J.H.NEWMAN IL CUORE DEL MONDO

J.H.NEWMAN

Il cuore del mondo



(Jn 7,18) (Jn 18,37) (Mt 18,3) (Mt 5,37) (Jn 8,31-32)



«Un contadino, che è buon conoscitore del tempo, può essere del tutto incapace di dare delle ragioni intelligibili sul perché egli pensi che domani farà bello; se cerca di farlo, può darsi che le ragioni da lui addotte siano del tutto fuori luogo; ma ciò non indebolirà la fidu­cia nella sua predizione. La sua mente non procede gradualmente, ma egli avverte tutto in un momento e sente come una cosa sola la forza di vari fenomeni combinati fra loro, seb­bene di essi egli non sia consapevole. Vi sono medici che eccellono nella diagnosi dei males­seri; tuttavia non è affatto detto che riescano a difendere la loro decisione, in un particolare caso, contro un collega che ha un altro parere. Essi sono guidati da un acume naturale e da una ricca esperienza; hanno un loro modo idiosincrasico di osservare, generalizzare e trarre conclusioni; quando sono interrogati, non possono che barricarsi dietro la loro autorità o appellarsi a eventi futuri. In un romanzo popolare, si incontra un avvocato che “sapeva, come per istinto, se un accusato era colpevole o no; e aveva già capito per istinto” che l’eroina era colpevole. [...] Analogamente vi sono esperti e poliziotti che, impegnati a investigare casi mistenosi, in materia di legislazione sia civile, sia criminale, scoprono e seguono indizi che por­tano alla soluzione con una sagacia che è incomprensibile all’uomo normale. Un dono parallelo a questo è la percezione intuitiva del carattere, che alcuni uomini possiedono, mentre altri ne sono privi, cosi come altn non hanno alcun orecchio musicale. Che misura comune c’è fra i giudizi di coloro che hanno questa intuizione e coloro che non l’hanno? Che cos’al­tro, se non il risultato, può dirimere una divergenza di opinioni che riguardi la loro valuta­zione di una terza persona? Questi sono esempi di una capacità naturale, o di una natura formata dalla pratica e dall’abitudine, che pongono la mente in grado di passare prontamente da una serie di fatti ad un’altra, non solo, sostengo, senza coscienza dei mezzi, ma anche senza consapevolezza degli antecedenti. Talvolta questa facoltà illativa non è niente di meno che il genio».

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