo (4,7): "Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto" introduceva profeticamente alla rivelazione di Cristo, poiché il Dio dell'Alleanza svelava la sua natura di Essere personale, anzi di Padre, che nell'incarnazione avrebbe assunto, in Cristo, un volto umano e insieme divino. E' Gesù stesso a dichiararlo all'apostolo Filippo: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (
Jn 14,9).

La rivelazione cristiana libera da ogni antropomorfismo la raffigurazione di Dio. In Cristo la divinità si unisce all'umanità e si fa visibile nel Volto misericordioso e compassionevole del Salvatore, nel mistero della sua incarnazione, passione, morte e risurrezione.

Il vostro Congresso - al quale ha preso parte attiva anche il Centro Studi e Ricerche "Ezio Aletti" di Roma, che promuove i contatti ecumenici a livello personale e con appropriati incontri e pubblicazioni - si avvale degli interventi di professori di teologia di varie università romane e di diverse nazioni del mondo, di studiosi, scienziati e ricercatori, di esperti dell'arte e di altre discipline.

Con sensibilità ecumenica, i partecipanti al Congresso hanno pure modo di ascoltare la voce di illustri fratelli delle chiese ortodosse, senza tralasciare l'apporto che allo studio del tema può venire dall'ebraismo.

In una società come quella in cui viviamo, un'attenta ed orante riflessione sul Santo Volto di Cristo non può che contribuire a rendere più efficace l'evangelizzazione, come hanno confermato, peraltro, la straordinaria emozione e la sincera pietà suscitate dalla recente ostensione della Sindone di Torino.

Possano la venerazione e lo studio del Santo Volto predisporre gli animi alla speciale riflessione sulla Persona del Padre, che la Chiesa si accinge a condurre durante il prossimo anno, in preparazione al grande Giubileo del Duemila. Con tale auspicio, mentre rivolgo il mio incoraggiamento a quanti si impegnano nel promuovere la devozione al Santo Volto di Gesù, imparto di cuore, per intercessione di Maria santissima, intimamente unita alla missione di Cristo, una speciale Benedizione Apostolica a Lei, Signor Cardinale, alle Suore Riparatrici del Santo Volto di N.S.G.C. ed ai partecipanti a codesto Congresso internazionale.

Dal Vaticano, 23 ottobre 1998

IOANNES PAULUS PP.II



GIOVANNI PAOLO II


A DIVERSI GRUPPI DI PELLEGRINI


24 ottobre 1998




215 Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Sono lieto di accogliervi e di incontrarvi in questa Piazza, dove le vostre differenti provenienze ed esperienze ecclesiali sono chiamate a confluire, per un singolare momento di Chiesa, alla presenza del Successore di Pietro.

Rivolgo a ciascuno il mio saluto cordiale: a voi, soci ed amici dell’Associazione “La Nostra Famiglia”; a voi, dirigenti ed anziani dell’Associazione Nazionale Centri Sociali; a voi, pellegrini dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia; a voi, membri dei Consultori Familiari di ispirazione cristiana; e infine a voi, che siete i più numerosi, alunni, docenti e genitori delle scuole cattoliche di Roma e di altre parti d’Italia.

Vedervi riuniti insieme fa pensare alla ricchezza e alla varietà dei doni dello Spirito Santo, continuamente suscitati e distribuiti nella Chiesa perché essa, come organismo spirituale che prolunga l’azione salvifica di Cristo, si diffonda in ogni ambito della società e raggiunga gli uomini e le donne nelle diverse età e condizioni di vita.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle di Ravenna, siate i benvenuti! Il vostro Arcivescovo, Monsignor Luigi Amaducci - che abbraccio fraternamente - vi ha guidato a Roma in occasione del nono centenario del rinvenimento della venerata immagine della “Madonna Greca”, tanto cara alla vostra Comunità e che con devozione mi accingo ad incoronare. Esprimo vivo compiacimento per questa iniziativa, che offre l’occasione propizia per celebrare anche il millennio del mio predecessore Silvestro II, il Papa dell’Anno Mille, che fu arcivescovo di Ravenna. Questo fa pensare al ruolo importante che Ravenna ha occupato nella storia della Chiesa, e che voi avete opportunamente solennizzato nelle celebrazioni del 1450° anniversario di San Vitale. Possa la vostra fede risplendere come i mosaici delle vostre stupende basiliche!

Insieme con voi saluto anche il Cardinale Ersilio Tonini, che fu vostro Arcivescovo e che si è unito al vostro pellegrinaggio romano.

3. Carissime Piccole Apostole della carità, carissimi Fratelli e Sorelle dell’Associazione “La Nostra Famiglia”. Quest’anno ricorre il centenario della nascita del Servo di Dio Don Luigi Monza, vostro fondatore, sacerdote lombardo animato da grande spirito apostolico. Voi avete voluto opportunamente ricordarlo con il convegno del marzo scorso, trattando della paternità, della secolarità e della socialità. Rendo grazie al Signore per quanto compiuto, attraverso l’opera di Don Monza e dei suoi figli spirituali in Italia e in altre nazioni del mondo, al servizio delle persone disabili. “La Nostra Famiglia” è operante oggi con numerosi centri di riabilitazione, che stanno a testimoniare, meglio di ogni discorso, come il Vangelo sia capace di generare fraternità anche nella società contemporanea, segnata in molte parti da un nuovo paganesimo. Vi incoraggio a proseguire con slancio sia come Istituto che come Associazione, nello spirito del vostro venerato padre spirituale.

4. Mi rivolgo ora a voi, carissimi anziani, venuti assai numerosi grazie all’organizzazione dell’Associazione Italiana Centri Sociali, anche in vista dell’Anno Internazionale dell’Anziano, indetto dall’ONU per il 1999. Voi costituite una forza viva della Chiesa ed offrite un contributo indispensabile alla società, nella quale la “terza età” occupa una fascia crescente della popolazione. Le Case e le altre opere di promozione sociale degli anziani svolgono un ruolo sempre più importante, perché voi possiate essere attivi, partecipi e utili agli altri. Auspico che, nella necessaria solidarietà, fra le diverse generazioni, la comunità cristiana sia di esempio e di stimolo per l’intera società.

5. La presenza oggi tra noi di tanti anziani e di tanti giovanissimi fa pensare alla famiglia ed alla sua centralità non solamente sociale ma soprattutto educativa. Per questo sono particolarmente lieto di accogliere voi, rappresentanti dei Consultori familiari di ispirazione cristiana, operanti in tutte le regioni d’Italia. Incoraggio di cuore il vostro prezioso servizio. Il Convegno che vi vede impegnati in questi giorni affronta in particolare il tema dell’adozione internazionale. Al riguardo, auspico che ogni bambino, specialmente se vittima di situazioni difficili, possa trovare una famiglia in cui crescere nell’amore e prepararsi alla vita.

6. Cari amici che formate le comunità educative romane di matrice cattolica, domani si celebra a Roma la Giornata diocesana della scuola cattolica e per questo oggi avete voluto radunarvi con il Papa, insieme al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, ed al Vicegerente, Mons. Cesare Nosiglia. Tutti vi saluto cordialmente. A voi si sono uniti anche studenti, insegnanti e famiglie di molte altre città. Insieme rinnoviamo l’appello alle competenti autorità, perché le scuole cattoliche possano vivere e crescere e sia loro riconosciuta pari dignità con la scuola pubblica. Come non rammaricarsi nel vedere Istituti prestigiosi, apprezzati dalle famiglie, costretti a chiudere? Formulo voti che presto si ponga termine a tale fenomeno, che costituisce un grave impoverimento dell’intera realtà scolastica italiana.

216 Per questo, cari gestori, docenti, alunni e genitori qui presenti, il vostro impegno educativo e culturale è ancora più prezioso. Vi auguro di svolgerlo con serenità e profitto, perché le nuove generazioni ricevano, insieme con adeguate conoscenze, autentici valori spirituali e morali.

Carissimi Fratelli e Sorelle, nuovamente grazie a tutti per la vostra visita. Vi affido ciascuno alla premurosa assistenza della Madonna santissima e di cuore imparto a voi ed ai vostri cari una speciale Benedizione Apostolica.




GIOVANNI PAOLO II


AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA PER LE BEATIFICAZIONI E


AI MEMBRI DELLA “FRATERNITAS SACERDOTALIS SANCTI PETRI”


IN OCCASIONE DEL X ANNIVERSARIO DELL’ ECCLESIA DEI


26 ottobre 1998




Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Ieri abbiamo celebrato la solenne beatificazione di Zefirino Agostini, Antonio de Sant'Anna Galvão, Faustino Míguez e Théodore Guerin. Tre sacerdoti ed una vergine, tutti fondatori di comunità di vita consacrata. Con grande gioia oggi accolgo voi, venuti da varie parti del mondo per partecipare a questo festoso evento.

Saluto cordialmente quanti sono venuti in pellegrinaggio per la beatificazione di Don Zefirino Agostini, e rivolgo uno speciale pensiero al vescovo di Verona e agli altri vescovi presenti. Desidero affettuosamente incoraggiare la Congregazione delle Orsoline Figlie di Maria, che gioiscono per l'elevazione agli onori dell'altare del loro Fondatore.

In un ambiente irto di difficoltà materiali e spirituali, alla periferia della sua nativa Verona, Don Zefirino Agostini si adoperò con ogni mezzo per favorire il riscatto umano e cristiano delle giovani generazioni; diede origine a iniziative di carattere ecclesiale e sociale per aiutare i poveri e i meno fortunati; diresse con grande dedizione la scuola della dottrina cristiana.

Il suo zelo era sostenuto da preghiera assidua, specialmente quella di fronte al Santissimo Sacramento. Dal dialogo costante con Dio trasse l’energia per il suo intenso apostolato. Possano i suoi insegnamenti e la sua vita ispirare quanti oggi lo venerano come Beato.

2. É com viva satisfação que saúdo agora os numerosos peregrinos brasileiros que vieram a Roma para participar da solene beatificação do primeiro Beato nascido em solo brasileiro, Frei Antônio de Sant'Ana Galvão, também conhecido como Frei Galvão. Guaratinguetá, sua cidade natal, deve sentir-se muito feliz porque um seu filho subiu à honra dos altares. No lar do Beato Frei Galvão, a imagem de Sant'Ana reunia sua família todas as noites para as orações, e foi dali que brotou aquela atenção pelos mais pobres, que acorriam à sua casa e que, anos mais tarde, atrairia milhares de pessoas aflitas, doentes e escravos, em busca de conforto e de luz, a ponto de ele ser conhecido como “o homem da paz e da caridade”.

Vamos pedir a Deus que, com o exemplo de Beato Frei Galvão, a fiel observância de sua consagração religiosa e sacerdotal sirva de estímulo para um novo florescimento de vocações sacerdotais e religiosas, tão urgente na Terra da Santa Cruz. E que esta fé, acompanhada das obras de caridade que transformava o Beato Frei Galvão em doçura de Deus, aumente nos filhos de Deus aquela paz e justiça que só germinam numa sociedade fraterna e reconciliada.

3. Con gusto acojo hoy a los peregrinos que, acompañados por sus Obispos, han venido hasta Roma desde Galicia, cuna del nuevo Beato Faustino Míguez, y desde las demás tierras de España, América Latina y África donde las Hijas de la Divina Pastora desarrollan el ideal educativo de su fundador.


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